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Autore: fantasy28    06/09/2014    7 recensioni
Ciao! Questa é la mia prima storia in assoluto quindi siate clementi. Vi viene spesso su questo fandom saprà che ho cambiato l'introduzione. (Questa è la terza volta). Lasciando stare le mie dubbie capacità sulle introduzioni lascio spazio alla storia.
Amu era spaventata. Era spaventata perché le era piaciuto. Non aveva mai provato emozioni così intense, con nessuno. Nessuno si era mai comportato così con lei. Lei che veniva temuta ed ammirata da tutti per il suo atteggiamento freddo e distaccato. Quell’atteggiamento che allontanava gli altri. Ma nessuno sapeva o capiva che quella era solo una maschera, una facciata per nascondere la sua timidezza e la sua insicurezza. Mentre a lui sembrava non importare. LUI forse la capiva.
Spero che vi abbia incuriosito(nonostante la mia penosa introduzione
Genere: Dark, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Amu si sentiva osservata. Forse perché, in effetti la stavano fissando tutti. Si chiese se avesse qualcosa di strano sul viso o qualcosa sui capelli. Tre donne anziane ,sedute su una panchina, iniziarono a bisbigliare al suo passaggio.
-Hai visto quella ragazza? E’davvero molto bella- bisbigliò la prima. Le altre due annuirono.
-Oh, certo è molto bella ma è vestita come se fosse uscita da un giro di prostituzione!- bisbigliò la seconda.
-Già, queste giovani d’oggi! A vendere il proprio corpo così. Queste cose le puoi fare di giorni, ma ci vuole fegato a uscire allo scoperte di giorno! Ai miei tempi, le giovani facevano di tutto per nasconderlo, adesso se ne vantano!
“ Guardate, che vi sento”-pensò la fanciulla. Le osservò ancora una volta e con ribrezzo pensò che assomigliassero in modo inquietante alle Parche. Continuò per la sua strada, ma riusciva a sentire ancora il chiacchiericcio delle tre vecchiette. Fin da piccola, aveva avuto l’udito molto più sviluppato degli altri, ma non così tanto da risultare anormale. La vista e l’olfatto, anche quelli erano leggermente più sviluppati degli altri. Inoltre, spesso era più veloce e forte, ma questo era normale. Suo padre era l’uomo più forte che avesse mai conosciuto. Dopo la sua morte, aveva faticato a socializzare con i ragazzi.
Durante il tragitto verso casa, venne investita da molti tipi di sguardi. Sguardi invidiosi dalle donne, sguardi languidi e desiderio da parte del genere maschile ed occhiate contrariate da mamme con i loro bambini, che strillavano e piangevano, e dagli anziani.
Quando verso casa, le strade si fecero meno affollate, desiderò avere ancora quegli sguardi derisori su di sé. Almeno non si sarebbe sentita sola.


Ikuto aspettava Amu. Era sdraiato sul letto e aspettava. Ma in realtà stava pensando. Era ancora intontito e felice per ciò che era successo quella mattina. Amu che lo amava, Amu che lo baciava, Amu che lo fermava. Si diede dello stupido. Non avrebbe dovuto metterle fretta. Era tutto nuovo per lei e per lui era lo stesso. Non aveva mai sentito un desiderio così bruciante e che gli divorava il cuore. Nella foga forse, avrebbe potuto morderla e mandare all’aria tutto. Quel pensiero gli fece attorcigliare le viscere. No, non sarebbe accaduto per nessuna ragione al mondo. Ma, si ricordò che era stato molto vicino a morderla spinto dal desiderio e dalla fame. Si alzò dal letto e prese una maglia dall’armadio. Sarebbe andato a mangiare, per evitare che tutto ciò che più temeva si verificasse ancora.


Aprì la porta con la chiave che teneva nella piccola tasca del vestito. La casa era silenziosa e al buio. Erano tre o quattro giorni che non ci tornava. La convivenza con Ikuto le aveva fatto perdere la cognizione del tempo. Andò direttamente in camera sua. Prese dall’armadio la più grande valigia che aveva e ci mise dentro tutti i vestiti e beni preziosi. Aveva quasi finito, ma mancava qualcosa. La foto con i suoi genitori. L’afferrò delicatamente e la avvicinò a sé.
-Mamma, papà sto facendo bene a trasferirmi da Ikuto? Sapete, sono innamorata di lui-mormorò in direzione della fotografia.
La osservò per alcuni minuti, ma l’immagine dei suoi non cambiò. Già, non avrebbe più sorriso, riso o pianto. Non si sarebbero più arrabbiati delle sue marachelle o dei suoi errori. Non ci sarebbe stata sua mamma ad ascoltarla, nel caso avesse avuto qualche problema da ragazza. Non ci sarebbe stato suo padre ad arrabbiarsi sapendo che la figlia si stava trasferendo dal suo ragazzo o ad insistere se il ragazzo fosse alla sua altezza. E non ci sarebbe stato lui,che l’avrebbe accompagnata all’altare il giorno del suo matrimonio. Calde lacrime percorsero le sue guance, andando a cadere proprio sulla foto. Si affrettò ad asciugarsi gli occhi e anche la foto. La mise delicatamente nella valigia, chiuse la cerniera del bagaglio , spense la luce e uscì di casa.
Ikuto si mise la giacca e fece per uscire, ma quando aprì la porta incontrò qualcuno che non si aspettava di incontrare.
-Tu che ci fai qui?
 
 
Amu vide la villa da lontano. Affrettò il passo. Non vedeva l’ora di incontrare Ikuto. Svoltò l’angolo e si fermò. La porta di casa era aperta ed Ikuto era fuori. Stava parlando con un ragazzo. La ragazza non riusciva a vederlo perché era di spalle, né riusciva a sentire la loro conversazione. Capiva solo che stavano litigando. Ikuto rispondeva indifferente, ma la fanciulla sapeva che era arrabbiato. Aveva aggrottato le sopracciglia e gli occhi erano due fessure. Dopo alcuni minuti lo sconosciuto si allontano sbuffando e scuotendo la testa. Lei senza neanche pensarci si avviò verso la villa.
Ikuto spalancò gli occhi quando la vide. Era perfetta. Senza neanche accorgersene, se ritrovò di fronte. Gli stava sorridendo. Eppure capiva che qualcosa non andava. Sospirò. L’avrebbe capito nel corso della serata. Le afferrò la valigia e rientrarono. Senza sforzi portò il bagaglio in camera di lei, per poi scendere al piano di sotto dove Amu lo attendeva.
-Ikuto, io ho fame. Ti va di andare a mangiare fuori?- domandò speranzosa, mentre molleggiava sui piedi.
Lui deglutì, ma annuì. La fanciulla lo guardò preoccupata, piegando la testa di lato.
“Non fare quel movimento, non fare quel movimento”-pensò, stringendo i pugni lungo i fianchi.
-Ikuto ti senti bene?-domandò lei, facendo un passo verso di lui.
Il ragazzo si affrettò a rispondere nel modo più naturale che poteva.
-Ti stai preoccupando per me, confettino?
Il solito sorriso sornione spuntò. Amu si sentì sollevata, ma non del tutto tranquilla. Si avvicinò comunque e gli prese la mano. Il ragazzo sgranò gli occhi, guardandola stupito. Lei arrossì, ma prese ad accarezzargli la mano.
-Cosa c’è che non va?-gli domandò.
Ikuto si sentì mancare. Senza pensarci l’abbracciò. Sentì il sussulto di lei e le sue esili braccia avvolgerlo. Rimasero così per un po’. Ma lui rovinò l’atmosfera.
-Non avevi fame tu? O hai cambiato idea e vuoi fare qualcosa di più produttivo? Non sarà meglio andare in camera, ma se preferisci farlo qui…per me va bene- disse.
Amu si ritirò dall’abbraccio e gli schiaffeggiò giocosamente sul braccio. Ikuto le sorrise e le scoccò un bacio sul naso.
-Io vado a farmi una doccia veloce, mi cambio e poi andiamo- decretò salendo le scale per il piano di sopra.
-Ma guarda che per andare a letto insieme, non c’è bisogno di fare tutto questo. Sai, non presto molte attenzione a queste cose. Basta chiedere- ribadì lui con tono suadente.
Vide la ragazza girarsi verso di lui, con un piede a mezz’aria e rossa come un pomodoro.
-Ikuto- tuonò imbarazzata lei, per poi salire le scale con passo pesante.
Il ragazzo scoppiò in una risata contagiosa.
 
Angolo autrice:
Ehilà, ecco qua il nono capitolo. Secondo voi chi è il ragazzo che parlava con Ikuto? Chi lo sa! Beh, ditemi nei commenti chi credete che sia! Ma soprattutto per cosa stava litigando con il nostro begnamino? Lo scoprirete nei prossimi capitoli! Quindi continuate a seguirmi! Ci si vede!
Un bacio a tutte <3
  
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