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Autore: _yoursong    06/09/2014    4 recensioni
«Okay, sputa il rospo. Il tuo ex sta con una troia?»
«No, certo che no, non ne sarebbe capace, troppo santo!» sbottò irritata.
«E allora che diavolo è?!»
«Se mi facessi parlare, cazzo!» urlò.
«Okay, parla.»
«Ashton è tornato.» Sbiancai immediatamente. Non era possibile.

***
Da quando Ashton Irwin, vicino di casa rumoroso e amore adolescenziale di Abbey Walker, se n’era andato da Richmond per studiare all’università di Sydney, le cose erano finalmente cambiate: Abbey era diventata più carina, e di conseguenza più apprezzata dai ragazzi, e il resto sembrava procedere per il meglio. Ma quando Ashton ritorna in paese, è come se tutto fosse ritornato agli antipodi. Ma se fosse troppo tardi?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi trovavo nella piccola piscina di casa mia insieme a Vanessa. Più che nella mi trovavo sulla brandina all’ombra vicino alla piscina. L’unica realmente in piscina era Vanessa. Non capivo cosa la divertisse tanto a sguazzare nell’acqua come un pesce, ma lo faceva. Anche troppo forse.
Le altre volte sarei entrata immediatamente sfruttando la bella giornata, ma da quando Ashton era tornato avevo sempre il terrore che si affacciasse da qualche finestra o botola segreta e che mi vedesse in costume. Anzi cancelliamo l’ultima parte. Che mi vedesse a prescindere.
Quindi, mentre Vanessa faceva la lontra io mi rilassavo sullo sdraio a leggere Harry Potter. E calcolando era molto più divertente.
«Ti vuoi staccare da quel libro?» sbottò Vanessa.
«Fammi finire almeno il capitolo!» urlai esasperata.
«E’ da un’ora che mi dici che devi finire il capitolo.»
«Te lo dico perché non l’ho ancora finito. Non sono lunghi tre pagine come i libri per bambini!» ribattei. Chi mi toccava Harry Potter era morto.
«Basta che entri in acqua prima che arriva l’inverno.»
Sbuffai e ripresi la mia lettura.
Delle risate mi bloccarono dal continuare a leggere. Abbassai il libro e incontrai subito lo sguardo di Vanessa. Il cipiglio che c’era poco prima si trasformò in uno sguardo incuriosito che significava semplicemente: siamo nella merda.
Quando Vanessa fa quello sguardo significa che si sta per avvicinare una figura di merda o qualche catastrofe naturale.
Infatti uscì di corsa dall’acqua e venne immediatamente da me schizzandomi completamente.
«Hai quasi bagnato il libro!» sbottai.
«Non me ne frega. Alzati, muoviti. Provengono dalla casa del Biondiccio
Chiusi velocemente il libro per non farla spazientire e mi alzai dalla branda.
«Che hai intenzione di fare?» le chiesi.
«Vedere che succede. Sana curiosità.»
«Ti avverto. Se ti fai vedere o mi fai vedere- peggio ancora- ti disintegro» l’avvertii.
«Okay- disse per niente intimorita- muoviti.»
Ci abbassammo dietro la piccola siepe che divideva il giardino di casa mia dal suo.  Mi sentivo troppo scema a nascondermi dietro una siepe, soprattutto se era poco più bassa di un metro e che quindi ci copriva a malapena.
Vanessa si alzò leggermente per poter vedere oltre la nostra barriera di foglie e strabuzzò gli occhi. Si girò di scatto verso di me e fece uscire un piccolo ghigno. Oddio.
«Non ci crederai. Guarda.»
Mi alzai leggermente per vedere quello che poco prima aveva visto Vanessa e appena oltrepassai la siepe mi sembrò di sentire l’alleluia suonare. Vidi immediatamente Ashton con i suoi soliti tre amici nella piscina di casa sua. Soprattutto, Ashton nella piscina di casa sua. Questo significava: Ashton in costume, Ashton zuppo, Ashton con i capelli bagnati che gli coronavano il viso, Ashton che faceva Ashton. E non andava affatto bene. Per niente. Mi abbassai velocemente appena mi resi conto che li stavo guardando da troppo tempo. Prima di girarmi verso Vanessa incominciai a rimpiangere i momenti in cui lui era a Sydney e quando la mia vita quotidiana si poteva chiamare ancora così.
M i feci forza e mi girai verso Vanessa e prima che potesse fare qualsiasi stupidaggine le chiarii una cosa:
«Non fare nulla. Strisciamo fino alla brandina e facciamo le persone normali.»
«Assolutamente no! E’ un’occasione che non capita tutti i giorni, Abbey! E non me la faccio sfuggire. Lo sto facendo per te.»
«Facendo cosa?» domandai spaventata.
«Quello che faccio tra un secondo. Mi ringrazierai» disse e mi fece l’occhiolino (devono finirla di farli in continuazione, santa pace) e poi si alzò in piedi.
No, ditemi che non lo stava facendo vi prego. Questa è la fine.
«Ehy!» urlò lei sventolando una mano. Dall’altra parte finirono gli schiamazzi per poi sentire.
«Ehy, ciao!» disse uno di loro, non riuscii a distinguere chi.
«We!» sentii poi la voce di Ash. Subito dopo percepii qualcuno uscire dall’acqua e dirigersi verso di noi a grandi passi.
«Che ci fai qui?» chiese proprio Lui a Vanessa in tono gentile e amichevole.
«Giusto, sei da Abbey» rise subito dopo essersi conto della risposta ovvia.
«Esatto» rise anche lei. Cos’è? Un ritrovo?
Sentivo che tra poco sarebbe arrivata la parte brutta.
«Abbey dov’è?» le chiese.
Ecco.
«E’ qui» mi annunciò lei afferrandomi per un braccio e sollevandomi di peso. Mentre cercava di alzarmi mi fece sbattere contro qualche rametto della siepe e quasi non rimasi decapitata lì. Ma per mia sfortuna mi ritrovai in piedi d’avanti a lui grondante d’acqua e con la consapevolezza di aver fatto una figura di merda.
«Ehilà! Che ci facevi per terra?» mi chiese.
Trova una scusa, trova una scusa.
Guardai immediatamente il libro che avevo in mano. Harry Potter grazie di esistere.
«Stavo raccogliendo questo» dissi mostrando il libro.
Me lo ritrovavo d’avanti, completamente bagnato come me lo ero immaginato prima e quasi mi ritornò in mente la fantasia di lui nel costume rosso alla beywatch fatta qualche sera prima. Era qualcosa di davvero tremendo per il mio piccolo e illuso cuore.
«Perché non venite di qua con noi?!» ci propose.
No no no no no. Questo è davvero troppo imbarazzante.
Vanessa mi guardò per un nano secondo in cui le feci capire la mia disapprovazione ma lei ovviamente accettò.
«Fantastico, vengo ad aprirvi.»
«Non c’è bisogno. Se hai intenzione di aiutarci oltrepassiamo la siepe.»
COSA? Sta scherzando? Lei, la ragazza che non correva fino a una settimana fa si mette a scavalcare la siepe?
«Certo. Basta che non ti ammazzi» accettò lui divertito.
«E come pensi di scavalcarla?» uscii io sconvolta.
«Con la sdraio» mi rispose.
Mi scansò di lato e prese la sdraio dove ero sdraiata meno di dieci minuti prima. L’appoggiò il più vicino possibile alla siepe e poi ci salì in piedi.
«Sai che non è stabile quella roba vero?» le domandai.
«Per un secondo sarà più che stabile. Ash, pronto? Io mi appoggio su di te e tu mi trasporti di lì» spiegò il tutto.
«Sì, signor capitano.»
Così facendo in un batter d’occhio Vanessa si trovava di fianco ad Ashton come se nulla fosse.
«Tocca a te» mi fece notare con un sorriso che gli attraversava metà faccia.
«Vanessa prendi questo» le dissi dandole il libro che mi avrebbe aiutato in questa lunga avventura.
«Ma che te ne fai?»
«Non preoccuparti» la zittii.
Salii sulla sdraio. Vedevo Ashton d’avanti a me pronto a prendermi come aveva fatto un secondo prima con Vanessa. Appoggiai le mie mani sulle sue spalle. Al contatto quasi imprecai mentalmente. Non riuscivo a levare gli occhi dai suoi. Ero ipnotizzata da lui, dal suo sorriso che continuava a rivolgermi e dalla situazione. Appoggiò delicatamente le sue mani sui miei fianchi. Sentii una fitta allo stomaco e in quel momento sì che imprecai mentalmente.
«Salta» mi ordinò.
Saltai e un secondo dopo mi trovavo di fianco a lui. Ancora con le mani sulle sue spalle e lui con le sue mani sui miei fianchi. I nostri occhi erano ancora incollati e in quel momento lo sfondo mi sembrava praticamente pieno di nuvolette e unicorni saltellanti.
Qualcuno mi disincanti!
Vanessa tossì di fianco a noi e grazie a dio esaudì il mio desiderio. Staccai immediatamente le mani dalle sue spalle e lui fece lo stesso.
«Grazie» gli dissi.
«Entri?» mi chiese indicando la piscina dietro di lui.
«No, magari più tardi» gli dissi. Lui mi rispose con un sorriso e poi tornò a tuffarsi.


 
Mi trovavo a leggere- ancora- su una delle sdraio che si trovavano all’ombra proprio vicina a quella dove era seduto Michael. Gli altri, cioè: Vanessa, Luke, Calum e Ashton si trovavano in piscina a fare i deficienti. Vedevo che Vanessa si era inserita bene nel gruppo, a differenza mia che quasi non avevo parlato con nessuno. Ma non mi preoccupava molto questa cosa. Dopo tutto non sarebbe mai diventato il mio gruppo di amici, soprattutto visto che ci faceva parte Ashton e non portava a niente di buono. Anche se da un’altra parte volevo inserirmi meglio per poter stare più tempo con lui e conoscerlo ancora meglio di prima. E non solo pedinarlo come facevo due anni prima.
Mentre facevo le mie riflessioni alla “Abbey dovresti interagire” il ragazzo coi capelli lilla parlò dal nulla.
«Pensavo di essere l’unico a non voler entrare in piscina» disse.
«E’ che preferisco leggere in questo momento. Di solito entro» mi voltai per guardarlo.
«Tu come mai non entri?» chiesi.
Staccò lo sguardo dal telefono che aveva in mano e poi mi rispose:
 « Non mi piace molto la piscina. Poi non mi piace stare al sole. Tu invece? Hai qualche strana fissa mentale come me?» mi chiese.
Risi e poi risposi.
«No, non credo almeno. Ora semplicemente vorrei finire il capitolo del libro. Poi vedo se entrare.»
«Che stai leggendo?»
«Harry Potter e i doni della morte» gli risposi con una nota di ammirazione per me stessa.
«Non ho mai letto i libri. Ho solo visto i film.»
«Bhè, sono davvero stupendi. Dovresti leggerli» dissi.
Stava per continuare la conversazione ma Ashton uscì dall’acqua e andò verso un vecchio stereo sotto la veranda.
«Ora mettiamo un po’ di musica. La prima la scelgo io» annunciò.
E l’ultima canzone che volevo sentire in quel momento incominciò a risuonare nell’aria. Numerosi sbuffi provenivano dalla piscina.
«Non rompete! E’ stupenda» ribatté Ashton.
«Ma mette solo questa canzone?» chiesi a Michael.
«Sembrerebbe. In macchina ormai la prima canzone è questa. Non riusciamo a fargliela cambiare» disse.
«Mi dispiace per voi. Due volte l’ho beccato in macchina e puntualmente c’era questa canzone» risi.
Mi voltai un secondo verso Ash e lo vidi ormai lontano dallo stereo. Stava venendo dalla nostra parte, forse. No, anzi, senza il forse.
Il cuore incominciò a battere leggermente più forte e mi bloccai dal continuare la conversazione. La gola aveva incominciato a diventare secca. Ormai era troppo vicino. Pensavo che sarebbe venuto per prendere qualcosa e invece si era seduto in fondo allo sdraio dove mi trovavo. Istintivamente mi ritirai e avvicinai le gambe di più verso di me. Quasi a pallina. Che cosa triste.
«Di che si parla?» chiese sprezzante.
«Perché devi sempre interrompere?» gli chiese quasi come una frecciatina.
«Oh, non rompere. Volevo solo entrare a far parte della conversazione» continuò rivolgendomi un sorriso.
«Stavamo parlando della tua canzone di merda» sputò fuori Michael con tono di sfida.
«Cosa? Non insultare questa canzone. Mi ci sono quasi affezionato!» esclamò fingendo di essere profondamente offeso.
Oddio che figura di merda. Abbey fuggi dalla siepe, diventa un Pokemon.
«Anche tu lo pensi?» mi chiese con una faccia da cucciolo che stimolò in me la voglia di abbracciarlo e non mollarlo più.
Rimasi in silenzio a fissarlo in imbarazzo.
«Sì, lo pensa» rispose per me Michael continuando a smanettare col telefono, indifferente.
«Grave, Abbey. Molto grave. Ora dovrai pagarne le conseguenze.»
«Cosa? In che senso? Che hai intenzione di fare? No, la canzone è stupenda» cercai di trovare una scusa.
Che cosa voleva fare? Forse voleva seppellirmi così non mi avrebbe più visto sulla faccia della terra. Quasi mi faceva comodo, pensandoci.
«Chiudi il libro» mi ordinò ridendo.
«No, cosa vuoi fare?» domandai impaurita.
Speravo nell’aiuto di Michael ma vedevo che se ne fregava proprio di tutto. Ma che cazzo?!
«Metti giù il libro. Non ti torturo mica» continuò fissandomi negli occhi e continuando a ridere. Era qualcosa di davvero tremendo per il mio debole cuore. Tra poco al posto del cuore mi saliva il fegato se continuava così.
Chiusi il libro velocemente e lo appoggia di fianco a me sulla sdraio.
«Bene, è arrivata la tua ora Abbey Walker» annunciò con una voce profonda.
Mi venne da ridere ma non sapendo quello che stava per accadere non riuscii ad esternarla.
Si alzò in piedi e venne di fianco a me.
«Che vuoi fare?» domandai quasi con tono di sfida. Dal nulla mi venne tutta questa sicurezza. Dopo tutto non potevo continuare a fare la ragazza timida e isolata dal mondo.
Lui rise ancora di più, per poi fare la cosa che non mi sarei mai aspettata facesse. Si abbassò velocemente e mise un braccio sotto le ginocchia e uno dietro la schiena.
Mi sollevò come se nulla fosse. Mi aggrappai velocemente al suo collo e incontrai immediatamente i suoi occhi. Erano maledettamente vicini e continuavano a trafiggermi. Il contatto della sua pelle bagnata sulla mia mi vece venire un brivido.
Si stava dirigendo velocemente verso la piscina. In quel momento realizzai che cosa avesse in mente.
«No, Ashton. Mettimi giù. No, non buttarmi in acqua!» urlai.
«Devi pagare» continuò lui.
«Ti prego no! Michael aiutami!» implorai Michael di cagarmi almeno un secondo.
«Mi dispiace. Mi bagnerei» disse. Ma che diamine!
Non feci in tempo a ribattere di nuovo che ormai aveva preso la rincorsa lanciandosi in acqua. Dopo neanche un secondo ci trovavamo tutti e due sott’acqua, i nostri corpi incastrati l’uno all’altro che continuavano a sfiorarsi e i nostri sguardi impressi l’uno nell’altro. Era diverso dai soliti, per questo, penso, mi fece un effetto maggiore. Non potevo continuare a fissarlo. Tornai a galla il più velocemente possibile. Lo sguardo sembrava essere durato mesi. Tipo slowmotion, e la cosa era tremenda. Subito dopo risalì a galla anche lui.
«Buon bagno!» esultò.
«Fanculo! Non ho neanche finito il capitolo. Tra te e Vanessa non so chi ammazzare prima» sbottai irritata.
«Fa niente, per quella roba là. Meglio fare un bagno con me!» disse sprezzante.
Aveva davvero detto quelle parole? Non ci posso credere. Harry Potter non me lo tocca nessuno.
«Cosa hai detto?» dissi inferocita. Non seriamente, sia chiaro. Con un tono di scherzo…più o meno.
«Eh?»
«Cosa hai detto?» ripetei.
«Meglio fare il bagno con me?» disse incerto.
«Prima.»
«Quella roba là?» ripeté titubante.
Lo presi per le spalle e cercai di buttarlo sottacqua. Mi sentivo particolarmente stupida, soprattutto perché non ci riuscivo seriamente e perché lui continuava a ridere. Ma doveva pagare per aver insultato quel libro.
«Tu sei pazza- rise- scherzavo!»
Quasi annegò solo perché continuava a ridere. Non riuscii a trattenermi e scoppiai anche io. Anche se tentavo seriamente di affogarlo.
Purtroppo però mi prese in contropiede e mi buttò lui sott’acqua.
Dopo pochi secondi in apnea sentii le sue mani prendermi per i fianchi e tirarmi su. Mi avvicinò di più a lui, quasi che i nostri corpi si sfiorarono di nuovo, e in quel momento mi assalì il panico.
«Ricordati- mi disse sussurrando con un tono di malizia- che alle battaglie di affogamento vinco sempre io.»
«Avrò vendetta, Irwin» dissi sfidandolo.
«Vedremo, vedremo» fece spuntare un ghigno.
Stavo per svenire per le ultime cose accadute. Ashton che mi prende in braccio. Ashton che mi fissa sott’acqua. Ashton che mi annega e che mi fa rinvenire tra le sue braccia. Era troppo per neanche venti minuti di vita.
Per non pensarci mi voltai verso Vanessa e la vidi scherzare allegramente con gli altri due. Soprattutto vedevo che andava molto d’accordo con Calum. Sì, decisamente scherzava più con lui. Un sorrisetto indecifrato spuntò sul mio viso, appena m ne resi conto lo ricacciai negli abissi e mi rivoltai verso Ashton.
«Andiamo da loro?» propose.
«Okay» risposi semplicemente.
«Chi arriva per primo vince!» urlai.
Almeno questa la vinsi io.
 
 

Era passato un bel po’ di tempo- almeno così mi pareva- dai momenti in cui Ashton ha tentato di uccidermi, mi riferisco alla mia poca sanità mentale che mi rimaneva per resistere a lui.
Stavamo continuando a fare inutili giochi d’acqua da non so quanto tempo ormai. Vanessa ormai aveva socializzato completamente con gli altri due, io ero solo all’inizio della conoscenza. Erano simpatici, anche il moro- Calum- che mi era sembrato così restio quando Ashton mi aveva dato un passaggio, era davvero molto divertente. Era bello stare in loro compagnia. Cosa che pensavo non sarebbe mai successa. Dopo aver pensato alle gioie che stavo vivendo in quel pomeriggio mi resi conto delle parole di mia madre «fatti trovare a casa per le 18,30. Non far si che ti debba chiamare al telefono».
Cazzo! Sicuramente saranno già le sei.
Mi voltai immediatamente verso Michael che era ancora a smanettare col suo amato telefono.
«Michael, che ore sono?» chiesi.
«Le 18.10» mi rispose con una tranquillità sorprendente.
«Cazzo, devo andare» dissi quasi sottovoce.
Mi voltai verso le pareti della piscina e mi issai per uscire.
«Dove vai?» mi chiese Ashton. Sembrava l’unico ad essersene accorto.
«Devo andare a casa» gli dissi quando ero già in piedi.
Lui che poco prima si era avvicinato il più possibile al bordo per parlarmi era uscito in un secondo. Si scrollò i capelli dall’acqua – oh dio santissimo- e poi andò a prendere il suo asciugamano.
Appena lo vidi mi ricordai immediatamente di quanto fossi cogliona e stupida: non avevo portato l’asciugamano.
«Vanessa, dobbiamo andare. Almeno, io devo poi tu non so» le urlai.
«Di già?» si lamentò.
«Io devo andare. Se tu vuoi accamparti qua fai.»
Si era alzato un leggero vento e non era la cosa più bella in quel momento. Il vento si scagliava contro la mia pelle bagnata facendomi rabbrividire fino a quando non sentii una cosa morbida e calda avvolgermi le spalle. Abbassai lo sguardo e vidi immediatamente che un asciugamano era appena apparso dal nulla. Ma poi sentii delle mani che me lo sistemarono meglio sulle spalle. Mi voltai e mi ritrovai Ashton con un piccolo sorriso imbarazzato.
Seriamente? Imbarazzato?
«Ho visto che non avevi l’asciugamano. Ho preso uno dei miei» mi sorrise di nuovo.
«Grazie mille» lo ringraziai abbassando immediatamente gli occhi sapendo che non sarei resistita un minuto di più.
«Ehm, volevo chiederti una cosa» disse con il tono di voce più basso, quasi che non voleva farsi sentire.
«Chiedi» lo incitai sorridendogli.
«Ti andrebbe una sera di queste uscire? Non so andiamo a bere qualcosa, fare un giro» mi domandò.
Se prima il mio cuore batteva forte ora era collassato. Neanche und defibrillatore lo avrebbe salvato. Mi bloccai immediatamente, la gola era di nuovo secca ed ero incredula. Non era possibile.
Continuava a fissarmi aspettando una risposta ma non riuscivo a spiaccicare parola.
Dovresti dire qualcosa mia cara. Non è molto carino diventare una statua in questo momento.
«S-sì, certamente. Va bene.» esclamai con una voce quasi stridula.
Da che non riesci a parlare, Abbey, tiri fuori anche la voce più brutta del secolo. Brava, complimenti, riceverai un premio per “Scacciamo via Ashton Irwin con una parola”.
«Vengono anche lo-» non riuscii a finire la frase che qualcuno di fianco a noi mi interruppe.
«Bella, va bene. Domani andiamo al cinema».
A meno di due metri da noi si trovava Luke, che non avevo nemmeno visto uscire dall’acqua che ci fissava sornione.
Ashton si irrigidì immediatamente e chiuse gli occhi come per sperare che fosse tutto uno scherzo. Lo volevo fare anche io, ma mi aveva preceduto e non era proprio carino imitarlo. Ma per sfortuna mia e di Ashton, Luke lo urlò a tutti in quell’esatto momento attirando i consensi degli altri e soprattutto l’attenzione su noi due.
«Bravo, Ashton. Hai sempre delle belle idee» si complimentò il biondo.
«Certo, ti ringrazio molto, Luke» gli rispose rigidamente.
Mi uscì una risata. Era troppo imbarazzante quella situazione. Così imbarazzante che mi faceva ridere. Se fosse successo a qualcun altro e non a me sarei stata divisa in due, ma mi trattenni sapendo che c’ero dentro fino al collo.
Grazie a dio anche lui rise e non mi sentii più tanto stupida.
«Scusami, ma non saremo soli.»
«Fa niente. Va benissimo» lo rassicurai.
In effetti era un bene, lo stavo giusto proponendo io perché non sarei resistita una sera intera da sola con lui. Soprattutto Lui. Non avrei retto. Dovevo per forza avere Vanessa al mio fianco in una situazione simile. Era obbligatorio.
«Ci sono» sbuffò Vanessa che sbucò dal nulla dietro di me.
«Okay, perfetto. Noi andiamo» dissi rivolta ad Ashton.
«Allora a domani» mi salutò stampandomi un leggero bacio sulla guancia per poi rivolgermi un sorriso. Sorrisi a malapena e poi mi girai verso Vanessa. Il suo sguardo era indescrivibile. Dico solo questo.

 
 



HIIIIIIIIIIIIIIIII!

I'm here!

Rieccomi con il quinto capitolo! *urli di felicità*
Okay, no.
COMUNQUE, IN QUESTO CAPITOLO SONO IN PISCINA, CIO SIGNIFICA TUTTI IN COSTUME (tranne michael) MA TIPO AHAHAHHAHAHmoriteAHAHAHHA

Va beh, la vita è questa.
ASHTON CHIEDE DI USCIRE AD ABBEY! AAAAAAAAAAAH. Ma poi subentra Luke e quindi avverrà un'uscita di gruppo.
MUAHAHAHAH IL PROSSIMO CAPITOLO SARA' BOOOOOM! *0*


Detto questo, spero di trovarvi in numerose sia in questo capitolo sia nel prossimo, perchè lo dico per il vostro bene. (no non è vero)

GRAZIE INFINITE A TUTTE! *u*
Grazie a chiunque caga questa storia, davvero I love you! E anche a quelle che hanno recensito gli scorsi capitoli. Spero di ritrovarvi tutte e che continui a piacervi questa ff.

Quindi spero anche che le nuove arrivate mettano tra le preferite, seguite o ricordate questa storia. Lasciate una recensione, pliiiiiiiiiiis! Scrivete anche che mi odiate (?) O che la storia fa davvero cagare e che la dareste in pasto a uno gnu.

Ringrazio in fine la mia BèSt che mi ha ancora pubblicizzato nella sua storia fighissima. Love you.


So, Vi amo tutte!
Grazie ancora. Goodbye! c:

Giulz

 
  
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