Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: Summer38    07/09/2014    7 recensioni
[Storia ad OC] [Iscrizioni chiuse][Per la categoria 'Ragazzi' accetto solo personaggi di IE 'normale']
Terra Nascosta è ormai il termine sempre più utilizzato per parlare di una misteriosa terra scomparsa negli anni, abitati da enormi e misteriosi alberi. Si narra che fosse la quinta terra del continente, scomparsa dopo una grande catastrofe. Molte sono le teorie ma pochissimi sono coloro che giurano di averla vista, nascosta da uno scudo impenetrabile di alberi. È qui che comincia la nostra storia, che affonda le sue radici nella storia di una catastrofe, che si dirama fino ad un'arcana profezia e tocca persino una strana gemma, fonte di poteri ricercati in tutto il mondo. Quando una misteriosa ragazza albina richiamerà degli aiutanti dalle altre quattro terre del continente, la storia prenderà una piega pericolosa.
Benvenuti a Terra Nascosta, un luogo dove il passato s'intreccia al presente con la speranza di creare un futuro migliore.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo I

 

Benvenuti a Terra Nascosta

 

Anri Kisaragi, fiera comandante dell'esercito di Cassandra, osservò attentamente il campo che avevano costruito il giorno prima, soffermandosi sulle tende ancora sigillate dove riposavano i suoi compagni. Nessuno di loro aveva dormito molto, preferendo girovagare e sorvegliare quella terra che li aveva riaccolti come se non fossero mai cambiati. D'altra parte, essendo lei una delle comandanti, aveva dovuto sorvegliare la loro ospite: Anthea, il “Fiore” di Loriate; era una ragazzina apparentemente più giovane di lei e ogni volta che la vedeva le veniva voglia di proteggerla, quasi come se fosse la sua sorellina.
Il sole stava lentamente salendo, iniziando ad illuminare le fronde degli alberi e lei rimise ad ammirare quello spettacolo dalla cima della collina, misteriosamente senza arbusti di alcun genere, da dove poteva guardare anche l'accampamento, costruito poco sotto. Si era svegliata nella sua tenda, una piuttosto grande ma solitaria rispetto alle altre, quando Anthea se ne era andata, pronta per i suoi compiti da “Fiore”. Il giorno prima, ricordava, l'avevano trovata affaticata e stesa sul terreno, il respiro spezzato come dopo ore di corsa veloce. L'avevano costretta ad un sonno lungo e ristoratore, sperando che si riprendesse e, neanche a dirlo, aveva dormito diverse ore di fila, salvo poi svegliarsi quasi prima dell'alba per andarsene alla ricerca dei prescelti che la sua chiamata aveva richiamato. Anri si chiese se quella situazione le andava bene e non riuscì nemmeno a rispondersi, tanto le sue stesse opinioni erano contrastanti tra di loro. Voleva davvero bene alla ragazzina albina ed odiava il fatto che dovesse stancarsi così tanto, ma d'altra parte sapeva che tutto quello era un ordine di Mahor e lei non poteva fare nulla, anche se le sarebbe piaciuto. Sapeva che quella chiamata e quelle persone che sarebbe arrivate dalle altre nazioni avrebbero aiutato la sua patria, ma non capiva il motivo di tanta fretta. Cassandra le aveva detto che l'intera nazione dimenticata – la loro Loriate – era in pericolo, ma ancora non sapeva perché e come mai nessuno aveva ancora fatto nulla. Sospirò amaramente e si alzò, muovendo i muscoli scattanti per risvegliarli dal torpore che li aveva presi durante quell'interminabile riflessione su ciò che era giusto e su ciò che non sapeva. Non amava perdersi in pensieri sconclusionati e tutta quella situazione l'aveva infastidita più del previsto. Decise che avrebbe fatto il primo giro di guardia, pronta per andarsene da quel luogo che l'aveva istupidita con tutte quelle riflessioni inutili. Corse all'accampamento e lasciò un breve messaggio - “io vado, non cercatemi – A.” -, per poi scappare prendendo uno dei tanti sentieri invisibili che negli anni aveva imparato ad utilizzare e a trovare. Non era una ragazza vanitosa, ma tra coloro che facevano parte del loro piccolo esercito lei era sicuramente la migliore in fatto di orientamento e velocità. Magari la sua difesa faceva schifo, ma nessuno la poteva battere in fatto di agilità. Con il sorriso sul volto, nato per quella improvvisa solitudine che aveva imparato ad apprezzare, Anri Kisaragi si inoltrò nella foresta che, quando si era risvegliata per la prima volta, l'aveva accolta come una vera e propria figlia.

 

* * *

 

L'ennesimo rumore la fece sobbalzare e innescò nella sua testa una decina di nuove scene, una più incredibile (ed improbabile) dell'altra. La giovane dagli occhi blu pervinca, conosciuta anche come Hiruri, si guardò intorno spaventata e s'immaginò un'altra fantasiosa scena che avrebbe avuto come finale la sua morte per mano di un assassino pluriomicida che l'aveva rapita, ovviamente nel sonno, per ucciderla in tutta tranquillità. Onestamente non sapeva davvero il motivo di tale omicidio, ma non aveva bisogno di motivazioni, per lei quello era il principale motivo della sua presenza in quella strana foresta dove si era ritrovata quando aveva aperto gli occhi. Ora, seduta su un masso trovato casualmente dopo aver creato veri e propri cerchi sul terreno dall'ansia, si mordicchiava ferocemente il labbro inferiore mentre faceva incontrare, senza neanche rendersene conto, le punta delle dita. “Probabilmente sono stata rapita dal sonno, non so il motivo ma probabilmente è per vendetta. Oddio, cosa faccio se lo incontro? Non voglio morire, non voglio! E poi questo mal di testa... probabilmente sono stata drogata, proprio così. Ma perché non uccidermi sul momento? Sarebbe stato tutto molto più semplice. Non esiste neanche un motivo per tenermi in vita, poteva ammazzarmi sul momento – no, ammazzarmi è brutta come definizione... forse è meglio uccidermi. Sì, ecco, non esiste neanche un motivo per tenermi in vita, poteva uccidermi senza tanti complimenti! Allora perché, perché, perché?!” la sua testa lavorava di fantasia come se non avesse fatto nient'altro nella vita e mancava poco che uscisse del vapore bianco dalle orecchie, tanto stava diventando rossa dalla paura. Uno scricchiolio la fece sobbalzare ancora una volta e scattò in avanti, crollando sulle ginocchia – lasciate scoperte dalla gonna blu e bianca che indossava – e scorticandosele abbastanza da farle pronunciare un sommesso “ahi”. Rimpianse di non aver portato con sé la piccola borraccia che utilizzava per controllare l'acqua, come le era stato insegnato durante gli anni all'Accademia. Ricordava chiaramente quegli anni, costellati di buffi sorrisi e dalla paura di essere scacciata, di venire ancora una volta lasciata sola. Era rimasta all'interno di quella scuola per anni, imparando tutte le basi di quel potere che era stata la prima causa delle sue paure. Fece toccare ancora e più forte le dita delle mani, cercando di concentrarsi e di non pensare alla solitudine e al silenzio che le si avvolgeva addosso e sembrava renderla sempre più pesante. “Andarmene o restare? Se resto potrei incontrare l'assassino e stenderlo, ma se me ne vado potrei incontrare qualcuno che non sia intenzionato ad uccidermi... Che faccio? Che faccio?!” si chiedeva sempre più velocemente, sapendo che ben presto sarebbe esplosa. Poi, però, il pensiero di rimanere ancora in quella maledetta solitudine la fece alzare dal terreno, pronta per trovare qualcuno. Che quel qualcuno potesse essere il suo probabile assassino, però, non ci aveva neanche pensato. E forse era un bene.

 

* * *

 

Naoko si sfregò velocemente le mani, sperando di disperdere con il fuoco quel freddo che l'aveva invasa già dal suo risveglio. Si trovava chissà dove, in una terra piena di alberi e, nonostante quello, non si preoccupò minimamente di poter incendiare per sbaglio mezza foresta con quelle scintille di fuoco che le nascevano spontaneamente sulle mano. Se l'avevano portata lì, nonostante il suo potere e tutto il resto, un motivo ci doveva essere e se avevano anche ignorato la sua potenza distruttiva, doveva essere davvero importante. Osservò placidamente le lingue di fuoco che danzavano sulle mani e si chiese il motivo di quel freddo improvviso. All'Accademia aveva imparato che coloro che dominavano i poteri del fuoco avevano un controllo pressoché totale nei confronti del calore corporeo e una resistenza talmente elevata da non sentirlo neanche, il freddo. Eppure, seduta in mezzo agli alberi, il suo corpo gelido non aveva la minima intenzione di scaldarsi nonostante la presenza di fiamme rosse sulla pelle. Strofinò ancora una volta le mani e osservò il fuoco spegnersi, senza lasciare la minima traccia di cenere sul terreno e sulla sua pelle chiara. Sicuramente, se non fosse stato per il suo accento o per il suo potere, nessuno le avrebbe dato della irokiana. Sbuffò e si alzò in piedi, le gambe che scricchiolavano in modo quasi fastidioso e un labbro stretto tra i denti, morso convulsamente. Qualcuno doveva spiegarle il motivo della sua presenza lì, perché non aveva intenzione di saltare un altro giorno di lavoro – chi lo avrebbe sentito, poi, suo padre? Da quando era tornata dall'Accademia non aveva fatto altro che chiederle di lavorare con lui, utilizzando i suoi poteri per ravvivare il fuoco o plasmare chissà cosa. Un secondo sospiro fuoriuscì dalle labbra carnose della giovane che si risistemò meglio la fascia nera che portava tra i capelli, pronta per muoversi in quella terra piena d'alberi che la rendeva assai nervosa e che trasformava il suo corpo in un blocco di ghiaccio. Iniziò a camminare scegliendo relativamente a caso la direzione, sperando di aver indovinato il miglior sentiero – che sentiero non era – per trovare almeno una città. Non ricordava ci fossero così tanti alberi nella sua nazione e quel pensiero la fece subito pensare ad un improbabile scherzo da parte di qualche suo amico o connazionale. Digrignò i denti, preparò la sua migliore occhiataccia furiosa-e-arrabbiata (utilizzata spesso con suo fratello Jun) e riprese a camminare con più forza di prima. Della positività che aveva mostrato pochi minuti prima non era rimasto che un ricordo, ormai nel suo corpo viveva una strana emozione che assomigliava ad un misto tra la rabbia e il nervosismo e si disse, in un angolino nella sua testa, che chiunque l'avesse incontrata le avrebbe prese di santa ragione. Che quella persona fosse un vero nemico o un compagno di scherzi non le importava più. Ora era seriamente incacchiata e nessuno avrebbe potuto sfuggire alla sua furia.

 

* * *

 

Un rumore sordo di passi gli arrivò alle orecchie tramite il suo sviluppato senso del tatto, che ormai era diventato il suo senso dominante. I piedi, liberi da scarpe e sandali, saggiavano quella terra nuova e non vista, in modo da immaginare il luogo dove si trovava. Gli occhi aperti, che non lo aiutavano in alcuna maniera, erano immobili, fermi nella loro opacità. Aveva imparato negli anni come controllare quel potere che tutti avevano odiato e lo aveva sviluppato così tanto da permettergli di percepire il mondo che ormai non vedeva più, capace di crearlo con ciò che sentiva e che poteva immaginare. Sapeva che molti si chiedevano come facesse, lo indicavano affermando che era impossibile che camminasse così bene, senza aver bisogno di aiuto. Nessuno di loro aveva capito che quel buio con cui conviva non era altro che un paradiso, che lo teneva lontano da coloro che lo maledicevano e lo guardavano – lui lo percepiva – in modo crudele. Nessuno aveva percepito il lieve sollievo che lo avvolgeva quando si trovava nella sua solitudine, avvolto da un manto di buia oscurità, dove chi guardava vedeva molto peggio di lui. Perché lui, con i suoi poteri che tutti temevano, sentiva e vedeva abbastanza da sapere tutto quello che gli succedeva intorno. I suoi piedi, che un tempo erano coperti da scarpe, erano sempre lasciati liberi di toccare il terreno e con il tempo aveva imparato a capire. Tramite i suoi piedi sentiva che in quella terra tutto era ricoperto da alberi e percepiva i passi di persone diverse – quelli di chi è furioso, quelli di chi vuole scappare, quelli di chi vuole trovare – che si agitavano attorno a lui. Quel regno, che sembrava solitario e vuoto, parevaun sogno. Takehiko scivolò sul terreno, la schiena appoggiata al tronco di un albero e le ginocchia vicine al petto, in modo da avvertire tutto quanto. «Ehi!» una voce sottile ma decisa lo interruppe dai suoi pensieri e lo fece sobbalzare. La ragazza gli si avvicinò e percepì per la prima volta il suono dei suoi passi, così leggeri da sembrare quasi inudibili. Li analizzò e cercò di capire a chi appartenevano. «Io sono...» aveva detto la ragazza con voce più sicura, avvicinandosi ancora. Takehiko non l'aveva nemmeno ascoltata, troppo preso nell'analizzare quei movimenti leggiadri e silenziosi che mai aveva sentito. Finalmente riuscì ad avvertire distintamente il vero suono di quei passi. Il suono di chi cerca e, finalmente, trova.

 

* * *

 

«Non sono una bambina!» la voce squillante ed allegra della ragazza risuonò nell'aria per qualche secondo, prima ancora che quella aprisse seriamente gli occhi. Si guardò intorno con i suoi occhi che qualcuno definiva celeste sporco – un modo di descriverli davvero poco carino, così diceva lei - rendendosi conto che non si trovava in casa sua e, orrore e raccapriccio, non era nel suo letto. Qualcosa non andava, proprio no. Si guardò e notò che gli alberi che la circondavano erano davvero alti. Tanto alti, troppo per non farle comparire un sorrisetto molto poco calmo che tutti avevano imparato a temere. Si avvicinò lentamente all'albero che le sembrava più alto, analizzando la base del tronco che era così grande che non le bastava allargare il braccio per coprirla, pronta per fare quello che tutti odiavano. Iniziò così la sua vera e proprio arrampicata, senza alcuna imbracatura o altro, pronta per raggiungere la cima dell'albero. Più avanzava e più sentiva l'aria fresca farsi sempre più presente e il desiderio di sentire il vento in faccia si fece ancora più potente, tanto le sembrava opprimente restare sul terreno. Ci mise del tempo qd arrivare in cima, ma alla fine ci arrivò e lo spettacolo che le si presentò davanti fu così bello da lasciarla senza fiato. La foresta si estendeva così tanto da sembrare un vero e proprio lago di alberi, l'orizzonte si macchiava di verde e tutto sembrava perdersi tra le fronde degli alberi, tanto erano grandi e folte. Il sole illuminava le foglie, rendendole ancora più affascinanti e spirava un vento così dolce e fresco che la ragazza rimase incantata, dimenticandosi persino di dove si trovava e in quale situazione era capitata. Esaminò attentamente la foresta, notando che in alcune zone c'erano più o meno alberi – tra queste zone, c'era una collina la cui cima era senza alberi, sicuramente adatta per vedere le stelle -, pronta per tornare sul terreno per orientarsi ed uscire da quel mare di verde. Le piaceva la sensazione che provava là sopra, ma doveva uscire da quel luogo che non conosceva. Un sorrisetto furbo – quello che, alla fine, la caratterizzava di più – si affacciò sulle labbra sottili, mentre osservava il terreno. Era pericoloso, quello che stava per fare, e probabilmente i suoi genitori l'avrebbero sgridata fino alla morte ma... ne valeva sicuramente la pena. Riri si lasciò andare in una risata divertita e pazza nel momento esatto in cui si buttò, lasciando la presa sulla punta dell'albero, pronta per ricadere perfettamente intera sul terreno. Si avvolse in un turbine d'aria e con esso schivò ed evitò rami che avrebbero potuto romperle tranquillamente qualche osso, continuando la sua folle discesa sinceramente divertita. Quando raggiunse il terreno, cadendo in piedi come un vero e proprio gatto, i capelli quasi albini si erano trasformati in una sottospecie di cespuglio vivente e Riri non poté far altro che sogghignare. Quel posto, alla fine, non le dispiaceva poi così tanto. Magari, prima di andarsene, avrebbe potuto visitarlo...

* * *

«Sono arrivati» la voce della donna albina era fredda, ma nascondeva tante emozioni contrastanti e Mahor sapeva che anche lei era ansiosa e che temeva di non poter risolvere tutto quanto in tempo. Lanciò un'occhiata al regno che un tempo era stato abitato, chiedendosi dove erano capitati i primi arrivati. Anthea ne aveva già incontrato uno, probabilmente. Ormai il sole era abbastanza alto da permetterle di sfruttare adeguatamente i suoi poteri, anche se non in modo totale. Tornò a fissare la donna, che ricambiò il suo sguardo per qualche secondo, prima di tornare ancora una volta sulla Gemma. Era una pietra così bella e così piena di ricordi che il re ne venne invaso e sentì il suo cuore incrinarsi, una sensazione che ormai riconosceva e che, tuttavia, ancora non poteva controllare. «Vedrai che tutto si risolverà, Mahor» mormorò con voce fievole Cassandra, passandosi una mano sul viso ovale, che non era invecchiato neanche di un singolo giorno. «Vedrai che loro ci aiuteranno» continuò poco più decisa, sigillando subito dopo le labbra. Mahor non disse nulla, ma entrambi sapevano che nutrivano la stessa medesima speranza.
 

Angolo dell'Autrice

 

Compare una Selena Selvatica!

 

Benvenuti, benvenuti.

Come avete potuto notare sono tornata! Infatti il nuovo capitolo è corretto e betato – Alle, I love you – e dotato persino di un banner – Rie, I love you (x2) – che personalmente adoro. Il banner nasconde con un piccolo indizio una (specie) di grande spoiler e mostra Anthea, interpretata benissimo da IA (una vocaloid). Sono contenta che Rie partecipi, non solo per il banner (che io considero come un regalo e la ringrazio mille e più volte per la bella sorpresa) che per l'OC stupendo. Questo capitolo è di passaggio – così come lo sarà il prossimo – e mi serviranno per presentare i vari personaggi e le loro interiazioni con quelli che sono già comparsi. Inoltre le varie scene non hanno molto distacco temporale tra di loro, diciamo che ci sono pochi minuti o sono nello stesso momento. Inoltre ho utilizzato la parte iniziale per mostrare uno dei Comandanti dell'esercito, che altro non è che la mia adorabile OC. Anche l'esercito avrà un ruolo importante, credo verrà mostrato nel prossimo capitolo. Comunque ecco la lista degli OC usati per il momento (ditemi se sono IC!):

 

> Anri Kisaragi (nazione: Loriate) – Summer38

> Naoko (nazione: Iroka) - S m i l e y S u n

> Hiruri Tange (nazione: Malkarios) – endorphin

> Riri Kuraudo (nazione: Yula) – Lullopola
> Takehiko Inumuta (nazione: Karent) – Yssis

 

Come avete notato i poteri ricordano molto quelli dei dominatori di La Leggenda di Aang, ma è una cosa normalissima. Infatti molti elementi sono ripresi da lì, lol. Ecco una serie di domandine per voi:

 

> Chi è la ragazza che Takehiko incontra? (devo ammetterlo, Takehiko mi ricorda moltissimo Toph – una dominatrice della terra de L'ultimo dominatore dell'Aria – e mi sono ispirata al suo personaggio durante il suo paragrafo. Infatti il suo “super senso” è il tatto perché percepisce cosa gli succede attorno grazie alla terra e alle percezione che avverte)

> Chi incontrerà Naoko? (oddio, non vedo l'ora di scrivere quella dannata scena. Rido al solo pensiero)

> Che ve ne pare di Anri? (solitamente creo OC diversi. Lei è molto istintiva, non le piace pensare troppo, è una Toph anche lei, in pratica)

> Che minaccia vedono Cassandra e Mahor? (coloro che hanno seguito la vecchia storia sanno qualcosina in più, ma non tutto).

 

Alla prossima,

Summer.

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Summer38