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Autore: ChibyLilla    07/09/2014    2 recensioni
Non fatevi ingannare dal titolo! Finn è narratore della storia (ed un personaggio abbastanza importante) ma i protagonisti sono Blaine e Sam, soprattutto nella prima parte. Con una importante presenza di Kurt, naturalmente.
Dal primo capitolo: Non lo stupisce affatto la sua risposta evasiva. “Sono solo un po’ stanco.”
Non se ne stupisce perché in questo momento Finn sa che Kurt aveva ragione. C’è qualcosa nel comportamento di Blaine che non va.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Sam Evans, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ta-dan!

Per chi si aspetta di scoprire cosa abbia Blaine ho una pessima notizia. Qui non se ne parla di scoprirlo! Ma ho anche una buona notizia, lo giuro! Ho iniziato a scrivere il prossimo capitolo e lì si inizia a spiegare meglio la situazione. Lo giuro, basta farvi penare!!!

Enjoy!

Strane conversazioni confondono la mente

Kurt riparte stamattina.

Alla fine Rachel non è riuscita a raggiungerlo per il weekend perché lei e Manichino Brody hanno dovuto provare per qualcosa che Finn non si è interessato a memorizzare. Era troppo arrabbiato per capire cosa gli stesse raccontando Rachel, così la ha lasciata parlare per quasi un’ora al telefono, mentre lui continuava a lanciare la palla contro il muro, fino a quando Sam non gli ha fatto notare quanto il rumore fosse fastidioso per chiunque abitasse nella casa o anche solo nei dintorni.

Non le ha parlato per tutto il weekend ed ora gli tocca riportare Kurt all’aeroporto, dove avrebbe dovuto prelevare lei un paio di giorni prima.

“Devo chiederti un favore.”

“Ti sto già riaccompagnando, Kurt. Non verrò a prenderti anche la prossima settimana. E questo non ha niente a che fare col fatto che non ho intenzione di svegliarmi di nuovo all’alba. Semplicemente non penso che tu possa perdere altri giorni di lezione.”

“Finn, smettila. Sono serio.”

Non gli risponde, aspetta di sentire in cosa consiste questo nuovo favore, pronto a qualsiasi assurda richiesta, da lucido per scarpe color pesca ad attaccapanni in ferro battuto con ghirigori in stile corinzio. No, non sono fantasie, sono tra gli oggetti più stravaganti che suo fratello gli abbia mai chiesto di procurare.

“Devi far venire Blaine a casa.”

“Eh?”

“Blaine, hai presente? Devi convincerlo a stare per un paio di giorni con voi. Sam ed io ci abbiamo provato in tutti i modi, ma continua ad aver paura di non essere il benvenuto. Ne ho parlato con papà ed è d’accordo e forse se lo inviti tu si convincerà.”

“Siete tornati insieme?”

Okay, nella mente di Finn la domanda è pertinente.

“No, Finn. Come ti ho già detto ieri ed anche l’altro ieri ed il giorno prima ancora, siamo soltanto amici. Sto cercando di stare vicino ad un amico in un momento difficile e questo è tutto. Puoi farmi questo favore?”

“Perché dovrebbe venire a casa?” domanda sospettoso e Kurt sbuffa, abbassando il volume allo stereo dell’auto ed alzando un po’ il finestrino al lato passeggero.

“Non può stare a casa sua e gli serve un posto dove andare.”

“Gli si è allagata la camera o qualcosa del genere?” Sa benissimo che la sua ironia è fuori luogo e sa anche che appena arrivato al McKinley cercherà Blaine e lo convincerà a tornare a casa insieme a lui, ma spingere Kurt fino al limite ha sempre un qualcosa di divertente. E Finn ha bisogno di divertirsi per non pensare al fatto che gli toccherà aspettare un’altra settimana prima di poter, forse, rivedere Rachel.

“No, Finn non può,” risponde secco Kurt. “I genitori di Blaine si stanno separando e so che lo sai già. Ti ho visto l’altro giorno sul tetto, sei la persona meno discreta che conosca. Come dicevo, si stanno separando, in un modo tutt’altro che amichevole. E Blaine non può stare in quella casa e continuare a sentirli litigare dalla mattina alla sera. Continua ad avere attacchi di panico e sono giorni che non riesce a dormire. Ha bisogno di un po’ di tranquillità.”

Oh.

“Mi dispiace,”si arrende, “Certo che posso convincerlo a stare con noi… Ehi, Kurt? Posso farti una domanda?”

“Dimmi pure.”

 “Hai mai avuto un attacco di panico?”

“No. Ma ho visto Blaine averne un paio, non è un bello spettacolo. Perché?”

Finn rafforza la presa sul volante. Non sa come dirlo senza essere considerato un emerito idiota e senza far preoccupare tuo fratello. Fa un profondo respiro e cerca di sbirciare il suo viso con la coda dell’occhio, senza perdere di vista la strada.

“Ti fa sanguinare?”

Kurt ride, poi si schiarisce la voce e cerca di ritrovare la propria serietà prima di rispondere, “È una cosa psicologica, Finn. Sembra che gli manchi l’aria, inizia a tremare e suda tanto. A volte sembra disorientato, come se non riuscisse a concentrarsi su quello che gli succede intorno. Qualche volta sviene.”

“Okay,” Finn gli risponde alla svelta, per evitare che Kurt approfondisca il discorso.

Continua a pensare a quando ha trovato Sam e Blaine nel bagno dei ragazzi, al modo in cui il naso del più piccolo continuava a sanguinare e alle strane ipotesi che aveva fatto con Sam nei giorni precedenti. Ripensa allo sguardo inespressivo che aveva Blaine seduto sul pavimento del bagno e al tremolio delle sue mani e si rende conto che forse quello era proprio uno degli attacchi di panico di cui Kurt sta parlando. Ma continua a non capire perché Blaine sanguinasse. Fa’ che non sia nulla di grave.

Aspetta che l’aereo di Kurt sia partito e torna a casa, intenzionato a mettere da parte tutti questi pensieri una buona volta e godersi una sera di assoluto relax. Ancora una volta i suoi piani vanno in fumo ancor prima di cominciare. Lo intuisce nel momento stesso in cui apre la porta e ad accoglierlo ci sono Carole e Burt davanti al divano e Sam ancora all’ingresso, Finn per poco non gli finisce addosso. Tutti e tre sono in piedi con una strana espressione e l’atmosfera non è certo delle migliori.

Sospira e non si preoccupa neppure di chiedere cosa sia successo. Saluta e si appoggia con la schiena contro il muro, ascoltando dal punto in cui la loro conversazione riprende.

“Sai che ci puoi parlare di qualsiasi cosa, vero Sam?”

“Certo.”

“E sai anche che ci aspettiamo che tu sia sincero nei nostri confronti e che non ci tenga nascosto nulla, dico bene?” Quando Sam annuisce Carole continua, “Sei sotto la nostra responsabilità e se succede qualcosa ci aspettiamo che tu ce lo racconti, che ci chieda un consiglio. Sai che possiamo aiutarti per qualsiasi cosa, anche per le cose per cui ti sembra che non ci sia una soluzione.”

Sam assume un’espressione piuttosto scettica quando risponde, “Grazie, davvero. Ma non capisco dove volete arrivare,” scrollando le spalle e facendo scivolare lo sguardo dall’uno all’altra, cercando di capire il motivo alla base di questo sermone.

Carole gioca con le mani, intrecciando le dita a disagio e riprende la parola, facendo un passo in avanti in direzione di Sam e convincendolo a sedersi sul divano.

“Hai ricevuto una telefonata, Sam. Dal reparto Malattie Autoimmuni Sistemiche della clinica Parrel, appena fuori Lima. Capisco che sono cose personali, ma se non stai bene-”

“Nono, un attimo,” Sam scatta di nuovo in piedi, sollevando le mani davanti al viso di Carole, negando con veemenza, “Non è come sembra, lo giuro. Io sto bene. Davvero.”

“E allora per quale motivo-”

“Mi dispiace, ma non posso dirlo. Cosa hanno detto a telefono?”

“Sam, hanno detto che devi andare in clinica domani mattina perché i risultati delle analisi sono pronti. Se vuoi essere accompagnato-”

Sam lancia uno sguardo implorante verso Finn, poi continua a negare, “Sul serio non è per me-”

E Finn sente qualcosa ribollirgli dentro. Un misto tra ansia, preoccupazione e rabbia per non si sa cosa. Non riesce a capire quale sia il sentimento principale che lo animi in questo momento, ma decide di porre fine a questa situazione. Sam e Blaine sono due ragazzini, hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di entrambi e che dia loro un aiuto. Se non sono furbi abbastanza da chiederlo, può farlo Finn al posto loro dal momento che lui da solo non è in grado di fare granché.

“Dillo o lo dico io,” avverte e Sam lo fissa ancora con quello stesso sguardo che sembra implorare salvezza. Bene, lo farà lui. “Le analisi sono di Blaine. Probabilmente Sam ha dato il nostro numero perché Blaine si rifiuta di farlo sapere ai genitori.”

“Non è andata proprio così,” sottolinea Sam quando Burt e Carole lo guardano accigliati.

“Ho dato il nostro numero e vi chiedo scusa. Sinceramente speravo di poter prendere la telefonata prima che qualcuno se ne accorgesse. Il fatto è che Blaine non può dirlo ai suoi genitori, non è che non voglia. È diverso.”

Burt grugnisce, “Io non noto una grande differenza. Siete due ragazzini, che diamine, Sam! Non si scherza con queste cose e non potete no-”

“Non dovete fare tutto questo da soli,” conclude Carole, sforzandosi per mantenere l’atmosfera rilassata, quando Burt sembra aver alzato un po’ troppo i toni della discussione.

“È Blaine che ha convinto Sam a non dire niente,” interviene ancora Finn, muovendosi di qualche passo in avanti per partecipare più attivamente alla conversazione e poggia istintivamente una mano sulla spalla dell’amico, come per provare a convincerlo che questa sia la cosa giusta da fare.

Non si stupisce del fatto che Sam lo lasci parlare.Capisce che nella mente di Sam in questo momento l’intera conversazione non ha la priorità, il problema principale è che i risultati sono pronti e bisognerà aspettare a domani per sapere cosa dicono.

“Blaine non ne parla molto ma non ha un buon rapporto con suo padre,” comincia Sam e Finn ha la sensazione che il discorso sia rivolto a lui, piuttosto che ai due adulti presenti nella stanza.

Comunque è Burt ad interromperlo, “Questo lo avevamo capito un po’ di tempo fa.”

“La madre sta passando un brutto periodo, con tutta questa storia della separazione. Sta prendendo degli antidepressivi o qualcosa del genere e Blaine non può dirlo a nessuno dei due. A lui non interesserebbe, lei soffrirebbe. È questo che mi ha detto ed io cosa dovevo fare?”

“Parlarne con noi, Sam. Sai che stavamo per telefonare ai tuoi genitori poco fa?”

Sam sgrana gli occhi ed ha già le lacrime agli occhi quando il suo telefono inizia a squillare. Lo sfila dalla tasca lanciando uno sguardo di scuse a Burt e Carole, ma tutti capiscono che per lui è importante sapere chi lo sta cercando.

“Posso rispondere, è Blaine?”

“Ci penso io qui, vai a rispondere fuori,” gli dice Finn un attimo prima che Burt possa costringerlo a posare il cellulare e continuare la conversazione.

Cosa si aspetta a questo punto? Che Burt gli faccia notare la propria maleducazione e vada a ripescare Sam dal portico, trascinandolo dentro per i capelli e tenendo entrambi seduti sul divano a parlare fino a farli morire per la vergogna e per la noia. Cosa ottiene, invece? Un imbarazzante e duraturo silenzio. Sua madre e Burt non fanno altro che fissarlo come se gli fossero improvvisamente spuntate due antenne sulla testa.

“Aehm… Blaine gli telefona in continuazione,” prova a spiegare, poi indica la porta con una mano, “Forse dovrei…”

“Andare a controllare che sia tutto okay,” conclude sua madre per lui e Finn non se lo lascia ripetere una seconda volta prima di aprire la porta e scivolare fuori.

“Oh. Ehi!”

Che ci fa Blaine fuori casa sua?

Il moro spalanca gli occhi colmi di lacrime quando lo vede comparire di fronte a sé e sembra che tremi ancor più violentemente di quanto non stesse già facendo.

“Finn- Scusa- Io non- Proprio non-”

Blaine fa per allontanarsi e Sam lo afferra per un polso prima che possa scappare via. Gli si avvicina e gli fa scivolare un braccio intorno alle spalle; Finn non riesce a capire se sia un gesto di conforto spontaneo o se voglia essere certo che Blaine non possa darsi alla fuga da un momento all’altro. Non riesce neppure a decifrare cosa Sam gli dica in un orecchio, ma appena smette di parlare, Blaine gli lancia un’occhiata di sfuggita e ricomincia a farfugliare qualcosa.

“Io non- non sarei dovuto venire,” comincia, coprendosi il viso con entrambe le mani, “Solo che Kurt continuava a dire- e non sapevo dove altro andare.”

Al sentir nominare Kurt, Finn ricorda cosa si sono detti quella mattina, o meglio, cosa suo fratello gli ha chiesto di fare e pensa che non potrebbe esserci un momento migliore per convincere Blaine a restare da loro.

“È tutto okay, Blaine,” gli dice, senza avere il coraggio di avvicinarsi, “Perché non entri?”

Prima che Blaine possa tirarsi indietro, Sam lo spinge verso di lui e Finn prega che Burt e Carole non lo mettano a disagio, perché sul serio non sa se ha la forza di gestire un’altra imbarazzante conversazione con i suoi genitori.

  
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