Ta-dan!
Per chi si aspetta di scoprire cosa abbia Blaine ho una pessima notizia. Qui non se ne parla di scoprirlo! Ma ho anche una buona notizia, lo giuro! Ho iniziato a scrivere il prossimo capitolo e lì si inizia a spiegare meglio la situazione. Lo giuro, basta farvi penare!!!
Enjoy!
Strane conversazioni confondono la mente
Kurt riparte
stamattina.
Alla fine Rachel
non è riuscita a raggiungerlo per il weekend
perché lei e Manichino Brody hanno dovuto provare per
qualcosa che Finn non si
è interessato a memorizzare. Era troppo arrabbiato per
capire cosa gli stesse
raccontando Rachel, così la ha lasciata parlare per quasi
un’ora al telefono,
mentre lui continuava a lanciare la palla contro il muro, fino a quando
Sam non
gli ha fatto notare quanto il rumore fosse fastidioso per chiunque
abitasse
nella casa o anche solo nei dintorni.
Non le ha
parlato per tutto il weekend ed ora gli tocca
riportare Kurt all’aeroporto, dove avrebbe dovuto prelevare
lei un paio di
giorni prima.
“Devo
chiederti un favore.”
“Ti
sto già riaccompagnando, Kurt. Non verrò a
prenderti anche
la prossima settimana. E questo non ha niente a che fare col fatto che
non ho
intenzione di svegliarmi di nuovo all’alba. Semplicemente non
penso che tu
possa perdere altri giorni di lezione.”
“Finn,
smettila. Sono serio.”
Non gli
risponde, aspetta di sentire in cosa consiste questo
nuovo favore, pronto a qualsiasi assurda richiesta, da lucido per
scarpe color
pesca ad attaccapanni in ferro battuto con ghirigori in stile corinzio.
No, non
sono fantasie, sono tra gli oggetti più stravaganti che suo
fratello gli abbia
mai chiesto di procurare.
“Devi
far venire Blaine a casa.”
“Eh?”
“Blaine,
hai presente? Devi convincerlo a stare per un paio
di giorni con voi. Sam ed io ci abbiamo provato in tutti i modi, ma
continua ad
aver paura di non essere il benvenuto. Ne ho parlato con
papà ed è d’accordo e
forse se lo inviti tu si convincerà.”
“Siete
tornati insieme?”
Okay, nella
mente di Finn la domanda è pertinente.
“No,
Finn. Come ti ho già detto ieri ed anche l’altro
ieri ed
il giorno prima ancora, siamo soltanto amici. Sto cercando di stare
vicino ad
un amico in un momento difficile e questo è tutto. Puoi
farmi questo favore?”
“Perché
dovrebbe venire a casa?” domanda sospettoso e Kurt
sbuffa, abbassando il volume allo stereo dell’auto ed alzando
un po’ il
finestrino al lato passeggero.
“Non
può stare a casa sua e gli serve un posto dove
andare.”
“Gli
si è allagata la camera o qualcosa del genere?” Sa
benissimo che la sua ironia è fuori luogo e sa anche che
appena arrivato al
McKinley cercherà Blaine e lo convincerà a
tornare a casa insieme a lui, ma
spingere Kurt fino al limite ha sempre un qualcosa di divertente. E
Finn ha
bisogno di divertirsi per non pensare al fatto che gli
toccherà aspettare
un’altra settimana prima di poter, forse, rivedere Rachel.
“No,
Finn non può,” risponde secco Kurt. “I
genitori di Blaine
si stanno separando e so che lo sai già. Ti ho visto
l’altro giorno sul tetto,
sei la persona meno discreta che conosca. Come dicevo, si stanno
separando, in
un modo tutt’altro che amichevole. E Blaine non
può stare in quella casa e
continuare a sentirli litigare dalla mattina alla sera. Continua ad
avere
attacchi di panico e sono giorni che non riesce a dormire. Ha bisogno
di un po’
di tranquillità.”
Oh.
“Mi
dispiace,”si arrende, “Certo che posso convincerlo
a
stare con noi… Ehi, Kurt? Posso farti una domanda?”
“Dimmi
pure.”
“Hai
mai avuto un
attacco di panico?”
“No.
Ma ho visto Blaine averne un paio, non è un bello
spettacolo. Perché?”
Finn rafforza la
presa sul volante. Non sa come dirlo senza
essere considerato un emerito idiota e senza far preoccupare tuo
fratello. Fa
un profondo respiro e cerca di sbirciare il suo viso con la coda
dell’occhio,
senza perdere di vista la strada.
“Ti fa
sanguinare?”
Kurt ride, poi
si schiarisce la voce e cerca di ritrovare la
propria serietà prima di rispondere, “È
una cosa psicologica, Finn. Sembra che
gli manchi l’aria, inizia a tremare e suda tanto. A volte
sembra disorientato,
come se non riuscisse a concentrarsi su quello che gli succede intorno.
Qualche
volta sviene.”
“Okay,”
Finn gli risponde alla svelta, per evitare che Kurt
approfondisca il discorso.
Continua a
pensare a quando ha trovato Sam e Blaine nel bagno
dei ragazzi, al modo in cui il naso del più piccolo
continuava a sanguinare e
alle strane ipotesi che aveva fatto con Sam nei giorni precedenti.
Ripensa allo
sguardo inespressivo che aveva Blaine seduto sul pavimento del bagno e
al
tremolio delle sue mani e si rende conto che forse quello era proprio
uno degli
attacchi di panico di cui Kurt sta parlando. Ma continua a non capire
perché
Blaine sanguinasse. Fa’ che non sia nulla di grave.
Aspetta che
l’aereo di Kurt sia partito e torna a casa,
intenzionato a mettere da parte tutti questi pensieri una buona volta e
godersi
una sera di assoluto relax. Ancora una volta i suoi piani vanno in fumo
ancor
prima di cominciare. Lo intuisce nel momento stesso in cui apre la
porta e ad
accoglierlo ci sono Carole e Burt davanti al divano e Sam ancora
all’ingresso,
Finn per poco non gli finisce addosso. Tutti e tre sono in piedi con
una strana
espressione e l’atmosfera non è certo delle
migliori.
Sospira e non si
preoccupa neppure di chiedere cosa sia
successo. Saluta e si appoggia con la schiena contro il muro,
ascoltando dal
punto in cui la loro conversazione riprende.
“Sai
che ci puoi parlare di qualsiasi cosa, vero Sam?”
“Certo.”
“E sai
anche che ci aspettiamo che tu sia sincero nei nostri
confronti e che non ci tenga nascosto nulla, dico bene?”
Quando Sam annuisce
Carole continua, “Sei sotto la nostra
responsabilità e se succede qualcosa ci
aspettiamo che tu ce lo racconti, che ci chieda un consiglio. Sai che
possiamo
aiutarti per qualsiasi cosa, anche per le cose per cui ti sembra che
non ci sia
una soluzione.”
Sam assume
un’espressione piuttosto scettica quando risponde,
“Grazie, davvero. Ma non capisco dove volete
arrivare,” scrollando le spalle e
facendo scivolare lo sguardo dall’uno all’altra,
cercando di capire il motivo
alla base di questo sermone.
Carole gioca con
le mani, intrecciando le dita a disagio e riprende
la parola, facendo un passo in avanti in direzione di Sam e
convincendolo a
sedersi sul divano.
“Hai
ricevuto una telefonata, Sam. Dal reparto Malattie
Autoimmuni Sistemiche della clinica Parrel, appena fuori Lima. Capisco
che sono
cose personali, ma se non stai bene-”
“Nono,
un attimo,” Sam scatta di nuovo in piedi, sollevando
le mani davanti al viso di Carole, negando con veemenza, “Non
è come sembra, lo
giuro. Io sto bene. Davvero.”
“E
allora per quale motivo-”
“Mi
dispiace, ma non posso dirlo. Cosa hanno detto a
telefono?”
“Sam,
hanno detto che devi andare in clinica domani mattina
perché i risultati delle analisi sono pronti. Se vuoi essere
accompagnato-”
Sam lancia uno
sguardo implorante verso Finn, poi continua a
negare, “Sul serio non è per me-”
E Finn sente
qualcosa ribollirgli dentro. Un misto tra ansia,
preoccupazione e rabbia per non si sa cosa. Non riesce a capire quale
sia il
sentimento principale che lo animi in questo momento, ma decide di
porre fine a
questa situazione. Sam e Blaine sono due ragazzini, hanno bisogno di
qualcuno
che si prenda cura di entrambi e che dia loro un aiuto. Se non sono
furbi
abbastanza da chiederlo, può farlo Finn al posto loro dal
momento che lui da
solo non è in grado di fare granché.
“Dillo
o lo dico io,” avverte e Sam lo fissa ancora con
quello stesso sguardo che sembra implorare salvezza. Bene, lo
farà lui. “Le
analisi sono di Blaine. Probabilmente Sam ha dato il nostro numero
perché
Blaine si rifiuta di farlo sapere ai genitori.”
“Non
è andata proprio così,” sottolinea Sam
quando Burt e
Carole lo guardano accigliati.
“Ho
dato il nostro numero e vi chiedo scusa. Sinceramente
speravo di poter prendere la telefonata prima che qualcuno se ne
accorgesse. Il
fatto è che Blaine non può dirlo ai suoi
genitori, non è che non voglia. È
diverso.”
Burt grugnisce,
“Io non noto una grande differenza. Siete due
ragazzini, che diamine, Sam! Non si scherza con queste cose e non
potete no-”
“Non
dovete fare tutto questo da soli,” conclude Carole,
sforzandosi per mantenere l’atmosfera rilassata, quando Burt
sembra aver alzato
un po’ troppo i toni della discussione.
“È
Blaine che ha convinto Sam a non dire niente,” interviene
ancora Finn, muovendosi di qualche passo in avanti per partecipare
più
attivamente alla conversazione e poggia istintivamente una mano sulla
spalla dell’amico,
come per provare a convincerlo che questa sia la cosa giusta da fare.
Non si stupisce
del fatto che Sam lo lasci parlare.Capisce
che nella mente di Sam in questo momento l’intera
conversazione non ha la priorità,
il problema principale è che i risultati sono pronti e
bisognerà aspettare a
domani per sapere cosa dicono.
“Blaine
non ne parla molto ma non ha un buon rapporto con suo
padre,” comincia Sam e Finn ha la sensazione che il discorso
sia rivolto a lui,
piuttosto che ai due adulti presenti nella stanza.
Comunque
è Burt ad interromperlo, “Questo lo avevamo capito
un po’ di tempo fa.”
“La
madre sta passando un brutto periodo, con tutta questa
storia della separazione. Sta prendendo degli antidepressivi o qualcosa
del
genere e Blaine non può dirlo a nessuno dei due. A lui non
interesserebbe, lei
soffrirebbe. È questo che mi ha detto ed io cosa dovevo
fare?”
“Parlarne
con noi, Sam. Sai che stavamo per telefonare ai
tuoi genitori poco fa?”
Sam sgrana gli
occhi ed ha già le lacrime agli occhi quando
il suo telefono inizia a squillare. Lo sfila dalla tasca lanciando uno
sguardo
di scuse a Burt e Carole, ma tutti capiscono che per lui è
importante sapere
chi lo sta cercando.
“Posso
rispondere, è Blaine?”
“Ci
penso io qui, vai a rispondere fuori,” gli dice Finn un
attimo prima che Burt possa costringerlo a posare il cellulare e
continuare la
conversazione.
Cosa si aspetta
a questo punto? Che Burt gli faccia notare la
propria maleducazione e vada a ripescare Sam dal portico, trascinandolo
dentro
per i capelli e tenendo entrambi seduti sul divano a parlare fino a
farli
morire per la vergogna e per la noia. Cosa ottiene, invece? Un
imbarazzante e
duraturo silenzio. Sua madre e Burt non fanno altro che fissarlo come
se gli
fossero improvvisamente spuntate due antenne sulla testa.
“Aehm…
Blaine gli telefona in continuazione,” prova a
spiegare, poi indica la porta con una mano, “Forse
dovrei…”
“Andare
a controllare che sia tutto okay,” conclude sua madre
per lui e Finn non se lo lascia ripetere una seconda volta prima di
aprire la
porta e scivolare fuori.
“Oh.
Ehi!”
Che ci fa Blaine
fuori casa sua?
Il moro spalanca
gli occhi colmi di lacrime quando lo vede
comparire di fronte a sé e sembra che tremi ancor
più violentemente di quanto
non stesse già facendo.
“Finn-
Scusa- Io non- Proprio non-”
Blaine fa per
allontanarsi e Sam lo afferra per un polso
prima che possa scappare via. Gli si avvicina e gli fa scivolare un
braccio
intorno alle spalle; Finn non riesce a capire se sia un gesto di
conforto
spontaneo o se voglia essere certo che Blaine non possa darsi alla fuga
da un
momento all’altro. Non riesce neppure a decifrare cosa Sam
gli dica in un
orecchio, ma appena smette di parlare, Blaine gli lancia
un’occhiata di
sfuggita e ricomincia a farfugliare qualcosa.
“Io
non- non sarei dovuto venire,” comincia, coprendosi il
viso con entrambe le mani, “Solo che Kurt continuava a dire-
e non sapevo dove
altro andare.”
Al sentir
nominare Kurt, Finn ricorda cosa si sono detti
quella mattina, o meglio, cosa suo fratello gli ha chiesto di fare e
pensa che
non potrebbe esserci un momento migliore per convincere Blaine a
restare da
loro.
“È
tutto okay, Blaine,” gli dice, senza avere il coraggio di
avvicinarsi, “Perché non entri?”
Prima che Blaine
possa tirarsi indietro, Sam lo spinge verso
di lui e Finn prega che Burt e Carole non lo mettano a disagio,
perché sul
serio non sa se ha la forza di gestire un’altra imbarazzante
conversazione con
i suoi genitori.