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Autore: JustAMonster    07/09/2014    1 recensioni
"Aiutami a riempire questo vuoto, io riempirò il tuo"
Questa storia narra della storia di Helena, una ragazza che sin da bambina capì che questo mondo è tutt'altro che buono. Una ragazza che ha voglia di Vivere, vivere davvero.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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9.
Punto di vista: Tyler.
 
Queste gioie violente hanno violenta fine, muoiono nel loro trionfo. Come il fuoco e la polvere da sparo che si distruggono al primo bacio” (W. Shakespeare)
 
 
Erano già le 22.30 e stavo aspettando Helena in un caffé vicino alla stazione. Per non far fare molta strada a lei e alla sua nuova collega, presi un taxi e mi feci lasciare lì. Mi aveva detto che appena fossi arrivato avremmo fatto un giro, giusto per divertirci e fare qualche cazzata. Ma ero già a Londra da un ora e non c’era nessuna traccia né di Helena, né di Maria –la sua collega.
Helena mi descrisse l’aspetto fisico di Maria quasi a bassa voce, voce che alzò repentinamente quando mi parlò del suo carattere vivace e del suo super potere: avrebbe fatto parlare anche i morti.
Tuttavia, da quando mi sedetti in quel caffé, non ero riuscito a spiccicare una sola parola. Forse perché Maria non c’era, forse perché Helena non c’era.
Helena.
Mi sembrava di non vederla da un secolo. Avevo bisogno di abbracciarla, di farla ridere, di farla stare bene, di scacciare via per un po’ i suoi demoni.
Era piena di demoni che la inseguivano costantemente quella ragazza. Nonostante tutto un motivo per sorridere glielo facevo trovare sempre. Era questo ciò che volevo insegnarle con tutte le mie forze: non importa quanti demoni hai in testa, nel cuore, nell’anima. Tu sorridi, tu vivi, li caccerai via tutti.
Assorto tra i miei pensieri mi ricordai improvvisamente di aver spento il cellulare appena partii da casa, per evitare che i miei mi tartassassero le palle con le loro telefonate. Sapevano mettere solo ansia.
Lo accesi.
10 chiamate da Casa.
6 messaggi su whatsapp. Uno di essi era di Helena. Aprii subito il suo, possibile mi avesse dato buca?
“Ti voglio bene, ricordalo”, sorrisi tra me e me. Forse stavano facendo tardi solo perché sono donne e si farebbero aspettare da chiunque. Stavo per risponderle quando notai che l’ultimo accesso su Whatsapp lo ebbe un minuto dopo aver inviato il mio messaggio. La chiamai.
 
Il telefono squillava continuamente. Nessuno rispondeva.
2.
3.
4.
5.
6.
10.
15 chiamate.
Non rispondeva più nessuno.
 
Improvvisamente mi ricordai che qualche sera prima aveva creato un gruppo con me, lei e Maria.
Entrai nella conversazione e chiamai Maria.
2 squilli.
3 squilli.
“PRONTO?” rispose una voce metà incazzata e metà infuriata.
“Ehm…Sei Maria?”
“Sì, con chi parlo?”
“Sono Tyler…Tento di rintracciare Helena ma non risponde al cellulare e io sono qui ad aspettarvi da un bel po’. Dov’è?”
“Non ne ho la più pallida idea. Questa mattina si è licenziata da lavoro, dopo di ché non mi ha più contattata. Non sapevo se dovevamo venire a prenderti o no, ma nel dubbio mi sono preparata. Sto aspettando un suo messaggio anche io da un po’. Ho anche provato a chiamarla ma non risponde”
“Come licenziata? Frena, frena, frena. Facciamo così, raggiungimi al caffè in cui ci eravamo dati appuntamento e accompagnami da lei. Appena si è scordata del mio arrivo e si è addormentata può darmi vitto e alloggio gratis per un mese”
Maria si mise a ridere. Una risata rassicurante, proprio come aveva detto Helena. Ma non era nulla in confronto alla sua.
 
La collega di Helena arrivo dopo appena venti minuti dalla chiamata. Ci vollero altri venti minuti per arrivare a casa di Helena. Maria salì con me per aiutarmi a stirarle le orecchie, o a far casino perché si svegliasse.
Bussammo alla porta per mezz’ora. Il cuore in petto sbraitava impazzito senza alcuna ragione apparente. Mi portò a sfondare la porta. La cercammo in casa e arrivammo in cucina. Ed eccola lì, eccola lì la mia Helena.
 
Così piccola e fragile. Bianca e fredda. Sembrava quasi un piccolo fiocco di neve sdraiato sul pavimento. Ma quella non era neve, attorno a quella piccola creatura giacente a terra c’era troppo rosso. Troppo sangue. E nell’aria vi era troppo nero.
 
Ti voglio bene, ricordalo
Ti voglio bene, ricordalo
Ti voglio bene, ricordalo
 
Quell’ultimo messaggio mi girava davanti agli occhi senza mai coprire la scena che mi si rappresentava davanti. Sapevo perché aveva fatto questo. Lo sapevo e non ero stato in grado di fermarlo. Di fermarla.
Io non ti voglio bene, Helena. Io ti amo. Ti amo con tutto il mio cuore e non sono stato capace di dirtelo. Proprio come non sono stato capace di prendermi cura di te. Ti amo, Helena. Ti amo e ormai non vale più nulla. Ti amo. Ti amo. Ti amo. 15 volte te lo dico mentalmente. 15 come le chiamate che ti ho fatto da quando ho aperto il cellulare questa sera. E quindici volte non hai risposto. E quindici volte non rispondi. E quindici volte e anche più non risponderai.
 
Sentivo che da qualche parte, là fuori, qualcuno stesse chiamando l’ospedale. Ma ormai a che serviva chiamare l’ospedale per primo? Era Ryan a dover essere chiamato. Era Ryan a dover vedere quel nero e quel rosso attorno al corpo troppo fragile di una ragazza che aveva amato troppo intensamente un diavolo.
 
“Maria, occupati tu di lei. Io devo andare da una persona. Tornerò tra poco”
Dissi solamente queste parole restando con lo sguardo fisso verso l’unica cosa per la quale avevo lottato fino ad allora.
 
Sapevo che Ryan non stava poi così lontano da Helena. 30 minuti a piedi, 15 di corsa, 5 volando.
In men che non si dica mi ritrovai davanti la sua porta. Prendendola a pugni come un pazzo. Era come se il vecchio Tyler (quello tranquillo, il migliore amico della ragazza che amava e il migliore amico del suo ex fidanzato stronzo) stesse guardando la scena come uno spettatore. In me c’era un’altra persona. In me c’era un Tyler innamorato, rotto in mille pezzi e bruciato. In me c’era un Tyler che avrebbe ucciso il suo migliore amico perché egli aveva ucciso la ragazza che amava.
Un ragazzo dall’aria incazzata mi aprì la porta, ma quando mi riconobbe gli spuntò un sorriso. Sorriso che tolsi subito con un pugno in pieno volto.
Ryan si scaraventò a terrà, col labbro sanguinante e probabilmente col naso rotto.
“Ma che cazzo fai?” mi urlò lui.
“Helena si è ammazzata, bastardo! E’ tutta colpa tua se adesso lei non c’è più” gli dissi prendendolo dal colletto della camicia che indossava e bloccandolo al muro.
Alla notizia che la sua ex fidanzata si era tolta la vita a causa sua, riuscì solo ad abbassare lo sguardo. Per poi rialzarlo.
“E’ davvero colpa mia, Tyler? E’ davvero colpa mia se ho voltato pagina e mi sono innamorato di un’altra donna? E’ davvero colpa mia se in quel momento non capivo cosa stessi facendo? E’ davvero colpa mia se tu…” si preparò a scandire le parole con aria di sfida “…Se tu non hai saputo mai prenderti ciò che volevi?”
A quelle parole decisi di scaraventarlo di nuovo a terra e lasciarlo lì.
“Non meriti nulla, Ryan. Neanche questo. Neanche rabbia. Non credevo di dirlo a nessuno, men che meno a te, ma ti auguro tutto il male che possa esistere su questa terra. Te lo auguro perché tu non hai fatto niente per evitarlo ad Helena, che già lo aveva avuto. Brucia all’inferno, Ryan”
Detto questo raggiunsi la casa di Helena, vi erano dei poliziotti che mi fecero alcune domande, inutilmente. Volevo solo stare con Helena. Ma Helena non c’era più.
 
E’ questo il guaio delle persone che decidono di mollare la loro vita e farsi sconfiggere dal buio. Non vedranno mai la luce,  e non permetteranno agli altri di vederla.
 
 
 
La mia piccola Helena era una ragazza forte, al contrario di quanti tutti potrebbero pensare.
Era una piccola guerriera che per vent’anni dovette lottare contro ogni tipo di mostro.
E c’era quasi riuscita a vincere la guerra.
Purtroppo, l’ultima battaglia è stata cruciale.
La battaglia con sé stessa.
Vedeva sé e vedeva il nero.
Non riusciva a vedere ciò che noi tutti vedevamo in lei, ciò che io vedevo in lei.
E di questo me ne faccio anche io una colpa, non glielo dissi mai.

Quindi vi dico, quando queste piccole guerriere inciampano nella vostra vita, non scappate.
Diteglielo che sono importanti. Che sono fragili ma possono essere forti con un po’ di volontà.
Diteglielo che la vita è la cosa più importante e bella che una persona possa avere. Non esiste solo il buio, esiste la luce, l’aria fresca, il sole. Esiste la felicità, la serenità, la pace e l’amore.
Esiste per tutti, esiste anche per chi si porta dietro cicatrici che al sole risplendono.

 
 
Ti amerò per sempre, piccola guerriera.




Angolo autrice:
Ho creato questo capitolo extra su richiesta, per tentare di far capire i sentimenti di Tyler. Conto sui vostri pareri. La storia è ufficialmente conclusa. Ci rivedremo alla prossima storia spero, un bacio!



 
   
 
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