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Autore: Layla    26/09/2008    5 recensioni
Una nuova ficcy, ambientata nella tokio moderna in una scuola d'arte un po' speciale...ok...la scuola è modellata su quello che l'artistico è stato per me in questi cinque anni. spero vi piaccia, se mi conoscete saprete già quali sono i paring principali, ovvero naru-hina, sasu-saku, neji-ten, ino-shika.hope ya like it!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EPILOGUE:THIRTY SONGS TO SAY GOODBYE

 

Era distesa sull’erba calda, gli occhi chiusi e la mente sgombra.

Era estate, l’estate benedetta dal riposo, il momento del’anno in cui poteva prendere una stuoia, un libro, l’mp3 e le sigarette e stare in pace con il mondo.

I raggi del sole le accarezzava il volto rilassato quasi sorridente…

Un aereo passa veloce e io mi fermo a pensare a tutti quelli che partono, scappano o sono sospesi per giorni, mesi, anni in cui ti senti come uno che si è perso tra obbiettivi ogni volta più grandi..
Era stato un anno semplicemente straordinario, denso di avvenimenti, che aveva ripagato i precedenti sedici vissuti in una noia stordente.

Si portò una mano al collo e accarezzò una collanina d’argento, fatta di tanti piccoli ovali cavi, era di Itachi e a volte era così strano sentirla lì, fredda e reale, sulla pelle.

Lui diceva che gliel’avevano regalata i suoi genitori, che era il loro unico ricordo e l’aveva data a lei, in cambio di quella stupida collanina rasta di perline che portava sempre.

[“Yukari….”

“Si?”

“Quest’estate devo andare a Kyoto da mio zio….”

Lei l’aveva guardato stralunata, un’intera estate senza vedersi?

Aveva represso le lacrime, ma forse lui le aveva viste lo stesso perché l’aveva abbracciata forte.

“Cretina…puoi piangere.”

“Idiota! Come cazzo faccio un’estate intera senza di te, eh?”

Lui si era staccato e si era tolto la collana per poi allacciargliela al collo.

“Così ti ricordi di me….”

“Cr-cretino! non mi scorderei di te nemmeno se dovessi morire…”

E le lacrime erano scese, copiose, mentre lei si toglieva a sua volta la sua collanina di legno.

“Tienitela tu questa allora….Me la ridarai quando torni ….Così ogni tanto mi pensi.”

Lui aveva sorriso ed era arrossito.

Quelle collane erano il simbolo di una promessa, della loro promessa.]
Succede perché, in un instante tutto il resto diventa invisibile, privo di senso e irraggiungibile per me, succede perché fingo che va sempre tutto bene ma non lo penso in fondo.

Sorrise impercettibilmente.

Una nuvola oscurò il sole, le prime note di “Redemption Song” le invasero dolcemente il cervello e una lacrima le solcò una guancia.

[“Naruto, non ci pensare o ti castro, entiendi?”

Karin aveva trucidato con lo sguardo il biondo che la stava aiutando a portare una borsa frigo carica di bottiglie verso il parco.

Era l’ultimo giorno di scuola e avevano deciso di fare un picnick, lei aveva portato un paio di teglie di tiramisù come dolce e guardava divertita la rossa e il biondino battibeccare.

“Non me ne frega nulla se hai visto un negozio di ramen, demente!

Tra poco andiamo a mangiare e quella santa di Hyuga te ne ha fatto un tir di ramen…

Non osare mollarmi qui!” il biondo era scappato, mentre Tsuki imprecava come uno scaricatore di porto.

Erano arrivate al parco poco dopo, gli altri stavano già sistemando tutto.

Hinata era subito partita a recuperare il suo ragazzo, Itachi le si era avvicinato.

“Ciao bella straniera dagli occhi azzurri.”

“Ciao neko.”

Hinata  era tornata con Naruto e il ragazzo era subito scappato inseguito da Karin.

“Sono pazzi vero?”

“Un po’, ma li amo lo stesso tutti.”

“Ma tu mi ami di più vero?”

“Bho…posso pensarci?”

“Intanto che pensi, senti questo.”

Aveva tirato fuori la sua chitarra e aveva iniziato a suonare “Redemption song”, sussurrando piano le parole con la sua voce roca.

Aveva sentito qualcosa che le si smuoveva dentro, aveva i brividi lungo la schiena, nonostante il caldo e stava piangendo senza vergognarsi di farlo.

Quell’esecuzione le aveva toccato il cuore, era stata fatta apposta per lei, scegliendo la sua canzone preferita di sempre.

“Fa così schifo, Yidashi?”

“No demente…”

La voce le era uscita spezzata.

“è la cosa più bella che abbia mai sentito, nonché la cosa più bella che qualcuno abbia fatto per me.

È ovvio che ti ami, ma in questo momento ti amo di più che se mi avessi regalato un solitario.”

L’aveva baciata senza dire nulla, forse commosso.]

Le mancava terribilmente , ma a causa di quel carattere chiuso che si ritrovava non riusciva a dirglielo , a farglielo capire, nemmeno alla stazione.

Si voltò a pancia in giù.

“Nascondi ancora le lacrime, eh Yidashi?”

Si era voltata di scatto,. Lu era lì che sorrideva sbilenco, davanti a lei.

Gli volò in braccio.

“Piano, che m’ammazzi!”

“Che ci fai qui?”

Rantolò mentre gli inondava la maglietta di lacrime, mentre lui le accarezzava divertito la testa.

“Mi rompevo a Kyoto…mio cugino, poi…”

“Si Tobi è una piaga…”
“Ma come fai a saperlo?”

“Sono una strega Monsieur.

E ora mi baci ?

O devo farti una richiesta scritta ? “

Non se lo fece ripetere due volte e la baciò con tra sporto.

Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere, dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire.

 

Il treno percorreva la pianura, cullandolo con il suo rumore ritmico.

Era incredibile.

Lui aveva sempre amato quelle estati trascorse a Kyoto, isolato da tutti, ma stranamente quell’anno era partito controvoglia e la collanina di legno che portava al colo ne era la prova.

Sapeva vagamente di cocco e di sigarette, era innegabilmente di Yukari, anche se non avesse saputo che fosse stata sua.

La strinse con forza, pregando che il treno accelerasse.

Incredibile, ma vero, quella nanerottola acida e dolce allo stesso tempo gli mancava da morire.

Era bello vedere che il verde ritorna e che si svegliano i ghiri
Era bello sapere che dopo l'inverno la voglia ritorna anche a te.

Eppure lei non aveva nulla di speciale.

Quando aveva capito che Yukari era davvero importante per lui?

Forse quando a San Valentino le aveva regalato un’ acchiappasogni e l’aveva vista illuminarsi come una bambina?

Non lo sapeva.

[“E così sei davvero innamorato…”

L’affermazione di suo fratello l’aveva fatto cadere dal letto.

“IO e lei siamo in prova…”

“Bugiardo..”

Sasuke aveva sorriso trionfante.]

Finalmente il treno arrivò in stazione e lui scese di corsa, travolgendo passeggeri innocenti e fu sotto casa sua.

Inaspettatamente gli rispose Deidara.

“Mia sorella è al parco.”

Era bello sapere che solo d'estate come gli insetti sui fiori
Era bello vedere i capelli bruciare e cambiare colore

Sbuffò e prese la prima corsa che l’avrebbe portato da lei.

[“Itachi…bella questa canzone!”

Naruto gli aveva sorriso raggiante.

“NO davvero, è stupenda! Dolce e arrabbiata allo stesso tempo.

C’è una vena di malinconia, di rabbia e di dolcezza. Somiglia a lei…”

“Deficiente!”

Aveva imbracciato la chitarra e aveva incenerito il biondino con lo sguardo pensando :

” Ma a lei piacerà?”]

La vide da lontano, mentre si avvicinava si voltò a pancia in giù.

Sorrise.

Sorrideva mentre lei quasi lo mandava a gambe all’aria e mentre gli inondava la maglietta di lacrime.

Fu il bacio più bello che avesse mai ricevuto.

Era bello vederti nuotare andare in fondo per poi risalire
Era bello star svegli la notte e tutto il giorno dormire
Era bello il mondo prima che arrivassi te

“Yukari…Posso farti sentire una cosa?”

Lei annuì e lui tirò fuori la sua chitarra, iniziando a suonare la melodia della “sua” canzone.

Lei sorrideva e in quel momento lui si sentiva assolutamente completo, forse il mondo prima di lei era stato bello, ma con lei era quasi perfetto.

 

Era sdraiato a letto, senza voglia di fare, osservava senza reale interesse le tende della sua finestra che si muovevano per la leggera brezza.

Era in casa da solo, suo fratello era a Kyoto, anche se un presentimento gli diceva che l’avrebbe avuto presto tra i piedi, Yukari al parco in preda alla malinconia e Michiyo in America.

Chiedimi
Se io sono come te

Chissà dov’era Sakura?

Sembrava che il destino fosse contro di loro.

[“Sakura cosa c’è?”

Lei l’aveva guardato un po’ triste.

“C’è che in Inghilterra ho conosciuto un tipo e adesso continua a tampinarmi anche se gli ho detto che sono fidanzata.”

Ci era finito a botte, rompendogli i due denti davanti e togliendosi una soddisfazione.]

Si alzò e si portò davanti allo specchio, l’immagine di un ragazzo alto, con i capelli neri lo guardò perplesso.

Si soffermò a guardare gli occhi, erano neri e contornati da uno spesso strato di matita.

Cosa c’era di male?

Picchiami
Se non riesco a stare qui

Sbuffò contrariato e tornò a sdraiarsi in attesa di una chiamata della rosa.

[“Tu vorresti uscire con questo qui?”

Il padre di Sakura l’aveva squadrato con una lunga occhiata schifata.

“Si, papà. Lui è il mio ragazzo!”

“Io ti proibisco di vederlo! Non lascerò che tu esca con un tossico!”]

Il telefono squillò, lui rispose immediatamente.

“Ciao Sakura!”

“Ohi Sasuke! Muoviti a scendere che mio padre non sa che sono qui!”

Scese volando le scale e saltarono entrambi sul vecchio motorino di Itachi, diretti verso il mare.

Questo veleno poi
Mi porta via
Lasciando in un istante
Tutto un vuoto nella mente

Era incredibile, ma per lei si sarebbe buttato nel fuoco a cuor sereno, era come un veleno che ottenebrava le sue capacità mentali, un magnifico veleno verde e rosa…

 

Era inchiodata al chioschetto di Teuchi-san, come al solito.

Un bicchiere di liquido davanti, come  al solito.

La solitudine come prospettiva, come al solito.

Aveva passato l’anno, ma i suoi non l’avevano perdonata, quindi detestava rimanere a casa tra occhiate indifferenti o di biasimo.

Era così che il chiosco era diventato casa sua e Teuchi una specie di famiglia.

“Ai…”

“Si teuchi?”

“Come va a casa?”

Male…”

'Cause I'm just a girl, little 'ol me
Don't let me out of your sight

L’uomo scosse la testa.

“Vorrei poterti aiutare….”

[“Mamma, papà! Mi hanno promossa!”

“è il tuo dovere, Ai.

Non c’è nulla di strano.”

“Ma io….”

I loro sguardi l’avevano gelata.

“Si. Avete ragione.”

Era andata in camera sua, tutta la gioia di poco prima svanita.

Perché finiva sempre così?

Le lacrime avevano iniziato a bagnare il cuscino.]

I'm just a girl, all pretty and petite
So don't let me have any rights

Teuchi le porse un piatto di ramen.

“E gli altri?”

“Yidashi  in crisi malinconica perché Itachi è a Kyoto e Sakiyourai è in America.”

“E Sasuke?”

Rimase in silenzio per un po’.

“IO e lui non dobbiamo vederci per un po’.”

L’uomo annuì.

[“Ai.”

“Cosa c’è Uchiha?”

“Perché sei così fredda e scontrosa con me?”

La domanda l’aveva sorpresa, se ne era accorto?

“Sono sempre così.”

“No, con me lo sei di più.

HO fatto qualcosa?”

“Sasuke è meglio che tu non lo sappia.”

“No, Ai. Non puoi cavartela così, voglio la verità!”

Rimase in silenzio per un tempo interminabile.

“Credo di essermi presa una cotta per te.”

Il ragazzo rimase in silenzio.

“Ho Sakura.”

“Lo so.”

“Forse è meglio non vederci per un po’.”

“Forse…”]

Finì la sua ciotola e mise i soldi sul bancone.

“Ciao Teuchi, grazie per sopportarmi sempre.”

Uscì nella via assolata, la gonna della divisa estiva leggermente mossa dal vento.

Si mise l’mp3 nelle orecchie e tentò di non pensare, anche se sapeva che era inutile, che lui era sempre lì.

Andò a sbattere contro qualcuno, sentì il rumore di qualcosa che cadeva a terra e così riemerse dalla sua trance personale, mentre anche lei finiva lunga e distesa sul marciapiede.

Un ragazzo dai lunghi capelli castani era a terra accanto a lei, si perse nella contemplazione dei suoi occhi castani, erano dolci e preoccupati.

Stava riempiendo lei di premure, lei che l’aveva investito con la grazia di un bisonte, senza curarsi della sua spesa.

“Tranquillo sto bene!

Ma la tua spesa?”

“Adesso la raccolgo…posso sapere come ti chiami?”

“Ai e tu?”

“Haku.”

Si sorrisero e lei seppe che qualcosa stava cambiando, nel suo piccolo mondo noiosa.

I'm just a girl in the world...

 

Amava avere il vento tra i capelli, la sensazione di libertà mentre correva sul motorino abbraccia a Sasuke.

In fuga, lontano da tutti.

Liberi.

You and me together
Through the days and nights
I don't worry 'cause
Everything's gonna to be alright

Aspirò il profumo dei suoi capelli e sorrise, un sorriso luminoso che le fece scintillare gli occhi verdi.

“Sono libera. Sono dove vorrei essere, con chi vorrei essere.

Si fottano tutti.”

[“E così tu e Sasuke vi siete chiariti.”

La voce di MIchiyo le suonò fredda e metallica.

“Si.”

“Senti Haruno, io e te non saremo mai migliori amiche. Non ci scambieremo mai vestiti o cose del genere.

Non ho una buona opinione di te, puoi avere ingannato Yukari, ma non ne sono sicura, forse lo fa solo per Sasuke, ma non me.

Ti tengo d’occhio. Non lascerò che Sasuke soffra per te.

Solo io posso maltrattarlo.”

Le venne da ridere, ma capì che la viola era seria.

“Si, capisco Michiyo.

Non voglio farlo soffrire, spero non succederà.”

“Anch’io, tengo al corvo emo.”

Si era allontanata a passi di marcia, era strano che Michiyo si desse così da fare per lui, quando fino a poco tempo prima non lo sopportava.]

Il motorino si fermò, la spiaggia si stagliava davanti a loro, stranamente vuota.

“Chissà perché non c’è nessuno…”

“Forse sono tutti al lavoro…”

“Bho…Ci facciamo un okonomiyaki?”

“Ci sto, è quasi mezzogiorno.”

Si avviarono mano nella mano verso un chioschetto.

“Esiste la possibilità che tuo padre la smetta di volermi vedere morto?”

“Dagli tempo. È testardo e non riesce ad accettare subito le novità.”

“Ecco a chi somigli…”

“Mi dai della testarda?”

“mi volevi e mi hai preso, cos’ è questa se non testardaggine Cherry?”

“Amore, corvaccio che non sei altro.”

Scoppiarono a ridere.

People keep talking they can say what they like
But all i know is everything's gonna to be alright
No one, no one, no one
Can get in the way of what I'm feeling

 

Hey dad look at me
Think back and talk to me
Did I grow up according to plan?

La sua camera era un casino, un immenso casino brulicante di cose, il letto sfatto, i vestiti sparsi dappertutto tranne che nell’armadio,le foto, i libri di scuola, la vecchia chitarra elettrica buttata in un angolo, quella acustica invece era stata accuratamente messa al riparo.

Si mise le mani nei capelli, perché era entrata nella camera di Naruto?

I suoi occhi bianchi si rannuvolarono, ci era entrata per non pensare a suo padre, che le aveva rovinato la vita e continuava a rovinargliela.

Era incredibile quello che aveva fatto, credeva che sarebbe potuto succedere solo nei drammi di second’ordine e invece era successo a lei, Hinata Hyuga, quindici anni.

Cominciò a raccogliere i vestiti di Naruto e ad annusarli per vedere quelli che potevano tornare nell’armadio, quelli che andavano messi all’aria e quelli che andavano classificati come armi chimiche.

L’ultima maglia ci era andata vicina…

And do you think I'm wasting my time doing things I wanna do?
But it hurts when you disapprove all along
And now I try hard to make it
I just want to make you proud
I'm never gonna be good enough for you

Suo padre l’aveva buttata fuori di casa, non prima di avere tentato di combinargli un matrimonio con un cerebroleso pieno di soldi.

Dio, che schifo.

[“Hinata!”

La voce imperiosa di suo padre era risuonata come una fucilata nell’immensa villa e lei aveva chiuso depressa la conversazione con Naruto.

“Mettiti un kimono carino e non parlare , questa sera vengono delle persone importanti.”

Lei aveva annuito e ben presto si era trovata immersa nella solita cena noiosa, con un’arpia e un ragazzino borioso fino a che una domanda dell’arpia l’aveva risvegliata.

“Come ti sembra il tuo futuro marito, Hinata?”

“Il mio futuro marito?”

“Si. Non te l’ha detto tuo padre? Tra tre anni tu e Ranmaru vi sposerete.”

“Penso che sia un’idiota borioso e che piuttosto che sposarmi con lui preferisco tagliarmi le vene seduta stante.”

Aveva risposto furiosa, suo padre l’aveva fulminata con lo sguardo.

La cena era finita lì, ma suo padre l’aveva affrontata dopo, erano volate parole grosse.

“IO comando in questa casa, Hinata, non tu.

Se la cosa non ti sta bene raccatta i tuoi quattro stracci e vattene, non ho bisogno di una figlia così.”

Lei non aveva pianto, aveva mantenuto la sua dignità, facendo uno zaino di cose strettamente necessarie e andandosene.

Solo in strada e poi a casa di Naruto aveva pianto mentre lui la abbracciava forte.]

I can't pretend that
I'm alright
And you can't change me
Lentamente la camera stava tornando a un aspetto normale, lei sorrise .

Era rimasta a casa del suo baka, anche grazie all’aiuto di sua zia Sachiko, la sorella di sua madre, che l’aveva aiutata.

[“Hinata…io non ho mai sopportato tuo padre, mi sembrava un tipo freddo e incapace di amare, ma tua madre l’amava,credo anche lui la amasse.

Quindi…dopotutto mi sono sbagliata…ma non posso sopportare quello che ti ha fatto.

Tu sei forte Hinata e io ti aiuterò, se il signor Umino è d’accordo puoi rimanere qui.”

“Grazie zia , grazie!”]

Sua zia credeva fosse forte, ma  lei lo era grazie alle persone che credevano in lei, grazie a Naruto, Neji, sua sorella, Yukari, Michiyo e tutte le altre della scuola.

Suo padre non avrebbe mai creduto che lei fosse forte, ma ora non le importava, stava tentando di costruirsi un equilibrio senza di lui e forse ci stava riuscendo.
'Cuz we lost it all
Nothing lasts forever
I'm sorry
I can't be perfect
Now it's just too late and
We can't go back
I'm sorry
I can't be perfect

Oggi ho aperto la mia finestra
C’era il sole e l’aria era fresca
E ho soffiato via la polvere dal davanzale
Ed è stata una liberazione

Era in camera a tentare di concentrarsi su una tavola di geometrico, senza risultati, accompagnato dalle note del pianoforte di Hanabi che salivano dal salotto.

Poteva essere Chopin o Mozart o Beethoven, non lo sapeva, aveva sviluppato un’avversione per la musica classica da quando suo zio aveva tentato per anni di insegnarli a suonare il piano, scontrandosi con la sua incapacità.

Quel fallimento un po’ gli bruciava ancora, ma se ne era fatto una ragione, quella era stata l’unica volta in cui non si era dimostrato all’altezza delle aspettative del tiranno.

Depose la matita.

Al vecchio non era importato molto, in fondo lui non era che il nipote, lui non aveva più importanza di quanta ne avesse Hinata, che era sua figlia.

Sentì una rabbia invaderlo, lei non si meritava questo trattamento!

[Un lieve bussare aveva interrotto il suo sfogo silenzioso di rabbia.

“Neji…”

“Oh Hanabi…”

La bambina gli si era buttata tra le braccia, in lacrime.

“Oh Neji! Io odio mio padre! Come ha potuto fare questo a Hinata!

Io non voglio essere un giocattolo!

Io voglio una famiglia normale!

Forse un giorno la mia vera famiglia mi verrà a prendere,,,,”

Neji rimase in silenzio, come poteva non essere figlia di Hiashi se era la sua coppia vivente?

“Che cretina…gli somiglio troppo per non essere sua figlia vero?”]

Irritato, il ragazzo accese lo stereo, le note di una canzone dei Modena City Ramblers iniziarono a diffondersi per la stanza.

“Neji!”

Il vecchio era salito irritato.

“Spegni questo schifo tua cugina si deve esercitare!”

“Questo schifo, mi piace, signore.”

Sottolineò con disprezzo l’ultima parola.

“Te l’ha passato quella pazza furiosa con cui esci? Quella poveraccia?

Quando la pianterai di frequentarla? non è degna di essere una Hyuga!”

“ e tu non sei degno di essere definito umano. Un padre non fa questo alla figlia!”

Lo schiaffo non tardò ad arrivare, ma Neji gli rise in faccia, in quel momento, in quello sfogo di rabbia infantile, suo zio aveva perso la sua apparenza di dio e si era mostrato per il meschino che era.
Mi sentivo quasi rinato
Non so bene come mi sono alzato
Ho realizzato che ero malato

I passi dello zio si allontanarono furiosi, Neji continuava a ridere, divertito da anni di paura e di rabbia e aprì la finestra della sua camera, respirando a pieni polmoni l’aria.

Il cielo era limpido, senza una nuvola, effimeramente azzurro  e perfetto come solo in una mattina d’estate può apparire ad un’adolescente.

Azzurro come quel giorno, azzurro come il colore dei suoi sogni.

[Era una mattina di metà maggio, erano sdraiati al parco, lui e Tayuya, saltando scuola e guardando il cielo.

Azzurro, calmo, rilassato.

“Da grande voglio viaggiare Neji, voglio vedere il mondo.

Voglio vedere se davvero il cielo è sempre uguale dappertutto.

E tu?”

“Io non posso decidere…dopo il liceo dovrò iscrivermi a Economia.”
“Ma se potessi?”

“Viaggerei per i mondo con i colori e un cappello per raccogliere l’elemosina.”

“Allora viaggeremo insieme e torneremo solo quando finiremo di colorare il mondo in cui ci piacerebbe abitare.”

“Bandabardò.”

“Anche, ma non solo, ricordatelo.”]

Ma Oggi ho aperto la mia finestra
C’era il sole e l’aria era fresca
Si vedevano le montagne dietro la città
E sembravano così vicine che potevo quasi toccarle

Il vibrare del cellulare lo distolse dai suoi pensieri, era arrivato un messaggio.

Era di Tayuya, lo invitava al parco.

Prese l’album da disegno e uscì di casa tra gli strepiti di suo zio, sorridendo come un cretino.

Forse avrebbe davvero dipinto il mondo in cui gli sarebbe piaciuto abitare e probabilmente avrebbe finito per essere un mondo folle, a colori vivaci, come lei.

Forse si o forse no, quello che contava era il profumo della libertà che stava sentendo.
Sono sceso così per strada
E sotto casa mi aspettava lei

 

E anche per quel giorno erano finite le prove, sbuffando rimise via la chitarra, Yukiko li aveva spremuti.

“Naruto…Come sta Hinata?”

Guardò il batterista con un misto di gratitudine e risentimento, lo ringraziava perché si preoccupava per lei e lo odiava per lo stesso motivo.

“Meglio.”

Rispose diplomatico per non inimicarsi Kiba, poi uscì, senza salutare nessuno in particolare e inforcando la bici.

Solitamente era un tipo cordiale e vivace, sempre allegro, ma in quel periodo si sentiva parecchio arrabbiato con il mondo, era inconcepibile che succedessero ancora cose del genere!

Pedalò più veloce per sfogare la rabbia, Hinata stava male e lui poteva aiutarla fino a un certo punto, se solo avesse potuto sarebbe entrato nella testa di quel vecchio stronzo pur di vederla sorridere.

So this world
Is too much
For you to take
Just lay it down in front of me

Lasciò cadere la bici e salì le scale di corsa.

“Ciao Hinata!”

“Ciao Nacchan!!”

“Hina… che stai facendo?”

Lei gli sorrise allegra, con una cesta di panni sporchi in mano.

“Sistemo i tuoi panni!”

Lui scosse la testa e scoppiò a ridere, era allegra e solo questo contava.

[le sue lacrime gli bagnavano la maglia, i suoi singhiozzi erano soffocati contro la sua spalla, lui le accarezzava piano la testa, senza sapere bene cosa fare.

“Hinata…puoi rimanere qui, io ….

Ti aiuterò, non so come ma lo farò.”

Lei aveva singhiozzato più forte e si era stretta di più a lui.]

“Mi ha detto Kiba di salutarti.”

“Salutamelo.”

“Hinata…. IO vorrei aiutarti di più…”

Si era seduto al tavolo, lei si era seduta davanti a lui.

“Tu stai già facendo tantissimo! Il solo fatto che tu sia qui mi aiuta!

Sei la mia famiglia, a te affiderei la mia vita, chiaro?”

“Grazie Hinata, anche tu sei la mia famiglia.”

Aveva mormorato arrossendo.
I'll be everything you need
In every way
We believe

Era vero, lui ci credeva con la forza e l’energia dei quindici anni e forse con la forza di chi ha trovato il suo amore per sempre.

 

Ma ricorda noi
Non saremo mai come voi
Non saremo mai come voi, siamo diversi

Le Kiwido giravano veloci, una due volte, poi si incrociavano creando strisce di colore contro il cielo azzurro.

Per lei quello era poetico, dare un tocco di colore al mondo era arte, era migliorare la vita di tutti, senza spendere molto.

Le fece incrociare di nuovo davanti a lei, muovendo i piedi come se stesse danzando al suono di una musica interiore e gli ovali di stoffa la seguirono docili, come pappagalli ammaestrati, come schegge di colore al suo servizio.

A lei bastava poco per essere felice, una giornata di sole, l’erba sotto i piedi, le kiwido tra le mani e il mondo spariva.

La sua mente si sgombrava, lo zio di Neji, sua madre che la pressava per i voti, il malumore, tutto spariva.

Quando le depose per terra, scoppiò un’ applauso spontaneo, lei arrossì e si inchinò.
Puoi chiamarci se vuoi
Puoi chiamarci se vuoi ragazzi persi
La vita lontana da ogni cliché
Cercala è dentro di te

Dopo che la massa se ne fu andata, apparve lui, sorridente, con addosso una maglietta rossa .

“Ciao Schizzata…”

“Ciao vecchio giovane!”

Si sorrisero a vicenda ed era bello farlo una volta di più.

[“Cosa c’è Neji?”

Si era scostata dal suo abbraccio come se avesse preso la scossa, era sicura che le nascondesse qualcosa.

“Mio zio non vuole che ci frequentiamo.”

“Perché?”

Non le aveva risposto, ma in fondo bastava guardare i suoi pantaloni larghi e il resto per capire come allo zio di Neji non andasse a genio.

“Non mi importa di lui, davvero.

Io non ti mollo.”

Ma il dubbio si era ormai insediato in lei.]
La vita lontana da ogni cliché
Cercala è dentro di te

“Cosa facciamo, Tayuya?”

“Ho visto un mercatino. Ti va se ci andiamo?”

“Si!”

Si avviarono mano nella mano, girarono tra le bancarelle piene di vestiti e oggetti etnici.

“Forse non è il tuo tipo di oggetti….”

“No, ti sbagli, quei pantaloni sono carini!”

Neji indicava un paio di pantaloni a tre quarti, a righine azzurre, verde acqua e verdi.

“Davvero?”

“Si.”

Senza battere ciglio se li provò e li acquistò.

“Ma…”

“Si non sono da me, ma mi piacciono e ho deciso di smetterla di farmi problemi.”

Lei capì che in parte era riferito a lei e sorrise.

 

Aveva smontato e portato a casa la batteria con l’aiuto di Shika e Yukiko, era moderatamente soddisfatto delle prove, amava stare con i ragazzi e in fondo adorava anche quella dittatrice dalle meches blu.

La batteria era parte importante della sua vita, insieme ai graffiti, ad Akamaru e agli amici,era un ragazzo semplice e casinista a cui bastava poco per essere felice.

“Tutto bene fratellino?”

“Si, Hana. Adesso vado da Hinata.”

“Ma ti piace ancora?”

“A chi non piace Hinata? Ma adesso so che non sarà mai la mia ragazza.”

Il ragazzo sorrise e sua sorella gli scompigliò affettuosamente i capelli castani.

“Sono contenta per te, Kiba. Vedrai che troverai qualcuno.”

Lui le sorrise di rimando, forse aveva già trovato qualcuno.

Ma Quando Poi La Vide Ridere

Sola A  Quel Concerto Che Ballava

Capì Cosa Vuol Dire Vivere

Prese il suo skate e si avviò verso casa di Naruto, senza pensieri, scivolando rapido tra la folla.

[“Kiba!”

“Cosa c’è baka?”

Il castano aveva bevuto un altro sorso di birra prima di guardare il biondino.

“Quella non è Asami?”

Aveva seguito il suo sguardo e aveva visto una ragazza dai capelli mechati di rosso che ballava a tempo di una canzone dei Vanilla SKy.

Asami.

Qualcosa si era smosso dentro di lui, l’immagine di Hinata era svanita immediatamente, sostituita da quella di quel tornado di Amaya.]

 - E Nel Petto Il Cuore Gli Scoppiava BOOM

 Lo So Che Sembra Così – Sbagliato

Suonò al campanello degli Uzumaki, la voce gaia di Naruto lo invitò a salire.

Percorse quella scala un gradino alla volta, in preda a sentimenti contrastanti come ogni volta che doveva vedere la Hyuga, ma quando aprì la porta capì che era tutto inutile.

Fu come una liberazione, Hinata e Naruto erano talmente in sintonia,da far sospettare che la storia delle due metà della mela fosse vera e non una sciocchezza inventata tanto tempo prima.

“Ciao Kiba!”

“Ciao ragazzi! Hina, come stai?”

“Bene. Tu?”

“Non c’è male…”

La ragazza gli si avvicinò, lo guardò dritto negli occhi e sorrise.

“Chi è?

“Quella che ti ha fatto dimenticare me.”

“Segreto, piccola.”

Ma A Me Va Bene Star Qui - Stonato Lo So Che Sembro Così Fumato

Ma Dammi Solo Una Possibilità

Da quel concerto, l’immagine di Asami gli era tornata in mente più e più volte e chissà perché anche l’idea per un nuovo murales.

Chiodo scaccia chiodo, chissà se con lei sarebbe andata meglio?

 

I can be an asshole of the grandest kind
I can withold like it's going out of style
I can be the moodiest baby
And you've never met anyone
As negative as I am sometimes

Era in camera sua, con la schiena appoggiata alla testiera del letto, in mano una chitarra da cui traeva ogni tanto qualche accordo, perché anche lei, Yukiko sapeva suonare un pochino.

Aveva sempre amato il rock e intorno agli otto anni aveva iniziato a martellare suo padre Shikato per avere una chitarra, avendola vinta.

Si era impegnata a lungo, senza ottenere risultati, finche intorno ai quattordici anni aveva rinunciato ai suoi sogni di gloria e seguendo il consiglio di Sasori l’aveva tenuto come hobby, ripromettendosi di aiutare suo fratello e la sua band.

La porta della camera si aprì, suo fratello entrò e con malagrazia si sedette sul suo letto, accendendosi una sigaretta.

“Cos’è l problema?”

“Nessuno”Rispose lei continuando a suonare.

“Quando ti metti a suonare la chitarra, hai un problema, seccatura. Dimmi qual è che così lo risolviamo e io posso finire matematica.”

Smise di suonare.

“Ho visto Sasori parlare con una biondina, sembrava dolce e fatta apposta per lui.”

“Tu sei fatta apposta per lui, piantala di farti paranoie.

Vi amate dall’asilo.”

“Ma io…”

“Tu niente, tu non vali meno delle altre, credi un po’ in te Yukiko.”

“Stronzo. Grazie comunque.”

Riprese a suonare più serena.

I am the wisest woman you've ever met
I'm the kindest soul with whom you've connected
I have the bravest heart that you've ever seen
And you've never met anyone
As positive as I am sometimes

Il suono del cellulare la interruppe, si alzò per vedere chi fosse, era Sasori.

“Ciao Yukiko. Ti va se andiamo a un concerto stasera?”

“Certo che mi va!”

“Va bene, alle 9:00 sotto casa tua e…. Non ho intenzione di mollarti per mettermi con la biondina con cui mi hai visto, è un’idiota.”

Lei sorrise.

“Grazie.”

Forse lei non era la persona migliore del mondo, probabilmente era solo una stronza, ma quando era con lui stava davvero bene.

Lui conosceva i suoi scarsi pregi e i suoi tanti difetti e li accettava con quel sorriso zen che amava.

“Ti ho mai detto che ti amo, scorpione?”

“A volte, ma fa sempre piacere sentirselo dire, Yukiko.

Ti amo anch’io, pazza.”

Chiuse la telefonata.

“Va meglio sorella’”

“Va a meraviglia fratello, va così bene che ho paura a essere felice, perché non voglio attirarmi l’invidia degli dei.”

“Anche se te l’attirerai, ci sarà sempre qualcuno con te per sopportarla, lo sai vero?”

“Si, ora lo so.”

[Sasori…ti amo davvero, come non credevo fosse, possibile…grazie…]

You see everything
You see every part
You see all my light
And you love my dark
You dig everything
Of which I'm ashamed
There's not anything to which you can't relate
And you're still here

 

Sbuffò di pessimo umore, com’era possibile che in una mattina d’estate lei fosse china a scrivere una lettera che probabilmente non avrebbe mai visto la luce?

L’epoca vittoriana era passata da un pezzo , ma lei era lì davanti a quel foglio bianco a tentare di estrarre in qualche modo quello che provava, quello che sentiva perché aveva il terribile sospetto di essersi presa una cotta con i fiocchi per un certo batterista con la passione per i graffiti.

Non era da lei, non era assolutamente da lei, lei era una ragazza che preferiva agire, ma quando si trovava davanti a lui perdeva tutte le sue facoltà intellettive.

Scagliò la penna contro il muro.

Here's a letter for you
But the words get confused
And the conversation dies

La raccolse sospirando, così non avrebbe risolto nulla.

[Guardava incantata il murales prendere forma lentamente, i colori occupare il posto che era stato pensato per loro dall’artista.

Era magia, era conforme alla concezione di Tayuya di arte, ma per lei, Asami, era semplicemente bello.

Bello il murales, bello il writer.

Non sapeva quando si era accorta che Kiba fosse bello, ma ora questa consapevolezza non l’abbandonava mai.

“è veramente bravo.”

La voce di Meg le arrivò da lontano.

“Si, è proprio bravo, vero Asa?”

“Si’ Chiyo.”

La viola aveva ghignato.

“LA piccola Asa si è innamorata!”

“Io…uffa!”]

Apologize for the past
Talk some shit take it back
Are we cursed to this life

Riprese a guardare il foglio, sembrava che ogni ragazzo di cui si fosse innamorata avesse sempre per la testa qualcun’altra.

Lui era cotto di Hinata, non avrebbe avuto mezza possibilità.

Il bianco del foglio l’accecò per un’attimo e si chiese cosa stesse dicendo, lei non era così, lei non mollava mai.

Lei lottava per quello in cui credeva, fino alla fine, anche quando non c’era più nulla da fare.

Stracciò il foglio, basta paranoie!

Afferrò il telefono e compose un numero.

“Ciao Kiba, sono Asami.

Ti va di andare in piscina?”

“Ok!”

Sorrise, ora era di nuovo pronta a lottare.

“ok asami! Alla battagliaaaa!!!! In amore tutto è concesso!!!”

Quella era  la vera Asami e nessuno l’avrebbe mai cambiata.

 

La luce entrava a tratti in quella stanza buia, lui era seduto al tavolo, chino su un burattino che stava costruendo, la fronte aggrottata, gli occhi fissi sulle varie parti non ancora unite.

Sorrise vagamente, aveva le fattezze di una ragazza dai lunghi capelli neri ed era un’opera a cui stava lavorando da mesi, senza venirne a capo, aveva sempre l’impressione che mancasse qualcosa.

Aveva iniziato a preferire i burattini alle persone vere in seguito alla morte dei suoi, complici i lunghi pomeriggi passati a piangere nei camerini del teatro che gestiva sua nonna, tra maschere, costumi e marionette.

Era incredibile che le persone potessero morire per un motivo stupido come un camionista ubriaco, quell’incidente che l’aveva privato dei suoi genitori era una cicatrice che sanguinava ancora nonostante avesse diciassette anni, quasi diciotto e la gente lo considerasse un’essere senza sentimenti.

Era da poco che stava rivalutando le persone, era da quando stava con yukiko, da quando finalmente si era dichiarato.

[“Ti vedo felice, Sasori.”

Sua nonna gli aveva rivolto una lunga occhiata penetrante, come a voler scavare nella su anima.

“L’hai trovata.”

“Chi?”

“La ragazza che bilancia la tua forza silenziosa, con la sua voce.

Il burattino ha trovato l’anima.”

Il rosso sorrise.

“Credo di si.”]

La porta si aprì con un cigolio, sua nonna entrò accigliata, la lunga veste nera che frusciava,

“Cosa ci fai qui in una giornata d’estate, vampiretto?”

“Voglio finirlo.”

La donna si portò alla scrivania e gettò un lungo sguardo sulla marionetta.

“Non la finirai, piccolo.

Questa volta il modello reale supera la perfezione del burattino.”

Il rosso sorrise.

“Forse questa volta hai ragione nonna.”

Era da molto che non credeva alle persone, ma questa volta era diverso.

Ci credeva ciecamente.

No creo en políticos ni en militares. Solo creo en ti
No creo en banderas, no creo en fronteras, sólo creo en mi.

 

Era svaccato davanti alla televisione, la lunga frangia gli copriva l’occhio cieco, in mano aveva il telecomando, lo scettro del potere domestico.

Deidara Yidashi, diciassettenne, in una giornata qualsiasi d’estate, a pile scariche, senza la voglia di uscire o di costruire opere d’arte.

Sua sorella era al parco e a quest’ora l’Uchiha doveva averla già raggiunta.

[“Deidara… E tu quando ti trovi una ragazza?”

La domanda l’aveva spiazzato.

“Non mi interessano queste cose, guarda Yukari come si è rincoglionita!”

Sua madre sogghignò.

“Verrà il tuo turno, caro.”]

Sbuffò, lui non era granché, era anche cieco da un’occhio, quale ragazza l’avrebbe scelto?

And I wish I was special
You're so fuckin' special

Si accorse che un gatto nero lo guardava dalla finestra, i suoi occhi incrociarono quelli del felino, erano di un colore chiaro a metà tra l’oro e il verde, come gli occhi di Asahara.

In effetti quel gatto le assomigliava, era fiero, indipendente e nero come lei.

Syria era una bella ragazza, non era più la bambina che ricordava, ma aveva mantenuto dei comportamenti infantili dietro la maschera da dark.

Sorrise e una fitta piacevole gli attraversò lo stomaco, rendendolo felice e preoccupandolo allo stesso tempo.
But I'm a creep, I'm a weirdo.
What the hell am I doing here?
I don't belong here.
I don't care if it hurts

La mora non gli era indifferente realizzò preoccupato, era per quello che adorava parlare con lei, che adorava farsi fotografare da lei, quando come tutti gli Yidashi aveva una repulsione per la macchina fotografica.

Si prese la testa tra le mani e si fece i complimenti da solo, si era innamorato di una delle migliori amiche della sorella senza avere una minima possibilità con lei.

O forse no?

 

Camminava avanti e indietro per la stanza, sotto lo sguardo annoiato del suo cane, in preda al nervosismo.

Perché la deriva dei continenti non aveva portato l’America ad attaccarsi al Giappone, quella mattina?

Perché lui era andato in America?

Perché quel demente si era fatto vivo in quel modo?

Meg tirò un calcio all’aria.

Era nervosa, da un paio di settimane, Gaara era partito per l’America, costretto dal padre, insieme ai fratelli e a Michiyo, che aveva sclerato fino a che non l’avevano portata con loro, per rinsaldare l’unione familiare.

Che unione ci fosse era un mistero, dato che il tiranno Sabaku non era mai a casa e detestava tutti i suoi figli, Gaara in particolare per avergli strappato la  moglie nascendo.

“Lo dio, quello stronzo! Non sai quanto lo odio!”

Il cane uggiolò, spaventato dalla furia della padrona.

“Scusa bello, ma quello mi fa sclerare, per farmi perdonare ti porto a fare un giro.”

Raccolse il guinzaglio e lo agganciò al collare dell’Husky.

Son qui solo con il cane ci droghiamo di tivù

Questa cazzo di distanza non la sopportiamo più

Si avventurarono verso il quartiere del porto, il cane sembrava triste quanto la padrona quando finalmente arrivarono davanti alla panchina dove si erano messi insieme.

“Te la ricordi Zaike, quella notte?”

Il cane sembrò annuire.

[“Meg, quel cane mi odia.”

“Perché Gaara?”

“Mi guarda male.”

“Sei paranoico!”

“Mi odia da quando l’ho annegato quando ci siamo messi insieme!”

“Amore lo sai che ti amo perché sei pazzo?”]

Troppo ordine del resto quasi è tutto lì al suo posto

manca niente solo tu

Si sedette sulla panchina e accese una sigaretta, raccogliendo le gambe contro il petto.

Il fumo si disperse nel cielo a spirale lente, per un ‘attimo lo guardò poi rivolse di nuovo la sua attenzione all’orizzonte.

L’America non sembrava poi così lontana, eppure…

-…Gaara sbrigati a tornare, demente, che mi manchi!

Manda a fanculo tuo padre, che tanto non ti amerà mai….-

Questo si ritrovò a pensare, moderna e più prosaica Giulietta.

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Salve lettori! Nonostante ci sia scritto epilogo questo NON è l’ultimo capitolo, ce ne sarà ancora un altro, la seconda parte di questo e poi ci diremo addio.

Ho deciso di strutturarlo in questo modo, con un salto temporale e con brevi flashback, ogni personaggio accompagnato da una canzone, da qui il titolo^^.

Qui vi metto le canzoni elencate in ordine di personaggi.

Yukari Yidashi:”Imparare dal vento” Tiromancino

Itachi Uchiha:”Il mondo prima” Tre Allegri Ragazzi Morti

Sasuke UChiha:”Viola” Shandon

Ai takamura:” Just a girl” No Doubt

Sakura Haruno:” NO one” Alicia Keys

Hinata Hyuga:”Perfect” Simple Plan

Neji Hyuga:” la finestra” Articolo 31

Naruto Uzumaki;”We believe.” Good Charlotte

Tayuya Harukaze:”Mai Come voi” Tre allegri ragazzi morti

Kiba Inuzuka: “L’ultima bomba in città” Articolo 31

Yukiko Nara:”Everything” Alanis Morisette

Sasori Akasuna:”Seguimos en pie” ska-P

Deidara Yidashi:”Creep” Radiohead

Megumi Mimichi:” Il blues della lontananza” La famiglia Rossi

Spero vi piaccia e che non vi stufi troppo, AL PROSSIMO GLI ADDIIç_ç!

 

SLICE:Grazie dei complimenti1 spero che questo epilogo ti piaccia! Parli a me di pigrizia? Io sono la regina delle pigreXD! Alla prossima! Ciao!

 

ICEQUEEN:Ho soddisfatto la tua curiosità? Spero di si^^.

Grazie dei complimenti! Alla prossima!

 

HINANARU: sono veramente contenta che ti sia entrata dentro, perché così ho realizzato il mio scopo.^^

Si un po’ più di sangue ci sarebbe stato bene, ma forse poi la cosa sarebbe degenerata, no?

Alla prossima!

SHIZUE ASAHI: sono contenta che ti sia piaciuto, spero ti piaccia nche qst!

Ciau!

 

DIANA 88:il fatto che Sakura ha scoperto la sua coscienza è da festeggiare in effetti…Peccato che gli stronzi veri nonlo facciano…vabbuò.

Spero ti piaccia…

 

 LAURETTA92:DEidara è un genio, spero di avere parzialmente risposto alla tua domanda qui. Ciao!!

 

BECKILL: Ciao nee-chan e mia  beta reader! È arrivato Sid e questo epilogo ha visto la luce, anche se ti dico mi mancherà una cifra questa storia!

Sigh! Vabbe piangiamo la prossima volta.

Alla prossima e viva la corvo mobile!!!

 

   
 
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