EPILOGUE:THIRTY SONGS TO
SAY GOODBYE
Era distesa sull’erba calda, gli occhi chiusi e la mente sgombra.
Era estate, l’estate benedetta dal riposo, il momento del’anno in cui
poteva prendere una stuoia, un libro, l’mp3 e le sigarette e stare in pace con
il mondo.
I raggi del sole le accarezzava il volto rilassato quasi sorridente…
Un aereo passa veloce e io mi fermo a pensare a tutti quelli che
partono, scappano o sono sospesi per giorni, mesi, anni in cui ti senti come
uno che si è perso tra obbiettivi ogni volta più grandi..
Era
stato un anno semplicemente straordinario, denso di avvenimenti, che aveva
ripagato i precedenti sedici vissuti in una noia stordente.
Si portò una mano al collo e accarezzò una collanina d’argento, fatta di
tanti piccoli ovali cavi, era di Itachi e a volte era così strano sentirla lì,
fredda e reale, sulla pelle.
Lui diceva che gliel’avevano regalata i suoi genitori, che era il loro
unico ricordo e l’aveva data a lei, in cambio di quella stupida collanina rasta
di perline che portava sempre.
[“Yukari….”
“Si?”
“Quest’estate devo andare a Kyoto da mio zio….”
Lei l’aveva guardato stralunata, un’intera estate senza vedersi?
Aveva represso le lacrime, ma forse lui le aveva viste lo stesso perché
l’aveva abbracciata forte.
“Cretina…puoi piangere.”
“Idiota! Come cazzo faccio un’estate intera senza di te, eh?”
Lui si era staccato e si era tolto la collana per poi allacciargliela al
collo.
“Così ti ricordi di me….”
“Cr-cretino! non mi scorderei di te nemmeno se dovessi morire…”
E le lacrime erano scese, copiose, mentre lei si toglieva a sua volta la
sua collanina di legno.
“Tienitela tu questa allora….Me la ridarai quando torni ….Così ogni
tanto mi pensi.”
Lui aveva sorriso ed era arrossito.
Quelle collane erano il simbolo di una promessa, della loro promessa.]
Succede perché, in
un instante tutto il resto diventa invisibile, privo di senso e irraggiungibile
per me, succede perché fingo che va sempre tutto bene ma non lo penso in fondo.
Sorrise impercettibilmente.
Una nuvola oscurò il sole, le prime note di “Redemption Song” le
invasero dolcemente il cervello e una lacrima le solcò una guancia.
[“Naruto, non ci pensare o ti castro, entiendi?”
Karin aveva trucidato con lo sguardo il biondo che la stava aiutando a
portare una borsa frigo carica di bottiglie verso il parco.
Era l’ultimo giorno di scuola e avevano deciso di fare un picnick, lei
aveva portato un paio di teglie di tiramisù come dolce e guardava divertita la
rossa e il biondino battibeccare.
“Non me ne frega nulla se hai visto un negozio di ramen, demente!
Tra poco andiamo a mangiare e quella santa di Hyuga te ne ha fatto un
tir di ramen…
Non osare mollarmi qui!” il biondo era scappato, mentre Tsuki imprecava
come uno scaricatore di porto.
Erano arrivate al parco poco dopo, gli altri stavano già sistemando
tutto.
Hinata era subito partita a recuperare il suo ragazzo, Itachi le si era
avvicinato.
“Ciao bella straniera dagli occhi azzurri.”
“Ciao neko.”
Hinata era tornata con Naruto e
il ragazzo era subito scappato inseguito da Karin.
“Sono pazzi vero?”
“Un po’, ma li amo lo stesso tutti.”
“Ma tu mi ami di più vero?”
“Bho…posso pensarci?”
“Intanto che pensi, senti questo.”
Aveva tirato fuori la sua chitarra e aveva iniziato a suonare “Redemption
song”, sussurrando piano le parole con la sua voce roca.
Aveva sentito qualcosa che le si smuoveva dentro, aveva i brividi lungo
la schiena, nonostante il caldo e stava piangendo senza vergognarsi di farlo.
Quell’esecuzione le aveva toccato il cuore, era stata fatta apposta per
lei, scegliendo la sua canzone preferita di sempre.
“Fa così schifo, Yidashi?”
“No demente…”
La voce le era uscita spezzata.
“è la cosa più bella che abbia mai sentito, nonché la cosa più bella che
qualcuno abbia fatto per me.
È ovvio che ti ami, ma in questo momento ti amo di più che se mi avessi
regalato un solitario.”
L’aveva baciata senza dire nulla, forse commosso.]
Le mancava terribilmente , ma a causa di quel carattere chiuso che si
ritrovava non riusciva a dirglielo , a farglielo capire, nemmeno alla stazione.
Si voltò a pancia in giù.
“Nascondi ancora le lacrime, eh Yidashi?”
Si era voltata di scatto,. Lu era lì che sorrideva sbilenco, davanti a
lei.
Gli volò in braccio.
“Piano, che m’ammazzi!”
“Che ci fai qui?”
Rantolò mentre gli inondava la maglietta di lacrime, mentre lui le
accarezzava divertito la testa.
“Mi rompevo a Kyoto…mio cugino, poi…”
“Si Tobi è una piaga…”
“Ma come fai a saperlo?”
“Sono una strega Monsieur.
E ora mi baci ?
O devo farti una richiesta scritta ? “
Non se lo fece ripetere due volte e la baciò con tra sporto.
Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere, dalla
corrente a portare le cose dove non vogliono andare e avere la pazienza delle
onde di andare e venire, ricominciare a fluire.
Il treno percorreva la pianura, cullandolo con il suo rumore ritmico.
Era incredibile.
Lui aveva sempre amato quelle estati trascorse a Kyoto, isolato da
tutti, ma stranamente quell’anno era partito controvoglia e la collanina di
legno che portava al colo ne era la prova.
Sapeva vagamente di cocco e di sigarette, era innegabilmente di Yukari,
anche se non avesse saputo che fosse stata sua.
La strinse con forza, pregando che il treno accelerasse.
Incredibile, ma vero, quella nanerottola acida e dolce allo stesso tempo
gli mancava da morire.
Era bello vedere che il verde ritorna e che si svegliano i ghiri
Era bello sapere che dopo l'inverno la voglia ritorna anche a te.
Eppure lei non aveva nulla di speciale.
Quando aveva capito che Yukari era davvero importante per lui?
Forse quando a San Valentino le aveva regalato un’ acchiappasogni e
l’aveva vista illuminarsi come una bambina?
Non lo sapeva.
[“E così sei davvero innamorato…”
L’affermazione di suo fratello l’aveva fatto cadere dal letto.
“IO e lei siamo in prova…”
“Bugiardo..”
Sasuke aveva sorriso trionfante.]
Finalmente il treno arrivò in stazione e lui scese di corsa, travolgendo
passeggeri innocenti e fu sotto casa sua.
Inaspettatamente gli rispose Deidara.
“Mia sorella è al parco.”
Era bello sapere che solo d'estate come gli insetti sui fiori
Era bello vedere i capelli bruciare e cambiare colore
Sbuffò e prese la prima corsa che l’avrebbe portato da lei.
[“Itachi…bella questa canzone!”
Naruto gli aveva sorriso raggiante.
“NO davvero, è stupenda! Dolce e arrabbiata allo stesso tempo.
C’è una vena di malinconia, di rabbia e di dolcezza. Somiglia a lei…”
“Deficiente!”
Aveva imbracciato la chitarra e aveva incenerito il biondino con lo
sguardo pensando :
” Ma a lei piacerà?”]
La vide da lontano, mentre si avvicinava si voltò a pancia in giù.
Sorrise.
Sorrideva mentre lei quasi lo mandava a gambe all’aria e mentre gli
inondava la maglietta di lacrime.
Fu il bacio più bello che avesse mai ricevuto.
Era bello vederti nuotare andare in fondo per poi risalire
Era bello star svegli la notte e tutto il giorno dormire
Era bello il mondo prima che arrivassi te
“Yukari…Posso farti sentire una cosa?”
Lei annuì e lui tirò fuori la sua chitarra, iniziando a suonare la
melodia della “sua” canzone.
Lei sorrideva e in quel momento lui si sentiva assolutamente completo,
forse il mondo prima di lei era stato bello, ma con lei era quasi perfetto.
Era sdraiato a letto, senza voglia di fare, osservava senza reale
interesse le tende della sua finestra che si muovevano per la leggera brezza.
Era in casa da solo, suo fratello era a Kyoto, anche se un presentimento
gli diceva che l’avrebbe avuto presto tra i piedi, Yukari al parco in preda
alla malinconia e Michiyo in America.
Chiedimi
Se io sono come te
Chissà dov’era Sakura?
Sembrava che il destino fosse contro di loro.
[“Sakura cosa c’è?”
Lei l’aveva guardato un po’ triste.
“C’è che in Inghilterra ho conosciuto un tipo e adesso continua a
tampinarmi anche se gli ho detto che sono fidanzata.”
Ci era finito a botte, rompendogli i due denti davanti e togliendosi una
soddisfazione.]
Si alzò e si portò davanti allo specchio, l’immagine di un ragazzo alto,
con i capelli neri lo guardò perplesso.
Si soffermò a guardare gli occhi, erano neri e contornati da uno spesso
strato di matita.
Cosa c’era di male?
Picchiami
Se non riesco a stare qui
Sbuffò contrariato e tornò a sdraiarsi in attesa di una chiamata della
rosa.
[“Tu vorresti uscire con questo qui?”
Il padre di Sakura l’aveva squadrato con una lunga occhiata schifata.
“Si, papà. Lui è il mio ragazzo!”
“Io ti proibisco di vederlo! Non lascerò che tu esca con un tossico!”]
Il telefono squillò, lui rispose immediatamente.
“Ciao Sakura!”
“Ohi Sasuke! Muoviti a scendere che mio padre non sa che sono qui!”
Scese volando le scale e saltarono entrambi sul vecchio motorino di
Itachi, diretti verso il mare.
Questo veleno poi
Mi porta via
Lasciando in un istante
Tutto un vuoto nella mente
Era incredibile, ma per lei si sarebbe buttato nel fuoco a cuor sereno,
era come un veleno che ottenebrava le sue capacità mentali, un magnifico veleno
verde e rosa…
Era inchiodata al chioschetto di Teuchi-san, come al solito.
Un bicchiere di liquido davanti, come
al solito.
La solitudine come prospettiva, come al solito.
Aveva passato l’anno, ma i suoi non l’avevano perdonata, quindi
detestava rimanere a casa tra occhiate indifferenti o di biasimo.
Era così che il chiosco era diventato casa sua e Teuchi una specie di
famiglia.
“Ai…”
“Si teuchi?”
“Come va a casa?”
Male…”
'Cause I'm just a girl, little 'ol me
Don't let me out of your sight
L’uomo scosse la testa.
“Vorrei poterti aiutare….”
[“Mamma, papà! Mi hanno promossa!”
“è il tuo dovere, Ai.
Non c’è nulla di strano.”
“Ma io….”
I loro sguardi l’avevano gelata.
“Si. Avete ragione.”
Era andata in camera sua, tutta la gioia di poco prima svanita.
Perché finiva sempre così?
Le lacrime avevano iniziato a bagnare il cuscino.]
I'm just a girl, all pretty and petite
So don't let me have any rights
Teuchi le porse un piatto di ramen.
“E gli altri?”
“Yidashi in crisi malinconica
perché Itachi è a Kyoto e Sakiyourai è in America.”
“E Sasuke?”
Rimase in silenzio per un po’.
“IO e lui non dobbiamo vederci per un po’.”
L’uomo annuì.
[“Ai.”
“Cosa c’è Uchiha?”
“Perché sei così fredda e scontrosa con me?”
La domanda l’aveva sorpresa, se ne era accorto?
“Sono sempre così.”
“No, con me lo sei di più.
HO fatto qualcosa?”
“Sasuke è meglio che tu non lo sappia.”
“No, Ai. Non puoi cavartela così, voglio la verità!”
Rimase in silenzio per un tempo interminabile.
“Credo di essermi presa una cotta per te.”
Il ragazzo rimase in silenzio.
“Ho Sakura.”
“Lo so.”
“Forse è meglio non vederci per un po’.”
“Forse…”]
Finì la sua ciotola e mise i soldi sul bancone.
“Ciao Teuchi, grazie per sopportarmi sempre.”
Uscì nella via assolata, la gonna della divisa estiva leggermente mossa
dal vento.
Si mise l’mp3 nelle orecchie e tentò di non pensare, anche se sapeva che
era inutile, che lui era sempre lì.
Andò a sbattere contro qualcuno, sentì il rumore di qualcosa che cadeva
a terra e così riemerse dalla sua trance personale, mentre anche lei finiva lunga
e distesa sul marciapiede.
Un ragazzo dai lunghi capelli castani era a terra accanto a lei, si
perse nella contemplazione dei suoi occhi castani, erano dolci e preoccupati.
Stava riempiendo lei di premure, lei che l’aveva investito con la grazia
di un bisonte, senza curarsi della sua spesa.
“Tranquillo sto bene!
Ma la tua spesa?”
“Adesso la raccolgo…posso sapere come ti chiami?”
“Ai e tu?”
“Haku.”
Si sorrisero e lei seppe che qualcosa stava cambiando, nel suo piccolo
mondo noiosa.
I'm just a girl in the world...
Amava avere il vento tra i capelli, la sensazione di libertà mentre
correva sul motorino abbraccia a Sasuke.
In fuga, lontano da tutti.
Liberi.
You and me together
Through the days and nights
I don't worry 'cause
Everything's gonna to be alright
Aspirò il profumo dei suoi capelli e sorrise, un sorriso luminoso che le
fece scintillare gli occhi verdi.
“Sono libera. Sono dove vorrei essere, con chi vorrei essere.
Si fottano tutti.”
[“E così tu e Sasuke vi siete chiariti.”
La voce di MIchiyo le suonò fredda e metallica.
“Si.”
“Senti Haruno, io e te non saremo mai migliori amiche. Non ci
scambieremo mai vestiti o cose del genere.
Non ho una buona opinione di te, puoi avere ingannato Yukari, ma non ne
sono sicura, forse lo fa solo per Sasuke, ma non me.
Ti tengo d’occhio. Non lascerò che Sasuke soffra per te.
Solo io posso maltrattarlo.”
Le venne da ridere, ma capì che la viola era seria.
“Si, capisco Michiyo.
Non voglio farlo soffrire, spero non succederà.”
“Anch’io, tengo al corvo emo.”
Si era allontanata a passi di marcia, era strano che Michiyo si desse
così da fare per lui, quando fino a poco tempo prima non lo sopportava.]
Il motorino si fermò, la spiaggia si stagliava davanti a loro,
stranamente vuota.
“Chissà perché non c’è nessuno…”
“Forse sono tutti al lavoro…”
“Bho…Ci facciamo un okonomiyaki?”
“Ci sto, è quasi mezzogiorno.”
Si avviarono mano nella mano verso un chioschetto.
“Esiste la possibilità che tuo padre la smetta di volermi vedere morto?”
“Dagli tempo. È testardo e non riesce ad accettare subito le novità.”
“Ecco a chi somigli…”
“Mi dai della testarda?”
“mi volevi e mi hai preso, cos’ è questa se non testardaggine Cherry?”
“Amore, corvaccio che non sei altro.”
Scoppiarono a ridere.
People keep talking they can say what they like
But all i know is everything's gonna to be alright
No one, no one, no one
Can get in the way of what I'm feeling
Hey dad look at me
Think back and talk to me
Did I grow up according to plan?
La sua camera era un casino, un immenso casino brulicante di cose, il
letto sfatto, i vestiti sparsi dappertutto tranne che nell’armadio,le foto, i
libri di scuola, la vecchia chitarra elettrica buttata in un angolo, quella
acustica invece era stata accuratamente messa al riparo.
Si mise le mani nei capelli, perché era entrata nella camera di Naruto?
I suoi occhi bianchi si rannuvolarono, ci era entrata per non pensare a
suo padre, che le aveva rovinato la vita e continuava a rovinargliela.
Era incredibile quello che aveva fatto, credeva che sarebbe potuto
succedere solo nei drammi di second’ordine e invece era successo a lei, Hinata
Hyuga, quindici anni.
Cominciò a raccogliere i vestiti di Naruto e ad annusarli per vedere
quelli che potevano tornare nell’armadio, quelli che andavano messi all’aria e
quelli che andavano classificati come armi chimiche.
L’ultima maglia ci era andata vicina…
And do you think I'm wasting my time doing
things I wanna do?
But it hurts when you disapprove all along
And now I try hard to make it
I just want to make you proud
I'm never gonna be good enough for you
Suo padre l’aveva buttata fuori di casa, non prima di avere tentato di
combinargli un matrimonio con un cerebroleso pieno di soldi.
Dio, che schifo.
[“Hinata!”
La voce imperiosa di suo padre era risuonata come una fucilata nell’immensa
villa e lei aveva chiuso depressa la conversazione con Naruto.
“Mettiti un kimono carino e non parlare , questa sera vengono delle
persone importanti.”
Lei aveva annuito e ben presto si era trovata immersa nella solita cena
noiosa, con un’arpia e un ragazzino borioso fino a che una domanda dell’arpia
l’aveva risvegliata.
“Come ti sembra il tuo futuro marito, Hinata?”
“Il mio futuro marito?”
“Si. Non te l’ha detto tuo padre? Tra tre anni tu e Ranmaru vi
sposerete.”
“Penso che sia un’idiota borioso e che piuttosto che sposarmi con lui
preferisco tagliarmi le vene seduta stante.”
Aveva risposto furiosa, suo padre l’aveva fulminata con lo sguardo.
La cena era finita lì, ma suo padre l’aveva affrontata dopo, erano
volate parole grosse.
“IO comando in questa casa, Hinata, non tu.
Se la cosa non ti sta bene raccatta i tuoi quattro stracci e vattene,
non ho bisogno di una figlia così.”
Lei non aveva pianto, aveva mantenuto la sua dignità, facendo uno zaino
di cose strettamente necessarie e andandosene.
Solo in strada e poi a casa di Naruto aveva pianto mentre lui la
abbracciava forte.]
I can't pretend that
I'm alright
And you can't change me
Lentamente
la camera stava tornando a un aspetto normale, lei sorrise .
Era rimasta a casa del suo baka, anche grazie all’aiuto di sua zia
Sachiko, la sorella di sua madre, che l’aveva aiutata.
[“Hinata…io non ho mai sopportato tuo padre, mi sembrava un tipo freddo
e incapace di amare, ma tua madre l’amava,credo anche lui la amasse.
Quindi…dopotutto mi sono sbagliata…ma non posso sopportare quello che ti
ha fatto.
Tu sei forte Hinata e io ti aiuterò, se il signor Umino è d’accordo puoi
rimanere qui.”
“Grazie zia , grazie!”]
Sua zia credeva fosse forte, ma
lei lo era grazie alle persone che credevano in lei, grazie a Naruto,
Neji, sua sorella, Yukari, Michiyo e tutte le altre della scuola.
Suo padre non avrebbe mai creduto che lei fosse forte, ma ora non le
importava, stava tentando di costruirsi un equilibrio senza di lui e forse ci
stava riuscendo.
'Cuz we lost it all
Nothing lasts forever
I'm sorry
I can't be perfect
Now it's just too late and
We can't go back
I'm sorry
I can't be perfect
Oggi ho aperto la
mia finestra
C’era il sole e l’aria era fresca
E ho soffiato via la polvere dal davanzale
Ed è stata una liberazione
Era in camera a tentare di concentrarsi su una tavola di geometrico,
senza risultati, accompagnato dalle note del pianoforte di Hanabi che salivano
dal salotto.
Poteva essere Chopin o Mozart o Beethoven, non lo sapeva, aveva
sviluppato un’avversione per la musica classica da quando suo zio aveva tentato
per anni di insegnarli a suonare il piano, scontrandosi con la sua incapacità.
Quel fallimento un po’ gli bruciava ancora, ma se ne era fatto una
ragione, quella era stata l’unica volta in cui non si era dimostrato
all’altezza delle aspettative del tiranno.
Depose la matita.
Al vecchio non era importato molto, in fondo lui non era che il nipote,
lui non aveva più importanza di quanta ne avesse Hinata, che era sua figlia.
Sentì una rabbia invaderlo, lei non si meritava questo trattamento!
[Un lieve bussare aveva interrotto il suo sfogo silenzioso di rabbia.
“Neji…”
“Oh Hanabi…”
La bambina gli si era buttata tra le braccia, in lacrime.
“Oh Neji! Io odio mio padre! Come ha potuto fare questo a Hinata!
Io non voglio essere un giocattolo!
Io voglio una famiglia normale!
Forse un giorno la mia vera famiglia mi verrà a prendere,,,,”
Neji rimase in silenzio, come poteva non essere figlia di Hiashi se era
la sua coppia vivente?
“Che cretina…gli somiglio troppo per non essere sua figlia vero?”]
Irritato, il ragazzo accese lo stereo, le note di una canzone dei Modena
City Ramblers iniziarono a diffondersi per la stanza.
“Neji!”
Il vecchio era salito irritato.
“Spegni questo schifo tua cugina si deve esercitare!”
“Questo schifo, mi piace, signore.”
Sottolineò con disprezzo l’ultima parola.
“Te l’ha passato quella pazza furiosa con cui esci? Quella poveraccia?
Quando la pianterai di frequentarla? non è degna di essere una Hyuga!”
“ e tu non sei degno di essere definito umano. Un padre non fa questo
alla figlia!”
Lo schiaffo non tardò ad arrivare, ma Neji gli rise in faccia, in quel
momento, in quello sfogo di rabbia infantile, suo zio aveva perso la sua
apparenza di dio e si era mostrato per il meschino che era.
Mi sentivo quasi rinato
Non so bene come mi sono alzato
Ho realizzato che ero malato
I passi dello zio si allontanarono furiosi, Neji continuava a ridere,
divertito da anni di paura e di rabbia e aprì la finestra della sua camera,
respirando a pieni polmoni l’aria.
Il cielo era limpido, senza una nuvola, effimeramente azzurro e perfetto come solo in una mattina d’estate
può apparire ad un’adolescente.
Azzurro come quel giorno, azzurro come il colore dei suoi sogni.
[Era una mattina di metà maggio, erano sdraiati al parco, lui e Tayuya,
saltando scuola e guardando il cielo.
Azzurro, calmo, rilassato.
“Da grande voglio viaggiare Neji, voglio vedere il mondo.
Voglio vedere se davvero il cielo è sempre uguale dappertutto.
E tu?”
“Io non posso decidere…dopo il liceo dovrò iscrivermi a Economia.”
“Ma se potessi?”
“Viaggerei per i mondo con i colori e un cappello per raccogliere
l’elemosina.”
“Allora viaggeremo insieme e torneremo solo quando finiremo di colorare
il mondo in cui ci piacerebbe abitare.”
“Bandabardò.”
“Anche, ma non solo, ricordatelo.”]
Ma Oggi ho aperto la mia finestra
C’era il sole e l’aria era fresca
Si vedevano le montagne dietro la città
E sembravano così vicine che potevo quasi toccarle
Il vibrare del cellulare lo distolse dai suoi pensieri, era arrivato un
messaggio.
Era di Tayuya, lo invitava al parco.
Prese l’album da disegno e uscì di casa tra gli strepiti di suo zio,
sorridendo come un cretino.
Forse avrebbe davvero dipinto il mondo in cui gli sarebbe piaciuto
abitare e probabilmente avrebbe finito per essere un mondo folle, a colori
vivaci, come lei.
Forse si o forse no, quello che contava era il profumo della libertà che
stava sentendo.
Sono sceso così per strada
E sotto casa mi aspettava lei
E anche per quel giorno erano finite le prove, sbuffando rimise via la
chitarra, Yukiko li aveva spremuti.
“Naruto…Come sta Hinata?”
Guardò il batterista con un misto di gratitudine e risentimento, lo
ringraziava perché si preoccupava per lei e lo odiava per lo stesso motivo.
“Meglio.”
Rispose diplomatico per non inimicarsi Kiba, poi uscì, senza salutare
nessuno in particolare e inforcando la bici.
Solitamente era un tipo cordiale e vivace, sempre allegro, ma in quel
periodo si sentiva parecchio arrabbiato con il mondo, era inconcepibile che
succedessero ancora cose del genere!
Pedalò più veloce per sfogare la rabbia, Hinata stava male e lui poteva
aiutarla fino a un certo punto, se solo avesse potuto sarebbe entrato nella
testa di quel vecchio stronzo pur di vederla sorridere.
So this world
Is too much
For you to take
Just lay it down in front of me
Lasciò cadere la bici e salì le scale di corsa.
“Ciao Hinata!”
“Ciao Nacchan!!”
“Hina… che stai facendo?”
Lei gli sorrise allegra, con una cesta di panni sporchi in mano.
“Sistemo i tuoi panni!”
Lui scosse la testa e scoppiò a ridere, era allegra e solo questo
contava.
[le sue lacrime gli bagnavano la maglia, i suoi singhiozzi erano
soffocati contro la sua spalla, lui le accarezzava piano la testa, senza sapere
bene cosa fare.
“Hinata…puoi rimanere qui, io ….
Ti aiuterò, non so come ma lo farò.”
Lei aveva singhiozzato più forte e si era stretta di più a lui.]
“Mi ha detto Kiba di salutarti.”
“Salutamelo.”
“Hinata…. IO vorrei aiutarti di più…”
Si era seduto al tavolo, lei si era seduta davanti a lui.
“Tu stai già facendo tantissimo! Il solo fatto che tu sia qui mi aiuta!
Sei la mia famiglia, a te affiderei la mia vita, chiaro?”
“Grazie Hinata, anche tu sei la mia famiglia.”
Aveva mormorato arrossendo.
I'll be everything you need
In every way
We believe
Era vero, lui ci credeva con la forza e l’energia dei quindici anni e
forse con la forza di chi ha trovato il suo amore per sempre.
Ma ricorda noi
Non saremo mai come voi
Non saremo mai come voi, siamo diversi
Le Kiwido giravano veloci, una due volte, poi si incrociavano creando
strisce di colore contro il cielo azzurro.
Per lei quello era poetico, dare un tocco di colore al mondo era arte,
era migliorare la vita di tutti, senza spendere molto.
Le fece incrociare di nuovo davanti a lei, muovendo i piedi come se
stesse danzando al suono di una musica interiore e gli ovali di stoffa la
seguirono docili, come pappagalli ammaestrati, come schegge di colore al suo
servizio.
A lei bastava poco per essere felice, una giornata di sole, l’erba sotto
i piedi, le kiwido tra le mani e il mondo spariva.
La sua mente si sgombrava, lo zio di Neji, sua madre che la pressava per
i voti, il malumore, tutto spariva.
Quando le depose per terra, scoppiò un’ applauso spontaneo, lei arrossì
e si inchinò.
Puoi chiamarci se
vuoi
Puoi chiamarci se vuoi ragazzi persi
La vita lontana da ogni cliché
Cercala è dentro di te
Dopo che la massa se ne fu andata, apparve lui, sorridente, con addosso
una maglietta rossa .
“Ciao Schizzata…”
“Ciao vecchio giovane!”
Si sorrisero a vicenda ed era bello farlo una volta di più.
[“Cosa c’è Neji?”
Si era scostata dal suo abbraccio come se avesse preso la scossa, era
sicura che le nascondesse qualcosa.
“Mio zio non vuole che ci frequentiamo.”
“Perché?”
Non le aveva risposto, ma in fondo bastava guardare i suoi pantaloni
larghi e il resto per capire come allo zio di Neji non andasse a genio.
“Non mi importa di lui, davvero.
Io non ti mollo.”
Ma il dubbio si era ormai insediato in lei.]
La vita lontana da ogni cliché
Cercala è dentro di te
“Cosa facciamo, Tayuya?”
“Ho visto un mercatino. Ti va se ci andiamo?”
“Si!”
Si avviarono mano nella mano, girarono tra le bancarelle piene di
vestiti e oggetti etnici.
“Forse non è il tuo tipo di oggetti….”
“No, ti sbagli, quei pantaloni sono carini!”
Neji indicava un paio di pantaloni a tre quarti, a righine azzurre,
verde acqua e verdi.
“Davvero?”
“Si.”
Senza battere ciglio se li provò e li acquistò.
“Ma…”
“Si non sono da me, ma mi piacciono e ho deciso di smetterla di farmi
problemi.”
Lei capì che in parte era riferito a lei e sorrise.
Aveva smontato e portato a casa la batteria con l’aiuto di Shika e
Yukiko, era moderatamente soddisfatto delle prove, amava stare con i ragazzi e
in fondo adorava anche quella dittatrice dalle meches blu.
La batteria era parte importante della sua vita, insieme ai graffiti, ad
Akamaru e agli amici,era un ragazzo semplice e casinista a cui bastava poco per
essere felice.
“Tutto bene fratellino?”
“Si, Hana. Adesso vado da Hinata.”
“Ma ti piace ancora?”
“A chi non piace Hinata? Ma adesso so che non sarà mai la mia ragazza.”
Il ragazzo sorrise e sua sorella gli scompigliò affettuosamente i
capelli castani.
“Sono contenta per te, Kiba. Vedrai che troverai qualcuno.”
Lui le sorrise di rimando, forse aveva già trovato qualcuno.
Ma Quando Poi
Sola A Quel Concerto Che Ballava
Capì Cosa Vuol Dire Vivere
Prese il suo skate e si avviò verso casa di Naruto, senza pensieri,
scivolando rapido tra la folla.
[“Kiba!”
“Cosa c’è baka?”
Il castano aveva bevuto un altro sorso di birra prima di guardare il
biondino.
“Quella non è Asami?”
Aveva seguito il suo sguardo e aveva visto una ragazza dai capelli
mechati di rosso che ballava a tempo di una canzone dei Vanilla SKy.
Asami.
Qualcosa si era smosso dentro di lui, l’immagine di Hinata era svanita
immediatamente, sostituita da quella di quel tornado di Amaya.]
- E Nel Petto Il Cuore Gli Scoppiava BOOM
Lo So Che Sembra Così – Sbagliato
Suonò al campanello degli Uzumaki, la voce gaia di Naruto lo invitò a salire.
Percorse quella scala un gradino alla volta, in preda a sentimenti
contrastanti come ogni volta che doveva vedere
Fu come una liberazione, Hinata e Naruto erano talmente in sintonia,da
far sospettare che la storia delle due metà della mela fosse vera e non una
sciocchezza inventata tanto tempo prima.
“Ciao Kiba!”
“Ciao ragazzi! Hina, come stai?”
“Bene. Tu?”
“Non c’è male…”
La ragazza gli si avvicinò, lo guardò dritto negli occhi e sorrise.
“Chi è?
“Quella che ti ha fatto dimenticare me.”
“Segreto, piccola.”
Ma A Me Va Bene Star Qui - Stonato Lo So Che Sembro Così Fumato
Ma Dammi Solo Una Possibilità
Da quel concerto, l’immagine di Asami gli era tornata in mente più e più
volte e chissà perché anche l’idea per un nuovo murales.
Chiodo scaccia chiodo, chissà se con lei sarebbe andata meglio?
I can be an asshole of the grandest kind
I can withold like it's going out of style
I can be the moodiest baby
And you've never met anyone
As negative as I am sometimes
Era in camera sua, con la schiena appoggiata alla testiera del letto, in
mano una chitarra da cui traeva ogni tanto qualche accordo, perché anche lei, Yukiko
sapeva suonare un pochino.
Aveva sempre amato il rock e intorno agli otto anni aveva iniziato a
martellare suo padre Shikato per avere una chitarra, avendola vinta.
Si era impegnata a lungo, senza ottenere risultati, finche intorno ai
quattordici anni aveva rinunciato ai suoi sogni di gloria e seguendo il
consiglio di Sasori l’aveva tenuto come hobby, ripromettendosi di aiutare suo
fratello e la sua band.
La porta della camera si aprì, suo fratello entrò e con malagrazia si
sedette sul suo letto, accendendosi una sigaretta.
“Cos’è l problema?”
“Nessuno”Rispose lei continuando a suonare.
“Quando ti metti a suonare la chitarra, hai un problema, seccatura.
Dimmi qual è che così lo risolviamo e io posso finire matematica.”
Smise di suonare.
“Ho visto Sasori parlare con una biondina, sembrava dolce e fatta
apposta per lui.”
“Tu sei fatta apposta per lui, piantala di farti paranoie.
Vi amate dall’asilo.”
“Ma io…”
“Tu niente, tu non vali meno delle altre, credi un po’ in te Yukiko.”
“Stronzo. Grazie comunque.”
Riprese a suonare più serena.
I am the wisest woman you've ever met
I'm the kindest soul with whom you've connected
I have the bravest heart that you've ever seen
And you've never met anyone
As positive as I am sometimes
Il suono del cellulare la interruppe, si alzò per vedere chi fosse, era Sasori.
“Ciao Yukiko. Ti va se andiamo a un concerto stasera?”
“Certo che mi va!”
“Va bene, alle 9:00 sotto casa tua e…. Non ho intenzione di mollarti per
mettermi con la biondina con cui mi hai visto, è un’idiota.”
Lei sorrise.
“Grazie.”
Forse lei non era la persona migliore del mondo, probabilmente era solo
una stronza, ma quando era con lui stava davvero bene.
Lui conosceva i suoi scarsi pregi e i suoi tanti difetti e li accettava
con quel sorriso zen che amava.
“Ti ho mai detto che ti amo, scorpione?”
“A volte, ma fa sempre piacere sentirselo dire, Yukiko.
Ti amo anch’io, pazza.”
Chiuse la telefonata.
“Va meglio sorella’”
“Va a meraviglia fratello, va così bene che ho paura a essere felice,
perché non voglio attirarmi l’invidia degli dei.”
“Anche se te l’attirerai, ci sarà sempre qualcuno con te per
sopportarla, lo sai vero?”
“Si, ora lo so.”
[Sasori…ti amo davvero, come non credevo fosse, possibile…grazie…]
You see everything
You see every part
You see all my light
And you love my dark
You dig everything
Of which I'm ashamed
There's not anything to which you can't relate
And you're still here
Sbuffò di pessimo umore, com’era possibile che in una mattina d’estate
lei fosse china a scrivere una lettera che probabilmente non avrebbe mai visto
la luce?
L’epoca vittoriana era passata da un pezzo , ma lei era lì davanti a quel
foglio bianco a tentare di estrarre in qualche modo quello che provava, quello
che sentiva perché aveva il terribile sospetto di essersi presa una cotta con i
fiocchi per un certo batterista con la passione per i graffiti.
Non era da lei, non era assolutamente da lei, lei era una ragazza che
preferiva agire, ma quando si trovava davanti a lui perdeva tutte le sue
facoltà intellettive.
Scagliò la penna contro il muro.
Here's a letter for you
But the words get confused
And the conversation dies
La raccolse sospirando, così non avrebbe risolto nulla.
[Guardava incantata il murales prendere forma lentamente, i colori
occupare il posto che era stato pensato per loro dall’artista.
Era magia, era conforme alla concezione di Tayuya di arte, ma per lei,
Asami, era semplicemente bello.
Bello il murales, bello il writer.
Non sapeva quando si era accorta che Kiba fosse bello, ma ora questa
consapevolezza non l’abbandonava mai.
“è veramente bravo.”
La voce di Meg le arrivò da lontano.
“Si, è proprio bravo, vero Asa?”
“Si’ Chiyo.”
La viola aveva ghignato.
“LA piccola Asa si è innamorata!”
“Io…uffa!”]
Apologize for the past
Talk some shit take it back
Are we cursed to this life
Riprese a guardare il foglio, sembrava che ogni ragazzo di cui si fosse
innamorata avesse sempre per la testa qualcun’altra.
Lui era cotto di Hinata, non avrebbe avuto mezza possibilità.
Il bianco del foglio l’accecò per un’attimo e si chiese cosa stesse
dicendo, lei non era così, lei non mollava mai.
Lei lottava per quello in cui credeva, fino alla fine, anche quando non
c’era più nulla da fare.
Stracciò il foglio, basta paranoie!
Afferrò il telefono e compose un numero.
“Ciao Kiba, sono Asami.
Ti va di andare in piscina?”
“Ok!”
Sorrise, ora era di nuovo pronta a lottare.
“ok asami! Alla battagliaaaa!!!! In amore tutto è concesso!!!”
Quella era la vera Asami e
nessuno l’avrebbe mai cambiata.
La luce entrava a tratti in quella stanza buia, lui era seduto al
tavolo, chino su un burattino che stava costruendo, la fronte aggrottata, gli
occhi fissi sulle varie parti non ancora unite.
Sorrise vagamente, aveva le fattezze di una ragazza dai lunghi capelli
neri ed era un’opera a cui stava lavorando da mesi, senza venirne a capo, aveva
sempre l’impressione che mancasse qualcosa.
Aveva iniziato a preferire i burattini alle persone vere in seguito alla
morte dei suoi, complici i lunghi pomeriggi passati a piangere nei camerini del
teatro che gestiva sua nonna, tra maschere, costumi e marionette.
Era incredibile che le persone potessero morire per un motivo stupido
come un camionista ubriaco, quell’incidente che l’aveva privato dei suoi
genitori era una cicatrice che sanguinava ancora nonostante avesse diciassette
anni, quasi diciotto e la gente lo considerasse un’essere senza sentimenti.
Era da poco che stava rivalutando le persone, era da quando stava con
yukiko, da quando finalmente si era dichiarato.
[“Ti vedo felice, Sasori.”
Sua nonna gli aveva rivolto una lunga occhiata penetrante, come a voler
scavare nella su anima.
“L’hai trovata.”
“Chi?”
“La ragazza che bilancia la tua forza silenziosa, con la sua voce.
Il burattino ha trovato l’anima.”
Il rosso sorrise.
“Credo di si.”]
La porta si aprì con un cigolio, sua nonna entrò accigliata, la lunga
veste nera che frusciava,
“Cosa ci fai qui in una giornata d’estate, vampiretto?”
“Voglio finirlo.”
La donna si portò alla scrivania e gettò un lungo sguardo sulla
marionetta.
“Non la finirai, piccolo.
Questa volta il modello reale supera la perfezione del burattino.”
Il rosso sorrise.
“Forse questa volta hai ragione nonna.”
Era da molto che non credeva alle persone, ma questa volta era diverso.
Ci credeva ciecamente.
No creo en políticos ni en militares. Solo creo en
ti
No creo en banderas, no creo en fronteras, sólo creo en mi.
Era svaccato davanti alla televisione, la lunga frangia gli copriva
l’occhio cieco, in mano aveva il telecomando, lo scettro del potere domestico.
Deidara Yidashi, diciassettenne, in una giornata qualsiasi d’estate, a
pile scariche, senza la voglia di uscire o di costruire opere d’arte.
Sua sorella era al parco e a quest’ora l’Uchiha doveva averla già
raggiunta.
[“Deidara… E tu quando ti trovi una ragazza?”
La domanda l’aveva spiazzato.
“Non mi interessano queste cose, guarda Yukari come si è rincoglionita!”
Sua madre sogghignò.
“Verrà il tuo turno, caro.”]
Sbuffò, lui non era granché, era anche cieco da un’occhio, quale ragazza
l’avrebbe scelto?
And I wish I was special
You're so fuckin' special
Si
accorse che un gatto nero lo guardava dalla finestra, i suoi occhi incrociarono
quelli del felino, erano di un colore chiaro a metà tra l’oro e il verde, come
gli occhi di Asahara.
In effetti quel gatto le assomigliava, era fiero, indipendente e nero
come lei.
Syria era una bella ragazza, non era più la bambina che ricordava, ma
aveva mantenuto dei comportamenti infantili dietro la maschera da dark.
Sorrise e una fitta piacevole gli attraversò lo stomaco, rendendolo
felice e preoccupandolo allo stesso tempo.
But I'm a creep, I'm a weirdo.
What the hell am I doing here?
I don't belong here.
I don't care if it hurts
La mora non gli era indifferente realizzò preoccupato, era per quello
che adorava parlare con lei, che adorava farsi fotografare da lei, quando come
tutti gli Yidashi aveva una repulsione per la macchina fotografica.
Si prese la testa tra le mani e si fece i complimenti da solo, si era
innamorato di una delle migliori amiche della sorella senza avere una minima
possibilità con lei.
O forse no?
Camminava avanti
e indietro per la stanza, sotto lo sguardo annoiato del suo cane, in preda al
nervosismo.
Perché la deriva
dei continenti non aveva portato l’America ad attaccarsi al Giappone, quella
mattina?
Perché lui era
andato in America?
Perché quel
demente si era fatto vivo in quel modo?
Meg tirò un
calcio all’aria.
Era nervosa, da
un paio di settimane, Gaara era partito per l’America, costretto dal padre,
insieme ai fratelli e a Michiyo, che aveva sclerato fino a che non l’avevano
portata con loro, per rinsaldare l’unione familiare.
Che unione ci
fosse era un mistero, dato che il tiranno Sabaku non era mai a casa e detestava
tutti i suoi figli, Gaara in particolare per avergli strappato la moglie nascendo.
“Lo dio, quello
stronzo! Non sai quanto lo odio!”
Il cane uggiolò,
spaventato dalla furia della padrona.
“Scusa bello, ma
quello mi fa sclerare, per farmi perdonare ti porto a fare un giro.”
Raccolse il
guinzaglio e lo agganciò al collare dell’Husky.
Son qui solo con il cane ci
droghiamo di tivù
Questa cazzo di distanza non la
sopportiamo più
Si avventurarono
verso il quartiere del porto, il cane sembrava triste quanto la padrona quando
finalmente arrivarono davanti alla panchina dove si erano messi insieme.
“Te la ricordi
Zaike, quella notte?”
Il cane sembrò
annuire.
[“Meg, quel cane
mi odia.”
“Perché Gaara?”
“Mi guarda
male.”
“Sei paranoico!”
“Mi odia da
quando l’ho annegato quando ci siamo messi insieme!”
“Amore lo sai
che ti amo perché sei pazzo?”]
Troppo ordine del resto quasi è
tutto lì al suo posto
manca niente solo tu
Si sedette sulla panchina e accese una sigaretta, raccogliendo le gambe
contro il petto.
Il fumo si disperse nel cielo a spirale lente, per un ‘attimo lo guardò
poi rivolse di nuovo la sua attenzione all’orizzonte.
L’America non sembrava poi così lontana, eppure…
-…Gaara sbrigati a tornare, demente, che mi manchi!
Manda a fanculo tuo padre, che tanto non ti amerà mai….-
Questo si ritrovò a pensare, moderna e più prosaica Giulietta.
ANGOLO DI LAYLA
Salve lettori! Nonostante ci sia scritto epilogo
questo NON è l’ultimo capitolo, ce ne sarà ancora un altro, la seconda parte di
questo e poi ci diremo addio.
Ho deciso di strutturarlo in questo modo, con un
salto temporale e con brevi flashback, ogni personaggio accompagnato da una
canzone, da qui il titolo^^.
Qui vi metto le canzoni elencate in ordine di
personaggi.
Yukari Yidashi:”Imparare dal vento” Tiromancino
Itachi Uchiha:”Il mondo prima” Tre Allegri Ragazzi
Morti
Sasuke UChiha:”Viola” Shandon
Ai takamura:” Just a girl”
No Doubt
Sakura Haruno:” NO one” Alicia
Keys
Hinata Hyuga:”Perfect” Simple Plan
Neji Hyuga:” la finestra” Articolo 31
Naruto Uzumaki;”We believe.” Good Charlotte
Tayuya Harukaze:”
Kiba Inuzuka: “L’ultima bomba in città” Articolo 31
Yukiko Nara:”Everything” Alanis Morisette
Sasori Akasuna:”Seguimos en pie” ska-P
Deidara Yidashi:”Creep” Radiohead
Megumi Mimichi:” Il blues della lontananza” La
famiglia Rossi
Spero vi piaccia e che non vi stufi troppo, AL PROSSIMO GLI ADDIIç_ç!
SLICE:Grazie dei complimenti1 spero che questo
epilogo ti piaccia! Parli a me di pigrizia? Io sono la regina delle pigreXD! Alla
prossima! Ciao!
ICEQUEEN:Ho soddisfatto la tua curiosità? Spero di
si^^.
Grazie dei complimenti! Alla prossima!
HINANARU: sono veramente contenta che ti sia
entrata dentro, perché così ho realizzato il mio scopo.^^
Si un po’ più di sangue ci sarebbe stato bene, ma
forse poi la cosa sarebbe degenerata, no?
Alla prossima!
SHIZUE ASAHI: sono contenta che ti sia piaciuto,
spero ti piaccia nche qst!
Ciau!
DIANA 88:il fatto che Sakura ha scoperto la sua
coscienza è da festeggiare in effetti…Peccato che gli stronzi veri nonlo
facciano…vabbuò.
Spero ti piaccia…
LAURETTA92:DEidara
è un genio, spero di avere parzialmente risposto alla tua domanda qui. Ciao!!
BECKILL: Ciao nee-chan e mia beta reader! È arrivato Sid e questo epilogo
ha visto la luce, anche se ti dico mi mancherà una cifra questa storia!
Sigh! Vabbe piangiamo la prossima volta.
Alla prossima e viva la corvo mobile!!!