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Autore: Merit    17/01/2005    4 recensioni
Una volta che fu giunto davanti ai due giovani disse: “ Una sciocca femmina umana e uno stupido mezzo demone, proprio come ha detto la mia signora.”. “ Parla chi sei?, cosa vuoi da noi due?”chiese la ragazza che si trovava al suo fianco, “ Il mio nome è Naraku.”.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Sango la ragazza della maledizione

Ricordi frammentati

 

Sango camminava in testa al gruppo, facendo da guida al mezzo demone sino al suo villaggio, Inuyasha portava sulle sue spalle Kagome, la ragazza era molto debole e cosa che ancora più grave era ancora priva di sensi.

Kagome, ogni ora che passava, diventava più debole e più pallida, segno che la lama che l’aveva ferita era avvelenata, Sango si voltò verso il mezzo demone improvvisamente ammutolito, la sua espressione si raddolcì vedendolo preoccupato per l’amica.

Alzò lo sguardo verso il cielo e poté notare che lo il sole aveva già superato lo zenit, istintivamente accelerò il passo, consapevole di arrivare al villaggio solo in tarda serata, “ Mhm, I-inuyasha” mormorò Kagome attirando l’attenzione del ragazzo,” Kagome come ti senti?” chiese timidamente, la fanciulla aprì gli occhi lentamente, ma li dischiuse immediatamente infastidita dalla luce e dalla debolezza, “ Kagome?” sussurrò dolcemente, ma la ragazza non rispose poiché si era addormentata tra le sue braccia, Inuyasha poteva sentire il suo respiro farsi più debole e l’odore del sangue farsi intenso, segno che la ferita aveva ripreso a sanguinare, “ Sango dobbiamo sbrigarci o Kagome morirà, sta perdendo molto sangue, manca molto al tuo villaggio?” la ragazza si voltò verso Inuyasha annuendo dispiaciuta.

La ragazza trasalì, alla vista del pallore del viso di Kagome e, in cuor suo, pregò gli dei di concedere forza sufficiente per farla resistere al veleno che lentamente contaminava il suo sangue.

 

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Naraku stava sdraiato sulla sua stuoia la ferita sul petto era rimarginata, lasciandogli solo un vago senso di prurito nel punto appena cicatrizzato, sorrise beffardo mentre posò lo sguardo nella direzione dello scheletro  di un uomo che giaceva sul pavimento.

Immediatamente la sua mente tornò al passato, infondo grazie a quello scheletro lui era divenuto immortale, almeno in parte…, ripensò poi, alla giovane ragazza che viaggiava con Inuyasha e immediatamente la sua espressione mutò.

Si fece più scuro in volto, quella Kagome lo aveva ferito, e questo lo rendeva nervoso, nessuno era riuscito in una tale impresa nella sua nuova forma, nemmeno quello stupido mezzo demone, e mai si sarebbe aspettato tale capacità da  parte di una ragazza spaurita e indifesa.

Cominciò a comprendere i motivi per il quale la sua padrona voleva impossessarsi della fanciulla, i poteri di Kagome sarebbero serviti a renderla più forte se non addirittura a liberarla.

Non era possibile che una semplice umana destasse tanto interesse all’Orchidea Nera. Una semidea dai poteri illimitati, ma reclusa all’interno di un vulcano, per volere degli dei maggiori, cosa poteva mai volere da una ragazza di un’altra epoca? La sfera dei quattro spiriti non era la spiegazione possibile a quelle domande, visto che lei stessa ne fu la custode e creatrice.

I pensieri del demone si portarono sulla figura di Kagome, quella ragazza gli piaceva, aveva carattere, la desiderava, la voleva tutta per se, per  poterci giocare con quel giovane corpo. Sentiva il suo corpo bruciare dal desiderio di possederla, destando in lui maggior rabbia, nel saperla al fianco di un mezzo demone .

“ Vedrai che presto diverrai mia, Kagome” il demone si alzò dal suo giaciglio e si recò presso la sala dell’Orchidea Nera.

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Era scesa la sera già da qualche ora quando il piccolo gruppo di Inuyasha, giunse al villaggio di Sango, esso si ergeva lungo una piccola collina, sulla quale si trovava un tempio.

Le strada principale, lungo la quale  si poteva accedere al luogo di culto, era fatta di pietra, mentre quelle secondarie erano costituite da semplice terra,  le capanne erano molto semplici un quanto costituite di legno ed erano simili a quella dell’anziana Kaede.

Alcuni abitanti, alla vista di Sango, erano usciti dalle proprie dimore per chinare il capo in segno di reverenza verso la fanciulla che passava lungo la via, un gruppo di bambini riconoscendola, smisero addirittura il loro gioco per osservare la giovane.

Tutti questi atteggiamenti di reverenza non passarono inosservati al mezzo demone, Inuyasha non riusciva a spiegarsi quello strano atteggiamento degli abitanti nei confronti della fanciulla; eppure ella non aveva l’aspetto di una sacerdotessa, tuttavia Sango continuava a camminare lungo il sentiero tranquilla ignorando come se nulla fosse.

Quando giunsero in prossimità del tempio un monaco che stava spazzolando il cortile lasciò cadere a terra la scopa e le corse incontro.

“ Sango siete dunque viva, ma come avete fatto a fuggire dalle ire dell’Orchidea Nera e dal suo servitore?” la ragazza osservò il giovane in volto, avrebbe tanto voluto poter proferire parola, ma ella non poteva a causa della sua maledizione.

Nel frattempo il giovane monaco si accorse della presenza del mezzo demone che si trovava dietro le spalle dell’oracolo, la sua espressione si fece dura quando si accorse che, egli teneva sulle spalle, una ragazza ferita e lo stesso sangue della ragazza macchiargli le vesti.

“ Cosa volete? Siete intenzionato a distruggere il nostro tempio proprio come avete fatto con quella fanciulla, mezzo demone?” disse sprezzante verso Inuyasha soppesando le sue ultime parole, Inuyasha lo fulminò con lo sguardo, mentre sul suo volto si faceva strada un’espressione dura.

“ State tranquillo la vostra vita non mi preme e il vostro, dannatissimo, tempio potete tenervelo stretto, pietra su pietra”  il monaco si indignò moltissimo a quelle parole stava per replicare, ma un altro monaco più anziano gli posò una mano facendolo voltare.

Quando si voltò il giovane impallidì “ Maestro” fu l’unica cosa che riuscì a dire in un sussurrò, “ Ragazzo mio non è questo il modo di comportarsi con dei bisognosi, non vedi che quella ragazza sta molto male?” lo ammonì gentilmente, “Ma maestro è stato costui a ferire quella ragazza non ci sono dubbi, se osserverete attentamente potrete vedere del sangue sui suoi indumenti”.

“ Questo lo avete dedotto voi naturalmente, siete uno stupido ecco cosa siete” Affermò Inuyasha, Sango osservò l’anziano monaco il quale comprese subito la preoccupazione della fanciulla.

“ Voi siete solo un volgare mezzo demone…” “ BASTA SMETTELA TUTTI E DUE” le urla del maestro riecheggiarono nel cortile, mentre i due continuavano ad osservarsi malamente, “ Perdonatemi maestro” disse infine il monaco chinando il capo, “ Andate a chiamare il medico questa ragazza a bisogno di aiuto” “ Si fu la sua unica risposta prima di scomparire nel tempio.

“ Scusatelo ragazzo quel giovane monaco non voleva essere scortese, solo che ha perso la sua famiglia per mano dei demoni e da allora il suo odio verso di loro non si è ancora placato” disse  sorridendo lievemente. Inuyasha stava per replicare ma un gruppo di monaci non le diede il tempo, “  Dove si trova il ferito?” domandò il medico.

“ Eccola là” indicò il giovane di prima “ sulle spalle del mezzo demone” aggiunse, il medico si avvicinò e la prese dalle braccia del demone, “ Vedrete starà meglio, ma voi dovete attendere qui fuori” disse l’uomo per poi voltarsi verso Sango “ Sango voi invece mi sarete di aiuto”. 

La ragazza muta lo seguì scomparendo all’interno del santuario, presto anche gli monaci presero il loro esempio e tornarono alle loro funzioni, Inuyasha, convinto di essere rimasto solo, si sedette sulle scale.

“ Stai tranquillo quella ragazza è in buone mani, il nostro medico è molto bravo…” “ Me lo auguro per voi, perché vedete se quella ragazza dovesse morire non esiterò a distruggere l’intero tempio e chi vi dimora” rispose interrompendo l’anziano, ma il monaco non parve intimorito da quelle parole.

“ Quella ragazza l’amate molto non è vero?!” sorrise prima di allontanarsi lasciandosi alle spalle un Inuyasha visibilmente sconvolto, ma cosa stava farneticando quel dannato monaco fu il suo primo pensiero.

Poi la sua mente tornò a Kagome, Inuyasha strinse i pugni, non si sarebbe mai perdonato se ella fosse morta per causa sua…poi girò a se stesso che presto si sarebbe vendicato nei confronti di quel verme…di quel maledetto Naraku.

All’interno di una piccola saletta Kagome giaceva su un futon, il medico era stato chiaro, se la ragazza non avesse superato la notte di certo sarebbe morta. E ora Sango si trovava al suo fianco a passarle una pezza bagnata sulla fronte, nel magro tentativo di farle abbassare la febbre dovuta ai veleni.

“ I-inuyasha…inuyasha dove sei?” pronunciava Kagome nel suo delirio, mentre voltava il capo in gesto convulso dovuto alla febbre alta, Sango prese la medicina che il medico, le aveva lasciato al suo fianco, e  la fece bere un sorso alla ragazza.

Kagome, però, continuava ad agitarsi nel sonno, invocando il nome di Inuyasha, non sapendo più cosa fare decise di fare chiamare il ragazzo dal medico.

……………………………………. Inizio delirio………………………………………………….

 

Era prossimo il tramonto e le acque del fiume scorrevano tranquille sul villaggio, il fiume lentamente si stava ammantando dei riflessi dorati dei raggi del sole; la natura si stava ridestando dal torpido inverno, un po’ ovunque era possibile osservare,  i  primi ciuffi di erba spuntare dalla terra, e i piccoli getti verdi sui rami delle foglie.

Sulla riva del fiume, appoggiata al tronco di un albero, una giovane donna ammirava lo scorrere del corso d’acqua; il lungo mantello azzurro che l’avvolgeva serviva per nascondere i suoi abiti sacerdotali, mentre i lunghi capelli che le ricadevano oltre la vita, e  che di abitudine teneva raccolti in una coda bassa, fluttuavano al vento.

Si era recata in quel luogo con lo scopo di poter finalmente, almeno per qualche ora, dimenticare di chi lei in realtà fosse e quali erano i suoi doveri di sacerdotessa della vita; era stanca di quella vita che le era stata imposta sin dalla più tenera età, nonostante lei fosse diventata capo delle sacerdotesse e che svolgesse il suo compito in modo impeccabile lei odiava la sua esistenza.

Le leggi del suo popolo impedivano alle sacerdotesse di potersi legare con gli uomini, poiché la loro vita doveva essere votata alla purezza, giacché solo in quel modo esse potevano mantenere in vigore il loro potere spirituale per combattere i demoni e mezzi demoni che vivevano insiemi agli uomini sulla Terra.

E sempre le leggi del suo popolo punivano con la morte le sacerdotesse macchiate dalla grave onta di essersi donate all’uomo che amavano. Sapeva che in passato le cose erano diverse poiché anche a loro era stata data la possibilità di avere una famiglia, ma purtroppo le cose non erano destinate a perdurare, a quei pensieri che la assillavano una rabbia insormontabile prendeva vita in lei.

E per colpa di quell’odio i suoi poteri si stavano via a via  affievolendo rendendola vulnerabile, e con lei l’intera popolazione del villaggio, agli attacchi di coloro che desideravano impossessarsi della sua forza spirituale.

  Midoriko sei  qui, dunque ti ho trovata.”, quella voce la face trasalire il suo sguardo malinconico si mutò in un attimo in sereno e dolce, si voltò con molta calma e nell’alzare il suo sguardo le sue gote arrossirono lievemente nel vedere  un bel ragazzo dai capelli scuri e gli occhi cristallini come l’acqua,  “ Takeo cosa sei venuto a fare in posto come questo?”.

“ Sai bene che io sono lo spirito che regna in queste acque, piuttosto come mai ti trovi oltre al confine del tuo popolo?” chiese incuriosito rivolgendole un sorriso dolce.

La ragazza non sapeva che rispondere e incapace di sostenere il suo sguardo curioso si voltò nuovamente a fissare il fiume come se guardando in esso potesse scorgere delle riposte, fu solo allora che notò la sua sofferenza nei suoi occhi, tristezza che lei si ostinava a nascondere.

“ Midoriko rispetto il tuo silenzio, ma non troverai mai le risposte che cerchi in quel corso d’acqua, ti consiglio di dirmi cosa ti affligge in questi ultimi tempi.”

“ Tu non puoi capire come ci si sente a essere prigionieri….a non poter amare liberamente e sperare di essere amati”.

Quelle prole così tristi fecero sentire lo spirito del fiume,così vicino alla ragazza,che non riuscì più a trattenersi, lentamente si chinò verso di ella e la baciò sulla bocca con passione, poi scostatosi dalla fanciulla.

“ Noi due non siamo così diversi…nemmeno io posso sperare di amarti liberamente Midoriko, le nostre e le tue leggi non me lo permettono. Eppure sento di amarti di un amore puro e profondo” Midoriko dapprima incredula a quelle parole si gettò tra le sue braccia in lacrime, “ Io ti amo Takeo non riesco più a fingere che ciò non sia così, il mio cuore non riesce ad accettare quello che la mente le impone”.

“ Midoriko allora anche tu…” disse semplicemente lui prima di stringerla a se e baciarla.

Kagome osserva, tranquillamente come se stesse ammirando la televisione, quella strana coppia, senza capirci nulla, consapevole dello scorrere delle stagioni che vedeva crescere questo amore.

Osservò meglio quella strana ragazza si stupì non poco nel costatare la sua somiglianza con la ragazza…oramai si era rassegnata, non invocava più il nome di Inuyasha, e ora osservava l’evolversi della storia.

I due ora si trovavano vicino ad un ad una roccia in fondo a un burrone, Takeo era dinnanzi ad un altro spirito,simile a lui per aspetto, entrambi gli uomini impugnavano una spada.

“ Fratello tu e quella umana siete alle strette non potete più fuggire, consegnami quella donna e io vedrò di risparmiarti” proferì mentre Midoriko si nascose dietro Takeo “ Mai. Mai e poi mai ti consegnerò Midoriko, scordatelo fratello” rispose lanciandosi sul fratello.

Midoriko osservava tremante la scena, Takeo era ferito in più parti del corpo e di certo non avrebbe potuto sperare di vincere,suo fratello, in quello stato “ Onigumo fermati, ti prego se il tuo amore nei miei riguardi è vero,fermati e lasciami andare con Takeo”  , ma le parole di Onigumo non furono quelle che li voleva sentire “ Midoriko cambierai idea quando lo avrò ucciso non temere” rispose mentre con un fendete colpi il braccio del fratello.

Takeo ignorò il suo dolore e si prestò a colpire il suo avversario, riuscì a ferirlo a sua volta, ma in modo superficiale, ma in quel modo abbassò la guardia e lo spirito si ritrovò a terra con la spada del fratello confricata nell’addome.

Midoriko si getto in lacrime sul corpo agonizzante del suo amato, la ragazza le sollevò il volto del suo amato, mentre Onigumo stava in disparte ad osservare la scena, senza provare alcun senso di colpa.

“ Midoriko non piangere, non devi versare le tue lacrime per la mia morte…” il ragazzo si interruppe per tossire sangue, “ No, amore non dire così vedrai che ti salverai…” disse tra le lacrime, Takeo le sfiorò una guancia rigata dal pianto  “ Oramai la mia fine è giunta, ma sento dentro di te l’odio per Onigumo…Midoriko non cedere a questo odio altrimenti io morirò una seconda volta sapendoti perduta per sempre….Amore mio…”  la sua mano ricadde a terra mentre i suoi occhi si chiusero per sempre.

“ NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO TAKEO, TAKEO PARLAMI, APRI GLI OCCHI, TU NON PUOI LASCIARMI NON ORA CHE IO ASPETTO TUO FIGLO”  si mise a piangere disperata sul corpo esamine, Onigumo incredulo a quelle parole si avvicinò alla ragazza e la afferrò per il collo.

“ Tu sei incinta di mio fratello, ma ancora per poco” proferì quelle parole prima di colpirla al ventre con la lama di un pugnale, senza però ferirla a morte, Midoriko urlò di dolore, ma il suo non era un dolore corporale il suo era qualcosa di più profondo.

Quando Onigumo la lasciò andare a terra Midoriko colta da un profondo odio osservò con sguardo torvo il fratello di Takeo, “ Vattene via sgualdrina” gli disse per  poi voltarsi.  Riuscì ad rialzarsi fatica e con rabbia afferrò la spada del suo amato, “ Maledetto muori” urlò correndogli incontro mentre era girato di spalle.  Quando le fu vicina, Midoriko lo infilzò con la spada, e una volta che lui cadde a terra ferito,  ella si allontano zoppicante da quel luogo maledetto.

Nei suoi occhi brillava un barlume di pazzia, mentre da essi ancora calde lacrime scendevano, incominciò a ridere divertita alla scoperta del dolce sapore della vendetta. 

Quella risata fece  raggelare Kagome,  che sconvolta aveva osservato la scena, poi improvvisamente il paesaggio si modificò ancora rivelando un villaggio in fiamme.

L’odore acre del fumo circondava ogni cosa, Kagome fu colpita dal numeroso numero di cadaveri di donne uomini e bambini di ogni età distesi a terra, una risata agghiacciante aleggiava nell’aria.  Era la stessa voce che apparteneva a Midoriko, si voltò a cercarla e si meravigliò molto quando ella, lentamente si stava avvicinando verso di lei.

“ Midoriko tu sei la causa di tutto questo non è vero?”  chiese indietreggiando di qualche passo, “ Ti sbagli Kagome non sono Midoriko, almeno non più, ora sono l’Orchidea Nera” rispose senza scomporsi.

Kagome spalancò gli occhi incredula alla notizia, “ Come fai a conoscere il mio nome?”  l’Orchidea Nera sorrise “ Lo conosco perché io sono tua madre” .

“ Stai mentendo, io non sono di questa epoca …” .

………………………………………fine delirio……………………………………………………….

 

Quando Kagome riprese conoscenza era giunta oramai l’alba i timidi raggi del sole rischiaravano la sua stanza, seppur a fatica si era messa seduta di scatto, mentre il suo corpo era scosso da violenti brividi alla verità appena appresa.

Voleva alzarsi ma un grosso peso all’altezza del ginocchio glielo impedì, si voltò verso l’oggetto in questione e si stupì molto quando si accorse di quest’ultimo.

Inuyasha stava dormendo tenendo appoggiata la testa sulle sue gambe, Kagome sorrise dolcemente, evidentemente l’aveva vegliata tutta la notte ed ora si era assopito. “ Come è bella la tua espressione quando dormi” si ritrovò a sussurrare,  poi avvicinò la mano verso le orecchie di Inuyasha e le sfiorò leggermente, a quel lieve contatto il ragazzo aprì gli occhi e alzò il viso verso l’alto, sfiorando con il suo naso quello della ragazza, immediatamente le guance dei due si tinsero di un lieve rossore.

“ Scusami” disse il mezzo demone scostandosi dal viso visibilmente imbarazzato, mentre Kagome teneva il capo chino “ F-figuarati” risposte con voce tremante dall’imbarazzo.

“ Come ti senti ?” chiese cambiando in questo modo discorso osservando rincuorato la ragazza, “ Bene se non fosse per il bruciore della ferita…”  rispose alzando lo sguardo verso di lui.

Inuyasha le prese la mano e lentamente la strinse a se “ Perdonami non sono stato in grado di proteggerti” le sussurrò, Kagome sentiva il suo cuore batterle forte nel petto, le piaceva stare stretta nelle sue braccia, solo così si sentiva protetta.

“ Tu sei mia figlia…per mano tua periranno i tuoi amici…il tuo amato Inuyasha” quelle parole taglienti le rimbombarono nella testa, Kagome sentì improvvisamente una morsa allo stomaco, si scostò da Inuyasha e senza guardarlo le disse: “ Inuyasha ti prego sono stanca, potresti lasciarmi riposare da sola?”  il giovane annuì e silenziosamente uscì dalla stanza.

Lasciandosi alle spalle una Kagome sconvolta e in lacrime.

 

Continua….

 

Mi scuso per il ritardo, ma ero piuttosto indecisa se mandare il capitolo sulla rete, visto che questo non mi piace affatto, colgo anche l’occasione per ringraziare tutti quelli che hanno commentato ^____^ .    

 

 

  
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