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Autore: Angelo_Stella    08/09/2014    2 recensioni
GWUNCAN|ALETHER|SORPRESA|
...
SORPRESA! CAPITOLO 10, FINALE ALTERNATIVO!
...
Agape.
Amore disinteressato, puro, pieno di gioia.
Eros.
Piacere fisico, sesso.
Gwen ed Heather, non esattamente definite come amiche, si ritrovano alle prese con questi tipi diversi di rapporti.
Una dolce, nascosta da un'acidità che man mano tralascia sempre di più.
L'altra perversa, presa continuamente dal piacere carnale.
Entrambe, insegneranno all'altra il loro stile di vita, dimostrandone le motivazioni.
Nulla sembra però come prima, quando l'asiatica si ritroverà tra le mani un laccio di scarpe vecchio e consunto dal tempo, forse simbolo di uno strano amore mai dimostrato.
Ma dopotutto, l'idea d'amore per loro è completamente diversa.
Heather imparerà qualcosa che andrà oltre ad un piacevole sesso, mentre Gwen, si renderà conto che infondo non si può mai vivere in una favola.
In un felici e contenti, che forse, non arriverà per tutti.
Tratto dal testo (capitolo 2):
Dimmi solo: chi è?"
(...)"Chi è chi?"
"Ma come 'chi'? Il ragazzo che ti ha rubato il cuore!" esclamò invece Gwen, giocosa e facendole la linguaccia. "Quel genio che ha sciolto il tuo cuore
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Duncan, Gwen, Heather, Scott | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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AGAPE


Capitolo 8



COLLABORAZIONE CON Stella_2000
 
Non sentiva proteste, mentre si vestiva, come ogni mattina. Sfuggiva ad ogni contatto da lui cercato. Rideva, divertita solo per metà. Dall'altra parte, molto intristita.
"Starò via solo per poco, Duncan!" lo rassicurò, dando gli occhi al cielo all'ennesimo suo imploro perché restasse.
"E' pur sempre tempo perso!" le rispose il ragazzo, camminando verso di lei e stringendola in un abbraccio da dietro. Le mani invadenti furono in un attimo ai bottoni della camicetta.
"Duncan!" sbuffò lei. "Tu lo sai che la notte prima delle nozze non sarò qui, vero?!"
"COSA?!" s'infuriò il giovane, lasciandola andare all'istante e guardando i suoi occhi attraverso lo specchio dinnanzi a loro. "Ma come no?!"
"E' normale! Starò a casa di Heather." rispose la dark.
Il suo ragazzo si rabbuiò, sentendo quel nome e non poté far a meno di indietreggiare di alcuni passi: lo sapeva bene che era la migliore amica della sua futura moglie. Lo sapeva bene, che Gwen provava affetto verso di lei. Lo sapeva cosa pensava sul suo conto. Ma dalla sera prima, Duncan aveva una visione della Wilson completamente diversa. Era solo la ragazza (per essere cortesi) che aveva spezzato il cuore al suo migliore amico.
"Stai attenta, Gwen!" non poté far a meno di dirle, serissimo, una volta che la giovane fu sulla porta di casa.
"Attenta a cosa?" rispose lei. Ghignò. "A quelli come te?"
Lui sorrise amaro, baciandola dolcemente sulla guancia. "Fossero solo quelli come me!"
Gwen aggrottò le sopraciglia, per poi lasciarlo sulla soglia, incitata dal suo gesto di andare e prendere il taxi, che si mise subito in viaggio verso l'indirizzo indicatogli.
Che voleva dire, Duncan? Cosa intendeva, che sapeva? Che le nascondeva, che era successo e con chi, Gwen non lo sapeva e durante il tragitto, non fece che chiederselo, guardando i grigi grattacieli passarle dinnanzi agli occhi. Quello dove abitava l'amica non era diverso dagli altri: alto e di cemento, con tante anonime finestre a perdersi nel cielo. Solo, era immerso in un parco.
Scese davanti ad esso e il suo sguardo corse in alto, per poi smarrirsi nell'ascensore, assorta e nel corridoio dove uscì. Entrò un ragazzo biondo, al posto suo, mentre lei suonava da Heather, che subito le aprì.
"Ah, sei tu!" fece acida come al solito, appoggiandosi allo stipite della porta. "Allora, hai accettato la proposta di Duncan?" sogghignò poi, entrando subito dopo, seguita dalla dark.
Era tutto in ordine, eppure …
"Come lo sai?" chiese in un barlume di lucidità l'ospite, continuando a guardarsi intorno.
"Perché l'ho aiutato a mettere a posto casa!" fece l'asiatica. "Tè?"
"Ho già … fatto colazione."
Continuava a guardare la casa della ragazza: era tutto troppo calmo. Casa sua non era mai calma, per definizione! L'ultima volta che c'era entrata aveva dovuto far ordine e poi … Scott dov'era?
Aprì leggermente la bocca, rammentandosi di ciò che le aveva detto Duncan. E decise di non chiedere. Un profumo aleggiava e non era di Heather. L'aveva già sentito.
"E quando sarebbe il grande evento?" le chiese ancora la Wilson, mentre s'accomodavano in veranda, la dark per terra.
"Tra un mese." fece quest'ultima, ancora in trance. Poi continuò, tutto d'un fiato: "Ho bisogno di te per organizzarlo. Devo trovare un posto. E fare la lista degli ospiti. E chiamare il ristorante e scegliere i piatti. E scegliere l'abito. E tu sarai la damigella, quindi dormirò da te, la sera prima. Mi farai la cortesia di non invitare nessuno durante la notte, Heather?" La fissò negli occhi sbalorditi, per poi alzarsi. "Non dici nulla, bene!" le urlò contro. Le diede uno schiaffo, scuotendo la testa. "Perché?"
"Perché cosa? Perché ho allontanato una persona che non avrebbe saputo restarmi accanto? Perché so di non vivere in una favola? O perché non credo nell'amore, Smith?" rispose furiosa l'asiatica, alzandosi in piedi anche lei.
"E' l'unica persona che avrebbe saputo starti accanto, Heather! E non vivi in una favola, solo perché non lo vuoi! Non credi nell'amore … ma lo provi e QUESTO ti spaventa!" fece l'altra, a tono.
"La gente non sa starmi accanto, nemmeno tu sai farlo!"
La ragazza emise una risatina, per poi abbassare gli occhi. "Lo sai? Forse è l'unica cosa sensata che tu abbia mai detto. Non ho voglia di rovinarmi la giornata per te, Wilson, quindi tranquilla, me ne vado! E non preoccuparti: non ti disturberò più. Voglio solo che tu dica di aver sentito pronunciare quel 'Sì!' che io dirò. Poi ti lascerò in pace!"
"Se rifiutassi?" la sfidò l'asiatica, nonostante i discorsi di Gwen l'avessero molto provata.
"Se rifiutassi, non sarebbe un mio problema. Scott mi vuole bene. Lo farebbe, per me!" scandì in un sibilo, vicina al suo viso, gli occhi adirati nei suoi.
"Lo farò io." emise allora Heather in un ringhio basso. "E ti aiuterò con il tuo matrimonio, se vorrai. E potrai anche restare a dormire."
A quelle parole, il volto della dark sembrò rasserenarsi e aprirsi in un sorriso felice, come se tutte le parole dette in precedenza non fossero esistite. Come le avesse dato ragione, come non fosse importante. O meglio: come se non le interessasse più. Rientrò e si diresse in cucina.
"Che fai?" la seguì una quanto mai turbata Heather, il sentimento ben nascosto negli occhi e nel viso.
"Sai, c'ho ripensato. Ora quella tazza di tè mi va proprio! E credo che anche a te non farebbe male!" disse con tono dolce. "Ne vuoi?"
Non aveva voglia di litigare nuovamente con lei. E non voleva più perdere tempo: l'aveva detto cosa pensava, stava a lei, ora. Ma già lo sapeva: neanche aveva rotto con la volpe e già si era portata in casa un ragazzo.
E soprattutto, non voleva rovinarsi il matrimonio. Lei lo voleva e lo voleva felice. Per la prima volta, lasciò indietro Heather, le diede meno importanza, dopotutto, come aveva detto lei, nessuno sapeva starle accanto!
La padrona di casa, intanto, aveva annuito e si era avvicinata a lei, forse comprendendo i suoi comportamenti. Aprì più volte la bocca per chiedere, ma alla fine, ciò che uscì fu un sorriso malizioso, un sopraciglio alzato e disse solo: "Allora, già in programma il viaggio di nozze?"
Gwen scosse la testa, sorridendo e servì per due.
 
"Alla fine … gliel'hai detto?" gli chiese Scott, mentre passeggiavano per il parco.
Duncan storse la bocca. "Tu l'avresti fatto? Avresti avuto il cuore di farlo?" rispose poi, guardandolo negli occhi, il tono sottolineava l'ovvietà.
Scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli. "No, certo. Hai ragione! E hai ragione anche sulla storia con Heather. E' meglio che lasci stare!" Annuì.
Stupì leggermente il punk, che però non poté far a meno di battergli una mano sulla spalla, garantendogli che fosse la scelta migliore, per tutti e due. E anche per lui e Gwen, che sicuramente sarebbero stati più contenti di vederlo libero.
"Tu … non dirlo a Gwen." chiese il rosso, mordendosi il labbro al pensiero della ragazza, così dolce e romantica, sotto sotto, non l'avrebbe sopportato.
"Io non dirò nulla, hai la mia parola! Sappi solo che potrebbe comunque scoprirlo." gli rispose il punk.
"E' a casa sua, è vero?"
L'amico annuì, per poi cambiare discorso, dopo un lungo silenzio insostenibile. "Senti … lo so che forse non è il momento e che il trovarti con la Wilson come testimone di Gwen non sarà il massimo, ma … insomma … tu …?" Mai stato troppo bravo con le parole.
Scott lo interruppe, comprendendo e sorridendo. "Sta tranquillo, amico mio! Per me è un onore!"
"Grazie, fratello!"
"E se vuoi posso anche aiutarti coi preparativi." Allargò le braccia, alla sua faccia stupita. "Voglio solo dare una mano!"
"Credo che di quello se ne occuperà la mia adorabile fidanzata e … l'altra." rispose il punk.
"Ah, capisco! Vuol dire che io aiuterò te e tu aiuterai loro." Gli fece l'occhiolino. "Conosco un posto fantastico dove potremmo andare a pranzo: gli ospiti nelle sale e tu e lei in una camera. E' un albergo magnifico, vicino all'aeroporto, così potrete partire la mattina dopo per la luna di miele!"
"Lo sai che ho un budget, vero?" alzò il sopraciglio Duncan.
"Sono amico del proprietario. Ci penso io!" Si batté una mano sul petto e convinse il ragazzo.
"Va bene, Scott. Lo proporrò a Gwen."
"Consideralo il mio regalo di nozze!" scherzò il rosso. "E bada bene di non far sapere alla Wilson che son stato io a proporlo, altrimenti boccerebbe tutto!"
"Tranquillo! Lascia fare a me!"
"Avete i vostri metodi persuasivi, per convincervi a vicenda?"
Gli arrivò un pugno sul braccio e un ghigno, mentre entrambi camminavano e riflettevano: quella frase pareva famigliare …
 
DLIN- DLON!
"Sì, chi c'è?"
"Mamma? Sono io, Gwen!"
"Gwen, tesoro, che piacere rivederti. Prego, prego! Entrate!"
Duncan aggrottò le sopraciglia: durante il tragitto e anche quando erano scesi dalla macchina, era terrorizzato all'idea d'incontrare i genitori della ragazza. Non che gliene avesse parlato, ma pensava fossero i classici iperprotettivi che quando la figlia si sposa vanno in escandescenze! Invece, la voce di sua madre pareva molto gentile.
Camminò con la fidanzata fino all'appartamento dei suoi e quando la donna aprì, abbracciò istintivamente sua figlia. "Oh, tesoro! E' magnifico, ti sposi!"
Ah, lo sapeva già! Ecco, il fatto che Gwen l'avesse anticipato poteva essere un vantaggio, per lui!
"Mamma, ti prego!" rispose la sua fidanzata, alzando gli occhi al cielo per l'abbraccio ricevuto e per i singhiozzi che ormai emetteva sua madre.
"Hai ragione! E' solo che tu sei la mia unica figlia e …" Spostò gli occhi su Duncan, il quale sentì il sangue gelarsi. "Oh, tu devi essere Duncan! Molto piacere, io sono Annie, la madre di Gwen!" Gli strinse calorosamente la mano e lo baciò sulle guance, per poi entrare in casa, agitando felicemente le braccia. "Entrate, entrate. Caro, c'è tua figlia col tuo futuro genero!"
Il ragazzo squadrò la fidanzata con aria stranita e le sussurrò. "Ma … è gentilissima! E molto dolce! L'unica volta che hai accennato ai tuoi, hai detto che ti avrebbero rotto per non essere rientrata a casa!"
"Diciamo che mi sono fatta sentire e ho spiegato tutto. E loro … non lo so. Hanno accettato la cosa, semplicemente!" fece la ragazza, alzando le spalle, confusa almeno quanto lui.
"GWEN!" fu interrotta.
"Papà, ciao!" rispose, mentre riceveva un secondo caloroso abbraccio.
"Tanti auguri, figliola! E auguri anche a te, Duncan, vero? Vi auguro felicità e figli maschi!" Strinse anche lui la mano al giovane, per poi farli accomodare in salotto per brindare felicemente.
La ragazza doveva ammettere, che quando erano stati dai genitori di lui, la cosa era stata molto più formale. Sì, erano stati molto contenti, accoglienti e avevano brindato, ma molto meno ilari. Forse dipendeva dal fatto che lei fosse una femmina.
Stette di fatto, che quando lasciarono casa Smith e fecero rientro a casa di Duncan, questo sussurrò alla fidanzata: "I tuoi mi piacciono, ma sei certa di essere figlia loro?"    
"Lo sono, tranquillo!" rispose lei, per poi sedergli sulle ginocchia, sul divano ed accoccolarsi contro di lui.
"Senti, Gwen?" le fece allora il punk, facendo sì che lo guardasse negli occhi, pur senza smettere di passargli una mano tra i capelli neri.
"Dimmi." sorrise dolce.
"Tu … insomma … hai saputo di Scott e Heather?" balbettò.
Lo sguardo le si intristì. "Sì. L'ho capito da sola, ha già avuto un altro. A te l'ha detto lui, è vero? Quella sera che vi siete incontrati?"
Il ragazzo annuì.
"Bé, non fa nulla. Mi spiace per Scott, ma non per Heather. Sono stanca di cercare di aiutarla, tanto non mi ascolta e non mi ascolterà mai. Non ne parliamo più, ormai. Affari suoi!" Sorrise e s'abbassò sulle labbra del ragazzo. "Ormai mi aiuta solo a scegliere il vestito e fare la lista ospiti."
"A proposito! Scott ha un'idea di dove potremmo andare a mangiare." Alzò un sopraciglio, con malizia leggera e malcelata.
"Davvero? E come mai quell'espressione?" rispose, anche lei ghignando.
"Perché io e te staremo in camera, mentre per gli ospiti ci saranno saloni a volontà. Ogni tanto ci faremo vedere per sminuire le malelingue." Sorrise.
"Sarebbero malelingue false?" giocò la ragazza, sempre sogghignando.
"No, è vero!" Si leccò le labbra.
"Hai già visto questo posto?" l'ignorò
Scosse la testa. "Tu lo vuoi vedere?"
"Mi piacerebbe." annuì lei, per maledirlo subito dopo, lui e i suoi baci e morsi vogliosi sul suo collo. Una mano della ragazza andò involontariamente sul petto del giovane. "Va' affanculo!" mormorò quasi impercettibilmente.
"T'interessa ancora?" fece invece lui, leccandosi le labbra e guardandola dal basso.
Alzò le spalle, Gwen. "Magari dopo." ammise, mentre il punk la stendeva sotto di sé, sussurrandole: "E bada bene di non dire a Heather che è stata un'idea di Scott!"
Fu un genio a dirglielo mentre la baciava sul collo e l'accarezzava sotto la maglietta, un vero genio!
Fortunatamente, la ragazza era intelligente: c'era arrivata da sé!
 
"Molto bello!" annuì l'asiatica, guardandosi intorno, mentre Duncan sussurrava alla responsabile chi lo mandava e li raccomandava.
"Davvero bellissimo!"
Ed era sincera: tutto molto elegante, fine, sottile, non largamente sfarzoso, semplicemente perfetto. I lampadari di cristallo pendevano dai soffitti, magnifici arazzi e affreschi alle pareti, quadri immensi e stupendi. Il pavimento di piastrelle chiare, le statue in marmo bianco.
Gwen pensò che aveva fatto bene a non dirle di chi fosse stata l'idea, altrimenti non avrebbero mai cenato in quel posto magnifico. E lei e Duncan non si sarebbero mai goduti le sue stanze da letto! "E' un sogno!" esclamò.
"Sì, è davvero fantastico. Allora prenoto per novantadue, non abbiamo scordato nessuno, vero?" le chiese il punk, affiancandola e la ragazza scosse repentinamente la testa: per lei erano fin troppi!
"Vorreste seguirmi, signori? Scegliete voi stessi il menù che preferite!" disse poi loro la responsabile, dopo aver preso i dati per la prenotazione. Fece segno di seguirli. "Inoltre, gli sposi desiderano usufruire di una camera per il loro banchetto privato?"
"Sì! Sì, sì, sì!" s'affrettò a quel punto Duncan, facendo scuotere la testa alla futura moglie. "Grazie!" si ricompose poi.
"La sceglierete voi stessi!" assicurò la donna, mentre la coppia dava un'occhiata ai vari menù e sceglieva i piatti, con accordi minuziosi, seguendo anche i consigli da parte della manager e di Heather.
Dopodiché, si salì ai corridoi superiori, dove brillavano mille porte ed in ognuna c'era una stanza di colore diverso.
Le guardarono tutte con molta attenzione e la prima tentazione fu per la camera rossa, passionale, come sussurrò il punk a Gwen, che gli diede ragione. Fu solo quando videro quella blu, tempestata di candele accese, con un cielo di stelle d'argento e la luna, che entrambi eliminarono il rosso dalle loro menti.
"Questa!"
E senza intoppi, fu loro.
Dopodiché, mentre il punk stava prendendo gli ultimi accordi, passeggiando con le donne nei saloni, che sarebbero stati tutti a loro disposizione, Heather prese la sposa sottobraccio ed esclamò: "Direi che qui puoi finire anche da solo, Duncan. Ora lei viene con me, cose da donne!"
Il giovane fece appena in tempo ad annuire, che la sposina fu trascinata in macchina dalla sua testimone, la quale un attimo dopo sfrecciava per le strade.
"Mi porti a scegliere l'abito?" le fece Gwen, con un sorriso eloquente in volto.
"Non solo l'abito: pettinatura, trucchi, gioielli … biancheria!" la prese in giro.
"Divertente!"
"Ma io non scherzo! Quel ragazzo, lo devi far impazzire!" scosse la testa lei, per poi ridere insieme alla ragazza e fermarsi davanti un negozio che costava una fortuna. "Consideralo il mio regalo! Conosco la proprietaria, qui sono di casa. Andiamo!" Le strizzò l'occhio.
Scesero e spalancarono i portoni di un immenso negozio pieno d'abiti bianchi, veli, gioielli e modelli di pettinatura.
"Buongiorno Bridgette! Ti ho portato la sposa!" annunciò l'asiatica, rivolta ad una piccola biondina.
"Ciao Heather. Benvenute ad entrambe. Guardatevi pure attorno e posso aiutarvi, se desiderate!" fece subito questa, gentile.
"Mi piace quello!" indicò subito Gwen, che s'era messa immediatamente a guardarsi intorno ed aveva notato subito un vestito bianco molto semplice, con un corpetto ricamato d'argento, che lasciava la schiena parecchio nuda e una gonna larga, bianca, con un velo sopra a far da strascico.
Bridgette sorrise e ci si diresse. "Ottima scelta. E' uno dei più belli, secondo me!"
"Anche secondo me!" concordò lei.
Così, con l'aiuto di Heather e Bridgette, lo indossò, per poi guardarsi allo specchio ed annuire soddisfatta.
Intanto, la bionda, guidata dall'altra, s'era messa a cercare un paio di scarpe adatte, possibilmente con poco tacco e dopo che Gwen ebbe passato in rassegna l'ennesimo paio, scelse dei sandali che né l'una né l'altra avevano avuto l'ingegno di portarle, candidi, con tacco basso e molto fini.
In seguito, la portarono dinnanzi ad uno specchio, dove un'altra ragazza, Anne Maria, si mise a farle sfogliare delle riviste che mostravano capigliature e lei scelse semplicemente di tirare i capelli in su, con dei fermagli coi brillanti e farne ricci, lasciando due ciocche lungo le guance pallide.
Queste, ordinò, sarebbero state tinte appena appena di rosa, mentre sulle labbra si fece mettere un filo di rosso. Sulle palpebre, blu scuro e puntini argentei. Le ciglia lunghe e nere.
Scelse un girocollo d'argento e zaffiro, che metteva in risalto il decolté e che scendeva leggermente con un filo d'argento anche dietro. Si mise delle gocce blu alle orecchie.
Come tocco finale, le furono offerti manicure e pedicure, il giorno prima del matrimonio, dei guanti, che però rifiutò, un velo leggero e lungo, tenuto fermo da un diadema abbinato alla collana e dei gigli bianchi come bouquet.
Nell'insieme, pareva un diamante.
 
Il risveglio di entrambi fu il più burrascoso che avessero avuto, ma per fortuna, chi da solo, chi con l'aiuto di tre persone molto gentili, fu pronto in tempo.
Gli ospiti a casa della Wilson furono abbondanti e nessuno poteva far a meno di riempire la sposa di complimenti per l'eleganza e la bellezza. I suoi, inutile dirlo, si commossero. Al matrimonio, scoppiarono proprio in lacrime.
Heather si era vestita con un tubino semplice e nero e tutte le donne avevano un abito addosso, ma Gwen restava la più bella e sembrava anche molto calma. Fu quando tutti si mossero verso le auto, che s'irrigidì.
Duncan, invece, era andato direttamente in chiesa e l'aspettava con una certa ansia, mentre un gran numero di uomini e donne eleganti gli faceva gli auguri.
Il povero Scott, non sapeva che pesci pigliare. "Stai calmo! Arriverà! La sposa è sempre in ritardo!" gli disse alla fine e proprio in quell'istante, arrivarono le macchine coi vari parenti di Gwen.
Così, dopo aver accolto anche i loro auguri, entrarono tutti e attesero la sposa che, con l'aiuto di Heather, stava sistemandosi, per poi fare il suo ingresso con il padre, ammirata da tutti.
Duncan non le tolse gli occhi di dosso per tutta la sua camminata, era bellissima. Ci volle il sussurro di Scott, per farlo tornare in sé.
E lui, Gwen lo trovò splendido, elegante per lei. Gli sorrise, prendendogli la mano ed abbandonando i fiori tra le braccia di Heather.
Le paure scomparvero in un attimo, come le parole del prete. La cerimonia volò ed entrambi dissero: "Sì!"
 
Le risate degli ospiti si spersero nella piazza prima. Poi nei giardini ed infine nei saloni della villa scelta per il banchetto.
Non che a Duncan e Gwen importasse molto, certo: arrivarono per primi, anzi, a bordo della loro limousine e nessuno li bloccò dall'andarsi a chiudere in quella stanza bianca e blu, mentre le sale sotto s'affollavano. Non li vide più nessuno.
E là dentro, già c'era tutto il pranzo che, eventualmente, avrebbero potuto mangiare. In realtà, avevano ben poca fame e se ne stettero per secoli alla porta, lei con le mani sulla maniglia e quelle del ragazzo sulla schiena nuda, il velo già tolto, sperso chissà dove in quella camera.
Si voltò e lo guardò negli occhi, ad un certo punto. Gli sorrise, serena.
"Io ti amo, Gwen!"
"Ti amo anch'io!"
La prese in braccio e la stese con sé sul letto, per poi coccolarla un po' e quando sentì le sue mani iniziare a spogliarlo, le prese tra le sue. "Gwen?"
"Sì?"
"La prima sera, quella di quando abbiamo fatto l'amore, tu hai pensato che io volessi solo portarti a letto?" le chiese serio.
Lei aggrottò la fronte, confusa. "Eh?"
"Devo esserti sembrato un'idiota! E anche a casa di Heather … non volevo. E' solo che per me … Stare con te è la cosa più bella!" Intrecciò le loro mani, tenendola vicina.
Lei rise, dopo un attimo e lo baciò di nuovo, accarezzandogli il volto, per guardarlo negli occhi. "Anche per me, Duncan!" disse seria. "Ogni volta è bello come la prima volta. E' bello perché ci sei tu, ci sono io e siamo noi. E basta! E' bello per ogni carezza, ogni sguardo, ogni bacio." Gliene dedicò un altro, sotto i suoi occhi stupiti. "Non ti preoccupare, amore. Con te, è sempre bellissimo!"
E allora sorrise, facendola sedere, mentre le passava una mano sul corpo minuto in una carezza impura, sfilandole lentamente l'abito. Togliendo con attenzione i fermagli dai capelli. Guardandola in ogni centimetro ed iniziando a baciarla dolcemente ovunque.
Anche le mani della ragazza andarono inevitabilmente sul suo corpo, sfilandogli velocemente la camicia. E i pantaloni subito dopo. Poi, si fiondò repentinamente con le labbra sul suo petto, ogni tanto guardandolo negli occhi e carezzandogli amabilmente il viso.
Si sorridevano, mentre le mani di entrambi toglievano gli ultimi ostacoli dai corpi.
Non appena la vide, Duncan ci si fiondò sopra, affamato, facendola ridere. Mentre quando gemette, per la scia di baci che scendeva audace sempre di più, fu lui a sogghignare, senza smettere di viziarla, con le labbra e con le mani. Con gli occhi, buoni ed insieme invadenti.
E ogni volta, pensava intanto Gwen, era sempre più bello.


WRITTEN BY Angelo Nero
 
 




§  L'Angelo racconta  §

Ok, bellissima gente ... Ciao! :)
Siamo quasi alla fine, contenti? xD E come sempre, ci vuole la mia infinita fluffusità, anche perchè non durerà a lungo. ^_^
Ciononostante, io non ne posso più di questa Heather e voi?
Quello che Gwen ha fatto è stato veramente il minimo! u.u  Comunque, è andata e ora lei è sposata, felice e contenta!
VIVA GLI SPOSI! *Lancia petali di fiori bianchi mentre i lettori progettano di chiamare il manicomio*
E adesso, vi lascio.
Grazie ancora a chi leggerà e recensirà ;)


Baci, Angelo <3
   
 
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