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Autore: Itsallforzayn    09/09/2014    17 recensioni
A volte crediamo che alcune cose non potranno mai accadere, le riteniamo surreali.
Altre volte però può succedere l'opposto di ciò che una fan potrebbe immaginarsi. La storia di una ragazza, di come cambierà la vita di Zayn, di come scopriranno l'amore e il sacrificio l'uno con l'altro. Una storia in cui spero che ogni fan possa immedesimarsi, mi fa sognare e spero faccia lo stesso con voi.
-"Brooklyn, non pensare, chiudi gli occhi e libera la mente, siamo soli, qui c'è il vuoto"
-"Mi sento viva"
****
-"Mi sto innamorando di te Zayn, non di ciò che sei, di te"
Lui non rispose, sentii la sua mano fredda posarsi sulla mia guancia, mi accarezzò.
-"Cosa significa questo silenzio?"
-"Non ti ama chi amore ti dice, ma ti ama chi guarda e tace"
****
-"Ormai io ci sono dentro Brook, con tutto me stesso, mi hai fatto capire cosa significa felicità,pur non avendo niente, non permetterò alla mia carriera di portarmela via"
- "Non possiamo Zayn, non è possibile"
Odiavo quel suo essere ragionevole, quel suo veder sempre la verità, ma non le avrei permesso di andare via da me.
-"Farò in modo che diventi possibile."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 2• -"Can you touch the stars?"

Distesi la mano verso di lei, per farle segno di venire con me. Guardò la mia mano e poi ripose il suo sguardo sui miei occhi, esitando.
-"Avanti" le dissi io cercando di convincerla.
Volevo portarla in un posto, in un posto in cui andavo sempre all'arena di Londra, dal primo concerto che feci.
 Lei allungò la sua mano posandola sulla mia, mi guardo facendo un mezzo sorriso.
-"Ti voglio portare in un posto" le dissi io mentre ci alzammo entrambi dalla sedia.
-"Credimi, è un posto speciale" aggiunsi.
I suoi occhi si illuminarono, sembrava mi stessero facendo un sorriso smagliante, come sempre ci fu il suo silenzio a colmare quel momento, ormai valeva come risposta.
Ci incamminammo lungo il backstage, dovevo esser sicuro di non esser visto, non dovevo suscitare polemiche, e soprattutto nessuno doveva sapere che lei era con me. La tenni per mano dietro di me guardandomi sempre intorno prima di passare da un corridoio all'altro, dovevamo arrivare prima dei camerini per poi prendere una porta.
-"Dove mi stai portando?" aggiunse con tono preoccupato.
Mi fermai, la guardai stringendole più forte la mano.
-" È una sorpresa, tu cammina senza dare nell'occhio"
-"Non capisco"
mi disse cercando di lasciarmi.
-"Non c'è niente da capire, andiamo" le dissi io con tono brusco.
Non dava aria alla bocca quando doveva e lo fece proprio in quel momento.
Mentre ci incamminammo verso la porta da prendere sentii diverse emozioni, che si racchiudevano tutte in ansia, cosa stavo facendo, perché lo stavo facendo, con che scopo lo stavo facendo. Se solo qualcuno di sbagliato mi avesse visto, io ero fidanzato, non impegnato, fidanzato, era diventata una cosa soffocante dalla premiere di This is us, se qualcuno avesse capito un minimo di me, avrebbe saputo che non avrei mai fatto una proposta di fidanzamento in quel contesto, ma davanti ad alcuni "obblighi" bisogna farlo.
Mi distolsi dai miei pensieri, guardai alla mia destra e subito dopo alla mia sinistra, afferrai la maniglia e aprii la porta scortando Brooklyn dentro.
 -"Avanti entra qui"
Sopra di noi c'era una rampa di scale che pareva infinita, era tutto al buio e si riusciva a intravedere uno spiffero di luce dall'alto.
Guardai lei, fissava in alto con la bocca socchiusa e sul suo volto notai un'espressione dubbiosa, si stava sicuramente chiedendo dove fosse e perché, ma non era il momento di darle spiegazioni.
-"Hai resistenza?" le chiesi io.
-"Cosa?" Esclamò lei girandosi verso di me ed inarcando le sopracciglia.
-"Io le faccio sempre correndo queste scale, non si sente la fatica"
Sentii un rumore uscire dalla sua bocca, non le diedi neanche il tempo di rispondere che si ritrovò già a metà della prima rampa, con me che la tenevo per il braccio mentre correvamo verso quello spiffero di luce.
L'unico rumore che si sentì fu il rimbombo assordante dei nostri piedi che battevano su quelle scale di ferro, tutto venne soffocato dalla sua risata, l'avevo fatta ridere.
-"Ci siamo quasi, non smettere di correre o sentirai la stanchezza" le dissi voltandomi e sorridendole. Lei ricambiò il tutto con una smorfia e un'aria seccata. Eravamo arrivati, quella luce lontana a quel punto ci illuminava il viso. Era la luna.
Arrivammo in cima alla rampa di scale, il silenzio tornò padrone sul momento. Era incantata, come se non credesse a ciò che stesse vedendo, nonostante fossimo in città le stelle si vedevano così bene da quel punto.
-"Dove siamo?" Mi chiese lei mentre il suo sguardo vagava nel cielo.
-"È il punto più alto dell'arena, vengo sempre qua dopo i concerti, mi rilassa."
Risposi appoggiando le spalle al muro rivolgendo il mio sguardo in alto. Lei si appoggiò accanto a me.
-" Perché mi ci hai portata?"
-"Se ti dessi una risposta non sarei sincero."

A quella mia frase non rispose, mi girai verso di lei, i suoi occhi erano colmi, mi sembrò che ci si specchiasse il cielo dentro, sembrava catturata da ciò che aveva davanti.
Mi sdraiai per terra sui mattoni di pietra freddi e misi le braccia incrociate dietro la testa.
 -"Sdraiati qui, è ancora meglio"
Si mise stesa fianco a me.
Rimanemmo zitti per dei minuti, eravamo soli, come se non ci fosse nient'altro intorno, come se non ci fosse al disotto di noi un'arena piena di gente, i rumori delle auto, della folla di persone, erano spariti, si dissolsero lentamente.
-"Hai mai toccato le stelle?" la sua voce ruppe il silenzio che ormai sembrava padrone fra noi.
Mi girai verso di lei e le feci una risata di tenerezza.
-"Come posso aver toccato le stelle?" risposi io.
-"Io l'ho fatto, guarda" alzò il braccio verso il cielo allungando il dito.
-"Non stai toccando le stelle" risi, teneramente.
-" Lo sto facendo, anzi le nascondo con il polpastrello del dito volendo."
Mentre disse quelle parole socchiuse un occhio e inclinò la testa, le sue guance vennero scavate da un mezzo sorriso.
Sentii la sua mano sulla mia e il rumore del suo corpo farsi più vicino a me. Mi prese il braccio e tenendomi per mano lo alzò verso il cielo come fece lei prima.
-"Scegli una stella, posaci il dito sopra ."
Non capivo cosa stesse dicendo, ma in quel momento non mi feci domande, mi meravigliai della sua non normalità che però faceva sentire normale me.
Da quando eravamo insieme non mi aveva ancora chiesto spiegazioni, di nessun tipo, ma bensì mi chiese di toccare una stella, e fu ciò che provai a fare.
-"L'ho scelta" dissi io sorridendo.
-" Puntaci il dito sopra, e pensa di averla proprio li sul polpastrello, è talmente piccola che sparisce."
A quel punto furono i miei occhi ad illuminarsi, non so per quale strana ragione ma ciò che mi diceva sembrava realtà, mi aveva trasportato.
Erano i miei occhi colmi, il mio volto era segnato da un'espressione meravigliata, tranquilla, c'era pace, sensazioni che non provavo da tempo.
Avrei potuto farmi mille e mille domande, ma il momento parlava da sè, la mia mente era libera, non c'era spazio per pensare a qualcosa che non fossero le stelle o Brooklyn. Forse era la situazione che mi prese così tanto o forse ero io che avevo bisogno di lasciarmi andare, ma in quel momento, sdraiato nel punto più alto dell'arena di Londra, su quelle piastrelle fredde che sembravano riscaldarmi per l'emozione, io avevo toccato una stella, con una ragazza mai vista prima, una ragazza che minuto dopo minuto mi sembrava pazza, ma genuina, lei era vera.
Sentii la sua mano scorrere lungo la mia per poi lasciarla, allargò leggermente le braccia e fece un sospiro guardando la stella che lei aveva scelto, i suoi occhi erano raggianti, radiosi mentre osservava una massa di stelle infinite che però confronto al suo sguardo non lo erano più, aveva quel luccichio, quel luccichio dentro che mi riportò a trovare la semplicità nelle cose.
-"Hai una fervida immaginazione Brooklyn" le dissi io.
-"Io credo sia essenziale per essere felici, tu saresti felice vivendo la normalità? Senza credere in ciò che vorresti?"
A quella domanda non risposi, o meglio non mi diede il tempo di farlo che trovò lei la risposta che non riuscii a darmi.
-"Io no, non sarei felice, sono arrivata al punto di credere che se non riesco a realizzare ciò che voglio, posso sempre immaginarlo, niente è impossibile così, nemmeno toccare una stella."
Mi girai verso di lei, il mio sguardo si fece serio, la guardai. Lei ricambiò sorridendomi e tornò ad ammirare il cielo.
Forse quelle parole erano le più sincere e vere che avessi mai sentito. Forse era per quello che non ero felice, perché io stavo vivendo la normalità, pensando di aver già realizzato ogni sogno possibile, fu in quel momento che mi accorsi di essermi sbagliato, di avere ancora un mucchio di stelle da voler toccare, cioè un mucchio di sogni magari irrealizzabili, ma immaginabili. Il primo si era realizzato quella sera.
Sospirai e un'espressione sorpresa ma allo stesso tempo scontata caratterizzò il mio viso.
-"Sai, non ci avevo mai pensato" aggiunsi io.
-"Nessuno ci pensa, tutti credono che sia una cosa ovvia, in realtà non lo è, io amo la mia fervida immaginazione" disse guardandomi, ripetendo la stessa frase che le dissi io facendo una smorfia e sgranando gli occhi, il tutto sotto un leggero sorriso.
Anche io, anche io amavo la sua fervida immaginazione.
Mi sentivo sempre più disorientato ma allo stesso tempo forse al posto giusto.
-"Non so niente di te" aggiunsi io.
Il suo viso venne scavato da una mezza risata seguita da un sorriso, scosse la testa e sospirò.
-"E io non so perché sono qua, però non è male, quindi non c'è motivo di chiederselo, la domanda se mai dovrebbe essere perché non dovrei trovarmi qua"
Non capivo cosa volesse dire, io non riuscivo a capire una parola di quello che usciva dalla sua bocca, capii solo che mi intrigava sempre di più.
Si girò di scatto verso di me e sgranò gli occhi alzando le sopracciglia.
-"Io non sono male?"
Che domanda era, insomma cosa voleva intendere, sotto che aspetto mi chiedeva di non esser male.
Mi limitai a balbettare mentre le mie sopracciglia si curvarono e il dubbio segnò il mio volto.
-"No, insomma no che non sei male"
-"Allora non chiederti niente di me, sei nel posto giusto"
mi sorrise e sollevò la spalla come per mostrare fierezza nella mia risposta, come se ciò che avesse appena detto fosse scontato.
Il suo sguardo si rivolse di nuovo alle stelle.
Mentre ero preso a guardare il cielo come riprese a fare lei, sentii il rumore del suo corpo che si trascinò su da terra, sollevai leggermente la testa per vedere dove stesse andando. Fece due passi, al massimo tre e poi si fermò.
-"Cosa vuoi fare?" le domandai io con un tono di voce più alto per farmi sentire.
-"Niente, ho solo voglia di stare alzata, dopo un po rimanere in quella posizione diventa soffocante, non trovi?"
Io alzai lo sguardo e insieme le sopracciglia, no, io non lo credevo, anzi non ci avevo proprio mai pensato, ma non aveva importanza.
Mi alzai a mia volta e andai vicino a lei, misi le braccia conserte, entrambi guardavamo davanti a noi.
L'unico rumore in lontananza era quello delle auto, quasi scomparve, e a quel punto l'unico rumore fu la distanza che ci separava e il vuoto intorno a noi. Sospirai continuando a guardare fronte a me.
-"Io voglio sapere qualcosa di te" le dissi io senza voltarmi.
-"Ti servirebbe a qualcosa saperne su di me?" disse lei facendo uguale.
A quel punto mi girai e la guardai.
-"In realtà si"
-"Non pensi che tutto ciò che sta accadendo ora sia una cosa che domani non ricorderà nessuno dei due? Perché io lo penso."

Mi confuse, perché stava dicendo quelle parole, di sicuro io non avevo mai notato una fan e mai fatto così, non era difficile da capire, la guardai stranito.
-"No, non lo penso, non capisco perché dovresti farlo tu"
-"Semplicemente perché io non sono una persona che si illude, perché so a cosa e quando dare il giusto peso, e così sarebbe troppo"

Continuai a guardarla con la stessa aria confusa, non capii se ciò che stesse dicendo fosse una cosa positiva o meno.
-" Per me questo momento è bellezza, tranquillità, pace, non sto pensando a cosa potrebbe succedere proprio perché non potrebbe succedere niente, perché rovinare tutto" aggiunse lei voltandosi e guardandomi negli occhi, uno sguardo fisso, vuoto e senza significato, per la prima volta da quando l'avevo guardata, era così.
Io, io ero sempre più confuso, le stesse mille domande ripercorrevano e risuonavano nella mia testa.
A quel punto provai a ragionare come avrebbe fatto lei, ovvero non parlando.
In quel momento avevo tutto ciò che mi serviva, non c'era bisogno di farsi domande a cui non si poteva dare una risposta, non c'era bisogno di parlare sperando in qualcosa che non sarebbe successo.
Mi girai a guardarla più volte, notai che lei non lo fece, il suo sguardo era rigido, sempre rivolto a ciò che aveva davanti.
Decisi di prendere in mano la situazione. Mi misi fronte a lei, c'erano pochi centimetri che separavano il suo viso dal mio.
La guardai negli occhi profondamente, andai oltre a ciò che potevo riuscire a guardare.
-"Brooklyn, non pensare, chiudi gli occhi e libera la mente, siamo soli, qui c'è il vuoto"
Mi feci sempre più vicino a lei, il mio viso si trovava accanto al suo, sentii la sua guancia che sfiorò la mia. Il mio respiro premeva sulla sua pelle, riuscivo a sentire il profumo del suo collo. Posai le mani sul retro del suo collo toccandolo delicatamente.
Lei era immobile, quasi pietrificata, non si mosse, sentivo solo il suo respiro che si fece sempre più possente. La mia mano accarezzò tutto il suo braccio, aveva la pelle d'oca, a quel punto stava alla mia immaginazione credere se era per il leggero vento intorno a noi oppure per i brividi.
Accarezzai la sua mano fredda fino al punto di far intrecciare le mie dita alle sue.
In quel momento non pensai a niente, pensai al suo profumo, alla sua presenza accanto a me che mi rendeva ancora più vivo.
Non pensai al mio lavoro, a cosa stessero facendo i ragazzi, al fatto che io non dovessi essere li.
Con lei mi sentii per la prima volta me stesso, come se fossi riuscito ad azzerare ciò che mi successe in quegl'anni e come se quel momento durasse un'eternità, il tempo si era fermato. Dentro di me speravo solo che lei sentisse le stesse cose.
Un suo sospiro ruppe il silenzio e il gelo che si era creato intorno a noi, dicendo due parole diede mi diede l'unica risposta che volevo davvero.
-"Mi sento viva."



Spazio autrice:

Eccomi qua ragazze con il secondo capitolo:) allora ci ho lavorato molto e ci ho impiegato tanto per fare questi dialoghi tra Zayn e Brooklyn. Diciamo che questo capitolo è importante perchè capiamo qualcosa in più sul carattere di lei e sui sentimenti di Zayn, la storia sta iniziando a svilupparsiiii! Se avete letto il primo capitolo capirete che la parte finale si riferisce proprio all'intruduzione di quello, solo dal punto di vista di Zayn, spero siate soddisfatte e mi scuso se ci saranno errori di battitura o altro. Mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate sia recensioni positive che critiche come sempre. Quindi niente, spero che passerete! Grazie in anticipo a tutte! Dimenticavo, se recensite, mi piacerebbe anche sapere secondo voi cosa accadrà nei prossimi capitoli tra Zayn e Brooklyn, vediamo che idee avete:)! Ci sentiamo al terzo capitolo, ciao a tutteeeee :*
Vitti xx

   
 
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