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Autore: NCH    27/09/2008    4 recensioni
CIAO A TUTTI!! ECCO CHE RIPUBBLICO PER L'ENNESIMA VOLTA QUESTO RACCONTO, SPERANDO CHE I DIALOGHI STAVOLTA SI LEGGANO PER INTERO. FATEMI SAPERE!!! E' la mia visione di cosa è successo dopo la 7° serie di Buffy... Tre gemme sacre dai poteri eccezionali, un ritorno inaspettato, segreti che vengono a galla, un nuovo subdolo nemico, nuovi alleati, nuovi amori, ritorni di fiamma. Ci sono anche i personaggi di Angel ATV ma il racconto non tiene conto degli avvenimenti descritti in quel telefilm. Se siete appassionati di Buffy/Angel e Willow/Tara, questa è la storia che fa per voi. Mi raccomando, recensite o mandatemi una mail a mari_agj@yahoo.it. BUONA LETTURA!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, Tara Maclay, Willow Rosenberg
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

SALVE GENTE! OK, PRATICAMENTE SIAMO AGLI SGOCCIOLI. QUESTO E’ L’ULTIMISSIMO CAPITOLO DELLA MIA FANFIC.

AL SOLITO… LEGGETE, COMMENTATE E LASCIATE RECENSIONI!

 

BUONA LETTURA!

 

 

EPILOGO

 

 

 

La serata di gala era cominciata ormai da quasi quarantacinque minuti e Willow detestava essere in ritardo. Aveva appuntamento con Xander all’hotel nel quale alloggiava ormai da giorni, ma il ragazzo l’aveva chiamata poco prima dell’ora dell’appuntamento dicendole che aveva avuto un imprevisto e che non ce l’avrebbe fatta mai a raggiungerla lì, quindi si sarebbero visti per le otto direttamente davanti a Maximilian, il famoso ed enorme ristorante.

Willow era arrivata solo con un paio di minuti di ritardo grazie a William, quel fenomeno di autista che il suo capo le aveva messo a disposizione assieme alla Limousine per quella sera; ma poi la ragazza aveva fatto il grandissimo errore di attendere all’ingresso del locale Xander che, oltre a non essersi fatto ancora minimamente vivo, aveva anche il telefono spento.

La rossa lanciò un’ennesima occhiata al proprio elegantissimo orologio da polso Cartier dal cinturino in tinta con l’abito color champagne orlato di nero sul corpetto e sulle bretelline. Era tardissimo.

Adesso basta, si disse. Aveva atteso quel pasticcione di Xander Harris anche troppo. Si voltò e chiese allo chaperon di farle strada verso il proprio tavolo al quale, ad attenderla, c’erano due dei dirigenti che avrebbero collaborato con lei a Liverpool: Betty Derek e Andrew Wallas. I due le erano stati presentati alcuni giorni prima in ufficio, direttamente dal suo capo, il signor Grinwalt. Sembravano essere educati, gentili e… tremendamente noiosi come la media degli inglesi di buona famiglia che si dedicano anima e corpo agli affari. Comunque, per una questione di prossima collaborazione, Grinwalt aveva pensato bene di metterli al tavolo con lei quella sera, affinché entrassero un po’ più in confidenza. Willow aveva accettato senza obiettare, soprattutto contando sull’ironia e la spigliatezza di Xander per alleggerire quella serata. Tuttavia, ora che quel fesso del suo amico sembrava non dover più arrivare, si rammaricò della scelta fatta da Grinwalt.

< Salve, signorina Rosemberg! >. L’aveva salutata Wallas, alzandosi per educazione quando lei era arrivata. Willow ricambiò con un sorriso tirato: < Visto che saremo colleghi… chiamami Willow e diamoci del tu, va bene? >. Disse, mettendosi seduta e rivolgendosi anche a Betty Derek. Entrambi gli inglesi annuirono e la rossa non avrebbe saputo dire se quella proposta avesse fatto loro piacere o meno.

< Come mai ci raggiungi a quest’ora? Hai mancato le prime due portate della serata, gli antipasti: di mare e di montagna. Molto buoni devo dire! >. Esclamò Andrew, per intavolare una cortese conversazione dai toni cordiali. Willow fece spallucce, un pochino imbarazzata, stringendo attorno alle braccia lo scialle di seta nera che aveva scelto come coprispalle.

< In verità… non è dipeso dalla mia volontà. Sapete com’è, aspettavo il mio accompagnatore, ma sembra che abbia avuto un contrattempo per cui mancherà alla serata! >. Disse, non troppo interessata a giustificarsi. Eppure, l’esperienza le aveva insegnato ad essere diplomatica con chi non conosceva. Questo per evitare di offendere chiunque.

< Capisco!… Be’, è un vero peccato! >. Commentò Betty, sorridente. A Willow non era sfuggita l’aria annoiata della donna e si chiese se anche lei era stata costretta dai propri capi a partecipare a quell’evento. Poi la sua attenzione fu attirata da qualcos’altro, ovvero le sedie vuote accanto a sé: tre. Will si era aspettata di trovarne una, quella che avrebbe dovuto occupare Xander. Invece, sembrava che qualcun altro quella sera non si fosse presentato. Andrew notò la direzione del suo sguardo e intuì cosa stesse pensando, così disse:

< Il signor Grinwalt ci ha detto che saresti venuta con una persona e che, assieme a voi, ci sarebbero stati altri due ospiti. Ma neppure loro si sono ancora visti! >. Willow annuì con distacco, come se quell’argomento infondo non le interessasse più di tanto.

Ad un tratto, un cameriere si avvicinò al loro tavolo e con voce discreta disse:

< E’ con lei il signor Alexander Harris, vero? >. Willow lo guardò sorpresa, poi si affrettò a rispondere di sì e il cameriere sparì tra la gente. Quando sarebbe tornato con Xander al seguito, solo la musica di sottofondo dell’orchestra avrebbe impedito a tutti i presenti di sentire i rimproveri che lei aveva da fare all’amico. Un’ora di ritardo: era inaccettabile.

Il cameriere comparve pochi istanti più tardi, facendosi largo educatamente tra la folla che stava in piedi. Qualcuno ballava elegantemente, qualcun altro discuteva con un bicchiere di champagne in mano, così Xander apparve per ultimo e… non era solo!

C’era Sidney con lui, attaccata al suo braccio, bellissima ed elegantissima nel suo abito da sera nero orlato di ricami d’argento.

Lo stupore che Xander lesse negli occhi di Willow venne scambiato da Betty e Andrew per un improvviso malessere.

< Tutto bene? >. Domandò Wallas, guardandola preoccupato. Lei annuì, rimanendo a bocca aperta. Il cameriere fece accomodare i nuovi arrivati al tavolo, aiutando Sidney a sedersi tra Xander e Andrew e prendendo immediatamente le loro ordinazioni. Quando il cameriere se ne fu andato, Willow fece le presentazioni e salutò cordialmente Sidney, ma mise letteralmente il broncio a Xander. Nei minuti successivi tra i cinque nacque una cordiale quanto banale discussione, iniziata dallo stesso Xander per evitare un silenzio quanto meno imbarazzante. Willow partecipò alla conversazione ma il tono della voce, i gesti e le stesse parole che diceva lasciavano intravedere senza troppi complimenti quanto fosse annoiata in generale e quanto fosse irritata col suo amico di sempre nello specifico. Il punto non era che lui si fosse presentato con Sidney al fianco: Will non era gelosa della Cacciatrice inglese ed era più che felice che Xander si fosse lasciato andare in quel modo con lei anche se, forse, lo aveva fatto fin troppo rapidamente. D’altronde, rifletté la giovane strega, si rendeva conto che in quegli ultimi anni Xander si era praticamente isolato dal mondo a livello sentimentale e l’arrivo di Sidney aveva scatenato in lui una specie di tempesta emozionale che gli aveva dato modo di respirare aria fresca, finalmente. Per questo non riusciva a biasimarlo. Tuttavia, nel caso di quella serata, Willow sperava che Xander potesse essere una compagnia sicura per superare le interminabili ore di monotonia e formalità che l’attendevano; invece, era evidente che l’amico avesse optato per un qualcosa di più egoistico.

Poco dopo i camerieri servirono le prime portate importanti e la musica di sottofondo cambiò dal jazz a qualcosa di meno ritmato e più classico come Bach o Mozart, forse. Willow non fu in grado stabilirlo con esattezza, vista la sua conoscenza abbastanza primitiva della musica classica. Mentre si stava perdendo in ragionamenti propri, riguardanti il viaggio che l’attendeva di lì a due giorni, Xander le toccò una spalla facendola sobbalzare lievemente.

Lei lo guardò un po’ persa, pensando che il ragazzo le avesse detto qualcosa e che lei non avesse sentito minimamente. Invece, Xander sorridendole le porse una mano alzandosi:

< Intanto che attendiamo la prossima portata ti va di concedermi questo ballo? >. Le disse. Lei non rispose subito, indecisa se accettare o meno. Poi però pensò che almeno avrebbe avuto l’occasione per dirgliene quattro in privato, lontano da Betty e Andrew e, soprattutto, lontano da Sidney che altrimenti avrebbe potuto offendersi fraintendendo. Così accettò l’invito dell’amico e si mise in piedi anche lei, posando poi il coprispalle sulla propria sedia.

< Torniamo subito, Sid! >. Disse Xander alla sua ragazza, sorridendole dolcemente e ammiccando. L’altra ricambiò il sorriso con la stessa tranquillità e amorevolezza, ma si lasciò sfuggire anche una risatina che lasciò perplessa Willow in quanto non ne afferrò il significato.

Comunque, Xander la condusse fino alla pista da ballo delimitata dai tavoli dei vari partecipanti e abbastanza affollata in quel momento. Dopo un breve inchino scherzoso di Xander, i due cominciarono a ballare elegantemente, esattamente come avevano imparato alla scuola di danza circa tre anni prima.

< Oh, andiamo Will, cos’è quella faccia imbronciata? >. Disse il ragazzo, sorridendole bonariamente. L’altra inarcò un sopracciglio:

< Credo che tu sappia esattamente perché non sono tranquilla e rilassata, Xan! >. Rispose, facendo un lieve giro su se stessa come il ballo esigeva. L’altro fece spallucce:

< Dai… non è l’avvento di una nuova apocalisse se… >.

< Xander, per cortesia, ora non cominciare a giustificarti arrampicandoti sugli specchi! >. Lo prevenne la ragazza, un tantino irritata. L’altro le sorrise nuovamente e assunse una finta espressione incredula:

< Io? Non farei mai una cosa simile! >. Disse. La rossa annuì, capendo che il suo quasi fratello quella sera proprio non era in vena di fare la persona seria.

< Ti ho già detto quanto sei bella stasera? >. Le sussurrò improvvisamente Xander all’orecchio, colpendola alla sprovvista. Un sorriso spontaneo le salì alle labbra:

< Ruffiano! >. Esclamò, non troppo seria.

Xander ricambiò il sorriso e le si avvicinò nuovamente: < E che odori intensamente di buono? Amo il tuo odore mischiato al profumo alle rose, lo sai! >. Insistette il carpentiere. Willow divenne improvvisamente rossa, messa in imbarazzo da quel complimento esplicito e fin troppo intimo che l’aveva colta nuovamente impreparata.

< Xander, per favore, la smetti? Sei… irritante, quando… fai così! >. Disse Willow, sempre più a disagio. Xander bloccò i propri passi di colpo, ma non lasciò andare le mani della sua amica, come se temesse che altrimenti sarebbe scappata. Sospirò e divenne serio.

< Non riesco proprio a farne una giusta con te, stasera, vero?… Volevo solo farti passare il broncio… Be’, ti lascio a qualcuno che avrà forse più fortuna di me, allora! >. Esclamò il ragazzo, lanciando poi un’occhiata al disopra della spalla dell’altra, fissando qualcuno aldilà di esse. Dopo un attimo lasciò andare le mani dell’amica dai capelli rossi e la baciò lievemente su una guancia:

< Non essere infinitamente stupida! >. Le disse, con un ultimo lieve sorriso. Poi la spinse delicatamente per farla voltare: dietro di lei, Willow vide comparire Tara in uno splendido abito da sera lilla, coi capelli tirati su come i suoi e adornati da fermagli in tinta col vestito. Sandali elegantissimi, con dei tacchi vertiginosi che la facevano apparire slanciata e mettevano in risalto polpacci torniti e caviglie quasi perfette. Xander andò vicino a Tara e le tolse il coprispalle e la borsetta, sussurrandole qualcosa all’orecchio che fece sorridere la ragazza. Dopodiché il giovane se ne andò, in direzione del proprio tavolo, e la strega dai capelli dorati si avvicinò a Willow, cominciando a ballare lentamente con lei sotto gli occhi curiosi di qualche persona vicina.

< C-che ci… fai tu qui? >. Domandò la rossa, imbarazzata e sorpresa più di prima. Tara fece spallucce e incurvò leggermente le labbra:

< Sono venuta… a frati da cavaliere… in senso lato, molto lato!… E a scongiurarti di rimanere con me, di non lasciarmi, e di non rovinare la vita di entrambe! >. Sussurrò, suadente e sincera, avvicinandosi pericolosamente alla guancia di Willow. L’altra fu assolutamente attonita da quella frase, così poco pudica e così diretta… così poco da lei.

< Tara… ne abbiamo già parlato e io non… >.

< No, tu hai parlato e io ho ascoltato, ma non mi hai dato una reale possibilità di dirti la mia opinione riguardo a qualcosa che… riguarda anche me!… Ora, se non vuoi scenate, e ti assicuro che ne farei una da Oscar se fossi costretta, mi lascerai parlare, va bene?… In seguito mi dirai se sei rimasta della stessa idea di prima! >.

Willow deglutì a vuoto, non sapendo esattamente cosa fare. Tara non aveva mai fatto scenate teatrali, ma la sua voce in quel momento era tanto decisa quanto sensuale e lei era quasi sicura che avrebbe realizzato la sua minaccia se gliene avesse dato motivo.

< Va bene… ti ascolto, se è quello che vuoi ma… forse dovremmo andare in un posto più… appartato, per stare tranquille! >.

< Ti vergogni di me?… O… di te stessa, davanti a queste persone? >.

< Nessuna delle due cose, ovviamente!… Era solo per parlare in un ambiente più intimo e meno affollato! Ma se preferisci, possiamo restare qui! >.

< Sì, lo preferisco e voglio anche rimanere a ballare con te! >. Ribatté Tara, con la medesima sicurezza nella voce con cui aveva avviato la conversazione.

< … Come vuoi! >. Si arrese Willow, alla fine.

< Ottimo!… Tu hai detto che se te ne vai è per non fare altri danni a me o a Buffy e gli altri, ma io credo che tu te ne vada perché non hai più il coraggio di rischiare! >.

< Ma… >.

< Fammi parlare! – Era un ordine e lei obbedì tacendo all’istante. - … Stare insieme a te, amarti, è stata una mia scelta… una scelta che feci tanti anni fa e che ho rifatto nel medesimo istante in cui ho deciso che… i tuoi errori non sono un motivo sufficiente per indurmi a… mollare la nostra storia, a voltarti le spalle e… ad escluderti dalla mia vita!… Pensi che non abbia riflettuto su tutte le varie implicazioni delle mie decisioni? O pensi che solo perché adesso tu sei più grande di me, io non sia in grado di scegliere sensatamente le cose che riguardano la mia vita e di sostenere il peso delle conseguenze? >.

< Non… non ho mai pensato… che tu non sia in grado di prenderti delle responsabilità o di fare scelte giuste, ma… tu non ti rendi conto! >.

< Conto di cosa, Will?… Pensi che non abbia realizzato cosa hai fatto a Warren o a Rack? O pensi che io non abbia capito quanto sia stato devastante per te perdere un bambino?… O forse credi che per me queste cose non abbiano alcuna importanza?… Be’, ti sbagli, Will: ce l’hanno e anche parecchia!… Solo che… ho deciso che non sono più importanti della mia felicità e della tua e non voglio distruggere due vite, o lasciarlo fare a te, per qualcosa successa anni fa, in situazioni del tutto particolari! >.

< Andiamo, non puoi essere seria, Tara!… Sono un mostro, anche i sassi l’hanno capito. Non voglio che restiamo in piedi per ritrovarci di qui a cinque o dieci anni ad odiarci e a sperare di non esserci mai incontrate! >.

< Perché, è questo che credi che accadrà? >.

< E’ questo che mi terrorizza! >.

Tara lasciò andare la presa alle mani dell’altra e le mise le braccia sulle spalle, diminuendo la distanza tra loro e fissandola negli occhi, più o meno come Willow aveva fatto giorni addietro, davanti alla propria auto.

< Io ti amo, ed è questo che conta… Non voglio sapere altro, non m’interessa altro… La vita non è semplice Will, io l’ho imparato quand’ero piccola. Ma… se non si è da soli, se accanto a te c’è la persona che ami, che ti ama e che ti completa, è tutto più semplice perché c’è sempre un momento durante la giornata in cui torni a casa e ti senti serena, al sicuro. E l’indomani sei disposta a ricominciare a testa alta, carica e pronta ad affrontare un nuovo giorno… E’ così che mi fai sentire tu, e non sono disposta a rinunciare a questo!… Non sono disposta a rinunciare a te, Willow, perché non saprei come andare avanti! >.

Le due si fissarono intensamente e Will rifletté profondamente sulle ultime parole di Tara e dovette ammettere con sé che l’altra aveva espresso a parole precisamente quello che lei sentiva quando erano insieme, quello che aveva pensato quando si erano rincontrate dopo tanti anni. Per tutto il tempo in cui Tara era stata morta, Willow aveva pregato ogni giorno della sua vita di trovare una ragione per andare avanti. Ma nonostante Kennedy, Buffy e gli altri, si era resa conto che la mattina continuava a svegliarsi e ad alzarsi dal letto per pura e semplice forza d’inerzia. Non perché avesse voglia di farlo, ma perché doveva, perché non poteva lasciare questa Terra quando avrebbe voluto. E’ il destino di ognuno: non si sceglie di nascere e non è giusto scegliere di morire… troppo semplice per qualcuno che doveva espiare un numero tanto elevato di colpe come lei.

< Tara, io… >.

< Sei sempre convinta che andartene sia meglio per tutti? >.

< … >.

< Baciami! >. Le sussurrò, senza mai staccare i propri occhi dai suoi.

Willow si sentì avvampare, le orecchie e le guance in fiamme.

< Se non mi ami… va’ via adesso. Ma se mi ami… non lasciarmi e baciami! >. Ripeté Tara, con più fermezza di prima, ma anche con una nota nella voce che faceva sembrare quelle parole qualcosa di molto vicino a una supplica disperata.

Willow non si mosse, incantata a fissare l’altra e ancora dubbiosa su cosa fosse giusto e cosa non lo fosse.

< … Se non mi ami… fermami! >. Disse infine, Tara, decidendo di portare a termine ciò che aveva iniziato lei stessa. Poi si avvicinò con una lentezza quasi impressionante e dopo un attimo poggiò le proprie labbra su quelle dell’altra in un bacio lieve e delicatissimo. Ma fu solo quando Will sentì aumentare la pressione e dischiudersi le labbra di Tara che cedette e si lasciò andare a quel bacio come se al mondo ci fossero nuovamente solo loro due, come se tutto il resto non contasse più, come se fosse pronta a ricominciare da zero facendo tesoro d’insegnamento dei propri errori, ma intenzionata a non renderli un ostacolo insormontabile nella propria vita e in quelle dei suoi cari.

Il bacio fu intenso, profondo, passionale, e quando finì Willow rimase per alcuni secondi con gli occhi chiusi. Li riaprì e Tara la guardava sorridente, felice come non l’aveva mai vista.

La gente attorno a loro le fissava curiosa, qualcuno sembrava divertito, altri sembravano contrariati. Solo allora le due ragazze realizzarono di essere ancora al centro della pista da ballo. Tara divenne rossa e si fissò i piedi in quel gesto solito che faceva ogni qualvolta l’imbarazzo raggiungeva livelli tali da minare la sua sicurezza. Willow esitò un istante, rendendosi conto che quelle persone erano suoi colleghi, tutta gente che fino ad allora probabilmente non aveva la più pallida idea dei suoi gusti sessuali. Poi però pensò che neppure quello era importante, dopo tutto. Sorrise e allungò una mano a carezzare il mento della sua ragazza, facendole rialzare la testa. Dopo un attimo la prese per mano e si avviarono insieme verso il tavolo dove Sidney e Xander le stavano aspettando.

Prima di arrivare, Will si accostò all’orecchio di Tara senza abbassare troppo la voce disse:

< Ti amo! >. Scatenando nell’altra una tempesta di pura gioia che sfociò in un altro rapido bacio sulle labbra. Al tavolo, Xander e Sidney le guardarono arrivare sorridenti. Il ragazzo aveva un’aria divertita e soddisfatta al contempo: era compiaciuto di sé e del suo piano.

< Credo che tu mi sia in debito, rossa! >. Esclamò il carpentiere, baciando la mano della sua ragazza che gli era seduta accanto e che lo abbracciava rilassata. Willow ricambiò il sorriso:

< Xander Harris, non so se prenderti a calci o abbracciarti! >. Disse, ricambiando il sorriso. Tara si mise a sedere accanto all’amico e lo baciò su una guancia:

< Io ti bacio e ti dico grazie! >. Disse. Will, invece, non volle dargli la soddisfazione di mostrargli troppo la sua gratitudine e si mise a sedere accanto a Tara continuando a tenerla per mano, felice. Dopo un attimo si rese conto che Betty e Andrew, ancora seduti lì, erano stupiti e abbastanza imbarazzati da ciò che avevano appena visto: l’ingegnere Willow Rosemberg che baciava un’altra donna.

La rossa decise che non le importava neppure dei loro sguardi e delle loro facce confuse e stupite. Semplicemente disse:

< Ragazzi, vi presento Tara MacLay, la mia compagna! >. Batty fece una smorfia incerta e alzando una mano esclamò brevemente: < Piacere! >. Andrew invece regalò ad entrambe un largo sorriso sincero: < Salve!… Io sono Andrew! >.

Pochi momenti dopo, la voce familiare di Grinwalt attirò l’attenzione di Willow: avrebbe affrontato anche lui senza timore o senza farsi troppi problemi.

Il signor Grinwalt apparve dopo un istante e mise una grassoccia mano sulla spalla della sua migliore collaboratrice.

< Willow!… Posso sapere che sta succedendo? >. Domandò l’uomo, lievemente corrucciato in viso, con voce profonda. La ragazza si alzò in piedi e fece un sorriso un po’ tirato.

< Ehm… signor Grinwalt, si ricorda di Tara MacLay? Gliel’ho presentata qualche settimana fa, quando ci siamo incontrati qui! >. Disse, indicando l’altra. L’uomo annuì e strinse educatamente la mano di Tara: < Ma certo che mi ricordo. Era incantevole quel giorno e lo è anche stasera, anzi lo siete entrambe!… Lei invece è il signor Harris, giusto? – Xander annuì – E lei è… >.

< Sidney, la mia ragazza! >. Disse Xander, decisamente più a disagio della sua amica. L’uomo strinse cordialmente anche le loro mani, poi però tornò a concentrarsi su Willow.

< Io… non avevo capito… quali fossero i rapporti che intercorrevano fra voi! Anzi, a quanto pare non avevo capito proprio un bel niente! >. Rifletté l’uomo. Willow sospirò.

< Senta, Grinwalt, posso capire il suo disagio e… se crede, avrà una mia lettera di dimissioni domattina stessa sulla sua scrivania. Se invece ritiene che questo non sia necessario… l’avviso che non posso più accettare il lavoro a Liverpool perché qui c’è la mia famiglia che ha bisogno di me e la casa in cui vivo assieme alla mia ragazza, quindi… >.

Grinwalt fissò intensamente gli occhi della giovane che gli stava davanti, senza proferire parola per alcuni istanti. Will si aspettava una sfuriata da un momento all’altro, visto che il suo capo era rinomato per essere un uomo all’antica, attaccato alla famiglia e alla tradizione Cristiana. Spesso Grinwalt si era dimostrato poco tollerante con le ochette che mettevano troppo in mostra il proprio corpo, o con gli uomini che senza nessuna vergogna correvano dietro alle gonne della prima donna un po’ più provocante che avvistavano.

Invece, Grinwalt la sorprese infinitamente con un largo sorriso e un luccichio gioioso negli occhi nocciola. Le diede un’indelicata quanto amichevole pacca sulla spalla e le strinse nuovamente la mano, scuotendola fin troppo quasi.

< Sono assolutamente contento di quello che mi ha appena detto, Willow. Sono davvero felice che lei rimanga con noi, sa? Quando mi ha detto che voleva partire non gliel’ho detto perché capivo il suo bisogno di nuove esperienze e di una promozione, ma ora che ci ha ripensato… le dico che è qui che la voglio, al mio fianco! >. Disse l’uomo, col vocione profondo, senza nemmeno tentare di abbassare il tono. Willow lo fissò a bocca aperta.

< E… per lei… non è un problema che… io conviva con Tara? >. Domandò, esitante. Grinwalt lanciò un’occhiata alla ragazza: < Be’, ammetto che il vostro… ehm… bacio di poco fa è stato un po’… scioccante per me, visto che la credevo fidanzata col signor Harris. Ma… dopotutto, con chi sta non sono affari miei e non sono così rincoglionito, ancora, da mandar via la mente più geniale che io abbia mai incontrato solo perché i suoi gusti sessuali sono più simili ai miei che a quelli di mia moglie! >. Ribatté l’uomo, strizzando poi l’occhiolino a Tara in un gesto di amichevole complicità. Tara sorrise un po’ imbarazzata, imitata da Willow e Xander.

< Be’, allora… ci vediamo… lunedì a lavoro? >. Chiese la rossa, ancora un po’ esitante. Grinwalt annuì e finalmente le lasciò andare la mano.

< Ma certo, andatevene pure che per stasera credo vi siate annoiati abbastanza!… Io rimarrò solo per rappresentanza, ma lunedì… parleremo meglio di un altro paio di progetti che ho pronti per lei, Willow! >. L’ingegnere annuì e lo vide andar via fra la folla.

< E chi si aspettava una reazione simile?! >. Commentò, tornando a guardare Sidney, Xander e Tara. Il ragazzo fece spallucce e una smorfia con la bocca: < Be’, meglio così, no? Ora, vi supplico, torniamo a casa che queste scarpe nuove finiranno con l’uccidermi! >. Disse, massaggiandosi le caviglie. Le tre ragazze sorrisero.

Willow aiutò Tara ad alzarsi da tavola e le mise il coprispalle addosso, aiutandola con la borsa e prendendo anche la propria e il proprio coprispalle nero. Poi tutti e quattro si avviarono verso l’uscita del ristorante.

Ognuno mano nella mano col proprio compagno.

Mentre le luci della città apparivano in lontananza, attraverso la porta principale del ristorante, Willow si sentì felice e insolitamente serena: non sapeva cosa l’aspettava in futuro, ma era certa che qualunque cosa fosse, non l’avrebbe vissuta da sola.

Mai più.

 

Una settimana più tardi Michael e Sidney partirono per tornare in Inghilterra. L’Osservatore avrebbe sistemato alcune faccende importanti che lo attendevano lì, poi avrebbe fatto due chiacchiere con Smit e, se questo glielo avesse permesso, lui avrebbe continuato a lavorare per il Consiglio e a seguire possibilmente Sidney. In caso contrario, Michael avrebbe lasciato il Consiglio, e si sarebbe trovato un altro lavoro a San Francisco: non era certo di amare Dawn Summers, ma voleva scoprirlo.

 

Sidney, invece, aveva parlato con Xander e avevano deciso di comune accordo che lei avrebbe finito gli studi e poi sarebbe tornata da lui. Le mancava solo un esame e la discussione della tesi per laurearsi. Un anno, forse meno. Si sarebbero visti ogni volta che l’uno o l’altra fosse stato in grado di partire e si sarebbero sentiti tutti i giorni. Xander ora aveva di nuovo qualcuno nel cuore, e non se lo sarebbe lasciato sfuggire solo per una questione di distanze. Non sarebbe stato facile, ma infondo si trattava al massimo di dodici mesi. Poi Sidney l’avrebbe nuovamente raggiunto lì in California e chissà… magari avrebbe funzionato davvero.

 

Oz e Kennedy ripartirono, decidendo di essere stati lontani da New York fin troppo a lungo. La Cacciatrice mora non poté certo definirsi entusiasta nel vedere Willow e Tara progettare il loro futuro insieme, ma infondo ormai si era rassegnata a non far più parte della vita della Strega Rossa. Per quanto riguarda Oz, invece, gioì del fatto che la sua Will sembrava essere tornata la giovane che aveva conosciuto lui, spensierata e contenta della propria vita. Gli dispiaceva per Kennedy, ma sapeva per esperienza che l’altra se ne sarebbe fatta una ragione. Lui l’avrebbe aiutata senz’altro, ma si era ripromesso di mantenere comunque i contatti con Willow e gli altri: ora aveva realizzato che i suoi amici gli erano mancati infinitamente in quegli anni.

 

Angel era seduto su una delle sdraio, nel giardino di casa Summers/Rosemberg e si stava fissando le mani già da più di un quarto d’ora. Di tanto in tanto giocava col suo anello Gladdagh rigirandoselo sul dito, sfilandolo e rimettendolo, sfiorandolo con la punta del pollice. Non era entusiasta della decisione presa, ma probabilmente era la migliore. Qualcuno gli posò una mano calda sulla spalla e lui non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per sapere chi fosse. Un attimo dopo Buffy gli si sedette sulle sue ginocchia e gli passò un braccio dietro le spalle. Neppure lei sembrava serena. Senza dire niente la ragazza lo baciò lievemente sulle labbra, poi gli carezzò una tempia e passò lentamente una mano fra i folti capelli ancora umidi: era uscito dalla doccia poco prima senza curarsi di asciugarli.

< Non voglio vederti con quello sguardo! >. Gli disse Buffy, sorridendogli lievemente. Lui le prese una mano fra la propria, incrociando le loro dita e baciandole il dorso.

< Lo so che non sei contenta della mia decisione, ma… come faccio a mollare tutto così, su due piedi? Non posso, non me la sento di fare una cosa simile! >. Le disse il vampiro, strizzando un po’ gli occhi per il sole ancora alto.

< E io non te l’ho chiesto, non te lo sto chiedendo e non lo farei mai!… Ne abbiamo già parlato ieri sera, mi pare. Infondo… un sacco di gente pur stando insieme vive in due città diverse, no?… Ci vedremo ogni volta che io o te avremo un paio di giorni liberi e ti giuro che, almeno per quanto mi riguarda, capiterà spesso! >. Disse Buffy, baciandogli la guancia e strofinando il proprio viso al suo. Angel la strinse forte a sé e si lasciò sfiorare dalla sua pelle morbida.

< Ti amo, lo sai? >. Le disse, sussurrando e aspirando un po’ del suo profumo. Buffy lo baciò ancora: < Ti amo anch’io e… vedrai, non sarà così terribile, davvero! Tra l’altro… ho deciso di parlare con Dawn… appena avrò sistemato alcune cose qui, ho intenzione di raggiungerti a Los Angeles e lì potremo – sorrise furba - … provare la vita di coppia! Che ne pensi? >.

< Sarei felicissimo, lo sai. Ma… il fatto che il Consiglio abbia deciso di lasciarmi la gemella di Amara in custodia, non significa che noi due potremo avere un rapporto… normale! >.

< Amore… abbiamo capito tanto tempo fa che il nostro rapporto non sarà mai normale, ma… Willow mi ha giurato che cercherà un incantesimo per svincolare la tua anima e… chissà perché, penso proprio che ci riuscirà: è forte, lo sai! E ora ha il Grigio con sé! >.

< Bsta che non combini guai! >.

< Oh, ma piantala! Ora c’è Tara al suo fianco ed è felice. Non farà stupidaggini con la magia, ne sono più che certa! >.

Ridacchiarono felici.

< Sì, credo tu abbia ragione! >.

< Fra quanto devi partire? >.

< Due ore!… Faith e gli altri stanno preparando il furgone e appena avranno finito, ci metteremo in viaggio. Tra l’altro, appena arrivati a Los Angeles dovrò trovare un nascondiglio sicuro per le Gemme di Zagato. Quello ha la priorità su tutto, credo! >.

< Va bene, ma chiamami quando arrivi… almeno saprò che il viaggio è andato bene! >.

Angel sorrise ancora.

< Mi sentirai talmente tanto spesso da oggi, che alla fine ti stancherai e cambierai numero! >.

< Ok, ti sfido! >.

Sorrisero di nuovo e si abbracciarono stretti, rimanendo lì, in quel giardino a godersi l’aria fresca e la tranquillità che per una volta li circondava.

Non sarebbe stato facile tenere in piedi un rapporto a distanza, ma sarebbe stata una situazione temporanea: Buffy ne era certa. E poi Will avrebbe sicuramente risolto anche l’altro piccolo problema. Sorrise fra sé e sé a quel pensiero: uno dei vantaggi ad avere come migliore amica la strega più potente d’occidente!

Rimasero lì fin quando non fu ora di mettersi in viaggio, insieme, a godere della presenza reciproca. Poi Angel partì per tornare nella sua città ma il spirito non era più quello di prima perché ora aveva la speranza reale che un giorno non così lontano, finalmente lui e Buffy avrebbero potuto vivere insieme e le loro anime avrebbero trovato un po’ di face, finalmente.

 

Tara decise di rimanere a San Francisco, con Willow e gli altri. L’amava e voleva ricominciare da dove avevano lasciato. Sarebbe tornata al college e avrebbe terminato gli studi nel più breve tempo possibile. Willow l’avrebbe mantenuta fino ad allora, condividendo con lei tutto: anima, corpo, felicità, casa e denaro. Appena possibile lei avrebbe fatto in modo di ricambiare sdebitandosi lavorando sodo e nel frattempo si sarebbe occupata della casa e di preparare gustosi manicaretti per tutti. Non voleva sfruttare Willow, ma quando questa le chiarì che ciò che era dell’una era anche dell’altra, Tara si arrese all’idea di lasciare che il suo amore si occupasse di lei per tutto. Poi, magari, nonostante le proteste che avrebbe sollevato Willow, niente le avrebbe impedito di trovare un lavoretto part-time per contribuire un minimo alle spese di casa.

Non era questo l’importante, comunque.

Ciò che contava davvero, era che la sua vita era ripartita e si prospettava serena e felice, assieme alla sua vera famiglia e accanto alla persona che amava e che l’amava più di ogni altra cosa e che, soprattutto, la faceva sentire completa.

In futuro ne sarebbero successe tante cose, belle e meno belle: era inevitabile.

Ma le avrebbero affrontate insieme e poi… questa è un’altra storia.

 

 

FINE

 

 

  
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