Capitolo 3
L’aria era
fin troppo fredda. Non riusciva a manovrare correttamente il manubrio. Tutto il
peso di Mello gli gravava sulla schiena.
Non
sarebbe riuscito rimanere in quella situazione ancora per molto. Come se non
bastasse quel pezzo di merda li stava seguendo con la macchina. No, non cel’avrebbe
decisamente fatta.
Diede
ancora gas. Stava andando veloce, circa un centinaio di chilometri all’ora. E
non faceva altro che sorpassare automobili e moto. E non faceva altro che
stringere la mano del suo Mello.
“Matt..
Matt non riesco. N-non ce la faccio più..”
“Ti ho gia detto che ce la farai cazzo! Siamo quasi arrivati! Ce
la farai… ce la farai…” una lacrima cominciò a farsi strada sulle guance del
rosso. Quella situazione era straziante.
Sorpassò
ancora qualche auto.
“DOVE
CAZZO CREDETE D’ANDARE? EH STRONZETTI?” La voce proveniva da un’auto alla loro
sinistra. Matt strabuzzò gli occhi. Era li. Quel figlio di buona donna era li!
“Come
cazzo ha fatto come cazzo ha fatto???!!” urlò con quando fiato aveva in gola il
rosso. Era sicuro di averlo seminato! E quello stronzo aveva il finestrino
abbassato e rideva! RIDEVA! Come osava ridere? Come poteva ridere? Cazzo!
Infondo non avevano rubato un cazzo dalla sua merda di casa! E Mello era ferito! E MELLO STAVA MORENDO! E LUI RIDEVA!
“VATTENE
STRONZO! NON HO PRESO NIENTE DALLA TUA MERDA DI CASA!
SIAMO PARI OK? LASCIAMI STARE! LASCIAMI ANDARE!” urlò ancora il Matt, stremato.
“AHAHA! TAPPATI
LA BOCCA FROCETTO DEL CAZZO! TI HO SENTITO, HO SENTITO I VOSTRI SCHIFOSI
GEMITI! COME STA ADESSO IL TUO AMICHETTO? NON PARLA PIU TANTO VERO?”
Il rosso non
ce la fece più. Quello era troppo. La rabbia lo accecò.
“AHHHHHHHHHHHHHHHHHHH”
urlò e d’istinto aumento ancora di più la velocità. Il motore della BMW rombò,
al massimo della potenza.
Sorpassò a
fatica l’auto, ma questa non dava segni di voler porre fine all’inseguimento.
Gli stava dietro.
“M-matt…”
“STAI
ZITTO MELLO!”
“Matt.. m-ma io..”
“ZITTO! HO
DETTO ZITTO!”
“Scusami…”
Ma la mano
di Mello non era più sotto la sua, e Matt non sentiva
piu neanche il peso del corpo del biondo sulla sua
schiena.
Il corpo,
la mente, i pensieri, tutto si ghiacciò.
No, non
poteva essere. Mello era ancora li con lui. Non era
caduto! Non era caduto!
Con una
fatica immane, il rosso riuscì a girarsi. No. Mello
non c’era. Non c’era piu.
“MELLO!”
Eccolo dov’era
il suo Mello. Era li, sdraiato in una posizione
innaturale sul cofano della macchina dello stronzo. Era bellissimo. Aveva gli
occhi chiusi. I capelli disordinati coprivano le guance. Ecco dov’era.
Inchiodò
di colpo. Lo stronzo fece lo stesso.
Scese dalla
moto e la sbattè a terra, senza farci troppo caso. E
ancora una volta stava correndo, verso il suo Mello.
Anche lo
stronzo scese dall’auto. Gli occhi aperti in una espressione di panico, una
mano sulla fronte, e guardava il Mello. Lo trovava
bello forse? Perché lo guardava così?
“Mello!” finalmente il rosso raggiunse l’auto. Si chinò su
di lui, sull’angelo biondo che giaceva immobile su quel pezzo di lamiera.
“Mello! MELLO!” prese a chiamarlo con forza, scrollandolo
per la spalla sana.
Ma l’angelo
non dava segni di risposta. Forse stava solo dormendo?
Le lacrime
ora scendevano a migliaia. Sgorgavano dagli occhi verdi, percorrevano la curva
della guancia e arrivavano diritte sul collo. Ma qualcuna scappava, e finiva
sul viso rilassato di Mello.
Un vuoto,
un senso di terrore e ansia si fece strada dentro Matt.
Era distrutto.
Singhiozzava forte, in modo convulso, e intanto stringeva il suo amore. Lo
abbracciava. Non lo avrebbe lasciato solo.
Voleva
solo morire.
“Sei
contento adesso?” sibilò a fatica tra un singhiozzo e l’altro, rivolto verso il
suo persecutore.
Quello non
rispose. Si limitò solo a comporre il numero dell’ambulanza sul suo cellulare,
anche se sapeva, sarebbe stato inutile. Il ragazzo biondo era morto. MORTO.
“Mello è morto. Io sono morto.” Furono le ultime parole che
riuscì a pronunciare Matt, prima di svenire per il dolore.