Buona domenica a tutti!
Oggi vado un po’ di fretta,
nella mia città c’è la festa per il Patrono così devo muovermi a studiare per
poter uscire stasera…
Grazie a Queenrock che ha inserito
la fic tra i preferiti e a tutti coloro che hanno letto!
Mi raccomando, commentate,
anche con critiche, è molto importante per me!
Spero che dopo aver letto
questo capitolo le fans di Deb e Niko saranno un po’ più contente… O mi vorrete
ammazzare? xD
Dedico questo capitolo a Joe
che ultimamente mi tira un po’ su e mi ha convinta a non abbattermi per il
comportamento del “mio Niko”… Ti voglio bene!
Alla prossima settimana, la
vostra milly92.
Capitolo 10
Il Futuro Matrimonio Rovinato
I giorni che seguirono furono
tra i più particolari della mia vita: finalmente potevo dire di essermi
integrata nel gruppo, ero amica di tutti, non trascorrevo un’ora senza pensare
“Mamma mia, questa si che è vita!”. Per quel momento la sfiga mi aveva ceduto
una tregua, e ne fui grata a Dio. Confetta Imperfetta stava ritornando ad
essere Debora la Life Coach!
Le cose più divertenti, ma
anche imbarazzanti, erano le dure ore di prove del balletto “Umbrella”, nel quale strinsi un
rapporto particolare sia con Giorgio che con Dario.
Fu con quest’atmosfera dunque
che il terzultimo giorno di prove iniziai ad imparare l’ultima parte del
balletto, particolarmente impegnativa. Non che la parte precedente ci riuscisse
perfettamente, intendiamoci.
“Un due, un due tre, passo
avanti, giro, ombrello, onda…” la voce
di Lisa si contrapponeva a quell’insistente: “You can stay under my umbrella, ella, ella, ella...”.
Noi tre cercavamo di farcela,
ma ci era impossibile eseguire il passaggio in cui io dovevo fare l’onda mentre
prima Giorgio e poi Dario mi abbracciavano da dietro, per poi armeggiare con
l’ombrello due secondi dopo. L’imbarazzo verso quei movimenti un po’ ambigui
era quasi passato, ormai eravamo in confidenza e avevamo superato lo stadio di
queste sciocchezze.
“… Quattro, cinque, sei…
Giro, ombrello in avanti, no, Debora, Dario! Dovete essere più convincenti!
Dario, perbacco, fingi che lei sia Rihanna!”
urlò spazientita Lisa.
“Ma a me non piace Rihanna”
rispose innocentemente Dario, mentre Giorgio rideva.
“Allora fingi che sia
qualcuna che ti piace, cavolo!”
“Ok, ed io fingerò che lui
sia N…” mi corressi subito, dicendo: “Nate di Gossip Girl!” Quando stavo per
dire Niko. Che sciocca, lo stress mi dava alla testa…
“Ok, perfetto! Su,
ricominciamo!”
Così ricominciammo da capo il
balletto, mettendocela tutta. La prima parte era dedicata interamente ai
ragazzi, che ballavano la parte cantata, anzi, rappata, da Jay Z mentre io subentravo in un secondo
momento. E, miracolo, quella volta la prima parte ci riuscì quasi perfetta.
“Meno male! Bravi!” applaudì
Lisa.
Mi voltai verso di lei,
soddisfatta, per poi accorgermi che lei aveva solo parlato: gli applausi
provenivano da dietro le colonne della palestra, ovvero il posto dove Rossella,
Simona e Niko si erano nascosti e da cui erano appena sbucati.
“Wow, ammazza Debora!” disse
Simona, entusiasta. “Rihanna ti fa un baffo...”
“Hai capito la piccolina…”
rise Rossella, mentre abbracciava Dario dicendo: “Complimenti!”
Niko se ne stava zitto,
ma nascondeva le risate sotto i baffi.
“Su, spara la critica” lo
incoraggiai.
“No, no, vai bene, sei
brava…”
Lo guardai con uno sguardo
sarcastico, ma non potetti aggiungere altro dato che Lisa ci aveva richiamati
al lavoro.
Alla fine, il giorno dopo lo
imparammo quasi per bene, ma il bello venne durante la prova costumi.
“Dovrei indossare questo
top?!” chiesi scandalizzata alla stilista che mi guardava incoraggiante. Tra le
mie mani avevo un autentico mini pezzo di stoffa rosso, fin troppo scollato.
“Si, perché?” mi chiese, come
se fosse una cosa ovvia ed io fossi un po’ scema.
Non replicai, con il pensiero
che andava sui miei fianchi da cui sarebbe uscito fuori il mio grasso e sul
fatto che non mi sarebbe entrato sul seno.
Ma, meno male, mi sbagliavo.
Il top addosso faceva un bell’effetto, era svasato sui fianchi anche se il seno
veniva risaltato, il mio seno con una quarta abbondante.
Abbinato al top c’era un
cappellino, mentre al completo era
aggiunto un paio di bermuda marroni abbinati alla cravatta finta.
“Questo è lo stile Rihanna”
mi spiegò l’assistente.
“Si, lo so” risposi, pensando
a cosa avrebbero detto le oche della mia classe che avrebbero ballato
“Umbrella” a fine anno nel vedermi eseguire il loro balletto con due baldi
giovani.
Ormai era domenica, e dopo la
visita all’atelier della stilista ritornai nel loft, dove pranzai in compagnia
di tutti.
Ma verso le tre del
pomeriggio iniziai a pensare più del solito alla mia famiglia, alle famose
domeniche a casa mia in cui mi svegliavo alle undici, facevo colazione,
iniziavo a studiare per poi pranzare con i piatti favolosi di mia madre,
rilassarmi un po’ e poi continuare a studiare prima di uscire con le mie
amiche.
Così andai nel confessionale,
decisa a far sapere tutto questo ai miei genitori. Lì,dopo una settimana,
piansi di nuovo.
“Ehi, famiglia! Non sapete
quanto mi mancate… Mamma, papà, Giuseppe come state? Spero bene… State
tranquilli, io qui sto benissimo ma mi mancate troppo… So che vi avevo chiesto
di non venire ma… martedì potreste venire alla puntata serale? Così potrò
riabbracciarvi dietro le quinte. Vi giuro, mi manca ogni singola cosa, anche la
più scema! Il suono delle partite alla playstation di Giuseppe, la cucina di mamma, le risate di papà, i vostri
abbracci, le vostre ramanzine… Vi prego, venite, voglio vedervi”
Chiesi di farlo andare in
onda prima di ritornare nella mia stanza, con gli occhi ancora lucidi.
E i miei occhi divennero
ancora più umidi quando sul mio letto trovai un pacco. Lo scartai, trovando il
mio libro di matematica, un quaderno che non conoscevo e dei biglietti.
Il primo diceva: “Ehi Debora! Ormai sei la star del liceo,
anche se Gianmaria Lucrai non ritiene giusto che tu stia in tv e lui no! J Comunque,
carissima, vuoi o non vuoi ti tocca studiare, Catauro ti deve interrogare e
diritto vuole che confermi il 9, quindi è stato deciso che ritornerai a scuola
il 15 aprile dato che in quella data tutti i concorrenti dovranno tornare a
casa per votare e farai queste due “commissioni”. Divertiti, ci manchi tanto.
La tua 2° A ”.
Il secondo, nemmeno a farlo
apposta, era da parte della mia famiglia
“Tesoro sei un mito, è bellissimo vederti almeno tre
volte a settimana in tv felice e spensierata! Ti pensiamo tanto, ormai a
Maddaloni ci fermano tutti per chiederci se sei davvero nostra figlia. Siamo
orgogliosi di te, stai facendo il tuo dovere in modo giusto… E non pensare a Silvia,
tu per noi sei perfetta così come sei. Continua così anche se ci manchi tanto.
Ti vogliamo bene, Mamma, Papà e Giuseppe. P.s: Studiaaaa!!! ”.
Finii di leggere con un
sorriso misto alle lacrime quando bussarono alla porta. Era Niko,
particolarmente di buon umore.
“Desidererei conversare con
la mia life coach se è possibile, sempre se non è impegnata a bal… Ehi, ma stai
piangendo?” chiese, cambiando subito tono.
Mi si avvicinò, mentre
scuotevo il capo e tiravo su con il naso.
“Cosa è successo? Silvia?”
“No, ma che, magari… Forse
puoi capirmi, mi manca la mia famiglia…” risposi semplicemente, porgendogli il
biglietto. Lo lesse rapidamente, prima di riservarmi un’occhiata critica.
“Certo che ti capisco, vieni
qua” si offrì, stringendomi a sé mentre i singhiozzi divenivano più forti. Non
volevo fare la gatta morta, non è nel mio genere, eppure in quei momenti era
una cosa normale starsene lì abbracciata a lui. “Stai calma, è normale” mi
tranquillizzò. Nella sua voce c’era una nota strana, ancora più umana,
indecifrabile.
“No che non è normale, per
due settimane non ho fatto altro che divertirmi, li ho completamente ignorati,
gli ho impedito di venire alla prime time…”
“… Perché sapevi di non
resistere a vederli senza poter ritornare a casa con loro” terminò per me,
accarezzandomi il capo. “Non sei come vuoi sembrare, sei ancora più dolce e
sensibile. E’ normale” aggiunse.
Restammo così per una decina
di minuti, mentre continuavo a singhiozzare e lui sussurrava qualche parola
consolatoria. Ripeto, mi sembrava più strano del solito.
Alla fine lesse anche il
biglietto del mio corso. “Ah! Hai capito la furba! Tu stai piangendo perché non
vuoi studiare ed essere interrogata!” ironizzò facendomi ridere.
“Eh si, mi tocca studiare”
dissi, asciugandomi gli occhi e accennando un sorriso.
Così poco dopo, dopo che mi
ero sciacquata il volto, eravamo entrambi vicini alla scrivania, io sedutaci
spora e lui seduto su una sedia, intenti nel ripetere matematica…
“Allora, dimmi qual è la
forma implicita della retta” mi chiese imitando
un prof particolarmente serio e facendomi ridere.
“Allora… ax+by+c=0” risposi.
“Ok, bene… Dimmi qual è
l’equazione della retta del primo e terzo quadrante” continuò, questa volta più
serio.
Andammo avanti fino alle sei,
ora in cui iniziammo diritto.
“Io di diritto non so un
cavolo” mi rivelò.
“Questo si che è un reato,
dovrà scontare una pena tipo l’approfondimento della materia, signore…” gli
risposi. Ero ancora un po’ imbarazzata per la scenata di poco prima, eppure lui
non voleva farmela pesare, per questo cercai di fare un po’ l’ironica.
Gli sorrisi, portandomi una
ciocca dietro l’orecchio e in quell’istante successe qualcosa. Niko si alzò,
stando di fronte a me, ancora seduta sulla scrivania.
“Mi piacerebbe scontare la
mia pena insieme a lei” dichiarò, portando la sua mano sotto il mio mento e
alzandomelo in sua direzione, costringendomi a guardarlo e a perdermi in quei
profondi occhi cerulei.
Le mie guance divennero
scarlatte, non sapevo cosa stesse succedendo. Fatto sta che dissi un flebile:
“Anche a me” nello shock più totale mentre lui si avvicinava al mio volto e mi
baciava una guancia lentamente e stringendomi una mano, incastrando le nostre
dita.
Chiusi gli occhi come una
demente mentre ricambiavo la stretta e stavo già per sporgere le labbra, dato
che lui si stava spostando verso la mia bocca a partire dalla guancia, quando
sentii il suo respiro e il suo cuore battere all’impazzata una volta che ebbe
aderito il suo petto al mio.
Riaprii gli occhi e ci
guardammo in un tacito silenzio, i nostri volti rossi e la mia espressione
tentava di concedergli il permesso di baciarmi. In quell’istante era scomparso
tutto, il libro di diritto, le interrogazioni, il fatto che eravamo in un
programma televisivo, che qualcuno sarebbe potuto entrare nella stanza.
Ed infatti, ovviamente, dopo
qualche indugio, mentre sentivo il suo naso troppo vicino al mio e l’altra sua
mano si era spostata attorno ai miei fianchi, qualcuno bussò alla porta,
facendoci sobbalzare.
Ovvero quello a sobbalzare fu
Niko che mi guardò imbarazzato mentre aprivo gli occhi allarmata e saltavo giù
dalla scrivania, aggiustandomi stupidamente i capelli e andando ad aprire.
Dietro alla porta c’era lo
zio Max tutto sorridente, che subito chiese: “Disturbo?”
Ma no, hai solo interrotto il momento cruciale della
mia adolescenza!
“Ehm, no, stavamo ripetendo,
ho delle interrogazioni il giorno che ritornerò a casa per le elezioni, sai”
dissi di botto.
Emanuele parve captare
qualcosa di strano nella mia voce perché chiese: “Stavate?” per poi affacciarsi
e scorgere Niko che se ne stava all’impiedi come un baccalà.
Il suo volto sembrò fare due
più due. “Oh, ho capito, scusatemi…”
“Beh, allora? Cosa volevi
dirmi?” chiesi, cercando di non essere scorbutica.
“No, niente… Mi sono appena
arrivate le partecipazioni e volevo invitarti! Anche a te Niko, ovviamente! Mi
sposerò il prossimo 20 febbraio…” rispose, porgendoci una busta bianca ciascuno
con su incise delle fedi nuziali incrociate una volta che Niko si fu avvicinato
alla porta.
“Oh, ma è magnifico! Grazie
per l’invito, zio!” dissi, anche se in realtà avrei voluto dire: “Peccato che tu abbia rovinato il mio futuro
matrimonio!”
Lo abbracciai mentre Niko
faceva lo stesso.
“Se vi va mi stanno
festeggiando nella sala feste..” disse prima di allontanarsi.
Annuimmo prima di chiudere la
porta. Posai i libri, ancora rossa in volto.
“Beh, allora ripeterò domani
tanto mancano tre giorni” dissi imbarazzata.
“Oh, certo! Si, ehm, ti vengo
ad aiutare se vuoi…” si offrì.
“Oh, non fa niente, pensa al
brano da cantare…” gli dissi.
Sembravamo due estranei! Quel
antefatto dell’accaduto stava condizionando il nostro rapporto dopo nemmeno
cinque secondi!
“Oh, va bene, ma se ti serve
una mano…”
“Si, si…”
Lo guardai uscire con una
fitta al cuore prima di buttarmi sul letto.
Mi stava per baciare, cavolo! Cosa vorrà dire? Debora,
non iniziare con i castelli in aria!
Mi legai i miei capelli,
ormai di nuovo ricci, mi truccai lievemente e indossai un abitino bianco.
Raggiunsi rapidamente la sala
feste, dove stavano festeggiando Massimo con delle coppe di champagne. Niko se
ne stava con i Gold Boyz; al contrario, lo zio appena mi vide arrivare mi
scrutò, e mi si avvicinò prima possibile.
Me ne stavo da sola fuori la
terrazza quando mi chiamò.
Ci guardammo e alla fine lui
disse: “Cavolo, non volevo interrompere qualcosa…”
“Non hai interrotto niente,
cioè, lo avresti interrotto se avessi bussato tre secondi dopo” dissi
sconfortata, appoggiandomi alla ringhiera con aria stanca e sorseggiando un
bicchiere di aperitivo.
L’uomo rimase a bocca aperta.
“No! Oddio, spiegami tutto!”
So che non se lo meritava,
eppure ala fine glielo raccontai, chiedendogli ovviamente di tenere la bocca
chiusa.
“Quindi è successo
all’improvviso, dopo una tua semplice battuta?” chiese.
“Si! Oddio Max, sapessi com’era
dolce, mi sentivo già in paradiso…”
dissi.
“Ti brillano gli occhi” mi
informò con aria nostalgica. “Cavoli, ed io pensavo che fosse solo una cotta…”
“Intanto hai rovinato il
momento più bello della mia vita” sbuffai senza riuscire a trattenermi. “Non so
se ti perdonerò mai”
Per un istante parve sul
punto di dire qualcosa, ma si bloccò, dicendo: “Se è destino è destino” con
aria saggia.
E quella stessa espressione
gliela lessi in faccia un’ora dopo, mentre Niko mi invitava a ballare ed io
accettavo come una cretina.
Quella non era la mia vita,
assolutamente, troppo ambigua, troppo incerta… E pensare che alla fine tutto
questo si modificò con la venuta di una nuova persona! Ma di questo ve ne
parlerò tra qualche capitolo, ora mi devo solo occupare nel raccontarvi la mia
esibizione di “Umbrella” con Giorgio e Dario
e di come cambiò il rapporto tra me e Niko.
Vi ripeto, tutto questo è
servito a farmi crescere, fin troppo velocemente.
La vita della tv per me si
rivelava sempre più strana, capace di diventare da entusiasmante a
nauseante!
Qualche Anticipazione:
Mi guardava un po’ stranito,
solo dopo si affrettò a spiegare:
“Scusami, non ti avevo riconosciuta!” con aria incredula e squadrandomi. “E’ la
prima volta che ti vedo… così”
________
“Vabbè, dai, va bene così”
concluse Rossella. “A proposito Deb, hai studiato? Domani hai l’interrogazione
eh?”
Al solo udire quella frase arrossii, evitando accuratamente
di incrociare il mio sguardo con quello di Niko. Infatti anche lui si voltò,
tossendo.
________
E sapete cosa rispose lui?
“Perché Silvia, vorresti dire
che non le sta bene? Sulle sue gambe non puoi proprio lamentarti!” prima di
ridere insieme a tutto il pubblico dopo il “Concordo!” di Luke.
________
“Perché, scusa a cosa mi
sarei dovuta riferire?”
“A quello che stava
succedendo tra noi…”
________
“Oh Dio! Ma cosa ho fatto?
Perché sono qui?”
“Ce lo chiediamo anche noi,
ci siamo messi una paura, cosa sono venuto a cercarti…” fu la sua risposta,
mentre mi aiutava a chiudere i libri.