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Autore: Mary_la scrivistorie    10/09/2014    1 recensioni
Raccolta di OS || What if?, Missing Moments || Cam/Gabbe ||
Un angelo e un demone. Un amore improbabile e lacerante.
Tutti credono che la guerra in cui si sono battuti Lucinda e Daniel sia motivata dal loro legame, dalla decisione di lui.
Ma la realtà è peggiore, non è andata proprio così.
Un amore vergognoso e innegabile.
E se una guerra si fosse scatenata a causa di Gabbe e Cam?
La causa: un amore da apocalisse, da fine del mondo.
1- Scambierei la vita per quest'attimo. (Gabbe)
2- Disperazione. (Cam)
3- La fine, il principio. (Gabbe)
4- Lei. (Cam)
5- Lui. (Gabbe)
~Quinta classificata al contest "Io e te alla fine del mondo" indetto da hiromi_chan sul forum di EFP.~
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Gabrielle Givens
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lei.

L'alba illuminò il suo volto e riuscii a vederla con chiarezza. 
I lunghi capelli biondi, le labbra carnose e socchiuse come un timido bocciolo di rosa, la carnagione candida eccetto per e rose infiammate delle guance.
Trattenni il fiato. Anche a tredici anni dalla sua nascita, era bellissima, tanto simile a Lei. Troppo simile a Lei.
La osservai correre e arrivare al castello, dove l'aspettava la sua famiglia. 
Non era mia, non lo era affatto. Lo sarebbe stata se, dopo la morte di Gabrielle, non avessi deciso di lasciarla.
Ma, nonostante tutto, nonostante provassi il forte impeto di proteggerla e difenderla da tutto, non potevo correre da lei. 
Non potevo rovinarle così l'infanzia.
L'avrei lasciata vivere, senza di me. 
Mi sembrava crudele: sua madre non aveva scelto di lasciarla, io invece avevo delle opportunità e le stavo distruggendo tutte.
"Cosa ci fai qua, Cameron?", chiese una voce severa alle mie spalle.
Poppy. Non riuscii a scattare in volo via, perché lei affondò le unghie nella mia gola.
Una fitta lacerante al collo. Percepii un fiotto di sangue colare e attraversarmi il petto.
"Ti ho detto di stare lontano. Per me, per la bambina. Per Gabrielle.", ringhiò la donna con violenza.
E allora ne ebbi l'assoluta certezza. La mia piccola sarebbe stata al sicuro, sempre, accudita da Poppy e da suo padre adottivo.
Tuttavia, questo non mi rassicurò. Anzi, desiderai più ardentemente prendere mia figlia e fuggire.
Poppy mi guardava. I suoi occhi erano di una strana sfumatura color ambra, sebbene avesse un aspetto giovanile i suoi capelli, raccolti in un'elegante treccia, erano del bianco più candido, come la neve appena caduta.
"Capito?", sibilò, sputando la parola come se fosse veleno.
Il suo sguardo brillava di furia incalcolabile. Cercai di immaginarmela bambina, amica di Gabbe, una sorella.
Capii che lei soffriva esattamente quanto me.
Capii che anche per lei tutte le lacrime umanamente disponibili non sarebbero bastate.
Capii che non avrei potuto farci niente, mai.
"Come si chiama?", chiesi, infatuato dell'immagine meravigliosa della mia mente. Quella bellissima bambina. La mia bellissima bambina.
"Amanda. Nessun Amy. Nessun Anda. A-m-a-n-d-a.", scandì, con un affetto così travolgente da contagiarmi senza scampo.
Ormai amavo mia figlia. Amavo quel perfetto frutto mio e di Gabrielle. E quest'amore, lo sapevo di già, mi avrebbe portato a spiarla continuamente.
Solo per realizzare che non fosse una mera allucinazione.
"Mi piace. È un nome raffinato e delicato, come un germoglio di primavera.", commentai, nell'euforia più totale.
Poco importava che probabilmente Poppy mi avrebbe ammazzato.
Poco importava che io e lei saremmo sempre stati separati.
Poco importava quanto lei fosse umana, e che un giorno sarebbe morta.
"Non ti ho chiesto un parere, demone. Non sei nulla per lei. L'hai abbandonata, come hai fatto già in precedenza con Gabrielle, giusto?"
Strinsi la mano a pugno. Avrei voluto picchiarla, lacerarla, sgretolarla: ma dopo chi si sarebbe occupato di Amanda?
Io ero tanto, troppo codardo ed egoista. Ma non ero sadico: non le avrei mai fatto questo torto. Non le avrei mai sottratto la gioia. Non ero Gabrielle.
Scorgendo mia figlia, vidi i suoi occhi aprirsi. Non c'era possibilità di sbagliarsi. L'avevo riconosciuta come mia. 
Quegli occhi color verde brillante, elettrico, ne erano l'inconfutabile prova.
Identici a come quando era una neonata.
Identici ai miei.
Poppy si accorse del mio turbamento e sussurrò: "Sì, ha i tuoi occhi. È una tortura incontrarli ogni giorno: avrei una folle mania di ucciderla. Ma ha un carattere più angelico che demoniaco: gentile, premuroso, armonioso. È Lei in miniatura."
Esitai e riflettei. Compresi il messaggio. Se non fosse di Gabrielle, l'avrei ammazzata.
Deglutii, disgustato. Sapevo che Poppy non si sarebbe mai posta scrupoli ad uccidere un bambino: l'aveva già fatto. 
Ma non è un demone come te. 
Già. Anch'io avevo la mia buona dose di colpe. Prima fra tutte: Gabbe.
Poppy mormorò: "Addio."
Chiusi gli occhi e percepii un fruscio. E una fragranza di fresie e rosmarino. 
Non avrei più rivisto Poppy, ma allora non lo potevo sapere.
   
 
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