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Autore: Root    10/09/2014    6 recensioni
-E' sempre una buona occasione per organizzare una festa in maschera- disse Percy sorridendo. -Le feste in maschera sono belle, si incontra gente interessante.
-Davvero? Non mi sembra di aver incontrato nessuno del genere- rispose Nico, e sorrise quando notò lo sguardo fintamente offeso di Percy, che si trasformò ben presto in un altro sorriso.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bianca di Angelo, Hazel Levesque, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Masquerade
Personaggi: Nico Di Angelo, Percy Jackson
Avvertimenti: Slash, Alternative Universe
Desclaimer: Tutto ciò cui mi sono ispirata appartiene solo ed unicamente a Rick Riordan
Note: E' la mia primissima AU, quindi non è che ne sia proprio sicura, però era un secolo che volevo scriverla quindi vabbè. E poi volevo scrivere di Percy che flirta con Nico, quindi ho approfittato xD
Sono solo due capitoli e all'inizio volevo pubblicarli tutti insieme come one shot, però poi ho cambiato idea, mi sembrava meglio così. 
Spero che vi piaccia :)




A Nico non piacevano le feste; a dirla tutta, Nico era pronto ad affermare che odiava le feste come poche altre cose al mondo. Non c'era un motivo in particolare, semplicemente avrebbe preferito restare a casa sua, chiuso nella sua stanza a fare l'asociale che le sue sorelle lo accusavano di essere, piuttosto che andare in un posto pieno di persone che lui non conosceva, con la musica troppo alta e la luce che ti da fastidio agli occhi.
Non era esattamente così, quella cui si trovava adesso, ma Nico continuava a non capacitarsi di come avesse potuto finire in quella situazione. Anzi, no, il problema era che sapeva perfettamente come fosse finito lì, in quella stanza luminosa, circondato da persone che ballavano, domandandosi come facessero a non sentirsi ridicole per il modo in cui erano vestite.
-Coraggio Nico, sarà un po' come a Venezia!
Nico non aveva capito se Bianca avesse dimenticato com'era il Carnevale a Venezia, se neanche lei aveva saputo bene dove voleva trascinarlo o se, più banalmente, avesse solo cercato di ingannarlo; ma ad ogni modo, fatta eccezione per le maschere, quella festa non aveva molto altro in comune con Venezia.
-Dai Nico, vieni con noi, ci divertiremo!
Hazel era sembrata davvero convinta quando glielo aveva detto, gli occhi che brillavano come per trasmettere la sua frenesia al fratello che, imperterrito, continuava a dirle di no.
Comunque, come Bianca, anche Hazel aveva avuto torto, decisamente torto, perché se c'era una cosa che Nico non aveva fatto da quando aveva messo piede lì, era divertirsi.
Nico era abbastanza certo di non aver ceduto alle richieste delle sue sorelle ma, in ogni caso, quella sera stessa, loro erano andate da lui e avevano cercato di costringerlo ad indossare qualcosa di diverso dai suoi soliti jeans e maglia neri -avevano praticamente fallito, ovviamente, perché Nico non aveva molto altro nel suo guardaroba. Alla fine Nico si era ritrovato con indosso un paio di pantaloni e una giacca che non aveva idea di possedere e una maschera sul viso, mentre veniva trascinato via dalla tranquillità della sua stanza. Il problema era che Nico non era mai in grado di dire di no a Bianca ed Hazel, soprattutto non quando loro avevano dipinta in viso un'espressione di pura eccitazione e felicità perché non vedevano l'ora di partecipare ad un ballo in maschera.
Nico sospirò, facendo scorrere gli occhi sulla sala che si apriva davanti a lui. A lui non piacevano le feste e avrebbe desiderato essere in qualunque altro posto in quel momento, però non poté fare a meno di osservare con ammirazione l'ambiente e pensò che, con l'atmosfera che lo permeava, sembrava uscito da un altro secolo. Una di quelle sfarzose feste delle corti del cinquecento, per esempio. Non che fosse davvero tutto lussuoso e regale, ma ne aveva l'aspetto. La sala non era molto grande ma era stata abbellita con decori e luci appariscenti e le coppie che danzavano trasmettevano un'aria senza dubbio maestosa, principesca in un certo senso. Era quasi pronto a scommettere che la musica provenisse da un vecchio grammofono.
Nico non vedeva più Bianca, ma riusciva chiaramente ad individuare Hazel, che stava ballando con un ragazzo alto, con le spalle larghe e i capelli corti e neri, che era sembrato decisamente impacciato quando era andato a chiederle di ballare.
Doveva esserci un terrazzo, da qualche parte, Nico lo sapeva perché lo aveva visto da fuori, ma non aveva idea di dove fosse, né aveva tanta voglia di esplorare. Preferiva tenere d'occhio le sue sorelle, magari fosse loro venuto in mente di tornare a casa prima del tempo. In realtà non ci sperava davvero e, nonostante tutto, era piuttosto bello vederle divertirsi in quel modo.
Nico se ne stava poggiato a una parete, sorseggiando una bevanda fintamente pregiata ma che, se non altro, aveva un buon sapore.
-Ti va di ballare?
Nico fu decisamente sorpreso quando si rese conto che le parole erano state dirette a lui, anche se, in effetti, era probabilmente l'unico che non aveva neanche provato a mettere piede sulla pista da ballo, quella sera. Il ragazzo che aveva parlato, stava fermo di fronte a lui, con la mano tesa verso Nico, aspettando che lui la prendesse. Nico lo fissò per una manciata di secondi cercando di capire se lo stesse prendendo in giro, ma il suo sorriso gli suggerì che, sì, il ragazzo era serio.
-No- si limitò a rispondere distogliendo lo sguardo.
-Perché no?
Quando Nico non rispose, il ragazzo scrollò le spalle, come se non si fosse mai aspettato che avrebbe davvero potuto ricevere una risposta affermativa, e si appoggiò al muro acanto a Nico.
Nico aveva sperato di poter passare la serata annoiandosi da solo in un angolo, aspettando con ansia il momento di andare via; aveva sperato di non farsi notare ed era stato convinto che ci sarebbe riuscito, perché era sempre così che funzionava: quando voleva, Nico riusciva ad essere praticamente invisibile. Di solito le persone non lo notavano e, anche se lo facevano, non lo avvicinavano, non cercavano di parlare con lui, specialmente non quando c'era così tanta gente più interessante e senz'altro più incline ad una conversazione con un perfetto sconosciuto.
Cercò di ignorare il ragazzo vicino a lui, sperando che comprendesse la situazione ed evitasse un altro tentativo di fare conversazione con lui. Ovviamente non fu così.
-E' un ballo in maschera, perché qualcuno non dovrebbe voler ballare?
Nico sbuffò sonoramente, voltandosi nella direzione del ragazzo e sperò che, anche attraverso la maschera, fosse ben visibile il suo sguardo infastidito.
-Forse a qualcuno non piace ballare.
-E perché qualcuno cui non piace ballare dovrebbe venire a un ballo in maschera? Ballo, significa che si balla.
Nico non sapeva esattamente perché stava continuando a parlare anziché ignorarlo o allontanarsi da lui. Forse perché il ragazzo lo stava osservando con un'espressione sinceramente curiosa visibile negli occhi verde acqua, e, per la seconda volta, Nico si rese conto che lui non lo stava prendendo in giro ma sul serio non riusciva a capire perché una persona che non voleva ballare fosse lì.
-Forse qualcuno è stato trascinato qui contro la sua volontà dalle sue malefiche sorelle.
Il ragazzo si mise a ridere, una risata contagiosa e, senza neanche rendersene conto, Nico si ritrovò a sorridere.
Il ragazzo aveva i capelli scuri, era più alto di lui, e probabilmente più grande; Nico gli avrebbe dato una ventina d'anni ma non poteva esserne sicuro, data la maschera che gli copriva la parte superiore del viso. La maschera era semplice, argentea e verde, e Nico non riuscì a frenare il pensiero che fece capolino nella sua testa e che gli suggeriva che il ragazzo dovesse essere davvero bello, sotto quella maschera. Ciò su cui Nico si soffermò maggiormente, furono gli occhi, di un colore che qualcuno avrebbe definito verde, altri verde acqua e che, probabilmente, a seconda della luce sarebbero potuti sembrare anche celesti. Erano occhi color del mare, e Nico pensò che era incredibilmente ingiusto, perché erano assurdamente magnetici e gli ci volle un notevole sforzo di volontà per smettere di fissarli e distogliere finalmente lo sguardo.
Nico tornò a guardare la pista da ballo, cercando di individuare le sue sorelle, senza riuscire davvero a concentrarsi; sentiva ancora su di sé lo sguardo del ragazzo, che non sembrava intenzionato ad andare via.
-Allora cosa posso fare per renderti meno insopportabile questa serata?
Si era messo di nuovo davanti a Nico e lo guardava con quei suoi stupidi occhi pieni di aspettativa. Nico stava per dire “potresti andare via”, ma prima che le parole prendessero forma e suono, si fermò -anche perché non sarebbe stata altro che un'enorme bugia.
-Potresti dirmi come uscire di qui, magari- disse. -Sul terrazzo, voglio dire- si affrettò a specificare, quando vide l'espressione di disappunto del suo interlocutore.
-Oh, certo, vieni con me- gli rispose, sorridendo di nuovo. Senza un'altra parola, prese la mano di Nico e iniziò a guidarlo tra la folla. Nico avrebbe potuto facilmente liberarsi dalla presa e, normalmente, non avrebbe esitato neanche un istante a farlo ma, per qualche motivo, stavolta non lo fece. É per non perderlo di vista, si disse.
Attraversarono la sala e salirono una breve rampa di scale e, finalmente, raggiunsero la porta della terrazza. Nico sentì la brezza fresca della notte pizzicargli le guance e trasse un respiro profondo, godendo dell'aria fresca che entrava nei suoi polmoni; dopo aver passato quasi due ore chiuso in una stanza piena di persone, ne aveva decisamente bisogno.
Fece per togliersi la maschera, ma il ragazzo lo bloccò prima che potesse farlo.
-Non farlo!- disse. -Rovina la magia- aggiunse come se fosse una cosa logica.
Non aveva ancora lasciato la mano di Nico ed ora erano decisamente -troppo- vicini. Nico fissò per un istante di troppo i suoi occhi color mare e il suo viso sorridente poi si riscosse e si allontanò.
-E' una cosa stupida- disse ma, nonostante le sue parole, non cercò di togliersi di nuovo la maschera.
-No che non lo è. Non sarebbe una festa in maschera senza la maschera.
Nico si avvicinò alla ringhiera, stringendola tra dita. Non rispose, perché non è che potesse controbattere ad un'affermazione così ovvia e anche perché aveva capito che qualunque cosa avesse detto, non sarebbe riuscito a dissuaderlo.
Per un attimo Nico pensò che il ragazzo se ne sarebbe andato e lo avrebbe lasciato lì, sarebbe tornato dentro a cercare qualche bella ragazza mascherata che sentisse più di lui l'atmosfera della festa e avesse voglia di ballare. Invece – ma non lo avrebbe mai ammesso- fu contento quando sentì i passi dell'altro avvicinarsi a lui. Il ragazzo poggiò le braccia sulla ringhiera mentre col palmo di una mano si sosteneva la testa. Guardò per una manciata di secondi il cielo notturno poi rivolse il suo sguardo su Nico.
-A proposito, com'è che ti chiami?
Nico soffocò una risata. Non ci aveva pensato, al fatto che non conosceva il suo nome. Quel ragazzo era stato così familiare con lui, che a Nico non era più sembrato un vero e proprio estraneo dopo il primo minuto che avevano parlato.
-Non rovinerebbe la magia, se te lo dicessi?
-Certo che no! Anche chi indossa una maschera ha un nome.
A Nico quell'affermazione non pareva avere molto senso, a dire il vero, e stava per farlo notare, ma prima che potesse aprire bocca, il ragazzo gli tese la mano destra.
-Io sono Percy- disse, sempre sorridendo.
-Nico- rispose lui, stringendo di nuovo la mano del ragazzo di cui adesso conosceva il nome. Nico non si era reso conto di averne bisogno, ma adesso si stava rigirando quel nome -Percy- nella mente trattenendosi dal pronunciarlo ad alta voce per provare come suonasse sulla sua lingua. Liberò la sua mano dalla stretta e distolse lo sguardo, fissando gli occhi da qualunque altra parte.
-Allora, sei sicuro di non voler ballare?
L'occhiata che Nico gli rivolse avrebbe dovuto essere una risposta sufficiente ma, evidentemente, non era abbastanza per Percy.
-Tanto non c'è nessuno qui fuori, quindi non c'è bisogno che ti vergogni- disse, e Nico provò 'improvviso desiderio di cancellargli in qualche modo quello stupido sorriso dal viso.
-Scordatelo. Perché non torni dentro, sicuramente ci sarà qualcuno disposto a ballare con te.
Percy scosse la testa, come se la sola idea di ballare con qualcuno che non fosse Nico lo infastidisse.
-No, è con te che voglio ballare.
Quei maledetti occhi verdi erano fissi in quelli neri di Nico che distolse lo sguardo immediatamente e ringraziò di non essersi tolto la maschera che riusciva a coprire il rossore sulle sue guance.
-E perché?
-Perché ti ho visto in un angolino tutto solo e ho deciso che lo avrei fatto- rispose, col tono di chi sta spiegando l'obbiettivo della sua vita. -E poi, perché mi piaci.
Nico cercò di ricordarsi che conosceva Percy da neanche un'ora e che quindi era decisamente fuori luogo che il suo cure si mettesse a battere così velocemente per quell'affermazione.
-Non mi conosci neanche.
Percy scrollò leggermente le spalle come per dire che non era importante, come se aver parlato per mezz'ora con Nico fosse più che sufficiente per decidere se lui gli piacesse o meno.
-Non importa- disse.
Percy si comportava con disinvoltura, quasi che flirtare con un ragazzo che aveva appena conosciuto fosse una cosa normalissima.
Nico lo maledisse diverse volte nella sua mente, lui e i suoi stupidi e magnetici occhi e il suo stupido sorriso contagioso. Quel ragazzo lo confondeva, lo aveva appena conosciuto e aveva messo in subbuglio il suo piccolo mondo. La confidenza e il calore con cui Percy si rivolgeva a lui gli facevano dimenticare il fatto che non si conoscessero davvero, gli trasmettevano familiarità, gli davano l'impressione che con lui potesse essere se stesso. Il che era semplicemente assurdo, perché Nico non era così con nessuno che non fossero le sue sorelle, neanche con le persone che conosceva da più tempo. Ma con Percy, per qualche ragione, era diverso.
Scosse la testa, cercando di schiarirsi le idee. Restarono in silenzio per diverso tempo, Nico fissava il cielo stellato cercando di dimenticare -senza successo- la confusione che gli causava la presenza dell'altro accanto a sé.
Non era un silenzio pesante e imbarazzato, il silenzio che scende tra due persone che non sanno più che dire e che stanno freneticamente cercando qualcosa di cui parlare: insomma, il silenzio che dovrebbe esserci, normalmente, tra due persone che si sono appena conosciute. No, il silenzio che era sceso tra di loro era il silenzio rilassato di due persone che non hanno necessità di romperlo. Era strano, pensò Nico, era la prima volta che sperimentava quel tipo di silenzio.
-Perché hanno organizzato questa festa? Non succede nulla di particolare oggi, giusto?- chiese Nico dopo un po' -non avrebbe saputo dire quanto tempo- perché, sul serio, era da quando Hazel e Bianca glielo avevano detto che se lo stava chiedendo. Si sarebbe aspettato una festa come quella a Capodanno o in un altro giorno del genere, non nel bel mezzo di marzo senza alcuna ragione apparente.
-E' sempre una buona occasione per organizzare una festa in maschera- disse Percy sorridendo. -Le feste in maschera sono belle, si incontra gente interessante.
-Davvero? Non mi sembra di aver incontrato nessuno del genere- rispose Nico, e sorrise quando notò lo sguardo fintamente offeso di Percy, che si trasformò ben presto in un altro sorriso. Stavolta, Nico non si soffermò sul fatto che anche le sue labbra si incurvarono verso l'alto; Percy aveva un sorriso contagioso, indubbiamente.
Rimasero lì fuori per il resto della serata, parlando o stando in silenzio e, alla fine, Nico smise di chiedersi come fosse possibile che si trovasse così a suo agio, dando la colpa a Percy e ai suoi modi di fare che erano addirittura in grado di fargli accantonare in un angolino della sua mente il suo smisurato odio per le feste.
Nico si era quasi dimenticato di Hazel e Bianca, del fatto che prima o poi sarebbero andate a cercarlo per tornare a casa; se ne ricordò solamente quando sentì la porta della terrazza aprirsi e la voce di Bianca che lo chiamava.
-Nico! Dobbiamo andare- disse, un bel sorriso radioso che le illuminava il viso. Nico annuì e le fece cenno di aspettare.
-Ci salutiamo allora- disse a Percy, improvvisamente in imbarazzo, ma fu felice di notare che non era l'unico e che l'altro era nella sua stessa situazione. Percy annuì e fissò i suoi occhi in quelli di Nico, poi annuì e tornò a sorridere.
-Già. Ma sappi che la prossima volta ti convincerò a ballare con me!
-Continua a sperare- replicò Nico mentre si allontanava, agitando una mano per salutarlo.
Nico riuscì ad ignorare gli sguardi inquisitori delle sue sorelle solo per qualche minuto, fino a quando si ritrovarono di nuovo all'aria aperta.
-Allora, come è andata stasera?- gli chiese Hazel dando voce alla curiosità propria e di Bianca.
Nico stava ancora sorridendo -con immensa sorpresa di entrambe- pensando che Percy aveva detto “la prossima volta”.
-Meglio di quanto mi aspettassi- disse semplicemente.

  
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