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Autore: Ruby Efp    10/09/2014    3 recensioni
Il diploma è un grande rito di passaggio. Non per Renesmee Cullen, che è alle prese con il suo primo anno di università al Trinity College Istitute, a Dublino, Irlanda. Tutto sembra andare per il meglio. Il college è pieno di ragazzi carini, amori, gelosie e amicizie false. Ma non è questo che tormenta Renesmee. Cosa sono le voci che la tormentano? Le voci che stanno cercando di aiutarla. Un detto recita -Il diavolo non muore mai, e tu devi continuare ad ucciderlo- L'oscurità si aggira tra le mura del college, costringendo Renesmee a tornare a casa. Ma anche lì il pericolo incombe su di lei.
Vita,morte,passione,dolore: tutto questo in Everside.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Beginnings '
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RUBY EFP  presenta:



1x06 - Rinascita


I suoi muscoli erano tesi, io riuscivo a mala pena a respirare. Jake mi sfilò il reggiseno, rimanendomi mezza nuda. I suoi occhi si illuminarono, quando vide i miei seni fuoriuscire dal reggiseno. Presi tra le mani la sua cintura marrone di pelle, e la slacciai in modo rapido. Sbottonai il bottone del jeans, e tirai giù la zip. Lasciai scivolare i jeans lungo le sue gambe muscolose, rimanendolo solo con dei boxer. Prese il mio viso tra le mani, e cominciò a succhiarne il labbro inferiore.
-Non voglio farti male.- mi sussurrò all’orecchio.
-Non mi farai mai.- lo tranquillizzai.
La slip scivolò elegantemente tra le mie gambe, e i suoi boxer erano già sul pavimento. Per un attimo tremai. Era un misto di eccitazione, e di emozione. Ora volevo sentirmi più vicina a Jake come non lo ero basta stata prima. Ora più che mai. Sento il calore del suo respiro sul collo, e la lingua che disegna delle linee sul mio collo. Mi uscì un gemito per la goduria. La bella e la bestia. Ecco come mi sentivo in quel momento. Due creature, che si amavano sin dai tempo delle origini, si erano unite in una sola cosa. Sento Jacob scivolare lentamente dentro di me, emettendo un gemito. Chiusi gli occhi sospirando pesantemente. Jacob infilò al testa nell’incavo del mio collo, e cominciò a muovere un bacino facendomi sentire prima una sensazione dolorosa, e poi un piacevole incantevole. Il calore dei nostri corpi si unirono in uno solo. Lo sentivo dentro, come non lo avevo mai sentito prima. Sentivo ogni sua mossa, ogni sua spinta, ogni suoi gesto, anche il più delicato. Respiravo affannosamente, mentre le spinte si facevano più pensanti e più veloci, e il sudore freddo di mi bagnava le tempie. Eravamo destinati ad essere innamorati per sempre. Era un dato di fatto. Ma senza di lui, a rendermi felice, a proteggermi ad ogni pericolo, a farmi sentire amata, a farmi sentire unico, non avrei mai e poi mai saputo resistere.
**
Mi svegliai coperta dalle lenzuola, e dal calore di Jacob. Avevo la testa posata sul suo petto, e un braccio mi avvolgeva la vita. La sera prima, era stato qualcosa di…di magico. Non riuscivo a descrivere la sensazione che avevo trovato in quel momento, perché era stata la più bella della mia vita. Sentirmi così vicina a Jake, sentirmi veramente sua per una volta, mi faceva sentire speciale. Come se per qualcuno contassi davvero, se un giorno morissi. Zia Alice sapeva già tutto ovviamente. Era irritante vivere in una casa, in cui i tuoi parenti sanno le cose ancora prima che accadano. Insomma, non hai una privacy. Forse zia Alice non aveva detto niente, a Papà.
-Jake…- gli sussurrai all’orecchio –Jake…-
Nulla da fare, non voleva proprio svegliarsi. Era come vedere un cucciolo appena nato, appisolato sotto la protezione di sua madre. Era terribilmente dolce. Gli diedi una piccola scossa sulla spalla, e finalmente si svegliò.
-Finalmente, non volevi proprio svegliati!- scoppiai a ridere.
-Mhhh, vieni subito qui.- disse ancora appisolato.
Prima avrei dovuto vestirmi. Mi misi uno dei miei tanti vestini, stavolta diverso dal solito. Era di uno strano tessuto e mi arrivava a metà coscia. La parte sotto del vestito, era simile a quella di un palloncino. E sotto il vestito le converse nere che mi aveva regalato mia madre. Corsi subito da Jacob sedendo accanto a lui.
-Lo sai che ti amo vero?- disse posando il viso sulla mia spalla. –Certo che lo so, ma che domande.-
Era terribilmente dolce. Mi consideravo la ragazza più fortuna della terra, ad avere un ragazzo come lui. Un ragazzo speciale. Non il solito ragazzo pompato, che si vantava di avere tanti soldi e tante proprietà ma niente cervello. Ora capivo perché Jake aveva avuto l’imprinting con me. Tutto non era dipeso dall’imprinting, ma da noi. Noi eravamo accomunati da qualcosa, ma non riuscivo a capire a cosa. Eravamo fatto per stare insieme.
-Ora sarà meglio che ti vesti, perché non vorrei che entrasse mio padre e ti veda nudo sul letto di sua figlia. Quindi sciò, vai a vestirti.-
Lo tirai per il braccio, facendolo alzare da solo. Dai suoi addominali si vedevano ancora residui di sudore, e sul braccio s’intravedeva alla perfezione il graffio che gli avevo provocato io. Notai le sue enormi spalle, che erano curvate alla perfezione. Ovviamente il resto non restai a guardarlo. Lo lasciai in camera da solo, in modo che sbrigasse le sue cose in santa pace.
Quando scesi le scale mi ritrovai subito zia Alice alle calcagna. Mi strinse tra la porto che conduceva al soggiorno e il muro. Ero praticamente incastrata tra le sue braccia. Sicuramente voleva delle spiegazioni. E visto che mio padre mi aveva dato il permesso, gliele avrei date.
-Mi dici cos’hai combinato? Avevi detto che era troppo presto…che dovevi pensarci.- Zia Alice sembrava più preoccupata di quello che sarebbe potuto succedere in futuro, piuttosto della serata passata in camera mia con Jake.
-Zia Alice, papà mi aveva dato letteralmente il permesso. Ha detto che potevo farlo, ma che dovevo essere responsabile. Io ero pronta, lui era pronto. Ci amiamo. Cosa c’è di male?- mi accorsi solo alla fine della frase, che stavo alzando fin troppo i toni.
-Tuo padre sa già tutto. Non è arrabbiato, ma come tutti i padri del mondo è geloso.-
Non dovevo dare conto alla mia famiglia se volevo sesso con il ragazzo che amo. Non dovevo chiedere il permesso per qualsiasi cosa. Se mi ritenevano adulta, mi avrebbero lasciato fare quello che volevo io. Per la mia felicità. Per il mio futuro.
Non risposi e mi feci spazio tra le braccia di Zia Alice, andando verso la cucina per preparami la colazione. Aprii il mobiletto, e tirai fuori i cereali e il latte scremato. Presi la ciotola che usavo sempre da bambina, e misi un po’ di cereali all’interno, riempiendo la ciotola di latte. Presi un cucchiaio grande e cominciai a mangiare il contenuto della ciotola. Mio padre era di passaggio in cucina. Forse voleva preparami la colazione, ma me lo avrebbe detto prima di farla. Aveva un’espressione irritata, confusa. L’espressione di un cane bastonato praticamente. Non sembrava arrabbiato, e nemmeno triste. Forse non era ancora pronto a lasciami fare certe cose.
-Senti papà scu..- m’interruppe prima di terminare la frase.
-Renesmee tranquilla. Ti avevo dato il permesso, quindi avevi tutto il diritto di farlo. Spero solo che non ti metterai nei guai. So che sei responsabile e matura.-
Stava mentendo, ancora. Sapevo che non riusciva a mandare giù il fatto che avessi fatto…sesso. Per lui forse era una cosa strana. Voleva che facessi le cose con calma. Ma non potevo e non volevo. Non mi ero pentita di aver fatto sesso con Jake. Perché sapevo che io e lui saremmo rimasti insieme per sempre. Fino alla fine dei nostri tempi. In questi copri siano nati, e in questi corpi moriremo.
-Papà sappiamo sia io che tu che io e Jake rimarremmo insieme per sempre. L’imprinting non è una cosa da sottovalutare. Per favore, per una volta puoi dirmi la verità? Ti prego.-
Ero sull’orlo delle lacrime. Non perché fossi pentita di quella notte o roba del genere. Ma perché mio padre non faceva altro che riempirmi di bugie. Non mi diceva cosa provava in questi momenti…Nei momenti in cui era geloso di sua figlia. La sua prima e unica figlia.
-Si Renesmee, sono geloso. Lo sai perché? Perché volevo che tu prima me lo dicessi. Volevo, e spero che tu abbia usato delle giuste precauzioni, perché come sai, mai dire mai. Volevo essere partecipe di un momento speciale per mia figlia.-
Mio padre non aveva mai parlato così prima d’ora. Una lacrime mi scese delicatamente lungo il viso, e potei fare altro che gettarmi tra le braccia di mio padre e stringermi al suo petto.
-Papà è stato meraviglioso. Non ho mai provato una cosa simile prima, sono così felice papà. Mi sento amata.-
Mi lasciò un bacio sulla testa, posando il mento sul mio capo.
-Sai forse è meglio che tu vada a salutare a la Push, è da giorni che ci chiedono di te.-
Cavolo la Push! Avevo proprio dimenticato quella spiaggia. Avevo completamente dimenticato Seth e Leah, che durante le due settimane passate al college mi avevano riempito di mail il computer. Mi ero dimenticata di Paul e Jared, con cui avevo passato gran parte del mio tempo prima di andare al college, li avevo conosciuti più a fondo. Mi ero dimenticata di Embry e Quil, che avevano dimenticato una specie di festa di addio. Mi ero dimenticata della dolce Emily e dell’odioso Sam.
-Ci andrò sicuramente papà.- mi staccai dal suo abbraccio fulmineo e andai verso la porta. Salutai tutti e andai verso il vecchio pick up di mia madre, che aveva gentilmente regalato a me dopo che mio padre gli aveva regalato una macchina nuova di zecca.
Mi avrebbe fatto bene andare alla riserva. Ci avrei passato l’intera giornata, e poi avrei potuto parlare meglio con Jacob della sera prima. Avrei potuto sfogarmi con Leah, e passare un po’ di tempo con il bellissimo Seth. Avrei ripotuto vedere Emily, che mi avrebbe sicuramente rassicurata sulla situazione che stava succedendo ultimamente. Pochi minuti in macchina, e poi fui a La Push. Fermai la macchina nel parcheggio davanti della spiaggia, e andai verso la riva del mare. Calpestavo la sabbia, stranamente dura come il marmo. Era difficile affondare i piedi fino in profondità, ma poco m’importava. Sarei dovuta arrivare qualche metro più in là, ma mi avrebbe sostato sicuramente uno dei ragazzi.
-Ehi ciao Nessie.-
Erano Paul e Jared che stavano tornando a casa di Emily. Erano vicino alla riva e forse mi avevano vista parcheggiare nel parcheggio davanti alla spiaggia.
-Oddio, ciao ragazzi. Mi siete mancati tanto.- abbracciai entrambi mettendomi sulle punte. Il mio metro e sessantacinque era niente in confronto al loro metro e ottanta.
-Che ci fai qui? Credevamo che fossi a Dublino.- disse Jared. Strano, Jacob non gli aveva detto niente?
-Beh sono successe un paio di cose. Quindi sono stata costretta a tornare, altrimenti sarei rimasta fino alla fine dell’anno.- risposi spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Scommetto che centrano i vampiri. Ma non se l’erano squagliata?- rispose Paul con il suo solito tono ironico.
Il branco aveva ragione. Paul era troppo irritante. Ti faceva salire il crimine.
-Beh non sono più loro. O almeno crediamo…Si tratta di una specie di setta di vampiri. Un nuovo clan nomade. Voglio avere il potere come lo avevano quelli che se l’erano squagliata. Loro non sanno cosa sono gli ibridi, ma voglio uccidere comunque tutti i vampiri e ricreare il soprannaturale. Ovviamente con loro al comando.-
-Non hai pensato che se avrebbero voluto ucciderti lo avrebbero già fatto prima? Qui a Forks il tempo è trascorso come quando c’eri tu. Insomma, era tutto tranquillo come sempre. Sarebbero potuti venire anche qui, se avessero voluto.- rispose Jared.
Jared era molto più intelligente di Paul in queste cose, nonostante entrambi erano quelli che se la tiravano di più nel branco. Non avevo mai pensato a questa ipotesi. Se volevano ricreare il sovrannaturale, perché non si erano fatti vivi a Forks?
-Forse sono venuti, ma noi non lo sappiamo.- rispose Paul.
Era appena accaduto un miracolo. Paul tentata di dare una spiegazione, ai fatti accaduti in questi giorni. Poteva essere possibile, ma anche impossibile. Zia Alice non aveva avuto delle visione per un po’ di tempo, e proprio quando hanno tentato di togliermi al vita le visioni sono ricomparse.
-In questi giorni, zia Alice non ha avuto le sue solite visioni. Ma quando hanno cercato di uccidermi, stranamente le visioni sono tornate. Forse, è un piano andato a male di questa setta. Grazie ai miei amici ora sono viva.-
-Altra ipotesi da considerare.- aggiunse Jared.
Senza neanche accorgermene eravamo già arrivati a casa di Emily. Il tragitto era stato lungo, ma mi aveva fatto bene parlare con Jared e Paul. Più con Jared che con Paul, ma era la stessa cosa.
-Ness, ma che ci fai qui. Sono così felice che tu sia tornata.-
Emily si gettò addosso, abbracciandomi e stritolandomi come una se una mamma stesse abbracciando sua figlia che rivedere da anni. Mi sono sempre chiesta perché Sam e Emily, non avessero mai provato ad avere dei figli. Sapevo che Emily li voleva tanto, ma forse Sam non voleva creare una nuova generazione di mostri. Sam accettava poco la sua condizione di mutaforma, ma come ogni cosa che si rispetti aveva anche i suoi lati positivi.
-Ti spiegherò tutto appena saremmo dentro. Mi sei mancata tanto.- aggiunsi affondando il viso nella sua spalla.
-Vieni entra, ho appena finito di fare i cupcakes. So che ti piacciono molto.-
Emily mi regalò uno dei suoi sorrisi sghembi, e poi mi trascinò dentro casa. Con mia grande sorpresa trovai Seth e Leah, seduti sul divano. Seth venne subito a salutarmi, Leah si alzò e andò sul retro della casa. La raggiunsi poco dopo. Leah era arrabbiata perché non avevo risposto alle sue mail. In realtà non avevo risposto nemmeno a quelle di zio Jasper e zia Rosalie. Ma quelli erano dettagli.
-Leah, cosa succede? Che ti prende?- gli dissi accarezzandogli il braccio.
Con un solo gesto, prese il mio braccio e lo lasciò galleggiare nell’aria.
-Leah, parlami ti prego.-
Prese un po’ di coraggio, fece un lungo respiro e poi si voltò verso di me.
-Hai idea di come io mi sia preoccupata per te in queste settimana? Io e Seth ti abbiamo mandato migliaia di mail, ovviamente senza alcuna risposta. Quindi, cosa prende a te mia cara. Prima siamo migliori amiche, e poi mi lasci qui ….da sola….in mezzo a questo branco di selvaggi, con cui sono costretta a stare.-
Leah soffriva molto. Non aveva nessuna amica, eccetto me. Non riusciva a confidarsi con nessuno. Erano poche le persone che parlavano con lei, ed io entravi in quella categoria.
-Leah mi dispiace. Ero così eccitata di andare al college, che non ho pensato a come avresti reagito tu. Mi dispiace non averlo capito prima.-
Sospirai, e la abbracciai stringendo forte. Notai che la chioma folta, nera come la pece, di Leah si era allungata di svariati centimetri. Ora gli domava più classe, di quanto già non la tenesse.
-Sei perdonata stavolta.- scoppiò a ridere sulla mia spalla.
-Ora devi spiegarmi perché sei qui. Non avevi lasciato il branco?-
Leah, Seth e Jake avevano lasciato il branco di Sam ancora prima che io nascessi. Tutto ciò per proteggere me e mia madre, che non aveva ancora partorita.
-Infatti è stata Emily a darci il permesso, dopo le otto Sam ha il turno di guardia, quindi possiamo venire qui quanto ci pare. Dopo le dieci, dobbiamo darci alla fuga. Ovviamente è stata solo un’idea di Emily, eravamo solo di passaggio.-
Insomma, i due fratelli Clearwater stavamo facendo il doppio gioco. Se solo lo fosse venuto a sapere Jake.
-Ehi Leah, avevo in mente di fare una specie di pigiama party stasera. Ti va di venire? Sei l’unica amica che ho. Non proprio unica, ma tu ricopri un ruolo speciale.-
Leah sembrava irritata dal fatto che io avessi altri amici oltre a lei. E per giunta vampiri.
-Ovvero? La sostituta?- il suo tono diventò freddo.
-No.- esclamai –quello di mia sorella.-
Gli occhi di Leah si riempirono di lacrime, e subito mi abbracciò di nuovo. Leah era come una sorella per me. Lei sapeva tutti i miei segreti più oscuri. E ovviamente i segreti che mi avevano fatto impazzire. Lei era stata la prima a sapere che avevo una cotta per Jake, ed era stata lei ad organizzarmi un appuntamento con lui a la Push.
-Sai, ho fatto sesso con Jake.- gli dissi maliziosa.
Lei scoppiò a ridere, ma poi rimase meravigliata. –Oddio non ci credo? Sul serio?- scoppiammo entrambe in una sonora risata. La nostra conversazione fu interrotta quando Quil corse da noi, in preda al panico e tutto sudato.
-Lei, è qui…è tornata…è tornata.-



NOTE DELL'AUTRICE:
Dopo un lungo fine settimana, a scrivere il finale di Everside finalmente vi lascio il sesto capitolo.
Spero che le visite continui ad aumentare, visto che mi sento soddisfatta del lavoro che faccio.
Detto ciò, buona lettura e scrivetemi nella recensione cosa ne pensate. Un bacione :*


 
   
 
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