Feste e addii
Dopo
quella sera fuori dalle mura di Aldburg, Marwel e Bran si giurarono
fedeltà l'un l'altra e parlarono a lungo di cos'avrebbero
fatto in
futuro, di dove sarebbero andati, dove avrebbero costruito una
famiglia insieme. Sembrava tutto così surreale: si erano
innamorati
senza nemmeno accorgersene e non riuscivano a rimanere separati l'un
l'altra per più di qualche ora. Avevano tanto da
raccontarsi, tanto
da condividere che di solito la sera tornavano ai piedi delle
montagne di Rohan e parlavano sotto le stelle disegnando speranze e
vite future.
Ma il
cuore di Bran era appesantito dalla morte del fratello e non riusciva
a darsi pace per non essergli stato vicino nelle difficoltà,
per non
averlo salvato da chi gli aveva procurato quelle terribili ferite che
l'avevano portato oltre il cielo e le stelle.
-Era sereno quando se n'è andato..- sussurrò mentre intrecciva le dita con quelle di Marwel.
Erano
vicino al lago, seduti sull'erba; lei aveva la schiena appoggiata al
busto di Bran, lui aveva le gambe divaricate tanto bastasse a far
spazio alla donna che si rilassò appoggiando il capo sulla
sua
spalla. Poteva sentire il respiro dell'uomo sul suo viso e sarebbe
rimasta così per tutta la vita se avesse potuto; si sentiva
protetta
da ogni pericolo, proprio come quando l'aveva salvata da morte certa
e le sue braccia in quel momento le parvero alte mura di una fortezza
inespugnabile.
Alzò lo
sguardo e mosse poco il viso per poterlo osservare, prima di tornare
alla posizione iniziale.
-Dicono che sia una cosa normale, tutti quelli che hanno visto una persona morire, raccontano ch'era serena prima di spirare. Ho sentito tante cose su magnifiche stelle, vaste praterie fiorite e madri e padri, fratelli e cugini aspettare davanti alle porte dell'aldilà.-
-Non aveva paura di morire. Mi ricordo che una volta mi disse che l'unica cosa che lo terrorizzava era di non vivere a pieno la sua vita e di poter rimpiangere di non aver fatto qualcosa che avrebbe voluto fare. Sai perchè sono venuto qui?-
-Credo di poterlo immaginare...-
Lui sorrise e lasciò un bacio sulla sua tempia, poi continuò a parlare:
-Sono qui perchè la sera prima di morire mi disse che era felice che avessi trovato una donna speciale e che mi fossi legato a te in così poco tempo e mi disse che stavo perdendo tempo accanto a lui invece di stare con te. Ho paura che mio fratello non abbia mai conosciuto l'amore.-
Marwel sospirò e strinse la mano di Bran portandosela poi al petto, all'altezza del cuore.
-Forse, o forse no.- sussurrò poi.
Il
Dùnadan era ospite della donna e sua madre aveva accettato
di farlo
dormire nella loro casa; ogni tanto Ethiwen gli chiedeva di
raccontargli cosa ricordava di Arathorn e di com'era suo figlio e
passavano ore ed ore a scambiarsi storie.
Una
notte Bran continuava a rigirarsi nel letto e delle figure sfocate
correvano nella sua testa, come ombre di fantasmi del passato che
bussavano alla porta della sua anima togliendogli il sonno.
Ma
quelle che prima erano ombre, divennero figure distinte e i loro
volti parvero subito familiari al Dùnadan.
Suo fratello, sua madre e suo padre gli tendevano la mano e gli sorridevano aspettando che lui si avvicinasse; tese il braccio e con le dita sfiorò quelle di Grahn e sentì un brivido percorrergli la schiena.
-Bran- sussurrò suo padre accarezzandogli i capelli.
-Sei diventato così grande.- disse sua madre sfiorandogli il viso con la mano.
Più il contatto con la sua famiglia aumentava, più i brividi gli correvano sulla pelle; aveva freddo quando lo sfioravano, aveva paura che potessero scomparire da un momento all'altro.
-Siete qui, siete tornati da me.- fece Bran con voce tremante.
-No Bran, non siamo tornati, siamo troppo lontani per tornare.- rispose Grahn guardandolo con tristezza.
Gli occhi del Dùnadan si riempirono di lacrime e le mani si mossero fino ad arrivare al viso di sua madre che nulla diceva, ma continuava a sorridere al figlio.
-Chi vi ha ucciso?- chiese ai propri genitori.
-Gli Orchi, non te lo ricordi Bran? L'hai dimenticato?- rispose il padre.
Tutt'intorno
a loro le
stelle vorticavano e una lieve nebbiolina inumidiva i suoi abiti;
quel posto gli metteva i brividi, ma la cosa che più lo
turbava era
che non ci era mai stato.
Delle luci all'orizzonte
si accesero e più si avvicinavano, più
diventavano grandi e quasi
impossibili da osservare tanto erano luminosi. Sentì la mano
del
padre scivolare via dai suoi capelli e lo vide allontanarsi per poi
essere inglobato da una di queste luci; si affrettò a
seguirlo, ma
per quanto le sue gambe si muovessero in realtà non avanzava
nemmeno
di un passo.
Si voltò a guardare sua
madre e suo fratello che con un cenno della mano lo salutavano ed
entravano nelle altre due luci lasciandolo solo avvolto nella nebbia.
Cadde in ginocchio e
rimase con le labbra socchiuse e il volto rigato dalle lacrime a
sperare di poterli rivedere, ad aspettare che tornassero da lui, ma
invano.
-Bran?- una voce femminile attirò la sua attenzione.
Marwel camminava nella nebbia, avvolta da un mantello scuro e con la rossa chioma sciolta e libera di muoversi e danzare con lei.
-Marwel, cosa ci fai qui?- chiese lui ancora in ginocchio.
La
donna gli sorrise e si
abbassò, posò una mano sul suo viso e
intrappolò le iridi nelle
sue; anche la sua pelle era fredda e quando Bran se ne accorse il suo
cuore perse un battito.
Una musica lenta e tanto
rasserenante quanto triste cominciò a risuonare in quel
luogo e
tutto parve fermarsi: le stelle, la nebbia, le luci in lontananza,
tutto si bloccò e rimase immobile mentre le mani della donna
sfioravano le labbra del Dùnadan.
-Cosa ci fai qui?- ripetè cominciando a singhiozzare.
L'aveva capito, non c'era bisogno che lei parlasse e glielo dicesse, lui sapeva perchè la sua amata si trovava in quel posto.
-Bran...non piangere, hai già versato lacrime a sufficienza, non voglio più vedere i tuoi occhi bagnati.- rispose lei alzandogli il viso con un dito.
-Com'è successo? Io dov'ero?- chiese lui cercando di sfiorarla.
Le sue dita attraversarono il corpo della donna e sui polpastrelli sentì il gelo, come se avesse appena toccato della neve a mani nude.
-Non te lo ricordi Bran? Eri a Fornost e hanno attaccato Aldburg. Ho provato a fuggire, ma non ci sono riuscita, i Valar mi volevano con loro.-
Bran
si portò le mani
sul viso e cominciò a piangere proprio come al capezzale di
suo
fratello qualche tempo prima e quasi senza riuscire a respirare, ma
la mano di Marwel sul suo capo gli diede la forza di alzare gli occhi
ed incontrare ancora i suoi. Perchè non ricordava nulla? Per
quale
motivo nella sua mente non c'era nessun ricordo di quell'atroce
destino?.
Il sorriso della donna
riscaldò il suo cuore, ma il non poterla toccare, non
poterla
baciare o abbracciare gli faceva male come una coltellata nel petto e
raggelava ogni suo pensiero positivo.
-Che cos'è questa musica?- chiese riferendosi al suono che aleggiava nel luogo.
Lei lo guardò stupita e si portò una mano dentro il mantello all'altezza del petto e quando la tirò fuori, Bran si accorse che tra le dita stringeva un ciondolo appeso ad una fine catenina d'argento.
-Ti ricordi di questa? Te la diedi poco prima che partissi come promessa del mio amore e della mia fedeltà. Non so perchè ce l'abbia io, ma sono sicura di averla data a te, come ho dato a te il mio cuore.-
Gli mise il ciondolo tra le mani e lo voltò dalla parte delle incisioni, così lui lesse quelle poche righe, ma nulla ricordò.
-Questa che senti è la ninna nanna della tua anima.-
Bran
osservava il
ciondolo e cercava di trovare un qualsiasi ricordo di quell'attimo,
ma non rimembrava nemmeno la sua infanzia, tutto aveva dimenticato ed
era entrato nell'oblio.
Quando alzò lo sguardo
per ritrovare il viso della sua amata, non vide nulla che non fosse
quella fastidiosa nebbia e velocemente si alzò e
vagò con un
braccio teso per un tempo che parve infinito, chiamando per nome la
donna che le aveva rapito il cuore fin dal primo istante.
-Bran.- qualcuno lo chiamò.
-Bran.- ripetè la stessa voce.
-Bran.- disse ancora.
Qualcuno
lo scosse e quando i suoi occhi si aprirono, videro un volto
familiare e che gli scaldò il cuore. Era uscito da
un'oscurità
terribile da cui avrebbe voluto fuggire fin dall'inizio, ma in cui
era intrappolato e indifeso.
-Marwel...- sussurrò appena, stentando a credere di vederla viva e vegeta.
-Bran mi hai fatta preoccupare, ti agitavi tra le coperte e ho pensato che stessi male!- disse lei accarezzandogli il viso.
Lui non trattenne un sorriso e abbracciò la sua amata stringendola come mai prima d'allora e lei rimase stranita in un primo momento, non capendo il gesto dell'uomo, ma poi pensò che fosse felice di essersi risvegliato da un probabile incubo e ricambiò l'abbraccio sorridendo.
-Sei così bella quando sorridi, te l'ho mai detto?- disse lui facendola arrossire.
-Oh Bran, smettila..- rispose portandosi una mano sul viso cercando di nascondere il rossore delle gote.
-Come faccio? Come posso smetterla? Sei la cosa più bella che mi sia capitata in questa vita. Se ti perdessi morirei di dolore come gli Elfi, non riuscirei a rimanere in vita senza il mio cuore.-
A quel
punto fu Marwel a gettargli le braccia al collo e a lasciargli un
tenero bacio sulle labbra, gesto che lui desiderava ardentemente e
che ricambiò con passione.
Si
trovarono così intrappolati in una stretta d'amore senza
fine, che
divenne sempre più calda e focosa.
Marwel
si mise a cavalcioni sulle gambe del Dùnadan per poi
avvicinare il
bacino al suo e lentamente muoversi procurandogli brividi su ogni
centimetro di pelle e aumentando il suo battito cardiaco fino a
credere che il petto potesse aprirsi da un momento all'altro
lasciando così l'organo galoppare lontano.
-Così mi fai impazzire però...- sussurrò con voce roca mentre la donna gli lasciava teneri baci sul collo.
-Scusate...non era mia intenzione...- rispose lei continuando ad assaporare la sua pelle.
Le mani
del Dùnadan afferrarono i fianchi della Rohirrim e con il
corpo si
mosse facendola sdraiare sotto di se; portò una mano
sull'orlo della
sua veste e lentamente l'alzò accarezzandole la coscia nuda.
Così,
tra baci e tenere carezze, si amarono e sigillarono un patto d'amore
che nulla poteva ora estinguere in nessun modo poichè
avevando
inciso i loro sentimenti sulla pelle l'uno dell'altra, parole e sogni
che nemmeno la morte poteva cancellare.
Quando Marwel aprì gli occhi il mattino seguente, si ritrovò tra le braccia di Bran che ancora non aveva lasciato il mondo dei sogni. Osservò il suo viso rilassato: aveva le labbra socchiuse e respirava lentamente facendo alzare piano il petto per poi lasciare che si abbassasse. Sarebbe voluta rimanere a guardare le sue iridi celesti per ore, ma gli occhi erano ancora chiusi e non poteva deliziarsi di tale visione, così posò lo sguardo sul naso lineare e sulla punta che si piegava dolcemente all'insù dandogli un'aria da bambino.
-Quanto vorrei vederti sorridere amore mio, quanto mi manca essere guardata da te.- sussurrò accarezzandogli una guancia con due dita.
-I miei occhi si posano su di te anche in sogno.- rispose lui facendo sussultare Marwel.
La donna rise e appoggiò il capo sul suo petto, mentre lui apriva le palpebre e curvava le labbra in un sorriso.
-Ho scacciato via i tuoi incubi?- chiese lei intrecciando le dita con le sue.
-Tu scacci via ogni pensiero oscuro e liberi il mio cuore incatenato dall'ombra ogni volta che mi sfiori.- rispose lui stringendola appena.
Marwel
alzò il busto e mosse il viso lasciandogli un tenero bacio
sulle
labbra, lui appoggiò una mano sulla sua nuca per paura che
quell'attimo durasse troppo poco e socchiuse gli occhi per poter
osservare il viso sognante della donna mentre gli donava quel bacio.
Si
separarono solo quando sentirono bussare alla porta; in un attimo la
donna saltò giù dal letto e s'infilò
la veste che aveva
abbandonato a terra e corse ad aprire.
Davanti
a lei c'era Gwyn con le braccia incrociate al petto e un sorriso
dipinto sul volto, uno di quelli che pare porre mille domande e pare
rispondersi da solo.
-La colazione è pronta e ci aspettano alla locanda.- disse voltandosi e scendendo le scale.
-Si...- rispose Marwel chiudendo la porta e scoppiando a ridere.
-Siamo stati scoperti?- chiese ironico Bran cominciando a vestirsi.
-Mi sa di si.- rispose lei riaprendo la porta ed uscendo dalla stanza.
Quando
arrivarono alla locanda c'era un via vai di gente che portava ogni
genere di alimento dentro cassette di legno; quella stessa sera si
sarebe tenuta una grande festa in paese, avrebbe partecipato pure il
Maresciallo Derther, colui che amministrava Aldburg sotto
l'approvazione del Re.
Durante
i preparativi entrò nella locanda e Begrit lo accolse con i
dovuti
onori offrendogli da bere e facendolo accomodare al tavolo
più
grande così che anche la sua scorta potesse rifocillarsi.
-Sono felice che stiate lavorando sodo per questa festa. Non è molto che sono ad Aldburg in veste di Maresciallo, ma da quel che ho sentito qui si beve la miglior birra di tutta Rohan e vorrei assaggiarla.- disse sedendosi.
Era la
prima volta che Re Thengel dava una carica così importante
ad un
uomo poco più che trent'enne, era piuttosto giovane per
essere un
Maresciallo del Mark e molte erano le donne che l'avrebbero voluto
come marito.
Non era
altissimo, nella media dei Rohirrim e portava i capelli lunghi fino
alle spalle; gli occhi erano scuri e una barba scura e incolta gli
cresceva sul viso indurendo i lineamenti.
Si
diceva che avesse ucciso molti nemici in battaglia e che addirittura
aveva combattuto al fianco degli uomini del Lago, ma Marwel era
sicura che Gandalf le avesse detto di essere l'unica Rohirrim in quel
luogo.
-Marwel, porta questi boccali in quel tavolo laggiù e mi raccomando di non combinare disastri nipote mia. Quello è il Maresciallo.- disse Begrit appoggiando le birre su un grosso vassoio di legno.
La donna
prese il vassoio e si avviò verso il tavolo; quando
arrivò tutti si
zittirono e gli occhi del Maresciallo si puntarono su di lei
mettendola in soggezione.
Stava
per andarsene quando lui le porse una domanda:
-Come ti chiami?-
Lei si voltò lentamente e con la testa bassa rispose:
-Marwel, mio Signore.-
La
Rohirrim si voltò e tornò al bancone, ma il
Maresciallo non le
toglieva gli occhi di dosso e lei fu costretta ad abbandonare la sala
e a recarsi nelle cucine per sfuggire a quei pozzi neri.
Gwyn
s'accorse ch'era turbata e la seguì.
-Marwel, cosa c'è?- le chiese appoggiandole una mano sulla spalla.
-Il Maresciallo non la smette di fissarmi.- rispose lei con voce preoccupata.
Sapeva bene che piacere ad un Lord o ad un qualsiasi uomo con una carica così importante, significasse dover prepararsi ad una richiesta volgare o romantica.
-Su Marwel lo sai come sono fatti gli uomini, non è la prima volta che ti capita.-
-Si, ma gli altri uomini non sono Marescialli o Nobili. Non voglio che uno di loro mi adocchi, sono sicura che Bran si metterebbe in pericolo.-
-Dai Marwel non dire così, non è ancora successo nulla.-
La donna
decise di trascorrere la giornata in cucina e a preparare pietanze
d'ogni genere per la festa serale e non uscì
finchè suo zio non le
diede il permesso di tornare a casa.
Quando
arrivò, sua madre le disse che Bran non era in casa, ma che
probabilmente sarebbe tornato presto. Insistette nel farle indossare
un abito che aveva cucito per lei la stagione precedente: era lungo
con un leggero strascico ed era color cremisi con delle cuciture
dorate ai bordi delle maniche e dell'ampio scollo. Aveva acquistato
dei nastri dello stesso colore da mettere tra i capelli e dei piccoli
cerchietti argentati per fermare le fini treccioline che tenevano a
bada le ciocche infuocate.
Continuava
a ripetersi che non sarebbe accaduto nulla e che tutto sarebbe andato
bene e avrebbe vissuto una vita felice con Bran, fuori dai guai.
Quando
il Dùnadan tornò a casa, il suo volto non faceva
presagire nulla di
buono e subito la Rohirrim si preoccupò e gli
andò incontro.
-Perchè i tuoi occhi sono così tristi amore mio?- gli chiese appoggiandogli una mano sulla guancia.
Lui le accarezzò i capelli e sorrise, ma non era uno di quelli che emanava calore e felicità, bensì uno di quelli che ti spezza il cuore e ti riempie gli occhi di lacrime.
-Sei così bella stasera....- sussurrò lui appoggiando poi la fronte alla sua e sfiorandole il naso con il suo.
-Cosa c'è Bran?- gli chiese ancora.
Lui tirò fuori un foglio di pergamena dalla tasca e glielo porse; lei lo aprì e lesse il contenuto:
Il
rifugio di Fornost è
stato attaccato dagli Orchi.
Molte sono state le
perdite e siamo stati costretti a rifugiarci oltre gli Ered Luin, nei
boschi sotto le montagne.
Non abbiamo più una
casa a Fornost, dobbiamo ricominciare da zero in questo luogo che non
ci è per nulla familiare, non è come la nostra
terra.
Abbiamo bisogno di
uomini forti e dal cuore valoroso o non resisteremo ad un altro
attacco del nemico. A quanto pare Sauron non ha smesso di dare la
caccia agli abitanti di Nùmenor e credo che mai
smetterà.
Spero di vederti
arrivare in questo posto che dovremmo abituarci a chiamare "casa"
e spero che ci aiuterai a ricostruire un posto sicuro per la nostra
gente.
Aragorn, figlio di
Arathorn, Capitano dei Raminghi del Nord.
-Questo significa che devi andartene, vero?- fece Marwel mentre ripiegava la lettera e gliela porgeva.
Lui non disse nulla, annuì col capo ed abbassò lo sguardo come se si sentisse colpevole di doverle infliggere un grande dolore.
-Sapevo che prima o poi sarebbe successo, com'è capitato a mia madre prima di me. Dovrò dire addio al mio amore, ma perchè così presto? I Valar non ci hanno nemmeno dato il tempo di unirci in matrimonio.- disse lei prendendogli il viso tra le mani.
Lo stesso fece lui quando s'accorse che Marwel stava piangendo. Gwyn ed Ethiwen uscirono di casa con i bambini e li lasciarono da soli, con i canti della festa in sottofondo.
-Non devi piangere, questa non è la fine, io tornerò da te. Tornerò sempre da te.- le sussurrò vicino alle labbra.
Le loro bocche si unirono in una danza d'amore che durò finchè Marwel non si sciolse da quel dolce abbraccio e sorrise lievemente.
-Abbiamo ancora tutta la notte a disposizione amore mio, c'è una festa che ci attende fuori di qui. Stai con me fino a domani e forse avrò il coraggio di lasciarti andare.- disse lei passandogli delicatamente l'indice sulle labbra.
-Io non troverò mai quel coraggio mia dolce anima, non riuscirò mai a dirti addio.- rispose lui bloccando il suo respiro con un altro bacio.
Il fuoco
di un grande falò al centro della piazza di Aldburg,
illuminava la
notte e nascondeva il bagliore delle stelle, mentre il suono di
flauti e tamburi alleggiava per le vie della città fortezza
scuotendo gli animi e facendo divertire il popolo di Rohan che
danzava attorno alle fiamme muovendo i passi al ritmo di musica.
Begrit
era piuttosto allegro e portava boccali di birra a chiunque gliene
chiedesse uno e quando vide Marwel e Bran portò un po' di
quella
bevanda anche a loro.
-Se avessi vent'anni in meno ballerei anche io attorno al fuoco!- disse prima di scoppiare a ridere ed allontanarsi per servire altri clienti.
Il
Dùnadan rise e cominciò ad osservare la gente che
si muoveva e si
divertiva a tempo con i tamburi di Aldburg; tolse il bicchiere di
birra dalle mani di Marwel e l'appoggiò su un barile di
legno
insieme al suo. Lei lo guardò interrogativa, ma subito le
domande e
i dubbi vennero scacciati dal suo gesto: la prese per mano e
sorridendo divertito la guidò in mezzo alla folla danzante
cominciando a muovere i piedi e facendola ridere.
Così
cominciarono a ballare anche loro e a mescolarsi con gli altri uomini
e le altre donne che volteggiavano tenendosi a braccetto e cambiando
spesso compagno incrociandosi ripetutamente.
Ma
Marwel s'accorse che gli occhi di qualcuno che non era Bran erano
puntati su di lei: Derther, il Maresciallo del Mark orientale era
giunto alla festa con la sua scorta.
La donna
cercò immediatamente il contatto visivo con Bran, ma invano
poichè
due donne l'avevano attirato in una danza.
Appena
la musica ebbe fine, tutti applaudirono e la Rohirrim corse da Bran
gettandogli le braccia al collo in cerca di salvezza; con quel gesto
sperava che l'attenzione che le riservava il Maresciallo svanisse una
volta per tutte, ma si rese conto che così non fu.
-Ti sono mancato così tanto amore mio?- chiese lui intrappolandola in un abbraccio possessivo.
-Non sai quanto.- rispose lei incollando le labbra alle sue.
Si
sedettero ad uno dei tanti tavoli che Begrit aveva portato fuori
dalla locanda ed osservarono la festa svolgersi in allegria.
Ad un
tratto Marwel s'accorse che Derther si stava avvicinando a loro e
strinse la mano di Bran attirando la sua attenzione.
-Che succede?- chiese lui posando il boccale sul tavolo.
-Marwel, ti stai divertendo?- domandò Derther ch'era infine giunto davanti a loro.
Lo sguardo di Bran parve lnciare fulmini e saette in diverse direzioni e la sua espressione s'indurì mentre portava il braccio a cingere la vita della donna.
-Posso chiedervi chi siete Sir?- fece il Dùnadan senza lasciare a Marwel il tempo di rispondere.
-Il mio nome è Derther e sono il Maresciallo di questa città e voi? Non mi sembra di avervi mai incontrato.- rispose lui riducendo gli occhi a due fessure.
-Bran, figlio di Damier. Non mi avete mai incontrato perchè non sono di qui.-
-E di dove siete allora?- chiese Derther con tono arrogante.
-Non credo che sia necessario saperlo.- rispose Bran sfidandolo a rimanere calmo.
-Questa è la mia città e i viandanti sono obbligati a dire a me da dove provengono e perchè sono qui.- disse Derther ancora più arrogante.
-Bene allora, se volete saperlo vengo da Fornost e sono qui per sposare questa donna.- rispose il Dùnadan guardando Marwel e posandole una mano sulla guancia.
-Fornost? Siete dunque uno dei Raminghi.-
-Si, lo sono.- rispose Bran incastrando Derther nel suo sguardo.
Il Dùnadan pareva in procinto di alzarsi e litigare con Derther, quando Marwel, accortasi delle occhiatacce che si lanciavano a vicenda, si alzò e disse:
-Bene, si è fatto tardi ed è meglio ritirarsi.-
Derther fece un mezzo sorriso, prese la mano di Marwel e ne baciò il dorso, poi girò i tacchi e se ne andò scomparendo tra la folla.
-Perchè ti conosce?- chiese subito Bran con lo sguardo ancora infiammato.
Ella gli accarezzò il viso e lui le strinse la mano lasciandole un piccolo bacio sul palmo.
-Lavoro alla locanda, tutti mi conoscono.- rispose infine.
-Vuoi davvero andare a casa?- le chiese sorridendole.
Ella annuì e s'incamminarono verso l'umile dimora di Marwel; non c'era ancora nessuno quando varcarono la soglia e si guardarono intensamente arrivando a prendere una decisione all'unisono.
-Se questa è l'ultima notte che passeremo assieme beh...voglio ricordarmela per sempre.- sussurrò Marwel sfiorando il naso con il suo.
Le loro
iridi s'intrecciarono e non riuscirono a staccarsi gli occhi di dosso
nemmeno per un istante. Bran la prese in braccio e la portò
nella
sua stanza, l'appoggiò delicatamente sul letto e si
sdraiò su di
lei cominciando ad assaporare la sua pelle in ogni punto che non
fosse coperto dal lungo abito.
I loro
corpi si muovevano sensuali tra le coperte e ben presto si
ritrovarono entrambi senza indumenti; Marwel sentì il
Dùnadan
entrare dentro di lei e un lieve gemito le sfuggì dalle
labbra, le
stesse che lui catturò immediatamente in un bacio pieno di
passione.
Solo due
candele rimasero accese, abbastanza luminose da poter donare ai due
amanti un po' di luce, così da poter osservare l'uno i
lineamenti
dell'altra.
Bran la
stringeva in un dolce abbraccio e le accarezzava i capelli, mentre
lei passava le dita sulle sue labbra e sul suo petto, disegnando
piccoli cerchi sulla pelle.
-Non voglio che tu vada via...- sussurrò lei prima di lasciargli un leggero bacio sulla bocca.
-Non vorrei farlo...- rispose lui accarezzandole la guancia.
-Allora non farlo- continuò lei sfiorandogli il dorso della mano.
-Devo farlo, lo sai.- appoggiò la fronte alla sua -Ma tornerò. Te lo prometto.-
Si addormentarono così, abbracciati l'uno all'altra con la paura di lasciarsi.
Angolo autrice:
Si lo so, sono sparita per un po' di tempo, ma sono andata in vacanza e quando sono tornata il mio cane si è ammalato e non ho avuto testa di scrivere! Ora sta bene per fortuna e sono qui a regalarvi un altro capitolo con la speranza di essere perdonata :) a presto!