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Autore: ChibyLilla    10/09/2014    2 recensioni
Non fatevi ingannare dal titolo! Finn è narratore della storia (ed un personaggio abbastanza importante) ma i protagonisti sono Blaine e Sam, soprattutto nella prima parte. Con una importante presenza di Kurt, naturalmente.
Dal primo capitolo: Non lo stupisce affatto la sua risposta evasiva. “Sono solo un po’ stanco.”
Non se ne stupisce perché in questo momento Finn sa che Kurt aveva ragione. C’è qualcosa nel comportamento di Blaine che non va.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Sam Evans, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Per prima cosa, sono fiera di me! Perchè questo capitolo è un po' lungo, ma ci sono finalmente informazioni interessanti...

In secondo luogo, non sono poi tanto fiera di come sia strutturato. Ovviamente lascio a voi l'arduo giudizio, ma devo riconoscere che avrei potuto fare di meglio. Semplicemente non ci sono riuscita.

C'è un'altra piccola nota che, per evitare spoiler, metto alla fine, ma mi farebbe piacere se la leggeste comunque!

Enjoy!

Sala d'attesa

Finn è seduto su una scomoda sedia di plastica da ormai quasi mezz'ora. È stanco, ma non riesce neanche più a sentirlo fisicamente. Si sente come intorpidito dalla testa ai piedi, incapace di mettere a fuoco quello a cui la sua mente continua a pensare. Non ha neppure deciso se gli avvenimenti delle ultime ore siano reali o se stia soltanto sognando.

 

Blaine è venuto a casa sua, o meglio da Sam due giorni fa. Non ha idea di come suo fratello ed il suo amico siano riusciti a convincerlo a restare, ma quando ha messo piede in camera del biondo ha trovato Blaine accucciato sul letto, con una mano sotto la testa e l'altra abbandonata su un cuscino, completamente addormentato. Si era illuso che questo significasse aver trovato un po' di pace, una sorta di equilibrio.

 

Per questo non riesce a spiegarsi come sia finito nella sala d'attesa dell'ospedale, con Sam che continua ad agitarsi accanto a lui.

 

È andato a lavoro stamattina, come tutti gli altri giorni e si è anche impegnato più del solito, riuscendo a strappare qualche complimento alla Pillsbury ormai in crisi perché il giorno del suo matrimonio si avvicina. La verità è che Finn sta mettendo tutto se stesso in questo tirocinio perché non ha voglia di affrontare i recenti sviluppi della propria vita sentimentale. Non parla con Rachel giorni e sta fingendo di essere impegnato fino alla sfinimento per non telefonarle. Kurt gli ha assicurato che va tutto bene e che Rachel è soltanto super impegnata, tra i corsi alla NYADA, le prove con Brody… già, Brody sembra onnipresente nell’ultimo periodo. E per quanto sappia che Rachel è indaffarata, per quanto si sia sforzato di riempire le proprie giornate, gli fa ancora male controllare il cellulare e non trovare neppure un sms da parte sua.

 

In questo momento però neppure il pensiero di Rachel riesce a distrarlo. Non quando Sam continua a fargli domande stupide.

"Dov'è tua madre, Finn?"

"Non lo so, arriverà! Me lo hai chiesto due minuti fa," sbuffa.

 

Sembrava un giorno normale stamattina.

Poi Sam è piombato in aula mentre Finn appuntava qualcosa sul block notes, probabilmente che Michelle Donovan mastica chewing-gum compulsivamente da quando ha iniziato a perder peso ed è un'abitudine poco salutare per i suoi denti e per il suo sistema nervoso.

Sam è piombato in aula e lo ha trascinato via, senza lasciare a Emma il tempo per interferire. Non c’è stato bisogno di chiedere cosa stesse succedendo; ha aspettato di vederlo coi propri occhi ed ovviamente non è rimasto sorpreso quando Sam gli ha aperto una porta e si è trovato di fronte a Blaine. Sapeva già da prima che in qualche modo era lui la causa del panico negli occhi del biondo.

Blaine se ne stava seduto a terra, con le spalle contro la parete di un'aula vuota in cui Finn non sapeva neppure come era arrivato, una mano premuta contro il petto, l'altra abbandonata lungo il fianco, le gambe scompostamente divaricate ed un'espressione indecifrabile sul viso.

 

Oh, se le circostanze fossero diverse, se Finn fosse un po' più lucido, sarebbe fiero di sé, perché per una volta ha saputo prendere in mano le redini della situazione e comportarsi da adulto. Anche se questo ha significato dover telefonare a sua madre.

 

Ha urlato a Sam di smetterla di fare il bambino, di rendersi conto di quanto la situazione fosse grave e decidersi a fare qualcosa.

E così eccoli qui tutti e due, seduti l'uno accanto all'altro. Sam ha provato a tenergli il broncio per quasi dieci minuti, poi si è perso in questa litania di domande a cui Finn chiaramente non ha una risposta.

 

"Cosa pensi che gli stiano facendo?"

"Non lo so."

Un altro sbuffo.

 

Quando ha preso atto dello stato in cui versava Blaine e ha chiesto a Sam cosa stesse succedendo, l’amico non gli ha risposto a parole. Finn credeva che il suo silenzio potesse bastare a spaventarlo, ma aveva dovuto ricredersi nel momento in cui Sam aveva scostato la mano di Blaine, con tutta la delicatezza di cui fosse capace in un momento di panico come quello, sollevandogli la maglietta contro le fievoli proteste del più piccolo.

Finn aveva sbattuto le palpebre un paio di volte, cercando di trovare una spiegazione ragionevole al livido violaceo sulla metà destra del torace di Blaine e al suo polso dolorosamente gonfio.

Poi aveva commesso l'errore di chiedere a Sam se qualcuno gli avesse qualcosa.

Si, era stato un errore perché Sam lo aveva guardato con occhi di fuoco, ripetendogli che nessuno lo stava picchiando, "Che razza di amico credi che sia? Se qualcuno gli facesse qualcosa del genere si ritroverebbe con la testa spiaccicata contro un muro."

Finn avrebbe voluto ridere, perché ha visto Sam fare a botte e di certo non sarebbe capace di fare una cosa del genere, ma era stato comunque un pensiero carino da parte sua, in un certo senso. Non aveva riso, però. Era rimasto immobile a fissare il petto di Blaine fino a quando Sam non aveva rimesso a posto la sua maglietta.

 

"Ragazzi!"

Carole porge ad entrambi un bicchiere di plastica con quello che ha l'aria di essere un pessimo caffè appena preso al distributore dell'ospedale e Finn lo accetta con poca voglia, preferendo giocare con le mani sul contorno circolare dell'oggetto, piuttosto che bere. Non sa se il suo stomaco possa accettare qualcosa senza che faccia una seconda, disgustosa comparsa davanti ai suoi occhi e non ha intenzione di rischiare, ma il caldo che emana il caffè è in qualche modo confortante.

 

È caduto a educazione fisica, ha detto Sam. E Finn non riesce a capire come una caduta possa conciare qualcuno in quel modo. Proprio non ci riesce.

 

"Hanno detto qualcosa?" Ripete il biondo come una litania e Carole sospira, sedendosi accanto a lui e poggiando una mano sulla sua, abbandonata su una coscia.

"Non ancora. Sam, c'è una cosa che devo dirti."

Finn sbatte le palpebre, sorpreso dal tono di sua madre e per la prima volta da quando hanno messo piede in questa triste sala d’aspetto riesce a concentrare la propria attenzione su quello che dicono.

"Hanno telefonato al padre di-"

"No! No, no, Carole, perché? Blaine mi ammazza!"

Finn sorride perché l'unica preoccupazione di Sam sembra essere ancora quella di aver tradito la fiducia di Blaine. Anche lui sa di esserne in parte responsabile, ma non gli importa.

Non riesce a togliersi dalla mente l'immagine di Blaine seduto a terra, con le labbra quasi blu e gli occhi appena aperti, che farfugliava qualcosa su quanto male gli facesse la testa e Sam era completamente preso dal panico. Finn non rimpiange di averlo portato in ospedale perché se non gli fanno sapere niente da più di trenta minuti vuol dire che qualcosa di serio c'è davvero. E non gli dispiace che qualcuno abbia avvertito suo padre. Sono i suoi genitori, che cavolo! Avrebbero dovuto notarlo loro che il figlio si stava letteralmente sgretolando davanti ai loro occhi, mentre erano troppo presi da se stessi.

Sta giudicando persone che neppure conosce, è vero. Ma qualcuno è finito in ospedale e Finn non riesce a non cercare un colpevole.

Carole prova a spiegare la stessa cosa a Sam, ma il biondo sembra poco convinto delle sue parole, continua a guardarla ad occhi lucidi e tutto quello che riesce a dire alla fine è, "Quand'è che posso vedere Blaine?"

"Ci vorrà ancora un po', perchè non andate a casa? Dico a tutti e due."

Ma naturalmente nessuno dei due è disposto a farlo.

Restano su quelle scomode panchine per un tempo decisamente troppo lungo e quando Carole torna a prenderli e li accompagna da Blaine la situazione non cambia.

Finn si ritrova seduto sull'ennesima sedia scomoda, tutti i muscoli della schiena in tensione, gli occhi stanchi di vedere quelle mura asettiche ed angoscianti. E Blaine ha ancora gli occhi chiusi e sta dormendo, pallido quanto prima. L'unica differenza è quella inquietante sacca rossa appesa sopra la sua testa.

"Aveva un'emorragia interna e ha perso molto sangue," spiega Carole.

Finn guarda Sam e per un attimo ha paura che stia per vomitare proprio lì, di fronte a loro. Ma il biondo si sforza per respirare in modo controllato e si siede accanto a Blaine, restando bloccato con una mano a mezz'aria verso il letto.

"Posso toccarlo?"

Carole gli sorride ed annuisce piano e Finn si appoggia con la testa contro il muro, socchiudendo gli occhi.

 

Non si accorge di quando Blaine si sveglia, probabilmente è scivolato in una sorta di limbo tra la veglia ed il sonno e deve ammettere che questa nuova sensazione non gli dispiace affatto. Ma quando percepisce una voce diversa nella stanza, i suoi occhi si spalancano in un istante.

La prima figura che mette a fuoco è quella di Sam, serio, teso in un modo assolutamente innaturale. Poi Blaine. Si è svegliato e Finn si sente subito meglio, come se un peso si fosse appena spostato dal suo cuore, il che a ben pensarci è del tutto sbagliato, perché in fondo ancora non sa cosa sia successo.

Carole è seduta accanto a lui e a poca distanza dai tre  in piedi accanto al letto c'è un medico in camice bianco. Perché non ha uno stetoscopio intorno al collo? Tutti i medici ne hanno uno, pensa Finn.

Ha perso parte del discorso, per questo gli sembra brutale il modo con cui il medico spiega la situazione ai presenti.

"Emofilia," è tutto quello che la sua mente ancora intontita riesce a distinguere e si chiede se anche Blaine abbia le sue stesse difficoltà ad ascoltare.

Ottiene la risposta alla sua domanda quando il più piccolo prende parola, la voce strascicata per la stanchezza e un po' alterata dalla cannula nasale, "Non è una malattia dei bambini o una cosa del genere?"

Il dottore alza appena la voce, cercando di mantenere su di se l'attenzione di Blaine e allo stesso tempo evitargli una crisi di panico. "È una forma moderata, spesso non ci si fa caso fino al momento di un intervento o, come nel tuo caso, un trauma. È una cosa buona."

Blaine fa una smorfia e il medico prova a spiegarsi meglio, riempiendo il discorso con una serie di percentuali e nomi strani che a Finn sembra di aver letto su un libro di scienze.

"Non capisco che significa e sinceramente non mi interessa," risponde svogliato, distogliendo lo sguardo dall'uomo in camice bianco e concentrandosi su un punto della maglietta di Sam.

Carole gli stringe una mano, accarezzando con calma il braccio attaccato alla flebo, “È una cosa buona, Blaine" ripete con un sorriso forzato, "naturalmente bisogna fare altre indagini, ma quello che il dottor Carson sta cercando di dirti è che non è una forma grave. Hai davanti a te una vita perfettamente normale."

Blaine si volta verso di lei e solleva un sopracciglio, lasciando intendere di non aver preso minimamente in considerazione l'ipotesi di avere qualche grave malattia. È soltanto una dimostrazione di quanto Blaine sia stremato da tutto quel che sta succedendo e Finn ha paura di cosa succederà quando Blaine inizierà a mettere a fuoco la situazione.

Anche Sam si sforza di sorridere, "Ehi, almeno non è leucemia. Né AIDS," aggiunge le ultime parole guardando Finn con la coda dell'occhio e Finn mormora qualche parola di approvazione.

"Però dottor Carson," interviene Carole, riportando tutti con i piedi per terra, "Ha avuto una reazione piuttosto seria per trattarsi di una forma moderata."

Il medico si accarezza la barba ispida con una mano, sventolando la cartella clinica di Blaine con nonchalance, "Come ha opportunamente fatto notare lei stessa poco prima, bisognerà fare altri tipi di indagini per capire.”

“Aspirina.”

Finn storce il naso quando Sam interrompe il discorso tra sua madre e il medico con qualcosa che apparentemente non ha alcun senso. I due adulti si voltano verso il biondo, aspettando che si spieghi e guardandolo con la stessa espressione confusa.

Sam scrolla le spalle, guardandoli imbarazzati, “L’ho letto da qualche parte. Io- ho fatto qualche ricerca in questi giorni. E Blaine non riesce a dormire, così ha sempre mal di testa e sta prendendo in continuazione delle medicine. Forse-”

“È probabile,” il dottor Carson riprende il discorso quando sembra che Sam stia iniziando ad incespicare tra le parole. “Bisognerà approfondire.”

E con queste parole li lascia soli.

Sam inizia a parlare con Blaine con un tono di voce tanto basso da sembrare quasi privato e Finn decide di non ascoltare. Non sa neppure che ore sono.

Quando estrae il cellulare dalla tasca per controllare l’orario si accorge di avere una caterva di chiamate perse ed sms. Scorre rapidamente tra tutte le notifiche, cercando disperatamente il nome di Rachel, ma naturalmente il mittente è sempre un altro.

O meglio, sempre lo stesso.

Kurt.

Cazzo, Kurt!

Piccola notina finale!

Vi risparmio tutto il processo della diagnosi di quello che ha Blaine un po' per motivi stilistici e un po' per mia ignoranza. In sintesi il fatto è questo! L'emofilia moderata in effetti non necessita di una terapia molto aggressiva e sul serio può passare inosservata per tempo. Nel caso di Blaine, anche un po' per superficialità da parte dei genitori, nessuno se ne è accorto. E Sam ha inquadrato bene la cosa. Siccome lui stava facendo un abuso di aspirina (che è un anticoagulante) ha fatto peggiorare le cose.

That's it!

So... what's going to happen next?

  
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