Per prima cosa, sono fiera di me! Perchè questo capitolo è un po' lungo, ma ci sono finalmente informazioni interessanti...
In secondo luogo, non sono poi tanto fiera di come sia strutturato. Ovviamente lascio a voi l'arduo giudizio, ma devo riconoscere che avrei potuto fare di meglio. Semplicemente non ci sono riuscita.
C'è un'altra piccola nota che, per evitare spoiler, metto alla fine, ma mi farebbe piacere se la leggeste comunque!
Enjoy!
Sala d'attesa
Finn
è seduto su una scomoda sedia di plastica da ormai quasi
mezz'ora. È stanco, ma
non riesce neanche più a sentirlo fisicamente. Si sente come
intorpidito dalla
testa ai piedi, incapace di mettere a fuoco quello a cui la sua mente
continua
a pensare. Non ha neppure deciso se gli avvenimenti delle ultime ore
siano
reali o se stia soltanto sognando.
Blaine
è venuto a casa sua, o meglio da Sam due giorni fa. Non ha
idea di come suo
fratello ed il suo amico siano riusciti a convincerlo a restare, ma
quando ha
messo piede in camera del biondo ha trovato Blaine accucciato sul
letto, con
una mano sotto la testa e l'altra abbandonata su un cuscino,
completamente
addormentato. Si era illuso che questo significasse aver trovato un po'
di pace,
una sorta di equilibrio.
Per
questo non riesce a spiegarsi come sia finito nella sala d'attesa
dell'ospedale, con Sam che continua ad agitarsi accanto a lui.
È
andato a lavoro stamattina, come tutti gli altri giorni e si
è anche impegnato
più del solito, riuscendo a strappare qualche complimento
alla Pillsbury ormai
in crisi perché il giorno del suo matrimonio si avvicina. La
verità è che Finn
sta mettendo tutto se stesso in questo tirocinio perché non
ha voglia di
affrontare i recenti sviluppi della propria vita sentimentale. Non
parla con
Rachel giorni e sta fingendo di essere impegnato fino alla sfinimento
per non
telefonarle. Kurt gli ha assicurato che va tutto bene e che Rachel
è soltanto
super impegnata, tra i corsi alla NYADA, le prove con Brody…
già, Brody sembra
onnipresente nell’ultimo periodo. E per quanto sappia che
Rachel è indaffarata,
per quanto si sia sforzato di riempire le proprie giornate, gli fa
ancora male
controllare il cellulare e non trovare neppure un sms da parte sua.
In
questo momento però neppure il pensiero di Rachel riesce a
distrarlo. Non
quando Sam continua a fargli domande stupide.
"Dov'è
tua madre, Finn?"
"Non
lo so, arriverà! Me lo hai chiesto due minuti fa," sbuffa.
Sembrava
un giorno normale stamattina.
Poi
Sam è piombato in aula mentre Finn appuntava qualcosa sul
block notes,
probabilmente che Michelle Donovan mastica chewing-gum compulsivamente
da
quando ha iniziato a perder peso ed è un'abitudine poco
salutare per i suoi
denti e per il suo sistema nervoso.
Sam
è piombato in aula e lo ha trascinato via, senza lasciare a
Emma il tempo per
interferire. Non c’è stato bisogno di chiedere
cosa stesse succedendo; ha
aspettato di vederlo coi propri occhi ed ovviamente non è
rimasto sorpreso
quando Sam gli ha aperto una porta e si è trovato di fronte
a Blaine. Sapeva
già da prima che in qualche modo era lui la causa del panico
negli occhi del
biondo.
Blaine
se ne stava seduto a terra, con le spalle contro la parete di un'aula
vuota in
cui Finn non sapeva neppure come era arrivato, una mano premuta contro
il
petto, l'altra abbandonata lungo il fianco, le gambe scompostamente
divaricate
ed un'espressione indecifrabile sul viso.
Oh,
se le circostanze fossero diverse, se Finn fosse un po' più
lucido, sarebbe
fiero di sé, perché per una volta ha saputo
prendere in mano le redini della
situazione e comportarsi da adulto. Anche se questo ha significato
dover
telefonare a sua madre.
Ha
urlato a Sam di smetterla di fare il bambino, di rendersi conto di
quanto la
situazione fosse grave e decidersi a fare qualcosa.
E
così eccoli qui tutti e due, seduti l'uno accanto all'altro.
Sam ha provato a
tenergli il broncio per quasi dieci minuti, poi si è perso
in questa litania di
domande a cui Finn chiaramente non ha una risposta.
"Cosa
pensi che gli stiano facendo?"
"Non
lo so."
Un
altro sbuffo.
Quando
ha preso atto dello stato in cui versava Blaine e ha chiesto a Sam cosa
stesse
succedendo, l’amico non gli ha risposto a parole. Finn
credeva che il suo
silenzio potesse bastare a spaventarlo, ma aveva dovuto ricredersi nel
momento
in cui Sam aveva scostato la mano di Blaine, con tutta la delicatezza
di cui
fosse capace in un momento di panico come quello, sollevandogli la
maglietta
contro le fievoli proteste del più piccolo.
Finn
aveva sbattuto le palpebre un paio di volte, cercando di trovare una
spiegazione ragionevole al livido violaceo sulla metà destra
del torace di
Blaine e al suo polso dolorosamente gonfio.
Poi
aveva commesso l'errore di chiedere a Sam se qualcuno gli avesse
qualcosa.
Si,
era stato un errore perché Sam lo aveva guardato con occhi
di fuoco,
ripetendogli che nessuno lo stava picchiando, "Che razza di amico credi
che sia? Se qualcuno gli facesse qualcosa del genere si ritroverebbe
con la
testa spiaccicata contro un muro."
Finn
avrebbe voluto ridere, perché ha visto Sam fare a botte e di
certo non sarebbe
capace di fare una cosa del genere, ma era stato comunque un pensiero
carino da
parte sua, in un certo senso. Non aveva riso, però. Era
rimasto immobile a
fissare il petto di Blaine fino a quando Sam non aveva rimesso a posto
la sua
maglietta.
"Ragazzi!"
Carole
porge ad entrambi un bicchiere di plastica con quello che ha l'aria di
essere
un pessimo caffè appena preso al distributore dell'ospedale
e Finn lo accetta
con poca voglia, preferendo giocare con le mani sul contorno circolare
dell'oggetto, piuttosto che bere. Non sa se il suo stomaco possa
accettare
qualcosa senza che faccia una seconda, disgustosa comparsa davanti ai
suoi
occhi e non ha intenzione di rischiare, ma il caldo che emana il
caffè è in
qualche modo confortante.
È
caduto a educazione fisica, ha detto Sam. E Finn non riesce a capire
come una
caduta possa conciare qualcuno in quel modo. Proprio non ci riesce.
"Hanno
detto qualcosa?" Ripete il biondo come una litania e Carole sospira,
sedendosi accanto a lui e poggiando una mano sulla sua, abbandonata su
una
coscia.
"Non
ancora. Sam, c'è una cosa che devo dirti."
Finn
sbatte le palpebre, sorpreso dal tono di sua madre e per la prima volta
da
quando hanno messo piede in questa triste sala d’aspetto
riesce a concentrare
la propria attenzione su quello che dicono.
"Hanno
telefonato al padre di-"
"No!
No, no, Carole, perché? Blaine mi ammazza!"
Finn
sorride perché l'unica preoccupazione di Sam sembra essere
ancora quella di
aver tradito la fiducia di Blaine. Anche lui sa di esserne in parte
responsabile, ma non gli importa.
Non
riesce a togliersi dalla mente l'immagine di Blaine seduto a terra, con
le
labbra quasi blu e gli occhi appena aperti, che farfugliava qualcosa su
quanto
male gli facesse la testa e Sam era completamente preso dal panico.
Finn non
rimpiange di averlo portato in ospedale perché se non gli
fanno sapere niente
da più di trenta minuti vuol dire che qualcosa di serio
c'è davvero. E non gli
dispiace che qualcuno abbia avvertito suo padre. Sono i suoi genitori,
che
cavolo! Avrebbero dovuto notarlo loro che il figlio si stava
letteralmente
sgretolando davanti ai loro occhi, mentre erano troppo presi da se
stessi.
Sta
giudicando persone che neppure conosce, è vero. Ma qualcuno
è finito in
ospedale e Finn non riesce a non cercare un colpevole.
Carole
prova a spiegare la stessa cosa a Sam, ma il biondo sembra poco
convinto delle
sue parole, continua a guardarla ad occhi lucidi e tutto quello che
riesce a
dire alla fine è, "Quand'è che posso vedere
Blaine?"
"Ci
vorrà ancora un po', perchè non andate a casa?
Dico a tutti e due."
Ma
naturalmente nessuno dei due è disposto a farlo.
Restano
su quelle scomode panchine per un tempo decisamente troppo lungo e
quando
Carole torna a prenderli e li accompagna da Blaine la situazione non
cambia.
Finn
si ritrova seduto sull'ennesima sedia scomoda, tutti i muscoli della
schiena in
tensione, gli occhi stanchi di vedere quelle mura asettiche ed
angoscianti. E
Blaine ha ancora gli occhi chiusi e sta dormendo, pallido quanto prima.
L'unica
differenza è quella inquietante sacca rossa appesa sopra la
sua testa.
"Aveva
un'emorragia interna e ha perso molto sangue," spiega Carole.
Finn
guarda Sam e per un attimo ha paura che stia per vomitare proprio
lì, di fronte
a loro. Ma il biondo si sforza per respirare in modo controllato e si
siede
accanto a Blaine, restando bloccato con una mano a mezz'aria verso il
letto.
"Posso
toccarlo?"
Carole
gli sorride ed annuisce piano e Finn si appoggia con la testa contro il
muro,
socchiudendo gli occhi.
Non
si accorge di quando Blaine si sveglia, probabilmente è
scivolato in una sorta
di limbo tra la veglia ed il sonno e deve ammettere che questa nuova
sensazione
non gli dispiace affatto. Ma quando percepisce una voce diversa nella
stanza, i
suoi occhi si spalancano in un istante.
La
prima figura che mette a fuoco è quella di Sam, serio, teso
in un modo
assolutamente innaturale. Poi Blaine. Si è svegliato e Finn
si sente subito
meglio, come se un peso si fosse appena spostato dal suo cuore, il che
a ben
pensarci è del tutto sbagliato, perché in fondo
ancora non sa cosa sia
successo.
Carole
è seduta accanto a lui e a poca distanza dai tre
in piedi accanto al
letto c'è un medico in camice bianco. Perché non
ha uno stetoscopio intorno al
collo? Tutti i medici ne hanno uno, pensa Finn.
Ha
perso parte del discorso, per questo gli sembra brutale il modo con cui
il
medico spiega la situazione ai presenti.
"Emofilia,"
è tutto quello che la sua mente ancora intontita riesce a
distinguere e si
chiede se anche Blaine abbia le sue stesse difficoltà ad
ascoltare.
Ottiene
la risposta alla sua domanda quando il più piccolo prende
parola, la voce
strascicata per la stanchezza e un po' alterata dalla cannula nasale,
"Non
è una malattia dei bambini o una cosa del genere?"
Il
dottore alza appena la voce, cercando di mantenere su di se
l'attenzione di Blaine
e allo stesso tempo evitargli una crisi di panico. "È una
forma moderata,
spesso non ci si fa caso fino al momento di un intervento o, come nel
tuo caso,
un trauma. È una cosa buona."
Blaine
fa una smorfia e il medico prova a spiegarsi meglio, riempiendo il
discorso con
una serie di percentuali e nomi strani che a Finn sembra di aver letto
su un
libro di scienze.
"Non
capisco che significa e sinceramente non mi interessa," risponde
svogliato, distogliendo lo sguardo dall'uomo in camice bianco e
concentrandosi
su un punto della maglietta di Sam.
Carole
gli stringe una mano, accarezzando con calma il braccio attaccato alla
flebo, “È
una cosa buona, Blaine" ripete con un sorriso forzato, "naturalmente
bisogna fare altre indagini, ma quello che il dottor Carson sta
cercando di
dirti è che non è una forma grave. Hai davanti a
te una vita perfettamente
normale."
Blaine
si volta verso di lei e solleva un sopracciglio, lasciando intendere di
non
aver preso minimamente in considerazione l'ipotesi di avere qualche
grave
malattia. È soltanto una dimostrazione di quanto Blaine sia
stremato da tutto
quel che sta succedendo e Finn ha paura di cosa succederà
quando Blaine
inizierà a mettere a fuoco la situazione.
Anche
Sam si sforza di sorridere, "Ehi, almeno non è leucemia.
Né AIDS,"
aggiunge le ultime parole guardando Finn con la coda dell'occhio e Finn
mormora
qualche parola di approvazione.
"Però
dottor Carson," interviene Carole, riportando tutti con i piedi per
terra,
"Ha avuto una reazione piuttosto seria per trattarsi di una forma
moderata."
Il
medico si accarezza la barba ispida con una mano, sventolando la
cartella
clinica di Blaine con nonchalance, "Come ha opportunamente fatto notare
lei stessa poco prima, bisognerà fare altri tipi di indagini
per capire.”
“Aspirina.”
Finn
storce il naso quando Sam interrompe il discorso tra sua madre e il
medico con
qualcosa che apparentemente non ha alcun senso. I due adulti si voltano
verso
il biondo, aspettando che si spieghi e guardandolo con la stessa
espressione
confusa.
Sam
scrolla le spalle, guardandoli imbarazzati, “L’ho
letto da qualche parte. Io-
ho fatto qualche ricerca in questi giorni. E Blaine non riesce a
dormire, così ha
sempre mal di testa e sta prendendo in continuazione delle medicine.
Forse-”
“È
probabile,” il dottor Carson riprende il discorso quando
sembra che Sam stia
iniziando ad incespicare tra le parole. “Bisognerà
approfondire.”
E
con queste parole li lascia soli.
Sam
inizia a parlare con Blaine con un tono di voce tanto basso da sembrare
quasi
privato e Finn decide di non ascoltare. Non sa neppure che ore sono.
Quando
estrae il cellulare dalla tasca per controllare l’orario si
accorge di avere
una caterva di chiamate perse ed sms. Scorre rapidamente tra tutte le
notifiche, cercando disperatamente il nome di Rachel, ma naturalmente
il mittente
è sempre un altro.
O
meglio, sempre lo stesso.
Kurt.
Cazzo, Kurt!
Piccola notina finale!
Vi risparmio tutto il processo della diagnosi di quello che ha Blaine un po' per motivi stilistici e un po' per mia ignoranza. In sintesi il fatto è questo! L'emofilia moderata in effetti non necessita di una terapia molto aggressiva e sul serio può passare inosservata per tempo. Nel caso di Blaine, anche un po' per superficialità da parte dei genitori, nessuno se ne è accorto. E Sam ha inquadrato bene la cosa. Siccome lui stava facendo un abuso di aspirina (che è un anticoagulante) ha fatto peggiorare le cose.
That's it!
So...
what's going to happen next?