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Autore: Ragazzamagica    10/09/2014    4 recensioni
[SOSPESA. Non si sa se e quando riprenderà.]
Bé, che c'è? Un po' straniti dal titolo? Oh bé, le studentesse che frequentano il liceo vengono chiamate "liceali", perché quelle delle medie non possono essere chiamate "medievali"? (Che poi io mi chiamo Vale-ntina e faccio le medie, quindi: Medie-vale.)
-Racconto vero, tutto ciò è successo veramente. Ho solo cambiato i nomi dei personaggi (a parte il mio e di qualcun altro)... E' un po' un racconto autobiografico, solo tramutato in una storia originale. Naturalmente, anche il nome della scuola sarà cambiato, come la città e bla bla bla... Ma basta parlare, poi troverete altre spiegazioni cliccando questo titolo. Buona lettura!...non posso dirvi molto, perché tre interi anni non possono certo essere raggruppati in quattro righe. Tre anni molto, molto complicati.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 2
 

Nei giorni successivi mi svegliai insolitamente cullata in una sensazione di piacere: certo, erano i primi giorni, tutto era facile, i professori non assegnavano ancora compiti e tutta quella roba lì.
Ma è ovvio anche che, come dicono le persone più pigre, è molto meglio stare nel proprio letto caldo a dormire, con una bella trapunta vintage addosso. Una goduria. C'è bisogno di descriverlo? Io condivido questo pensiero, anche se ultimamente sto diventando leggermente più dinamica (soprattutto quando non devo andare a scuola eh eh) e anche meno lunatica: oggi, per esempio, mi sono svegliata con tutto il piacere che si possa immaginare alle...alle...dieci e mezza,  con la mia canzone preferita trasmessa alla radio che ascoltava a tutto il volume consentito dall'educazione condominiale mia mamma (sempre citata, mamma guarda che se di questa storia verrà fatto un libro dovrai darmi la paghetta tripla, non scherziamo).
Aah. Io non capisco perché la scuola a volte non ti faccia perseguire i tuoi interessi, come dormire, bé ovviamente è troppo impegnata a riempirti la testa di cose per la maggior parte inutili. Come avrete capito io non sono una secchiona, perlomeno non cronica.
Quel giorno (credo) mi svegliai abbastanza bene, come ho già detto all'inizio se sai che non sarà una giornata impegnativa e svuotata da interrogazioni e verifiche ti senti già più riposato, invece nei giorni in cui purtroppo siamo costretti a studiare come schiavi ti alzi dal letto che sei un morto vivente, stanco da far schifo, certo: già sai cosa ti aspetta, e al solo pensiero già ti senti sfinito. E' logico.
Che poi ho detto "quel giorno", ma potrebbe anche essere giorni, del resto sto raccontando tutto in un ordine piuttosto disordinato. E' proprio quando pubblichi il capitolo che hai capito che hai dimenticato di scrivere qualcosa.
Procediamo.
Nelle prime settimane ho avuto molta difficoltà a imparare il tragitto fino all'aula: ci si potrebbe fare una maratona, del resto la preside ha fatto tutto quel casino apposta per i ritardatari: così ritardano ancora di più, si sa, e devono fare le corse di prima mattina.
CI RENDIAMO CONTO?
No, il maiuscolo ci azzecca, anche se penso ne metterò molto poco in questa storia. Dicevo: ci rendiamo conto? Uno che fa le corse praticamente appena si sveglia?
No, ma vi pare normale? Dico...sei ancora lì, tutto assonnato, ancora nel mondo dei sogni, e ti metti a correre solo perché devi raggiugere la tua aula! Non so esprimere a parole il mio enorme disappunto. Manco fossimo in un liceo sportivo, anzi: college, o orfanotrofio (mi sono proprio fissata con gli orfani, notare primo capitolo (doppia parentesi: che sicuramente non ricorderete perché è passato troppo tempo da allora)), stile scuola militare. Bah, ad ogni modo, ovviamente mia madre mi ha accompagnato fino all'aula: non immaginate la vergogna...bah, lasciamo perdere. Visto che erano ancora i primi giorni, le lezioni erano ancora leggere e perlopiù si giocava. Sapete no? Immaginate uno che sta per uccidere un animale ferito. Prima di ciò lo fa giocare e gli racconta le fiabe prima di mandargli il colpo di grazia, come se questo potesse alleviare il suo dolore.
Andiamo avanti, piuttosto che andare nel dettaglio di questo esempio strampalato.
Piano piano tra noi abbiamo stretto sempre di più, e la "ragazza grassottella" vicina a me aveva cominciato a tirare fuori il suo vero carattere: quello di una bulletta da quattro soldi. Una volta ha ordinato a Leonardo (a mio parere il più carino della classe, ma andiamo avanti) di comprargli una merendina con la cioccolata e lo scannava se non lo faceva, glielo fece pure giurare, ovviamente Leo (non è un bugiardo, ma andiamo: chi vorrebbe comprare una merendina per qualcun altro?) non gliela comprò ma per fortuna non ricevette niente. Ero a dir poco stizzita per quello spettacolo, adesso mi rendo conto che avrei dovuto intervenire, eravamo pochi in aula e la professoressa neppure c'era, ma come una codarda che sono non ho detto niente. Come vorrei adesso cambiare il corso degli eventi.
Comunque...anch'io piano piano, più in terza persona però, cominciai a conoscere i miei compagni. Leonardo mi è rimasto vicino molto più di altri, mi sorrideva sempre e io ricambiavo, anche se penso che lo facesse più per compassione. E poi c'era Salvatore che ogni tanto mi guardava sempre girandosi, se ci penso adesso mi viene in mente la frase: "Ma che cavolo vuoi?" oppure l'aggrottamento delle sopracciglia interrogativo che (forse) è più educato. Non dovete dare conto ai pensieri che faccio adesso, là ero pur sempre una ragazza buona e ingenua molto più di adesso. Forse è anche per questo che ero stata persa un po' di mira. E poi c'era Carlo, non so se avete presente: era praticamente il ribelle della classe, in una lezione di geografia s'era addirittura addormentato, come anche quelle poi. Tanto per citare, "scaldava la sedia". E per di più dava fastidio. Io all'inizio, insieme a Salvatore, non lo pensavo più di tanto, ma un ribelle è un ribelle e non lascia in pace nessuno. E poi c'erano Mirtilla, Martina e Sofia: tre ragazze molto carine e simpatiche che cercavano sempre di farmi giocare con loro. Se ci ripenso adesso a dove sono finita e con che ragazze oche e tutte smorfiose, mi viene molta nostalgia. Credo che siano le rare vere amiche che si trovano ogni morte di papa e io me le sono lasciate scappare come niente. Come forse avrete capito, in questa scuola ho trascorso solo un anno e poi mi sono trasferita in un'altra scuola pure più vicina.
E poi Aldo, Francesco, Antonella (che era quella che stava seduta vicino a me, la bulletta da quattro soldi)...non credo che vi interesserebbero per quanto pochi rapporti hanno avuto con me. Certe volte non so se effettivamente sia migliore la classe di prima o quella di adesso. Certo, aveva i suoi individui, ma aveva anche quelli buoni...
Bé, si sa che ti penti di una tua scelta proprio quando ormai non si può più tornare indietro. No?

A.S.
(Angolo Scrittrice)

Ehilà! Mi rendo conto che è stato un capitolo forse un po' corto, e soprattutto un po' tardo, mi spiace ma non ero molto ispirata e soprattutto non volevo farlo sembrare tanto lungo. Spero vi sia piaciuto e ringrazio per tutto il supporto che mi avete dato con i commenti! Ciao e spero di pubblicare il prossimo capitolo più in fretta.

 

  
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