Ciao...
AVVERTENZE:
In questo capitolo ci saranno parti scritte in corsivo che indicheranno dei ricordi. Voglio avvertire tutte che alcune righe tratteranno un tema delicato come la violenza, naturalmente non ho scritto niente di esplicito o descrittivo, ma se a qualcuno da fastidio gradirei che saltasse almeno la prima parte in corsivo del capitolo...mi dispiace se in parte vi ho spoilerato il capitolo, ma ritenevo necessario avvertirvi in anticipo.
sono felice che il primo capitolo abbia attirato la vostra curiosità e spero di mantenerla anche con il resto della storia. come sempre ringrazio tutti XD.
buona lettura...
Capitolo 2.
Verso
le due di notte Ziva cominciò ad agitarsi a letto e la sua
mente la riportò
indietro di un paio d’anni al giorno che cambiò
tutto.
“ciao
Daniel” salutò educatamente Ziva “cosa
ci fai qui? Mio padre è in ufficio”
continuò
“ciao.
Si ne
sono consapevole è lui che mi ha mandato qui. Ha detto di
aver lasciato qui a
casa un fascicolo molto importante così mi ha mandato a
recuperarlo” spiegò il
ragazzo seriamente senza lasciar trapelare nessuna emozione.
“oh
ok” rispose
dubbiosa Ziva. C’era qualcosa che non le tornava.
Difficilmente suo padre
lasciava a casa fascicoli importanti, ma nessuno è perfetto
e quindi si fidò
dell’agente.
“ha
detto di
averlo lasciato sul cassettone in camera sua”
spiegò l’agente mentre si accomodava
in casa
“va
bene
aspetta qui che vado a prenderlo” disse Ziva sempre
più dubbiosa.
Ziva corse
su al piano superiore in camera dei suoi genitori, ma sul cassettone
non trovò
niente. Stava per tornare in salone, ma quando si voltò si
ritrovò davanti Daniel
con un sorriso strano in volto.
“oh sei
qui.
Ti avevo detto di aspettare in salone” disse scocciata Ziva,
la quale si stava
preoccupando che qualcosa non andava “comunque il fascicolo
qui non c’è. Sicuro
che non ha detto di averlo lasciato nel suo ufficio qui a
casa?” chiese infine.
Non vedeva l’ora che l’agente se ne andasse di
casa, quella situazione la stava
agitando.
“sono
molto
sicuro Ziva” rispose Daniel strafottente avvicinandosi sempre
di più a lei.
Ziva si ritrovò ad indietreggiare.
“cosa
stai
facendo?” chiese dubbiosa e spaventata, ma il ragazzo non le
rispose con un
ultimo passo l’afferrò con la forza e la
trascinò in camera sua. Ziva provò a
liberarsi con tutte le sue forze, provò a resistere, ma alla
fine si trovava
davanti ad un ragazzo più grande e più forte di
lei con un addestramento del
Mossad. Le possibilità di liberarsi non ne aveva e infatti
non ci riuscì. Quel
pomeriggio l’agente Daniel s’impossessò
di lei e del suo corpo senza che lei
potesse far niente a parte piangere e chiedere di esser liberata, ma
nessuno
l’ascoltò. Quando tutto fu finito lei rimase sul
letto immobile, dolorante e
scioccata da tutto.
“vestiti!”
le ordinò Daniel una volta che si era ricomposto. Come un
robot in automatico
Ziva fece proprio come le fu ordinato. Nonostante tremasse ancora di
paura.
Quando fu vestita pure lei, Daniel, l’afferrò per
un braccio facendola sussultare e la
riportò verso il salone. Mentre scendevano le scale
sentirono la porta di casa
aprirsi ed entrarono Rivka e Ari i quali rimasero completamente
bloccati alla
vista dei due ragazzi. Ziva era ferma per le scale tremante con i
capelli
scompigliati e le lacrime secche lungo le guance. Daniel guardava i due
appena
arrivati con aria soddisfatta e strafottente. Ari realizzò
subito quello che
poteva essere successo ed era pronto a sferrare un pugno se la mano di
Rivka
non l’avesse fermato. La donna era ben consapevole di
ciò che era avvenuto, ma
non voleva altro sangue in casa.
“cosa
sta
succedendo qui?” chiese severamente Rivka
“va
tutto
bene signora David. Vero Ziva?” chiese Daniel sospingendo
Ziva facendola
tremare visibilmente.
“adesso
se
volete scusarmi devo proprio andare il direttore David mi aspetta, devo
riportare un rapporto. È stato un piacere Ziva!”
disse sogghignando mentre
usciva di casa. Come la porta fu chiusa dietro di lui Ziva
crollò tra le
braccia della madre piangendo incontrollabilmente.
Quella
notte, dopo uno svariato numero di docce, Ziva era rannicchiata in un
angolo in
camera sua, non avendo il coraggio di dormire nel suo letto, mentre
ascoltava
la madre e Ari urlare in cucina contro suo padre. Ringraziava solo che
quel
giorno Tali era rimasta a dormire a casa di un’amica e non
era lì ad assistere
a tutto quello.
“quella
lassù non è
mia figlia. Non è neppure
una David. È una vergogna” stava urlando Eli,
mentre Rivka e Ari erano sempre
più uniti nel difendere Ziva dalle accuse di Eli.
“è
solo una
debole, si è fatta sopraffare ed ha portato vergogna su di
noi. È solo una
delusione” continuava imperterrito Eli
“e tu
come
fai a sapere che non si è difesa?” chiese a quel
punto sospettoso Ari, il quale
cominciava a mettere insieme i puntini. Eli per un secondo rimase
sconvolto, ma
lo spaesamento iniziale fu coperto subito e rispose
“perché se si fosse difesa
non saremmo qui adesso!” urlò “da oggi
in poi per me lei non è più mia
figlia!”
disse prima di lasciare la cucina. Lasciando indietro due persone con
un dubbio
enorme che forse Daniel non era l’unico responsabile.
Ziva
continuava ad agitarsi nel letto. Voleva svegliarsi, voleva liberarsi
di quei
ricordi ma era intrappolata nel sonno e non riusciva a riaprire gli
occhi.
Tre mesi
dopo si ritrovava nuovamente a piangere tra le braccia della madre,
mentre
erano chiuse in bagno con un test di gravidanza davanti a loro. Ari era
fuori
dalla porta preoccupato per la sorella che non aveva saputo proteggere.
Nel
sentire il suo pianto decise che quella sarebbe stata
l’ultima volta che
l’avesse fallita. La prima cosa che fece fu quella di urlare
a Eli di fare
silenzio e che nessuno in quella casa avrebbe cacciato Ziva, ma
l’avrebbero
sostenuta in qualsiasi decisione avesse preso.
Durante i
mesi dopo Ziva si ritrovò a studiare a casa con insegnanti
privati, e dovette
rinunciare per sempre al balletto. Nonostante tutto Ziva aveva deciso
di tenere
il proprio bambino. Anche se le circostanze per come era stato creato
erano
delle più brutte, quella vita dentro di lei era anche sua e
non se la sentiva
di abortire. Decise di affrontare tutte le conseguenze che si erano
venute a
creare, nonostante i continui insulti da parte di Eli. Ari dopo una lunga
discussione con il padre fu
spedito a studiare all’università di Edimburgo.
Mentre Tali essendo ancora una
bambina viveva spensierata non comprendendo a pieno la tensione che
riempiva la
casa. In tutto quel periodo Rivka sostenne come meglio poteva la figlia
e la
proteggeva dai continui attacchi verbali del padre.
Sei mesi
dopo madre e figlia di trovarono nuovamente insieme a stringersi,
mentre Ziva
era in sala parto. In quel pomeriggio del 2 agosto Ziva diede alla luce
una
splendida bambina che chiamò Asya.
La piccola
assomigliava molto a sua madre. Appena nata aveva tantissimi capelli
neri e
pure i suoi occhi erano di un grigio scuro che lasciò
credere che presto
sarebbero diventati degli occhi nerissimi. Alla vista di sua figlia e
durante
la loro prima interazione ogni paura che Ziva aveva provato durante la
gravidanza svanì e capì che bastava che guardasse
in quegli occhi grandi pieni
di fiducia per riuscire ad andare avanti e fare il meglio possibile per
entrambe.
Nettie
aveva sentito Ziva agitarsi dalla stanza accanto e preoccupata era
corsa in
camera della nipote per vedere come stava. Dalle passate telefonate con
la
sorella era consapevole che Ziva aveva ancora molti incubi su quello
che le era
successo e ora con la perdita di tutta la sua famiglia, era consapevole
che gli
incubi sarebbero riemersi più forti di prima. La donna si
sedette sul letto
della ragazza e la strinse a se in un abbraccio. Ziva si
lasciò andare alle
cure della zia. Quegli abbracci e quella voce che la consolava le
ricordavano
tanto sua madre. Nettie le aveva fatto appoggiare la testa
nell’incavo del suo
collo e le accarezzava i capelli e le lasciava sporadici baci
confortanti sulla
tempia.
“devo
controllare Asya” disse Ziva, appena riuscì a
riprendere un certo controllo su
se stessa.
“perché
non ti fai una doccia prima. Per il momento Asya sta dormendo
tranquillamente,
ma vedrai che tra un’oretta ti cercherà”
le disse la zia, incoraggiandola a
prendersi un po’ di tempo per se stessa.
“si
hai ragione” disse Ziva districandosi dalle braccia della
zia, stava per uscire
dalla stanza quando tornò indietro e abbracciò
forte la zia “grazie per essere
qui per me” disse la ragazza, sempre più grata
alla zia.
“non vorrei essere altrove piccola mia” rispose la zia “ma adesso vai, vedrai che tra poco Asya avrà bisogno di te” continuò Nettie, consapevole che la bambina non riusciva a dormire una notte piena, ma si svegliava almeno un paio di volte a notte in cerca della mamma.
Nettie era molto
orgogliosa di Ziva e della mamma
che era. Sapeva che era una ragazza molto responsabile e anche in
questa sua
veste se la cavava molto bene, pur non avendo ancora 17 anni riusciva a
gestire
lo studio con il crescere ed educare la piccola Asya. La piccolina era
un vero
tesoro e ogni giorno sbocciava sempre di più con tutte le
piccole cose che
imparava. Per Ziva era il suo piccolo raggio di sole nella sua vita
incasinata.
Durante
quelle prime settimane a casa sua, Nettie si era attivata a trovare una
scuola
vicino casa per la nipote. Aveva preso su di se il compito di andare a
registrarla a scuola e presentarsi al direttore della scuola e ai
professori
che l’avrebbero seguita. Inoltre si occupò di
spiegare la situazione di Ziva e
gli eventi più bui del suo passato, non per attirare
l’attenzione sulla nipote
o avere compassione, ma semplicemente perché era consapevole
delle paure, non
espresse, di Ziva e le sue difficoltà a relazionarsi dopo
quello che le era
avvenuto; sapeva che poteva avere delle brusche reazioni se si sentiva
minacciata o in pericolo e voleva che i professori fossero preparati in
caso di
attacchi di panico. Tutto questo serviva semplicemente a tutelare la
nipote.
Mentre aspettava che Ziva finisse di farsi una doccia, decise di
cambiarle le
lenzuola che erano fradice di sudore. Stava sistemando la coperta
quando
avvertì un piccolo chiacchiericcio nel corridoi, Nettie non
poté fare a meno di
sorridere. Poco dopo fu raggiunta in camera da Ziva con Asya tra le sue
braccia
che balbettava allegra.
“ma
chi c’è qui tutta sveglia?” disse Nettie
avvicinandosi alla nipote e la bambina,
Asya continuò a ridacchiare e a nascondere il visino nel
collo della madre.
Anche se sveglia era sempre tutta assonnata e sarebbero bastate poche
coccole
con la mamma e sarebbe tornata a dormire.
“meglio
se provate a dormire adesso, è già molto tardi e
domani vi aspetta un’altra
giornata impegnativa” disse Nettie baciando entrambe e
tornarsene a letto.
alla prossima settimana, dove finalmente qualcuno si conoscerà XD...