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Autore: Non ti scordar di me    11/09/2014    6 recensioni
Può un amore fraterno trasformarsi in altro? In passione? In un’ossessione? In amore?
Damon dopo vent’anni d’assenza ritorna a casa dal padre, dal fratello Stefan e dalla piccola Elena che ormai non è più tanto piccola.
Elena lo odia, lo odia per i suoi modi di fare, lo odia per essere il fratello peggiore al mondo e lo odia perché prova per lui un’attrazione illecita.
E se Damon si stesse spacciando per qualcun altro? Elena è invaghita di un misterioso ragazzo di cui non sa neanche com’è il volto e s’incontra con lui ogni giorno alla biblioteca del college. E se i due, in realtà, fossero la stessa persona?
I due sono veramente fratelli? O sotto si cela un segreto più grande?
Dalla storia:
Le sue labbra erano troppo soffici. Era sbagliato. Noi eravamo sbagliati, quella situazione era sbagliata. I loro sentimenti erano sbagliati.
Si era innamorata di suo fratello. Può una vittima innamorarsi del suo aguzzino? Può una persona innamorarsi di un ricordo? Può una sorella innamorarsi di suo fratello?
“Siamo sbagliati…” Sussurrai.
“Siamo le persone sbagliate al momento sbagliato, eppure non mi sono mai sentito meglio con un’altra persona e in un altro momento.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo otto.
Do you prefer die slowly or kiss me with passion?
 
Ero nuovamente in biblioteca, questa volta non in compagnia di Ian bensì in compagnia di Caroline. Dalla mia “magnifica” gita a New Orleans erano passati un paio di giorni e ogni giorno che passava era sempre peggio per me.
I sensi di colpa per quello che aveva fatto crescevano, ma non erano opprimenti. Convivevo con quel senso di colpa e potevo continuare a conviverci per sempre…Il punto era: perché i miei sentimenti tanto sbagliati quanto forti non li rinnegavo?

Perché sentivo che quello che c’era tra noi era reale, così reale che mi faceva accapponare la pelle e che m’impegnava la mente ogni notte.

«Elena! Elena!» Mi ridestò Caroline con voce bassa, eravamo pur sempre in biblioteca. Annuii leggermente scossa e la invitai a continuare. Avevamo un’ora buco per via dell’assenza del prof. Collins.

«Sì, Care?» Chiesi facendo la finta tonta. Evitavo le sue domande da diversi giorni e pensavo che rifugiandomi in biblioteca avessi risolto momentaneamente il problema. Lei non contenta mi aveva seguito e insisteva ancora.

«Mi hai detto che una volta tornata da New Orleans hai chiarito subito con tuo padre, giusto? Sei resistita una settimana in punizione senza dargliela vinta, come mai hai deciso di chiarire?» Caroline faceva troppe domande.

Dopo aver abbandonato Damon a New Orleans avevo preso il primo autobus di linea per Mystic Falls e sinceramente una volta ritornata a casa non avevo voglia di sostenere lo sguardo di mio padre.

Entrai in casa e sbattei furiosamente la porta. Avevo bisogno di bere un po’ d’acqua e di farmi una bella doccia.
Mi avviai in cucina, lasciai a terra la mia tracolla e aprii il frigorifero. Presi la bottiglia dell’acqua e ne versai un po’ in un bicchiere.
Avevo baciato mio fratello, me l’ero svignata e ora ero a casa mia. Sperai con tutto il cuore di essere sola, ma udii dei passi.

«Non mi vuoi parlare ancora per molto, tesoro?» La voce di papà mi arrivò chiara e limpida. Sbuffai. Ora in quel momento non avevo voglia di fare nient’altro, se non chiarire con lui e chiedergli poi un abbraccio.

Bevvi l’acqua, presi la tracolla e me ne andai via da lì asciugando una lacrima. Stava andando tutto
male per me. Perché Damon doveva ritornare? Non sapevo neanche perché stavo piangendo. Forse avevo paura di perderlo? Be’…L’avevo perso, io l’avevo allontanato ma l’avevo fatto per una buona ragione: eravamo fratelli. Fratelli di sangue…Chi si lascerebbe mai andare col proprio fratello?

Urtai senza volerlo la spalla di papà e corsi verso la mia camera. Volevo urlare. Buttai la tracolla a terra e mi lasciai andare a peso morto sul letto, prendendo un cuscino e stringendolo a me.
Sentii una leggera pressione sul letto. Non ero sola. Mi tolsi il cuscino dal volto e vidi che accanto a me c’era papà.

«Cos’è successo durante questo weekend?» Chiese, guardando il soffitto. Troppe cose da poter raccontare.

«In realtà è stato un bel weekend. Questo…questo mio modo di fare non è dovuto al weekend.» Mentii, sospirando. Di sicuro non potevo dirgli di aver baciato suo figlio – nonché mio fratello – e di averlo poi mollato a New Orleans.

«Allora, lui dov’è?» Continuò. Tirai un po’ su col naso e riflettei bene prima di rispondere. Non gli avrei
detto di averlo lasciato a New Orleans…Non credo ne sarebbe molto contento.


«Sono ritornata prima. Ho…» Mi bloccai. La mia voce s’incrinò. Non potevo più continuare. Aspettai che lui mi dicesse qualcosa.

«Elena quest’età è l’età delle grandi cazzate. L’età in cui tutto ciò che ti dico è proibito, è l’età migliore.
Sai perché? Perché dalla più grandi cazzate nascono quegli amori, quegli amori che sembrano insignificanti ma che valgono più di tutto.» Quelle parole dette da lui mi avevano lasciato senza parole.


«Cosa stai cercando di dirmi?» Chiesi con la voce ridotta in un flebile sussurro. Mio padre aveva capito? E soprattutto cosa aveva capito?

«Hai lo sguardo vacuo, non mi parli più come una volta, cambi d’umore…Piccola, non voglio spiegazioni quando ti deciderai a parlarmi io ti ascolterò, ma questi sono i sintomi di una ragazza innamorata.» Okay…Ora mi aveva completamente lasciato senza parole e basita. Innamorata? Stavamo scherzando?

«Spero però che sia quel ragazzo che vedo sempre alle partite di Stefan.» Continuò ironico. Chiusi gli occhi cercando di trattenere un conato di vomito, non appena capii che si riferiva a Matt.
«Papà, grazie.» Dissi sincera. «E scusa per quello che ti ho detto. Non voglio andare da mia madre…Sto bene qua con te, Stefan e Damon.» Pronunciare il suo nome fu la parte più difficile.

«L’ho già dimenticato. Ma non ti illudere…Sei ancora in punizione, ancora una settimana!» Ammiccò per poi alzarsi dal letto. Almeno la punizione era scontata, mi rimaneva solo una settimana al posto di due.

Ancora non ci credevo. Mio padre mi aveva perdonata e poi mi aveva anche parlato amichevolmente dell’amore. Quella conversazione era del tutto raccapricciante.

«Care fidati il discorso tra me e papà non è stato gran che. Poi…il weekend è andato peggio del previsto.» Cercavo di evitare l’argomento ‘weekend con Damon’ da troppo e lei non mi avrebbe lasciato più tempo.
«Cosa può essere successo?» Fece l’ironica, chiudendo il libro di filosofia energicamente. Cosa poteva essere successo? Oh, be…Potevo risponderle con ‘Ho baciato mio fratello, poi l’ho scaricato e non mi sento in colpa nonostante quello che ho commesso sia uno dei peccati peggiori al mondo’. Già m’immaginavo la faccia che avrebbe fatto nel momento in cui le avrei detto quelle parole.

«Diciamo che per ora l’ho allontanato. Ho un buon motivo per farlo…» Sussurrai, mettendo a posto il libro di trigonometria e prendendo il cellulare per vedere se c’erano messaggi.
Ce n’era uno, da parte di papà. Non lo aprii neanche, cosa poteva essere di così importante?

«Ma andiamo! Tuo fratello è un figo, possibile che non riusciate a comunicare?» Ironizzò ancora, alzandosi. Feci spallucce, seguendola.
Camminavamo una affianco all’altra. Oggi non era una gran bella giornata, le nuvole ricoprivano il cielo e a breve sarebbe venuto un grande acquazzone.

«Cosa stai insinuando?» Chiesi, entrando nel parcheggio. Lei rise leggermente, mentre io aprivo la portiera della mia Camaro.

«Sto insinuando che c’è qualcosa che tu non mi stai dicendo. Cos’è successo in questo weekend? Non mi parli più di Damon in modo negativo, anzi sembra che tu l’abbia cancellato completamente dalla tua testa; però ci sono dei momenti in cui hai lo sguardo perso nel vuoto!» Sbraitò. Accesi il riscaldamento e partii poco dopo.

Non avevo niente. Non avevo più voglia di parlare di Damon perché ogni volta che qualcuno lo nominava mi veniva in mente il suo bacio, il sapore delle sue labbra e l’emozioni che avevo provato.
A volte perdevo la concentrazione e mi beavo pochi secondi delle mie fantasie. Niente di così strano, dopotutto.

Chi c’è in queste fantasie? Ecco, la mia coscienza tornava all’attacco nel migliore dei modi. Sterzai bruscamente e cercai di levarmi quella voce dalla testa.

«Non c’è niente di male a vagare con la fantasia, sai?» Dissi, continuando a mantenere lo sguardo sulla strada. Caroline alzò un sopraciglio. Non aveva bevuto una singola parola di quello che avevo detto fin’ora.

«Stai cercando ti toglierti qualcuno dalla testa. Chi?» Alzò il tono di voce. Indurii la presa sullo sterzo e osai poco di più sull’acceleratore. Prima che potessi rispondere, mi salvò in calcio d’angolo il mio cellulare.

«Salvata per il cellulare!» Mi rimproverò la mia amica sbloccando il cellulare. Lesse il messaggio, niente d’importante a giudicare dalla sua espressione.

«Il primo è di tuo padre. Dice che è bloccato ancora a New York e che arriverà domani mattina con il primo volo disponibile.» Il lavoro di papà era molto impegnativo, aveva un’agenzia importante e più volte era costretto a spostarsi.
Un momento il primo? Di chi era il secondo messaggio.

Care continuava a spulciare nei messaggi e strabuzzò gli occhi ad un certo punto.
«Cosa significa ‘Smettila di evitarmi. Non riuscirai a ignorarmi per sempre.’ da parte di Damon?» Mi chiese posando il mio Iphone nella tracolla. Maledii me stessa. Perché Damon doveva ritornare sempre? Era una persecuzione. Ovunque andassi o qualsiasi cosa facessi lui c’era sempre, era onnipresente!

«Elena mi vorresti rispondere? Cosa sta succedendo tra te e Damon? Perché lo ignori? E chi cerchi di levarti dalla testa, lui per caso?» La voce della mia amica si alzò di un paio di ottave.

«Dio, sì! Sto cercando di togliermi Damon dalla testa! Contenta, ora?» Le risposi infastidita. La faccia di Caroline era sconvolta. Aveva la bocca aperta, tra poco la mascella toccava terra.

«E perché?» Chiese ancora. Mio Dio, bastava fare due più due! Davvero non ci arrivava? O lo faceva apposta a fare la finta tonta?

«Perché sì. Voglio solo togliermi Damon dalla testa. Punto e basta.» Risposi dura, girando verso destra. Caroline iniziò a tamburellare con le dita sullo sportello, pensando a chissà cosa.
«Se vuoi togliertelo dalla testa un modo ci sarebbe.» Proruppe dopo poco. Aggrottai le sopraciglia.

«Dovresti solamente partecipare ad un’iniziativa per single. Me l’ha consigliato Enzo. Posso assicurarti che non c’è alcun trabocchetto. E’ solo un incontro dove puoi conoscere altri single…Io ci andrò.» Mi disse. Innanzitutto era un’idea completamente idiota! Perché mai Enzo doveva consigliare a Care un ritrovo per single?

«Vedi, tra me e Enzo non ha funzionato gran che. Mi ha mentito un paio di volte per andare a questi incontri per cercare chissà quale ragazza…» Lasciò cadere lì il discorso. Era un’idea folle però poteva funzionare.

«E tu quindi hai deciso di presentarti a questi incontri anche tu per fargliela pagare?» Continuai io al posto suo. Come idea non era male, dovevo solamente convincere papà.

«Non si svolge di sera. Sono solo degli incontri in cui ognuno parla dei suoi problemi, quelli che preferisce, nessuno giudica e può dire nulla. Sono tutti single e ci sono attività molto divertenti.» Quel divertenti alle mie orecchie suonava in modo molto inquietante. Anche se da come me ne parlava sembrava tipo un gruppo di supporto per single…Un momento, mi voleva iscrivere ad un gruppo di supporto?!

«Caroline ma è…sei completamente uscita di testa? Un gruppo di supporto per i single? Andiamo, non è normale!» La spronai ridendo. Eravamo all’entrata della nostra città.

«Mia madre oggi ritorna tardi. Che ne pensi se vengo un po’ da te?» Mi bloccai subito. In effetti non era una cattiva idea…E poi, era pur sempre un metodo per evitare Damon!
Senza farmelo ripetere due volte cambiai strada. Un tuono squarciò la quiete. A breve sarebbe iniziato un acquazzone di quelli epici.

Parcheggiai l’automobile e iniziai a frugare nella mia tracolla alla ricerca delle chiavi di casa, finché non mi ricordai di averle lasciate sul comò di camera mia.
Bussai alla porta con Caroline dietro di me, che cercava di non bagnarsi visto che fredde goccioline d’acqua iniziarono a cadere lentamente su di noi.
La persona che aprì la porta fu la prima persona che in quel momento potevo vedere: Stefan. Presi un sospiro ed entrai subito, mentre Care rimase ferma sull’uscio della porta.

Dopo che i due si lasciarono, i loro rapporti si erano quasi “raffreddati”. La mia amica con Stefan era sempre in imbarazzo, mentre lui si divertiva a vederla arrossire – secondo me gli piaceva ancora –.
«Entra, non vorrai bagnarti?» Le porse una mano Stef. Caroline mi scoccò un’occhiataccia ed entrò in quella casa che per lei era una seconda dimora tante le volte che ci era entrata.

«A cosa devo la vostra presenza?» Chiese Stefan ironico. Caroline rise nervosamente, mentre io scuotevo i capelli leggermente umidicci.

«Sai non abbiamo nient’altro da fare se non ammirarti Stefan.» Gli risposi divertita. Feci cenno alla mia amica di seguirmi. Mi diressi verso il soggiorno e mi buttai a peso morto sul divano chiudendo gli occhi e beandomi di quel silenzio.

Quando aprii gli occhi, vidi Caroline rimanere a bocca aperta senza una ragione. Li chiusi nuovamente togliendo il leggero cappottino che indossavo.
«Bentornata, Elena.» Il mio cuore ebbe quasi un sussulto. Damon era a casa. Aprii di scatto gli occhi, vedendo il corvino seduto sulla poltrona alla destra del divano e Caroline che l’osservava come incantata.

«’Lena dove lo nascondevi questo bel ragazzo?» Si rivolse a me la mia amica sedendosi sulla poltrona alla sinistra del divano. Si prospettava un pomeriggio più lungo del previsto.
Arrivò persino Stefan che si sedette accanto a me.

«Da nessuna parte.» Risposi acida, guardando Damon sorseggiare il suo Bourbon. Il corvino mi rivolse un occhiolino che Stef notò rivolgendo poi a me uno sguardo perplesso.
La tensione nel salotto era palpabile e l’avrebbe percepita chiunque.

«Mi nascondeva nell’armadio. Sai, Barbie, la nostra Lena è molto gelosa.» Intervenne Damon. Aprii la bocca e cercai di mantenere la calma e celare l’irritazione.
Primo: lui non poteva chiamarmi ‘Lena’. Solamente i miei amici potevano farlo e lui era tutto fuorché mio amico!

Secondo: perché aveva chiamato Caroline con quell’odioso sopranome? Barbie! Solo io potevo avere degli odiosi sopranomi.

«Gelosa? E di cosa? Forse è Damon che non capisce quand’è il momento di chiudere e gettare tutto alle spalle.» Dissi, alludendo al nostro “pacifico” weekend. Ci scambiavamo occhiate di fuoco sotto lo sguardo divertito della bionda e quello confuso di mio fratello.

«In realtà Damon, è Stefan quello geloso in famiglia…Almeno così ti ricordo!» Disse Care non nascondendo l’astio in quella frase. Quando erano fidanzati, Stefan andava a braccetto con la gelosia.
«Posso assicurarti, Caroline, che Damon sa essere molto testardo e ossessivo quando vuole.» Rincarò la dose Stef. In quel momento volevo quasi correre ad abbracciarlo e ringraziarlo per sostenermi tra quei due che mi stavano dando battaglia.

«Oh, fratellino come siamo gentili oggi! Cosa c’è? Il tuo coniglietto Joe è scappato con Alice nel Paese delle Meraviglie?» L’ironia a doppio taglio di Damon era ritornata. Quella situazione era del tutto insostenibile.

Mi alzai dalla poltrona e andai verso il banchetto dei liquori amato da Damon. Versai un pizzico di Bourbon. Non avevo voglia di bere, però mi divertiva vedere l’espressione del corvino mutare da divertita a infastidita.

Mi risedetti e accavallai le gambe.
«Da quando bevi bourbon? Non lo odiavi?» Mi chiese Caroline. Lei tra le nostre amiche era quella che amava bere e buttarsi tutti i problemi alle spalle con l’alcool.

«Elena attenta, non verremo fare entrambi la fine dell’ultima volta.» Ammiccò. Okay…Quella frecciatina era troppo. Se non fosse stata presente la mia amica, ora sarei saltata addosso a Damon bestemmiandogli contro senza fine.

«Io eviterei. Se questa volta volessi ubriacarmi, sceglierei qualcun altro come partner per dopo.» Che stronza che ero. Damon a quelle parole diventò più duro e alzò lo sguardo fiammeggiante di rabbia.
«Cosa sta succedendo?» Chiese Care che povera non sapeva niente di quella situazione, così come Stefan che mi guardava sospettoso.

«Credo che ci siamo persi un passaggio, Caroline.» Continuò Stefan. Sia io che Damon eravamo ora in imbarazzo. Gli lanciai uno sguardo carico di ilarità e ironia che ricambiò immediatamente.

«Stavamo solo dilungando…Niente d’importante, giusto Elena?» Il suo tono freddo mi scalfì dentro. Si era offeso per la mia risposta troppo brusca?

Lui offendersi? Mi pigli in giro? E’ Damon Salvatore, non il primo sconosciuto idiota che passa! Mi ricordò la coscienza. Ecco, in questi momento la lodavo e l’ascoltavo.

Sei così idiota che parli da sola! In altri momenti la odiavo. Sbuffai vistosamente e pensai ad un modo per svignarmela via da qui il più presto possibile.

«Prendo degli stuzzichini.» Mi congedai in fretta da lì e mi avviai verso la cucina. Presi un vassoio e qualche piattino che riempii con i primi stuzzichini che mi capitarono tra le mani.
«Quel weekend serviva per farvi migliorare il vostro rapporto fraterno, non per mangiarvi con gli occhi l’uno con l’altro trattenendo la voglia di saltarsi addosso.» Una voce mi spaventò alla mie spalle. Mi girai e mi trovai faccia a faccia con Stefan.

Voglia di saltarsi addosso? Trattenni un altro conato e gli rivolsi un’occhiataccia.
«Ti ha fatto qualcosa? Ti vedo più strana.» Continuò. Ovvio che non mi aveva fatto niente…Credeva che Damon fosse un pazzo psicopatico?

«Oh andiamo! Sono viva, non mi ha fatto niente. Non voglio saltargli addosso. Non lo mangio con gli occhi. E…» Avrei continuato ancora a lungo, se non mi fossi resa conto che Stefan aveva mollato Damon in compagnia di Caroline!

«Perché li hai lasciati lì?» Chiesi guardinga. Non mi fidavo di Stefan, almeno non in quel momento. Mi guardava con aria divertita, sembrava stesse assistendo ad un film.

«Mm…Quei due stanno bene là soli.» Commentò con le braccia incrociate al petto. Avevo capito il suo intento: vedere se ero un minimo gelosa di quei due e io non ero affatto gelosa. Liquidai Stefan con un gesto della mano e lui se ne andò verso il salotto con un sorrisino sul volto.
Finii di preparare quella specie di aperitivo e a passo lento uscii dalla cucina. Feci pochi passi. Un altro lampo squarciò il cielo.

Erano per lo più le cinque del pomeriggio e non c’era un po’ di sole. Arrivai in salotto e improvvisamente accompagnato da un altro lampo saltò la corrente.

Spaventata lasciai cadere a terra il vassoio. Tutto quanto si era frantumato e non c’era niente che potesse farci luce.
Per fortuna le luci d’emergenza si accesero, illuminando debolmente l’ambiente.

«Tutto bene?» Chiese subito Damon, scrutandomi seriamente. Annuii solamente e insieme a Caroline raccogliemmo velocemente i cocci per rimetterli sul vassoio che era rimasto intatto per fortuna.
«Cosa si fa? Credo che la corrente sia saltata non solo a noi.» Intervenne Stefan. Caroline alzò le spalle e si alzò da sedere.

«Cosa possiamo fare secondo te se non c’è corrente?» Chiese Damon gesticolando scocciato e bevendo un sorso di Bourbon. Ma quanto beveva? E come faceva a rimanere sobrio?
«Giochiamo a ‘Preferiresti’?» Chiese entusiasta Caroline, battendo le mani. Risi alla sua proposta accettando. Posai il vassoio sul tavolino e mi sedetti sulla poltrona.

Tra le diverse domande una più stupida dell’altra non facevamo altro che ridere. Persino Damon si divertiva a fare quel gioco idiota. Per la maggior parte del gioco erano stati Stefan e Caroline a fare domande, ora però avevano incoraggiato Damon a fare una domanda a qualcuno di noi.

«Preferiresti morire lentamente o baciarmi con passione?» Damon si portò il bicchiere alle labbra e mi fissava seriamente. Era riferito a me? Parlava con me?
Il mio cuore iniziò a battere velocemente. Stefan e Caroline si lanciarono un’occhiata imbarazzata e poi si girarono verso di me.

«Mi sto riferendo a te, Elena.» Continuò il corvino. Il mio cuore perse un battito. Che razza di domanda era? Era una risposta scontata.
«Se stai cercando di provocarmi, puoi smetterla ora.» Risposi inacidita. Mi alzai da sedere, presi il vassoio e sbattei i piedi a terra infastidita. «Ah, Damon…sei un grande coglione.» Conclusi, allontanandomi.

Posai il vassoio nel lavabo. Mentre toglievo i cocci dal vassoio, sentii alcuni passi. Ignorai chiunque fosse appena arrivata e continuai quello che stavo facendo.

Quando sentii due mani poggiarsi sui miei fianchi, mi girai di scatto lasciando tutto quello che stavo facendo. Non c’impiegai molto a capire di chi fossero quelle mani.

Damon era di fronte a me, mi fissava con un ghigno in volto e uno strano luccichio negli occhi.
Quella domanda mi aveva dato al cervello. Perché? Perché continuava a provocarmi nonostante gli avessi detto che dovevo lasciarmi tutto alle spalle?

«Evapora.» Dissi soltanto, reggendo il suo sguardo di sfida. Damon trattenne a malapena una risata. Mi trasse a sé con forza e indietreggiammo lentamente.
In quel momento pensai come avesse liquidato Caroline e Stefan. Con che scusa se l’era svignata senza dare nell’occhio? Non credo – o almeno spero – che quei due l’avessero lasciato andare via senza una domanda!

«Mh…Ti hanno mai detto che sei una stronza assurda?» Soffiò sul mio collo, iniziando a lasciare una scia di umidi baci sul collo. Irrigidii i muscoli del corpo e cercai di non lasciar sfuggire nessun gemito di piacere.

«Probabile.» Sussurrai con voce incrinata. Quel ragazzo mi stava facendo impazzire. Più volte mi aveva detto che lo stavo portando alla follia, io personalmente credevo fosse il contrario.

«Ti butterei giù da un ponte e ti salverei allo stesso tempo.» Mugolò, strofinando il suo naso sul mio collo. Sospirai pesantemente. «Mi farai diventare pazzo.» Continuò ancora, spostando le sue mani sulla mia schiena.
Iniziò lentamente a spostarle su e giù, provocandomi diversi brividi. Nascosi il mio volto nell’incavo del suo collo.

Dopo poco mi scostò da sé e mi prese in braccio. Allacciai alla sua vita le gambe e lo strinsi a me sospirando e inalando il suo buon profumo.
Mi poggiò sul bancone della cucina e continuò a torturarmi molto lentamente il collo.

«Mm…quindi preferiresti morire piuttosto che baciarmi, eh?» Non riuscii a trattenere una risatina.
«Damon siamo fratelli. E’…» Volevo continuare, ma le sue labbra erano sul mio collo. Lentamente iniziò a stuzzicarlo con i denti. Inarcai leggermente la schiena e portai i capelli sul lato opposto.

«Cosa stavi dicendo, Elena?» Ansimò pesantemente, guardandomi negli occhi con un pizzico di malizia. Gli sorrisi divertita e scossi la testa.
«Stavo dicendo che è sbagliato. Non puoi venire qui e baciarmi il collo come se…» M’interruppi
nuovamente sentendo le sue mani insinuarsi sotto la mia maglietta e iniziare a giocare col gancetto del reggiseno.

«Come se…?» Mi spronò, continuando il suo lavoro. Spostai le mie mani sulle sue braccia e lentamente le scostai. Gli accarezzai i capelli neri, disegnai lentamente con la mano il suo profilo e gli toccai le labbra morbide.

«Come se fossimo due ragazzi normali…» Dissi, riprendendo il discorso e il mio contegno che l’avevo perduto poco tempo fa.

Troppe emozioni in poco tempo. Piacere, brivido e tanta passione che mi consumava lentamente.
«Ma lo siamo.» Insistette. Slacciai le gambe dalla sua vita e gli sorrisi sorniona. Ora giocavamo un po’ a modo mio. Scesi dal bancone della cucina e iniziammo a indietreggiare fino ad arrivare accanto al frigo.
Damon si trovava tra il muro e il mio corpo. Avevo la mia mano sugli addominali di Damon e lo fissavo incantata.

«Lo saremo, ma siamo fratelli.» Dissi avvicinandomi forse troppo alle sue labbra. Ero fusa. Persa. Se qualcuno non ci avesse interrotto al più presto, sarebbe finita molto male. Lo sentivo.

Il corvino prese la mano – quella che non era sui suoi addominali – e la strinse. Con l’altra afferrò il polso e portò la sua mano all’altezza del cuore.
Pompava sangue e batteva veloce. Mi ritrovai a pensare a quanto fosse bravo a nascondere quei sentimenti che mi stavano spaventando sempre più.

«Lo senti?» Chiese. Annuii sicura e lo guardai negli occhi. Sorrise divertito. «E’ questo l’effetto che mi fai, Elena.» E di sicuro non era un effetto che una sorella aveva su un fratello.

«Vuoi evitarmi ancora per molto?» Grugnì, ribaltando le posizioni. Ero contro il muro e lui mi teneva bloccata le mani. Mi morsi il labbro, sperando in qualcosa o almeno sperando che la corrente riprendesse a funzionare.

«Ce la farò.» Dissi convinta. In realtà non era affatto convinta, anzi ero più che sicura che quest’idea non avrebbe avuto buon esito.

«Ne sei sicura, Elena?» Provò a dissuadermi. Non saremo mai andati lontani di questo passo. Diedi uno sguardo prima ai suoi occhi e poi alle sue labbra.

«Neanche un ultimo bacio?» Continuò. Con quelle parole, la mia calma e compostezza si era dissolta lasciando spazio alla mia passione e desiderio.

Incrociai i suoi occhi. Avevamo la mia stessa scintilla, anche lui stava pensando quello che pensavo io. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò con trasporto.
Il suo sapore era ancor più buono da come lo ricordavo. Da sobria potevo controllare me stessa e sapere fin dove potermi spingere.

Le mie mani erano tra i suoi sottili capelli neri, mentre le sue vagavano sulla mia schiena. Circondai la sua vita con le mie gambe. Damon spostò le sue mani sulle mie cosce mantenendomi salda a lui.

Fece qualche passo e ci allontanammo dal muro. Eravamo vicino ai fornelli e Damon mi teneva ancora in braccio. Avevo le braccia attaccate al suo collo e continuavamo a baciarci sempre più appassionatamente.
La sua lingua vagava nella mia bocca e la mia nella sua. Eravamo quasi una sola persona. La presa sulle mie cosce s’intensificò leggermente e continuò a indietreggiare fino ad arrivare al tavolo della cucina.

Ci staccammo leggermente e ansimanti ci guardammo nuovamente. Non riuscii neanche a formulare un pensiero sensato che le sue labbra erano sulle mie più affamate di prima.
Tutto si era dissolto, perché noi non eravamo in quella cucina. Quei due ragazzi non erano Damon ed Elena, i due fratelli che si odiavamo. No, in quella stanza ora c’erano solo due ragazzi comuni che si baciavano con passione senza pensare al dopo.
Quasi mi mancò il respiro dopo pochi minuti.

Ero sopra il tavolo della cucina e Damon mi stringeva possessivamente a sé. Il mio corpo aderiva perfettamente al suo e in quel momento dimenticai tutto.
Dimenticai che lui fosse mio fratello, perché non m’importò. Per quei minuti mi ero dimenticata sia chi fosse lui sia chi fossi io.

Al diavolo, tutto quello in cui pensavo! Cosa m’importava? In quel momento non mi sentivo in colpa e ne ero sicura: non mi sarei sentita in colpa neanche dopo aver finito di baciarlo.
«Questo è l’ultimo.» Misi in chiaro, guardandolo negli occhi. Stavo sbagliando. Mio Dio, eccome se stavo sbagliando però non riuscivo a fermarmi.

Forse Caroline aveva ragione, forse il mio era un problema che poteva essere curato…Era un problema serio essere innamorato di mio fratello – sangue del mio sangue –? Eccome se lo era.
Dovevo cercare di allontanarmi da lui. O meglio, allontanare ogni istinto che vada contro l’etica di tutti i giorni.

«Io voglio combattere. Sai per cosa? Per la mia felicità. Ed è ora che mi sento felice.» Mormorò seriamente. Quelle parole dette da lui avevano un suono sublime simile alle campane.
Voleva combattere per la sua felicità, perché lui ora si sentiva felice con me. Perciò si sentiva bene con me.
Vuole combattere per me.

«Non possiamo cambiare il mondo. Siamo fratelli, non possiamo cambiarlo…» Sussurrai guardandolo negli occhi.

«Siamo la fine.» Disse, guardandomi. Annuii sicura. Non potevamo farci niente. Mi morsi un labbro. Dovevo andare avanti e trovare qualcun altro con cui uscire.
«Questo era il nostro ultimo bacio.» Dissi.

Tanto sapevo che avevo sparato la più grande cazzata a questo mondo.

 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Amatemi plebee! AAHHAHHAHAH
Ovvio sto scherzando, o forse! Ora…chiunque mi chiedesse il vero primo bacio tra loro è accontentato. Forse le scene faranno schifo e mal descritte e magari se me lo diceste cercherei di migliorare.
Inizio dai ringraziamenti:
Grazie alle 5 buone anime che hanno recensito, ovvero PrincessOfDarkness90, Smolderina78, Darla19, NadyDelenaLove e NikkiSomerhalder.
Grazie alle 24 anime che hanno inserito la storia tra le preferite, grazie alle 38 che l’hanno inserita nelle seguite e grazia anche all’uno che l’ha inserita nelle ricordate.
Grazie a tutti i lettori silenziosi. :3
Passo al capitolo e inizio a scocciarvi di meno, contenti? *palla di grano rotola nel deserto*
Elena è irremovibile, o così crede. Caroline è convinta che sia successo qualcosa, così come Stefan inizia a nutrire i primi dubbi.
Per non parlare di Giuseppe! Cosa fai? VUOI CHE ELENA SI FIDANZI CON MATT?
La mia mente è completamente andata, lo so ù.ù
Non so se conoscete il gioco ‘Preferiresti’…Dai due opzioni di solito ridicole e ti fai due risate con gli amici sentendo le risposte degli altri! XDXD
Poi la parte finale…Io sto vomitando scene Delena a gogò e i miei occhi escono fuori delle orbite quando scrivo di quei due!
Chi di voi sta sclerando e mi sta amando con tutto il cuore? **Nessuno**
AHAHAHAH…Be’, ora giusto per fare un po’ di conversazione a voi quando inizia la scuola? A me domani *O*
Ah…Forse alcune di voi vorranno un piccolo spoiler?
Dirò che il gruppo di supporto per single ci saranno anche Damon e Ian.
Ora mi ucciderete, lo so.
:3
A presto! 
  
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