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Autore: _windowsgirls    11/09/2014    3 recensioni
Sophie cadde con la testa sul libro aperto, gli occhiali storti e la mente che aveva preso a girare sempre più velocemente, finchè non chiuse gli occhi.
Dal secondo capitolo:
« Non dovresti essere qui. »
« Fidati, lo so bene anche io. »
[...]« Non credo che sia entrata in un libro, per niente. »
Cosa succederebbe se una ragazza, nel giorno del suo diciassettesimo compleanno, finisse in un libro i cui personaggi non sono altro che dei supereroi, non avendo la benché minima idea del perché sia finita in mezzo a loro?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POWERS.


 
 
 
Quando Sophie riaprì piano gli occhi, facendo tremolare le palpebre, si sentì piombare addosso una stanchezza incredibile, come se tutto quello che non aveva provato durante il corso della giornata si stesse riversando sul suo corpo fragile e magro in un istante.
Appena fu ben sveglia, venne colpita da una fitta acuta allo stomaco, tanto da doversi mettere seduta e portare le mani alla bocca percossa da conati. Con un mano si mantenava la pancia, con l'altra la fronte imperlata di sudore. Fece passare le dita tra i corti capelli mandandoli tutti indietro, per poi appoggiarsi con entrambe le braccia sul materasso, per sostenersi in quel momento di spossatezza....un momento. Un materasso?
Era certa di essersi addormentata sulla scrivania della sua camera, con la lucetta accesa e con gli occhiali, intenta a iniziare a leggere il suo libro.
Alzò piano la testa e le venne un giramento. Quella non era per niente la sua stanza. Non c'erano tutte le fotografie dell'estate che la raffiguravano con le sue amiche appese sopra la testiera del letto, non c'era la sua amata scrivania attaccata alla parete, la sua libreria, niente che le appartesse.
Si alzò di scatto dal letto, camminando raso la parete nel caso avesse avuto un qualche cedimento. La stanza in cui si trovava era spoglia, con un'unica finestra sul fondo. La camera si estendeva in lunghezza, e c'era solo un letto matrimoniale con le coperte rosa a renderla femminile. Nell'angolo a destra era incastrato nella parete un armadio della stessa tinta della carta da parati: azzurro.
Si avvicinò e lo aprì. Era in mogano e sembrava che nessuno lo avesse aperto per parecchio tempo. Proprio per questo si pensava che dovesse essere ricolmo di polvere, strati su strati, ma l'interno era organizzato benissimo e c'erano molti vestiti: jeans, giacche, t-shirt dai vari colori, e tutto sembrava della sua taglia.
Ma che sta succedendo, pensò, ancora con una fitta allo stomaco, come se qualcosa non andasse.
Abbassò lo sguardo su di se e orripilò. Non indossava più la sua camicia gialla, e i suoi amatissimi jeans bianchi. Aveva addosso una camicia da notte che le lasciava scoperte le ginocchia.
« Ma cos'è 'sta storia? » urlò, e la sua voce riecheggiò per tutta la grandezza della camera. « Dov'è il mio telefono? »
Ritornò nei pressi del letto e iniziò a scuotere tutte le coperte, vedere sotto il materasso, da qualsiasi parte.
Niente, i suoi vestiti e il suo telefono erano scomparsi.
« Qualcuno mi sente? »
Andò verso la finestra e cercò di aprirla, ma era chiusa a chiave e, ovviamente, non aveva idea di dove fosse. Fantastico, pensò.
Guardò al di là del vetro per scoprire almeno dove fosse, se qualche palazzo le fosse familiare, per avere pure una minima possibilità di fuga, per poter tornare dalla sua famiglia. Era rinchiusa in quella stanza e non aveva idea di come ci fosse finita. Ricordava benissimo che era scoppiato un violento temporale, la testa le doleva tantissimo e poi...niente. Vuoto assoluto.
Ah sì, stava messaggiando con Sabrina.
Se solo avesse trovato quel maledetto oggetto, avrebbe potuto rintracciare qualcuno e farsi venire a prendere.
In preda allo sconforto e alla disperazione, si lasciò abbassare contro la parete, fino a sedersi per terra e stringersi le gambe al petto. Voglio tornare a casa, pensò. Non c'era neanche una porta. Era come imprigionata in un luogo che non aveva mai visto...anzi peggio, che non aveva mai pensato di raggiungere o in cui stare. Starò sicuramente sognando, si disse, cullandosi tra le sue stesse braccia.
Strinse forte gli occhi sperando che quell'incubo potesse finire presto. Non si sentiva alcun rumore, solo il suo cuore martellare nel petto e i respiri affannati e rapidi.
Non era un sogno, era troppo reale per poterlo essere e lei non riusciva, non poteva crederci. Seppellì la testa tra le braccia e scoppiò a piangere, i singhiozzi che le scuotevano il suo corpo esile e il respiro che le si accorciava, talvata spezzato da un conato. Non stava bene per niente, le sembrava di stare per morire, il corpo percosso da spasmi e da brividi. 'Voglio tornare a casa' erano le parole che si sussurrava, per darsi una speranza. Avrebbe tanto voluto che accadesse come nei film: la protagonista chiede aiuto, è sola e magicamente arriva qualcuno, il suo salvatore.
Ma quella era la realtà, si ripetè, e quelle cose non accadevano. Devi risvoltarti le maniche e darti da fare per salvarti da sola.
Non aveva neanche idea di che ora fosse, il sole era basso e si tingeva di una leggera tonalità di arancione. Il tramonto. Forse anche a casa sua stava tramontando, ma le nuvole cariche di pioggia non avrebbero mai permesso quella visuale.
Si asciugò rapidamente le lacrime e le guance bagnate, poi si alzò e andò verso l'armadio che aveva lasciato aperto. Si buttò al suo interno e prese quello che le sembrava più carino. Sì, era una situazione spiacevole, ma era pur sempre una ragazza. Indossò rapidamente dei pantaloncini e una maglietta bianca. Trovò anche delle converse nere nell'angolino, nascoste da una borsa. Sembrava proprio che in quella stanza ci avesse vissuto una ragazza con stile.
Con una mano si lisciò i capelli e si voltò, abbassando lo sguardo per darsi un'occhiata.
Intanto un sibilo si stava facendo largo dal muro apposto, e sollevò pianissimo lo sguardo, impietrita. La scena che le si presentava davanti era talmente surreale che non avrebbe mai potuto raccontarla. Il muro che le stava di fronte era come se si stesse sciogliendo, procurandosi delle increspature. Queste ultime poi si concentrarono in un unico punto e una linea incominciò a segnare il contorno ovale, entro il quale erano racchiuse tutte le onde, come se qualcuno avesse toccato con un dito la superficie piatta di un lago.
Una volta tracciata la circonferenza, l'ovale incominciò a staccarsi dal muro, avvicinandosi a lei e rendendosi più lucido. Il suo movimento era lento e inquietante, e la cosa si mise a volare per la stanza, andandole incontro.
La superficie si fece evidentemente più liscia, fin quando Sophie riuscì a vedersi, specchiata. Le onde erano scomparse, l'ovale si era fermato proprio davanti a lei ed era grande abbastanza da far riflettere la sua figura. Incredibile, uno specchio si era appena materializzato nella stanza.
In preda alla sorpresa e all'incredulità, si vide nel riflesso. In fin dei conti stava bene, ma il suo colorito era molto pallido, e la sua figura resa arancione dal sole che toccava la linea dell'orizzonte. Questo sì che è strano, pensò Sophie mentre si passava le dita tra i capelli resi chiari dai riflessi dei raggi.
Solo che il suo riflesso rimase poco su quella superficie, in quanto pochi secondi dopo il vetro si increspò nuovamente, come se fosse stato lanciato un sasso in mezzo all’acqua. Incominciarono a farsi dei ghirigori argentei tutt’intorno, ricoprendo tutto lo specchio. La figura di Sophie incominciò a mulinare, a contorcersi su se stessa, mentre lei di fronte rimase immobile davanti a quello spettacolo inquietante e surreale. La superficie vorticò ancora più velocemente fin quando non si ricoprì di grigio, i vortici che giravano in quello spazio scuro, mentre una forza invisibile tirava Sophie, la esortava ad avvicinarsi. Un’altra forza la spingeva dalla schiena e si ritrovò a mettere un piede dietro l’altro finchè non fu davanti a quello che fino ad un minuto prima era uno specchio.
Tese una mano verso quella distesa grigia ricoperta di vortici argentei che si riflettevano sul suo viso, mandandogli bagliori chiari. Con l’indice sfiorò un piccolo vortice che mulinava di fronte al suo naso, e procurò una piccola onda di movimento. Non aveva idea di che cosa potesse essere quella cosa, per cui spinse ancora di più il braccio in profondità. Quando lo tirò fuori, era completamente asciutto. Ora il sentimento prevalente nel suo cuore era la sospresa, l’incredulità. Sapeva che tutto ciò non sarebbe mai potuto accadere, ma era anche difficile pensare che ciò che stava vivendo fosse solo finzione.
Si diede una rapida occhiata alle spalle, per poi cedere alla pressante forza dietro di sè e venne assorbita da quello specchio vorticante.



Si sentì letteralmente sputata per terra, come se qualcuno l’avesse maciullata nella bocca e poi l’avesse gettata via. Si sentiva un nodo allo stomaco, come quando si è sulle montagne russe nel momento di una discesa e il cuore le batteva forte, lo sentiva nelle tempie e nel petto che si abbassava e rialzava velocemente a ritmo dei suoi respiri affannosi.
Si trovava stesa per terra, interamente ricoperta da un leggero strato di sabbia e il cielo si era scurito, rivelando le stelle luminose e la luna piena che si alzava piano verso il centro.
Sophie si mise in ginocchio e si spazzolò la sabbia di dosso, scrollandosi anche quella tra i capelli, resi più crespi e bagnati là dove toccavano la nuca umida di sudore. Soffiava una leggera brezza che si portava dietro il buon odore del mare, l’aria salmastra che aderì alla sua pelle, lanciandole addosso una sensazione di sporcizia. Era dietro un cespuglio, si avvicinò e lo scostò piano per vedere se ci fosse qualcuno e per non essere vista.
Non appena scostò qualche ramo, un ventata di aria fresca le arrivò addosso, facendole gelare la pelle bagnata dal sudore. Si passò una mano sul collo e con sua grande sorpresa vide che aveva ancora la collana addosso. Toccò la perla fresca contro il suo collo caldo, un ricordo delle sue amiche, della sua famiglia, poi scosse la testa. Non è un ricordo, pensò, questo è solo un sogno, e quando mi sveglierò festeggerò il mio compleanno.
« Dai, forza, andiamo di là ragazzi! » una voce da lontano si stava avvicinando e Sophie si accucciò meglio dietro il cespuglio, osservando la scena.
Un gruppo di circa dieci ragazzi stava andando verso il tratto di spiaggia che le si presentava sotto il naso, tutti con dei ceppi di legno tra le braccia e buste di marshmellow che fuoriuscivano dalle borse a tracolla.
Erano cinque ragazzi e cinque ragazze, e buttarono tutto a terra per poi sedersi in cerchio.
Uno di loro volse lo sguardo dal luogo da cui erano arrivati, « Non c’è un’anima. Dai, iniziamo. Abbiamo tanto di cui parlare questa sera. »
« Liam, perché invece di startene seduto a guardare, non mi dai una mano? Sai, un falò non si crea da solo. »
Il ragazzo che aveva parlato prima – Liam – aveva i capelli corti, un gilet aperto di Jeans e la maglietta a mezze maniche rosse. Si alzò sbuffando e aiutò l’altro ragazzo, alto con i capelli ricci, a mettere tutti i ceppi al centro del cerchio, accalcandoli uno sull’altro. Le ragazze si erano messe una accanto all’altra e aprivano le buste di marshmellow ridendo tra loro.
Sophie si sporse ancora di più per vedere meglio, poi il ragazzo riccio si girò verso un suo amico. « Zayn, dammi l’accendino. »
L’altro ragazzo aprì una tasca della sua giacca nera e glielo lanciò. Un altro si stava avvicinando ai ceppi e vi buttava al centro dei cubetti bianchi. La carbonella, pensò Sophie. Anche lei con Mark per riavvivare il fuoco del barbecue la lanciava, aizzando ancora di più le fiamme.
« Allontanatevi un po’» disse il riccio, mentre Liam si andava a sedere accanto ad una ragazza.
L’altro ragazzo che aveva lanciato la carbonella si era girato e si era seduto di spalle, e Sophie si sporse ancora di più per vedere come fosse. Il riccio intanto aveva acceso le fiamme che incominciarono a divorare i ceppi di legno e prese posto accanto al ragazzo che gli aveva dato l’accendino. Aspettarono che le fiamme si elevassero verso l’alto, prima che il riccio prendesse parola. Le ragazze si strinsero tra loro, visibilmente eccitate, gli occhi pieni di emozione.
« Non ci scopriranno, vero? » disse una ragazza con i capelli rossi che le ricadevano sulla schiena in dolci boccoli.
« No, c’è il coprifuoco…nessuno è più fuori, a quest’ora. Siamo soli. »
A parlare era stato un ragazzo biondo, che si sfregava le mani in un gesto abituale.« State tutti tranquilli. »
« Beh, in una serata di rivelazioni come questa, non potremmo esserlo. » Una ragazza dai capelli chiari si stava facendo la coda e lanciò un’occhiata eloquente al ragazzo biondo che intanto stava ammirando le fiamme.
« Bene. » Il ragazzo riccio allungò le mani verso il fuoco come se volesse riscaldersele, poi fece un sorriso a tutti i presenti. « Sono successe un po’ di cose, e non abbiamo avuto modo di parlarne. Questa sera, tutti qui riuniti, è la nostra possibilità. Tutti sappiamo di essere particolari, ma abbiamo paura a rivelare cosa sappiamo veramente di noi stessi. Abbiamo paura nel caso possano giudicarci male. » Si portò una mano sul cuore. « Ciò che diremo durante questo falò, giuro che non lo riferirò a nessuno. Siamo vincolati da questo segreto. Intesi? »
« Sì, non potremmo mettere a repentaglio la nostra reputazione rivelando i nostri segreti più intimi. »
Tutti annuirono, poi si portarono una mano sul cuore, « Benissimo. » il ragazzo riccio applaudì piano. « Allora, chi vuole iniziare? »
Nessuno si fece avanti per primo, e Sophie si accostò maggiormente al cespuglio per poter ascoltare meglio.
« Posso? » Un ragazzo dai capelli scuri si schiarì la voce, mentre il riccio gli fece segno di procedere.
« Allora, » si guardò intorno, per assicurarsi che nessuno a parte loro fosse nei paraggi. « Da qualche mese, incomincio ad avere costantemente mal di testa…vabbè, facciamola breve. Ho capito di poter leggere nella mente. » abbassò lo sguardo, per paura forse o per imbarazzo, poi lo spostò su tutti loro.
« In effetti, spesso ti soffermavi a guardarmi durante le lezioni mentre guardavo Jason! » una ragazza si alzò e gli diede uno schiaffo sulla nuca, « Sei un pervertito, Louis! »
« Vai, allora. Dicci il tuo segreto, Jasmine. »
La ragazza con i capelli rossi si aggiustò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, poi si mise in ginocchio. « Io posso costringerti a fare qualsiasi cosa solo guardandoti con questi occhi. » e se li indicò con un rapido gesto.
« Sì, certo. Come no. » il ragazzo biondo sbuffò, e la ragazza strizzò gli occhi, voltandosi nella sua direzione. « Non mi credi? »
« Certo che no! »
« Bene, Niall. » La ragazza aprì bene gli occhi, fissandolo intensamente. « Allora non ti dispiacerebbe farti un tuffo a mare, non è vero? »
Niall scosse la testa, « Negativo. » solo che il suo corpo si alzò come se avesse vita propria, incamminandosi verso la riva del mare. « Che cazzo stai facendo? Ferma, cretina! »
« Niall, è solo un tuffo. »
Tutti gli altri lo guardarono sbalorditi, anche Sophie da dietro il cespuglio. Vedeva il ragazzo biondo avvicinarsi con le gambe al mare, ma dimenarsi con le braccia in un gesto disperato.
Quando ebbe messo entrambi i piedi in acqua, si tuffò, smorzando le sue grida di diniego. Non appena la sua testa bagnata fece capolino sulla superficie, si allontanò nuotando, dirigendosi verso l’acqua alta. La ragazza con i capelli rossi –Jasmine- si pulì le mani, come se avesse appena finito di fare il suo lavoro, mentre vedeva Niall soddisfatta. Si andò a risedere accanto alla ragazza bruna, che intanto si cuoceva un marshmellow nel fuoco.
« Ehi ehi! Aspettate a complimentarvi con lei. »
Tutti, inclusa Sophie,  si voltarono verso Niall che ora era ad una certa distanza dalla spiaggia.
« E’ il momento che vi mostri il mio potere. »
Il biondo alzò le mani verso il cielo, e un’onda imponente si creò dal nulla sotto di lui, alzandolo e iniziando a trasportarlo verso la riva. Tutti lo guardarono a bocca aperta, totalmente sbalorditi, mentre Sophie si portava una mano alla bocca, incredula. Sto decisamente sognando, questo è troppo, pensò.
Intanto Niall si era avvicinato notevolmente alla riva e l’onda incominciava ad abbassarsi, fin quando non lo lasciò sul bagnoasciuga, ritirandosi in mare aperto.
« Questo è un dono! » disse il riccio, indicandolo a bocca aperta. Niall guardò tutti che lo applaudivano e mandò un bacio volonte a Jasmine, la quale si voltò dall’altra parte, offesa.
Sophie nascosta dal cespuglio sorrise, divertita da quella scena. Sembravano ragazzi simpatici, dopotutto. Strani, molto strani, ma divertenti.
« Ora io, ora io! » il riccio si alzò, e si voltò verso Niall che intanto si stava risiendendo accanto a lui, illuminato dalla luce del fuoco, con i vestiti zuppi che incominciavano ad asciugarsi. Che poi, da Sophie era Novembre. Qui sembrava fosse estate per come erano vestiti, e anche lei, si rese conto abbassando lo sguardo. Scosse la testa. Poiché sto sognando, disse, tutto a questo punto è possibile. « Niall, »  disse il riccio, « potresti spegnere il fuoco? Ci riesci? »
L’altro chiuse gli occhi in un gesto esasperato, « Ovviamente, Harry. Che ti pensi? »
Il biondo aprì la mano e la stese verso le fiamme, e dalle dita incominciarono ad avviarsi strisce di acqua che si allungarono fin quando non toccarono il fuoco che si ripiegò su stesso, spegnendosi. « Questa è magia. » disse Harry, passandosi una mano tra i ricci.
Si avvicinò ai ceppi e si abbassò alla loro altezza. « Ora state a guardare. »
Socchiuse gli occhi e aprì la mano, rivolgendo il palmo verso il cielo stellato. La sollevò un po’ di più e dai ceppi si librarono nuovamente fiamme alte, con sfumature di giallo, arancione e verde. Poi Harry face scattare le dita e si spensero, per poi farle riapparire di nuovo.
Louis, il ragazzo che leggeva nella mente, si alzò di scatto, puntando un dito su Harry. « Mangiafuoco è tra noi! »
Liam, il ragazzo con la maglietta rossa, si mise ad applaudire rumorosamente. « Tu sei il mio nuovo idolo. »
Harry si rimise in piedi e face un inchino, per poi sedersi a terra. « Il prossimo? »
« Lo vorrebbe dimostrare Anastasia. » tutti si voltarono verso Louis che intanto alzava le spalle. « Che c’è? L’ho sentito qui dentro. » e si portò un un dito alla tempia.  Poi si rivolse ad una ragazza riccia che non aveva parlato ancora per niente. « Non è vero? »
« Sì. » disse lei, alzandosi piano. « Solo che non vorrei farvi impressione. »
« Niente ci sbalordisce. Hai visto che abbiamo fatto. » disse Harry sorridendole apertamente. « Mostraci il tuo dono. »
Sophie si spostò quel poco che bastava per poterla vedere meglio, e in effetti le fece un po’ impressione. La ragazza aveva gli occhi chiusi, mentre i piedi si staccavano da terra e un raffica di vento la circondava, facendole svolazzare i capelli ricci tutti intorno, in un turbine violento. Gli altri del gruppo si strinsero nelle loro giacche, socchiudendo gli occhi colpiti dalle raffiche di vento pungente, cercando di continuare a prestare attenzione alla ragazza circondata da un piccolo tornado. Anche Sophie si accucciò per terra, tappandosi le orecchie che le fischiavano rumorosamente, poi tutto finì improvvisamente.Si rialzò appoggiandosi ai rami intricati del cespuglio, e portò lo sguardo sulla scena. Tutti guardavano Anastasia con la bocca aperta, i capelli tutti arruffati, mentre lei era come se fosse appena uscita dalla parrucchiera. « Tu crei i venti? » lei alzò le braccia, indifferente. « A quanto pare. »
« Ragazzi, oltre a Mangiafuoco, abbiamo Madre Natura. » Niall le sorrideva inebedito, mentre lei scuoteva la testa e si rigirava.
Liam allora si levò in piedi, il fuoco che rendeva il rosso della sua maglietta ancora più scuro, come sangue fresco. « Io so semplicemente volare. »
Louis mimò tanto di virgolette, « ‘semplicemente’ davvero. »
« Ehi! » la ragazza con la coda ai capelli si alzò di scatto, puntandogli un dito accusatore, « Anche io so volare! »
« Colpo di scena! » Harry si alzò in piedi, « Mostrateci qualcosa di coppia! »
« Davvero, Isabelle? »
La ragazza abbassò violentemente le braccia verso la sabbia e piegò le gambe, preparandosi a saltare. Solo che poi non appoggiò i piedi per terra, rimase a levitare sul suo posto. « Tu che dici? »
Liam scattò verso l’alto e le si posizionò di fronte, « Dico che siamo uguali. »
La ragazza socchiuse gli occhi e partì, allontanadosi verso il mare aperto, volando sulla superficie leggermente increspata dalla brezza e dall’aria che sollevava al suo passaggio. Si allontanò così tanto che fu difficile vederla, poi Liam partì a sua volta, scomparendo verso l’orizzonte a velocità elevatissima.
Erano spariti entrambi, e Sophie vide la sorpresa e la preoccupazione apparire sui volti degli altri ragazzi, quando da lontano Isabelle e Liam arrivarono velocemente sfrecciando sul mare. Arrivarono in due secondi sulla spiaggia senza un briciolo di affanno, e tornarano con i piedi per terra. « Pensavo di essere l’unica. »
« Credo di essere io l’unica. » tutti si voltarono verso una ragazza con i capelli più neri del cielo a mezzanotte, tagliati a caschetto, che si stava alzando mentre Liam e Isabelle si siedevano l’uno accanto all’altra. « Vedete cosa so fare. » La ragazza inspirò a fondo, per poi rivolgere i palmi delle mani per terra  e chiuderle a pugno. La sabbia sotto i suoi piedi iniziò a tremolare e pian piano dai granelli spuntarono degli steli verdi, lunghi, alla cui fine dai boccioli fiorirono dei bellissimi fiori colorati. Niall si alzò in piedi, puntando l’indice contro quei fiori da cui si sprigionava un profumo buonissimo che arrivò persino al naso di Sophie che li guardava imbambolata. « Clary, sei come Flora delle Winx! »
Harry si voltò verso di lui, sgranando gli occhi. « Ti vedi le Winx? »
Niall si abbassò di nuovo, rivolgendo lo sguardo al mare. « No….mia sorella le vede. »
Liam andò vicino Niall e gli pose una mano sulla spalla, « Niall, tu non hai una sorella. »
La conversazione cadde in un silenzio imbarazzante, mentre Sophie se la rideva sotto i baffi.
« Ma non preoccuparti, » lo rassicurò il moro, « ti accettiamo lo stesso. » Poi Niall smosse la spalla per allontanare la mano di Liam, il quale si andò a risiedere accanto alla ragazza volante, Isabelle.
Harry poi rivolse il suo sguardo alla sua sinistra, verso il ragazzo che gli aveva lanciato l’accendino. « Zayn? » Era un ragazzo dalla carnagione olivastra, il labbro inferiore carnoso martiriato tra i denti. Alzò la testa verso di lui, « Si? »
« Tu non ci dici niente? »
« Sì, ma dovreste allontanarvi. »
Tutti lo guardarono stupiti, poi però si allontanarono, ingrandendo di più il cerchio, mentre Zayn si alzava e andava verso il mare. Rivolgeva le spalle a tutti, però Sophie riuscì comunque a vedere l’assunzione di una posa tranquilla, rilassata, prima che quello scagliasse con violenza le braccia al cielo. Un turbine di nuvole incominciò a vorticare sopra le loro teste, concentrandosi e ammassandosi le une sulle altre, ricoprendo totalmente la porzione di cielo che li sovrastava. Lampi incominciavano a spaziare tra le nuvole, fin quando non partirono i primi tuoni. Violenti, scuotevano tutti i ragazzi che si accalcarono presso il fuoco, rimanenendo vicini e anche impauriti di cosa Zayn avrebbe potuto fare. Sophie dietro il cespuglio si sentì protetta, al sicuro, e si godè la scena. Fulmini incominciarono a cadere dal cielo, schiantandosi in acqua e sulla sabbia che circondava Zayn, illuminando i contorni e i suoi compagni che ad ogni fulmine si coprivano la faccia con entrambe le mani. Il temporale infuriava su di loro, ma non cadde nemmeno una goccia d’acqua. La schiena di Zayn era rigida, la fronte imperlata di sudore e lo sguardo puntato dritto tra le nuvole sopra di lui. Strizzò gli occhi e abbassò improvvisamente le braccia, facendo diradare le nuvole, allontanando la tempesta imminente.
« Sembravi il figlio adottivo di Zeus. »
« Anche io lo pensavo quando l’ho scoperto. » Zayn stava ritornando presso il gruppo che si stava aggiustando e ritornava ai posti di prima.
« Ma fammi capire una cosa. Sei tu l’artefice di tutti i temporali che si abbattono su Los Angeles? »
Los Angeles. Ecco dov’era, si disse Sophie. Grazie al cielo Niall, a sua insaputa, le aveva dato un’ottima informazione.
« Ovviamente no. Non sono un dio. »
« Però lo sembravi eccome. »
« Posso solo controllare le tempeste. E magari farle infuriare quando voglio, ma non ho fatto scoppiare nessun temporale personalmente. »
« Meglio così. » Harry si alzò e andò verso l’ultima ragazza rimasta, la quale stava silenziosamente arrostendo un marshmellow incastrato in un rametto sottile. « Beatrice, » le stese una mano, un invito ad afferrarla. « Non pensi che tocchi a te, ora? »
La ragazza aveva i capelli marroni lisci all’altezza della spalla e un frangetta che le arriva fin sotto le sopracciglia, tanto che quando guardò verso Harry, la dovette scostare perché le ricopriva gli occhi. Lasciò il rametto per terra e si alzò, strofinandosi i pantoloncini per togliere la sabbia appicciccata.
« Voi tutti avete dei poteri fantastici…il mio è totalmente diverso. »
Harry le lasciò la mano e la invitò a mostrarlo. Sophie si sporse per vedere cosa stesse per accadere. Comunque, un pensiero fisso ora le occupava la mente, oltre a quello dell’impossibilità di possedere poteri di qualsiasi tipo. I nomi di quei ragazzi, alcuni di loro, le erano familiari. Non conosceva nessuno che li avesse, però era come se li avesse letti..scosse la testa allontanando la folle idea che si stava insinuando dentro di sé, e prestò la totale attenzione sulla ragazza che si era avvicinata ad Harry.
Era immobile, di fronte a lui, mentre l’altro si toccava la fronte corrugata. « Bea? Tutto bene? »
« Shh, » sibilò con le labbra strette e concentrata. « aspetta. »
Poi Sophie rimase impalata di fronte a quella scena. Le dita della ragazza si stavano allungando, così come le sue gambe e le sue braccia. Incominciò ad alzarsi in altezza, i capelli che si arricciavano e i lineamenti del volto che ondeggiavano. Alla mano destra le apparvero degli anelli, il naso si allungò e il suo corpo perse la femminilità che dimostrava. Cambiò all’improvviso anche abbigliamento, finchè non divenne la copia esatta di Harry che la guardava scioccato. « Ma.. come… » balbettava, non trovando le parole per poter esprimere ciò a cui aveva assistito. Sophie si portò una mano alla bocca, incredula.
Niall scattò in piedi, spalancando le braccia. « Un mutaforma! » urlò, mentre tutti gli altri rimaneva immobili.
« Faccio impressione, non è vero? » Beatrice aveva cambiato persino la voce, imitando totalmente quella di Harry. Quest’ultimo si portò un indice alla gola. « Ma è impossibile. »
« Harry, » Niall lo guardava tranquillo in viso, facendogli un cenno verso tutti quelli del cerchio, « ti sembra che tutto ciò che abbiamo sia possibile? »
« Questo dono è spettacolare. » Liam si alzò e andò verso Beatrice. « E dimmi, sai diventare chiunque? »
« Sì, tutti. »
« Che meraviglia! » le altre ragazze si alzarono simultaneamente, a disagio, aggiustandosi le giacche.  « E’ vero. » disse Isabelle, mentre si aggiustava la coda ai capelli, « E’ fantastico. »
Beatrice sorrise nel suo aspetto maschile e in men che non si dica tornò alla sua forma originale.
« Ora va molto meglio. » disse Harry, visibilmente sollevato.  Si scosse i capelli ricci che gli ricadevano sulla fronte. « Però devo ammettere di essere proprio bello! »
Tutti i ragazzi si spostarono verso il centro del cerchio, mentre l’atmosfera veniva permeata da tutte le loro acclamazioni, commenti. Sophie si spostò ancora più di lato per vedere che cosa stessero facendo, e intravide Niall che con il palmo aperto faceva ondeggiare in aria una goccia d’acqua, ed Harry che gli stava di fronte che faceva giochi pirotecnici con le mani.
Purtroppo per Sophie, il ramo su cui si stava appoggiando si spezzò sotto il suo peso, e lei cadde rovinosamente per terra, esposta alla vista di tutti. Ovviamente il cespuglio fece frusciare tutte le foglie, per cui catturò l’attenzione di tutti che si voltarono verso di lei. Il mondo le parve fermarsi. Tutti erano immobili, gli occhi sgranati e la guardavano sgomenti.
Harry le corse incontro e l’afferrò violentemente per il braccio, facendola alzare di peso.
« E tu chi saresti? »
Sophie giurò di aver visto delle fiamme fare capolino in quelle iridi verdi che le fecero accapponare la pelle. Tutti gli altri ragazzi rimanevano a debita distanza, lasciando Harry alle prese con quella ragazza che non sarebbe dovuta essere lì.
Sophie ingoiò a vuoto, poi Harry la scosse violentemente, « Ti ho fatto una domanda. »
« Sophie. »
« Quanto hai visto, Sophie? » socchiuse gli occhi, in un espressione inferocita.
La ragazza spostò lo sguardo sul gruppo in attesa e intravide l’espressione curiosa sul viso di Niall, che la guardava in attesa di risposte che lei non fece attendere più a lungo. « Tutto. »
« Non avresti dovuto essere qui. » Harry la mise in piedi, staccandosi violentemente da lei, mentre Sophie si massaggiava il braccio dolorante sotto la sua presa.
« Fidati, » trovò il coraggio di cui era in possesso, la gola improvvisamente secca. « Lo so bene anche io. »






Spazio autrice
Ciao a tutti, sono tornata con un nuovo capitolo. Avevo detto che sarebbe arrivato presto, per cui eccolo qui!
Penso che ora abbiate capito un pò cosa è successo alla nostra Sophie e in questo capitolo troviamo tutti gli altri personaggi della storia. Il gruppo è formato da questi dieci tra ragazzi e ragazze che hanno tutti un dono speciale da voler condividere con il resto del gruppo. Nei prossimi capitoli, avrete modo di capire di che pasta sono fatti, comprendere i loro caratteri e modi di agire. Spero possa essere tutto molto chiaro, altrimenti potete chiedermi qualsiasi cosa, sia anche un commento negativo. Spero che questa storia vi stia prendendo almeno un pò di quanto abbia preso me, poichè mi sono davvero divertita a scrivere di questi personaggi. 
Mi piacerebbe tanto se mi poteste lasciare un qualsiasi commentino per vedere come vi si presenti questa fanfiction, e niente. Non mi dilungo più di tanto. Il prossimo aggiornamento dovrebbe essere sabato prossimo, salvo imprevisti.
Alla prossima.
Eli.

P.s ad ogni capitolo vi lascerò una foto di qualche personaggio. 
Lei è Clary, la ragazza con il potere della terra :)


 
  
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