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Autore: Defendmeharry    11/09/2014    1 recensioni
Attorno ad Hazel era tutto tranquillo, si sentiva soltano il rumore della natura; le foglie che si muovono accompagnate dal vento che leggere sbattono tra di loro e cadono, le poche persone che passano in quel parco dietro la scuola che Hazel frequenta, calpestano le foglie ormai cadute al suolo, ricreando quel rumore che la ragazza tanto ama.
Hazel ha un diario con sè, lo porta dentro il suo zaino tutte le volte che esce di casa, quel diario è sempre con lei. Alle tre del pomeriggio quando ormai le lezioni sono finite, si siede nella panchina di sempre dove riesce a concentrarsi, e scrive.
Hazel non è una ragazza popolare, è una ragazza semplice, una ragazza che vive nell'ombra, una ragazza che nessuno nota. I suoi genitori si chiedono cosa abbia di tanto speciale quel diario che Hazel ha sempre con sè. Non se ne separa mai e la maggior parte del tempo sta sul letto a scrivere sulle pagine scure di quel libriccino riciclato.
Hazel scrive di qualcuno. Qualcuno che non l'ha mai notata ma che lei tanto ammira.
E se colui di cui Hazel scrive si scopre essere molto simile a lei? Un ragazzo silenzioso, cupo e misterioso
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le strade sono vuote, non passa quasi nessuno tranne qualche macchina ogni cinque minuti. È domenica pomeriggio e immagino tutte le famiglie riunite intorno a tavoli imbanditi, pieni di cibo delizioso e sorrisi sinceri. A casa mia non è mai così, non ci sono sorrisi sinceri da quando quattro anni fa ci siamo trasferiti in Australia a causa del lavoro di mio padre. Non sono mai voluta andare via da Orlando, non ho mai digerito questo trasferimento. Da quel giorno ho perso tutti i miei amici più cari, alcuni di loro non li sento da molto tempo, altri sono ancora in contatto con me ma non è più come una volta. In quattro anni della nostra vita siamo cambiati e non abbiamo vissuto a pieno ogni trasformazione avvenuta in noi. Non è come crescere insieme nella stessa città, con le stesse abitudini e con gli stessi programmi. Il fuso orario ci divide ancora di più. Forse è proprio a causa di questo trasferimento che mi sono chiusa in me stessa e non ho più avuto il coraggio di farmi nuovi amici. Forse è per questo che non riesco ad essere sinceramente felice a tavola o dopo scuola quando ritorno a casa. Ogni volta che varco quella porta e vedo mia madre in cucina che mi sorride e mio padre che non è ancora tornato da lavoro, è come rivivere di nuovo quel trasferimento, è come perdere tutti i miei amici e la mia autostima per mille volte. È arrabbiarsi tante volte per qualcosa che non puoi cambiare. È soffrire costantemente per gli amici che hai perso e per quelli che non riesci a farti. È l'essere lontani dalle persone a cui tieni migliaia di km e poterle vedere solo una volta al giorno su skype. Ed è questo il motivo per cui adesso mi ritrovo per strada a cercare il bar più vicino e a pensare a come sarebbe la mia vita ad Orlando con i miei amici e un sorriso vero sul volto. Ho le mani nelle tasche e una sciarpa al collo. Cuffie nelle orecchie e desideri nella testa. Trovo finalmente un bar a pochi isolati da casa. Non ci sta quasi nessuno e decido di entrare e sedermi in un tavolo piccolo e in fondo alla sala, un posto nascosto. Prendo l'elenco e comincio a ripetere nella mia testa gli strani nomi che hanno dato a queste bevande calde e fredde. Scelgo un morocchino e lo aspetto con ansia. Mentre tutto sembra muto fuori, dentro la mia testa risuona la melodia di Echo di Jason Walker e una folla inaspettata di pensieri che si espande. È come sentirsi più sola ad ogni parola pronunciata e mi sento spenta e indifesa. Sento il cuore battere più forte e i ricordi tornare indietro come un boomerang che qualche anno prima avevo lanciato. Kat, Melodie, Brad, Sam e Kurt. Ad ogni nome sento come se mi svuotassi sempre di più, mi sento un sacco pieno che pian piano comincia a perdere contenuto. La canzone finisce e senza pensarci troppo spengo l'mp3 e lo poso nella mia borsa. Sento il rumore della porta di legno chiudersi e qualcuno entrare. Luke con i suoi skinny jeans neri e strappati in entrambe le ginocchia, con una maglia dei Rolling Stones e le cuffie alle orecchie. Le sfila subito dopo e le infila dentro la tasca posteriore dei suoi jeans. I suoi occhi hanno l'aspetto di chi ha pianto, rossi e gonfi ma non troppo, e il suo viso pallido sembra essere più bianco del solito. Si siede in un tavolo con una sola sedia lontano da me e sono felice che non abbia ancora notato che non è solo in questo bar. Non riesco a scrollargli gli occhi di dosso e seguo ogni suo movimento. Si passa una mano tra i capelli biondi mentre guarda quello strano elenco e appena arriva il cameriere ordina un morocchino. Sorrido leggermente alla sua scelta. Arriva il cameriere al tavolo con la mia richiesta e sorrido per la gentilezza con cui svolge il suo lavoro, dico grazie e poggio il conto sul vassoio. Guardo quello che ho ordinato e ne assaggio un po', mi stupisco di come sia buono e ne prendo un altro sorso. Alzo gli occhi verso il tavolo in cui Luke è seduto e sorrido quasi senza accorgemene quando noto che mi sta guardando. Comincio a sentire caldo e immagino di avere le guance rosse dall'imbarazzo. Guarda senza distrarsi e dopo un attimo sorride anche lui a labbra strette quasi intimorito da quale sarà la mia reazione successiva. Rigetto lo sguardo nel morocchino e lo finisco ma decido di restare un altro po' per assaporare qualche dettaglio in più su di Luke. E noto di quando sia perfetta la linea della sua mascella e la curva del suo collo. Osservo con cura il modo in cui beve il suo morocchino sorseggiando piano e senza avere fretta come se volesse che quel momento fosse infinito. Alza di nuovo gli occhi verso di me e si accorge che lo sto guardando ancora e non ho voglia di distogliere i miei occhi da lui. Sorride di nuovo leggermente in un modo quasi impercettibile dalla mia posizione. Eppure me ne rendo conto e ne sono felice come una bambina che riceve il regalo che vuole da sempre a Natale. Mi basta distogliere lo sguardo per uno o due minuti e Luke scompare.
Mi alzo dal mio posto e raggiungo quello in cui era seduto il biondo. Un pezzo di carta ruvida piegato in due incornicia il tavolo. Una X è incisa con una penna nera sopra il tovagliolino bianco. La mia curiosità mi porta ad aprire quel pezzo di carta colorato da poche parole: Sapevo che l'avresti aperto, Hazel.
  
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