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Autore: So_Simple    12/09/2014    1 recensioni
Santana viene mandata dai genitori sull'orlo del divorzio in vacanza in un paesino dimenticato dal mondo, alla bizzarra casa di un bizzarro parente.
Riuscirà ad ambientarsi in questo luogo, o impazzirà prima dello scadere dei due lunghi mesi che dovrà trascorrere lì?
Forse resisterà. E, forse, tra intrighi, intrecci e misteri, troverà dei nuovi amici e, magari, anche l'amore.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6

Il cuore mi batteva all’impazzata. Ero accovacciata a terra, stretta tra le braccia di Brittany, con la testa affondata nell’incavo del suo collo. Respiravo il suo profumo e cercavo di non pensare alla visione raccapricciante, a Quinn che presumibilmente aveva avuto un violento incontro ravvicinato con la finestra, a Kurt e Rachel poco distanti, anche loro a terra in un angolo nel tentativo di salvarsi dalla minaccia incombente.

Per qualche strada ragione lo zio non si svegliò e ci ritrovammo da soli, a cercare di raccogliere il coraggio di alzarci e guardare cosa fosse successo.
Sentivamo Quinn mormorare parolacce sconclusionate con rabbia, segno che come minimo era viva, e non riuscivamo a vedere nulla perché la stanza era sprofondata in un buio che, in quella situazione angosciante, era denso e opprimente.

Kurt fu il primo a rialzarsi. Uscì dalla porta cercando di mantenere la calma, col respiro affannoso come se avesse corso per chilometri. Lo osservai di nascosto scostandomi leggermente dal collo di Brittany. Giocò un paio di volte con l’interruttore della luce, ma la lampadina era saltata.

“Cos’è, un suo potere paranormale da fantasma far saltare le lampadine?” domandò poi il ragazzo, la voce irritata, mentre trafficava col cellulare. Poco dopo il flash del telefono illuminò la stanza. Vidi Rachel buttata a terra di pancia come se Sebastian fosse entrato nella stanza sparando colpi a raffica con una mitragliatrice e la osservai perplessa mentre si toglieva le mani dagli occhi per guardare finalmente la stanza, assolutamente priva di entità malefiche.

Mi alzai in piedi allontanandomi dalla mia amica bionda, inginocchiata a terra e immobile, con lo sguardo perso nel vuoto e guardai nella direzione verso cui Kurt puntava il fascio di luce.

Quinn era seduta a terra, in mezzo ai pezzi di vetro della finestra; sembrava che sanguinasse da qualche parte, ma in quella poca luce non era possibile capire dove. Io e il ragazzo ci scambiammo uno sguardo poi camminammo verso di lei.

I suoi mormorii riempivano la stanza. Continuava a insultare Sebastian mentre si guardava le mani.

“Ehi Quinn, alzati da lì, vieni sul letto.” La invitai io gentilmente.

Lei si voltò verso di me e io venni scossa da un brivido di orrore. Il suo volto era sporco di sangue, sembrava una maschera. Non potevo capire da che punto del viso
venisse e questo non aiutò a dissipare la mia preoccupazione.

“Cazzo Quinn, dobbiamo correre in bagno” esclamò Kurt a bassa voce.

“Sveglia tuo zio, Santana” la voce di Rachel giunse alle nostre spalle. Io e Kurt ci scambiammo uno sguardo, poi lui scosse la testa.

“No, è meglio di no, dovremmo dirgli di Sebastian” affermò.

“Ah, e la finestra rotta come la spieghiamo eh? Potremmo dire che Quinn non l’ha vista al buio e ci è andata contro!” la ragazza non aveva tutti i torti tutto sommato.

“Glielo diremo domani mattina. Ora portiamo lei in bagno – indicai la bionda a terra, ancora intenta a fissarsi le mani, supposi sporche di sangue – e guardiamo cosa si è
fatta, la sistemiamo e torniamo a dormire.” Conclusi la discussione, mentre mi avvicinavo a Quinn per farla alzare in piedi.

Lei, anche se con scarso entusiasmo si alzò, e venne con me e gli altri in bagno. Brittany ci seguiva con le mani in tasca e l’aria assorta. Sembrava molto scossa, quasi
più di noi.

Quando ci chiudemmo in bagno e Rachel finalmente guardò in faccia Quinn, dovemmo lanciarci addosso a lei per impedirle di urlare.

In realtà sul bel viso della ragazza c’era un unico taglio, sulla fronte, che faceva colare il sangue lungo tutto il volto. Anche se le mani erano ferite, perché erano protese in avanti al momento dell’impatto. Fortunatamente, oserei dire.

La facemmo sciacquare e calmare, poi la riaccompagnammo in camera. Lei sembrava un’anima in pena però.

Rachel sembrava convinta che Quinn sarebbe potuta morire da un momento all’altro, e continuava a camminare per la stanza incapace di darsi pace, lanciando sguardi preoccupati all’altra, che stava sdraiata sul vecchio materasso e fissava il soffitto.

Brittany era stesa al mio fianco e anche lei, come l’altra bionda, sembrava immersa nell’attenta contemplazione del soffitto. Non aveva proferito parola da quando era apparso Sebastian e la sua voce cominciava a mancarmi, soprattutto perché ero costretta a sentire solamente i mormorii preoccupati della nanerottola che ogni dieci
minuti chiedeva “Sai bene Quinn?” o “Va tutto bene?” “Oddio, e se ritorna?” avrei voluto zittirla malamente ma mi mancavano le forze per farlo.

Mi limitai a chiudere gli occhi e a sprofondare di nuovo tra le braccia di Morfeo, sperando di potermi svegliare tardi il giorno dopo.
 
 
Quando aprii gli occhi, mi trovai davanti due luminosissimi fanali azzurri che mi osservavano dolcemente. La mano di Brittany era appoggiata alla mia spalla e mi scuoteva delicatamente.

“Ehi San, Quinn mi ha detto di svegliarti. È giù a preparare la colazione” mi disse.

Io non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo e sbuffare. “Oddio, ma è possibile che anche dopo essere rimasta sfigurata non sia in grado di darsi una calmata?” domandai, innervosita.

Brittany si alzò dal letto scrollando le spalle “Lei è fatta così” poi mi sorrise, tendendomi la mano “Dai, vieni, che altrimenti viene a prenderti lei e ti assicuro che è molto peggio di me.”

“Su questo non ho dubbi” le risposi, rivolgendole anche io un sorriso. Mi alzai dal letto, le presi la mano e la seguii giù per le scale, osservando con ammirazione
l’eleganza e la leggerezza dei suoi movimenti.

Non feci in tempo a entrare in cucina, che la voce determinata di Quinn raggiunse le mie orecchie. “Quindi, per oggi come ci organizziamo?!” era lì, con in mano un
cucchiaio di legno, una tazza di caffè appoggiata davanti e una luce folle negli occhi.

“Quella è la tua nuova arma per combattere Sebastian?” le domandai ironicamente, accennando al cucchiaio. Lei lo appoggiò sbuffando.

“Stavo dicendo, come ci organizziamo?”

Io e gli altri quattro ci scambiammo sguardi spaventati. Tutti pensavamo la stessa cosa ma nessuno aveva il coraggio di dirla alla bionda lì presente.

“Ehm… - azzardò alla fine Rachel – Quinn, dovremmo prenderci almeno un giorno di pausa…”

“Ne abbiamo già presi troppi, Rachel. E guarda dove ci hanno portato!” si indicò la fronte, isterica.

“Okay, allora… tu dovresti stare qui al cimitero a cercare i denti…” propose Kurt, con voce tremante.

“IO?! E voi senza di me?! Sapreste dove cercare, eh? Lo sapreste?!” ogni minuto che passava la sua furia cresceva. Cominciava a irritare anche il mio alter ego malefico
Snixx quel suo modo di fare.

“Senti, Quinn. Ti sei presa una finestra in faccia solo qualche ora fa proprio a causa di queste tue manie di protagonismo, quindi adesso ti siedi da brava e ti calmi.
Rachel Kurt e Brittany oggi seguiranno le tracce di Sebastian, mentre noi due rimarremo qui e ispezioneremo ogni singolo centimetro del cimitero, che ti piaccia o no.
Non costringermi a scatenarti contro l’ira di Snixx.” Sperai di essere stata abbastanza minacciosa.

Probabilmente fu l’eccesiva calma con cui pronunciai quelle parole a sortire l’effetto giusto, perché Quinn si sedette sulla sedia, quasi ammutolita.

“Okay. Proviamo. Ma voi tre – indicò i suoi tre amici di vecchia data – farete esattamente quello che vi dico io.”

Loro annuirono.

“Sebastian frequentava due posti in particolare, oltre alla Dalton. La sala giochi e il bar gay a diverse città di distanza. Lì proveremo ad andare stasera, tutti insieme. Andate alla sala giochi e chiedete di Dave, è il figlio del proprietario, e pare fosse un suo… grande amico. Cercate di scoprire qualcosa di interessante lì, sperando che ci sia qualcosa di interessante da scoprire.” Concluse, sospirando e passandosi una mano tra i capelli.

“Come fai a sapere queste cose?!” Brittany era confusa.

La bionda le sorrise enigmatica. “Britt, io so sempre tutto quello che devo sapere.”

Devo ammettere che quest’ultima affermazione mi inquietò alquanto, ma lasciai perdere. “Allora, quando si comincia?”

Kurt lanciò un’occhiata all’orologio da polso e poi rispose “Sono le undici ora, ci troviamo qui per le tre?”

Io acconsentii con un cenno del capo.

“Io rimango qui se non ti dispiace” guardai ancora Quinn, che aveva parlato. Sembrava strana.

“Va bene”

Gli altri si avviarono verso l’uscita e se ne andarono.

“Andiamo a cercare tuo zio e spieghiamogli della finestra” disse poi, quando restammo sole.

“Andiamo…”

Ci avviammo lungo il vialetto di sassolini bianchi in cerca della sagoma imponente di Carlos, intento a marciare tra le tombe con la vanga in spalla.

“Ehi zio!”

“Santana” mi rispose lui, poi notò anche la presenza di Quinn. “Cosa ti sei fatta alla testa tu?!”

“E’ di questo che ti volevamo parlare, zio” cominciai io. “Stanotte, dopo la cosa del gatto e del camino… siamo tornati su, Quinn stava camminando e non ha visto la
finestra aperta e ci ha sbattuto contro. Fortunatamente s’è fatta solo quello” la mia amica bionda accanto a me annuì con convinzione.

“Sì, solo questo taglio sulla fronte… e la finestra rotta. Quindi andrà sostituito il vetro, immagino” disse.

Carlos aggrottò la fronte “Non hai… visto la finestra?”

“No, perché era buio perché la lampadina era saltata” cercai di spiegare io. Lui non sembrò del tutto convinto, ma decise di lasciar perdere. “Avete almeno tolto i vetri dal pavimento?”

“Ah già, i vetri… ci pensiamo subito!”

“Brave, verrò a valutare i danni tra un po’, a dopo.”

“A dopo.” ce ne andammo senza aggiungere altro, temendo che lo zio potesse decidere di farci qualche altra domanda sgradita.
 
 
Togliemmo i vetri dal pavimento e mangiammo qualcosa in attesa delle tre.

“Allora Santana, parlami un po’ di te, non sappiamo molto…” cominciò Quinn mentre eravamo sedute in salotto a temporeggiare.

“Che cosa dovrei dire?”

“Non lo so, come sono i tuoi amici in Ohio, se il tuo amico Puck è carino, cosa ti piace…”

Io restai pensierosa un attimo. “Il mio amico in Ohio è Puck e… sì, è carino. Tu saresti decisamente il suo tipo” risi, immaginando Puck e Quinn insieme. “Mi piace… dormire. Sì, mi piace tanto. Sono cheerleader nella mia scuola, mi piace anche quello…”

“Oh, anche io e Brittany siamo cheerleader. Io sono la capo cheerleader.” Gonfiò un po’ il petto mentre affermava ciò. Io capii improvvisamente perché avesse quella tendenza a comandare e ringraziai di non andare a scuola insieme a lei. “Non hai il ragazzo?” chiese, curiosa.

“No, no, eww, non ho tempo per un ragazzo, preferisco divertirmi” le risposi. “Tu?”

“Stavo con Finn Hudson, sai, il quarterback. Eravamo un bel cliché, stavamo bene insieme. Ma dopo la storia della gravidanza ci siamo lasciati e… beh, no, non mi vuole più nessuno. Non so neanche come ho fatto a farmi riprendere nella squadra.” Sospirò, poi mi sorrise.

Io risposi al suo sorriso e le dissi “Beh, mi sembra che tu ti sia ripresa alla grande.”

“Eh, noi Fabray siamo così”

Alla fine uscimmo di casa per raggiungere gli altri, pronte a proseguire la nostra avventura horror.

“Ragazze, come va?”

“Bene, ci stavamo raccontando un po’ di cose”

“Oh, wow, tipo?” si interessò Kurt. Mi sembravano tutti molto molto interessati alla mia vita sentimentale.

“Mah nulla, tipo che Santana è single e non ha tempo per i ragazzi” disse Quinn con uno sguardo divertito. Kurt rispose a quell’affermazione con una risata mentre Rachel, con un’espressione sorpresa disse “Oh, e per le ragazze ce l’hai?”

“Perché siete tutti convinti che io sia lesbica?!” chiesi alla fine, esplodendo.
“Già, dovresti cominciare a chiedertelo!” mi zio apparve alle mie spalle in quel momento.

“Farò sistemare la finestra in giornata, non vorrei mai che la mia nipotina prendesse freddo.” Disse poi sorridendoci. “Quinn stai attenta a quella ferita, mi raccomando”

Lei annuì con aria educata. “Stai tranquillo Carlos”

Quando lo zio fu sparito nuovamente tra le tombe, noi ci scambiammo cenni d’assenso. “Pronti? La missione “Sulle tracce del fantasma maniaco” è cominciata.”

Ci separammo di nuovo, promettendo di contattarci subito nel caso in cui fosse successo qualcosa di importante.
 
 
“Ce la possiamo fare, no? Anche senza Quinn” Rachel stringeva nervosamente i pugni e continuava a parlare, facendo impazzire i poveri ragazzi in macchina insieme a lei.

“Abbiamo anche noi dei cervelli funzionanti Rachel, siamo in grado di farlo.” cercò di rassicurarla Kurt. Dobbiamo solo andare lì, chiedere di Dave, parlargli, chiedergli delle cose su Sebastian…”

“Come faremo a chiedergli delle cose su Sebastian senza destare sospetti?!” gli rispose Rachel, sempre più in preda al panico.

Kurt si morse il labbro inferiore. “Ehm… penseremo a qualcosa.”

Due minuti dopo il ragazzo parcheggiò esattamente davanti alla sala giochi, un edificio grigiastro con un’insegna luminosa e una porta oscurata. Entrarono e si fecero strada sulla moquette blu, avviandosi al bancone, dietro al quale stava un ragazzo piuttosto grosso, dall’aria piuttosto rude, intento a osservare il monitor di un computer.

“Ehm, ciao, cerchiamo Dave” provò Kurt, rivolgendosi al tipo. Questo gli lanciò un’occhiata di sfuggita, troppo preso da quello che stava facendo, e gli disse “Sì, in cosa posso esservi utile?” domandò in tono annoiato

“Ah sei tu?” squittì allegra Rachel.

“Sì, ho detto così” le rispose lui, spostando lo sguardo stavolta per fissare Rachel in modo intimidatorio.

“Ehmmm, bene, no niente, noi volevamo sapere…” cominciò Kurt, senza sapere bene cosa dire.

Brittany gli diede una spinta e si mise davanti al bancone. “Mio fratello mi ha parlato di un gioco molto figo che faceva sempre insieme a Sebastian, prima che… sai no? Solo che non so qual è, me lo puoi mostrare?”

Dave sembrava confuso “Tuo fratello era amico di Sebastian? Non mi risulta che lo fosse.”

“Ehm, lo è stato, per un breve periodo. Dai, non puoi mostrarmi quale gioco piaceva a Sebastian e basta?”

L’altro le sorrise in modo malizioso “I giochi che piacevano a Sebastian non posso mostrarteli, dolcezza” Rachel fece una smorfia schifata da dietro le spalle della bionda, mentre Kurt si limitò a rivolgergli un sorriso imbarazzato.

“Non intendo quei giochi, bleah, no.” Brittany scosse la testa “C’era qualche gioco in particolare che gli piaceva?”

“Io non parlerò di Sebastian con te, ragazzina. Né con qualcun altro tra voi.” Le rispose il ragazzo, che cominciava a innervosirsi.

“Ehm…”

“Fuori.” Concluse lui.

Loro si scambiarono sguardi sconfitti e uscirono. Rimasero un attimo sul marciapiede a domandarsi cosa avrebbero detto a Quinn di quel loro fallimento, finché non sentirono la porta aprirsi alle loro spalle. “A Sebastian piaceva… entrare nel cimitero!” esclamò la voce concitata di Sandy Ryerson. “A Sebastian piaceva, venire a giocare con Dave, lui… lui giocava.” Annuì come per voler dare maggiore credibilità alle sue parole. “Era… era cattivo. Cantava come un angelo, ma era cattivo” continuò ad annuire.

“Che cosa… stai dicendo Sandy?!” Kurt sperava che ci fosse un barlume di lucidità nell’uomo, ma era evidente che stava sopravvalutandolo enormemente.

“Lui era sempre in giro! Sempre, ovunque! Non andava bene, non andava bene… E’ stata una fortuna che sia morto!” con quell’ultima frase urlata, corse via.

I ragazzi si scambiarono sguardi perplessi, mentre lo guardavano sparire in lontananza. Prima che voltasse l’angolo e sparisse, una cosa gli cadde dalla tasca. Brittany andò a vedere cosa fosse, incuriosita. Quando la prese in mano, rimase a fissarla a bocca spalancata.

“Ragazzi, guardate.” Disse, tornando indietro, stringendo l’oggetto tra le dita.

Gli altri due si avvicinarono ulteriormente e lo guardarono trattenendo il fiato, assolutamente stupiti.
 
 
Il mio pomeriggio al cimitero si preannunciava lento e monotono. Io e Quinn camminavamo tra le tombe, cercando di non insospettire lo zio, che non era nemmeno in vista, e setacciando centimetro per centimetro ogni angolo, ogni lapide, ogni vaso di fiori nel tentativo di individuare un posto in cui Sebastian potesse aver nascosto i suoi oggetti.

“Quinn, tu vedi qualcosa di interessante?”

“Direi di no, e sto morendo di caldo”

Cercai di proporre una pausa “Torniamo in casa, riposiamoci un attimo”

“Santana, abbiamo cominciato da neanche un quarto d’ora”

“Ma è stato un quarto d’ora molto intenso” mi giustificai io. Lei mi guardò male, continuando ad avanzare con la schiena piegata fra le lapidi.

“Ehi Quinn, guarda! La porta del tuo mausoleo è aperta! Probabilmente lo zio è lì” dissi.

Lei si guardò attorno. “E quello laggiù all’ossario allora chi è?!”

Mi voltai nella direzione da lei indicata e vidi chiaramente mio zio intento a fare qualcosa di non molto chiaro.

“Chi potrebbe averlo aperto allora?” domandai io.

Quinn alzò gli occhi al cielo “Me lo stai davvero chiedendo?!” esclamò, per poi correre verso la struttura in marmo.

Ci ritrovammo davanti alla porta. Quinn senza un secondo di esitazione entrò. Io avrei preferito evitare ma visto che lei ormai era lanciata, decisi di seguirla comunque, nonostante una voce nella mia testa mi stesse dicendo che avrei fatto molto meglio stando fuori a aspettarla.
Appena fummo all’interno, avvolte dall’odore di umidità e da circa un milione di ragnatele, cominciammo a guardarci attorno nella penombra.

“Quinn, sei mai stata qui dentro?!”

“Certo, un paio di volte” rispose lei.

“Ah, allora sono tranquilla” le mie parole grondavano di sarcasmo.

Giustamente, in quel momento drammatico in cui mio zio era intento a trafficare con pezzi di morti e i nostri amici erano impegnati in altro e totalmente ignari di ciò che stava succedendo al cimitero, una folata di vento improvvisa e molto sospetta chiuse la porta del mausoleo, facendoci sprofondare nella più completa oscurità e mandandomi nel panico più totale.

Tirai fuori il cellulare cercando di fare luce, mentre Quinn afferrava il suo e scorreva nella rubrica in cerca del numero di Brittany. Io mi guardavo attorno terrorizzata.

Era incredibile come nessuna delle due avesse ancora urlato.

“Britt, Britta- no non ho tempo di sapere le – no, fammi parlare, siamo… io e Santana siamo chiuse nel mausoleo, nel mio… sì, dovete correre e trovare il modo di tirarci fuori di qui, sì… per favore, muovetevi, ciao”

Mise giù la chiamata.

“Perché avrebbe dovuto rinchiuderci qua dentro?! Lo sa che qualcuno ci avrebbe tirato fuori” cercai di ragionare io.

Quinn si appoggiò a una parete polverosa e disse “Sì, ma ci ha spaventate comunque, no?”

“Magari è qui dentro e ora apparirà come Bloody Mary e ci ammazzerà” mi sentii improvvisamente molto simile a Rachel, per cui tentai di calmarmi.

“Smettila”

“Sì, hai ragione.”

Mi sedetti per terra vincendo lo schifo e aspettai, sperando che qualcuno venisse ad aprire.

Passò almeno un’ora, anche se non posso esserne certa perché probabilmente mi addormentai un paio di volte, ma alla fine Brittany e Kurt vennero a aprirci. Avevano rubato le chiavi del mausoleo da casa di Carlos mentre Rachel lo distraeva.

“Ragazze, come state?”

“Ora che respiriamo aria vera bene” risposi io, abbracciando Brittany in segno di gratitudine.

“Allora trovato qualcosa?” ci domandò Kurt.

Io e Quinn scuotemmo la testa “Decisamente no, voi?”

Kurt si mise una mano in tasca mentre sorrideva enigmatico. “Beh, Dave non ha voluto dirci niente…”

“Ma Sandy Ryerson sì” concluse la frase Brittany.

“Sandy… il pazzo?!”

Loro annuirono. “E inoltre ha fatto cadere per terra questo mentre correva via” Kurt tirò fuori dalla tasca la mano e ci mostrò il contenuto, che teneva appoggiato sul palmo della mano.

Io e Quinn fissammo il dente d’oro con aria spiazzata, chiedendoci cosa sarebbe successo ancora di inspiegabile.

 
 
Ecco un altro capitolo! Ancora una volta grazie mille per le recensioni e a tutti quelli che hanno anche solo letto questa storia fino a adesso :3
Qui di interazioni tra Santana e Brittany non ce ne sono praticamente, ma dal prossimo capitolo comincerò a lavorarci su, ho spianato la strada fin ora... v.v

 
   
 
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