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Autore: Shifa    12/09/2014    1 recensioni
La storia parla di Ryan , un ragazzo che è stato "salvato" da una cellula militare e invitato a farne parte dato le sue grandi capacità. Per Ryan l'ossessione per la sua salvatrice, Hyo, diventa un chiodo fisso, dato che per lui è impossibile incontrarla. Dopo 4 anni Ryan rincontra Hyo che gli propone di accompagnarla in quella che lei chiama " una missione personale". Ryan accetta senza sapere nulla di Hyo ne del mondo di cui lei fa parte.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Avete mai avuto durante il sonno la sensazione di cadere come se vi avessero improvvisamente spinto oltre il ciglio di un burrone? Freud diceva che questa sensazione è frequente quanto si passa molto velocemente da un sogno ad un altro. Probabilmente Freud non conosceva Hyo. Ero stato alzato gran parte della notte a preparare i bagagli , non che avessi chissà quale grande patrimonio da portar via ma ero abituato a fare le cose con meticolosa scrupolosità. Insomma ero lento da far schifo. La verità e che avevo troppo a cui pensare e non riuscivo a concentrarmi come si deve ,il che rallentava il mio lavoro. Appena mi stesi sulla branda il sonno mi assalì in un secondo, ero così stanco che non avevo neanche la forza di sognare. Ed ecco , come se non fosse passato nemmeno un minuto da quando la mia testa si era poggiata sul cuscino, che mi ritrovo con la suola di uno stivale Magnum, misura38, piantato nel fondo schiena! Caddi dalla branda, con il volto ancora sconvolto dal sonno , cercando disperatamente di capire che diamine era successo scrutando l’oscurità della stanza in cerca di risposte. Quasi come se mi avessero letto nel pensiero, mi ritrovai con una torcia puntata dritta in faccia. Per la sorpresa e per il dolore agli occhi, mi spostai bruscamente indietro con la testa andando a sbattere contro il comodino di fianco al letto. Mi presi la testa fra le mani lasciando andare un fiume di imprecazioni. Giuro che avrei imprecato in più lingue se ne avessi conosciute di diverse. Quando alzai lo sguardo vidi il fatidico stivale che mi aveva colpito, affondato sul mio letto e una figura inquietante illuminata soltanto dalla luce della torcia << Sei in ritardo marmocchio e a me non vanno a genio i ritardatari.>> guardai la sveglia sul mio comodino << Ma sono le 5:00 del mattino !>>Hyo mi guardò con sguardo glaciale , metteva i brividi con quella luce biancastra ad illuminarle il volto facendole sembrare gli occhi due orbite vuote. Mi lanciò il borsone addosso così forte da svuotarmi i polmoni << Alzati ! Partiamo tra 30 minuti e ti conviene essere pronto>> Scese dal mio letto e usci dalla stanza. La minaccia non troppo velata nella sua voce aleggiava ancora nell’abitacolo come una nebbiolina soffocante. Mi alzai riluttante dal pavimento buttando il borsone di lato e massaggiandomi la testa dolorante rendendomi conto solo in quel momento che ero impresentabile. Diamine io dormo in mutande! Mi diressi di malavoglia in bagno dove il mio riflesso allo specchio mi accolse come un pugno in pieno volto. Avevo i capelli arruffati dal sonno in un groviglio inestricabile di ricci e gli occhi verdi erano arrossati dal traumatico risveglio. Un leggero filo di barba scura mi incorniciava il mento e la mascella pronunciata . Aprì l’acqua della doccia e ,aspettando che si riscaldasse, mi tolsi quel filo di barba cospargendomi il volto di schiuma e facendo scivolare il rasoio sulle guance. L’acqua calda sulla pelle era un sollievo per i miei muscoli tesi anche se dovevo lavarmi in fretta. Appena ebbi terminato la doccia mi legai un asciugamano intorno ai fianchi e tornai in camera ancora con delle goccioline che cadevano dai i ricci scuri e mi imperlavano il petto e le spalle. La luce nella stanza era accesa, ma non ricordavo di averla lasciata così. Mi diressi verso l’armadio per perdere i miei vestiti quando per poco non mi venne un infarto << Ti sembra il caso di girare nudo in una stanza con una signorina presente ?>> Hyo se ne stava appollaiata sul mio letto con le gambe incrociate con una busta di biscotti al cioccolato in grembo, vestita di tutto punto con pantaloni neri larghi che sparivano all’interno degli anfibi e una canotta verde petrolio impreziosita dalle briciole scure dei biscotti . I capelli erano chiusi in una composta treccia che le scendeva giù, lungo la spina dorsale, e aveva il volto appoggiato su una mano con aria annoiata. << E a te sembra il caso entrare nelle stanze altrui senza nemmeno bussare?>> Detto questo i suoi occhi si puntarono su di me come uno scanner a infrarossi. Il pensiero mi fece arrossire e lei dovette accorgersene perché gli angoli della bocca si sollevarono in un sorriso beffardo. Quella donna era davvero irritante e non aveva per niente rispetto della privacy ne un minimo di tatto. Presi i miei indumenti e ritornai in bagno per vestirmi. Erano secoli che non indossavo abiti borghesi , in 4 anni avevo sfoggiato soltanto indumenti militari. Quando uscii dal bagno lei era stesa sul mio letto a pancia in su con le gambe una sopra l’altra e le mani dietro la testa. Fissava il soffitto con aria trasognata e vagamente malinconica. Mi sarebbe tanto piaciuto sapere cosa le passasse per la testa. Mi appoggiai allo stipite della porta e feci un colpo di tosse per richiamare la sua attenzione. Lei scattò come una molla che viene rilasciata e si alzò dal letto pulendosi la maglia dalle briciole residue dei biscotti. Afferrò il mio borsone e me lo lanciò con fare sbrigativo << Andiamo! Il mattino ha l’oro in bocca !>> Mantenere il passo di Hyo era impossibile persino per un maratoneta ben allenato eppure lei sembra non fare nessuno sforzo. Attraversammo tutta la caserma dirigendoci verso gli hangar dove erano parcheggiati gli elicotteri. Due soldati appena videro Hyo entrare si misero sull’attenti sbattendo i tacchi degli stivali << Il suo elicottero è pronto al decollo signora!>> Hyo non se li filò neanche di striscio e salì agile nell’abitacolo dell’elicottero scuotendo la lunga treccia a destra e a manca. I soldati mi guardarono con aria vagamente infastidita e per me, non ci fu nessun convenevole. Lecchini. Hyo mi fece segno di salire mentre si allacciava le imbracature e premeva un consueto numero di tasti e leve. Salii in fretta sull’elicottero e mi allacciai tutte le cinture di sicurezza. Lei si infilò un paio di cuffie e ne porse un paio anche a me << Con queste possiamo comunicare, le cuffie coprono il rumore delle pale meccaniche>> Ma per chi diavolo mi aveva preso! Certo non ero mai solito su un elicottero ma sapevo a che servivano le cuffie. Sbuffai infastidito sperando che lei mi sentisse , ma era troppo impegnata a controllare tutti i comandi per prestarmi attenzione. Spinse una grossa leva in avanti e le pale dell’elicottero iniziarono a muoversi producendo un rumore assordante. Infilai le cuffie e mi posizionai il microfono vicino alle labbra << Sai pilotare questo coso almeno?>> pessima domanda … Il suo sguardo mi fulminò sul posto << Noooo, sto cercando un modo per morire e schiantarmi da un elicottero in compagnia di una matricola così perspicace mi sembrava divertente! >> come non detto . Era acida come un limone acerbo . Mi domando il perché io l’abbia cercata in questi 4 anni! Borbottò qualcosa che non riuscii a comprendere e un secondo dopo fece decollare l’elicottero con perfetta maestria. Pensai che sarebbe stata una giornata davvero lunga . Dopo due ore e mezzo di volo e di assoluto silenzio atterrammo a Savannah, in Georgia , in una base militare con cui Hyo aveva gracchiato ordini e indicazioni per tutto il viaggio. A quanto pare il capitano aveva già preso accordi per farci dare in dotazione un enorme fuoristrada e una sistemazione per la notte. Hyo non aveva badato a spese , l’albergo era di gran lusso e noi avevamo preso l’attico all’ultimo piano. L’individuo alla reception si sbrodolava in convenevoli e complimenti con Hyo ,sfregandosi le mani sudaticce e grassocce. Per un secondo avrei giurato di vedergli gli occhi a forma di dollaro. Prendemmo l’ascensore per salire all’ultimo piano il quale aveva un codice per accedere all’attico. Le dita flessuose di lei si mossero velocemente sul quadrante inserendo una serie di numeri: 44535374. Le porte dell’ascensore si spalancarono con il solito grazioso “plin” , tipico degli ascensori degli alberghi. La stanza era enorme. Aveva un piano cucina, un salotto pieno di divani e persino una piscina privata. Un intera parete era completamente vetrata e dava su un’elegante terrazza coperta . Quasi non riuscivo a credere che quel posto fosse reale. Le camere da letto poi mi lasciarono a bocca aperta. La mia era due volte più grande del monolocale in cui avevo passato due anni della mia vita e c’era un enorme letto di fattura moderna con lenzuola di seta candida e raso nero . Una parete completamente vetrata era coperta da pesanti tendaggi che lasciavano filtrare la luce del tardo mattino. Stupenda! Lasciai cadere il borsone con un tonfo sulle piastrelle levigate e mi tuffai sul letto morbido. La seta mi accarezzava la pelle e profumava di pulito. In vita mia non avrei mai sognato un posto cosi. Mi sentivo come un bambino che entra per la prima volta in un luna parck . Ero talmente stanco che mi addormentai cullato dalla morbidezza dei cuscini e delle lenzuola delicate. In quel momento, ringraziai mentalmente Hyo per tutto questo. In quel momento, mi sentii davvero felice per qualcosa che non avevo mai avuto e mai mi sarei sognato di avere nemmeno per un secondo.
   
 
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