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Autore: MadLucy    12/09/2014    2 recensioni
{Lukethan | Luke/Ethan | 3 flashfics | angst | missing moments | ER? | slash | perlopiù Ethan!centric}
#meeting, Si sono incontrati quando Luke non è un sobillatore di rivolte e Ethan ha due occhi.
#training, «Soltanto io risparmierei il tuo bel visino,» un sussurro venato di sardonica malizia, che manda in fiamme le guance di Ethan per l'indignazione e l'imbarazzo.
#kissing, Il bacio di Luke giunge morbido alle sue labbra, caldo di un calore di cui ha bisogno -perchè le anime spezzate hanno la brutta abitudine di cercare di ricomporsi insieme e, se non ci riescono, di infrangersi l'una nell'altra.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ethan Nakamura, Luke Castellan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Lukethan

One teardrop [two blood drops]







1. meeting
-Mi ricordo di te! Eri uno dei ragazzi indecisi della casa di Ermes, anni fa. [...] Cosa... cosa ti è successo all'occhio?-
Ethan distolse lo sguardo ed ebbi la sensazione che non avesse nessuna voglia di parlare di quell'argomento.


Si sono incontrati quando Luke non è un sobillatore di rivolte e Ethan ha due occhi. Il figlio di Ermes tira di spada in un cortile recintato di legno, i più giovani lo osservano con misto indistinguibile di ammirazione ed invidia. Più che bravo è talentuoso, gli riesce facile per predisposizione, e il sole tempra la sua pelle quanto il ferro modella le sue mani: appare come una di quelle persone che non si sa bene se amare o odiare. Quando il pubblico solleva ovazioni di stupore, Luke sorride di slancio, non senza un pizzico di tracotanza, che però s'intona bene all'azzurro del suo sguardo furtivo. L'ombra grigia che lo vela non è una screziatura dell'iride, ma nessuno se n'è ancora accorto.
Si sono incontrati come succede a molte persone che sono destinate a non essere nulla l'una per l'altra. Ethan deve racimolare una spada d'allenamento nel capanno delle armi, Luke è là per un elmo, e, sorridendo con indulgenza di fronte alla mannaia che il ragazzino ha cautamente scelto, glie ne trova una della lunghezza giusta. E aggiunge, distrattamente: «Se hai bisogno di qualcos'altro, vieni pure a cercarmi.»
Si sono incontrati, e questo è qualcosa a cui non si può porre rimedio, perchè qualche anno dopo, incespicando nella notte e nel proprio mantello, tentando di estinguere il flusso di un'emorragia con le dita e piangendo sangue anzichè lacrime, Ethan seguirà il suo suggerimento e andrà a cercarlo -senza capacitarsi bene di cosa abbiano in comune lui e Luke Castellan, lo spadaccino dai capelli dorati, ma con un vivido ricordo delle ombre grigie che gli affollano gli occhi.





2. training
Era bravo. Non era mai stato al Campo Mezzosangue, per quanto ne sapessi, ma qualcuno lo aveva addestrato.

«C'è qualcosa che non funziona nella tua percezione del basso e dell'alto. I tuoi colpi di rovescio lasciano abbastanza a desiderare.»
Ethan fissa con una certa freddezza la spada, nuovamente scagliata al suolo in un sibilo metallico, e poi l'espressione indolente del proprio maestro.
«Con te non è semplice.»
«Con me è tremendamente semplice. Io non voglio ucciderti» lo corregge, con un sorriso sarcastico. «O forse puoi permetterti di morire? Dal modo in cui ti alleni, pare di sì.»
Un tempo Luke lo aveva aiutato prima che Ethan trovasse le parole per chiederglielo, e così ha fatto in seguito. Si comporta in una maniera che non lascia affatto ad intendere che non ci sia un posto per lui, lì. Spesso è assente, imbrigliato fra le tenebre del labirinto, ma a volte, quando torna, lo allena con la spada. Ethan non ha mai chiesto il perchè, ma immagina che non sia ammissibile che l'esercito di Crono sia composto da orfanelli lamentosi, perciò sembra ragionevole. Trattiene l'imprecazione velenosa che gli sale alle labbra e raccoglie l'arma, con un sospiro rassegnato. Mentre, in passato, rifletteva ancora sull'eventualità di unirsi ai ribelli, si era domandato come un ragazzo possa imparare ad uccidere -a guardare qualcuno che la pensa in maniera differente da lui e togliergli un futuro. Guardando Luke, Ethan ha capito che per uccidere non serve imparare a farlo. La teoria non è eccessivamente complicata -colpire, parare, colpire più a fondo- e quello è un esercito formato nella teoria, ai quali non è richiesto di interferire nei risultati della pratica.
«Più in alto la guardia, Ethan, più in alto,» cantilena Luke, ottenendo prevedibilmente di urtargli i nervi. «Non c'è posto per la pietà, in questa guerra...» Riesce a bloccare la lama dell'avversario con la propria dietro il suo braccio, saldamente, ad allungarsi fino ad avvicinare i loro volti, così che possa udire un sussurro lieve, altrimenti impercettibile, «Soltanto io risparmierei il tuo bel visino,» un sussurro venato di sardonica malizia, che manda in fiamme le guance di Ethan per l'indignazione e l'imbarazzo.
Si sbaglia.
Se Percy Jackson avesse avuto la grazia di trafiggerlo in fretta, forse l'ultima cosa che Ethan avrebbe visto prima di morire sarebbero stati degli occhi smerigliati di azzurro, indagatori e un po' impazienti; forse sarebbe stato tutto veloce, sollevante e tollerabile, come percorrere un corridoio di notte per esorcizzare la paura del buio. Forse alla vista del suo corpo insanguinato Luke avrebbe trovato dentro di sè quella rabbia rivolta dalla parte sbagliata, quel coraggio che credeva perduto, forse avrebbe lottato -e forse avrebbe vinto. Forse Crono non gli avrebbe depredato l'anima e non sarebbe risorto. Forse, se Ethan fosse morto allora, Luke sarebbe ancora vivo.
Ma Ethan non sa ancora niente, può solo immaginare ed avere un po' paura, fino a che Luke non gli prende la spada dalle mani e non la lancia a terra -il rumore del cuore di latta delle armi sul terreno- fino a che Luke non gli cinge la vita con le braccia e non smarrisce il respiro affondando il naso nel suo collo. Le sue minacce, le sue lusinghe pungono e scintillano. Ethan sospira via tutti quei fardelli fattisi lievi come pulviscoli d'aria, sudore e polvere si coniugano sulla sua pelle, la lingua di Luke segue un tragitto di cui non riesce a prevedere la fine. Si abbandona senza parole.

Mi guardò con una rabbia appena controllata. -Non avresti dovuto risparmiarmi, Jackson. Non c'è posto per la pietà in questa guerra.-




3. kissing


-Ethan- supplicai -non ascoltarli. Aiutami a distruggerlo.-
Ethan si voltò verso di me, la benda dell'occhio che si confondeva con le ombre del suo viso. Mi guardava con un'espressione simile alla pietà.


«... sapevo che c'era un motivo, se non voleva più uscire con me e le ragazze, ma come avrei potuto sospettare che fosse un maschio? Non riesco a capire che cosa Luke ci trovi in te, che invece non ci sia in me
Anche io comincio a chiedermelo, rimugina Ethan, socchiudendo impassibile l'occhio destro di fronte ai piagnistei di un'empusa bionda e snella che gli gironzola intorno da tutto il pomeriggio, esaminandolo da ogni prospettiva, come se tentasse di carpire il segreto del suo successo, o almeno di valutare se è all'altezza. Ethan è già sul punto di borbottare qualche improperio, quando avverte una presenza alle proprie spalle e trasale, sfoderando la spada che porta alla cintura e voltandosi di scatto.
«Buh.» Ethan espira, un po' di sollievo e un po' di disappunto. Luke alza le mani, per dimostrare le sue benevole intenzioni, e cala lo sguardo sulla punta della spada, divertito. «Perlomeno, se non proprio un fidanzato premuroso, sei un allievo diligente.»
L'altro ripone l'arma. «Tu. Non ti fai vivo da un pezzo. Dov'eri finito?»
Il figlio di Ermes rigira la domanda con abilità, come al solito. «Ti sono mancato? Non l'avrei detto.» Ethan nota con orrore che la sua risata suona diversa; gli oneri e le preoccupazioni degli ultimi eventi la stanno arrugginendo, in qualche modo.
L'empusa di nome Kelli afferra l'avambraccio di Luke, con la mano artigliata di unghie smaltate lilla. «Hey, non male il tuo moroso, ma lo sai che se cambi idea io sono qui, vero?»
Luke muove gli occhi verso di lei, come se all'improvviso si accorgesse della sua presenza, e aggrotta le sopracciglia. «Sparisci, e vedi di non dargli più fastidio, altrimenti ne risponderai a me.»
Kelli si stringe nella spalle con sufficienza, ma, seguendo quella logica incomprensibile che determina l'assoluto potere di Luke sugli individui di sesso femminile, si dilegua in un batter d'occhio, non senza prima aver lanciato un'ultima occhiata salace ad Ethan.
Il ragazzo si trincera nel silenzio, allungando timidamente una mano per toccargli una guancia. Luke vi si abbandona con tutto il peso del capo, quasi vi trovasse il suo unico conforto nel mezzo di una tempesta. Lui lo sa come si sente. Luke è arrabbiato, ed è così tanta rabbia che forse non la smaltirà nemmeno in tutta la vita, e di rabbia trema fra le sue braccia di notte. È Ethan che benda le sue ferite, che lava via il dolore con l'acqua fredda, che verifica la profondità dei tagli. Chiede se fa male. Luke dice di no, ride quella risata inquinata, scuote il capo. A quante ferite deve sorridere, Luke, prima di piangere sangue come lui?, Ethan si chiede. E adesso, realizza, Luke è stanco: una stanchezza che ingrigisce il suo sorriso, la sua pelle, quella tempra aurea di quando si allenava sotto il sole del Campo Mezzosangue e raccoglieva ammirazione. Un vano, prepotente, precipitoso istinto di allarme lo scuote fin nelle corde più fragili del petto. Tremerebbe, ma così sarebbero in due a farlo.
«In cosa ti stai immischiando di preciso, Luke?» La domanda suona tesa, quasi severa, ed Ethan non vuole sul serio la risposta, è questa la parte peggiore. Luke esita, lo guarda indeciso.
«Adesso è lunga da spiegare, ma ti assicuro che è tutto sotto controllo.» Il leggero fremito della sua mascella gli fa intendere che è esattamente il contrario. Ma Ethan non è lì per arrestare il suo crollo, non ne ha il diritto. Questa è la sua vendetta, la sua volontà. Stringe le labbra, non vuole essere debole, non adesso. Non vuole mostrare ciò che prova.
«Stai attento.»
Quello sgarbo che maschera angoscia addolcisce i lineamenti di Luke, che cerca di rimediare.
«Andrà tutto bene, okay? Non durerà per sempre. Te lo prometto.»
Non durerà per sempre. Qual è il soggetto? Ethan tace, annuisce. Promette. Il bacio di Luke giunge morbido alle sue labbra, caldo di un calore di cui ha bisogno, perchè quando ha bisogno di qualcosa può sempre andare da Luke. Perchè le anime spezzate hanno la brutta abitudine di cercare di ricomporsi insieme e, se non ci riescono, di infrangersi l'una nell'altra. Prima che possa sciogliere le dita dalle sue, Luke è già assalito dal buio mefitico del corridoio, già lontano. Ethan schiude le labbra, sbatte le ciglia con rabbia contro le lacrime, smembrato dall'ennesimo sentimento senza radici. Adesso può tremare.

Luke mi prese per la manica e avvertii il calore della sua pelle come un fuoco. -Ethan. Io. Non permettere... non permettere che succeda ancora.-
Aveva uno sguardo arrabbiato, ma anche supplichevole.
-Non lo permetterò,- dissi, -te lo giuro.-
Luke annuì, e la sua mano cedette.



































Note dell'Autrice: Oh, guarda un po', cosa trovo nel cuore di Lucy? Un OTP di gente morta... strano, eh? -.-
Sono carini insieme. Tutto qua. Quello che provo nei loro confronti è nella storia. Le robe in corsivo sono tratte pari passo da Percy Jackson e gli dèi dell'Olimpo- La battaglia del Labirinto, tranne l'ultima, che è naturalmente da Lo scontro finale, come tutti noi ben sappiamo. ç.ç Il loro unico scopo è cercare vagamente di far apparire canon tutto ciò. ^-^" Grazie per aver letto, chi volesse recensire riceverà un kleenex virtuale, u.u
Lucy
  
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