Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: allison742    12/09/2014    1 recensioni
Un omicidio sbagliato. Una Detective con un passato che sembra non finire mai. Un assassino che uccide vittime troppo vicine. Un amore che verrà finalmente esplorato. Un pericolo per tutti. Chi sarà il prossimo?
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Aria Miller, la miglior Detective di tutta Los Angeles, viene svegliata bruscamente dal suono del suo cellulare: un cadavere è stato trovato in obitorio. Nulla di strano, se non fosse per il fatto che la vittima è l'anatomopatologa.
Aiutata dalla sua squadra, da uno strambo consulente e dalla sua migliore amica, cerca di risolvere il caso.
Nessun indizio rilevante, nessuna pista, nessun testimone. Solo un inquietante biglietto scritto a mano, lasciato dall'assassino.
Mentre tutto diventa sempre più strano, si verrà a sapere che sono le ultime parole di un personaggio famoso.
Ma cosa c'entrano con l'omicidio?
Tra dubbi e incertezze arriva un secondo cadavere: stesso modus operandi.
La faccenda si fa pericolosa per la squadra e, mentre Aria riscopre l'amore, il suo passato minaccia di tornare a galla...
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo 23


 
Dulcis in fundo



 
 
Il silenzio venne interrotto dal rumore di un pugno battuto sul tavolo.
«Che c’è, Evans?» chiese Aria avvicinandosi.
«Dannazione!»
«Vuoi condividere con la classe?»
«Tutti i sistemi di sorveglianza della libreria sono stati disattivati durante il pomeriggio. L’ultima immagine risale a questa mattina. È un tipo sveglio.»
«Anche troppo! E i testimoni?»
«Li hanno interrogati Charlotte e Collins.» disse indicandoli, mentre arrivavano dal corridoio.
«Allora?» chiese impaziente Aria.
«Niente. Il vuoto. Nessuno ha sentito o visto qualcosa di anomalo. Quest’uomo sembra un fantasma.» Rispose la ragazza scuotendo la testa.
«Ora è il tuo turno…» mormorò.
«Che hai detto?» Evans si sporse in avanti.
«Ora è il mio turno! L’ha detto lui, nel messaggio. A questo punto è inutile continuare ad indagare, a dare la caccia ad un fantasma. Dobbiamo solo aspettare che venga da me, concentriamoci su questo e lo prenderemo.»
«Scherzi, vero?» intervenne Mason «E noi dovremmo stare qui ad attendere che un pazzo venga ad ucciderti?»
«Uno: non sappiamo se verrà per uccidermi. Due: prima che arrivi a toccare me noi lo prenderemo.» Spiegò lei con semplicità.
«Non sappiamo se verrà per ucciderti?! Ormai ha cambiato il suo modus operandi con Collins, fidati che non tornerà al vecchio metodo per te.» intervenne Renard.
«Dobbiamo escogitare un piano allora, un piano che lo blocchi prima che riesca ad uccidermi.»
«Io ho un’idea!» disse Matthew «Vai a casa».
«Cosa?»
«Sono le nove di sera, dovresti andarci in ogni caso. Noi ti seguiremo lungo il tragitto. Se davvero ti sta cercando, lo prenderemo.»
Lei piantò gli occhi in quelli di Collins. Forse Evans aveva ragione.
«Va bene. Però io… ecco… io…» cominciò a balbettare.
«Lo sappiamo, tu sei a casa di Mason!» esclamò Charlotte ridendo.
Aria arrossì di colpo e si mise una mano tra i capelli; non avrebbero mai smesso.
«Perfetto, allora andiamo!» disse Collins alzandosi dalla sedia, afferrando il giubbino. «Guido io!»
«No, preferisco andare a piedi.»
«Andiamo, Aria… come facciamo a seguirvi mentre andate a piedi? Anche un cieco vedrebbe che vi stiamo scortando!» si lamentò Evans.
«Siete bravi Detective, troverete un modo.» concluse prendendo Mason per un braccio e trascinandolo verso l’ascensore.
«A domani!» salutò sparendo dietro le porte.
«Non cambierà mai, vero?»
«Nah, non credo!» rispose Charlotte «Ma muoviamoci prima di perderla di vista!»
 
«Perché hai preferito andare a piedi?» chiese Mason mentre camminavano a fianco, sfiorandosi con la spalla.
«Perché dobbiamo fare una tappa. Niente domande, tra poco vedrai.»
Lui annuì, anche se di domande non ne aveva bisogno.
«Credi ci stiano seguendo?» domandò all’improvviso.
«Probabilmente, e sono bravi, perché non me ne sto accorgendo neanche io.» rispose lui.
Camminarono per altri cento metri, finché Collins non le prese la mano.
«Che stai facendo? Ci stanno guardando!» sussurrò, ma senza ritirarsi.
«Tanto ormai lo sanno, e poi ti immagini le loro facce adesso? Dai Aria, vedi che a conti fatti ci stiamo divertendo più noi!»
Lo guardò e sorrise, poi staccò le loro mani per fargli passare un braccio intorno alla vita.
Lui rimase stupito, ma non ritardò a ricambiare l’abbraccio.
«Hai colto il concetto, eh?» chiese ridendo. «Manca solo un bacio…» le disse avvicinando il viso.
«Non esageriamo.» Rispose spostandosi.
«Giusto, hai ragione.»
Arrivarono a destinazione dopo venti minuti. Come immaginava Collins, erano all’entrata del cimitero.
«Mi aspetti qui?» gli chiese mettendosi di fronte.
«Sarebbe meglio di no. Entro con te e mi tengo a distanza, lasciandoti il tempo che ti serve.»
Lei annuì, riprendendolo per mano e addentrandosi tra maestosi alberi e lapidi tutte uguali.
A qualche metro da quella di Madison si fermò.
«Qui va bene. Arrivo subito.» Gli disse.
«Ehi, aspetta… sei sicura?» la fermò per un braccio.
«Sicura, ci metterò solo un attimo.»
«Se ti servo sono qui.»
«Ok.» Disse prima di baciarlo dolcemente.
Gli sorrise lasciandogli la mano, non sapendo ancora a cosa stava andando incontro.
 
«Ma dove sono spariti quei due?» urlò Evans nell’auricolare di Renard, che avrebbe dovuto seguirli a piedi.
«Non lo so, ho svoltato l’angolo e non li ho più visti.» gracchiò la dolce voce della Detective.
«Dannazione! E adesso?»
«Adesso provo a cercarli, tu fai un altro giro in macchina nel frattempo.»
«Ok, stai attenta, mi raccomando!»
«Anche tu Matt… anche tu.»
Vagarono per circa dieci minuti nel buio, notando il poco flusso di persone per le strade di quella che avrebbe dovuto essere una tra le città più visitate del mondo. Qualcosa non andava.
«Li hai trovati?» la spia della radiolina si accese, emettendo il suono teso della voce di Charlotte.
«No, ora provo a sentire l’unità della Green, magari lei è riuscita ad intercettati.»
«Ok. Dannazione, questa non ci voleva!»
«Capitano, allora?»
«Negativo! Proseguiamo le ricerche!» rispose.
Evans batté un pugno sul volante e fece inversione. Se non li avessero trovati subito le cose si sarebbero complicate. Provò per l’ennesima volta a chiamarli, ma nessuno dei due rispondeva.
Si infilò due dita nel colletto della camicia, tentando invano di controllare il respiro. Goccioline fredde di sudore gli scesero lungo la schiena. Dove diavolo si erano cacciati?!
Dopo aver girato i viali per altri cinque minuti prese in mano la ricetrasmittente.
«Squadra due a tutte le unità. Li abbiamo persi, non abbiamo più nessuna traccia dei soggetti. Ripeto, li abbiamo persi!»
Poi un boato squarciò il cielo.
 
Aria sentì un brivido scorrerle lungo la schiena nel momento in cui lasciò la mano di Mason.
Si incamminò verso quel pezzo di marmo che ormai conosceva troppo bene. Una lacrima scese involontaria sul suo volto. Si affrettò ad asciugarla e sorrise alla vista dello splendido viso di sua sorella.
«Se sapessi com’è migliorata la mia vita in quest’ultima settimana. Tutto merito suo.» mormorò indicando Collins, che passeggiava avanti e indietro con le mani dietro la schiena e la testa china. «Ti ricordi quando mi hai fatto promettere di sorridere in ogni situazione? Non ho rispettato il patto, e questo già lo sai. Ma sto cercando di rimediare, te lo assicuro. Lo sto facendo per te, per mantenere vivo il tuo ricordo.»
Accarezzò il tatuaggio attraverso la camicia e si asciugò una seconda lacrima.
«Avevi ragione, sai? Ora ogni volta che mi manchi o che muoio dalla voglia di stringerti tra le braccia, sfioro le nostre iniziali. Mi da una forza indescrivibile. Tutto merito tuo, come sempre. Mi manchi Maddy...»
Tornò a riportare lo sguardo negli occhi di sua sorella. Era bellissima, con quel volto così dolce, circondato da lunghi capelli biondi. E quello sguardo furbo che la contraddistingueva.
Respirò a pieni polmoni per evitare di piangere ancora, come se nell’aria ci fosse ancora il suo profumo. Respirò come se fosse l’unico modo per sopravvivere.
Sorrise, per lei. Si avvicinò alla fotografia sbiadita con l’intenzione di sfiorarla.
Magari riuscirà a sentire la mia carezza…
Poggiò le dita sul vetro gelato, e lì la vide.
Un’incisione. Piccolissima, invisibile a occhio nudo con quel buio. Prese il cellulare per fare un po’ di luce e riuscì a leggere. Qualcuno aveva inciso tre semplici parole.
Dulcis in fundo.
«Che diavolo…?» mormorò, ma subito dopo capì.
Collegò tutto, e la sua mente agì molto prima del suo corpo.
«MASON, SCAPPA!» riuscì a dire, mente tentava di correre verso di lui.
Troppo tardi. Tempo scaduto.
Sentì tremare l’aria, e la terra mancarle sotto i piedi.
Poi il vuoto.
 
Collins stava passeggiando anonimamente tra le tombe, aspettando che Aria finisse di parlare con Madison.
Tentando di distrarre la mente, si mise ad osservare le tombe a lui sconosciute.
Rebecca Olsen, 34 anni, rose rosse. Probabilmente il marito.
Mike Rover, 87 anni, fiori gialli. I figli forse?
Janet Reynolds, 12 anni, fiorellini rosa. I genitori.
Questo gioco non gli piaceva più.
Perché tutto prima o poi finisce? Perché ti dicono di puntare in alto, cercare di realizzare i tuoi sogni e cogliere ogni occasione per diventare qualcuno, quando tutto ciò in cui credi e in cui ha scommesso e, magari, vinto compie un viaggio che inevitabilmente va verso la fine e la distruzione?
Riportò lo sguardo su Aria e la vide con il cellulare in mano che faceva luce sulla fotografia.
Cosa starà facendo?
Improvvisamente indietreggiò.
«MASON, SCAPPA!» captò quelle parole al volo, mentre la vide correre verso di lui. Aveva il terrore dipinto sul volto. Non capì subito.
Poi un boato squarciò l’aria, e una fonte di luce illuminò il cielo. Sentì una forza sovrumana spingerlo indietro.
«NO! ARIA!»
Doveva salvarla, ma quell’onda invisibile lo trascinò lontano, scaraventandolo a terra.
«Aria…» mormorò.
Alzò la testa nel tentativo di riuscire a individuarla nonostante tutto quel fumo.
Era stordito dalla botta in testa. Si mise carponi, spostandosi a fatica. Vide una sagoma sdraiata pochi metri più in là.
Era lei!
«ARIA!» urlò con tutte le sue forze.
Nessuna risposta, nessun movimento. Riuscì ad arrivarle vicino e le prese la mano. L’altra la infilò dietro il collo, alzandole la testa.
«Aria… apri gli occhi, ti prego di’ qualcosa!» Cercò il telefono, invano.
Riportò l’attenzione sulla donna che aveva tra la braccia. Le mise due dita sul polso, ma era troppo stravolto per capire se c’era battito.
«Traquilla… arriverà qualcuno, ne sono certo. Tu però respira, ti prego. Ti chiedo solo di respirare, non è difficile… Forza, Aria.»
Cominciò a vedere il paesaggio girare vorticosamente. La strinse ancora di più a sé, come per proteggerla. Stava perdendo i sensi, lo sapeva. Ma doveva rimanere sveglio per lei.
«Ti amo… Ti amo, Aria, non dimenticarlo mai.»
Poi svenne, cullato dal rumore delle sirene.





 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: allison742