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Autore: Hamlet_    12/09/2014    2 recensioni
Raccolta di drabble e flash-fic Johnlock, ispirate da diverse canzoni.
Dalla prima storia: "Non poteva evitare di lasciarlo andare, nonostante fossero passati quasi due anni. Non poteva."
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle; questa raccolta è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
Mio Dio, sto realizzando solo in questo momento che le vacanze sono ormai agli sgoccioli.. E' terribile. Ma cambiamo argomento: ecco qua la quarta storia, una delle mie preferite (e una di quelle che mi hanno fatto sudare sette camicie). Premetto che adoro le parent!lock, quindi ho voluto fare un esperimento. Spero vi piaccia :)
P.s. Naturalmente ringrazio la mia dolce corrienonfermarti per il betaggio. 


Genere: fluff; parent!lock
Era un mercoledì pomeriggio, Sherlock leggeva distrattamente una rivista scientifica stando acciambellato sulla poltrona e John, rientrato da poco dal lavoro, era in cucina a preparare la merendina di Hamish. Il suddetto bambino, una tempesta dagli scuri capelli ricci e due straordinari occhi azzurri che lasciavano chiaramente intendere da chi avesse ereditato il proprio patrimonio genetico, era seduto sul tappeto intento a giocherellare con un peluche a forma di ape.
Da un po’ di tempo a quella parte, Sherlock e John avevano preso l’abitudine di fargli fare un paio di giri del salotto sulle proprie gambotte – tenendolo fermamente per le braccia, per evitare che il piccolo si sbilanciasse e si facesse male. Quel giorno John gli si avvicinò con entrambe le mani occupate a reggere omogeneizzato e cucchiaino; il bambino, accortosi della presenza del padre a poca distanza da lui, lo salutò con un sorriso radioso – che fece sorridere John di rimando. «Ciao tesoro. E’ l’ora della merendina» e in quel momento, come ogni altro giorno, avrebbe poggiato il vasetto sul tavolo e si sarebbe sporto verso il figlio per prenderlo in braccio; invece rimase in piedi e, con le braccia tese verso il bambino, mormorò «Vieni da papà, Hamish?» le sue parole attirarono inevitabilmente l’attenzione di Sherlock, che abbassò il giornale e rivolse loro uno sguardo sorpreso e colmo d’aspettativa. Il piccolo, palesemente preso in contropiede, agitò in aria i pugnetti ed emise un verso contrariato. «John..» azzardò il detective, ma il dottore si mantenne irremovibile «Deve imparare a camminare, Sherlock» poi si voltò di nuovo verso il bambino, e si piegò sulle ginocchia «Vieni, amore?» ritentò. Sul viso di Hamish si dipinse la stessa identica espressione battagliera che tante volte John aveva scorto sul volto di suo marito; poi piantò a terra le braccia e fece forza su esse, per issarsi sulle ginocchia. L’ennesimo versetto condì quanto appena accaduto; i due uomini osservarono la scena mantenendosi in religioso silenzio e sprizzando trepidazione da tutti i pori. Ma nel preciso istante in cui Hamish si sollevò in posizione eretta e – dopo qualche esitazione – mosse i suoi primi passetti autonomi in direzione del dottore, le difese di quest’ultimo crollarono ed esplose in una risata fragorosa. Allo stesso tempo, tese le braccia in direzione del figlio per incitarlo a continuare a camminare; Sherlock, gettato il giornale in qualche angolo remoto del soggiorno, si lanciò in direzione del marito e, affiancatolo in ginocchio sul pavimento, allungò a sua volta le mani verso il piccolo. Costui, motivato dalla presenza di entrambi i suoi genitori, che davano l’impressione di poter esplodere di felicità da un momento all’altro, velocizzò la sua andatura fino a raggiungere le loro braccia spalancate e gettarvisi contro – tra i pianti di gioia del dottore e gli elogi del detective.           
Hamish aveva nove mesi quando imparò a camminare, riempiendo d'orgoglio e felicità i suoi due padri; eppure, a distanza di anni, John non riusciva ancora a trattenere l’emozione ripensando a quel momento e così si ritrovava a navigare nei ricordi, gli occhi lucidi e un sorriso radioso stampato sul volto.


Spazio autrice: Ma come sono teneri questi due nei panni dei genitori *-* ? Li adoro. La canzone che ha ispirato il capitolo ha molta importanza per me ed è legata proprio a ricordi del genere.
Come al solito, sono graditi pareri :) 
  
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