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Autore: its_CrissColfer    12/09/2014    2 recensioni
Le cose sono andate un po' diversamente dopo il non-matrimonio di Emma e Will a San Valentino: Kurt non è più tornato a Lima per il Glee Club o per qualsiasi altra cosa che riguardasse la sua vecchia città natale, e Blaine non è più andato a New York a cercare di farsi perdonare da Kurt. Intanto, sono passati sei anni, ed entrambi sono andati avanti con le loro vite. O almeno, ci hanno provato. Kurt continua a cercare, nei suoi amanti, qualcuno che assomigli al ragazzo di cui è stato sempre innamorato, e Blaine è intrappolato in una relazione che non vuole più. Sei anni dopo, due persone completamente diverse si rincontrano per puro destino. E solo il destino può sapere come andranno a finire le cose.
“Oh, there you are. I've been looking for you forever.”
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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And I wonder if I ever cross your mind,
for me it happens all the time.

 

 

Esistevano solo quattro cose di cui Kurt Hummel era pienamente sicuro. La prima era che Dio non esisteva, e su quello nessuno avrebbe mai potuto fargli cambiare idea. Anche se, diciamo, che ci avevano provato. La seconda era che, per quanto ci potessero provare, nessuno stilista avrebbe mai potuto superare l'arte di Marc Jacobs o di Alexander McQueen – pace all'anima sua. La terza, invece, era che non doveva assolutamente fidarsi di quello che diceva Wikipedia. O, in generale, quello che diceva internet. La quarta, ma assolutamente non meno importante, era che Blaine Anderson era l'unico ragazzo che avesse e che avrebbe mai amato in tutta la sua vita. In verità, non l'avrebbe mai detto sei anni prima.

Quando Blaine gli aveva confessato di averlo tradito, senza neanche lasciargli un nome, l'unica cosa che avrebbe voluto fare era restare chiuso nel suo loft a piangere finchè non fosse morto. Poi aveva incontrato Adam, e si era innamor – no, assolutamente no. Ricominciamo.

Poi aveva incontrato Adam ed aveva avuto una specie di storiella durata veramente poco. Il fatto è che per quanto quella storia fosse stata, in un certo senso, insignificante, gli aveva di nuovo dato speranza. Forse con Adam era troppo presto, però sicuramente sarebbe riuscito ad innamorarsi di qualcuno e dimenticarsi quel gran coglione che l'aveva tradito. Ma che comunque continuava ad amare.

E la prima volta in cui si era reso conto di amare ancora Blaine, esattamente un anno dopo la confessione del tradimento, si era reso conto anche che non c'era più speranza. Aveva perso ogni contatto con il suo ex, subito dopo le regionali alle quali Blaine gli aveva chiesto di venir a vedere, e lui si era rifiutato. Da grande stupido che era.

Così, aveva cominciato a cercare ragazzi. Non gli importava una storia seria, perchè era ovvio che se qualche forza invisibile aveva deciso di portargli via l'amore della sua vita, allora non si meritava di amare ancora. Cazzate. La verità è che lui non voleva amare nessun'altro. Voleva solo scoparescoparescopare con uomini che avessero ricci neri, occhi color caramello e un culo fantastico. Ovviamente, ogni riferimento a cose o Blaine era puramente casuale.

E adesso si trovava lì. In un locale a festeggiare il debutto di Rachel Berry, la sua migliore amica sin dal liceo, che finalmente aveva realizzato i suoi sogni, con Blaine davanti. Non il Blaine ragazzo, ma il Blaine uomo. Ancora più bello di quando aveva diciotto anni, se questo era possibile. I suoi occhi erano sempre bellissimi, anche se in quel momento ci leggeva una sfumatura di malinconia o tristezza o.. insoddisfazione? Non era sicuro. Era solo sicuro che non erano gli stessi occhi pieni di vivacità e allegria che vedeva quando erano ragazzi. Due ragazzi innamorati, che progettavano di sposarsi e di vivere la loro intera vita al fianco dell'altro.

Blaine aveva quell'accenno di barba che quando era ragazzo non amava portare. Lui lo aveva sempre trovato molto sexy quel particolare del moro, ma niente, non c'erano stati versi di fargliela portare. Mi fa sembrare più vecchio di quello che sono, Kurt, quella era sempre la sua risposta mentre si radeva e Kurt lo fissava con uno sguardo di disapprovazione. E non era assolutamente vero. Lo faceva solo apparire ancora più bello di quello che già era.

Ma.. tornando al presente. L'espressione sul viso di Blaine era seriamente impagabile. Sembrava quasi che non credesse ai suoi occhi, o che pensasse di avere qualche specie di allucinazione. Per i primi due secondi in cui i loro sguardi si erano incrociati, Kurt aveva visto che Blaine era quasi sul punto di ridere. Glielo aveva letto negli occhi, che avevano preso quella sfumatura divertita. Poi quasi come se avesse avuto un illuminazione, aveva spalancato bocca e occhi, e aveva boccheggiato qualche secondo, probabilmente alla ricerca di una risposta sensata da dire che non riusciva a trovare. In effetti, Kurt poteva sentire gli ingranaggi del cervello del moro a lavoro persino dal metro di distanza in cui si trovava. Chissà che casino doveva sentire Alex.

Alex.

La consapevolezza lo colpì tutto di un colpo: Blaine era fidanzato. Blaine era fidanzato con lo stilista figo dagli occhi azzurri. Ma soprattutto, Blaine era fidanzato.

Fu il suo turno di spalancare la bocca.

“Kurt.”

Oh certo, mezz'ora a pensare ad una risposta, e questo è il meglio che è riuscito a formulare? Beh, almeno si ricordava il suo nome, di questo era sicuro.

“Si, sono io.” rispose il più grande, con un sorrisetto sarcastico. Cazzo. Possibile che il suo sarcasmo non lo abbandonasse nemmeno in quei momenti?

Sentì una gomitata non proprio delicata sulle sue costole - oggi è il giorno “Uccidiamo Kurt Hummel”, per caso? - così si girò di scatto verso Rachel che ancora se ne stava ferma con le rose in mano e un espressione sorpresa sul viso. Non te l'aspettavi nemmeno te Berry, eh?

Solo in quel momento anche gli occhi di Blaine si staccarono dal ragazzo, e si posarono su Rachel, la quale spalancò ancora di più gli occhi. Si, lo so, è diventato ancora più bello.

“Rachel?” sussurrò Blaine, fissandola come se non la riconoscesse neanche. Wow, sembra più sorpreso di vedere lei, che me.

Quello fu ciò che bastò alla gnometta per sbloccarsi. Sbatté le rose non proprio dolcemente in mano a Kurt, e si buttò – letteralmente, ragazzi, letteralmente – al collo del moro, che subito abbracciò la vita di Rachel, stringendola a sé il più forte che poté. Kurt, il quale adesso si trovava con delle rose in mano, non poté evitare di sorridere teneramente. Il suo sguardo si posò, casualmente, sul ragazzo ancora al fianco di Blaine. Beh, se prima aveva anche solo pensato di poter provare simpatia per quell'uomo, adesso provava uno strano sentimento simile all'odio. Niente domande.

Strano che non avesse ancora chiesto come -

“Ma come fate a conoscervi?” Oh, certo.

Blaine si staccò solo in quel momento dall'abbraccio stritolatore della Berry, e guardò verso il proprio ragazzo. Mise su un sorrisetto felice. “Dio, Alex.” esalò. “Rachel ed io andavamo al liceo insieme.” spiegò tornando a guardare la ragazza che adesso si era messa una mano sul cuore e aveva gli occhi lacrimosi, con un sorriso. Gli occhi gli si posarono, quasi casualmente, su Kurt. Il suo sorriso non sparì, anzi, si allargò ancora di più. “E Kurt..” disse poi.

E Kurt..

E Kurt..

E Kurt era la persona più importante della mia vita, avrebbe voluto rispondere. Anche se, basandosi sulle guance leggermente arrossate del diretto interessato, l'espressione compiaciuta di Rachel, e quella sorpresa di Alex, si rese conto che probabilmente lo aveva detto davvero. Non poté evitare di arrossire leggermente pure lui, e abbassare lo sguardo imbarazzato, ma comunque senza smettere di indossare quel sorriso di cui Kurt si era innamorato quando avevano solo sedici anni.

Aveva sentito qualcosa quando aveva incontrato gli occhi di Kurt, dopo quelli che sembravano secoli. Aveva sentito un freddo partitogli dall'inizio della spina dorsale, che gli aveva percorso l'intero corpo, facendogli capire che.. Dio mio, Kurt era esattamente davanti ai suoi occhi. Finalmente. Dopo sei infiniti anni, aveva ritrovato i suoi occhi.

 

*

 

Eh certo. Aveva appena ritrovato gli occhi di Kurt, un cazzo, visto che dopo due secondi, Alex lo aveva trascinato via. Adesso si trovava davanti ad un naso inquietante da quanto che era lungo e due occhi color niente. Il co-regista, il co-produttore o il co-qualcosa si trovava proprio davanti a lui e chiacchierava chiacchierava chiacchierava, senza smettere un attimo di vantarsi di quanto cazzo fosse bello e soddisfacente il suo lavoro, e di quanto la gente desiderasse trovarsi al suo posto.

In quel momento Blaine, mentre sorrideva accondiscendente, senza capire una sola parola, se doveva essere sincero, l'unica cosa che desiderava era poter mettere in uso i suoi anni di boxe, stendere tutti i presenti, e scappare. Quella vita non gli apparteneva neanche un po': ecco cosa aveva imparato in quei tre anni e mezzo insieme ad Alex a New York. Non sapeva se per Alex fosse la stessa cosa. Forse se il suo ragazzo non avesse fatto un lavoro che lo portava a stare con persone che se la tirano praticamente ogni sera, sarebbe stato diverso anche il suo rapporto con lui. Forse sarebbe stato migliore?

Il fatto è che stava continuando a cercare quelle due iridi azzurre, in mezzo a quella mandria di galline, e dio, non riusciva a trovarli. Sembrava quasi che Kurt fosse scomparso nel niente. Lo aveva incontrato nuovamente dopo anni. Non poteva lasciarselo scappare così. Voleva almeno parlarci. Doveva parlarci. Solo quello.

“Rachel Berry è assolutamente una meravigliosa attrice,” stava dicendo il tizio. “Ma non so, non la trovo molto adatta nel vestire i panni di Fanny Brice. Sono dell'opinione che non sia abbastanza brava, o.. interessata.”

Comecomecome? Questo si che attirò l'attenzione di Blaine. Ci mancava poco e si sarebbe messo a ridere. “Non sono d'accordo con lei, Signor.. boh, sinceramente non mi ricordo.” disse, alzando le spalle con fare innocente. Non osò in nessun modo incrociare lo sguardo del proprio ragazzo, che quasi sicuramente lo stava fulminando. “Anzi, sono quasi sicuro che la sua sia solamente invidia. Rachel Berry sogna di interpretare questo ruolo sin da quando probabilmente era solo un feto. Si è data da fare, ha lottato per quello che voleva e l'ha ottenuto, e di certo non sarà un tizio che è finito a fare solo il co-qualcosa che riuscirà a smont -”

“Scusatemi,” una voce cristallina interruppe quello che poi sarebbe diventato quasi sicuramente un monologo. Un monologo molto offensivo. Si voltò verso la sua sinistra, e finalmente incontrò nuovamente i due occhi che tanto aspettava di rivedere. Entrambi si pietrificarono quando i loro occhi si incontrarono. Kurt non sembrava più in grado di finire la frase per cui si era avvicinato, e Blaine semplicemente non sembrava più in grado di respirare. Era questo l'effetto che si facevano quando erano ragazzi e si guardavano? Kurt era sicuro di provare le stesse sensazioni che provò quel giorno alla Dalton, quando fermò il primo ragazzo a caso e incontrò i suoi occhi per la prima volta. Il fiato gli si mozzò in gola, e l'unica cosa che voleva fare per il resto della sua vita era rimanere a guardare quelle due iridi dal colore indefinito e cercare di scoprire come facessero ad essere così belli. Non ci era ancora riuscito. Blaine, d'altro canto, si era innamorato degli occhi di Kurt ogni giorno di più. Sembrava che ogni momento che passavano insieme, riuscisse a scoprire qualcosa di più. Qualcosa che magari Kurt non amava mostrare al mondo intero. Se c'era una cosa che il moro aveva amato nel suo ex, era la sua riservatezza. Il fatto che non raccontasse spontaneamente tanto di sé, e dovevi conquistarti la sua fiducia, lo aveva fatto letteralmente impazzire. Solo in quel momento, Blaine azzardò un sorriso, come a fargli capire che erano tipo due minuti che si fissavano. Kurt sembrò risvegliarsi, e controvoglia distolse lo sguardo dalle iridi di Blaine, e fissò i due uomini vicini, improvvisando un sorriso. “Potrei rubarvi Blaine per qualche minuto?”

 

*

 

Trovarsi da solo con Blaine fu la cosa più strana che gli era mai successa. Il fatto è che non si era preparato a passare la serata in quel modo. Non si sarebbe mai aspettato di rincontrare il proprio ex alla festa di debutto di Rachel. No, se glielo avessero detto, non ci avrebbe mai creduto. Eppure eccolo lì, mentre conduceva Blaine fuori dal locale pieno di persone poco interessanti. Aveva bisogno di stare da solo con lui. Ne sentiva il bisogno sin da quando lo aveva visto poco meno di un'ora prima. Cazzate. Ne aveva bisogno da sei anni. Aveva bisogno di sentire la voce di Blaine. Aveva bisogno di Blaine. Anche se fosse stato solo per una serata. Anche se magari non lo avrebbe più rivisto, e sarebbe stato ancora peggio dopo. Poco gli importava.

Aprì la porta a vetri del locale, e permise a Blaine di uscire per primo, il quale lo ringraziò con uno dei suoi soliti sorrisi mozzafiato. Cazzo, perchè doveva sentirsi così.. debole? Un semplice sorriso e boom, era sciolto come un cubetto di ghiaccio al sole bollente estivo.

Prese un respiro profondo, ed ignorò l'occhiolino che gli lanciò Rachel, la quale stava chiacchierando con un tizio, ma che aveva seguito tutta la scena. Roteò gli occhi, ma non poté evitare il sorrisetto divertito che si formò sulle sue labbra. La verità? Cazzo, doveva ammetterlo. Voleva semplicemente saltare dalla gioia, attaccarsi alle labbra di Blaine, e scappare con lui da qualche parte nel mondo. E probabilmente, è quello che avrebbe fatto se Blaine.. beh, se non fosse porcatroia fidanzato. Evitò di lasciarsi attaccare dalla delusione di quell'ultimo pensiero, e seguì il moro fuori dal locale, lasciando che il venticello invernale gli scompigliasse i capelli. Vide Blaine stringersi nel proprio completo, proprio a causa di quel vento freddo. E sorrise. Dio, quanto tempo era passato dal suo ultimo vero sorriso? Possibile che si sentisse così felice per averlo rincontrato?

Blaine si voltò nel momento esatto in cui Kurt chiuse le porte, soffocando tutte le chiacchiere delle persone all'interno. Il sorriso sul suo viso era semplicemente.. bellissimo. Allora non era l'unico ad essere felice di averlo rincontrato.

“Sei anni.” sussurrò Blaine, tornando a guardare davanti a sé. Non aveva neanche bisogno di chiedergli a cosa si riferisse, semplicemente annuì, mentre si avvicinava lentamente con una timidezza che ormai pensava di aver sconfitto. Quell'uomo lo aveva sempre fatto sentire così vulnerabile. “Sei cazzo di anni.” ripeté poi, ridacchiando leggermente. Non era la solita risata intrisa di felicità che accompagnava Blaine. Era carica di delusione.

“Già.” concordò il più grande, pentendosene immediatamente. Cazzo, non vedeva Blaine da sei anni e l'unica cosa che riusciva a dire era un misero già? “Ti sei rifidanzato, vedo.” No! Dio no, quella era l'ultima cosa che avrebbe dovuto dire. Soprattutto non con quel tono pieno di accusa. Aveva tutte le ragioni del mondo per mettersi con qualcun altro. Chi cazzo era lui per tornare dopo sei anni e fargli la predica? Ok, forse si stava facendo tutto un film, visto che Blaine non sembrava assolutamente averla presa in quel modo. Mise su un mezzo sorriso e annuì, tornando a guardarlo con quegli occhioni da cucciolo che se Kurt avesse potuto avrebbe – contegno, Hummel. La cosa che lo fece preoccupare leggermente fu l'espressione pensierosa che il suo viso assunse un attimo dopo. Cosa c'era che non andava?

“Blaine?” si azzardò ad avvicinarsi ancora di qualche passo. Avrebbe così tanto voluto appoggiare una mano sull'avambraccio di Blaine per fargli capire che lui era lì, se aveva bisogno. Ma dio, erano passati sei anni, non due giorni. E le cose erano cambiate. Almeno lui credeva così. “Blaine, va tutto bene?”

“Si, io,” il moro sembrò svegliarsi dallo stato di trance in cui era caduto nei precedenti cinque minuti. “Io sto bene, è che,” ridacchiò nervosamente. “Non posso credere che tu sia qui.” ammise infine, tornando a guardarlo, con un espressione seria che Kurt non gli aveva mai visto. Ovviamente, arrossì, ma non distolse in nessun modo lo sguardo.

“Nemmeno io.” sussurrò infine, rapito dagli occhi dell'altro ragazzo. Possibile che fosse così bello? Restarono a fissarsi per dei secondi che sembravano non finire più. Kurt vide, alla luce della luna – e di qualche lampione – gli occhi di Blaine farsi leggermente più scuri, mentre non smetteva un attimo di fissarlo con quell'espressione sexy da morire. “Cioè, voglio dire, quando ti ho visto prima, pensavo di avere un qualche tipo di allucinazione.” spiegò infine, smorzando un po' l'aria carica di sessosessosesso che si era venuta a creare in quei pochi secondi. Kurt era quasi sicuro che si sarebbero potuti saltare addosso da un momento all'altro. Almeno, lui l'avrebbe fatto volentieri.

La risata leggera di Blaine, fu ciò che poi smorzò la tensione del tutto. “Credimi, pure io.” sussurrò poi, continuando a sorridere divertito. Kurt ricambiò il sorriso, mentre Blaine lo sorpassava per andarsi a sedere su un muretto lì vicino. “Allora?” lo incitò poi.

Kurt mise su un espressione confusa. “Allora, cosa?”

Il moro ridacchiò. “Sei venuto a salvarmi.” disse, riferendosi a quello che era successo pochi minuti prima. “Pensavo avessi qualcosa da dirmi.”

“Salvarti?” chiese, confuso il più grande.

“Partecipo a questo tipo di serate da praticamente tre anni.” rispose il moro, alzando le spalle. “Le prime volte può essere divertente, ma dopo poco ti stanchi di persone che ti ripetono le stesse cose, fregandosene solo di quello che fanno loro.” spiegò.

“Volevo restare da solo con te.” ammise il più grande, incrociando le braccia al petto, e avvicinandosi di qualche passo al proprio ex. Non si era mai sentito così nervoso in vita sua. “Lo volevo sin da quando ti ho rivisto.”

Blaine restò a fissarlo per dei secondi che sembravano minuti infiniti. Tante domande avrebbe voluto chiedere, tante domande che sicuramente prima o poi avrebbe chiesto. Aveva appena rincontrato Kurt. Non se lo sarebbe lasciato scappare per la seconda volta. Se qualcuno aveva voluto che si rincontrassero, probabilmente c'era un motivo. E Blaine Anderson credeva nel destino. “Perchè?” chiese infine, sussurrandolo quasi come se fosse una domanda proibita e avesse paura che qualcuno lo sentisse. I suoi occhi ancora incatenati a quelli del ragazzo davanti a lui.

“Perchè è passato troppo tempo dall'ultima volta che è successo.” rispose senza ombra di dubbio o di incertezza. “Mi sei mancato.”

Blaine annuì impercettibilmente, continuando a fissarlo. “Avresti potuto chiamare Kurt.” disse con una leggera punta di delusione. “Lo sai che..” cominciò, per poi sospirare, senza finire la frase. Fece un gesto vago con la mano come a dire lascia stare. Ecco una cosa che aveva sempre odiato.

“Cosa so?” chiese allora il più grande, continuando ad avvicinarsi.

“Lascia perdere.”

“No.” rispose in tono che non ammetteva repliche. “Dimmelo, Blaine.”

Quest'ultimo sospirò un ennesima volta, passandosi entrambe le mani sul viso e infine passandosene una anche tra i capelli che finalmente erano liberi dal gel. Kurt aspettò pazientemente qualche secondo, prima che il moro riaprisse bocca. “Lo sai che ti amavo e che se tu avessi voluto tornare con me, io avrei rinunciato al mondo intero per te.”

Kurt abbassò lo sguardo. Si sentiva già abbastanza in colpa per essersi rovinato la vita, lasciandosi scappare l'unica cosa bella che gli era capitata, e adesso Blaine lo stava facendo sentire ancora più idiota di quello che già si sentiva per sé. “Lo so.” alla fine optò per la verità. “Pensavo che sarei riuscito ad andare avanti. Pensavo che sarei riuscito a crearmi una vita, che andava aldilà di quello che ci eravamo promessi. E invece,” alzò le spalle, spostando il peso da un piede all'altro. “Mi sono reso conto troppo tardi che non ce l'avrei fatta.”

Blaine annuì. Dopodichè cadde il silenzio tra di loro. Non era un silenzio molto imbarazzante, datochè entrambi erano assorti nei loro pensieri. Kurt sapeva che qualcuno aveva voluto dargli una seconda chance con Blaine. Ne era praticamente sicuro, ed egoisticamente, pensò che non gli interessava niente se il suo ex si era rifidanzato. Apparteneva a lui. Era sempre appartenuto a lui. Blaine, d'altro canto, aveva paura di cacciarsi in un casino più grosso di lui. Ma Kurt era lì. Kurt era davanti ai suoi occhi. Qualcuno o qualcosa aveva voluto che si rincontrassero. Ed un motivo dietro c'era.

I loro pensieri vennero interrotti solo dal rumore della porta del locale che si apriva e da un paio di risatine, che scemarono solo quando si accorsero di loro. Kurt si voltò incontrando lo sguardo felice di Rachel e quello sorpreso di Santana, che incontrò per la prima volta lo sguardo di Blaine, e che per fortuna si trattenne dal fare battutine o frecciatine, notando la tensione che si poteva tagliare con il coltello.

“Lady H.” disse comunque l'ispanica, tenendo Rachel per un braccio, che aveva ricominciato a ridacchiare. “Dobbiamo riportare la gnometta a casa. Credo che abbia esagerato un po' con lo champagne.”

“Non è vero.” ribattè la diretta interessata, allungando le o di ogni parola. Dopodichè ridacchiò per l'ennesima volta. “Ok, forse solo un pochino.”

Kurt roteò gli occhi e sentì il moro dietro di sé ridacchiare leggermente. Si avvicinò alla propria migliore amica, che continuava a fissarlo con quell'aria divertita di chi è ubriaco. Non potè evitare di sorridere dolcemente: era la sua serata, poteva permetterselo. “Riportiamola a casa, dai.” sussurrò poi, guardando l'altra, che continuava a far vagare lo sguardo da Blaine a Kurt. Quest'ultimo fece cenno a Santana di avviarsi. Le avrebbe raggiunte subito.

Si voltò nuovamente verso il moro, che adesso si era alzato e aveva incrociato le braccia al petto, seguendo con lo sguardo un euforica Rachel e una divertita Santana che lo salutò, sorridendogli. Lui ricambio, aggiungendo anche un cenno del capo. Alla fine, quando le ragazze li ebbero superati, Blaine si voltò verso il ragazzo davanti a lui. Sorrise timidamente.

“Ci rivedremo, giusto?” chiese infine, dopo pochi secondi. Kurt mise le mani nelle tasche dei pantaloni del suo completo, e alzò le spalle, sorridendo divertito.

“Forse dovremmo lasciar fare al destino.” rispose, con aria innocente. Blaine ridacchiò.

“O forse no.” rispose invece lui, continuando a sorridere come non aveva ancora fatto in quei sei anni. “Il tuo numero è lo stesso?” chiese poi, imitando la posizione del più grande. Kurt annuì, sorridendo. “Ti chiamo io.”

“Lo farai?” chiese Kurt. Voleva che fosse una promessa.

“Lo farò.”

 

*

 

Blaine uscì dal bagno con addosso solo un asciugamano intorno alla vita e uno tra le mani, mentre si frizionava velocemente i capelli ancora umidi dalla doccia durata molto più di mezz'ora. Aveva perso la cognizione del tempo, mentre aveva la mente completamente assorta nei propri pensieri. Solo quando il suo ragazzo lo aveva chiamato da dietro la porta, si era reso conto che forse era già fin troppo tempo che si trovava nel bagno. Il fatto è che non riusciva a smettere di pensare a Kurt. Non per un motivo in particolare, ma ritrovarlo, dopo così tanti anni, in una città popolata da ben otto milioni quattrocentocinque mila e ottocentotrentasette abitanti, sembrava quasi un sogno. Un bellissimo sogno, a dirla tutta.

Il moro lasciò cadere l'asciugamano intorno alla vita, quando si trovò davanti l'armadio. Pescò un paio di boxer con sopra la bandiera americana, e se li infilò il più velocemente possibile. Non voleva che Alex lo vedesse nudo. Quella sera proprio non aveva voglia di sesso. Prese uno dei suoi pigiamini antistupro a righe blu e nere e se lo infilò, accendendo la luce dell'abat-jour e spegnendo quella del lampadario principale. Alla fine si sedette sul letto a doppia piazza a gambe incrociate, appoggiandosi alla testiera. Recuperò il suo libro – un classico di Flaubert – e cominciò a sfogliare le pagine, fino ad arrivare al punto dove era rimasto la sera prima.

In quel momento entrò Alex. Blaine alzò distrattamente gli occhi dal libro, e lo vide appoggiato allo stipite con le braccia incrociate e l'espressione corrucciata. Riabbassò lo sguardo sulle righe.

“Blaine.” lo richiamò il suo ragazzo, continuando a guardarlo dalla porta.

“Si?” rispose innocentemente il moro, alzando di nuovo lo sguardo, e sbattendo un paio di volte le palpebre. Sapeva perfettamente cosa il suo ragazzo gli avrebbe detto di lì a poco.

“Non mi è piaciuto neanche un po' il comportamento che hai avuto stasera.” bingo.

“Mi dispiace,” rispose l'altro, senza un minimo di interessamento. Alzò le spalle, e sorrise. “Non so di cosa stai parlando.”

“Hai risposto male a praticamente qualsiasi persona ti abbia presentato e in più ti sei assentato per tipo mezz'ora per andare fuori a parlare con quel tuo amico.” Alex fece un gesto vago con la mano, indicandolo con fare accusatorio. Blaine si trattenne dal ridergli in faccia.

“Non vedevo Kurt da tipo sei anni,” spiegò il moro. “Non ci ho visto nulla di male ad uscire a prendere un po' d'aria e chiacchierare con lui.”

“Eri lì per me, non per lui.” rispose l'altro, riportando ad incrociare le braccia sotto al petto.

Blaine fece un gesto vago con la mano e tornò a guardare con sguardo assente le righe sotto i suoi occhi. Sapeva comunque che non era finita.

“Rispondimi quando ti parlo.” disse infatti Alex poco dopo, ancora più offeso di prima. Woah woah, abbassa i toni. Blaine rialzò lo sguardo pieno di divertimento e scetticismo.

“Cosa vuoi che ti dica? Che quel tipo di feste mi fanno schifo? O che le persone che partecipano, se è possibile, anche di più? Ho trovato Kurt, e ne ho approfittato per liberarmi un po' della merda che mi circondava. Ora, se permetti, sono stanco, domani devo lavorare. Quindi, io me ne vado a dormire di là, sul divano. Tu stai pure tranquillo qui.” Blaine si alzò di scatto, sotto lo sguardo indecifrabile dell'altro ragazzo, e prese una coperta dall'armadio e il proprio cuscino. Proprio mentre stava per uscire dalla stanza, sentì una mano chiudersi intorno al suo polso. Venne strattonato, e fatto voltare.

“Voglio solo sperare che tra di voi non ci sia niente.” il suo tono non aveva nulla di accusatorio, ma era in qualche modo estremamente minaccioso. Cosa che a Blaine non faceva neanche un po' paura. Ridacchiò, per poi strattonare il polso, liberandolo immediatamente, ed uscì dalla stanza.

Blaine non era una persona che amava litigare, ma quando le cose si facevano ridicole, non poteva farne a meno. Alex, ogni singola volta, si lamentava del suo comportamento, ma nonostante tutto, non smetteva di chiedergli di accompagnarlo a quel tipo di feste. Lasciò andare quei pensieri, sperando di darsi una calmata, e si buttò sul divano del salotto, coprendosi alla meno peggio.

Solo quando sentì la porta della loro stanza chiudersi, ebbe una specie di illuminazione che lo “costrinse” ad alzarsi dal divano e recuperare il telefono. Scorse la rubrica, e trovò quel numero, ancora salvato. Tirò un sospiro di sollievo: per un momento, aveva avuto la paura di averlo cancellato. Premette il tasto di chiamata. Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.

“Pronto?” gli rispose una voce assonnata.

“Scusa per l'ora,” disse Blaine, con un sorrisetto divertito. “Ma mi stavo chiedendo.. Cosa fai domani mattina alle otto e mezza precise?”

 

*

 

Stava sognando. Stava facendo un bellissimo sogno. Uno di quei sogni che quando poi ti svegli, vorresti tanto ricordare, ma proprio non ci riesci. Due iridi azzurre lo stavano guardando, e due labbra che aveva sempre amato erano piegate in un sorriso divertito. Gli stava dicendo qualcosa, ma era molto lontano. Era lontanissimo, e probabilmente neanche se avesse urlato lo avrebbe sentito. Si limitò ad assottigliare gli occhi, fissando quella sagoma che via via si faceva sempre più lontana, sperando di riuscire almeno a leggere il labiale. Ma niente, la figura era scomparsa. Sospirò deluso, e si voltò riprendendo la propria strada. Ma quando si girò, i suoi occhi incontrarono un paio di occhi azzurri che lo fissavano con una leggera punta di divertimento. Sorrise anche lui, non potendo evitarlo. Poi i suoi occhi cascarono sulle labbra dell'altro ragazzo. Quello inferiore era stretto tra i denti. Vide che lo rilasciò poco dopo, e lentamente.. molto lentamente, lo vide avvicinarsi. Quando si trovarono a pochi centimetri di distanza, l'altro ragazzo ridacchiò con quella voce cristallina, e cambiò immediatamente direzione, avvicinando le labbra al suo orecchio. “Sarò sempre dove tu sai di potermi trovare,” aveva detto, scandendo perfettamente ogni singola sillaba. “Devi solo riuscire a trovarmi adesso.” Poi aveva ridacchiato, e pochi secondi dopo, la sua figura era scomparsa nuovamente. Dopodiché una specie di buio totale. Adesso si trovava in un parco che sembrava molto familiare. Stava in piedi sull'erba, e stava camminando. Camminava, camminava, ma quel parco sembrava non avere una fine. Si guardò un po' attorno. Il parco era deserto, ed era buio. Buio pesto. Strinse le braccia al petto, preso all'improvviso da una strana paura. Continuò a camminare, perché, tranne fare quello, non poteva fare altro. All'improvviso apparve un'altalena alla sua sinistra. Su uno dei due sediolini era seduta una persona familiare. Sorrise, e all'improvviso si sentì a casa. Si avvicinò a lui, e si sedette sull'altro sediolino. Vide che l'altro ragazzo non lo stava guardando, così un moto di delusione e tristezza lo pervase. Provò a chiamarlo, e all'improvviso quelle due iridi azzurre si alzarono da terra, e lo fissarono come se avessero visto un miracolo. Il ragazzo sorrise, e cominciò a dondolarsi lentamente sull'altalena. Lui lo fissò per tutto il tempo in cui l'altro si dondolava e ridacchiava. Alla fine, lo vide alzarsi. “Rincorrimi.” disse il ragazzo con quella voce simile a quella di un angelo. “Prova a prendermi. Sono sicuro che ci riuscirai. E quando succederà, niente e nessuno riuscirà a mettersi tra di noi, Blaine.” Quest'ultimo sorrise, ma solo quando si rese conto che la figura dell'altro ragazzo cominciava piano piano a sfocarsi, cominciò a preoccuparsi. Lo sentì parlare di nuovo, in lontananza. La sua voce era solamente poco più di un sussurro. “Prova a prendermi, Blaine.”

Blaine..

Blaine.

“Blaine.”

Il moro si svegliò di soprassalto, respirando affannosamente, e sbattendo più e più volte le palpebre, per cercare di capire se si trattasse di un sogno o della realtà. Pensò e ripensò più volte al motivo per cui si sentisse così.. strano, e alla fine solo un nome rimbombò nella sua testa. Kurt. Kurt. Kurt. Aveva sognato Kurt, ma dio mio, perchè era così difficile ricordarsi cosa aveva sognato?

Ad un certo punto sentì le coperte alzarsi, e un corpo scivolare vicino al suo. Immediatamente si sentì imprigionato tra le braccia di qualcuno. “Amore,” sussurrò Alex, vicino alle sue labbra. “Scusa per prima. Non riesco a dormire di là, senza di te. Torna a letto con me.”

Blaine era fin troppo stordito per capire bene le parole del suo ragazzo, così semplicemente si fece cullare qualche minuto, per poi farsi trascinare in camera dal letto. Alex lo strinse tra le sue braccia, e pochi minuti dopo, si riaddormentò.

 

*

 

Il fatto è che si sentiva un completo idiota. Si era svegliato alle sei e mezzo del mattino, e si era fatto una doccia, canticchiando allegramente e beccandosi un bel vaffanculo da parte della sua migliore amica. Aveva ridacchiato, poi si era ritrovato fermo immobile davanti al proprio armadio. Non aveva niente da mettersi. Dopo mezz'ora, aveva optato per un completo abbastanza semplice: jeans militari aderenti, camicia bianca e un foulard verde scuro, tanto per abbinare qualcosa ai pantaloni. Dopodiché aveva passato ben venti minuti davanti allo specchio cercando di far stare su il suo ciuffo, che, guarda caso, proprio quella mattina non ne voleva sapere di stare al suo posto. C'era quella cazzo di ciocca che ogni tre per due gli ricadeva sugli occhi. Dopo aver imprecato per ben cinque minuti di fila, finalmente ce l'aveva fatta. Aveva raccolto il proprio cappotto – visto che le previsioni dicevano che quel giorno avrebbe tirato anche fin troppo vento – aveva lasciato un bacio sulla fronte di Rachel ed era uscito dal loft. Adesso arrivava la parte dell'idiota.

Fermo davanti Starbucks, con un messaggio sotto gli occhi, e un sorriso ebete sul viso. Dio, si sentiva un ragazzino al suo primo appuntamento. E, Cristo Santo, aveva venticinque anni.

Spero tu possa sopportare cinque minuti di ritardo. La sveglia non ha suonato stamani. Giuro che farò il prima possibile”, recitava il messaggio che Blaine gli aveva scritto dieci minuti prima. Erano le otto e mezzo spaccate. Peccato che lui si trovasse lì davanti da un quarto d'ora, se non di più. Decise che era il momento di smettere di fissare quel messaggio, così ripose il telefono nella tasca posteriore. Solo sei minuti e quarantasette secondi dopo, vide spuntare dei riccioli neri tra la folla. Il suo cuore cominciò inspiegabilmente a battere a livelli dell'infarto.

Scrutò Blaine, che quando finalmente incontrò il suo sguardo, sorrise divertito, e alzò le spalle, aspettandosi da un momento all'altro una frecciatina, riguardante il suo ritardo. Frecciatina che non attardò ad arrivare. “Ma come?” urlò il più grande, facendosi sentire oltre il rumore delle macchine e delle persone. Due o tre si girarono pure verso di lui, per poi continuare per la loro strada. “Mi hai ripetuto per mezz'ora quanto dovessi essere puntuale, mi hai pure preso in giro, dicendomi che probabilmente sarei arrivato in ritardo,” continuò, vedendo il moro che ridacchiava, e che ormai era davanti a lui. “E poi sei tu ad arrivare con ben” guardò l'orologio. “Sette minuti di ritardo. Ah, questa non credo di potertela perdonare.”

Blaine tirò indietro la testa, lasciandosi andare ad una risata, cosa che fece sorridere anche il più grande. Blaine indossava un paio di jeans viola scuro, una camicia nera, il gilet dello stesso colore dei pantaloni e la cravatta viola chiaro. Aveva una tracolla di pelle, che portava su una spalla sola, e che teneva con una mano. Continuò a sorridere, quando poi parlò. “Posso per caso difendermi dicendo che è stata tutta colpa della sveglia, e che se fosse per me, saremmo già dentro a berci un caffè?”

Kurt fece finta di essere pensieroso per qualche secondo, cosa che fece sorridere ancora più ampiamente il moro. “Mmh, direi che è la scusa che usano tutti. Forse avevi qualcosa di meglio da fare.” aggiunse poi, fingendosi offeso.

Blaine si morse il labbro inferiore, senza smettere di sorridere. “Credo che sia impossibile trovare qualcosa di meglio da fare, quando si tratta di te.” Aspetta. Blaine stava flirtando? Blaine stava flirtando con lui? Blaine stava flirtando non proprio velatamente con lui? Cercò di trattenere un sorriso compiaciuto. “Allora, vogliamo entrare, o rimanere a congelare qua fuori?”

 

*

 

“Non posso credere che continui a bere quella roba.” disse Blaine, assumendo un'espressione disgustata, mentre gli porgeva il suo bicchiere strapieno di non-fat mocha. Kurt mise su un espressione indignata.

“Cos'ha il mio caffè che non va?” chiese il più grande, guardando l'altro che si stava sedendo proprio davanti a lui.

“Caffè dietetico? Ugh.” e poi fece finta di rabbrividire, cose che – per quanto si sentisse ferito nell'orgoglio – fece sorridere l'altro ragazzo.

“E tu cosa stai bevendo?” chiese allora, Kurt, guardando Blaine che cercava di aprire il proprio bicchiere, cercando di evitare di schizzarlo ovunque. Quando finalmente ci riuscì, si piegò sul bicchiere, per guardare al suo interno.

“Mmh, cappuccino con panna, caramello e una spruzzata di cioccolato.” il moro sorrise e incontrò nuovamente le iridi di Kurt, che in quel momento aveva messo su un espressione disgustata. Blaine rise. “Meglio la mia di roba, che quello schifo che stai bevendo tu.” disse, quasi leggendogli nella mente. Kurt incrociò le braccia al petto, e guardò in un angolo del bar, tentando a tutti i costi di reprimere il sorriso che minacciava di tradire il suo voler sembrare offeso. Dio, gli era mancato tutto questo. Gli era mancato parlare con Blaine, scherzare con lui, punzecchiarlo, e lasciarlo punzecchiare. Gli era mancata la sua risata, i suoi occhi che trasmettevano ogni secondo un sentimento diverso, il suo sorriso, e persino i suoi capelli.

“E così,” cominciò il moro, poco dopo, portandosi un dito pieno di panna alla bocca, e succhiandolo. Kurt cercò di non soffermarsi troppo su quell'ultima azione. “Mi hai detto che ti sei laureato alla NYADA, hai continuato a lavorare da Vogue, e sei diventato un giornalista.”

Kurt sorseggiò il suo caffè qualche secondo, per poi annuire. “Si, beh, quando ho capito che Isabelle aveva ragione a dirmi che i sogni possono cambiare e che volevo diventare giornalista di moda, avevo pensato di lasciare la NYADA e tentare ad una scuola come la Columbia. Poi mio padre ha cercato di convincermi a non farlo, e Isabelle mi ha promesso di lasciarmi lavorare anche con una laurea che in fondo non c'entrava nulla.” il ragazzo alzò le spalle, sotto lo sguardo attento del moro. “Così, semplicemente ho finito gli studi quasi due anni fa, e adesso lavoro a tempo pieno come giornalista da Vogue.”

“Lavori ancora per Isabelle?” chiese Blaine, ingoiando il pezzetto di muffin al cioccolato che aveva davanti. Kurt annuì.

“Fortunatamente si. Sto sperando ad un futuro lavoro da editor.” il ragazzo distolse lo sguardo, posandolo sulle proprie mani che reggevano il bicchiere di caffè, poi lo rialzò verso il ragazzo davanti a sé, con un sorrisino timido. “Pensi che sia chiedere troppo?”

Blaine sembrò pensarci qualche secondo. “Penso che tu possa fare qualsiasi cosa tu voglia, Kurt, e – no, lasciami finire.” aggiunse poi, quando vide il più grande tentare di interromperlo. “Penso che tu sia giovane, e.. in fondo, hai una vita intera davanti per poter realizzare i tuoi sogni. Solo, se vuoi un consiglio, non.. non volere tutto e subito, perchè niente sembra cadere dal cielo. Lo sai anche tu, quanto ci ha messo Isabelle a diventare quello che è adesso?”

“Quasi vent'anni.”

“Esattamente. Potrebbe volertici lo stesso tempo, o forse di più, o forse di meno. Nessuno può saperlo, ma io credo in te. E sono sicuro che Kurt Hummel riuscirà a realizzare i suoi sogni. Tu solo.. corri tutti i rischi che devi correre, fai tutti i sacrifici che devi fare, e lavora duro. Vedrai che alla fine riuscirai a prenderti tutto quello che vuoi.”

Kurt piegò lentamente gli angoli della bocca verso l'alto. Anche quello che aveva davanti in quel momento era una cosa che voleva prendersi. O meglio, riprendersi, visto che nonostante tutto, Blaine era stato suo. E lo era tutt'ora. Kurt lo sapeva. Lo sentiva. Blaine era la sua casa. L'unica persona che riusciva a farlo stare bene e aiutarlo. E aveva appena dimostrato di esserne ancora capace. Avevano avuto i loro problemi, lo sapeva. Ma non gli importava. Non era ancora troppo tardi. “Lo spero proprio.” sussurrò infine, volendo che lo sentisse solamente lui. Non che le persone che erano vicino loro gli stessero ascoltando, ma vabbè, dettagli.

Blaine alzò di scatto lo sguardo dal suo caffè, capendo immediatamente il secondo senso di quella frase. Ovviamente Kurt non si stava riferendo solamente al lavoro. Quando incontrò lo sguardo deciso di Kurt, non potè evitare di sorridere. “Lo spero anch'io.” sussurrò infine, allungando una mano con il palmo voltato verso l'alto. Kurt ci fece scivolare la propria, senza incertezza. Combaciavano ancora perfettamente.  



  
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