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Autore: Ombra8    12/09/2014    2 recensioni
"Scrivimi una storia Rick, promettilo"
"Te lo prometto".
[In revisione]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Martha Rodgers, Quasi tutti, Richard Castle
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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C’è una domanda che mi pongo di frequente,cosa spinge il fato a far incontrare le persone. Su quali motivi si basa a riunirle davanti ad un drink?
Prendiamo l'esempio di mia madre. E' impossibile nascondere il suo essere così eccentrico ed estremamente coinvolgente, alla quale è difficile dire di no. 
Ad ella aggiungiamo anche questa coppia, i coniugi Beckett.
Persone riservate, avvocati estremamente preparati, allergici alle riviste di gossip da quanto posso dedurre ed eppure chiacchierano allegramente e con interesse con mia madre. 
Si direbbe che la chimica ha ragione, gli opposti si attraggono. 
E allora, ritornando alla mia domanda iniziale, è l'opposto il motivo principale che induce il fato ad agire? O alle volte è soltanto coincidenza?
 
Ho sempre pensato che la prima volta che l'ho incontrata fosse in realtà dovuta ad una coincidenza. Ci trovavamo nello stesso posto ma per motivi differenti. 
il nostro è stato più uno scontro che un incontro. 
Sarebbe stato banale presentarsi con tanto di convenevoli.
No.
Noi dovevamo battibeccare. 
Mandarci al diavolo , augurandoci di non incontrarci più.
Illusi. 
Si. 
Ci eravamo illusi.
Nessuno può scampare al fato.
Men che meno NOI.
 
 
 
Il pranzo con i signori Beckett era stato piacevole e per certi versi anche divertente. 
Mia madre cercava di insegnare alla signora Johanna i rudimenti del teatro mentre il signor Jim mi intratteneva spiegandomi alcuni meccanismi e tattiche del baseball.  
Tra un argomento e l'altro mi avevano raccontato qualcosa della loro bambina.
"Ma Jim se continui a chiamarla cosi Rick penserà davvero che sia piccola"
"Per me lo è" Rispose in modo accigliato. 
"Caro non lo ascoltare ormai Kate ha i suoi 18 anni, a settembre inizia anche i corsi a Stanford" Aggiunse con soddisfazione ed orgoglio.
Si vedeva quanto tenesse alla figlia e quanto la rendesse fiera di lei. 
Immaginai che le assomigliasse e che avessero un bel rapporto.
Complici contro il padre. Infondo era cosi anche per Alexis e mia madre, con l'unica differenza che il nemico in questione fossi io. 
"Purtroppo" sentii sospirare Jim, probabilmente già malinconico dei periodi delle bambole e delle treccine. 
 
Terminato il pranzo e anche il dopo pranzo ci dividemmo con la promessa di vederci l'indomani in spiaggia. 
Approfittai della tranquillità della spiaggia per potermi un pò riposare al sole.
Mi addormentai completamente cullato dal rumore del mare e dal chiacchiericcio lontano delle persone.
Al mio risveglio coinvolsi Alexis in una lotta in acqua. Giocammo per delle ore tra rincorse, racchettoni e un pò di pallavolo. 
La sera eravamo talmente troppo stanchi che decidemmo di restare in casa e guardarci un film, in cameretta.
La mia carotina crollò dopo nemmeno mezzora di dvd, lasciandomi da solo con quella commedia demenziale. 
Decisi di spegnere e ritirarmi in stanza.
 
 
Faceva particolarmente caldo quella sera.
Neanche il supporto del ventilatore alleviava il calore che provavo.
Come un bambino, uno scemo,addormentandomi al sole mi ero leggermente scottato, tanto da lasciare il pallore con il quale ero arrivato, il posto ad un rossore intenso
Tutto ciò mi provocava insonnia.
 
Provai a rinfrescarmi il viso, bevvi dell'acqua, addirittura decisi di starmene per un pò sul terrazzino della mia camera da letto a contemplare il cielo stellato.
Ma non riuscivo a rilassarmi. A far si che Morfeo mi prendesse tra le sue braccia e mi conducesse nel regno dei sogni.
Cosi decisi di scendere sulla spiaggia per fare una passeggiata.
La comodità di vivere in una casa che ha un accesso diretto alla spiaggia sta proprio nel fatto che si è liberi in qualsiasi momento di poter far visita all'Oceano.
Godersi il fresco venticello della brezza marina, l'odore di salsedine,la tranquillità delle onde che si tuffano sulla battigia e poi  si ritraggono in continuazione.
Si può anche godere dello splendore della luna o aspettare che giunga l'alba.
 
Vestito soltanto di una canotta e un paio di  pantaloncini leggeri mi accinsi nella mia solitaria passeggiata.
Ripensai alla mattinata, al viaggio, al mio ritorno in quella casa.
Ripensai all'ultima volta che avevo trascorso Agosto  in compagnia dei teppisti che un tempo erano miei amici.
Ripensai a lei, a Kyra, e ai nostri progetti e alle nostre interminabili passeggiate.
Ripensai a quanto fossi più giovane e decisamente spensierato.
E non immaginavo che quell'estate sarebbe stata la mia ultima con lei.
 
 
I primi tempi il mio terapista me lo ripeteva sempre, mai pensare a come sarebbe andata. 
Bisognava accettare ed andare avanti.
Io non ci riuscivo, non riuscivo ad accettare. 
Poi l'ho dovuto fare. 
 
La passeggiata sembrava avermi rilassato tanto da percepire un pò di stanchezza nelle mie gambe.
Decisi di voltarmi per tornare indietro quando delle urla attirarono la mia attenzione.
Scorsi più in avanti un falò e una coppia di ragazzi che parlano animatamente. Pensai che avessero alzato un pò il gomito.
Poi però lo scatto del ragazzo alto e robusto che rudemente afferrò per il braccio la ragazza cercando di attirarla verso di se per baciarla e lei che iniziava a dimenarsi per liberarsi dalla stretta possente, attirarono la mia attenzione tanto da avvicinarmi velocemente.
 
 
"Ehi amico , cosi le fai male". Dissi con sorriso mesto e in modo che lo convincessi con le buone maniere.
 
"Fatti i cazzi tuoi, amico"  mi urlò con rabbia. Le sue mani sempre ben salde sulle braccia della ragazza che cercava di liberarsi.
 
"Dai Jake lasciami stare, abbiamo bevuto. Un pò troppo" Fa quest'ultima non del tutto lucida.
 
Ma neanche le parole della ragazza riuscirono a tranquillizzare il ragazzo che non si decideva a mollare la presa.
 
Al che intervengo ancora ma questa volta cercando di separarli.
" Ti ho detto di farti i cazzi tuoi"
E si volta verso di me cercando di sferrare un pugno. Ma io più veloce e decisamente molto più lucido di lui riescii a schivarlo prendendogli il braccio e rigirandoglielo dietro alla schiena, costringendolo poi  a mettersi in ginocchio con ancora il braccio bloccato. 
 
"Ascoltami bene cazzone , prima che ti spezzi il braccio, prendi le tue cose e  vai a fanculo a casa. E' chiaro?"

Urlai con fare prepotente.

La scarica di adrenalina combinata con il disgusto della visione di un uomo che cerca di approfittarsi di una donna, mi diede la spinta per poter reagire e imporre la mia autorità.
Quanta prepotenza può un uomo usare pur di aver un momento di sfogo.
 

L'idiota sotto al mio sguardo freddo e minaccioso raccoglie le poche cose e si allontana.
 
Riprendo lucidità e mi avvicino  alla ragazza.
 
Il viso non mi è nuovo. Ha un non so che di familiare.  
Un po brilla e impaurita cerca di raccattare le proprie cose per tornarsene a casa.
 
" Come va? Ti ha fatto male? Vuoi che ti porti da un medico?"
Domando dolcemente.
"Potevo pensarci io benissimanete. Non ho bisogno del cavaliere dall'armatura scintillante che sguaina la sua spada. "
Risponde con aria scocciata e irritata.
Sembra una furia, quei occhi scuri mi guardano con freddezza.
Rimango sbigottito e senza parole. Non volevo essere ringraziato con tanto di tappeto rosso ma un Sto bene, grazie del pensiero, non l’avrei denigrato.
 
" Mi aspettavo un grazie.. E scusa se mi sono preoccupato che quel tipo potesse approfittarsi di te" 
 
" Non c'era bisogna. So badare a me stessa."
Bhà, valle a capire le donne.
 
"A si.. Come no. " e con voce bassa mormoro.."Quei lividi sono una prova" 
 "Cosa hai detto?"
 
"Niente... Me ne vado... buona notte" 
 "Ciao" mi risponde quasi mandandomi al diavolo.
 
 Vai a far del bene.
 
Ecco adesso sono più agitato di prima. Altro che passeggiata, forse è meglio che mi faccia un paio di Martini per addormentarmi.
 
E cosi mi avvio verso casa.
Frustato,inorridito, e molto ma molto sveglio.
 
  
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