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Autore: Layla    29/09/2008    7 recensioni
Una nuova ficcy, ambientata nella tokio moderna in una scuola d'arte un po' speciale...ok...la scuola è modellata su quello che l'artistico è stato per me in questi cinque anni. spero vi piaccia, se mi conoscete saprete già quali sono i paring principali, ovvero naru-hina, sasu-saku, neji-ten, ino-shika.hope ya like it!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EPILOGUE:THIRTY SONG TO SAY GOODBYE

 

Syria chiuse soddisfatta il quaderno, la relazione per Morino era fatta, ora poteva dedicarsi al suo hobby, la fotografia.

Era sempre stata una bambina curiosa, quando aveva scoperto come usare la macchina fotografica si era illuminata di gioia, ora poteva dedicarsi allo studio della cosa più misteriosa del mondo: gli umani.

Non finiva mai di stupirsi della pazzia umana, era incredibile e attraverso la macchina fotografica cercava di capirlo.

Decise di sviluppare l’ultimo rullino e iniziò a preparare la camera oscura in camera sua, anche se sapeva che su madre l’avrebbe sgridata, quella donna non era mai libera in un certo senso.

Sua madre aveva fatto della parola di suo padre la legge e lei non sarebbe mai finita così.

Mai!!!

Ma per te così non sarà
Perché ami il fiume e la libertà
E anche tua madre amava il fiume
E la sua santa libertà

Il buia della camera era interrotto dalla luce rossastra delle lampade per lo sviluppo, la ragazza scrutava intenta le foto, il soggetto di quelle più recenti era sempre lo stesso: un energico ragazzo biondo.

Deidara.

Lui era una furia, una forza della natura, lo adorava.

Sorridendo avvicinò la mano alla foto, come per accarezzarla, quanto avrebbe desiderato capirlo fino in fondo.

[“E così hai imparato a usare la macchina, Sakura-chan!”

“Si nonna!”

La bambina le aveva mostrato orgogliosa una vecchia Olympus.

“Ti piace?”

Si, nonna secondo te io mi innamorerò mai?”

Si, ti innamorerai piccola.”

“come farò a capirlo?”

“Chi amerai sarà il soggetto che non vorrai mai smettere di fotografare,  sarà il mistero incomprensibile che non riuscirai a sciogliere e che per questo ti sarà più caro.

Sarà la persona che non avrà mai una foto uguale ad un’altra per quante tu gliene faccia.”

Uhmmmm…grazie nonna.”]
L’erba medica alta, profumo di terra
E sembrava un ragazzo vista da qua
E anche tua madre amava il fiume
E la sua santa libertà

Prese delicatamente in mano una foto, che le trasmetteva forza ed energia.

Era questo il suo Soggetto?

Quello che avrebbe scelto per la vita?

Sorrise e iniziò a tormentarsi il nuovo piercing al sopracciglio, fino a strapparsi un gemito di dolore.

Forse il tempo dell’amore era arrivato anche per lei, fiero gatto, orgoglioso e indipendente.

Ma un giorno che era distratta Si è guardata intorno e ha visto:
Tuo papà

 

People are strange when you're a stranger
Faces look ugly when you're alone

Era seduta su una sdraio su uno dei terrazzi di quella immensa casa, guardava pensierosa l’orizzonte, poteva vedere fino alla baia.

Il vento freddo le scompigliava i capelli viola, il cielo era nuvoloso, ma a volte dei raggi di sole riuscivano a fare capolino e a illuminare la città per un attimo.

Era a San Francisco, in una splendida villa sulle colline che aveva la vista fino alla baia e con il ragazzo che amava, ma non era contenta.

Stava sperimentando l’imbarazzo, il padre di Kankuro era freddo come un ghiacciolo e non la calcolava minimamente, sembrava detestare il suo aspetto.

Non sapeva se stava diventando paranoica, ma le sembrava che anche le cameriere mormorassero al suo passaggio, forse accettavano le stranezze dei Sabaku perché erano i figli del padrone, ma lei?

Lei non era che una ragazza povera…

Era anche triste, le mancavano quei due svitati della sua sorella nel punk e del corvo emo, nonostante le lunghe chiacchierate in msn.

A volte si scopriva a passeggiare per la città e a voltarsi per cercare Yukari per mostrarle una cosa e realizzava che lei non c’era, che non erano a Tokio e si intristiva.

Yukari era una di quelle persone che quando vanno in un posto nuovo cercavano di imprimersi nella mente ogni paesaggio, ogni vicolo e che cadevano in una sorta di trance felice.

Anche ora, sarebbe andata in un visibilio davanti a quel cielo, si sarebbe messa ad osservarlo muta e felice come una bambina, fumando una stizza dietro l’altra..
Women seem wicked when you're unwanted
Streets are uneven when you're down
When you're strange

Le mancavano da morire, anche quel demente perso di Sakura.

[Erano all’aeroporto di Tokio, stretti in un’abbraccio, in lacrime, senza volerlo ammettere.

“IO non sto piangendo,Chiyo.”

“nemmeno io ‘Kari!”

“E nemmeno io!”

“Tu si Saske! Ti è colata la matita! Adesso hai due strisce che ti fanno sembrare un indiano in assetto da guerra!

Si erano abbracciati più forte sotto lo sguardo perplesso di Kankuro, Sakura e Itachi che forse si sentivano anche esclusi.

“Non uccidere nessuno, schizzata viola.”

“Non  rompere troppo corvo emo.”

“Divertiti anche per me e se incontri Tim Armstrong salutamelo.”

Di nuovo lacrime.]

Faces come out of the rain
When you're strange
No one remembers your name
When you're strange

Sentì la porta aprirsi ed entrò un’assonnato Kankuro in pigiama.

“Triste, Michiyo?”

“Mi mancano un po’”

Mormorò stringendosi nella maglia portafortuna dei Rancid di Yukari, mentre lui si sedeva accanto a lei.

“IO non ci volevo venire, mi dispiace di averti trascinato.”

“Tu non mi ci hai trascinato, sono io che non ho voluto lasciare solo un danno come te.”

Lui sorrise e l’abbracciò ancora assonnato.

[Il campanello trillò facendola sobbalzare, andò ad aprire e si trovò faccia a faccia con YUkari.

“Ciao nee-san!”

“Ciao!”

“Entra!”

Si erano sedute in salotto.

“E così vai in America…”

“Già.”

“Tieni!”

Le aveva allungato la sua maglia dei Rancid.

“Portala nella sua terra natale e ricordati di noi, poveri sfigati che rimaniamo in Giappone.”

Nee-san! Grazie!!!”]

Il sole fece definitivamente capolino e fu un buon auspicio.

 

Era ancora a letto, a rigirarsi senza trovare pace, dopo l’ennesima notte insonne, dopo l’ennesima notte trascorsa a parlare in msn con Meg.

Si mise il cuscino sopra la testa e maledì Temari che era uscita dalla stanza facendo cigolare la  porta.

Odiava quella città, odiava suo padre e le sue trovate, che unità familiare poteva essere ricostruita se non si erano parlati per anni?

Ripensò a Meg chissà cosa stava facendo?

Forse stava dormendo anche lei o forse no.

Pregò che stesse dormendo, ultimamente le diceva che era diventata insonne, ma lei non era abituata alla mancanza di sonno come lui, per lui dormire o meno era indifferente, lei finiva per indebolirsi soltanto.

E anch'io ti mando un pensiero
E un augurio di sonni tranquilli
Ma vorrei che potessi sederti al mio fianco
Sul pontile del Regent's Canal

Sentì bussare alla porta, ma non rispose.

Sentì suo padre imprecare da dietro la porta, ma se ne fregò.

Voleva disperatamente Meg al suo fianco, era sicuro che con lei accanto avrebbe apprezzato San Francisco, con lei aveva iniziato ad apprezzare il mondo in generale.

Non sapeva perché ma la mora aveva un’energia speciale che irradiava su tutti gli altri, curiosa, energica, vivace, a tratti infantile era capace di rovesciare il tuo mondo ed adattarlo al suo senza fartelo pesare.

Lei avrebbe amato quella città, avrebbe amato il mare, il vento, i negozi, tutto

Sentì gli occhi farsi pesanti.

Gli mancava persino il suo cane e quelle assurde discussioni per convincerlo che l’husky non lo odiava.

La testa iniziò a ciondolare e si adagiò sul cuscino.

Non sentì i nuovi colpi alla porta del padre e non lo vide entrare e guardarlo perplesso.

Dormiva.

E anch'io mi addormento più calmo
E spero che ti ritroverò in sogno
E che cammineremo per mano nel sole
Sulle rive del Regent's Canal

 

Finalmente uscirono di casa, senza Gaara e con il padre  infuriato contro il rosso e Kankuro non poté fare a meno di ridacchiare.

Rinsaldare l’unità familiare….L’unica unità che si era rinsaldata era quella tra Michiyo e Temari in una terribile alleanza contro chiunque le disturbasse e le criticasse.

[“Dovresti vestirti più colorata figlia mai…”

“Anche il nero è un colore, un colore adorabile vero Michiyo?”

“Meraviglioso Temari, anzi perché non trucchi anche me così?”

Il padre si era ritirato sconfitto, borbottando contro le figlie femmine.]

Erano  arrivati in centro e il padre li aveva lasciati liberi di girare, le due nuove alleate si era lanciate all’assalto dei negozi di moda dark e punk, lasciandolo solo.

Scosse la testa  e adocchiò un colorificio che metteva in mostra dei burattini e si estasiò davanti alla bellezza di quegli oggetti.

“Ti piacciono, carino?”

Si voltò irritato e si trovò a fronteggiare un gruppetto di fighetti attaccabrighe.

“Fatti i cazzi tuoi idiota.”

Iniziarono a mettersi in cerchio attorno a lui, che alzò gli occhi al cielo scocciato.

“Ehi! Lascialo perdere! Guarda che belle tipe!”

Il ragazzo guardò chi avessero visto e sogghignò, Michiyo e Temari.

“Ehi lo sapete che siete carini?”

“E tu lo sai di essere un idiota’”

Sua sorella

“No Tema, non lo sa. Come potrebbe? Non ha il cervello.”

Michiyo.

Partì una rissa a cui riuscì a strapparle con molte difficoltà, anche quando furono lontani Michiyo continua va a sbraitare e a contorcersi.

La mia ragazza è strana
Non dice che mi ama
Ma beve birra e fuma
Ha un tatoo sulla schiena
La mia ragazza mena
La mia ragazza è strana
Non dice che mi ama
Si calmò un po’ solo quando arrivarono in un bar.

Ma io non la sopporto la gente così. Sono degli idioti, cazzo, degli emeriti idioti!

Sottolineò l’ultima parola sbattendo energicamente un pugno sul tavolo.

Dai’Chiyo calmati. La lezione gliel’hai data!”

Sogghignò.

“Oh si, la mia cintura di borchie se la ricorderanno a lungo!”

Scoppiarono a ridere tutti e tre attirandosi le occhiatacce degli altri avventori

[“Ma cosa ti piace in me?”

Le domande a bruciapelo erano le peggiori.

“La vivacità Michiyo, il fatto che non ti smonti mai.

Mi dai molta energia, con te non ci si annoia mai.

“Grazie gattone, ma ti sembro carina?”

Era arrossito.

Si, non cambiare mai.”]

Ma a tuo padre sto simpatica?”

“Non lo so, ma fregatene. Lui ama solo se stesso.”

Ma lui ti fa problemi?”

“Me ne fa da una vita.”

“ Se ti rompe lo sistemo io…Sarà più ragionevole dopo un giro di borchie!”

“Grazie Michiyo, grazie di esistere.”

“Prego.”

Non dice che mi ama
Però quand’ho un problema
Lei è qui vicina
La mia ragazza mena

Temari guardò l’orologio.

“Dai torniamo a casa….”

“Si hai ragione.”

Quel soggiorno in America sarebbe stato divertente, pensò mentre intrecciava la sua mano a quella della viola.

Quando la guardo tutto ha più senso
Il mondo sembra meno cattivo
È benzina sul fuoco
È perfetta davvero… anche se ho un occhio nero

Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal suono del mare, un canto strano fatto di vento e onde che le faceva sembrare più vicino il Giappone, per quanto amasse anche San Francisco.

Era pomeriggio, il vento si era alzato di nuovo e le scompigliava i capelli biondi, i suoi fratelli erano a casa a giocare con la Play insieme a Michiyo, suo padre era a sistemare non si sa bene che affari.

Era in pace, finalmente in pace, la tempesta era finita, la ferita aveva smesso di farle male, lasciando una lieve cicatrice,

Shikamaru se ne era andato dalla sua mente!

Si strinse nel vestito nero e sorrise, guardando quell’orizzonte pensava a dei capelli bianchi  e degli occhi verdi che la guardavano scontrosi.

[“E così saresti la figlia dell’onorevole Sabaku, una riccastra.”

“Non mi importa un cazzo dei miei soldi, li baratterei tutti pur di avere un po’ di calore umano.”

“Non hai mai provato a comprartelo?”

Sorrise beffardo lui.

“No Kimimaru. Mai.

Voglio del calore umano vero e non un’illusione.

“Il calore umano è un’illusione. Gli uomini sono freddi, neri come la notte.

“Posso dimostrarti il contrario?”

“Puoi provarci, è il massimo che ti concedo.”

“Mi basta.”]

Chissà se un po’ ci era riuscita?

These are my words
That I've never said before
I think I'm doing okay

Riprese a camminare, sentendosi leggera, a lui quella città sarebbe piaciuta perciò voleva imprimersi nella mente ogni angolo per poterglielo raccontare al ritorno.

Avrebbe fatto di tutto per far apparire un sorriso su quella faccia pallida e amareggiata.

[“IO non sorrido Temari.

IO non ci trovo nulla di bello in questo mondo.

Sono stato malato a lungo e nessuno si è preoccupato per me.

Che mondo è? Che persone lo abitano?”]

Una raffica più forte delle altre colpì un’aiuola facendo volare via i petali dei fiori e lei se ne ritrovò in mano uno.
And this is the smile
That I've never shown before
Somebody shake me 'cause I
I must be sleeping

Stava bene, per la prima volta stava davvero bene e avrebbe fatto di tutto per ringraziare l’autore di quel miracolo.

Di tutto.

 

Correva, un passo dopo l’altro, correva nel verde del parco sotto il sole cocente del pomeriggio, senza curarsene molto.

Correva per allenarsi, per controllare il suo corpo e prolungare la giovinezza, correva principalmente per non pensare.

Lui era un’ostinato, in lottatore nato, ma a volte si chiedeva se ne valesse la pena e a volte non sapeva rispondersi, soprattutto se era lei che glielo chiedeva.

Ten Ten, Lee e Neji erano sempre stati un trio affiatato e lui era sicuro che Neji e Ten sarebbero finiti insieme, invece la vita aveva deciso diversamente.

[“Ten non puoi smettere di lottare, lui ti piace!”

Si, mi piace e si so che dovrei lottare, ma la prima grande lezione che ti impartisce l’adolescenza è che non sempre puoi avere ciò che vuoi.”

“Tu non hai nemmeno lottato!”

“Hai mai avuto un colpo di fulmine Lee?”

“Si…ma…”

“Ecco. Quello tra Neji e Tayuya è un colpo di fulmine.

Me ne sono accorta subito, ad Halloween, ma ho deciso di provarci comunque ed è andata male. L’ho baciato e non è successo nulla, nessuna scintilla, nessuna farfalla nello stomaco.

Nulla.

Era per questo che stavo male, per questo che mi sono ubriacata, per questo che li ho aiutati a mettersi insieme anche se stavo male.

Non ho più possibilità, il mio treno mi era passato accanto e io non me ne ero accorta.”

Scoppiò in lacrime e lui la consolò per l’ennesima volta]

Occhi bassi, quando cammini
Dentro ai piedi che tesoro hai?
Occhi bassi, dritto in faccia non mi guardi mai
Ten
era sempre stata una ragazza forte, ma ora era diversa, più fragile, più arrabbiata, meno sorridente, trovava solo il coraggio di sorridere anche se masticava amaro.

Aumentò il ritmo, preso da un’antica rabbia, come sempre anche nel dolore, Neji era sempre nei suoi pensieri, lui non esisteva, lui era solo l’amico.

Le gocce di sudore gli solcavano la fronte.

Possibile che una ragazza intelligente come lei non riuscisse a capire che se solo avesse smesso un’attimo di pensare a lui si sarebbe accorta che lui, Lee non era più cotto di Sakura, ma di lei?

Era possibile, perché Ten continuava a piangere in silenzio per Neji, mostrando solo a lui il suo lato debole e aprendo sempre di più la ferita che lei gli causava.

Sarebbe mai finita?
Avrebbe mai smesso di asciugare lacrime versate per altri ragazzi?

E hai pianto per un film
E hai chiuso da poco
Con chi non t’ha capita e forse non ti capirà mai
Occhi
bassi, dritto in faccia non mi guardi mai

Continuò a correre così come continuava a lottare, credendo fermamente in tempi migliori, perché anche se non sapeva rispondere a tante domande, Lee rimaneva comunque un lottatore nato.

 

Camminava tranquillo per i vicoli di Tokyo, i capelli bianchi che gli ricadevano ordinatamente sulle spalle, l’espressione assorta.

Sembrava stesse cercando qualcosa, ma nemmeno io lui sapeva cosa di preciso, forse

solo il fantasma di qualche ricordo piacevole o forse niente.

Amava passeggiare per la città, scoprire nuovi angoli e ritrovarne di vecchi con la stessa gioia con cui avrebbe potuto ritrovare un vecchio amico.

Si ritrovò in una via larga, pur essendo solo pedonale, animata da tanti negozietti e locali e all’improvviso si ricordò di cosa fosse successo lì e perché fosse uscito.

Era lì che l’aveva incontrata la prima volta, in un freddo giorno d’inverno, tra le bancarelle di una festa, vestita di nero, con una birra in mano che gli aveva schizzato sulla sua vecchia giacca di pelle.

Penetranti occhi verdi, vivaci e tormentati, capelli biondo miele raccolti in quattro buffe code e l’espressione un po’ dispiaciuta e un po’ strafottente, era Temari Sabaku, la ragazza che frequentava e che attualmente era in America.

Sorrise.

[“Cosa ci fa una come te in mezzo a questa bolgia?

Una piccola vampira arrabbiata con il mondo non dovrebbe stare in qualche locale a meditare sulle brutture del mondo in compagnia di un bicchiere di assenzio?

“E tu? Cosa ci fai qui?

Non odi forse le feste?

Non le trovi ridicole?”

Colpito e affondato per la prima volta.

“Perché ti interessi a me? potresti avere tutti i ragazzi che vuoi…”

“E li ho avuti, ma non mi hanno dato niente, anzi ho sofferto e fatto soffrire. Non ne vale la pena.”

“Hai trovato quello che ti ha inciso a fuoco il suo nome sul cuore.”

“Esatto. E tu l’hai mai trovata una così?”

“Non l’ho mai permesso a nessuna.”]

Ti ricordi c'incontrammo in un giorno di neve e di freddo
E stasera ci faremo un bicchiere di scura ed un giro di walzer
Con tanti saluti ad un altro Natale.
Si stupì del sorriso e si ricordò della loro promessa, a un oceano di distanza lei non avrebbe mai saputo che l’aveva vinta e avrebbe continuato a lottare per qualcosa che aveva già.

Buffo.

Non capiva perché si intestardisse così tanto per vederlo stare bene, nessuna si era interessata così tanto a lui.

Era una scommessa con se stessa? La sindrome da infermiera?

Non  lo sapeva, ma non vedeva l’ora che tornasse dall’America e gli raccontasse tutto di San Francisco, certo che l’avrebbe fatto, davanti a un bicchiere di birra.

Forse a lei avrebbe potuto mostrare i suoi angoli segreti, in un’eterna interminabile passeggiata delle sue, lei avrebbe capito e apprezzato.

Amava quella sua testardaggine che le aveva permesso di fare breccia nel suo cuore e la tenerezza dietro la facciata da dura.

Temari era una combattente, che non aveva perso la capacità di sognare, una cinica che sapeva commuoversi per una fioritura fuori stagione, era per questo che l’avrebbe aspettata.

E un petalo gli volo tra le mani, come a volergli dir che una nuova stagione sarebbe iniziata, anche per un disilluso come lui.
Signora dei vicoli scuri non mollare la lotta
Verranno momenti migliori il tempo è una ruota che gira
Vedremo le rive del mare in un giorno assolato d'estate
Scoleremo cinquanta bottiglie al riparo di un cielo lontano

 

Era sdraiata sul divano, davanti alla televisione senza vederla veramente, la usava come scusa per scofanarsi una quantità imprecisata di biscotti, di questo passo alla fine dell’estate avrebbe rotolato, non camminato.

Sbuffò e senti le lacrime pungerle gli occhi ancora una volta, bastava un niente perché le si aprissero i rubinetti.

Afferrò un kleenex dalla scatola che teneva a portata di mano, sapendo che ultimamente piangeva spesso.

Era un sollievo non andare più a scuola e mostrare la maschera della ragazza forte, era un sollievo non vederli più.

stare male e' un desiderio
e un'opportunita'
spegni adesso la tua noia
sopra il dorso della mano

Tentò di concentrarsi sul film, ma le era difficile.

[“ Ten, grazie! Sei la migliore amica che uno possa desiderare!

Ma lei non voleva essergli amica, voleva essere la sua ragazza!

“Di niente, Neji.”

Sorrise stoicamente e si sentì morire dentro]

Perché andava tutto storto?

Perché si era accorta di Neji troppo tardi?

Ora aveva paura di commettere lo stesso errore sempre, era in ansia per quello oltre che a stare male per tutto il resto.

Si prese la testa tra le mani e desiderò sparire, non soffrire più, non sentire più nulla per sempre, l’amore era solo una fregatura.

Le lacrime ripresero a scorrere.
e addormentati serena
davanti alla tv
e poi restare sola
intorno agli occhi della gente
e innamorarsi sempre
di chi non ha capito

Come spesso accadeva sentì la testa farsi pesante e il film farsi sfuocato e lontano.

Stava crollando, stava di nuovo cadendo nel suo orribile mondo onirico.

Tentò di opporsi, non voleva ripiombare nei suoi incubi, ma alla fine il sonno ebbe la meglio e lei si ritrovò ad agitarsi sul divano.

Persa in un mondo di sogni peggiori della realtà.

 

And I
Just wish that I didn’t feel
Like there was something I missed
And I
Take back all the things I said to you

Era sdraiata sul bordo della piscina, gli occhi viola coperti da grandi occhiali da sole, I capelli biondi e viola raccolti in uno chignon.

Avrebbe dovuto essere felice, aveva tutto, vestiti, scarpe e trucchi alla moda, ma aveva la sensazione che le mancasse qualcosa.

Non aveva nostalgia dell’Inghilterra, li non aveva avuto amici, solo lecchine pronte ad esaurire ogni suo desiderio pur di vivere nella scia della sua popolarità.

Era stanca.

Stanca di dover essere sempre fashion e stronza, di dover essere truccata alla perfezione e aggressiva, avrebbe solo voluto poter uscire sfatta, in tuta e ciabatte.

Era stanca di quella piscina di un club esclusivo, ma pieno di deficienti, forse per questo era definito esclusivo, i sani di mente non ci entravano.

Raccolse le sue cose e se ne andò.

Arrivata a casa si infilò una vecchia maglietta dei Nirvana che apparteneva a suo fratello, dei pantaloncini lisi a trequarti e delle ciabatte, senza un filo di trucco si avventurò per le strade.

Sua madre prima di uscire le aveva lanciato un lungo sguardo di disapprovazione e lei aveva ghignato, la rivolta della piccola Syd era iniziata….

Nessuno badava a le d era splendido, liberatorio.

Browning!”

Si voltò, Aburame la guardava inespressivo.

“Ciao.”

“Ciao, dove vai?”

Bho…a caso.”

“Ti si è incendiato il guardaroba?”

“No, mi sono rotta di indossarlo.”

“Brava bambina. Ti va se andiamo a vedere Naruto e gli altri che fanno skate?

“Ci sto. Tu sai andare?”

“Un po’.”

“Anch’io…allora ci sfideremo  un giorno, Aburame. Ti va?”

“Ci sto.”

Si avviarono insieme verso il parco, alla ricerca di un nuovo modo di divertirsi.

And I’d give it all away
Just to have somewhere to go to
Give it all away
To have someone to come home to

 

Chiuse gli occhi, cullata dai giri di basso del suo ragazzo, era un evento che le permettesse di stare lì mentre si esercitava.

Ino si sentiva in pace con il  mondo, raccolse le gambe al petto e sorrise trascinata da quella melodia dolce e malinconica allo stesso tempo.

Da quando stava con lui aveva imparato ad amare la malinconia e le sigarette, prima non sopportava minimamente l’odore ora era diventata come una droga perché le ricordava lui, era come averlo sempre accanto.

“Piaciuta Ino?”

Si, era molto bella. Sei davvero bravo.”

“Grazie Ino.”

Rimise via il basso.

“cosa ci troverai in me non lo so…”

Piantala Shika, non ricominciare.

Mi piaci perché mi piaci, perché non mi consideri una facile, perché vedi anche una persona in me, non solo un corpo.

Tu, piuttosto, perché stai con me?”

Perché sei tu.”
Da adesso in poi
Da adesso in poi ci proverò
la farti avere il meglio che ho
il peggio
lo troverai
da te

La bionda sorrise e si ritrovò stritolata nell’abbraccio del suo ragazzo.

“Cos’è il tuo problema Ino?

Mancanza di autostima?”

Le soffiò sul collo.

“No, a volte mi sento inutile.

Mi chiedo che senso abbia stare al mondo.

“Non ha nessun senso, ma al mondo dobbiamo starci lo stesso, sta a noi trovare un motivo per farlo.”

“ E tu ne hai?”

“Ho lo shoji, il basso e una seccatura tra le braccia.

Mi basta poco per andare avanti.”

“Hai ragione.”

“IO ho sempre ragione!”

“Presuntuoso.”

Si erano fatti più vicini.

Però ti piaccio.”

“Così pare…”

Si baciarono lentamente

ma vale la pena vivere
mi chiederai "sì, ma perché ?"
so solo che ti dirò
vale la pena vedrai
da adesso in poi

 

Era seduto sul bordo della pista da skate a guardare le evoluzioni di Deidara e Naruto, come al solito, aveva passato una vita a guardare e non agire.

Shino era il ragazzo con la testa sulle spalle, era il consigliere preferito di tutti, quello che parlava poco, ma quando lo faceva diceva frasi destinate a colpire.

Shino era stanco, sentiva la vita scivolargli via dalle mani, senza che potesse fermarla e a volte la notte si svegliava urlando, sognando di essere morto, ma di non essere mai vissuto veramente.

Nessuno badava veramente a lui così si alzò e si allontanò, senza che nessuno lo fermasse.

A volte si sentiva in attesa di qualcosa e avrebbe dato metà della sua vita per capire cosa, per vedere per un’attimo con più chiarezza quello che Hyuga chiamava il destino.

Tirò un calcio ad una lattina.

Era appena fuori dal parco quando la vide, lei la bella inglese che era arrivata in classe qualche mese prima, emanando una luce da regina.

Una regina arrabbiata, notò, una regina vestita come una barbona, in piena crisi adolescenziale come tutti, ma non per questo meno regale.

Si avvicinò a lei e senza sapere come la convinse a tornare al parco con lui.

As long as I'm living, I'll be waiting
As long as I'm breathing, I'll be there

Deidara e Naruto avevano finito e si stavano avviando verso l’uscita.

“Ciao Shino, Ciao Browning.”

“Puoi chiamarmi Syd, non ti ucciderò per questo.”

Scoppiarono a ridere.

“D’accordo Syd.”

Deidara, Naruto ci fareste un favore?”

“Dimmi.”

“Ci prestereste i vostri skate?”

“Tu E shino volete cimentarvi?”

“Ci proviamo.”

I due sghignazzarono.

“Non ci perderemo le spettacolo.

E così la situazione si era ribaltata, ora erano gli altri a guardare lui e non gli importava che ridessero ogni volta che cadeva a terra.

“Ti stai divertendo Shino?”

Syd era seduta a terra, a guardarsi un ginocchio sbucciato.

Si.”

“Molto bene.”

Sogghignò lei.

Il ragazzo sorride e per una volta si dimenticò della vita scorreva e di tutto il resto, ora solo il presente aveva importanza.

Whenever you call me, I'll be waiting
Whenever you need me, I'll be there

 

Era sdraiato sul letto, una sigaretta tra le labbra, Ino se ne era andata da poco, ma nell’aria aleggiava ancora il suo profumo, una fragranza di fiori che si mischiava all’odore del fumo.

Lei era sicuramente un fiore, una volta Sakura l’aveva definita una cosmea ed era giusto, anche se lei si portava addosso i colori dell’estate, l’azzurro del cielo sereno e l’oro del sole.

Il suo piccolo fiore.

Al piano di sotto sua madre e Yukiko litigavano, le loro liti esplodevano come bombe e tutto il vicinato sarebbe stato in grado di riferire per filo e per segno cosa si fossero dette.

Gli argomenti erano i soliti.

I capelli di sua sorella.

[“Levati quelle meches dalla testa, sono ridicole.”

“Sono carine!”]

I vestiti di sua sorella.

[“Vestiti meno da barbona, hai quasi vent’anni.”

“è il mo stile!”]

E invariabilmente finivano allo stesso modo, con porte sbattute e silenzi carichi di tensione e minaccia.

[“Non ti troverai mai un ragazzo!”

“Io ce l’ho un ragazzo! Si chiama Sasori!”

“Un altro spostato come te!”]

Sei sempre così il centro del mondo
il primo bengala sparato nel cielo quando mi perdo

Sua madre,poi saliva da lui e lo rimproverava, trovandolo assorto a fumare o a giocare a scacchi o a strimpellare quel dannato basso, secondo le sue parole.

I suoi passi non tardarono a echeggiare per le scale e la porta ad aprirsi.

“Stai ancora fumando?

Sei come tua sorella! Ci volete arrivare ai vent’anni?”

“Io sono convinto di arrivare ai cento.”

“Certo! Non fai nulla tutto il giorno! Conservi le energie!”

“Mamma ti voglio bene!”

“Deficiente! Come fa a sopportarti la tua ragazza?

Ti scuote per bene?”

“ A  questo basti tu.”

“Siete uguali, voi due, non vi si può dir nulla!”

Ennesima porta sbattuta, visto che non poteva andare a tormentare suo padre, che secondo lei aveva trasmesso a loro i geni della pigrizia, si sarebbe messa a spignattare in cucina, borbottando oscure minacce, mentre impastava una torta.

Era il suo modo di sfogare la tensione.

 Sbuffando si alzò dal letto, era arrivato il momento di andare a casa di Ino.
sei sempre così il centro del mondo
ti prendi il mio tempo ti prendi il mio spazio ti prendi il mio meglio

 Abitavano vicini, da piccoli giocavano insieme interi pomeriggi e da sempre quando sua madre e sua sorella litigavano lui andava a bussare alla porta degli Yamanaka.

Le venne ad aprire lei.

“Ciao Shika. Come mai qui?”

“Scontro di lune nere.”

“Capisco, è il loro modo di dimostrarsi affetto.”

“Vorrei che se ne scegliessero uno meno rumoroso e violento.”

“Come sei pigro!”

“Non sono pigro sono civile!”

“Pigro!”

“Civile!”

“Pigro!”

Le tappò la bocca con un bacio.

Nao! Chi era alla porta?”

Il padre diIno ruppe l’incantesimo.

“NARA! COSA STAI FACENDO A MIA FIGLIA???

NON TI PERMETTERO’ DI VIOLARLA!”

Scoppiarono entrambi a ridere, mentre Nao, la madre di Ino, cercava di calmare il marito.

“Sono tutti pazzi…”

Bello mio, diventeremo pazzi anche noi.”

“Che seccatura.”

Lo baciò a tradimento e lui pensò che impazzire così non era poi una cosa così brutta.

 

Stava tentando di fare matematica, ma prima le urla della madre di Shikamaru e poi quelle del padre di Ino glielo avevano impedito.

Sapeva di avere dei vicini rumorosi a volte, ma la verità era che non era concentrato nemmeno prima.

Choji sbuffò e decise di farsi un panino.

Chissà come stava Keiko?

Era da un po’ che non la sentiva e non aveva il coraggio di chiamarla.

-Bella fregatura.-pensò mentre addentava il panino.

Si era innamorato di lei, cotto a puntino di quella rossa, pel di carota, timidissima, ma aspra come un limone a tratti.

Mangiava?

Sperò di si, ma in quel caso c’era Karin a proteggerla, non le avrebbe più permesso di fare sciocchezze.

E lui cosa poteva fare lui?

A parte dirle che c’era ?

Lei sembrava non permettere di più, appena si avvicinava un po’ di più lo allontanava e lui era al fottuto punto di partenza.

don't want to cause you trouble
Don't want to stay too long
I just came here to say to you
Turn around
I am here

Choji, caro stai bene?”

Sua madre lo guardava preoccupata,

Si, mamma.”

Non poteva dirle, che era giù perché una ragazza non lo chiamava.

“Come mai Yumi e Inooichi stavano urlando per te?”

“La madre di Shika periodicamente sclera contro sua sorella perché ha le meches blu e si veste da barbona.

Shika poi emigra da Ino e probabilmente il signor Yamanaka li  ha sgamati a baciarsi.”

“Stanno insieme quei due’”

“Da mo.”

Ti da fastidio.”

“NO.

La madre si allontanò e lui iniziò a misurare la cucina a grandi passi.

Chiamarla o no?

Allungò una mano verso la cornetta e la ritirò immediatamente come se l’apparecchio scottasse.

Non doveva opprimerla!

Tuttavia gli mancava e così allungò di nuovo la mano verso il telefono.

Lo squillo lo sorprese, rispose con mani tremanti.

“Ciao Choji, sono Keiko. Disturbo?”

“No, anzi. Dimmi pure.”

“Ti va se usciamo a mangiare stasera?”

Si, certo! Vengo io aprenderti a che ora’”

“Alle 20:00 ti va bene?”

Siii!”

La sentì sorridere dall’altra parte.

“Ok, grazie Choji, grazie per tutto. Ti voglio un mondo di bene.”

“Anch’io!”

Chiuse la chiamata,la farfalla era pronta a volare adesso.
If you want it's me you'll see
Doesn't count
Far or near
I can hold you
When you reach for me

 

Chiuse gli  occhi e si massaggiò le tempie.

Keiko era di nuovo in crisi, chissà chi era la causa dei suoi problemi questa volta?

“Karin mi sono innamorata!”

“Oh signore! Di chi?”

“Di Choji!”

“Oh santo Sid!”

“Non lo approvi?”

“Si che lo approvo, solo non me l’aspettavo!”

Cosa devo fare Ka?”

“Credo dovresti parlargli, Kei

“E se finisce come l’altra volta?”

“Non finirà così, lui è diverso e se succedesse gli spaccherò le gambe, parola mia.

Non lascerò che tu soffra ancora, chiaro?

“Grazie.

Grazie di tutto.”

“E di che? Siamo amiche!”

Chiuse la chiamata con un gran mal di testa, adorava quella ragazza, ma a volte era difficile starle accanto.

Si stese sul letto.

E lei? Lei quando avrebbe avuto qualcuno?

Sasuke era offlimits, cotto di Sakura e se anche non lo fosse stato non era sicura di voler ingaggiare una battaglia contro Ai Takamura.

 Sapeva di non essere una bella ragazza, era più che altro un tipo particolare con gli occhiali e quei capelli rossi e ispidi, ma sperava nell’amore.

Avrebbe voluto sorridere di più, m atemeva che se avesse mostrato il fianco, l’avrebbero attaccata.

Si girò su un fianco, nel tentativo patetico di dormire.

Ci sarebbe stato , davvero un giorno qualcuno per lei?

Take me by the hand
take me somewhere new
I dont know who you are
but I'm, I'm with you
I'm with you
I'm with you...

 

C’era silenzio in casa sua, troppo silenzio e lei lo odiava.

Affondò il cucchiaio nella nutella e provò a immaginarla piena di voci, non ci riuscì.

Aveva da poco parlato con Karin, ma non si sentiva più forte o più coraggiosa, come sempre aveva paura.

Paura di sbagliare.

Paura di soffrire.

Lui sembrava così dolce, ma chi le assicurava che non fosse solo una maschera?

Guardò la crema al cioccolato e si sentì in qualche modo consolata, almeno ora poteva sfogarsi sul cibo senza sentirsi colpevole.

Almeno quel problema era risolto.

Si alzò e si mise davanti allo specchio, vedeva una ragazza normale, con capelli tinti di arancione, di media lunghezza e dai grandi occhi castani da cerbiatta, sperduti.

Ora si vedeva davvero per quello che era, con i suoi pregi e i suoi difetti.

[“Sei grassa, Kanezaki, potresti rotolare da quanto sei grassa!”

“Chiudi il becco, Miyazawa!

Pensa al tuo naso! Hai mai pensato di metterci un vaso? Tanto è grande come un balcone!”

Le rispostacce acide di Karin la difendevano, ma quel veleno era entrato comunque in lei, per un lungo periodo non aveva potuto guardarsi allo specchio senza risentirle.]

Don't let them fool ya,
Or even try to school ya! Oh, no!
We've got a mind of our own,
So go to hell if what you're thinking is not right!

Sospirò e ringraziò ancora una volta Karin ,che l’aveva convinta a iscriversi alla scuola d’arte e non al liceo Oto, dove era certa che avrebbe rivisto tutti i santi giorni quelle arpie acide.

Afferrò il cordless e tirando un lungo sospiro, compose il numero di Choji.

Lo invitò a cene e lo sentì emozionato, si intenerì e sorrise, forse era davvero quello giusto.

Dopo aver chiuso la chiamata, cose davanti all’armadio e iniziò a pensare a cosa mettere, perché non quella maglia viola con Jack Skeleton stampato sopra?

[“Yidashi!”

“SI?”

La mora sollevò lo sguardo dal libro.

“Secondo te sono bella?”

“Si Kanezaki, piantala di farti paranoie, non darla vinta a chi ti vuole affondare.”]

Si vestì e si truccò.

Uscì di casa cantando.
Love would never leave us alone,
A-yin the darkness there must come out to light.
Could you be loved and be loved?
Could you be loved, wo now! - and be loved?

Arrivò davanti al ristorante, lo vide sorridere e sentì le farfalle nello stomaco.

Era felice, davvero felice, ma soprattutto capì una cosa: che non sarebbe mai stata più sola.

Non importava come sarebbe andata, ora sapeva che avrebbe avuto qualcuno su cui contare, soprattutto si sentiva più forte e si ricordò di una farse di Tayuya:”L’artistico ti cambia dentro.”

Era vero, assolutamente vero.

 

ANGOLO DI LAYLA

 

E questo è davvero l’ultimo capitolo, prima che mi mette a piangere come una cretina, vi d la lista delle canzoni.

Sakura”Syria” Asahara:” Bella mia” Tre Allegri ragazzi Morti

Michiyo sakiyourai:”People are Strange” The Doors

Gaara Sabaku:”Notturno, Camden Lock” Modena City Ramblers

Kankuro Sabaku:”La mia ragazza mena” Articolo 31

Temari Sabaku.” So far away” Staind

Lee Moriyama:OCchi bassi” Tre Allegri ragazzi MOrti

Kimimaru Kaguya.” Canto di natale” Modena City ramblers

Ten tEn Shaoran:” Francesca ha gli anni che ha” Tre Allegri ragazzi Morti

Sydney Browning:”My dicemberLinkin Park

Ino Yamanaka:”Da adesso in poi” Ligabue

Shino Aburame:”I’ll be waiting” Lenny Kravitz

Shikamaru Nara:”Il centro del mondo” Ligabue

Choji Akimichi:” BY Your side” Tokio Hotel

Karin Tsuki:” I?m with you” Avril Lavigne

Keiko Kanezaki:”Coul you be Loved” Bob Marley

 

Iniziamo con I ringraziamenti, il primo e fondamentale va al Liceo Aristico Statale di Bergamo, perchè senza di lui questa storia non esisterebbe.

Il secondo, ma non meno importante, va a due fantastiche persone, Jaheira E Beckill, conosciute grazie manganet e Efp.

Ringrazio J perché quest’anno e più di chiacchierate in msn, per le AKatsukine, per i Sacri parings, per il Santo, per il sardo come lingua franca, per essere la persona meravigliosa che è.

La ringrazio perché su di lei è stato ricalcato il personaggio di Megumi MImichi, con cui spero di aver reso almeno un quarto di come è,

ti voglio bene socia.

Ringrazio BEckill, per avermi fatto da Beta REader e da anti depressivo, per avermi dato una cifra di suggerimenti per Art school, per le Akatsukine , il santo, la corvo mobile, e le risate.

La ringrazio perché su di lei è ricalcato il personaggio di Michiyo Sakiyourai e perché è semplicemente Beck.

Grazie, conquisteremo il mondo, un giorno XD!

Ringrazio

DIANA88

HINANARU

ICEQUEEN88

LAURETTA 92

Per aver commentato lo scorso capitolo.

Ringrazio

Ra92,

celiane4ever

Hilary91

Beckill

Rory_chan

Bebyangeldark

Picccola_bimba

fire91

giulychan

suscystar

Jaheira,

Sachikochan,

sang

Talpina Pensierosa

Hana Turner

BabyCheshireCat,

AliDiPiume

MarlaSinger

slice,

crusade

Kikichan

Lady_and_Baby,

sasukina90,

sasukkias94,

Shizue Asahi

masychan,

_videl_,

Per aver commentato gli altri capitoli, mi avete dato una grande carica.

Grazie ç_ç!!!

Ringrazio per avermi messo nei preferiti:

1 - acdcman
2 - AliDiPiume
3 - AmyGoku
4 - BabyCheshireCat
5 - Beckill
6 - diana88
7 - dyanb
8 - Edhelwen
9 - ellychan91
10 - ery twohands
11 - Hana Turner
12 - Hermione93
13 - hinagirl
14 - HinaNaru
15 - icequeen88
16 - inoooo
17 - Jaheira
18 - Lisa Kanzaki
19 - lollyna
20 - marikuccia
21 - mhcm
22 - nady
23 - naru_sasu_fan
24 - Picccola_bimba
25 - Princess Hina
26 - Ra92
27 - Rhymes
28 - Sachikochan
29 - Shizue Asahi
30 - slice
31 - stacyfore
32 - Sweet_Rikku
33 - The_Black_Riku
34 - YumiBabyPunk
35 - Yumi_chan
36 - zac
37 - _videl_

 

 

E questo è tutto, io sto piangendo come una fontana, vi ringrazioo tutti, spero di non aver dimenticato nessuno e di aver regalato a tutti un sorriso o un’emozione qualsiasi.

Alla prossima.

Layla

[IMG]http://img144.imageshack.us/img144/6508/artschool2ji7.jpg[/IMG]

[URL=http://g.imageshack.us/img144/artschool2ji7.jpg/1/][IMG]http://img144.imageshack.us/img144/artschool2ji7.jpg/1/w320.png[/IMG][/URL]

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