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Autore: SaraRocker    13/09/2014    9 recensioni
A causa di un incantesimo lanciato per errore, Draco e Hermione si ritrovano costretti a rivivere il medesimo giorno continuamente. I due sono gli unici a rendersi conto di questo improvviso blocco temporale, e si troveranno perciò costretti a passare sempre più tempo insieme, il tutto tentando di ridare al tempo la sua reale andatura. Ce la faranno?
Estratto-
"Negli ultimi anni la mezzosangue Granger era diventata una ragazza dall'aspetto niente affatto sgraziato. Aveva assunto delle fattezze da vera donna, ed ora il suo corpo era una continua ed elegante curva. Oltretutto, non era più neppure particolarmente interessato a quella faccenda del sangue; la guerra era finita e nessuno aveva più tentato di inculcargli chissà-quali idee nella testa.
Ad essere sinceri, in quel momento la riccia lo eccitava persino con quella sua combattività."
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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°Sono una cattiva autriceeeeee T.T
Perdonatemiiiii! Sono in estremo ritardo, ma è perchè ero al mare... Ma ora sono tornata e spero di ricevere tante recensioni, quante nello scorso capitolo! 


Finalmente Dracoe  Hermione si avvicinano (?), e... Boh, non so esattamente che dire... Spero vi piaccia! Buona lettura!°











| Redundant.

























Hermione lo aveva capito in pochissimi istanti: la giornata era riiniziata da capo, proseguendo allo stesso modo, per la terza volta. La terza, maledettissima volta. Harry e Ron l'avevano svegliata, bussando con ben poca calma contro la porta della sua stanza, e lei si era ritrovata avvolta tra le coperte calde ed accoglienti di Hogwarts. Tra lenzuola che sapevano di casa. Eppure, se solitamente un simile risveglio avrebbe stimolato in lei uno spontaneo sorriso, in quel momento, la sola cosa che era riuscita a  fare, era stato sbuffare sonoramente e scostarsi in modo brusco le coperte di dosso.
Indossava la solita camicia da notte, quella che ricordava con chiarezza di non avere indossato la sera precedente. Invece, era lì. Le cadeva sul corpo nascondendole le curve e posandosi in modo delicato sul seno. La avvolgeva completamente e profumava di pulito. Di fresco.  Improvvisamente detestava quell'odore. Odiava quella situazione, e sopportava ancora meno il fatto che sapeva già a memoria ciò che le sarebbe accaduto da lì a pochi istanti. Conosceva ogni sillaba, ogni intonazione ed ogni dannatissima smorfia che il Salvatore Del Mondo Magico -suo migliore amico-, e Ronald le avrebbero rivolto. E l'idea non le piaceva neppure lontanamente.
Sospirando affranta, afferrò i lembi della veste che indossava e, sollevando le braccia verso l'alto, se la sfilò, restando così con indosso solo l'intimo inferiore. Non indossava il reggiseno di notte; la infastidiva e la indolenziva. Lanciò una veloce occhiata allo specchio, constatando come la consistenza dei suoi capelli somigliasse in modo allarmante ad un'enorme matassa di lana bruna non ancora rifinita, per poi dirigersi verso il bagno. La doccia sarebbe probabilmente stata la sola cosa gratificante della giornata, si disse frustrata.










"No, Harry. Non ti farò copiare neppure una preposizione del tema di Erbologia." parlò con fermezza la riccia, accomodandosi in uno dei primi posti liberi che intercettò all'ampia tavolata Grifondoro. Il moro le si accomodò da un lato, mentre Ron si sistemò dall'altro. La riccia era appena intervenuta non facendo neppure esordire il ragazzino sopravvissuto. Infondo sapeva bene ciò che era sul punto di chiederle, e si era tristemente resa conto che, nonostante decidesse di fare mutare un eventuale cosa accaduta durante la giornata, quest'ultima si sarebbe ripetuta ancora, e ancora, e ancora... All'infinito, per quanto effettivamente ne sapeva Hermione. E Malfoy. Giusto, si disse. Lo sapeva anche Malfoy.
A questo proprosito, la ragazza lanciò una veloce occhiata al tavolo Serpeverde, incontrando immediatamente il profilo del biondo. Constatò con amarezza che non la stava osservando -amarezza? Era pazza?-, ma che era invece molto impegnato nel gridare in modo ben poco contenuto contro uno Zabini ignaro della situazione. Chissà come si sentiva... Il suo migliore amico lo stava trattando come un rifiuto. Anzi, come il rifiuto di un rifiuto. Blaise però se la rideva, constatò Hermione silenziosamente, continuando ad osservare la scenetta che, dovette ammettere, aveva del comico.
"Preposizione? Che sarebbe, scusa?" domandò d'improvviso il moro, distraendo l'attenta contemplazione della riccia "Beh, non importa. Comunque potresti farmelo vedere almeno per-" "No. Non te lo farò passare sotto il naso nemmeno per errore." lo interruppe lei, lanciando un'occhiata spazientita al soffitto incantato e sorvolando sull'aberrante fatto che Harry James Potter non sapesse cosa fosse una preposizione. Poi, sapendo perfettamente chi avrebbe preso ora parola, si voltò verso Ron. Stava puntando un indice contro Harry con fare provocatorio, e sorrideva gongolante.
"Ah-ah!" esclamò soddisfatto, mentre la riccia sospirava.
"Non lo farò copiare nemmeno a te, Ronald."
Il sorriso sul volto del rosso svanì in pochi istanti -esattamente come il giorno prima-, ed il giovane Weasley rischiò di strozzarsi con un tozzo di pane. Hermione, sapendo in anticipo la cosa, sollevò una mano con la quale colpì più volte la schiena del ragazzo. Pochi secondi dopo Ron era nuovamente salvo.
"Ma io credevo che, in nome della nostra vecchia storia-" "No." lo interruppe bruscamente lei, prendendo un sorso di succo ed appoggiando il mento su un palmo della mano che teneva sollevata. I suoi occhi, a differenza del solito, erano spenti ed annoiati, e non facevano altro che setacciare la stanza in attesa di una qualche differenza. Diavolo, si disse amaramente, le sembrava di giocare ad uno di quegli stupidi giochetti che si trovavano nelle riviste babbane. Del tipo 'stana le differenze', o qualcosa del genere.
"No? Che significa?" il tono di Ron era sconvolto, come se ciò che aveva appena udito fosse quasi uno sdegno. La riccia non potè trattenere un sorrisetto sincero.
"No: avverbio di negazione. Contrario: Sì. Si usa per-" "Non sei divertente." intervenne il ragazzo, sospirando afflitto. La ragazza avrebbe riso. Oh, sì. Avrebbe riso sinceramente di fronte quella frase. Lui non era originale, ma non poteva certo farglielo presente con tanta leggerezza.
Hermione lanciò al rosso un'occhiataccia d'ammonimento "Nemmeno tu, fidati." e detto ciò, di fronte l'espressione sbigottita di Ron, e quella altrettanto sconvolta di Harry, la riccia si alzò e se ne andò, stanca di parlare di argomenti che ormai conosceva a memoria.



La professione di attrice non le era mai parsa tanto noiosa: un mucchio di battute da imparare, movimenti meccanici, ed una routine pressocchè infinita. Hermione non poteva basare tutta la propria esistenza su un'unica giornata, con un solo, piccolo e scarno copione. E non importava quante volte la riccia cercasse di argomentare in modo differente una questione, perchè le persone attorno a lei riuscivano sempre a ripetere le medesime parole del giorno prima. Era questo ciò che vorticava freneticamente nella testa della ragazza mentre, a testa alta ed impettita, camminava verso l'aula di Trasfigurazione. Cos'altro avrebbe potuto fare? Tanto Ron ed Harry l'avrebbero raggiunta comunque, prima o poi. E la routine sarebbe ricominciata, e tutto sarebbe risonato in modo incredibilmente noioso nella sua mente. A questo proposito, aveva iniziato a notare una cosa di notevole importanza che aveva a che fare con l'incantesimo che aveva per errore scagliato insieme a Malfoy: quando la Grifondoro perdeva troppo tempo non concentrandosi, il suo stesso corpo la conduceva nel luogo in cui era stata il giorno prima -che era poi quel giorno stesso-. E tutto questo era fastidiosamente strano. Incomprensibile. E non sapeva se vi fosse o meno un metodo per riportare il tutto alla normalità.
E, come ben si sa, Hermione Jean Granger detestava non sapere qualcosa.

Mentre questi pensieri le si accatastavano uno sull'altro nella mente -ingombrandola non poco-, la ragazza avvertì d'improvviso una stretta attorno al polso. Non riuscì neppure a reagire che, in pochi secondi, si ritrovò imprigionata contro una delle tante pareti spoglie e fredde dell'istituto, i capelli spettinati, ed un respiro profumato contro di lei. Menta e tabacco.
Spalancò gli occhi, incontrando il proprio volto a pochissimi centimetri da quello di Malfoy. Il suo battito cardiaco accellerò, ma Hermione non fu mai certa se accadde per paura, o per semplice emozione. Il biondo non le si era mai fatto tanto vicino. Deglutì a vuoto, prima di parlare.
"Che stai fac-" "Zitta." la interruppe bruscamente lui, la voce ridotta ad un sibilo inquietante e penetrante, che le si iniettò nel cervello, facendola quasi tremare. Non era certa di avere mai sentito Draco parlarle in tono tanto strano, così furioso e stizzito, come un cane dopo essere stato punzecchiato troppo.
"E' tutta colpa tua!" la aggredì quindi lui, approfittando del silenzio ostentato dalla strega "Sì, tua e della tua dolcissima voce!"
Hermione sussultò visibilmente "Cosa?"
"Sì, tu con quegli occhietti da cerbiatta che mi prometti che andrà tutto bene!"
"Cosa?" la voce della strega fuoriuscì acuta ed imbarazzata. Malfoy era furioso, e la guardava in modo incredibilmente truce. Eppure, nel frattanto, le diceva che aveva occhi da cerbiatta, ed una voce dolce. La riccia non era certa di come reagire. Fortunatamente, fu il ragazzo a proseguire.
"Indovina un po', mezzosangue. Nulla va bene." le disse infine, facendosi ancora più vicino al volto di lei, tanto da fare sfiorare i loro nasi. Hermione tentò di schiacciarsi ancora di più -se possibile- contro la parete. Si sentiva agitata, ed il suo cuore non aveva ancora smesso di tamburellare. Gli occhi del ragazzo, simili ad una tempesta furiosa, la scrutavano sotto le ciglia chiare e sottili, scatenandole brividi sconosciuti in corpo. E anche se poteva capire la sua rabbia, non poteva permettergli di ridurla in quello stato.
Sfoderando tutto il proprio autocontrollo, la riccia sollevò le mani, posandole sul petto del ragazzo. Esercitò una lieve pressione, decisa a fargli capire che era il caso che si allontanasse da lei. Draco non le dette ascolto. Finse che i piccoli palmi della strega non lo stessero toccando, ed allo stesso modo tenne nascosta la bizzarra scarica che lo attraversò in quel momento. Non voleva allontanarsi da lei. Non ne conosceva la ragione, ma le cose stavano così. Oltretutto, prima doveva dargli una buona spiegazione per ciò che stava accadendo.
"So che non è andata come avevo previsto, ma-" "Quindi te ne sei resa conto, eh?" domandò con un sorriso di scherno lui, interrompendola bruscamente.
"Lasciami parlare, furetto!" lo ammonì la riccia, abbassando nuovamente le mani, lasciandole scivolare mollemente lungo i fianchi, dove permise loro di serrarsi in due pugni collerici. Il ragazzo, per una volta, le prestò attenzione.
"A questo punto direi che il solo modo per sbrogliare l'incantesimo sia... lanciarne uno nuovo o..." la giovane prese una breve pausa "Prendere in analisi quello che abbiamo evocato, e verificare l'esistenza di una scappatoia."
Malfoy soppesò quelle parole silenziosamente prima di parlare "Una scappatoia..." ripetè incerto, ottenendo come risposta un breve cenno della grifondoro di fronte a lui. Un sorriso sghembo gli arricciò le labbra "Insomma, Granger, suggerisci di prendercela comoda?"
"Se pensi che a me piaccia rivivere questo giorno in eterno, ti sbagli di grosso!" si affrettò a dire la ragazza, certa dei pensieri folli e disgustosi che erano andati con l'affollare la mente del biondo purosangue "Non credere che mi piaccia sguazzare in questo enorme casino con te!"
Draco arretrò di un paio di passi, permettendo finalmente alla riccia di respirare tranquilla. Continuava a sorridere maligno, il mago, passandosi con malizia la lingua sull'arcata superiore dei denti ed esibendo uno sguardo attento.
"Ah, non ti piace?" le domandò quindi in un sussurro "Per me invece ti diverti fin troppo ad avermi a tua disposizione."
Hermione ostentò un'espressione di genuino disgusto "Te l'ho detto Malfoy; non farò mai parte del tuo album di conquiste."
Di fronte quelle parole, il rampollo di casa Malfoy non potè evitare di ridere, sinceramente divertito dall'atteggiamento della ragazza. Diavolo, gli piaceva essere sfidato in quel modo tanto insolente, in un modo in cui nessun altro aveva mai provato. Solo la Granger lo faceva, accendendolo completamente.
"Che hai ora da sghignazzare?" domandò frustrata la ragazza, non potendo trattenersi dall'incrociare le braccia sotto al seno, mettendo in mostra le proprie curve. Draco le fu -silenziosamente- grato.
"Beh, è divertente il fatto che, nonostante io non abbia accennato a nulla riguardante eventuali nostri rapporti, tu abbia invece immediatamente parlato di questi." dicendo questo, le si avvicinò, arrivandole nuovamente ad un soffio dal viso, facendola sentire incredibilmente a disagio "Non sarà che a pensare solo a quello sei proprio tu?" le domandò in un sussurro appena udibile, soffiandole ogni singola sillaba nell'orecchio e facendola rabbrividire.

Quello. Dicendo quello, Draco Malfoy si riferiva a niente popodimeno che il sesso, ciò in cui era più esperto -a detta delle tante-. Il biondo serpeverde veniva descritto da tutte come un asso, qualcosa di incredibile, mai provato, irripetibile, qualcuno in grado di farti toccare Paradiso ed Inferno nello stesso, sublime istante. Ed Hermione sapeva che il biondo sperava di metterla in soggezione parlando di sesso. Perchè lei era considerata la povera, piccola ragazzetta vergine che nessuno avrebbe mai avuto l'azzardo di sfiorare. Il tutto nonostante ve ne fossero di spasimanti di Hermione, e tanti. Il tutto nonostante lei non fosse più vergine da mesi.
Beh, lei non si sarebbe fatta piegare da una parola, e non avrebbe neppure tremato di fronte a Malfoy.

Con un colpo deciso in corrispondenza del petto, la riccia allontanò il corpo del Serpeverde con ben poca grazia. Era furiosa, ed il suo respiro era pesante come lo sarebbe potuto essere dopo una corsa. Il volto le si era fatto più roseo, ma non per l'imbarazzo, quanto per la rabbia. Il ragazzo la osservò dall'alto in basso, sempre sorridendo sghembo. Lei incatenò lo sguardo chiaro di lui in quello bruno di lei.
"Sesso, sesso e sesso. E' questo tutto ciò di cui sai parlare, Malfoy?" gli domandò brusca, abbandonando ogni qualsivoglia censura e facendolo sussultare visibilmente.
"E' così imbarazzante, prefetto Granger?" le domandò lui, deciso a non mollare la presa. Gli piaceva stuzzicarla, portarla allo stremo e poi abbandonarla sul più bello. Dio, lo stimolava incredibilmente. Lo eccitava persino. Ma, si domandò il serpeverde, come erano finiti a parlare di sesso? Anzi, si corresse, come era finito a parlare di sesso con la Granger? Insomma, con La Frigida. Maiuscole comprese.
"Come siamo finiti a parlare di questo?" domandò quindi la riccia, facendo irrigidire Malfoy immediatamente, togliendogli letteralmente i pensieri di mente, succhiandoglieli via per farli fuoriuscire dalle sue labbra. Ma come poteva risponderle?
Era come se qualcosa lo avesse spinto a farlo, a parlarne. Appena aveva colto l'opportunità di farlo, lo aveva fatto. Aveva stuzzicato in modo incredibilmente nuovo la mezzosangue. E gli era piaciuto. Tanto. L'aveva sentita tendersi e rilassarsi, rispondergli e zittirsi. Era stato appagante, ed era andato molto vicino ad una proposta niente affatto decente. Quell'ultimo pensiero lo scosse non poco.
A letto con la Granger? Seriamente?

La ragazza, non ricevendo più alcuna risposta, ritenne la conversazione chiusa. Abbassò lo sguardo sulla propria borsa, sospirò estenuata, e mosse un passo in direzione dell'aula dove, entro poco, avrebbero dovuto avere lezione. Lui non la fermò, ancora completamente assorto nei propri pensieri. Non le rivolse neppure l'ombra di uno sguardo, o di un cenno di saluto, e lei fece altrettanto, allontanandosi il più in fretta possibile ed in silenzio.




Draco si riprese dai propri pensieri solo dopo qualche secondo, quando la figura della riccia -insieme al suo odore delicato- era ormai svanita oltre l'angolo infondo al corridoio. Si sentiva scosso e disgustosamente macchiato di una qualche sorta di colpa  a lui non completamente chiara. Sapeva ciò che era appena accaduto con la Granger -di avere parlato con lei di sesso, di averla provocata soffiandole contro l'orecchio in modo dannatamente intimo-,  e la cosa lo stava facendo sentire a disagio. Avvertiva i propri muscoli tesi ed irrigiditi, ed una vaga sensazione di repulsione gli stava lentamente salendo dal fondo della gola. Scosse la testa.
La riccia era carina, ma era pur sempre una dannata frigidona. E per quanto quel suo fare saccente ed impertinente lo intrigasse, non avrebbe mai più osato avvicinarsi a lei in quel modo. In un modo che ostentava una certà necessità, qualcosa a cui lui poteva sicuramente fare a meno. Loro erano nemici, no? Ed i  nemici non si desideravano, né andavano a letto insieme. Mai. Si morse il labbro inferiore, deciso a riflettere con lucidità riguardo ciò che stava accadendo.
La Granger si stava sicuramente dirigendo verso l'aula di Trasfigurazione, dove la McGranitt attendeva con pazienza l'arrivo dei suoi studenti. Beh, Malfoy non si sarebbe presentato. Infondo, cosa sarebbe potuto cambiare? Il giorno si sarebbe ripetuto la mattina successiva, e lui non avrebbe perso neppure un istante di lezione. Era decisamente il caso di pensare ad una possibile soluzione, piuttosto che ad una materia in cui, comunque, non eccelleva neppure. L'educazione scolastica non era poi così importante se messa a confronto con la possibilità che, quella noiosa giornata, potesse protrarsi effettivamente all'infinito.
E alla Granger sembrava non importare poi così tanto. E la cosa lo infastidiva.

Digrignando i denti in una sorta di espressione infastidita, il ragazzo si voltò, deciso più che mai a raggiungere nuovamente la piccola Grifondoro prima che arrivasse ad incontrare i suoi amici. In quel caso non avrebbe semplicemente potuto strapparla da loro con tanta indifferenza, no? Oppure sì? Infondo, San Potty ed il Pezzente non si sarebbero ricordati di niente, giusto? Per quanto Draco ne sapeva, poteva persino prendere la Granger, sbatterla al muro e baciarla con passione, che i due non lo avrebbero minimamente ricordato. Quella possibilità lo fece ridere. Poi si ricordò di doverla odiare e, pur di scacciare quei pensieri sconvenienti dalla propria mente stanca, il biondo prese a correre attraverso il corridoio. Non capiva perchè si sentisse così... Coinvolto -per non dire realmente eccitato all'idea della riccia-, ma sapeva che era qualcosa che gli accadeva spesso. Era una sensazione che avvertiva ogni qualvolta litigasse con lei, ogni istante in cui lei lo sfidava. Quell'aria tesa, pesante, ed opprimente che nasceva a seguito dei loro litigi, lo faceva sentire vivo ed eccitato. Gli faceva desiderare di averla vicino, e di poter farla infervorare per ragioni che andavano oltre un paio di imprecazioni o parole poco gentili. Ragioni più simili ad un letto e ad una passione travolgente.

Quando infine rivide la figura della riccia stagliarsi di fronte a lui, Draco si lasciò andare in un sospiro sollevato. Era ancora da sola. Si guardò attorno, timoroso più che mai che Zabini lo potesse raggiungere e, una volta appurato di essere effettivamente solo, raggiunse la ragazza per mezzo di poche, ampie falcate. Una volta vicino a lei, le afferrò bruscamente la mano, per poi iniziare a tirarla verso di sè. Per la sorpresa, le caddero di mano i libri, e la borsa le scivolò a terra. Inveì contro il biondo più volte, ma lui finse di non udirla, continuando a tirarla nella sua medesima direzione.
Aveva intrecciato le proprie sottili ed eleganti dita con quelle di lei, ma non sembrava farvi più di tanto caso. Hermione continuava a scrutarlo infastidita, facendogli presente che tutti i suoi fogli ed i suoi libri erano rimasti sul pavimento, ma lui non voleva risponderle. Infondo, sarebbero stati nuovamente al loro posto la mattina successiva, come se nulla fosse mai accaduto.
Alla fine, dopo avere superato un paio di rampe di scale, la ragazza puntò i piedi nel pavimento con furia. Lui si fermò, degnandola finalmente di attezione. Le osservò il volto arrossato per la rabbia, e gli occhi lucidi per l'indignazione. I capelli erano leggermente gonfi -più del solito-, e la facevano sembrare un leone particolarmente determinato.
"Perchè diavolo ti sei fermata, Granger?" domandò infine Draco, la voce ridotta ad un mormorio infastidito. La ragazza deglutì prima di parlare.
"Dimmi dove mi stai trascinando."
Lui sorrise semplicemente "Nella Stanza delle Necessità, e non opporre resistenza. Sono stanco."









 
  
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