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Autore: tini fray    13/09/2014    6 recensioni
TRATTO DAL 18esimo CAPITOLO
"Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris.
Alec non sembrava... Alec."
Ambientato alla fine di COLS.
E se nuove persone entrassero a fare parte della vita del cacciatore moro e Magnus, geloso più che mai, non fosse più così sicuro della sua decisione?
Malec/Clace/Sizzy
SPOILER DI TMI E DI TID
*FANFICTION IN REVISIONE DAL PRIMO CAPITOLO*
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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~~"Jia, io non posso continuare così! Non ce la faccio!"
Le pareti della stanza attutirono la voce esasperata del biondo.
"Lo so ma devi resistere, non puoi dirglielo! Non ora! Devi pazientare ancora un po" sussurró Jia, mentre David camminava avanti e indietro nel suo studio.
"Ho aspettato abbastanza, Jia. Tu sai quanto mi è costato questo sacrificio" disse quasi piagnucolando David. sedendosi su un divano vicino ad un camino.
Jia lo guardò con aria comprensiva mentre il ragazzo si prendeva la testa fra le mani, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
"Jia.. Tutto qua dentro mi ricorda LUI, la biblioteca, il salone, la cucina. Tutto mi riporta alla mente LUI. Io non posso continuare così.." sussurrò amareggiato David, con voce spezzata.
Jia si sedette sul divano e gli accarezzò i capelli biondi.
"Lo so.. Mi dispiace tanto, vorrei poter fare qualcosa, ma non so come potrei aiutarti" disse Jia con voce dolce e consolatoria.
David alzò la testa e sorrise tristemente.
"Ci sarebbe qualcosa che tu potresti fare per me.."

 

 

 

 


"Simon un pò più su. Nono, scherzavo, un po’ più giù. Un po’ più a destra, un po’ a sinistra. Oh Simon sei un incapace!" esclamò Isabelle poggiando le mani sui fianchi e guardando il vampiro con aria esasperata.
"Izzy, non ho mai appeso uno striscione ad un muro! Con una scala che al minimo movimento traballa. Sarò un vampiro ma ancora non sono diventato l'uomo allungabile!"  Disse Simon, abbassando la testa verso Isabelle per quanto lo striscione enorme lo permetteva.
"L'uomo-che?" Chiese Isabelle alzando un sopracciglio.
Simon scosse la testa e ritornò a fissare lo striscione.
"Comunque, sei sicura di voler davvero mettere questo striscione? Cioè, non ti sembra un po’ troppo di.. cattivo gusto?" Chiese il vampiro, guardando Isabelle che ammirava soddisfatta il suo capolavoro con un sorriso fiero.
"Stai scherzando? È fantastico! È a dir poco stupefacente! Non credevo di essere così brava a disegnare. Alec non se la prenderà, dopotutto l'ho fatto con amore fraterno, no?" esclamò la ragazza alzando le spalle.
Isabelle si sedette su una delle poltrone che erano state spostate dalla loro postazione di fronte al grande camino e messe in un angolo vicino ad uno scaffale.
"La biblioteca è un posto fantastico per fare una festa! È così grande e luminosa!" esclamò Isabelle battendo le mani.
Simon starnutì cercando di strofinare il naso sulla manica della felpa.
"Dimentichi polverosa, molto polverosa" disse il vampiro finendo di attaccare lo striscione e scendendo lentamente dalle scale.
Isabelle sbuffò nel vederlo così goffo.
Ma era Simon, cosa ci si poteva aspettare da lui?
Le porte della Biblioteca si spalancarono ed entrarono Jace e Aline, quest'ultima fece un cenno con la testa a Simon e Isabelle per salutarli mentre Jace guardava lo striscione con aria scettica.
"'Bentornato nel mondo dei vivi' ? Stai scherzando, Isabelle? 'Potevi portarci un souvenir' ??" esclamò Jace sconvolto.
Isabelle lo guardò come se fosse un inetto.
"Che c'è?! È amore fraterno, no? Se non gli piace peggio per lui, ci ho messo un'ora a farlo e mi sono spezzata due unghie" disse Isabelle guardandosi le mani.
Nella Biblioteca entrò Helen che guardò anch'essa lo striscione e rise.
Isabelle la guardò male.
"Cosa c'è ora?!" Esclamò la mora.
"Quella S sembra un'Anatra" disse Helen continuando a ridere.
Jace fece un urlo davvero poco maschile.
"Anatre? Quali Anatre!!?" Jace impazzì e con una spada angelica fece a pezzi lo striscione.
Aline piegò la testa da un lato come se guardandolo da quella prospettiva il cartellone diventasse più bello.
Aline batté le mani.
"Ora è perfetto" disse la mora.
Helen rise e si spostò una ciocca di capelli davanti agli occhi.
"Bene, io vado a prendere le ultime cose per sistemare la festa" disse Helen uscendo dalla stanza.
Aline la seguì.
Jace superò i resti dello striscione e si sedette vicino ad Isabelle.
"Hanno detto qualcosa di Clary?" Chiese Jace diventando all'improvviso serio.
Isabelle lo guardò apprensiva.
"Jia ha detto che il Conclave deve fare prima alcuni controlli per constatare se è in condizioni adatte per ricevere visite".
Jace non rispose, si limitò ad abbassare la testa.
"Ehi.. Jace andrà tutto bene, quel Dolohov riuscirà a riportarla indietro, non ti preoccupare" disse Isabelle poggiando la sua mano sulla spalla di Jace.
"Quello stregone non mi convince, ma ha portato indietro Alec perciò gli sono debitore" disse Jace sospirando e abbassando la testa.
"È la nostra ultima speranza" disse improvvisamente Simon mentre cercava di raccogliere i resti dello striscione da terra.
Jace annuì e Isabelle gli scompigliò i capelli.
"Andiamo a prepararci, su" disse Isabelle alzandosi.

 

 

 

 


Posò il tubetto del Glitter sul tavolino del bagno dopo averne passato un enorme quantità sui capelli.
Da quando Isabelle lo aveva invitato alla festa per Alec lui era entrato in uno stato di "felicità- permanente", non riusciva a smettere di sorridere.
"Finalmente stasera lo vedrò e gli spiegherò tutto" pensava lo stregone senza sosta.
Stava cercando di vestirsi normalmente, rispetto al solito.
Una camicia bianca quasi trasparente con dei pantaloni neri attillati e degli stivali di pelle che arrivavano fino allo stinco.
Si, stava decisamente bene.
 Beh, lui era sempre fantastico, ma questa sera si era curato davvero molto di più per fare colpo su Alec.
No, okay, che pensiero infantile e da ragazzina mestruata che aveva fatto.
"Fare colpo su Alec", oh Lilith, neanche se dovesse tirargli l'arco in testa.
Si riguardò un'altra volta, sì era decisamente uno splendore.
Diede un'occhiata nervosa all'orologio: mancavano ancora 20 minuti alla festa.
Aprì il cassetto della scrivania per prendere il cofanetto.
Lo mise sul letto, si sedette e lo fissò come se si potesse aprire al solo sguardo.
Appoggiò il mento sulla mano mentre continuava a fissarlo.
guardò così tanto quella scatola rettangolare che gli si incrociarono gli occhi.
Così li chiuse, e lasciò vagare la mente.
Ripensò ad Alec, al loro primo incontro al loft, al loro primo appuntamento, al loro primo bacio...
Assaporó il ricordo di tutti quei momenti fantastici passati con Alec: le passeggiate a Central Park, le spese nei negozi di Manhattan, i loro milioni di baci e carezze... E altro, molto altro.
Il dolore improvviso per la sua perdita era stato sostituito da quegli occhi azzurri, vivi come non mai, che avevano fatto capolino sotto quei capelli, cosi neri da sembrare carbone, nella Sala del Consiglio.
Ma qualcosa faceva preoccupare Magnus: Alec non era più lo stesso.
Il suo carattere era cambiato molto nelle ultime settimane e Magnus non faceva altro che pensarci.
Poi l'arrivo di Dolohov era un altro fattore che faceva preoccupare Magnus.
Aveva un non so ché di strano, quel ragazzo.
E lo stregone dagli occhi da gatto si era rigiurato di scoprirne di più sul suo conto, in biblioteca magari.
Venne distolto dai suoi pensieri quando qualcuno bussò alla porta.
"Magnus! Esci, muoviti! Dobbiamo scendere alla festa!" Esclamò Isabelle quasi sfondando la porta con i pugni.
Magnus sbuffò, prese il cofanetto e lo mise in tasca, quasi come se fosse un gesto automatico, ed uscì dalla porta.
Isabelle indossava un vestito molto semplice, di un blu elettrico con qualche accenno di brillantini, che arrivava fino al ginocchio, con delle scarpe col tacco vertiginose.
Aveva i capelli, elaborati a boccoli con cura, sistemati da un solo lato.
"Sei una favola, biscottino" disse Isabelle guardando Magnus maliziosamente, poi rise.
Magnus la guardò sorridendo e scesero le scale e arrivati all'ingresso si avviarono in biblioteca.

 

 

 

 

 


"Bel vestito, comunque" disse Magnus dopo un pó, osservando Isabelle, che al complimento sorrise.
"Oh si, è di Chiffon" disse la ragazza orgogliosa, passando le mani sul vestito per eliminare le pieghe.
"La mia camicia è Armani" disse stendendo le mani di fronte a lui con fare esperto.
"Carina, invece la mia collana è di Zaffiri, guarda" disse indicando il collo e Magnus osservò la collana con pendenti blu.
Magnus fece un verso che assomigliava ad uno sbuffo.
"Ah si? I miei brillantini sono ricavati da diamanti" disse Magnus vantandosi e passandosi una mano fra i capelli.
Isabelle rise buttando la testa all'indietro.
"Okay, hai vinto. Piuttosto, parlando di argomenti seri.." Disse Isabelle smettendo improvvisamente di ridere.
Magnus si chiese  se preoccuparsi o no.
Raramente Isabelle parlava di argomenti seri, e le possibilità erano ancora di meno se stava per andare ad una festa.
"Come va con mio fratello?" Chiese Isabelle piatta,senza alcuna emozione nella voce.
Magnus fissò un punto nella parete. Si, doveva preoccuparsi.
Decise di mettere su la solita maschera di ironia.
"Jace? Irritante come al solito e.." Iniziò Magnus ma Isabelle non sembrò molto convinta perché lo interruppe.
"Sai a chi mi riferisco, Magnus" disse Isabelle fissandolo dritto negli occhi. "Me l'aveva detto che cercavi sempre di sfuggire alle domande difficili con l'ironia, aveva ragione" concluse la ragazza.
Magnus assunse un espressione corrucciata.
"Chi te l'ha detto?" Chiese lo stregone mentre giravano l'angolo per avviarsi in un'altro corridoio.
Isabelle si girò per guardarlo e sorrise tristemente.
"Alec, parlava sempre di te . Non faceva altro tutto il giorno, era come se vivesse di te. E forse era così. Quando eravate insieme Alec ritornava a vivere, non era più il solito ragazzo da parete, non era "il parabatai di Jace", non era "il maggiore dei Lightwood", non era "il fratello di Isabelle", era semplicemente Alec. E io non sono mai stata così stupita di rivedere il mio vero fratello, era tutto così normale... Così bello..." Disse Isabelle persa nei ricordi con gli occhi lucidi, evitando di incrociare lo sguardo di Magnus che la fissava sbalordito fino a quando non riprese a parlare "Quando è tornato a casa quella notte non era più lo stesso, sembrava che gli avessero strappato il cuore dal petto, o forse era perfino un dolore più forte di quello, un dolore indescrivibile, un dolore che non era..."
"Fisico?" La interruppe Magnus.
Isabelle alzò lo sguardo su di lui osservandolo attentamente.
"Non era più lui, il vero Alec era morto in quel tunnel sotterraneo, il vero Alec l'avevi sepolto TU con le TUE parole. Solo l'Angelo sa quanto ho potuto odiarti quando hai ridotto mio fratello nell'ombra di quello che era" Isabelle stava quasi urlando, con le lacrime agli occhi ma, da vera guerriera che era, le ricacciò dentro e si ricompose.
Guardò lo stregone negli occhi e scosse la testa.
Magnus strinse i pugni.
Tutto quel dolore.
Sentì la rabbia espandersi per la sua mente, ma non era rabbia verso Isabelle, o verso Alec.
Rabbia verso se stesso.
Verso quello che aveva fatto, verso il dolore che aveva procurato al suo angelo.
E all'improvviso si rese conto di quanto stupido fosse stato, dell'infantilità del loro litigio.
Il gesto di un ragazzo così fragile e insicuro, e il gesto ancora più irresponsabile e irragionevole di uno stregone di 800 anni.
Si sentì così stupido, così inutile.
Perché Raziel aveva creato i suoi figli e li aveva resi così fragili, così incapaci di non provare emozioni?
Isabelle che si sentiva dilaniare il petto ogni volta che il fratello stava male.
Jace che soffriva per Clary ogni volta che la sapeva lontana da lui, e Magnus dovette ammettere a se stesso che quell'antipatico e presuntuoso Nephilim, quando stava con Clary, sembrava quasi normale, simpatico.
Amare è distruggere, e essere amati è essere distrutti.
L'unica cosa con significato che quel vecchio e decrepito di Valentine abbia mai detto nella sua vita da reietto maniaco.
Alzò lo sguardo su Isabelle che lo stava osservando con aria soddisfatta.
"Potresti vivere 100 vite e ancora non lo meriteresti, lo sai, vero?" Chiese la ragazza guardandolo sorridendo.
Magnus la guardò e sorrise di rimando.
Isabelle si avvicinò e lo abbracciò di slancio e lo stregone le accarezzò i capelli.
"Allora.. Vogliamo imbucarci a questa festa si o no?" Esclamò Isabelle allontanandosi dallo stregone.
"Sempre la solita, Isabelle Lightwood" disse Magnus seguendola mentre si incamminava verso la biblioteca.
Già prima di arrivare alla porta si poteva sentire la musica a tutto volume.
La raggiunse mentre spalancava le porte.
Magnus rimase a bocca aperta.
"Questa sì che è una festa" disse Magnus meravigliato.
"Di sicuro non uno dei tuoi soliti festini al loft"

 

 

 

 

Angolo delle crazy:
Bene eccoci qui☺️
Inizieremo con una cattiva notizia: dato che sta per iniziare la scuola non possiamo promettere che riusciremo a mantenere gli aggiornamenti perché la storia si sta facendo più complicata e noi abbiamo le idee davvero poco chiare.
E non avremmo molto tempo per scrivere perché iniziamo il primo liceo 😍🔝
Augurateci buona fortuna😣
Comunque, nel prossimo capitolo, per metà già pronto, succederanno molte cose che vi confonderanno ancora di più, crediamo.
Beh, siamo davvero molto felici che la storia piaccia così tanto e di tutte le recensioni che ci lasciate😍
Siamo davvero molto orgogliose, grazie a tutti voi che leggete e recensite (oppure rimanete nell'ombra).
Alla prossima😄
~Tini e kiakkiera

  
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