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Autore: Alex Wolf    13/09/2014    6 recensioni
ATTENZIONE: AVEVO IN PRECEDENZA DECISO DI INIZIARE UNA NUOVA STESURA DI QUESTA STORIA, IN SEGUITO HO DECISO CHE CONTINUERO' QUESTA!
«Eleonora. Isil. Hai perso i tuoi nomi non appena sei morta e sei caduta qui, nelle mie lande» spiegò placidamente lui, giocando con un grosso anello in cui vi era incastonata un’ambra. Dello stesso, identico colore dei suoi occhi. «Hai rinunciato a loro per sempre nell’esatto momento in cui hai accettato di divenire mio Generale. Perciò, era mio dovere sceglierti un nome, e quale più si adirebbe a una donna della tua fama –che ha cavalcato draghi; vinto battaglie; ucciso uomini e sedotto il Signore di Mordor- più che Morwen? La Dama Oscura?»
Genere: Fantasy, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Libro secondo: fiumi di sangue e ombre di cenere.
 

Storia d’Inverno.
 


“Arriverà il tuo momento se resti ad aspettare”
 
— Imagine Dragons





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Quando aprii gli occhi attorno a me c’era solo un’infinita distesa di cenere nera. Vampate di fumo salivano verso l’alto accompagnate da sbuffi improvvisi di gaiser e odori pungenti, e non c’era cielo in cui si potessero disperdere ne aria che purificasse ogni cosa. Quei vapori salivano verso l’alto e si scontravano con una cupola nera che, di tanto in tanto, scricchiolava e si sgretolava.
Dov’ero finita? Che posto era? Perché ero li?
Mi alzai con cautela, tastando il terreno con le punte degli stivali con la paura che si sgretolasse. Era tutto così strano. Feci un passo avanti incerta, poi un altro e quando mi apprestai a fare l’ennesimo venni trattenuta da qualcosa. Socchiusi le labbra e mi voltai, i pugni alzati verso l’alto pronta a difendermi. Ma non c’era nessuno dietro di me. Abbassai le difese e provai a fare un altro passo: ancora qualcosa me lo impedì. Cos’era? Poi capii. Abbassai lo sguardo e trovai uno spesso anello di metallo saldato attorno alla mia caviglia destra; una catena color pece era stretta alla sua estremità e scompariva nelle tenebre.
Che posto era quello? Perché ero incatenata?
Tossii a causa dell’aria irrespirabile, i polmoni mi dolevano nel petto. Tentai di tirare con tutte le mie forze quegli anelli, ma questi si sgretolavano fra le mie mani per poi andare a riformarsi in un batter d’occhio. Erano fatti realmente di cenere spessa, dura e tal volta granulosa che tingeva la mie pelle di sfumature carbone.
« Ma dove sono? » Mi sfuggì dalle labbra, e qualcosa si mosse oltre una delle pareti.
« Ssssi è sssssvegliata! Ssssi è ssssvegliata! Siiiii! » Una creatura avanzò nella mia direzione, la voce acuta e sibilante che faceva tremare la stanza. Persino nel buio di quel luogo si riusciva a scorgere la sua sagoma: tozza, con una testa troppo grossa per quel corpo così magro ma, sicuramente, pesante visto come si trascinava dietro le lunghe braccia scheletriche. Camminava dondolandosi maggiormente da una parte, con gli occhi che brillavano cangianti.
Quando si fece ancora più vicino, notai che una delle sue gambe era più corta rispetto all’altra e che la sua pelle aveva un orribile color muschio/ruggine. Occhi rotondo e sporgenti, grigi come le nubi temporalesche mi osservarono per un lungo tempo, poi si posarono sulla catena e sorrisero, come la sua bocca rugosa e piena di denti storti e aguzzi.
« Ahhh! Ha provato a liberrrrssssiii tessssoro! Ha provato ma non è riussssscita! » Saltellò attorno alle catene ridendo. Rabbrividii al solo pensiero di averlo così vicino.
Che essere era quella… cosa?!
Prima che l’essere riuscisse ad avvicinarsi di più, una seconda figura si fece avanti. Attorno ad essa splendeva una specie di aura biancastra che illuminava quel posto tetro di un calore ben accetto. Era un uomo, constatai quando si fece più vicino, un giovane uomo dalla pelle di porcellana, gli occhi d’oro e i capelli di un rosso acceso, tendente all’arancio. Indossava una tunica lunga e nera, ricamata da cuciture rosse e arancio e indossava orecchini cilindrici con incastonati rubini. Teneva fra le mani un lungo bastone, con incastonata sulla sommità una grossa sfera trasparente e lucida dalla quale scaturiva la luce.
Mi portai una mano sopra gli occhi per proteggermi da quell’illuminazione improvvisa e tossii nuovamente. Una piccola nube di fumo scaturì fuori dalle mie labbra, lasciandomi disorientata mentre la osservavo sparire nel nero che ci circondava.
«Mh.» L’uomo si piegò sulle ginocchia per arrivare alla mia altezza. I capelli gli ricaddero in avanti sul viso, incorniciandolo come se fosse uno splendido ritratto. Allungò una mano e mi scostò i capelli dal viso.
Mi ritrassi immediatamente, sconcertata e spaventata al tempo stesso.
Lui sbatté le palpebre e si issò, porgendomi una mano per alzarmi. « Mia signora » sussurrò, mentre mi alzavo guardinga senza il suo aiuto. « E’ un tale onore conoscerti. »
« Ceerto » borbottai, mentre studiavo l’uomo con un certo nervosismo e mi spazzavo via la cenere dai vestiti.
Qualcosa mi si aggrappò alla gamba facendomi sussultare.  Guardai in basso e scorsi l’essere di prima avvinghiato ai miei pantaloni, e non potei fare a meno di provare un moto di disgusto. Gridai, più per lo schifo che per la paura, e iniziai a muovere la gamba velocemente per staccarlo. Quello non mollava la presa, così fui costretta ad assestargli un calcio con la gamba libera. L’essere volò per qualche metro, gridando con la sua voce strana e acuta poi capitolò a terra in una nube di cenere nera.
L’uomo dai capelli rossi aveva assistito alla scena senza fiatare, ma con un sorriso divertito che gli aleggiava ancora sulle labbra.
« Perdona i modi bruschi del mio aiutante » si rivolse a me, sorridendomi gentilmente. « Nella sua vita precedente non era abituato alle buone maniere. Tutta via, adesso sta tentando di imparare. Perdona anche le catene, mia Signora, ma non sapevamo come avresti reagito al tuo risveglio. » L’uomo dai capelli arancioni rivolse uno sguardo torvo all’essere che gli si era attaccato alla tunica.
Ridussi gli occhi a due fessure, mentre la luce emanata da quella sfera si faceva più intensa e andava a occupare uno spazio più ampio. I raggi incanalarono nelle loro spire il freddo nero che ci circondava, dando vita alle mie idee: dovevamo essere per forza sotto terra, in una qualche prigione. In una qualche prigione che sembrava infinita a causa delle tenere, sebbene ora fosse molto più luminosa.
« Smeagoool voleva solo avvertire il paddddrone » sibilò la creatura, saltellando attorno all’uomo.
Il respiro mi si mozzò in gola. Gollum. Quella creatura era davvero Gollum? La morte di certo non gli aveva reso la pace eterna come avevamo sperato tutti, allora. Un velo di pelle d’oca andò a coprirmi le braccia, costringendomi a muovere le spalle per farla andare via. Che cosa rivoltante e, al tempo stesso, ingiusta. E io che pensavo che dopo la morte ci fosse il risposo eterno.
« Oddio. » La verità mi colpì in faccia con uno schiaffo. Se Gollum era li –ovunque si trovasse “LI”- ed era morto anni fa allora io… dovevo essere morta.
Che posto era questo? L’inferno. Perché ero li? Perché ero morta per salvare Haldir. Perché avevo ucciso troppe persone innocenti per salvare le persone che amavo.
Mi portai le mani sulle labbra e soffocai un singhiozzo, prima che le gambe mi cedessero e cadessi nuovamente fra la coltre di cenere che si era alzata. Il fianco destro prese a farmi male e, poco dopo, rivoli di sangue scarlatto cominciarono a scendere verso terra imbrattandomi i vestiti, creando grumi a contatto con il terreno farinoso. Un lacrima scese lungo le mie guance, calda e più densa di quanto mi aspettassi. Quando cadde andò a creare un’ennesima macchia rossa sui miei vestiti sgualciti.
Piangevo sangue. Perché?
Gli occhi d’ambra dell’uomo si poggiarono su di me per l’ennesima volta, mentre lui camminava fra la cenere depositatasi sul pavimento che si ergeva in ampie volute nere attorno alla sua figura. Fletté e ginocchia in modo da arrivare alla mia altezza e strinse dolcemente i miei polsi fra le sue mani, allontanandoli dalle labbra. L’osservai stranita, mentre con gentilezza si alzava portandomi con lui. Che cosa strana, pensai. Perché mi faccio aiutare così facilmente? Perché lo lascio toccarmi?
« Mia Signora » sussurrò con voce dolce « questo non è il luogo per piangere. Venite. » Senza lasciarmi i polsi prese a camminare, illuminando la strada con quel suo strano bastone luccicante. Provai ad avvertirlo delle catene che ancora mi tenevano prigioniera, ma quando abbassai lo sguardo notai che si erano sganciate da sole.
In lontananza, udii un ruggito che mi fece accapponare la pelle.
 
 
*    *
 
 
 
« Alza il braccio Leron! Di questo passo sei già morto tre volte! » Ringil ringhiò forte, mentre il principe tentava di sparare una palla di fuoco. Purtroppo, neppure stavolta il risultato fu buono. Anzi, ci mancò poco che la scintilla fuggita al controllo  del giovane non bruciasse i capelli del fratello gemello, accorso curiosamente a vedere gli allenamenti suoi e della sorella.
Turion sbuffò una nuvola di fumo e abbassò la testa, poggiandola oziosamente tra le grandi ali nere e rosse. Accanto a lui, Arme se ne stava tranquillamente a osservare la scena con quegli occhi d’oro che si ritrovava.
Era cambiata molto in quegli anni in cui i due non si erano visti. Turon e lei erano cresciuti assieme, e per quanto si ricordava il drago la sua amica aveva sempre avuto un colore ambrato che ricordava l’oro; ora invece tendeva al bianco perla e lasciava al colore precedente solo poche sfumature sulle ali e agli occhi. Era così diversa.
Come ti senti? La domanda lo ridestò dal turbine di pensieri che l’aveva accolto fra le proprie braccia, facendogli sbattere le palpebre con velocità e alzare il muso verso l’amica.
Abbastanza bene. Si limitò a rispondere. Dopo tutto, era la verità. Non stava male ma neppure bene. Essere riuscito a scampare alla morte era stata proprio una cosa inattesa, figurarsi ritrovarsi legato a un marmocchio che non era neppure in grado di governare una singola palla di fuoco. Le mancava El, ma le era grato del fatto che l’avesse lasciato in vita.
Mi dispiace per quanto successo alla tua guardiana.
Anche a me. Ma se ha deciso di lasciarmi in vita e legarmi a uno dei suoi figli avrà avuto sicuramente un buon motivo.
Stai dicendo che aveva già pianificato tutto? Arme l’osservò di sottecchi, assottigliando le palpebre fino a ridurle a due fessure.
Turon spostò lo sguardo da lei al principe, piegando leggermente la testa di lato per osservarlo meglio. Arme lo seguì. Rìnon non era certo quello che si sarebbe aspettato Turon, lui avrebbe preferito che Haldir avesse preso in consegna i poteri della madre, ma se El l’aveva scelto un motivo doveva esserci stato.
Sono sicuro che qualcosa aveva pensato, quella piccola canaglia. Ammise.
Allora non ci resta che aspettare la guerra e vedere che succede. La dragonessa poggiò ancora una volta la testa fra le zampe e chiuse gli occhi.
Non possiamo fare altro.
 
 
*   *
 

« Volevate vedermi, vostra maestà? » Fanie si chiuse la porta della sala del trono alle spalle e rivolse uno sguardo di ghiaccio a Thranduil che, seduto sul suo vistoso trono, osservava ogni suo più lieve spostamento.
L’elfo annuì, alzandosi in piedi e iniziando a scendere la scalinata che l’avrebbe condotto da lei immerso in un tripudio di stoffa argentea e rossa.  Era bello, pensò Fanie incrociando le braccia al petto nel tentativo di apparire annoiata. Bello e crudele, con gli occhi di ghiaccio e il sorriso di un demone. In effetti Thranduil ricordava proprio un demone in quei suoi momenti di pazzia, in cui si divertiva a tormentare i suoi prigionieri mostrando loro il suo vero volto, quel suo occhio ceco. D’istinto l’elfa si portò una mano alle cicatrici che aveva in volto, facendo scorrere le dita sulla pelle seghettata finché non raggiunse l’occhio da cui non vedeva niente. Lo toccò con leggerezza e sospirò, riabbassando la mano prima che il re la raggiungesse.
« Io, volevo parlarti. » Con un sorriso appena accennato Thranduil le si avvicinò di più, facendola indietreggiare. « Mi sei mancata così tanto.»
Che cosa ha in mente?, si chiese la ragazza. Milioni di idee le passarono per l’anticamera del cervello, miliardi di emozioni contrastanti le fecero battere il cuore. Era sempre così difficile stare vicino a quell’uomo che le aveva rovinato la vita ma che, nonostante tutto, gliel’aveva resa anche bella. Eppure... per ogni cosa bella che lui aveva fatto ce n’erano tre da far accapponare la pelle.
« Fanie » il suo nome suonò così dolce quando lascò le labbra del re, quasi fosse una morbida carezza. La ragazza batté le palpebre e rimase a osservare la mano del suo padrone alzarsi verso il proprio viso, finché le dita pallide e fredde non finirono per sfiorarle la cicatrice e poggiarsi sulla guancia malandata.
« Q Le meluvan úne ar alye lúmessen tenna nurucilie. »   Ti amerò nel bene o nel male, finché morte non ci separi le aveva detto una volta Rìnon, catturandola con i suoi occhi verdi smeraldo. Poi le aveva sorriso e avvicinandosi con molta calma, quasi avesse paura di spaventarla, aveva poggiato le proprie labbra su quelle dell’elfa. Le sue mani calde si erano poggiate sui suoi fianchi, attirandola verso di se, e così lei aveva potuto gettargli le braccia al collo e attirarlo verso di se ancora di più.
Rìnon. Lo stesso Rìnon che aveva dato la sua vita nel tentativo di ritrovarla. Lo stesso elfo, lo stesso e unico vero amore che Thranduil le aveva strappato dalle braccia perché geloso.
Non se ne rese neppure conto, Fanie. Prima che qualcuna delle guardie presenti potesse reagire lei alzò il braccio e colpì la mano del re per cacciarla dalla sua guancia. Il contatto freddo con a pelle di lui cessò all’istante, mentre quello di ghiaccio fra i loro occhi continuò a esistere. Non si sarebbe più fatta toccare da quel serpente viscido, che le aveva rovinato la vita.
« Tua nuora è morta, due dei tuoi nipoti sono diventati all’improvviso guardiani, mio fratello Sauron e la cerva stanno escogitando qualcosa, l’altro mio fratello Turion sta escogitando un piano d’attacco, l’arrivo di Aragorn è imminente e, come finale, la guerra incombe e tu volevi vedermi. » Quella frase sembrava, era un’accusa bella e buona. « Tutta la Terra di Mezzo sta per essere distrutta e tu volevi vedermi!? Va al diavolo stupido, pomposo, razza di rovina vita che non sei altro! » La guardiana alzò un braccio e con velocità colpì il sovrano sul viso, facendogli voltare la testa da una parte. Lo schiocco riecheggiò nell’atrio più e più volte, mentre Thranduil si portava una mano alla guancia e l’accarezzava per lenire il dolore.
I suoi occhi parevano fuoco liquido.
« Come hai osa… »
« Non dire nulla! » Sbraitò Fanie, su tutte le furie. « Tutte le tue parole, tutte le tue azioni sono spregevoli! Se tu fossi stato sul campo di battaglia quel giorno, se avessi combattuto anche tu magari El sarebbe viva! E se tu non fossi stato così spregevole da promettermi in sposa a tuo figlio, anni fa, forse Rìnon sarebbe ancora vivo! Tu mi hai rovinato la vita, e ora stai per rovinare quella dei tuoi famigliari, razza di codardo! »
 
Quelle parole arrivarono dritte al cuore di Thranduil e lo bloccarono. Il respiro gli si mozzò in gola mentre osservava lo sguardo glaciale ma, tutta via, infuocato della donna che aveva difronte.
Mi hai rovinato la vita. Codardo. Rìnon sarebbe ancora vivo.
Con un moto di stizza il re si portò una mano sopra il cuore e strinse leggermente le stoffa della tunica fra le mani, come se una freccia l’avesse colpito proprio li. Si sentiva stordito dalla crudeltà con cui Fanie gli si era rivolta, distrutto dalle parole che gli aveva gridato contro.
Codardo. Mi hai rovinato la vita.
« Fanie » sussurrò, incapace di dire altro.
Negli occhi della giovane ardeva un fuoco così vivo che, pensò il re, se avesse nuovamente provato a toccarla l’avrebbe bruciato. « Ti odio » sibilò lei « con tutta me stessa. » E se ne andò lasciandolo li. Solo.


N.d.a

Sono tornata, stronze ( love you all ). Che ne dite di questo inizio capitolo/secondo libro? Vi è piaciuto? Spero vivamente di si. 
El è tornata, Rìnon ha dei poteri tutti suoi e Fanie detesta Thranduil. Che accadrà nei prossimi capitoli sta a voi scoprirlo, continuando a leggere :3
Bene, ora è tardi quindi io vado.

Un bacione

Isil.

P.s: ho deciso di continuare se (solo SEEEE) i nuovi capitoli della mia sotria arriveranno ad almeno tre recensioni l'uno. No, non sono una stronza (forse si), ma amatemi lo stesso :3 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2824303&i=1



 
  
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