E
quando l’erbaccia arriva al selciato,
è
come un giardino tutto ghiacciato.
Penetra la lama nella carne,
il sangue bagna la pelle lacerata macchiandola.
“Ancora
un’ultima volta”, ripeto nella mia mente
oscurata da questo
dolore implacabile.
Dico sempre così.
Poi taglio ancora, ancora e
ancora.
Non riesco a controllare
questo odio che sento, è come se il mondo fosse solo una
prigione nella quale
gli uomini si feriscono a vicenda per trovare salvezza.
Odio tutti, a volte anche me
stessa.
Ma l’odio è un sentimento
così
brutto…
Osservo la lama sporca di
sangue, sporca come la verità della vita.
Perché mi sto punendo?
Cosa ho fatto?
Di nuovo l’immagine del tuo
volto affiora nella mia mente, facendosi sempre più nitida.
Non capisco come tu riesca ad
avere questo potere su di me.
Ti sei insediato
prepotentemente nel mio cuore, senza chiedere permesso.
Non sono abituata a ricevere
premure.
Sono sempre stata sola.
Le mie mani si fanno via via
più fredde, contrastando con il sangue caldo che sembra
quasi bruciare sui
polsi.
Però è il freddo che sento
nel
petto a irrigidire il mio corpo.
Non so perché lo faccio, le
mie pene non si placano.
È possibile annientare il
dolore?
La mia è una lotta continua, e
ogni volta non ci sono né vincitori né vinti.
È faticoso vivere.
Cammino lentamente fino al
bagno, dove immergo i polsi sotto l’aqua fredda e scorrente
del rubinetto.
Ormai i miei gesti sono
diventati meccanici.
So bene qual è il limite, so
fin dove posso spingermi.
In realtà non desidero morire.
Sto solo cercando un po’ di
pace.
Tampono le ferite con un
asciugamano bianco, che subito si imbratta di aloni color cremisi.
Lo ripongo nel cesto dei panni
da lavare, così potrò cancellare ancora una volta
le prove della mia debolezza.
Non voglio che nessuno sappia.
Tu per primo.
Mi ritrovo ancora una volta a
pensarti, a immaginare come possa essere il tuo sguardo al di
là di quegli
occhiali da sole dietro i quali ti celi.
Cos’è che non vuoi far vedere,
Yasu?
Cos’è che tu non vuoi vedere?
Mi sorprendo a immaginare che
una persona equlibrata come te possa avere dei timori.
Ma l’essere umano è fatto
così, imperfetto e fragile.
Avvolgo le bende preparate in
precendenza attorno ai polsi, girando e rigirando il nastro bianco.
Lo coprirò con un polsino,
proprio come si nascondo le prove di un delitto.
Però arriva un giorno in cui
tutti gli assassini vengono smascherati.
Mi riprometto che non lo farò
più.
Non perché abbia imparato la
lezione, è solo che non voglio ferire anche te.
Essere infelici non implica
rendere tali anche gli altri.
Domani sarà un nuovo giorno.
Non vedo l’ora di vederti.
Vorrei che fossi qui anche
adesso.
Fa così freddo qui.
ANGOLO
DELL’AUTORE
Scritta a tempo di record! Sì,
ci voleva poco perché non è questo
granchè, però la trovo meglio di quella di
Takumi! Miyu forse è un personaggio che sento di
più, quindi nonostante la
scena da brividi mi sono trovata più disinvolta a scrivere
di lei e a
interpretare i suoi pensieri.
Spero che vi sia piaciuta
anche questa!
Grazie a tutte le lettrici
silenziose, alle ragazze dell’altro fandom che leggono e
recensiscono anche
queste storie, e grazie a The Code End che mi ha recensito la scorsa
volta!
Grazie a tutte, davvero, anche
se siete un piccolo pubblico mi date tante soddisfazioni!
Baci
Place