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Autore: SaraRocker    14/09/2014    7 recensioni
Dopo la seconda guerra magica, il trio dei miracoli tornerà ad Hogwarts. Sembra improvvisamente giunto il tempo per potere finalmente sguazzare nella pace creatasi, ma Hermione non ci riesce. C'è qualcosa che la segue, una luce misteriosa, una persona che le manca come l'aria.
Estratto cap.3
"Fred, cosa è successo?" gli domandò infine Hermione, squadrandolo con attenzione. Indossava gli abiti dell'ultima volta, quando era morto. Eppure, era completamente diverso dal corpo privo di vita che aveva visto: il suo volto era pulito, quasi brillante. Non vi era più alcuna ruga di espressione, per quanto piccole ed appena accennate fossero state.
Lui deglutì a vuoto, sedendosi di fronte a lei e ragionando su quale fosse il modo migliore per rispondere. Infine, accennando un sorriso amaro, parlò.
"Sono morto, suppongo."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Love Until We Bleed.




 
capitolo 16.






























Hermione era abbastanza certa di non conoscere nessuno dei restanti studenti rimasti quell'anno durante le vacanze natalizie. Perciò, il ventiquattro dicembre di quell'anno, si limitava a vagare per l'istituto a capo chino, i capelli stretti in una coda alta e spettinata, il viso spento, e le guance arrossate per il freddo. Non era certa di dove stesse andando, ma sapeva che non era la direzione giusta. Fred la stava aspettando. Le aveva detto che l'avrebbe attesa nell'aula di pozioni per farle un piccolo regalo, eppure lei stava andando da tutt'altra parte. Perchè? Perchè si allontanava improvvisamente da Fred? Perchè non lo raggiungeva con un sorriso ad arricciarle le labbra e gli occhi illuminati d'amore?
La risposta non la conosceva a pieno, ma sapeva di avercela sulla punta della lingua. Erano giorni che non riusciva a pensare coerentemente. Ogni sua riflessione andava a finire in un punto profondo della sua mente, in un luogo che, recentemente, aveva considerato ben poco. Una zona in cui si era annidato un pensiero fastidioso ed allarmante che, sino a pochi giorni prima, aveva finto di non avere neppure notato.
Ma, guardandoci in faccia, era davvero possibile che Hermione Jean Granger non notasse qualcosa?

Perchè nessuno oltre lei vedeva Fred?
Aveva dato per scontato che la propria supposizione fosse giusta, ma era davvero così? Insomma, era davvero possibile che, solo perchè avevano smesso di credervi, nessuno potesse più vedere Fred? Nessuno oltre -guarda caso- lei. Recentemente aveva messo in dubbio tale teoria, e lo aveva fatto con un'improvvisa, disarmante determinazione. Era folle. Era semplicemente folle la possibilità che lei potesse vederlo, comunicarci, e toccarlo, mentre i fratelli no. Era crudele, ingiusto, ed assolutamente stupido. E le sue certezze si erano fatte sempre meno stabili, sempre più sul punto di spezzarsi e ridurla ad un guscio vuoto ed insicuro. Non faceva altro che pensare a lui: a Fred. Il suo nome rimbombava in modo continuo nella mente della giovane e, recentemente, era divenuto un vero e proprio mantra, un'ossessione. Il solo pensiero rivolto al rosso le scatenava una sorta di dolce assuefazione, qualcosa di molto simile ad un'anestesia, un sedativo da tutto il dolore che la circondava. L'amore che a lungo era andata con il bramare si era avverato, e la cosa le sembrava completamente impossibile. Fred non poteva innamorarsi di lei. Esistevano milioni di splendide ragazze, e lui aveva scelto lei.

Era per questi e molti altri motivi che Hermione aveva iniziato a prendere in considerazione un dubbio che, da parecchio, si stava annidando nella sua brillante mente: la possibilità che Fred, infondo, non esistesse davvero. La possibilità che il fantasma non fosse altro che una proiezione di Hermione, qualcosa nella sua mente, qualcosa nato solo ed esclusivamente per farle avvertire in modo meno brusco il dolore che, altrimenti, l'avrebbe costretta ad affogare.
Perchè infondo quella era la sola spiegazione logica, la sola spiegazione dalla quale non scaturissero pieghe. Ed in quel modo si sarebbero spiegate anche tutte le accuse di follia -probabilmente vere-, e tutte quelle improvvise perdite di amici e nemici -Dio, le mancava persino Malfoy-. Quindi, si era infine detta Hermione, Fred non esisteva davvero. Lei lo aveva immaginato per mesi, ed era convissuta in modo pacifico con quell'illusione, ma altro non era. La coscienza del ragazzo era svanita, così come la sua vita, ed il suo corpo. E non importava che lui le avesse detto di potere vedere nuovamente i colori -alle volte-, perchè non era vero. La sola realtà era che lei era impazzita e, che se non poteva vivere insieme a Fred e ai propri amici, allora non valeva davvero più la pena di vivere.

Ecco perchè si stava dirigendo nel bagno dei prefetti.
























La notò di sottecchi mentre tentava di accendersi una sigaretta nonostante il vento ed il freddo che lo circondava. Mentre teneva il filtro della cicca tra le labbra, e le mani a coppa attorno la cima di essa, l'aveva intravista attraverso una piccola finestra che dava su uno dei tanti corridoi dell'istituto. Immediatamente, aveva abbandonato i propri propositi, deciso più che mai a sfogarsi contro qualcosa di davvero divertente.
Erano passate intere settimane dall'ultima volta che Draco aveva parlato con Hermione Granger, e ne era stanco. Gli mancavano i battibecchi giornalieri, in grado di farlo sbollire e capaci al medesimo istante di infervorarlo come non mai. Era arrabbiato perchè gliel'aveva data vinta l'ultima volta, ed era più deciso che mai a non cederle una nuova vittoria, anzi! Desiderava impellentemente beccarla in una situazione imbarazzante, e magari poterglielo rinfacciare a vita.
A questo proposito, riflettè, magari la ragazza si stava proprio dirigendo verso il suo amato, il ragazzo invisibile con cui andava dicendo di avere una storia. Un sorriso di scherno gli nacque in viso, mentre gli occhi gli si assottigliavano, divenendo due lame argentee incredibilmente pericolose.
Scostandosi la sigaretta dalle labbra, e riponendola in un piccolo astuccio di cuoio, Draco prese la decisione di seguire la Granger di sopppiatto. Il mantello sfiorava appena il pavimento in pietra sotto i suoi piedi, facendolo somigliare ad una creatura della notte. Qualcuno di schivo, pronto ad attaccare, privo di pietà.























Non appena fu dentro al bagno, una sensazione di calore la pervase completamente, facendola -stranamente- rabbrividire. Si morse il labbro inferiore, per poi deglutire a vuoto. A passi leggeri e brevi, si incamminò verso l'enorme vasca che spiccava all'interno della sala dai toni chiari. Era già piena d'acqua. Era calda, constatò la strega in un sospiro, vedendo il vapore salire sino al soffitto. Poi, con un sorriso mesto ad adornarle il viso, sguainò la propria bacchetta. Si chinò, per poi muoverla con eleganza sul pelo dell'acqua. Non dovette dire nulla che, grazie ad un piccolo incantesimo, il contenuto della vasca si fece incredibilmente freddo, sotto zero. I piccoli rivoli di fumo dovuti al calore si estinsero all'istante e l'aria attorno alla giovane si fece immediatamente più intollerabile. Eppure, lei non vi fece caso. Alzatasi, Hermione sospirò, per poi agitare nuovamente la bacchetta in direzione della vasca. Un numero indefinito di cubetti di ghiaccio -tanti da strabordare- apparvero magicamente, rendendo l'acqua -se possibile- ancora più fredda. Fu allora che la riccia afferrò i lembi della camicetta che le ricopriva il busto. Li trascinò verso l'alto, sino a che l'indumento non fu completamente sparito. Lo lasciò cadere a terra. Passò poi alla gonna invernale, che fece scivolare con eleganza sino alle caviglie. Poi le scarpe, ed infine le calze.
Rimasta esclusivamente in intimo -rigorosamente spaiato-, la ragazza lanciò un'ultima occhiata ad uno specchio poco distante. Si sarebbe ricordata così, si disse, con il viso arrossito dal freddo e le labbra sul punto di spezzarsi. Chiuse gli occhi, augurandosi un dannatissimo buon Natale -era ormai mezza notte-, e si lasciò andare dentro l'acqua fredda ed il ghiaccio. Innumerevoli fitte la colpirono, dolorose quanto le lame di infiniti coltelli. Le sentiva trafiggerla, ucciderla lentamente, con meritato supplizio. Tese i nervi del collo e strinse la mascella. Normalmente avrebbe gridato senza ritegno, ma non in quel momento. No.
Se ne sarebbe andata con un'ultima briciola di dignità. Infondo, perchè restare? Non aveva più nulla, in quel mondo. Ma magari, in uno successivo, avrebbe ritrovato tutto ciò che aveva avuto la sfortuna di perdere: i suoi genitori, i suoi amici, Fred. Lo avrebbe ritrovato per davvero.

Un suono improvviso la costrinse ad aprire gli occhi. Il fantasma di Fred, quello che lei si era immaginata sin da principio, la stava osservando sbalordito. Il suo viso non era mai stato tanto pallido ed allarmato. Lo aveva appena sentito gridare, ma era certa che non fosse vero. Perciò sorrise semplicemente, continuando a sguazzare in quel bagno di morte che, lentamente, le stava assorbendo sino all'ultima energia.

Fred non disse nulla e, sconvolto come non mai, si lanciò a capofitto al capezzale della vasca nel chiaro tentativo di salvarla, di portarla via da lì al più presto. Affondò le mani nell'acqua gelida, e cercò di afferrare il corpo della ragazza, di prenderla in braccio di allontanarla da quel bagno che presto le avrebbe rallentato i battiti cariaci sino ad arrestarglieli completamente. Eppure, non vi riuscì. Le sue mani attraversarono il corpo di Hermione come fosse stato nebbia.
"No, no, no..." mormorò il rosso, osservando sconvolto le proprie mani "Non è possibile, Hermione!" gridò a squarciagola, mentre lei gli sorrideva dolce "Perchè? Perchè non riesco a prenderti? Perchè non..." Fred non proseguì la frase. La risposta gli giunse chiara alla mente, dolorosa quanto un proiettile dritto nel petto. Lei aveva smesso di crederci.
Forse lo vedeva ancora -magari più sbiadito e distante del solito-, ma lei aveva smesso di credere nella sua esistenza, e così lui non poteva più afferrarla per davvero. Non poteva salvarla. Digrignò i denti sconvolto, gli occhi ridotti a due fessure umide di lacrime. Non le avrebbe permesso di andarsene. Non gli importava perchè lei avesse smesso di crederci, a patto che sopravvivesse.
"Perchè?" domandò in un lamento disperato il rosso, facendosi eco per l'ennesima volta, e continuando invano a scavare nell'acqua, non riuscendo però mai ad afferrare il corpo di lei. Hermione avvertì appena la sua voce, improvvisamente distante e ovattata.
"Mi ucciderò..." mormorò lei, il fiato pesante ed il petto che si alzava ed abbassava a fatica. Fred poteva vedere il dolore attraversarle lo sguardo, ma era improvvisamente distante, incapace di aiutarla "Così potremo stare insieme per davvero."
Il ragazzo sussultò, per poi scuotere la testa "No, Herm!" gridò con le lacrime che ormai gli solcavano copiosamente il volto, il pianto sul punto di strozzarlo "No!"
"Fred, io ho bisogno di te."
"Ed infatti sono qui!" esclamò il rosso, chinando il capo contro il pavimento umido e sussultando per i singhiozzi "Sono qui..." ribadì quindi in un sussurro flebile e fragile, che lei quasi non udì.
"Forse sono solo pazza." sorrise la riccia in risposta, serrando le mani in due pugni pur di evitare di gridare per il dolore che il freddo le faceva avvertire "Tu esisti solo nella mia mente, per ora. Ma..." prese una pausa per deglutire "Ma se io muoio, potrò raggiungerti. Ed allora ci sarai per davvero."
No, non era così che funzionava. Fred avrebbe desiderato con tutto se stesso che Hermione lo capisse. Eppure, lei continuava a guardarlo con quell'espressione felice, che non lasciava trasparire tutto il dolore che, in realtà, provava sicuramente. Si fingeva beata di fronte le stilettate che il freddo le faceva chiaramente avvertire, e tutto questo perchè lo amava in modo troppo dannatamente forte. In un modo così forte da uccidere. Da uccidersi.
Poi, un suono improvviso. Dei passi che si muovevano con foga sul pavimento, risonando rumorosamente per tutta la stanza. Fred alzò lo sguardo, incontrando la figura sconvolta e senza fiato di Draco Malfoy.


















Il biondo Serpeverde aveva assistito alla scena ammutolito. Inizialmente era stato completamente convinto che la ragazza si fosse diretta lì per farsi un semplice bagno, ma poi la situazione aveva preso una pessima piega. L'acqua gelida, il ghiaccio... Un chiaro tentativo di suicidio. Uno dei più puliti in assoluto: niente sangue ed il corpo si sarebbe mantenuto sino al ritrovamento. Insomma, la Granger era stata meticolosa persino nell'organizzare la propria morte. C'era un solo problema: Draco non lo avrebbe permesso.
Perchè, per quanto la odiasse, e per quanto l'avesse mandata al diavolo un centinaio di volte, lui non avrebbe retto nel vederla varamente priva di vita, lo sguardo assente ed il viso cereo. Mai.
Perciò, dopo averla vista mormorare e sorridere al nulla, si era lanciato con furia all'interno della stanza, ritrovandola così distesa in mezzo a tutto quel ghiaccio, con gli occhi lucidi e con un sorriso beato ad arricciarle le labbra.










Lo sguardo della ragazza si posò su Draco Malfoy, ostentando ben poco interesse. Poi, d'improvviso, un nuovo sorriso le adornò il volto.
"Assisti alla mia morte?"
Se quella sarebbe dovuta suonare come una provocazione, non fece altro che fare tremare le ginocchia del biondo. La voce della Granger era uscita spezzata ed appena udibile, un sussurro di un fantasma distante, qualcosa di spaventoso. Malfoy non si era neppure preso la briga di risponderle, e si era invece lanciato contro di lei, ed aveva affondato le mani pallide nell'acqua fredda in un tentativo di prenderla in braccio. Lei non glielo permise.
Con immensa sorpresa del biondo, la riccia sollevò in aria la propria bacchetta che -effettivamente- non aveva mai posato, e la puntò in direzione di Draco. Subito il Serpeverde arretrò, le mani alzate in segno di resa ed innocenza.
"Se ti azzardi a toccarmi, giuro che ti ammazzo." mormorò la ragazza, le lacrime le rigavano d'improvviso le guance. Non le interessava uccidere qualcuno, e probabilmente non lo avrebbe mai fatto. Ma era abbastanza certa che quello fosse il solo modo per non essere salvata. Il ragazzo studiò a lungo quell'atteggiamento, prima di prendere finalmente parola.
"Dimmi solo perchè lo fai." la pregò con una nota di disperazione nella voce. Si odiavano, sì, ma ciò non significava lei doveva morire. Hermione sussultò, per poi sorridere.
"Avevi ragione, Malfoy. Sono pazza." prese una pausa "Fred non esiste, se non nella mia mente. Perciò morirò, così da poterlo davvero riincontrare."
Draco scosse bruscamente la testa, facendo ondeggiare i propri capelli chiari in modo disordinato "Non farlo, Granger! Non azzardarti a morire, perchè questo sì che sarebbe pura follia." le intimò sibilando, facendola sorridere ancora di più.
"Non mi interessa più ciò che dici."
Il ragazzo scrutò all'interno di quegli occhi solitamente tanto bruni, ma in quel momento troppo spenti. Si chiese se ci fosse un modo per salvarla, anche solo il più stupido, ma non gli venne in mente niente. Perciò, semplicemente, glielo domandò.
"Dimmi solo come posso fare a salvarti, ti prego. Dimmi se c'è un modo." le gridò contro, serrando le proprie mani in due pugni frustrati e conficcandosi le unghie curate nei palmi. Un dolore familiare lo avvolse. La riccia deglutì a vuoto.
"Dimmi che lo vedi." mormorò quindi, guardando il viso di Draco con supplichevole bisogno. Lei desiderava essere salvata, realizzò improvvisamente il Serpeverde. Ora stava a lui.
"Dimmi che Fred c'è, e che posso amarlo, e che non è un sogno." singhiozzò la mora "Ti prego."
E forse fu per disperazione che Draco ci crebbe davvero. Fu per folle bisogno, e completo terrore che il biondo, andando contro ogni proprio principio, decise di credere ciecamente a quelle parole, aggrappandovisi come un folle. E fu così che, proprio dall'altro lato della vasca, vide lentamente comparire il corpo chinato di Fred che lo guardava con disperazione e speranza. Un connubio di incredibile valore.
I capelli rossicci spettinati, gli abiti di quando era morto, il viso pallido ma presente.

"Io..." mormorò il biondo sconvolto "Lo vedo."



































 
Angolo dell'autrice!

Ehi, buonsalve a tutti! So di essere leggermente in ritardo, e chiedo umilmente perdono! In cambio, ecco a voi il capitolo più infinito della storia! Spero vi sia piaciuto nonostante la tristezza -più del solito forse...^^''-

Devo dire che l'intera storia è stata costruita attorno a questo capitolo, il primo che mi misi ad immaginare. Spero che vi sia piaciuto, e mi dispiace averlo spezzato così a metà, ma altrimenti sarebbe venuto fuori qualcosa di davvero pesante -a mio avviso-.
Mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate, e vorrei anche sapere se, secondo voi, è il caso di mettere in questa storia la nota 'tematiche delicate'. Infondo Hermione sta tentando di suicidarsi e... Boh fatemi sapere!
  
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