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Autore: Clira    14/09/2014    2 recensioni
DAL CAPITOLO 11:
«Hai capito bene, Chelsea. Io… io non lo so. Viviamo sotto lo stesso tetto da tre settimane ormai, ancora un’altra e poi torneremo alle nostre vecchie vite e forse ci lasceremo alle spalle queste assurde vacanze, ma io ricorderò. Io ricorderò ogni singolo istante quando ci incontreremo nei corridoi, in atrio o alla mensa. Ricorderò la tua voce, la musica e la paura. Ricorderò com’è restare senza fiato. Ricorderò il tuo aspetto appena ti svegli la mattina e i tuoi pigiami improponibili. Ricorderò l’odore della tua pelle dopo una doccia e la luce nei tuoi occhi. Ricorderò la ruga che ti si forma sulla fronte mentre ti concentri su qualcosa e il modo buffo che hai di toglierti i capelli dalla faccia soffiandoci sopra. E per me sarà impossibile dimenticare queste settimane. Ma se tu lo vuoi, io farò finta di dimenticare».
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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23  



CAPITOLO 23: GITE A SORPRESA

 

Quando Ryan e Gale tornarono a casa, trovarono me e Chris sdraiati sul divano a guardare un film.

Chris era disteso dietro di me, con entrambe le mani posate sul mio ventre ed io non mi sentivo così in pace da mesi.

«Era ora», disse Ryan non appena ci vide.

Chris si guardò alle spalle, sorridendo al mio amico, poi ci alzammo entrambi.

«Grazie, Ryan… per aver vegliato su di loro. Ora è compito mio prendermi cura della mia famiglia».

Quelle parole di Chris, mi scaldarono il cuore.

I due si strinsero la mano, poi ci furono le presentazioni ufficiali con Gale, che il ragazzo aveva visto di sfuggita solo una volta, la sera in cui Buster era stato ferito.

Cenammo tutti insieme e, quando finalmente trovai un momento, scrissi a Jenna per raccontarle come fosse andata.

Sia lodato, stavo cominciando a pensare che foste tutti morti, dato che non mi avevi più scritto. Adam aveva già le valige pronte per partire. Sarà uno zio paranoico e stressante”.

Non potei che ridere a quel messaggio.

Digli pure di non preoccuparsi, è andato tutto bene”.

Mio fratello è svenuto? Dannazione, avrei voluto vedere la sua faccia, quando glielo hai detto”.

Era alquanto sconvolto, ma immagino che sia normale. Adesso stiamo bene. Davvero.”.

Questo mi fa piacere. Immagino che non rivedrò Chris molto presto, vero? Tra l’altro non si è portato via niente, quando è partito”.

Sì, immagino non credesse che sarebbe rimasto. Comunque non ne abbiamo ancora parlato, di cosa… sì, insomma… di cosa faremo”.

State lì e siate felici per un po’, ok? Penso che ne abbiate passate già abbastanza”.

Sì, ma Chris ha il lavoro alla clinica e poi dovrete pur dare qualche spiegazione ai vostri genitori”.

Ok, sì, questo forse potrebbe rappresentare un problema”.

Ne parlo con Chris e ti farò sapere. Jenna… io ti ringrazio per tutto… davvero”.

Niente di cui ringraziare; dovere. Adesso vedi di trattare bene la mia nipotina e dì a mio fratello che appena torna gli spacco la faccia perché non mi ha nemmeno salutata, prima di andare via”.

Così non so quanta voglia gli metti di tornare a Phoenix. Comunque lo farò. Salutami Adam”.

Poi, tornai in salotto insieme agli altri.

«Tua sorella ce l’ha con te per non averla salutata, quando sei partito», informai Chris.

«Mia sorella ce l’ha sempre con me; l’unica che mi vuole bene in quella famiglia è Holly», disse lui, ironico.

Gli presi una mano e lui sorrise. Era tornato il mio Chris.

«Sapete, è quasi una visione vedervi insieme… dopo tutto quello che è successo quest’estate… », disse Ryan dopo un po’.

«Non parlarmi di quest’estate… è stata la peggiore di tutta la mia vita», rispose Chris.

«Davvero?», gli chiesi guardandolo negli occhi.

«Chelsea, tu hai rischiato di morire. Due volte. Non è esattamente uno dei periodi migliori della mia vita».

«Lo so, ma… è anche vero che è stata importante».

«Su questo non ci sono dubbi. Ora basta chiacchiere però, tu devi riposare».

«Cosa?! Ma sono solo le nove di sera!», protestai.

«Non discutere con me, signorina, c’è mia figlia lì dentro», disse indicando il mio ventre.

Io sbuffai sonoramente, poi mi rivolsi a Ryan.

«È un vero rompiscatole, non potremo più fare le nostre serate cinema».

Il mio amico alzò le spalle.

«È il suo dovere».

«Vedi? Lui è dalla mia parte; sante parole, Ryan».

«Grazie tante, Ryan… », lo fulminai con un’occhiataccia.

In risposta, lui mi sorrise, poi Chris mi condusse in camera mia, sempre tenendomi per mano.

Una volta dentro, si chiuse la porta alle spalle e poi mi guardò intensamente.

«Ormai credevo che non avrei mai più potuto farlo… ».

«Che cosa?».

«Tenerti per mano, baciarti, dirti che ti amo… era così tanto tempo che non lo facevo».

«Ora possiamo».

Lui mi affondò una mano tra i capelli, baciandomi con passione, ed io gli allacciai le braccia intorno al collo.

Ci lasciammo trasportare dai sentimenti, fino a che, non seppi neanche come, mi ritrovai in slip e canottiera sul letto, sotto di lui, che era rimasto con solo i jeans.

A quel punto si fermò.

«Cosa c’è?», gli chiesi.

«Non ho intenzione di andare oltre fino alla nascita della bambina».

«Come, scusa?».

Sul suo volto, si dipinse un’espressione divertita.

«Cos’è? Tutto ad un tratto sei diventata una pervertita?».

Arrossii.

«No, ma… oh, insomma!».

Adesso Chris rise apertamente.

«Chelsea… la gravidanza per te non è stata facile, hai avuto dei problemi ed io non voglio correre rischi inutili. Aspetteremo e vedrai… ne varrà la pena».

«Sappi che molto probabilmente, dopo aver partorito, non avrò la minima voglia di fare sesso».

Lui si chinò a baciarmi la punta del naso.

«Questo lo vedremo», disse in tono malizioso.

Ci sistemammo sotto le coperte ed io gli circondai il torace con le braccia.

«Chris?».

«Sì?».

«Sono davvero felice che tu sia qui. Avevo bisogno di te. Avevamo bisogno di te».

Il ragazzo mi strinse forte.

«Sono qui adesso, amore… non ti preoccupare».

Mi allontanai per guardarlo in faccia.

«Come mi hai chiamato, scusa?».

«Amore. E conta che io sia qui ora, ma Chelsea… la prossima volta… ti converrà dirmelo subito perché mi sono perso quasi tutta la tua gravidanza e… non voglio più perdermi niente».

«Frena, papà, tu stai già pensando ai prossimi?», gli chiesi tornando ad abbracciarlo.

«Perché no? Dopotutto… sono cresciuto in una famiglia numerosa… ».

Sospirai.

«Ryan mi aveva messa in guardia».

«E da cosa, di preciso?».

«Dalla famiglia numerosa. Ha detto che prima dei trent’anni, ci troveremo con una squadra di football».

«Beh… potremmo sempre divertirci a provare».

Risi, schioccandogli un bacio sulle labbra.

«Chris… ci sono tante cose di cui dobbiamo ancora parlare però, lo sai, vero?».

Lui annuì.

«Sì, ma non stasera. Stasera voglio che sia così. Voglio abbracciarti, voglio i tuoi baci; voglio sentire nostra figlia scalciare. Nient’altro».

A quelle parole, affondai la testa nell’incavo del suo collo, lasciandogli un bacio sulla clavicola nuda e lui sospirò.

«Ti amo, Chelsea Gaver».

«Ti amo anch’io, Chris Williams».

«Non hai ancora preso niente per la bambina?».

«Oggi ci ho provato, prima del tuo arrivo, ma… non ci riuscivo. Sono cose che dovremmo fare insieme».

«Sono contento che tu abbia aspettato».

Sorrisi.

«Già… anch’io».

Restammo lì, abbracciati, a parlare di tutto e di niente, di nostra figlia, immaginando come sarebbe stata.

Secondo Chris sarebbe stata identica  a me, io invece pensavo che avrebbe preso i miei capelli, ma il colore degli occhi e i lineamenti del viso da lui.

E fu bello. Fu meraviglioso, per una volta, non preoccuparsi del domani. Perché  domani, Chris sarebbe stato al mio fianco e avremo affrontato il futuro insieme.

Quando riaprii gli occhi, la mattina seguente, trovai il ragazzo a fissarmi.

«Ehi… che cosa succede?».

«Niente, ti guardavo soltanto».

«È inquietante, sai? La gente che mi osserva mentre dormo».

Lui sorrise.

«Io non sono inquietante. Io sono… perdutamente innamorato della madre di mia figlia».

«Ma davvero?».

«Potrei mai mentirti?».

«Mmm, non lo so… avrei bisogno di una prova… ».

Non se lo fece ripetere due volte e si chinò su di me per baciarmi con trasporto.

«Era abbastanza valida come prova?».

«Per questa volta ti sei salvato».

«Oh, meno male. Avanti, adesso… andiamo a fare colazione».

Gale e Ryan probabilmente non si erano ancora svegliati perché la cucina era deserta e silenziosa.

«Di cosa hai voglia, Chel?».

«Latte e cereali, stamattina».

Chris tirò fuori tutto e aveva già il caffè in mano per lui, quando si bloccò, guardandomi.

«Che cosa c’è?», gli chiesi.

«Mia mamma quando era incinta di Holly, vomitava al solo sentire l’odore del caffè. A te dà fastidio?».

Gli sorrisi, si preoccupava per ogni cosa.

«Non più, ormai».

«Vedi? Se ci fossi stato fin dall’inizio, lo avrei saputo. Avrei davvero voluto esserci, Chelsea. I primi mesi saranno stati i più duri».

«Ehi, sono passati, d’accordo? Non ci pensare più e concentriamoci sul presente».

Chris mi si avvicinò, dandomi un bacio.

«Va bene».

Restammo qualche minuto in silenzio, poi lo guardai.

«Chris… che cosa è successo con Shereen?».

I lineamenti del ragazzo si fecero duri.

«Niente, noi… è complicato, Chelsea».

«Prova a renderlo semplice. Non voglio un discorso dettagliato».

«Te la faccio semplice? Ok, allora diciamo che… tua sorella ci ha presi in giro entrambi e, in realtà, quando ci siamo messi insieme, lei stava ancora con il suo ex fidanzato».

«Jared?!».

«Sì».

«Ma… perché lo avrebbe fatto?!».

«Per allontanarci, suppongo, mentre lei continuava a divertirsi. Avevi ragione tu; io non l’avrei reputata capace di una cosa del genere, ma… avrei dovuto darti retta».

Ero sconvolta. Eppure mi aveva detto che sì, all’inizio lo aveva fatto per gioco, ma poi si era davvero innamorata di Chris.

«So a cosa stai pensando», lui mi riportò alla realtà. «E forse mi ha amato, sì, ma poi ha capito che era successo qualcosa tra di noi. È tornata da Jared, in ottobre credo, e loro sono finiti di nuovo a letto insieme. Me lo ha detto poco prima di Natale; abbiamo cercato di salvare il salvabile, ma poi… è stato troppo, perfino per me. E io non facevo che pensare a te, Chelsea. Sarei tornato. Anche se tu non mi avessi chiamato, ieri… io alla fine sarei tornato qui. Ed è stato un bene che mi abbia chiamato tu, perché se fossi arrivato più avanti e tu mi avessi aperto con un pancione di otto mesi, sarei impazzito prima di sapere che la bambina era mia».

«Di chi altro avrebbe potuto essere, Chris? Sai come sono fatta. Non ho mai avuto un ragazzo in ventun anni e… non mi ero mai concessa a nessuno. Prima di te. E tu saresti stato l’unico con cui avrei potuto farlo. Non ho mai desiderato nessun altro».

«Quindi tra te e Adam è davvero solo un rapporto fraterno?».

Nella sua voce c’era ancora una punta di apprensione ed io gli presi una mano sorridendo.

«Sì, Chris. Te lo giuro».

Lui si sporse a baciarmi, poi spostai di nuovo la conversazione sull’argomento precedente: «Riguardo a Shereen… mia madre ha detto che praticamente non esce più dalla sua stanza… non capisco».

«Sono… abbastanza sicuro del fatto che i tuoi genitori non sappiano niente di Shereen e Jared. Immagino che lei stia solo recitando la sua parte, come ha sempre fatto».

Allungai una mano sul tavolo fino a prendere la sua.

«Mi dispiace, Chris… ».

«Ti dispiace?! Mentre tu eri sotto stress e ti occupavi di nostra figlia; io stavo cercando di recuperare un rapporto, chiaramente destinato a fallire, con una donna che nemmeno mi amava!».

«Lei ti ha amato. In qualche strano modo… ma ti ha amato».

Chris fece il giro del tavolo e venne ad abbracciarmi.

«Tu cerchi di vedere il buono ovunque, vero, Chelsea?».

«È mia sorella. Per quanto orribili possano essere state le sue azioni… lei è mia sorella».

Lui mi diede un bacio tra i capelli, accarezzandomi il ventre.

«Come sta la nostra bambina, oggi?».

«Una rompiscatole… come suo padre. Non fa altro che scalciare di continuo».

Chris sorrise.

«Cosa dici se oggi cominciamo a comprarle qualcosa? Dobbiamo ancora decidere… tutto, praticamente».

«Ora lo posso fare, se ci sei tu».

Restammo in cucina a parlare ancora un po’, poi, dato che sembrava che Ryan e Gale non avessero alcuna intenzione di uscire dalla loro camera da letto, andammo via lasciando un biglietto sul tavolo.

Quella mattina fu… bellissima e verso l’ora di pranzo, tornammo a casa pieni di borse; la culla che avevamo ordinato sarebbe arrivata la settimana dopo.

Al posto del nostro biglietto, Ryan ne aveva lasciato un altro con scritto che lui e Gale quel giorno, sarebbero stati a pranzo dal padre del mio amico.

Mi chiesi come stesse andando; in fin dei conti… era la prima volta che Ryan portava Gale a casa sua.

Provai a cucinare qualcosa, ma Chris me lo impedì ed insisté per fare tutto lui.

«Ecco, lo sapevo, è finita: niente più serate cinema ed ora mi vieti anche di cucinare in casa mia. Il prossimo passo sarà quello di non farmi alzare più dal letto, vero?».

Chris rise.

«Potrebbe essere, ma non per i motivi che credi tu», disse con un sorriso furbo.

«Ma come? Non eri tu quello che ieri sera diceva “non mi spingerò oltre fino alla nascita della bambina”?», imitai il suo tono di voce.

Lui scosse la testa, divertito, poi tornò a fissarmi.

«Io ho detto niente sesso, non niente coccole».

«Oh, capisco… », dissi arrivandogli alle spalle e abbracciandolo da dietro. «E che tipo di coccole sarebbero le tue?».

«Lo vedrai».

Sorrisi e mi alzai sulla punta dei piedi per baciargli il collo, poi tornai a sedermi ed aspettai che lui finisse di preparare.

Quando portò i piatti in tavola, per un po’ mangiammo in silenzio, poi i miei pensieri cominciarono a vagare.

Iniziai a pensare a mia sorella e  a tutto quello che aveva fatto, sia a me, sia a Chris. Pensai ai miei genitori e a come avrebbero preso la mia gravidanza; le imperfezioni nella mia famiglia non erano mai state viste di buon occhio.

Immaginai a cosa avrebbero pensato i genitori di Chris scoprendo di noi e della bambina e, in un attimo, mi passò l’appetito ed io cominciai ad essere tormentata da troppi pensieri che mi opprimevano il petto.

«Chelsea? Chelsea, che cos’hai?».

Mi voltai. Chris era al mio fianco e mi guardava preoccupato. Non mi ero neanche accorta di aver lasciato cadere la forchetta sul piatto.

Lo osservai, come tornando improvvisamente alla realtà.

«Io… scusa, non ti volevo far preoccupare».

«Preoccuparmi per te, per voi, è la mia priorità, adesso. Dimmi a cosa stavi pensando».

Sospirai. Non avrei mai potuto tenergli nascosto nulla.

«Pensavo a cosa diranno le nostre famiglie di… di noi. Di lei», dissi posandomi una mano sul ventre.

«La mia famiglia già ti adora e adoreranno anche la bambina. Amore, non ti devi preoccupare, d’accordo?».

«Ma sarà strano! Tu stavi con mia sorella e… noi abbiamo concepito nostra figlia mentre stavate ancora insieme. Shereen non si sarà comportata bene, ma questo… ».

«Chelsea… Chelsea, guardami, ok? Andrà bene, loro capiranno e ameranno nostra figlia così come noi la amiamo».

«E la mia famiglia, Chris? Perché non sono così sicura che anche loro capiranno».

«Abbi più fiducia in loro, Chelsea. I tuoi genitori darebbero la vita per te, ed io l’ho visto quest’estate. Parleremo con loro, ok? E lo faremo presto, te lo prometto».

Annuii e mi sporsi a baciarlo. Quel suo modo di rassicurarmi, funzionava sempre ed io… non sapevo davvero come avevo fatto a resistere tutti quei mesi senza di lui.

«Senti, Chelsea… io devo tornare a Phoenix per sistemare delle cose al lavoro; se non altro per prendermi un periodo di permesso e poi vedremo come andranno le cose, ma penso che trasferirmi qui, in definitiva, sia la cosa migliore. Però devo parlare con Jefferson e… aspettiamo di capire cosa è meglio fare. Io dovrei rientrare domani a lavorare, quindi è il caso di avvertirlo».

Sospirai e feci un cenno di assenso con il capo.

«Ti amo e prometto che sarò a casa prima di stasera».

Sorrisi.

«Ti amo anch’io. Guida piano e dimmi quando arrivi».

«Certo, amore mio», fece una pausa, poi riprese: «È davvero da troppo tempo che desideravo chiamarti così. Che desideravo toccarti come prima potevo solo immaginare nella mia mente e sentendomi anche in colpa. Chelsea… », il ragazzo mi avvolse le braccia attorno alla vita e mi diede un bacio sulla fronte.

«… sei tutto quello che ho sempre desiderato. Tu e nostra figlia… ora ho veramente tutto».

E a quelle parole, mi tornarono le lacrime agli occhi. Di nuovo, maledissi i miei stupidi ormoni, rispondendo all’abbraccio dell’uomo che amavo.

«Allora ci sentiamo più tardi».

«Certo. Tu rilassati e non ti preoccupare di nulla. Stai con Ryan e Gale, fai una passeggiata con Buster e pensa solo a nostra figlia».

Sorrisi, stringendomi forte a lui.

«D’accordo, lo farò».

Detto questo, Chris andò di sopra, indossò la sua giacca  e riprese la strada per Phoenix.

Dal momento in cui Ryan e Gale sembravano in una sorta di stato catatonico a letto, presi il guinzaglio di Buster e uscii a fare una passeggiata con lui, il quale sembrò apprezzare molto la cosa.

Mentre ero fuori, mi sentii leggera come non mi capitava più da molti mesi; da prima di quell’estate, in effetti.

Il mio cane era visibilmente di buon umore ed io camminavo sorridendo.

Quando tornai a casa, i miei due amici erano in salotto a guardare la tv.

«Ehi, Chelsea!», mi salutò Ryan, allegro come sempre.

«Ciao, ragazzi».

«Dov’è Chris?», chiese Gale.

«È tornato a Phoenix. Deve sistemare delle cose al lavoro; parlare con il nostro capo e vedere la cosa migliore da fare, adesso che pensa di trasferirsi qui stabilmente».

Ryan sorrise.

«Cosa c’è?».

«Sono veramente felice, Chelsea… per te. Tu lo ami così tanto. Non abbiamo fatto altro che parlarne per tutta l’estate ed ora… ora finalmente lui è qui con te e che ti ama è evidente. Te lo meriti. Sai, credo che io e Gale dovremmo andarcene. Ne abbiamo parlato stamattina… ».

«Che cosa?! Perché?», chiesi, presa alla sprovvista da quella notizia.

«Perché ora Chris è qui e presto avrete una bambina», prese parola Gale. «Voi avrete bisogno dei vostri spazi, della vostra casa e noi qui siamo di troppo, in un momento simile».

«Gale, Ryan, voi siete i miei migliori amici; non sarete mai di troppo!».

Entrambi sorrisero.

«Non ce ne andremo subito, ma… succederà. Poco prima della nascita della bambina».

Sospirai ed abbracciai i miei due amici.

«Lo sapete che vi voglio bene, vero? E che se non fosse stato per voi, probabilmente non sarei mai riuscita ad affrontare i primi mesi della mia gravidanza… ».

«Ti vogliamo bene anche noi, Chelsea, ma… tu ce l’avresti fatta. Ora forse credi di no, ma… sei molto più forte di quanto pensi. Te la saresti cavata anche senza di noi».

«Già… più che altro… probabilmente saremmo stati noi a non cavarcela se tu non ci avessi aiutato», disse Ryan ed io non potei non sorridere.

Proprio in quel momento, il mio telefono squillò.

«Ciao, Jenna», risposi vedendo il nome sul display.

«Ciao, sorella! Prima cosa: come stai?».

«Oh, qui va tutto bene, è tranquillo».

«E mio fratello? Si è ripreso dalla notizia shock?», mi chiese con una punta di divertimento nella voce.

«Sì, lui è… veramente fantastico. Ora sta tornando a Phoenix, deve parlare con Jefferson, il nostro capo. Penso che passerà anche a casa da voi, ma non lo so… non mi ha detto niente».

«Se non passa, lo faccio fuori».

«No, ti prego! L’ho appena ritrovato e poi… non vorrai mica lasciare tua nipote orfana di padre… ».

«Oh, al diavolo; Adam potrebbe benissimo fare le sue veci».

«Sarò eternamente grata a Adam, ma… non può sostituire Chris. Lo amo come non ho mai amato nessun altro in vita mia».

«Finalmente te lo sento dire!».

«Avevi dubbi? Anche se non me lo avevi mai sentito dire?».

«No, nessun dubbio, ma… adesso è tutta un’altra cosa».

Sorrisi.

«Grazie veramente di tutto, Jenna».

«Di niente, Chelsea».

«Ci sentiamo presto e abbraccia Adam da parte mia».

«Lo farò. Ciao, mamma».

Ridacchiai sentendo l’ultima parola della ragazza e, circa venti minuti dopo, ricevetti un messaggio da Chris in cui mi diceva di essere arrivato alla clinica.

Per tutto il resto del pomeriggio non feci che parlare con i miei due amici e, verso le sette, Chris fu di nuovo a casa.

«Ehi, allora… cosa ti ha detto Jefferson?».

«Era piuttosto disperato. Ha detto che se non ci sposiamo, verrà a cercarci di persona perché, cito testualmente “è inammissibile perdere i migliori dell’ufficio senza una ragione valida, quindi, Williams, vedi di fare in modo che ne sia valsa la pena”».

A quelle parole scoppiai a ridere, così come anche Ryan e Gale.

«Quell’uomo è davvero impossibile», commentai scuotendo la testa.

Chris mi sorride.

«E sei anche passato da casa tua?».

«Sì, ma ho trovato solo Jenna, Pete e Holly. Adam e mio padre erano al lavoro e Megan era a fare compere con mia madre per il bambino».

«Non per immischiarmi nella vostra vita, ragazzi, ma… Chelsea, lo dovresti fare anche tu. Dirlo a tua madre, intendo… ormai… è il momento. Lo hai detto a Chris, lo sanno Adam e Jenna… e lo deve sapere anche la tua famiglia… e la tua, Chris. Il resto della tua».

Annuii.

«Lo so».

Chris mi prese una mano.

«Andrà tutto bene, vedrai».

«Ma, Chris… i tuoi genitori sanno che sei qui?».

«In realtà… Jenna e Adam hanno detto loro che starò fuori di casa per un po’. Ma… niente di preciso. Chiamerò mia madre stasera. È il caso che cominci ad accennarle qualcosa su noi due, prima che sappia della gravidanza, altrimenti sì, che le verrà un colpo. Lei pensa che il primo nipotino arriverà solo tra sette  mesi, mentre lei… », e qui mi posò una mano sul ventre, «… sarà qui appena tra poco più di due».

Sorrisi e lui mi diede un bacio sulla fronte.

Dopo cena, ci mettemmo tutti in salotto a guardare un film, ma, verso le nove Chris si allontanò per chiamare sua madre ed io lo seguii.

Riuscii solo a cogliere qualche stralcio di quella conversazione.

«Mamma, non cominciare ad agitarti, io sto bene. Lo so, per il lavoro ho già risolto, sono tornato oggi e ho parlato con Jefferson. Sono tornato a casa, ma tu eri fuori con Megan! Ho trovato solo Jenna, Pete e Holly. No, mamma… senti, lascia stare Jenna e Adam, non metteteli sotto torchio tu e papà, è una cosa di cui dovrete parlare con me. Certo che tornerò, verrò con Chelsea tra qualche settimana. No, la prossima non posso, sto… sto organizzando una cosa».

A quelle parole rimasi perplessa.

Cosa significava “sto organizzando una cosa”? Che genere di cosa?

Ma poi tornai a concentrarmi sulla conversazione.

«Sì, proprio quella Chelsea, la sorella di Shereen. Mamma… calmati, d’accordo, prendi aria, ricordati che ogni tanto si deve respirare. Non faccio lo spiritoso, dico solo che capisco che tu abbia tante domande, ma ne parleremo di persona quando torneremo a Phoenix. Non credo, ora Santa Barbara è casa di Chelsea, qui ci sono i nostri amici e… penso che staremo qui, ma certo, verremo anche a trovarvi».

Fece una pausa, poi riprese.

«È una situazione piuttosto complicata, ma ti spiegherò tutto. Mamma, no. Lascia Koral ed Henry fuori da questa storia perché per adesso nemmeno loro ne sanno qualcosa; Chelsea ed io ne parleremo anche con loro quando sarà il momento. D’accordo, allora ti prometto che arriveremo tra due settimane. Ti ho detto prima che la prossima non posso. Sì, mamma. Certo che io sto bene, credimi che non sono mai stato meglio in tutta la mia vita. Ok, paranoica che non sei altro, mi faccio sentire io. Ti voglio bene, ma stai calma. Ciao».

Così, dopo qualche istante, Chris uscì dalla stanza.

«Hai origliato tutto, vero?».

Sorrisi.

«Sì».

Lui scosse la testa divertito.

«Quindi?».

«Quindi cosa?».

«Non vuoi sapere che cosa ha detto mia madre?».

«Forse. Ok, sì» dissi quando lo vidi alzare un sopracciglio, dubbioso.

«Beh, le ho fatto capire abbastanza che tra di noi c’è qualcosa».

«Sì, ho sentito frasi del tipo “la vita di Chelsea ora è qui e qui ci sono i nostri amici”».

Lui sorrise.

«Beh, è vero».

«Seriamente? E i nostri amici sarebbero Ryan e Gale?».

«Chi altro?».

«Non lo so, è che… mi sembra strano che tu ora definisca Ryan un tuo amico, dopo che non avete fatto altro che guardarvi male per tutta l’estate».

Chris rise.

«Lui si è preso cura di te. E di nostra figlia, nei mesi in cui io non c’ero. Non potrò mai sdebitarmi nei suoi confronti, per questo».

«Il concetto di altruismo è troppo radicato in quel ragazzo perché lui abbia potuto pensare, anche per un solo momento, che tu possa essere in debito con lui. Credo sia stata una cosa che ha fatto più che altro per principio morale».

«E non dimenticare che ti voglio un bene dell’anima», disse la voce di Ryan proveniente dalle mie spalle.

Sorrisi alle parole del ragazzo, che poco dopo riprese parola.

«Inoltre io ho aiutato te tanto quanto tu hai aiutato me. Prima durante l’estate, poi per mio fratello e infine per Gale. Se non avessi avuto te e la bambina, a cui pensare, credo che sarei impazzito da agosto fino a quando Gale non è stata dimessa».

Lo osservai e il mio volto si rilassò.

«Allora diciamo che ci siamo aiutati a vicenda».

«Diciamo così».

Poco dopo il ragazzo entrò nel bagno ed io rimasi nuovamente sul pianerottolo con Chris.

«Dunque la nostra vita e i nostri amici sono qui», ripetei guardandolo dritto negli occhi.

«Esattamente».

«E riguardo a quella cosa che hai detto a tua madre riguardo al fatto che la settimana prossima non possiamo andare a Phoenix?».

«Oh, quella, sì… beh, vedi Chelsea, quella è una cosa che sto organizzando per te».

A quelle parole sgranai gli occhi.

«Che cosa?!».

«Sì, ed anzi… è meglio che cominci a preparare le valige perché potremmo andare in aereo, ma con te in queste condizioni non mi fido molto e in macchina ci vorranno due giorni per arrivare».

«Non puoi tirare il sasso e poi nascondere la mano! Dimmi dove hai intenzione di andare».

«Ma non ci penso neanche. Fai le valige, porta qualcosa di pesante e non ti lamentare o fare domande».

«Ma!».

Lui mi baciò, mettendomi a tacere.

«Chris… ».

Un altro bacio.

«Vuoi piantarla di… ».

Ma le mie parole vennero nuovamente soffocate dalle sue labbra sulle mie.

«Baciarmi», conclusi, anche se ormai la mia forza di volontà cominciava a vacillare.

«Non smetterò mai di baciarti, Chelsea. E le tue domande sono inutili, perché tanto non ti risponderò».

Sospirai forte.

«Antipatico».

«Sì, non lo nego», disse con un sorriso così strafottente, che mi venne voglia di prenderlo a schiaffi... o anche di baciarlo.

Ora, comunque, lo avrei anche potuto fare, se solo avessi voluto.

«Adesso muoviti, vai a fare le valige; partiamo domani dopo cena».

«Dopo cena?».

«Sì. Così troviamo meno traffico e tu dormi tranquilla. A me piace guidare la notte».

Gli accarezzai una guancia e lui chiuse gli occhi a quel contatto.

«Qualcosa di pesante, allora?».

«Sì, questo almeno è il mio consiglio».

«D’accordo».

Detto questo mi alzai sulle punte dei piedi per baciarlo e lui mi strinse a sé.

In quel momento Ryan uscì dal bagno.

«Ragazzi, vi prego! Avete una stanza da letto, qualche metro più avanti».

Ridemmo entrambi a quelle parole e ci staccammo.

Poco dopo, sentii mia figlia scalciare vivacemente e mi posai una mano sulla pancia, sempre con il sorriso sulle labbra.

 

Note dell’Autrice:

Sono tornata e scusate l’attesa!

Leggendo le vostre recensioni, ho visto che in più di uno temevate che succedesse qualcos’altro che impedisse la felicità di Chelsea e Chris XD

Ormai sapete che con me non c’è da stare tranquilli, ma non vi preoccupate… PER ADESSO, avranno un po’ di pace.

Detto ciò, vi lascio con l’anticipazione del prossimo capitolo e… alla prossima!

 

DAL CAPITOLO 24:

“Quella domanda mi lasciò sorpresa.

«Certo che sto bene. E tu, invece?».

La sentii sospirare.

«Anche io, tesoro. Solo… adesso cerca di chiarirti con Christian, va bene?».

«Lo abbiamo già fatto, mamma».

«Davvero? Avete chiarito… ogni cosa?».

Ma di cosa stava parlando?

«Che cosa intendi?».

«Solo che è una situazione complicata, la vostra. E, per una volta, io vorrei vederti felice, Chelsea. Veramente felice».

«Lo sono, mamma».

«Avrei soltanto voluto che tu me ne parlassi, tesoro… ».”

  
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