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CAPITOLO
23: GITE A SORPRESA
Quando Ryan e Gale
tornarono a casa, trovarono me e Chris sdraiati sul divano a guardare un film.
Chris era disteso
dietro di me, con entrambe le mani posate sul mio ventre ed io non mi sentivo
così in pace da mesi.
«Era ora», disse Ryan
non appena ci vide.
Chris si guardò alle
spalle, sorridendo al mio amico, poi ci alzammo entrambi.
«Grazie, Ryan… per
aver vegliato su di loro. Ora è compito mio prendermi cura della mia famiglia».
Quelle parole di
Chris, mi scaldarono il cuore.
I due si strinsero la
mano, poi ci furono le presentazioni ufficiali con Gale, che il ragazzo aveva
visto di sfuggita solo una volta, la sera in cui Buster era stato ferito.
Cenammo tutti insieme
e, quando finalmente trovai un momento, scrissi a Jenna per raccontarle come
fosse andata.
“Sia lodato, stavo cominciando a pensare che foste tutti morti, dato che
non mi avevi più scritto. Adam aveva già le valige pronte per partire. Sarà uno
zio paranoico e stressante”.
Non potei che ridere
a quel messaggio.
“Digli pure di non preoccuparsi, è andato tutto bene”.
“Mio fratello è svenuto? Dannazione, avrei voluto vedere la sua faccia,
quando glielo hai detto”.
“Era alquanto sconvolto, ma immagino che sia normale. Adesso stiamo
bene. Davvero.”.
“Questo mi fa piacere. Immagino che non rivedrò Chris molto presto,
vero? Tra l’altro non si è portato via niente, quando è partito”.
“Sì, immagino non credesse che sarebbe rimasto. Comunque non ne abbiamo
ancora parlato, di cosa… sì, insomma… di cosa faremo”.
“State lì e siate felici per un po’, ok? Penso che ne abbiate passate
già abbastanza”.
“Sì, ma Chris ha il lavoro alla clinica e poi dovrete pur dare qualche
spiegazione ai vostri genitori”.
“Ok, sì, questo forse potrebbe rappresentare un problema”.
“Ne parlo con Chris e ti farò sapere. Jenna… io ti ringrazio per tutto…
davvero”.
“Niente di cui ringraziare; dovere. Adesso vedi di trattare bene la mia
nipotina e dì a mio fratello che appena torna gli spacco la faccia perché non
mi ha nemmeno salutata, prima di andare via”.
“Così non so quanta voglia gli metti di tornare a Phoenix. Comunque lo
farò. Salutami Adam”.
Poi, tornai in
salotto insieme agli altri.
«Tua sorella ce l’ha
con te per non averla salutata, quando sei partito», informai Chris.
«Mia sorella ce l’ha
sempre con me; l’unica che mi vuole bene in quella famiglia è Holly», disse
lui, ironico.
Gli presi una mano e
lui sorrise. Era tornato il mio Chris.
«Sapete, è quasi una
visione vedervi insieme… dopo tutto quello che è successo quest’estate… »,
disse Ryan dopo un po’.
«Non parlarmi di
quest’estate… è stata la peggiore di tutta la mia vita», rispose Chris.
«Davvero?», gli
chiesi guardandolo negli occhi.
«Chelsea, tu hai
rischiato di morire. Due volte. Non è
esattamente uno dei periodi migliori della mia vita».
«Lo so, ma… è anche
vero che è stata importante».
«Su questo non ci
sono dubbi. Ora basta chiacchiere però, tu devi riposare».
«Cosa?! Ma sono solo
le nove di sera!», protestai.
«Non discutere con
me, signorina, c’è mia figlia lì dentro», disse indicando il mio ventre.
Io sbuffai
sonoramente, poi mi rivolsi a Ryan.
«È un vero
rompiscatole, non potremo più fare le nostre serate cinema».
Il mio amico alzò le
spalle.
«È il suo dovere».
«Vedi? Lui è dalla
mia parte; sante parole, Ryan».
«Grazie tante, Ryan…
», lo fulminai con un’occhiataccia.
In risposta, lui mi
sorrise, poi Chris mi condusse in camera mia, sempre tenendomi per mano.
Una volta dentro, si
chiuse la porta alle spalle e poi mi guardò intensamente.
«Ormai credevo che
non avrei mai più potuto farlo… ».
«Che cosa?».
«Tenerti per mano,
baciarti, dirti che ti amo… era così tanto tempo che non lo facevo».
«Ora possiamo».
Lui mi affondò una
mano tra i capelli, baciandomi con passione, ed io gli allacciai le braccia
intorno al collo.
Ci lasciammo trasportare
dai sentimenti, fino a che, non seppi neanche come, mi ritrovai in slip e
canottiera sul letto, sotto di lui, che era rimasto con solo i jeans.
A quel punto si
fermò.
«Cosa c’è?», gli
chiesi.
«Non ho intenzione di
andare oltre fino alla nascita della bambina».
«Come, scusa?».
Sul suo volto, si
dipinse un’espressione divertita.
«Cos’è? Tutto ad un
tratto sei diventata una pervertita?».
Arrossii.
«No, ma… oh,
insomma!».
Adesso Chris rise
apertamente.
«Chelsea… la
gravidanza per te non è stata facile, hai avuto dei problemi ed io non voglio
correre rischi inutili. Aspetteremo e vedrai… ne varrà la pena».
«Sappi che molto
probabilmente, dopo aver partorito, non avrò la minima voglia di fare sesso».
Lui si chinò a
baciarmi la punta del naso.
«Questo lo vedremo»,
disse in tono malizioso.
Ci sistemammo sotto
le coperte ed io gli circondai il torace con le braccia.
«Chris?».
«Sì?».
«Sono davvero felice
che tu sia qui. Avevo bisogno di te. Avevamo
bisogno di te».
Il ragazzo mi strinse
forte.
«Sono qui adesso,
amore… non ti preoccupare».
Mi allontanai per
guardarlo in faccia.
«Come mi hai
chiamato, scusa?».
«Amore. E conta che io sia qui ora, ma Chelsea… la prossima volta…
ti converrà dirmelo subito perché mi sono perso quasi tutta la tua gravidanza
e… non voglio più perdermi niente».
«Frena, papà, tu stai
già pensando ai prossimi?», gli chiesi tornando ad abbracciarlo.
«Perché no?
Dopotutto… sono cresciuto in una famiglia numerosa… ».
Sospirai.
«Ryan mi aveva messa
in guardia».
«E da cosa, di
preciso?».
«Dalla famiglia
numerosa. Ha detto che prima dei trent’anni, ci troveremo con una squadra di football».
«Beh… potremmo sempre
divertirci a provare».
Risi, schioccandogli
un bacio sulle labbra.
«Chris… ci sono tante
cose di cui dobbiamo ancora parlare però, lo sai, vero?».
Lui annuì.
«Sì, ma non stasera.
Stasera voglio che sia così. Voglio abbracciarti, voglio i tuoi baci; voglio
sentire nostra figlia scalciare. Nient’altro».
A quelle parole,
affondai la testa nell’incavo del suo collo, lasciandogli un bacio sulla clavicola
nuda e lui sospirò.
«Ti amo, Chelsea
Gaver».
«Ti amo anch’io,
Chris Williams».
«Non hai ancora preso
niente per la bambina?».
«Oggi ci ho provato,
prima del tuo arrivo, ma… non ci riuscivo. Sono cose che dovremmo fare
insieme».
«Sono contento che tu
abbia aspettato».
Sorrisi.
«Già… anch’io».
Restammo lì,
abbracciati, a parlare di tutto e di niente, di nostra figlia, immaginando come
sarebbe stata.
Secondo Chris sarebbe
stata identica a me, io invece pensavo
che avrebbe preso i miei capelli, ma il colore degli occhi e i lineamenti del
viso da lui.
E fu bello. Fu
meraviglioso, per una volta, non preoccuparsi del domani. Perché domani, Chris sarebbe stato al mio fianco e
avremo affrontato il futuro insieme.
Quando riaprii gli
occhi, la mattina seguente, trovai il ragazzo a fissarmi.
«Ehi… che cosa
succede?».
«Niente, ti guardavo
soltanto».
«È inquietante, sai?
La gente che mi osserva mentre dormo».
Lui sorrise.
«Io non sono
inquietante. Io sono… perdutamente innamorato della madre di mia figlia».
«Ma davvero?».
«Potrei mai
mentirti?».
«Mmm, non lo so…
avrei bisogno di una prova… ».
Non se lo fece
ripetere due volte e si chinò su di me per baciarmi con trasporto.
«Era abbastanza
valida come prova?».
«Per questa volta ti
sei salvato».
«Oh, meno male. Avanti,
adesso… andiamo a fare colazione».
Gale e Ryan
probabilmente non si erano ancora svegliati perché la cucina era deserta e
silenziosa.
«Di cosa hai voglia,
Chel?».
«Latte e cereali,
stamattina».
Chris tirò fuori
tutto e aveva già il caffè in mano per lui, quando si bloccò, guardandomi.
«Che cosa c’è?», gli
chiesi.
«Mia mamma quando era
incinta di Holly, vomitava al solo sentire l’odore del caffè. A te dà
fastidio?».
Gli sorrisi, si
preoccupava per ogni cosa.
«Non più, ormai».
«Vedi? Se ci fossi
stato fin dall’inizio, lo avrei saputo. Avrei davvero voluto esserci, Chelsea.
I primi mesi saranno stati i più duri».
«Ehi, sono passati,
d’accordo? Non ci pensare più e concentriamoci sul presente».
Chris mi si avvicinò,
dandomi un bacio.
«Va bene».
Restammo qualche
minuto in silenzio, poi lo guardai.
«Chris… che cosa è
successo con Shereen?».
I lineamenti del
ragazzo si fecero duri.
«Niente, noi… è
complicato, Chelsea».
«Prova a renderlo
semplice. Non voglio un discorso dettagliato».
«Te la faccio
semplice? Ok, allora diciamo che… tua sorella ci ha presi in giro entrambi e,
in realtà, quando ci siamo messi insieme, lei stava ancora con il suo ex
fidanzato».
«Jared?!».
«Sì».
«Ma… perché lo
avrebbe fatto?!».
«Per allontanarci,
suppongo, mentre lei continuava a divertirsi. Avevi ragione tu; io non l’avrei
reputata capace di una cosa del genere, ma… avrei dovuto darti retta».
Ero sconvolta. Eppure
mi aveva detto che sì, all’inizio lo aveva fatto per gioco, ma poi si era
davvero innamorata di Chris.
«So a cosa stai pensando»,
lui mi riportò alla realtà. «E forse mi ha amato, sì, ma poi ha capito che era
successo qualcosa tra di noi. È tornata da Jared, in ottobre credo, e loro sono
finiti di nuovo a letto insieme. Me lo ha detto poco prima di Natale; abbiamo
cercato di salvare il salvabile, ma poi… è stato troppo, perfino per me. E io
non facevo che pensare a te, Chelsea. Sarei tornato. Anche se tu non mi avessi
chiamato, ieri… io alla fine sarei tornato qui. Ed è stato un bene che mi abbia
chiamato tu, perché se fossi arrivato più avanti e tu mi avessi aperto con un
pancione di otto mesi, sarei impazzito prima di sapere che la bambina era mia».
«Di chi altro avrebbe
potuto essere, Chris? Sai come sono fatta. Non ho mai avuto un ragazzo in
ventun anni e… non mi ero mai concessa a nessuno. Prima di te. E tu saresti
stato l’unico con cui avrei potuto farlo. Non ho mai desiderato nessun altro».
«Quindi tra te e Adam
è davvero solo un rapporto fraterno?».
Nella sua voce c’era
ancora una punta di apprensione ed io gli presi una mano sorridendo.
«Sì, Chris. Te lo
giuro».
Lui si sporse a
baciarmi, poi spostai di nuovo la conversazione sull’argomento precedente: «Riguardo
a Shereen… mia madre ha detto che praticamente non esce più dalla sua stanza…
non capisco».
«Sono… abbastanza
sicuro del fatto che i tuoi genitori non sappiano niente di Shereen e Jared.
Immagino che lei stia solo recitando la sua parte, come ha sempre fatto».
Allungai una mano sul
tavolo fino a prendere la sua.
«Mi dispiace, Chris…
».
«Ti dispiace?! Mentre tu eri sotto stress e ti occupavi di nostra
figlia; io stavo cercando di recuperare un rapporto, chiaramente destinato a
fallire, con una donna che nemmeno mi amava!».
«Lei ti ha amato. In
qualche strano modo… ma ti ha amato».
Chris fece il giro
del tavolo e venne ad abbracciarmi.
«Tu cerchi di vedere
il buono ovunque, vero, Chelsea?».
«È mia sorella. Per
quanto orribili possano essere state le sue azioni… lei è mia sorella».
Lui mi diede un bacio
tra i capelli, accarezzandomi il ventre.
«Come sta la nostra
bambina, oggi?».
«Una rompiscatole…
come suo padre. Non fa altro che scalciare di continuo».
Chris sorrise.
«Cosa dici se oggi
cominciamo a comprarle qualcosa? Dobbiamo ancora decidere… tutto, praticamente».
«Ora lo posso fare,
se ci sei tu».
Restammo in cucina a
parlare ancora un po’, poi, dato che sembrava che Ryan e Gale non avessero
alcuna intenzione di uscire dalla loro camera da letto, andammo via lasciando
un biglietto sul tavolo.
Quella mattina fu…
bellissima e verso l’ora di pranzo, tornammo a casa pieni di borse; la culla
che avevamo ordinato sarebbe arrivata la settimana dopo.
Al posto del nostro
biglietto, Ryan ne aveva lasciato un altro con scritto che lui e Gale quel
giorno, sarebbero stati a pranzo dal padre del mio amico.
Mi chiesi come stesse
andando; in fin dei conti… era la prima volta che Ryan portava Gale a casa sua.
Provai a cucinare
qualcosa, ma Chris me lo impedì ed insisté per fare tutto lui.
«Ecco, lo sapevo, è
finita: niente più serate cinema ed ora mi vieti anche di cucinare in casa mia.
Il prossimo passo sarà quello di non farmi alzare più dal letto, vero?».
Chris rise.
«Potrebbe essere, ma
non per i motivi che credi tu», disse con un sorriso furbo.
«Ma come? Non eri tu
quello che ieri sera diceva “non mi spingerò oltre fino alla nascita della
bambina”?», imitai il suo tono di voce.
Lui scosse la testa,
divertito, poi tornò a fissarmi.
«Io ho detto niente sesso, non niente coccole».
«Oh, capisco… »,
dissi arrivandogli alle spalle e abbracciandolo da dietro. «E che tipo di
coccole sarebbero le tue?».
«Lo vedrai».
Sorrisi e mi alzai
sulla punta dei piedi per baciargli il collo, poi tornai a sedermi ed aspettai
che lui finisse di preparare.
Quando portò i piatti
in tavola, per un po’ mangiammo in silenzio, poi i miei pensieri cominciarono a
vagare.
Iniziai a pensare a
mia sorella e a tutto quello che aveva
fatto, sia a me, sia a Chris. Pensai ai miei genitori e a come avrebbero preso
la mia gravidanza; le imperfezioni nella mia famiglia non erano mai state viste
di buon occhio.
Immaginai a cosa
avrebbero pensato i genitori di Chris scoprendo di noi e della bambina e, in un
attimo, mi passò l’appetito ed io cominciai ad essere tormentata da troppi
pensieri che mi opprimevano il petto.
«Chelsea? Chelsea,
che cos’hai?».
Mi voltai. Chris era
al mio fianco e mi guardava preoccupato. Non mi ero neanche accorta di aver
lasciato cadere la forchetta sul piatto.
Lo osservai, come
tornando improvvisamente alla realtà.
«Io… scusa, non ti
volevo far preoccupare».
«Preoccuparmi per te,
per voi, è la mia priorità, adesso.
Dimmi a cosa stavi pensando».
Sospirai. Non avrei
mai potuto tenergli nascosto nulla.
«Pensavo a cosa
diranno le nostre famiglie di… di noi. Di lei», dissi posandomi una mano sul
ventre.
«La mia famiglia già
ti adora e adoreranno anche la bambina. Amore, non ti devi preoccupare,
d’accordo?».
«Ma sarà strano! Tu
stavi con mia sorella e… noi abbiamo concepito nostra figlia mentre stavate
ancora insieme. Shereen non si sarà comportata bene, ma questo… ».
«Chelsea… Chelsea,
guardami, ok? Andrà bene, loro capiranno e ameranno nostra figlia così come noi
la amiamo».
«E la mia famiglia, Chris? Perché non sono
così sicura che anche loro capiranno».
«Abbi più fiducia in
loro, Chelsea. I tuoi genitori darebbero la vita per te, ed io l’ho visto quest’estate.
Parleremo con loro, ok? E lo faremo presto, te lo prometto».
Annuii e mi sporsi a
baciarlo. Quel suo modo di rassicurarmi, funzionava sempre ed io… non sapevo
davvero come avevo fatto a resistere tutti quei mesi senza di lui.
«Senti, Chelsea… io
devo tornare a Phoenix per sistemare delle cose al lavoro; se non altro per
prendermi un periodo di permesso e poi vedremo come andranno le cose, ma penso
che trasferirmi qui, in definitiva, sia la cosa migliore. Però devo parlare con
Jefferson e… aspettiamo di capire cosa è meglio fare. Io dovrei rientrare
domani a lavorare, quindi è il caso di avvertirlo».
Sospirai e feci un
cenno di assenso con il capo.
«Ti amo e prometto
che sarò a casa prima di stasera».
Sorrisi.
«Ti amo anch’io.
Guida piano e dimmi quando arrivi».
«Certo, amore mio»,
fece una pausa, poi riprese: «È davvero da troppo tempo che desideravo
chiamarti così. Che desideravo toccarti come prima potevo solo immaginare nella
mia mente e sentendomi anche in colpa. Chelsea… », il ragazzo mi avvolse le
braccia attorno alla vita e mi diede un bacio sulla fronte.
«… sei tutto quello
che ho sempre desiderato. Tu e nostra figlia… ora ho veramente tutto».
E a quelle parole, mi
tornarono le lacrime agli occhi. Di nuovo, maledissi i miei stupidi ormoni,
rispondendo all’abbraccio dell’uomo che amavo.
«Allora ci sentiamo
più tardi».
«Certo. Tu rilassati
e non ti preoccupare di nulla. Stai con Ryan e Gale, fai una passeggiata con
Buster e pensa solo a nostra figlia».
Sorrisi, stringendomi
forte a lui.
«D’accordo, lo farò».
Detto questo, Chris
andò di sopra, indossò la sua giacca e
riprese la strada per Phoenix.
Dal momento in cui
Ryan e Gale sembravano in una sorta di stato catatonico a letto, presi il
guinzaglio di Buster e uscii a fare una passeggiata con lui, il quale sembrò
apprezzare molto la cosa.
Mentre ero fuori, mi
sentii leggera come non mi capitava più da molti mesi; da prima di
quell’estate, in effetti.
Il mio cane era
visibilmente di buon umore ed io camminavo sorridendo.
Quando tornai a casa,
i miei due amici erano in salotto a guardare la tv.
«Ehi, Chelsea!», mi
salutò Ryan, allegro come sempre.
«Ciao, ragazzi».
«Dov’è Chris?»,
chiese Gale.
«È tornato a Phoenix.
Deve sistemare delle cose al lavoro; parlare con il nostro capo e vedere la
cosa migliore da fare, adesso che pensa di trasferirsi qui stabilmente».
Ryan sorrise.
«Cosa c’è?».
«Sono veramente
felice, Chelsea… per te. Tu lo ami così tanto. Non abbiamo fatto altro che
parlarne per tutta l’estate ed ora… ora finalmente lui è qui con te e che ti
ama è evidente. Te lo meriti. Sai, credo che io e Gale dovremmo andarcene. Ne
abbiamo parlato stamattina… ».
«Che cosa?! Perché?»,
chiesi, presa alla sprovvista da quella notizia.
«Perché ora Chris è
qui e presto avrete una bambina», prese parola Gale. «Voi avrete bisogno dei
vostri spazi, della vostra casa e noi qui siamo di troppo, in un momento
simile».
«Gale, Ryan, voi
siete i miei migliori amici; non sarete mai di troppo!».
Entrambi sorrisero.
«Non ce ne andremo
subito, ma… succederà. Poco prima della nascita della bambina».
Sospirai ed
abbracciai i miei due amici.
«Lo sapete che vi
voglio bene, vero? E che se non fosse stato per voi, probabilmente non sarei
mai riuscita ad affrontare i primi mesi della mia gravidanza… ».
«Ti vogliamo bene
anche noi, Chelsea, ma… tu ce l’avresti fatta. Ora forse credi di no, ma… sei
molto più forte di quanto pensi. Te la saresti cavata anche senza di noi».
«Già… più che altro…
probabilmente saremmo stati noi a non cavarcela se tu non ci avessi aiutato»,
disse Ryan ed io non potei non sorridere.
Proprio in quel
momento, il mio telefono squillò.
«Ciao, Jenna»,
risposi vedendo il nome sul display.
«Ciao, sorella! Prima
cosa: come stai?».
«Oh, qui va tutto
bene, è tranquillo».
«E mio fratello? Si è
ripreso dalla notizia shock?», mi chiese con una punta di divertimento nella
voce.
«Sì, lui è… veramente
fantastico. Ora sta tornando a Phoenix, deve parlare con Jefferson, il nostro
capo. Penso che passerà anche a casa da voi, ma non lo so… non mi ha detto
niente».
«Se non passa, lo
faccio fuori».
«No, ti prego! L’ho
appena ritrovato e poi… non vorrai mica lasciare tua nipote orfana di padre… ».
«Oh, al diavolo; Adam
potrebbe benissimo fare le sue veci».
«Sarò eternamente
grata a Adam, ma… non può sostituire Chris. Lo amo come non ho mai amato nessun
altro in vita mia».
«Finalmente te lo
sento dire!».
«Avevi dubbi? Anche
se non me lo avevi mai sentito dire?».
«No, nessun dubbio,
ma… adesso è tutta un’altra cosa».
Sorrisi.
«Grazie veramente di
tutto, Jenna».
«Di niente, Chelsea».
«Ci sentiamo presto e
abbraccia Adam da parte mia».
«Lo farò. Ciao,
mamma».
Ridacchiai sentendo
l’ultima parola della ragazza e, circa venti minuti dopo, ricevetti un
messaggio da Chris in cui mi diceva di essere arrivato alla clinica.
Per tutto il resto
del pomeriggio non feci che parlare con i miei due amici e, verso le sette,
Chris fu di nuovo a casa.
«Ehi, allora… cosa ti
ha detto Jefferson?».
«Era piuttosto
disperato. Ha detto che se non ci sposiamo, verrà a cercarci di persona perché,
cito testualmente “è inammissibile
perdere i migliori dell’ufficio senza una ragione valida, quindi, Williams,
vedi di fare in modo che ne sia valsa la pena”».
A quelle parole
scoppiai a ridere, così come anche Ryan e Gale.
«Quell’uomo è davvero
impossibile», commentai scuotendo la testa.
Chris mi sorride.
«E sei anche passato
da casa tua?».
«Sì, ma ho trovato
solo Jenna, Pete e Holly. Adam e mio padre erano al lavoro e Megan era a fare
compere con mia madre per il bambino».
«Non per immischiarmi
nella vostra vita, ragazzi, ma… Chelsea, lo dovresti fare anche tu. Dirlo a tua
madre, intendo… ormai… è il momento. Lo hai detto a Chris, lo sanno Adam e
Jenna… e lo deve sapere anche la tua famiglia… e la tua, Chris. Il resto della
tua».
Annuii.
«Lo so».
Chris mi prese una
mano.
«Andrà tutto bene,
vedrai».
«Ma, Chris… i tuoi
genitori sanno che sei qui?».
«In realtà… Jenna e
Adam hanno detto loro che starò fuori di casa per un po’. Ma… niente di
preciso. Chiamerò mia madre stasera. È il caso che cominci ad accennarle qualcosa
su noi due, prima che sappia della gravidanza, altrimenti sì, che le verrà un
colpo. Lei pensa che il primo nipotino arriverà solo tra sette mesi, mentre lei… », e qui mi posò una mano
sul ventre, «… sarà qui appena tra poco più di due».
Sorrisi e lui mi
diede un bacio sulla fronte.
Dopo cena, ci
mettemmo tutti in salotto a guardare un film, ma, verso le nove Chris si
allontanò per chiamare sua madre ed io lo seguii.
Riuscii solo a
cogliere qualche stralcio di quella conversazione.
«Mamma, non cominciare
ad agitarti, io sto bene. Lo so, per il lavoro ho già risolto, sono tornato
oggi e ho parlato con Jefferson. Sono tornato a casa, ma tu eri fuori con
Megan! Ho trovato solo Jenna, Pete e Holly. No, mamma… senti, lascia stare
Jenna e Adam, non metteteli sotto torchio tu e papà, è una cosa di cui dovrete
parlare con me. Certo che tornerò, verrò con Chelsea tra qualche settimana. No,
la prossima non posso, sto… sto organizzando una cosa».
A quelle parole
rimasi perplessa.
Cosa significava “sto organizzando una cosa”? Che genere
di cosa?
Ma poi tornai a
concentrarmi sulla conversazione.
«Sì, proprio quella
Chelsea, la sorella di Shereen. Mamma… calmati, d’accordo, prendi aria,
ricordati che ogni tanto si deve respirare. Non faccio lo spiritoso, dico solo
che capisco che tu abbia tante domande, ma ne parleremo di persona quando
torneremo a Phoenix. Non credo, ora Santa Barbara è casa di Chelsea, qui ci
sono i nostri amici e… penso che staremo qui, ma certo, verremo anche a
trovarvi».
Fece una pausa, poi
riprese.
«È una situazione
piuttosto complicata, ma ti spiegherò tutto. Mamma, no. Lascia Koral ed Henry
fuori da questa storia perché per adesso nemmeno loro ne sanno qualcosa;
Chelsea ed io ne parleremo anche con loro quando sarà il momento. D’accordo,
allora ti prometto che arriveremo tra due settimane. Ti ho detto prima che la
prossima non posso. Sì, mamma. Certo che io sto bene, credimi che non sono mai
stato meglio in tutta la mia vita. Ok, paranoica che non sei altro, mi faccio
sentire io. Ti voglio bene, ma stai calma. Ciao».
Così, dopo qualche
istante, Chris uscì dalla stanza.
«Hai origliato tutto,
vero?».
Sorrisi.
«Sì».
Lui scosse la testa
divertito.
«Quindi?».
«Quindi cosa?».
«Non vuoi sapere che
cosa ha detto mia madre?».
«Forse. Ok, sì» dissi
quando lo vidi alzare un sopracciglio, dubbioso.
«Beh, le ho fatto
capire abbastanza che tra di noi c’è qualcosa».
«Sì, ho sentito frasi
del tipo “la vita di Chelsea ora è qui e qui ci sono i nostri amici”».
Lui sorrise.
«Beh, è vero».
«Seriamente? E i
nostri amici sarebbero Ryan e Gale?».
«Chi altro?».
«Non lo so, è che… mi
sembra strano che tu ora definisca Ryan un tuo amico, dopo che non avete fatto altro che guardarvi male per tutta
l’estate».
Chris rise.
«Lui si è preso cura
di te. E di nostra figlia, nei mesi in cui io non c’ero. Non potrò mai
sdebitarmi nei suoi confronti, per questo».
«Il concetto di altruismo
è troppo radicato in quel ragazzo perché lui abbia potuto pensare, anche per un
solo momento, che tu possa essere in debito con lui. Credo sia stata una cosa
che ha fatto più che altro per principio morale».
«E non dimenticare
che ti voglio un bene dell’anima», disse la voce di Ryan proveniente dalle mie
spalle.
Sorrisi alle parole
del ragazzo, che poco dopo riprese parola.
«Inoltre io ho
aiutato te tanto quanto tu hai aiutato me. Prima durante l’estate, poi per mio
fratello e infine per Gale. Se non avessi avuto te e la bambina, a cui pensare,
credo che sarei impazzito da agosto fino a quando Gale non è stata dimessa».
Lo osservai e il mio
volto si rilassò.
«Allora diciamo che
ci siamo aiutati a vicenda».
«Diciamo così».
Poco dopo il ragazzo
entrò nel bagno ed io rimasi nuovamente sul pianerottolo con Chris.
«Dunque la nostra
vita e i nostri amici sono qui», ripetei guardandolo dritto negli occhi.
«Esattamente».
«E riguardo a quella
cosa che hai detto a tua madre riguardo al fatto che la settimana prossima non
possiamo andare a Phoenix?».
«Oh, quella, sì… beh,
vedi Chelsea, quella è una cosa che sto organizzando per te».
A quelle parole
sgranai gli occhi.
«Che cosa?!».
«Sì, ed anzi… è
meglio che cominci a preparare le valige perché potremmo andare in aereo, ma
con te in queste condizioni non mi fido molto e in macchina ci vorranno due
giorni per arrivare».
«Non puoi tirare il
sasso e poi nascondere la mano! Dimmi dove hai intenzione di andare».
«Ma non ci penso
neanche. Fai le valige, porta qualcosa di pesante e non ti lamentare o fare
domande».
«Ma!».
Lui mi baciò,
mettendomi a tacere.
«Chris… ».
Un altro bacio.
«Vuoi piantarla di…
».
Ma le mie parole
vennero nuovamente soffocate dalle sue labbra sulle mie.
«Baciarmi», conclusi,
anche se ormai la mia forza di volontà cominciava a vacillare.
«Non smetterò mai di
baciarti, Chelsea. E le tue domande sono inutili, perché tanto non ti
risponderò».
Sospirai forte.
«Antipatico».
«Sì, non lo nego»,
disse con un sorriso così strafottente, che mi venne voglia di prenderlo a
schiaffi... o anche di baciarlo.
Ora, comunque, lo
avrei anche potuto fare, se solo avessi voluto.
«Adesso muoviti, vai
a fare le valige; partiamo domani dopo cena».
«Dopo cena?».
«Sì. Così troviamo
meno traffico e tu dormi tranquilla. A me piace guidare la notte».
Gli accarezzai una
guancia e lui chiuse gli occhi a quel contatto.
«Qualcosa di pesante,
allora?».
«Sì, questo almeno è
il mio consiglio».
«D’accordo».
Detto questo mi alzai
sulle punte dei piedi per baciarlo e lui mi strinse a sé.
In quel momento Ryan
uscì dal bagno.
«Ragazzi, vi prego!
Avete una stanza da letto, qualche metro più avanti».
Ridemmo entrambi a
quelle parole e ci staccammo.
Poco dopo, sentii mia
figlia scalciare vivacemente e mi posai una mano sulla pancia, sempre con il
sorriso sulle labbra.
Note dell’Autrice:
Sono
tornata e scusate l’attesa!
Leggendo
le vostre recensioni, ho visto che in più di uno temevate che succedesse
qualcos’altro che impedisse la felicità di Chelsea e Chris XD
Ormai
sapete che con me non c’è da stare tranquilli, ma non vi preoccupate… PER ADESSO,
avranno un po’ di pace.
Detto
ciò, vi lascio con l’anticipazione del prossimo capitolo e… alla prossima!
DAL
CAPITOLO 24:
“Quella
domanda mi lasciò sorpresa.
«Certo
che sto bene. E tu, invece?».
La
sentii sospirare.
«Anche
io, tesoro. Solo… adesso cerca di chiarirti con Christian, va bene?».
«Lo
abbiamo già fatto, mamma».
«Davvero?
Avete chiarito… ogni cosa?».
Ma
di cosa stava parlando?
«Che
cosa intendi?».
«Solo
che è una situazione complicata, la vostra. E, per una volta, io vorrei vederti
felice, Chelsea. Veramente felice».
«Lo
sono, mamma».
«Avrei
soltanto voluto che tu me ne parlassi, tesoro… ».”