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Autore: ChibyLilla    14/09/2014    2 recensioni
Non fatevi ingannare dal titolo! Finn è narratore della storia (ed un personaggio abbastanza importante) ma i protagonisti sono Blaine e Sam, soprattutto nella prima parte. Con una importante presenza di Kurt, naturalmente.
Dal primo capitolo: Non lo stupisce affatto la sua risposta evasiva. “Sono solo un po’ stanco.”
Non se ne stupisce perché in questo momento Finn sa che Kurt aveva ragione. C’è qualcosa nel comportamento di Blaine che non va.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Sam Evans, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I pomodori sono alla vostra destra, le uova marce a sinistra. Vi sarei molto grata se evitaste di colpirmi in faccia, grazie.

No, io vi avverto... Perchè qui ho provato a scrivere un po' di Finchel e... bah, credo di non aver mai scritto su coppie etero! Quindi, preparatevi al peggio!

E non dite che non vi avevo avvertito!

Finalmente insieme

“Ehi, Kurt! Scusa se non ho risposto a tredici chiamate e sette sms. Sai, ero troppo occupato a pensare ad altro.”

Non è andata esattamente così la conversazione tra Finn e suo fratello, ma evidentemente è questo ciò che Kurt ha recepito dello sproloquio immenso ed abbondantemente farcito di scuse che il moro gli ha propinato. Si, decisamente Kurt deve aver capito questo, perché altrimenti non si spiega contro cosa stia gridando in questo momento.

“-che il mio ragazzo è in ospedale e tu dimentichi di dirlo?”

“Il tuo ragazzo?”

Una volta è un caso, ma due? Eh si, è la seconda volta che Kurt si lascia scappare un’affermazione del genere e Finn non può fare a meno di ghignare.

“Non provare a cambiare discorso, Finn Hudson! Quando Blaine non mi ha telefonato e nessuno di voi ha risposto a telefono, hai idea di come mi sia sentito? E mi dici che eravate in ospedale e nessuno di voi ha pensato a chiamarmi?”

Finn si passa una mano davanti agli occhi.

“Scusa se la mia priorità era capire cosa stesse succedendo, Kurt.”

Mentre Kurt gli risponde, Finn si scopre ad essere distratto da un’altra cosa. O meglio da una persona, una donna che entra nella stanza di fronte alla quale Finn sta avendo questa interessante conversazione. Capelli neri, ricci, bassina; non c’è dubbio che sia la madre di Blaine e Finn decide che a pelle quella donna non gli piace. Forse c’è soltanto una persona che gli piace meno di lei ed è suo marito che non si è neppure degnato di comparire, nonostante qualcuno lo abbia avvertito di quel che è successo al figlio. Entrambi sono qualche gradino al di sotto di Sue Sylvester nella piramide delle preferenze di Finn. Il che è tutto dire.

“Ho capito, Kurt, ma da me cosa vuoi adesso?”

“Non lo so,” ammette sconfitto, “Ma avevo davvero bisogno di uno sfogo, Finn. Almeno adesso sappiamo cosa sta succedendo, giusto? Non salteranno fuori altre sorprese. Vero?”

“No, spero proprio di no. Posso farti una domanda?”

“Rachel è alla NYADA, se è questo che stavi per chiedermi. È uscita stamattina all’alba e non è ancora tornata; mi ha detto che avrebbe pranzato con alcuni compagni di corso.”

Finn sospira, sa benissimo cosa significa l’espressione ‘compagni di corso’. Significa Brody, l’ormai onnipresente Brody! Finn non si sorprenderebbe se si ritrovasse anche a sognarlo stanotte.

Liquida Kurt dopo qualche secondo e torna nella stanza in cui è recluso Blaine appena in tempo per salutare l’infermiera che sta lasciando la stanza. È dolce e gli sorride ammiccante; chissà, magari Finn farebbe bene a lanciarsi. Poco male che non sia il tipo da tradire le persone che frequenta.

La saluta con un cenno della mano e si concentra su Blaine, profondamente addormentato, il viso rivolto a Carole, mentre sua madre continua ad accarezzargli il braccio libero dalla flebo.

Sam è in un angolo della stanza e sembra ancora piuttosto scosso anche se naturalmente nessuno fa caso a lui e Finn decide di restare in piedi accanto a lui.

“Ascolta, Clarisse-”

Clarisse. Il destino ha voluto che il nome della mamma di Blaine sia uno tra i nomi preferiti di Rachel, uno dei nomi che vuol dare a sua figlia, un giorno. Beh, Finn improvvisamente preferisce il nome Barbra, per quanto sgrammaticato.

“No, dico sul serio. Come ho fatto a non accorgermi che mio figlio fosse malato?”

Finn storce il naso a quelle parole. La donna ha ragione, dopo tutto.

Ripensa a tutte le volte in cui da bambino è scivolato, ha inciampato in qualcosa, si è lanciato da qualche divano, ha rovinosamente tentato di arrampicarsi su un albero o scavalcare un muretto. Sono cose che fanno tutti i bambini e che nel novanta per cento dei casi finiscono col procurarti un ginocchio sbucciato o un labbro sanguinante. Blaine gli sembra un ragazzo abbastanza coordinato, ma Finn dubita che non abbia mai avuto un incidente del genere. Come è possibile che nessuno si sia mai accorto che sanguinava pericolosamente e non abbia mai pensato di portarlo in ospedale? L’unica conclusione che riesce a trarre è che la sua famiglia sia piuttosto strana e questo spiega per quale motivo Blaine abbia passato la maggior parte del proprio tempo a casa Hummel – Hudson e per quale motivo i suoi occhi brillassero, letteralmente, ad ogni parola di Carole o Burt.

E mentre sua madre cerca di confortare la signora quasi in lacrime che ha di fronte, Finn è improvvisamente fiero di lei e di Burt.

Quando Carole smette di parlare, Clarisse la guarda afflitta, chiedendole, “Con che coraggio lo faccio tornare a casa adesso?”

“Blaine ha passato da noi gli ultimi due giorni e sono sicura che nessuno avrà da ridire se-”

“Oh, se conosco almeno un po’ mio figlio, penso che lui avrà da ridire. E comunque non potrei lasciare a voi tutto questo.”

Però, quanto è melodrammatica questa signora! Parla di ‘tutto questo’ come se Blaine fosse sul punto di morire. Eventualità che hanno sfiorato a quanto pare, ma che ora sembra scongiurata. Oltretutto Finn dubita fortemente che quella donna possa vantarsi di conoscere suo figlio. Anche se deve ammettere che su questo punto ha ragione, se Blaine ha fatto storie per lasciarsi aiutare prima di sapere di avere un problema, probabilmente adesso sarà peggio.

“Blaine ha bisogno di un po’ di tranquillità intorno a sé in questo momento e da quel che ho potuto capire né lei né suo marito-”

“Quasi ex marito,” puntualizza, senza staccare lo sguardo dal viso pallido del figlio.

“Si, né lei, né il suo quasi ex marito siete in grado di dargli. E Blaine è sempre il benvenuto in casa nostra.”

 

Un altro po’ di convenevoli ed un altro paio d’ore al pronto soccorso e poi fanno tutti e quattro ritorno a casa.

Blaine dovrà tornare tra un paio di giorni per fare una serie di analisi ed altri tipi di indagini, ma per ora può stare a casa e Finn è sorpreso di quanto di buon grado il moro abbia accettato di non fare ritorno a casa propria, ma stare da loro.

Ha il polso fasciato e le medicine che gli hanno dato in ospedale gli hanno lasciato un po’ di nausea, ma ha un colorito abbastanza normale e Finn deve ammettere che è più piacevole del solito averlo intorno, anche se ora è costretto ad ascoltare gli inutili discorsi che fa con Sam quando guardano la TV insieme.

Quando qualcuno bussa alla porta, Finn si alza automaticamente, senza aspettarsi che uno degli altri due ragazzi lo faccia al posto suo e naturalmente non si stupisce neanche un po’ quando gli compare il viso di Kurt davanti agli occhi.

Senza pensarci un attimo si scansa, lasciandolo entrare e solo quando Kurt lo ha già superato ed è corso ad abbracciare Blaine, Finn si accorge della persona che lo accompagna.

“Rachel?”

La ragazza lo saluta dal primo gradino delle scale, le spalle abbassate, lo sguardo colpevole.

“Non potevo lasciarlo venire da solo,” mormora, distogliendo lo sguardo da lui, evidentemente a disagio.

“Quindi sei venuta soltanto per far compagnia a Kurt?” le chiede.

Intanto però ha già chiuso la porta di casa, raggiungendola alla base delle scale, fermandosi a pochi centimetri da lei, senza sapere come salutarla.

“No, ovviamente no. È che penso sia il caso di parlare.”

“Rachel, se hai- Io non sono Kurt, se mi hai- Se tu e Brody- Io non-”

Rachel spalanca gli occhi inorridita, “No. No, Finn, ma che hai capito?” domanda, agitando le mani di fronte a lui, “Tra me e Brody non è successo niente. In senso letterale, proprio niente. Cioè, ovviamente lui ha provato a baciarmi la prima volta che siamo scesi insieme. Ma io ho chiarito di avere un fidanzato a Lima, anzi un futuro marito e che i nostri appuntamenti non avevano niente che non fosse puramente didattico.”

Rachel parla velocemente, così velocemente che Finn non ha il tempo di interromperla, anche se ci sarebbero mille cosa dire. Poi, una volta che lei ha smesso di parlare, non ha idea di come risponderle.

“Non mi telefoni mai.”

“Lo so. Sono qui per chiedere scusa. Kurt mi ha detto che mi hai cercata, che ti ho fatto preoccupare.”

“Kurt avrebbe dovuto farsi gli affari suoi,” sbotta Finn, arrossendo vistosamente all’idea di essersi mostrato debole agli occhi della sua ragazza e lei gli rivolge uno sguardo sarcastico, sollevando un sopracciglio.

“Oh, dai Finn! Non dirmi che non ti ha detto cosa gli dicevo io!”

“Cosa c’entra? È mio fratello, è ovvio che me lo abbia detto.”

“Ed è il mio migliore amico, è ovvio che abbia parlato anche con me. Ora non cambiare discorso. Sto cercando di farmi perdonare, qui. E se non lo hai mai notato, non è qualcosa che faccio spesso.”

Finn sorride, decidendosi finalmente ad abbracciarla, nascondendo il naso tra i suoi capelli leggermente spettinati dal vento e godendosi il profumo di lampone e camomilla che emanano. Ha tutto il tempo per chiarire, per spiegarle, per cercare di capire. Adesso vuole soltanto restare abbracciato a lei.

“Ah, per favore, no!”

Finn avverte un brivido corrergli lungo la schiena e si irrigidisce un attimo, prima di scollarsi da Rachel e voltarsi verso il ragazzo in piedi accanto alla porta aperta con uno sguardo di puro disappunto.

“Cosa vuoi, Sam?” domanda, rimproverando se stesso per essersi sentito a disagio a stare con la propria fidanzata.

Sam li guarda con un’espressione di finto disgusto.

“Kurt e Blaine lì dentro stavano per farmi vomitare. Vengo qui per cercare un po’ di solidarietà tra maschi e questo è quel che trovo?”

Rachel fa qualche commento sarcastico, terminando con un occhiolino e una leggera gomitata nel fianco di Finn, ma lui non sta neanche lontanamente ascoltando.

Invece preferisce tornare dentro e guardare con i propri occhi.

Kurt è seduto sul divano e Blaine è steso con la testa appoggiata sulle sue gambe. Si stanno soltanto guardando negli occhi, in silenzio. E Finn si trova ad invidiare quegli sguardi così carichi di sentimenti che soltanto loro due sono in grado di scambiarsi, quegli sguardi che sembrano annullare tutto il resto e lasciare spazio soltanto per loro due.

Riesce a capire perché Sam è scappato via.

  
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