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Autore: Damon Salvatore_Cit    15/09/2014    0 recensioni
[Justin Timberlake]
Questa storia tratta di una giovane ragazza che sogna di diventare la ballerina numero uno al mondo, e nel tentativo di esaudire questo suo sogno maturerà e crescerà anche grazie alle avventure e alle dure prove a cui la metterà davanti la vita. Come la perdita di persone care, l'amore vero, l'inganno, il tradimento, le difficoltà familiari e tanto altro.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 50 Cent, Altri, Justin Timberlake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il 12 Ottobre 2006 fu lanciato il video ufficiale del singolo “My Love” di Justin Timberlake, che nel giro di poche settimane balzò in vetta a tutte le classifiche; sia per il brano che per il video.
Era la canzone del momento, tutti la conoscevano, tutti la ballavano e tutti l’amavano.
Il video vinse anche vari premi e fu il primo video in assoluto in cui comparve anche Francis; la figlia adottiva dei De Laurentiis appariva in diverse scene del video, e anche in una scena finale in un passo a due col cantante.
Le riprese durarono poco meno di una settimana e vi presero parte tutti i ballerini della crew assieme ad un aggiunta di modelle e ovviamente i cantanti che parteciparono al brano: tra cui Timbaland ed il rapper T.I.
Durante le riprese ci furono dei disguidi tra Francis ed Ashley a causa di alcuni passi, ma in realtà il problema di fondo era che non si sopportavano a vicenda.
La coreografia di Francis in compenso ebbe molto successo e tutti ne rimasero entusiasti ed incantati per quanto fosse ben pensata, soprattutto Justin; ed era proprio questo che lasciava l’amaro in bocca ad Ashley, che ne era inspiegabilmente gelosa.
Francis era totalmente indifferente sia a lei, sia alle sue stupide ed infantili supposizioni; era totalmente concentrata sulla sua carriera che sembrava prendere il volo.
Molti artisti espressero il desiderio di collaborare con lei per delle coreografie dei loro brani; artisti del calibro di Madonna, Jennifer Lopez, Sean Paul, e altri.
Inoltre in quel periodo, Fran aveva ricevuto l’offerta di occuparsi delle coreografie di un film che trattava di ballo e che sarebbe uscito nelle sale cinematografiche in quello stesso anno: dovevano girare soltanto le scene di ballo e poi sarebbe stato completo.
Francis non aveva un agente, così le fu suggerito uno che lavorava in quel mondo ormai da anni.
Si chiamava Paul Smith ed era un uomo bianco, un po’ sovrappeso e con pochi capelli castani rimanenti sulla testa, occhi azzurri e non superava i 45 anni.
Un mattino del mese di ottobre Fran e il suo nuovo agente stavano parlando di questo film, nell’albergo in cui ormai alloggiava da un mesetto e a spese del cantante Timberlake, assieme a tutta la crew.
- Non so se accettare sia una buona idea, soprattutto ora che sono impegnata con Timberlake.
- Tu non ti rendi conto dell’occasione che ti è stata offerta! Con Timberlake puoi parlarci tu, no? Sono sicuro che non ti dirà nulla.
Francis lo guardava accigliato sperando di capir male le sue supposizioni.
- E perché non dovrebbe dirmi nulla?
- Pe…perché sei la sua preferita, ormai quel ragazzo ti venera.
- Non dire sciocchezze, e restiamo seri. Io non posso mollarlo proprio ora per occuparmi di questo film, che magari non avrà nemmeno tanto successo…
- Scherzi? Sarà il nuovo Dirty Dancing!
Francis pensierosa non dava molto conto a ciò che dicesse l’uomo, che parlava con un forte accento Texano.
- Mh… come hai detto che si chiama il film?
- Step Up… Non puoi rifiutarti di accettare, Fran!
- Sono d’accordo!
Una voce si intromise tra i due e destò Francis dai suoi pensieri.
Era Justin, lei si voltò a guardarlo e lui le sorrise.
Il suo agente allargò il braccio verso di lui e guardò Francis:
- Vedi? Te lo dice anche lui…
Francis si alzò e andò incontro a Timberlake, sorridendogli di ricambio:
- Sì, ma non mi va di lasciarvi…
- Non ci lascerai, sarai assente solo per un po’. Le coreografie ci sono, dobbiamo solo provarle fino a che il fiato non ci viene a mancare.
- Sì, ma dovrei provarle anch’io.
- Non avrai problemi se lo farai più in la… infondo le hai pensate tu, meglio di te non può eseguirle nessuno di noi.
Francis distolse lo sguardo da lui e cominciò a riflettere tacitamente, mentre il suo agente prese il sopravvento:
- Crede di non potersi assentare per qualche settimana, dille che può farlo e che non la manderai via.
Justin guardò l’uomo con occhi sbarrati, incredulo.
- Certamente!
Subito si voltò in direzione di Francis la quale a sua volta alzò lo sguardo verso di lui:
- Puoi andare via tranquillamente, il tour partirà a Gennaio, abbiamo tempo.
- Sia lodato il signore!
Esclamò l’agente allargando le braccia in aria teatralmente.
Francis ignorò il suo agente e guardò Justin, poi gli parlò subito dopo:
- Non sarò lontana, è qui a Los Angeles. La mattina potrei anche andarci a piedi…così anticiperei la fase di riscaldamento…
- Cogli questa opportunità, non badare a noi. Anzi, te l’ho detto che Timbo si è occupato della musica di questo film?
- Che cosa?? Davvero??
Justin sorridendole acconsentì col capo.
- Ma è fantastico! Quindi potrebbe fornirmi lui le basi?
- Certamente, anzi se vuoi lo chiamiamo..
- Sarebbe fantastico!
Paul prese dal suo taschino un sigaro e il suo cellulare e portandoselo all’orecchio, si allontanò dai due.
- Scusatemi, io sono fuori a fare un paio di telefonate.
- A dopo!
Esclamò Francis entusiasta, poi si allontanò con Justin per telefonare a Timbaland.
[…]
Timbo arrivò e fu entusiasta di sapere che Francis avrebbe accettato il lavoro per il film, così le procurò le basi mixate da lui stesso, per far sì che le ascoltasse e si rendesse conto di cosa si trattasse.
Francis trovò le canzoni fantastiche, ognuna migliore dell’altra e nella sua testa già avevano preso vita una marea di passi racchiusi in diverse idee di coreografie: partendo dall’hip hop, passando anche per la danza classica.
La ragazza tramite il suo agente confermò l’incarico e il giorno dopo si sarebbe dovuta trovare a pochi chilometri di distanza da dove si trovasse già con Timberlake, il raduno con i ballerini del cast, il regista e lei si sarebbe dovuto tenere sempre a Los Angeles, il giorno seguente.
[…]
Dopo aver ascoltato le basi per il film, la ragazza si concesse una sigaretta col produttore musicale:
- A voi ballerini non è tipo vietato dalla legge fumare?
Francis fece il primo tiro alla sigaretta e dopo aver espirato il fumo, le scappò un sorrisino alle parole di Timothy (aka Timbaland), poi si strinse nelle spalle e lo guardò:
- Diciamo che non amo rispettare le leggi…
- Scusa, ma tu non sei stata nell’esercito?
Domandò accigliato l’uomo mentre la guardava curioso ed incerto:
- Sì… ma è stato più un ritiro spirituale che altro…
La ragazza si poggiò col bacino alla ringhiera dei giardinetti dell’albergo, e accavallò una gamba sopra l’altra e a braccia incrociate sotto il petto, lo guardava mentre la sigaretta cominciava ad incenerirsi lentamente.
- Dopo quello che è successo, volevo starmene per conto mio, pur di non fare alcuna pazzia…
- Beh… hai fatto la pazzia di arruolarti, però… potevi morire.
- Non mi sarei tirata indietro…
L’uomo la guardò per alcuni attimi profondamente negli occhi e fu in quel momento che capì che quello non fu un ritiro spirituale per la ragazza, ma un tentativo di togliersi la vita incidentalmente.
Francis, dal modo in cui la guardò, capì che aveva capito, e distolse lo sguardo dal suo e indifferentemente fece un tiro alla sigaretta tentando poi di cambiare discorso:
- Ascolta, ho visto la tua Harley-Devidson, ho una gran passione per le moto, non a caso possiedo una Cagiva Mito SP525 di colore nera.
- Davvero?
Domandò sorridendole, mentre espirava il fumo della sua sigaretta:
- Certamente… ma ho sempre sognato di guidare un Harley-Davidson sulle strade d’America… Mi faresti l’onore di lasciarmela guidare qualche volta? Giuro che non avrà nemmeno un graffio quando te la restituirò.
- Meglio per te, non sai quanto mi costa la manutenzione…
- Ne so qualcosa, anche la mia, costa parecchio…
- Facciamo così… propongo uno scambio di moto…
- Che cosa? Non se ne parla! Non scambierei la mia Blacky con nessuna moto al mondo… o forse solo con quella di Valentino Rossi…
- Amo quel ragazzo italiano!
Esclamò Timothy, esprimendo un commento veloce mentre la ragazza continuava a parlare:
- Ma no, credo che neanche in quel caso lascerei la mia Blacky, è stato un regalo di mio fratello.
- Hai dato un nome alla tua moto?
- Non dirmi che tu non l’hai fatto…
Timbo scoppiò in una risatina e poi confessò:
- Si chiama Harlen…
Francis lo guardava e sorrideva. Trovava quell’uomo un simpaticone, oltre che un buon confidente. Non gli parlava di cose personali, ma se ne avesse avuto voglia, sapeva che sarebbe stato la persona giusta, in grado di poter capire le sue sensazioni e il suo dolore.
- Bel nome!
- Anche la tua!
I due risero per qualche secondo di fila, poi Timberlake riprese il discorso.
- Comunque, dicevo, uno scambio di moto che vale solo per una sera. Io guido la tua e tu la mia, ci stai?
Francis arricciò le labbra in una smorfia pensierosa:
- Mmmh…potrei pensarci…anche perché dovrei andare a prenderla a casa di Chenille… è lì che l’ho lasciata…
- Mh. E dov’è che vive Chenille?
- Nel Bronx. Dovrei fare un viaggio in aereo…
- Vivevi nel Bronx? Sul serio?
- Per un po’, sì. Ti sembra tanto strano?
- Non è da cosa di tutti i giorni incontrare un ex militare della usa army che ha vissuto nel bronx dopo il suo mandato.
- Posso confermare che l’esercito può essere pericoloso quasi quanto il bronx…
- Ah sì?
Domandò curioso Timbo, guardando Francis, la trovava sempre più interessante.
Lei mise in bocca la sigaretta e cominciò a tirarsi su la piega del pantalone per mostrargli una cicatrice che aveva sul ginocchio sinistro e cominciò a parlargli con la sigaretta tra le labbra:
- la vedi questa? Durante una simulazione di salvataggio da incendio in carrarmato, una ragazza mentre uscivamo dal carrarmato in fiamme, mi colpì con una mazza di ferro sul ginocchio lasciandomi lì a terra col ginocchio rotto. Dopodiché uscì dal carrarmato per ultima, mentre io ero ancora dentro, così si finse eroe per caso e tornò indietro e venne a prendermi prima che il carrarmato esplodesse, apparendo così come la mia salvatrice agli occhi di tutti gli altri.
Timbaland rimase in silenzio per lo stupore di quel racconto che gli mise i brividi per quanto fosse malvagio.
- E tu non hai detto niente? Non gliel’hai fatta pagare?
Francis gli rispose scuotendo il capo a destra e a sinistra in segno di “no”, poi aggiunse mentre spegneva quella sigaretta.
- In passato sono finita nei guai a causa di risse, volevo smetterla…
- Ma quella ragazza avrebbe potuto mettere fine alla tua carriera di ballerina…o peggio… ucciderti!
- Non me ne importava molto, in quel periodo…
- Io dico che era da denunciare!
Francis sorrise sotto i baffi e lo guardò:
- Mi sono sempre fatta giustizia da sola, ma se l’avessi fatto… temo che non sarebbe sopravvissuta. Combatto la mia rabbia, cerco di essere una persona migliore… l’ultima volta che ho fatto a botte con qualcuno è stato quattro anni fa.
- E cosa hai combinato? Chi hai pestato?
- Un DJ… gli ho scaraventato la consolle giù dalla sua postazione e gli ho fatto un occhio nero…
Timbaland sorrise alle sue parole, trovandole divertenti, e pazzesche, anche se non immaginava quella ragazza mentre faceva a botte.
Francis invece per un attimo tornò indietro con la mente a quella sera in cui scoprì tutto su di Fabio e sulla scommessa fatta con Lucas, improvvisamente sentiva dentro di sé un moto nervoso che era stato spento per anni e che ad un certo punto sembrava come se si stesse lentamente risvegliando.
Una voce destò quei suoi pensieri, ma non calmò quel suo moto nervoso interiore: era Ashley:
- Io dico che lei ha sbagliato a non accoppiarci in quel passo a due. Insomma, ok le pensa lei le coreografie, ma non è Dio, qualcuno potrebbe anche contestarle qualcosa; io lo farò! Faremo quel passo a due insieme. Non sei d’accordo, Mike?
Ashley fingeva di non essersi accorta della presenza di Fran, ma sapeva benissimo che l’avesse sentita dire quelle cose. Mike invece, fu davvero sorpreso di vederla, e nell’incrociare il suo sguardo fu freddato a tal punto di non riuscire a dire una parola.
Francis li guardò e sorrise sotto i baffi amaramente, mentre Timbo intervenne, osservando i due, con sguardo accigliato:
- C’è qualche problema. ragazzi?
Francis mosse due passi nella loro direzione e portandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, lanciò uno sguardo di sfida alla ragazza:
- Cosa vorresti contestarmi, Ashley? Dimmi tutto…
- Vorremmo ballare insieme.
Si intromise inaspettatamente Mike, Francis solo ad allora si accorse che il ragazzo sembrava avercela seriamente con lei e che per la prima volta sembrava avere lo stesso tono rabbioso e pieno di disprezzo che di solito le riservava Ashley.
Sorpresasi, si voltò a guardarlo stupita, e lui approfittando del suo silenzio, proseguì:
- Non mi piace come hai pensato la coreografia di “LoveStoned”.
Francis fu come schiaffeggiata da quelle parole, non se l’aspettava nemmeno lontanamente, e non perché non fossero giuste o perché si sentisse sicura del suo lavoro, ma perché provenivano dalla bocca di Mike, proprio lui che l’aveva sempre appoggiata in ogni minima idea.
- Che cosa? Davvero non ti pia…
- Sì, davvero! Non gli piace!
A quel punto, Francis si voltò verso Ashley che li aveva interrotti col suo tono di voce squillante e fastidioso, e le rivolse un’occhiata sinistra.
- Non intrometterti, sto parlando con lui.
- Mi intrometto quanto mi pare, non fare tanto la superba con me.
- A me pare che la superba la stia facendo tu.
- Sarai anche brava a ballare, ma non sei nessuno.
A quel punto i toni cominciavano a scaldarsi, e Timbo cercò di intervenire.
- Ragazze, cerchiamo di darci tutti una calmata e parliamone professionalmente.
Il produttore si intromise tra le due, quasi come se volesse dividerle.
- Non trovo giusto che sia lei a decidere per tutto, se qualcosa non va bene, bisogna dirlo e non eseguire i suoi ordini alla cieca.
- I miei ordini, dici? Se davvero stesse eseguendo i miei “ordini” a quest’ora ti avrei già mandato a fanculo e tu ci saresti anche andata con piacere!
- Che cosa hai detto? Brutta stronza, ripetilo se hai il coraggio!
Ashley si slanciò a braccia aperte verso Francis, quasi come se volesse afferrarle i capelli e tirarglieli, ma Timbo si intromise e riuscì a fermarla giusto in tempo.
Francis non si smosse di un solo millimetro, ed ignorando totalmente la ragazza, si voltò in direzione di Mike e gli rivolse uno sguardo pieno di dispiacere.
- Sei una stupida…
Francis sbarrò gli occhi a quelle parole, e in quello stesso momento uscì fuori Justin attratto dalle urla di Ashley che era ancora braccata da Timbo:
- Che cosa sta succedendo qui?
Nel frattempo arrivò Justin, ma Francis era troppo presa da Mike per accorgersene.
- Che cosa?
Chiese la ragazza con tono disgustato verso Mike, e gli si avvicinò lentamente.
Justin fu seguito da Eddy, Jay e Chenille più altri ragazzi della crew che rimasero altrettanto sorpresi da quella scena inaspettata:
- Hey bella, Mike, che succede?
Chenille preoccupata da quelle facce, si avvicinò al fratello, il quale rispose aspramente a Francis:
- Sei solo una stupida montata.
- MICHAEL!!!!
Esclamò con dissenso Chenille, rimproverando vistosamente il fratello richiamandolo a voce alta.
Francis davvero non riusciva a spiegarsi perché la stesse trattando in quel mondo, proprio lui.
- Qual è il tuo problema?
Intervenne Justin, avvicinandosi al ragazzo, il quale lo guardò male:
- Eccolo che interviene lui a difenderti. Neanche fosse il tuo mentore…
Justin era sul punto di dirgli qualcosa, ma Francis lo afferrò per un braccio e lo fermò, tenendo sempre gli occhi puntati su Mike e mai sul cantante, il quale si voltò a guardarla sconcertato.
Mike appariva quasi combattuto, tra la sua voglia e il suo desiderio di riuscire ad odiare Francis, e i suoi sentimenti per lei, che non cessavano di esistere.
Francis se ne accorse e gli rivolse soltanto uno sguardo colmo di delusione e rammarico, senza dirgli una sola parola.
- Ragazzi dannazione! Se avete problemi con le coreografie, parlatene, ma smettetela con questa storia!
Timbo intervenne, lasciando andare Aschely ed allontanandosi da lei. Justin lo guardò, poi guardò tutti gli altri:
- Si può sapere qual è il problema?
- Il problema sono io…
Esclamò Francis, guardando Ashley, la quale si avvicinò a lei a muso duro e le rispose:
- Esatto, sei tu! Ragazzina!
Erano anni che non la chiamavano in quel modo, e soltanto Fabio usava chiamarla così.
 I suoi occhi cominciavano ad appannarsi sia dalla rabbia sia da un velo di lacrime che cominciavano a farsi largo nei suoi occhi, ma quando la ragazza le andò incontro e la colpì con uno schiaffo, Francis smise di tener freno il suo autocontrollo e si scagliò contro di lei e le mise una mano attorno al collo e la spinse con le spalle verso il muro.
In quel momento, Francis somigliava davvero ad un ex soldato, aveva il fuoco negli occhi, che quasi accecarono Ashley che appariva visibilmente e giustamente spaventata.
- Francis, no!
In quel momento la voce di Chenille le sembrò la voce di Emma, in tutte quelle volte che aveva tentato di tenere a freno la sua rabbia in momenti come quelli.
Si voltò di scatto verso Chenille e solo quando il suo sguardo la incontro, si rese conto che quella non era Emma.
Tolse la mano dal collo della ragazza e la lasciò andare.
Ashley si piegò in due e cominciò a tossire, avendo difficoltà nel respirare.
Fu subito soccorsa da Mike, Timberlake e Jay; mentre Francis continuava a guardarla.
- Lasciami in pace…
Disse con un tono gelido e spaventoso, Francis, ma Ashley non riuscì a guardarla.
Eddy e Chenille portarono via Francis, rientrando in albergo e cercarono di calmarla:
- Che cazzo è successo, si può sapere?
- Mio fratello è impazzito? Lo uccido!
- No!
Rispose Francis senza guardare i due ragazzi, ma un punto nel vuoto. Eddy e Chenille si voltarono a guardarla incerti, e la ragazza continuò:
- E’ stata colpa mia. Se Mike pensa di me quello che ha detto… allora ho sbagliato tutto.
- Tu non sei una montata. Sei umile ed onesta. Mike è un coglione.
Esclamò Eddy, poi guardò Chenille e alzò le mani:
- Senz’offesa, Chenille…
- Continua pure, bello! Purtroppo mio fratello ha perso la testa per quella Ashley..
Francis non ne sapeva nulla, così guardò l’amica con stupore e con sguardo accigliato:
- Quella troietta se lo sta arruffianando proprio bene quell’idiota di mio fratello… Mi dispiace per quello che ti ha detto, bella. Sono tutte cazzate, ti chiedo scusa io per lui. Ormai Mike è andato fuori di testa…
- Lascialo stare, Chenille. Piuttosto… è meglio se me ne vado.
- Ma Bella, non hai un posto dove dormire, l’incontro ce l’hai domani. Non andartene!
- Non fare sciocchezze, Fran.
- Ho bisogno di starmene da sola, quando sto così è meglio lasciarmi perdere. Domani ti chiamo, Chenille.
La ragazza guardò l’amica, dopodiché si voltò verso Eddy:
- Grazie, Eddy… per quello che hai detto.
Si sforzò di sorridergli, ma fallì vistosamente e andò via, lasciandoli lì impotenti di fare altro per convincerla a restare.
Mentre si allontanava dall’albergo, Justin le corse incontro:
- Francis! Hey!!
Cercava di fermare la sua fuga, raggiungendola a corsa, mentre lei si allontanava a passo svelto, e si infilava un giubbino di pelle nero, sopra ad una canotta nera e un jens blu scuro.
- Hey! …Fermati! …Aspetta!!
Francis fu costretta a fermarsi una volta che se lo ritrovò davanti a tagliarle la strada.
Mentre tirava le treccine fuori dal giubbino, sospirò e lo guardò, senza però dire una parola e lasciando che fosse lui a parlare:
- Lei sta bene, si è soltanto spaventata. Dove stai andando?
- Ho bisogno di cambiare aria.
- Ma è tutto a posto…
- No, non lo è. Non dovevo reagire in quel modo. Ho sbagliato.
- Ti avevano detto cose ingiuste, ti sei solo incazzata…
- Non devo incazzarmi, non posso permettermelo. Sono pericolosa quando perdo il controllo.
- Hai saputo controllarti.
- Perché c’eri tu…
Lo guardò intensamente, poi aggiunse:
- C’eravate voi… potevo farle molto male…
Solo l’idea la spaventava. Fran non voleva trasformarsi e diventare ciò che era solito diventare tanto tempo fa, quando si incazzava ed Emma non c’era nei paraggi.
Sapeva che lei era il suo unico freno, e cominciava a rendersi conto che ora che Emma non c’era più, poteva davvero perdere il controllo facilmente e finire in grossi guai.
Combatteva la sua rabbia ormai da tempo, e non voleva buttare al vento tutti quei suoi sacrifici fatti in esercito.
- Devo andare… Ma…
Francis fece un passo verso il cantante e gli parlò guardandolo dritto negli occhi e poco distante da lui:
- Prima volevo scusarmi con te… Scusami, davvero mi dispiace. Prometto che non succederà più e che continuerò a cercare di tenere a freno la mia rabbia in futuro.
Justin fu catturato dallo sguardo colpevole e mortificato di Francis, e per qualche attimo non riuscì a dir nulla, ma poi tornò in sé e la prese per un braccio.
- Non scusarti… Non andartene!
Francis tolse via la mano del cantante dal suo braccio e gli sorrise leggermente, e per un attimo le loro mani si toccarono:
- Non insistere… tornerò tra qualche settimana… chiama il mio agente se hai bisogno di me.
- Ma aspetta…
- Grazie per la comprensione…
La ragazza tagliò a corto e andò via lasciando l’albergo.
[…]
Il giorno seguente mandò il suo agente a prendere alcune sue cose per portargliele lì dove avrebbe avuto l’incontro con il cast del film e tutti gli addetti ai lavori e i vari manager.
Era un vero e proprio set cinematografico, e non era la prima volta che ne vedeva uno.
Sin da bambina ne aveva visti di vari grazie anche al lavoro di produttore cinematografico di suo padre.
La trama del film non era originalissima, carina, ma questo le interessava relativamente, dato che avrebbe dovuto dare vita solo alle coreografie.
Fran, però, ci teneva a far bene il suo lavoro e anche in modo originale.
Preferiva far combaciare i passi di danza con alcune caratteristiche dei personaggi del film.
Decise così, a seconda delle basi delle canzoni, di unire passi di danza classica, a quelli di danza moderna e hip hop.
Dopo aver parlato con la regista, che era a sua volta anche una coreografa, si accordarono sulle idee di Francis anche assieme agli attori.
I due protagonisti erano Channing Tatum e Jenna Dewan, due ragazzi molto umili e affabili.
Per gli appassionati di gossip, sapere che tra i due c’era del tenero era interessante, ma Frencis non badava mai a quel genere di cose e cercava sempre di essere un tipo professionale, quando doveva lavorare.
[…]
Il terzo giorno di Francis sul set, si trovava a parlare con la regista del film e con gli attori principali che avrebbero poi svolto gran parte delle coreografie.
- Mi piace la tua idea di fondere passi di danza classica con quelli di danza moderna.
Diceva entusiasta la regista, di nome Anne, la quale aveva insistito molto nel collaborare con Fran per quel film.
- Non credete sia un po’ difficile farlo? Voglio dire… associare un plié con un moonwalk… per dire…?
Azzardò l’attore Tatum, guardando Francis tenendo le braccia incrociate sotto il petto mentre erano tutti seduti attorno ad un tavolo all’aperto a bere una bevanda fresca.
- Niente è impossibile, bisogna provare prima di dirlo.
- Sono d’accordo.
L’attrice Dewan appoggiò la frase di Francis, poi guardò il suo collega:
- Proviamo la sua coreografia, prima di bocciarla a priori.
- Non la stavo bocciando… è che la trovo insolita…
- Magari è questo che darà successo al film.
Disse la regista sorridendogli, per poi voltarsi fiduciosa verso Francis, ed aggiunse:
- Perché non ci mostri le tue idee?
- Vuole che balli?
- Assolutamente! Muoio dalla voglia di vederti all’opera, da quando ti abbiamo ingaggiata.
Francis se fosse stata un tipo timido, sarebbe arrossita a quelle parole, ma si limitò a sentirsene  onorata, e le sorrise cordialmente:
- Avete uno stereo?
[…]
Nel giro di qualche minuto, si organizzarono con le basi e tutto, l’intero cast assieme agli addetti ai lavori, si radunarono nella sala prove avente le pareti ricoperte di specchi e il parquet a terra, per assistere alla dimostrazione di Francis delle sue idee per le coreografie del film.
Ovviamente essendo l’unica a ballare, non poté eseguire l’idea uguale a come l’aveva in mente, dato che doveva essere un passo a due misto tra passi di danza classica e moderna, ma fu comunque capace di rendere l’idea e di entusiasmare l’intera folla di gente lì presente, regista e attori in primis; che ad un certo punto quasi si misero ad incitarla mentre di esibiva dinnanzi ai loro occhi.
Fran inserì nella pseudo coreografia, un passo di danza che usava fare spesso Emma, la quale glielo insegnò dopo essere stata a lezione di danza classica all’età di 11 anni.
**Francis non si era mai iscritta a nessuna scuola di danza, e non perché non potesse permetterselo o perché non volesse, ma semplicemente perché tutte le scuole la mandavano via a causa del suo seno prosperoso già a quell’età.
Francis ora che era cresciuta portava una quarta di reggiseno, ma da piccola calzava massimo una seconda abbondante e per le scuole di danza non poteva essere accettata quasi per legge.
Bisognava essere magre e senza seno, altrimenti si sbilanciavano nell’eseguire quei passi di danza che Francis aveva sempre sognato apprendere in qualche scuola professionale, ma che invece aveva imparato grazie alla sua amica.**
Quel passo piacque tanto da portare tutti ad applaudire meravigliati dal modo che aveva Francis di muoversi così perfettamente a tempo di musica, quasi come se fosse un onda sonora che scuoteva l’atmosfera.
Era un plié associato ad una giravolta che pareva non terminare mai, quasi dava l’impressione che indossasse dei pattini.
Un sorriso si dipinse sul suo volto, non appena udì quello schiocco di mani e continuava a ballare, Tatum si lasciò andare anche ad un fischio, preso dall’entusiasmo, e tornando a battere le mani assieme a tutti gli altri per omaggiare quella ragazza ricca di talento.
Durante lo svolgimento della musica un po’ più a scatti hip hop, la ragazza eseguiva passi di danza moderna, e a delle giravolte sulle punte dei piedi e a braccia larghe, proprio come una ballerina professionista di danza classica.
L’idea piacque moltissimo, e Tatum adesso vedeva più fattibile la cosa.
A fine esibizione il ragazzo si avvicinò a Francis, che a sua volta era circondata da Dewan e dalla regista:
- Devi insegnarmi quei passi, voglio fare io la prima ballerina nel film.
Il ragazzo scuoteva l’indice in direzione di Fran, scherzosamente, causando le risate di tutti i presenti, poi Jenna (la sua co-protagonista) gli rivolse parola, facendo il suo gioco.
- Non se ne parla! Non rubarmi il ruolo, sai?!
Tra una risata e l’altra, Francis trovò il modo di parlare da sola con Jenna.
Questa ragazza oltre ad essere un’attrice, era anche e soprattutto un’ottima ballerina:
- Non si direbbe che non sei mai entrata in una scuola di danza in vita tua…Giuro sei fantastica!
- Ti ringrazio infinitamente! Ma… ecco vedi io vorrei impararne di più sulla danza classica… tu hai studiato danza, non è così? Hai il classico fisico da ballerina.
Jenna la guardò incerta e con sguardo accigliato:
- Anche tu ce l’hai… scusami ma non ti capisco..?
Francis ridacchiò dolcemente.
- No, il tuo copro è una linea perfetta, hai una postura corretta. Mentre io vado più sul fisico da ballerina hip hop, ma non voglio essere limitata, vorrei spingermi e imparare qualcosa in più sulla danza…
- Non capisco… hai eseguito quei passi meravigliosamente poco fa.
- Perché me li ha insegnati una mia cara amica che andava a scuola di danza. Io a causa delle mie forme, da piccola sono sempre stata mandata via dalle scuole di danza… ma ora che sono cresciuta…
- E vorresti che io ti insegnassi?
- Sono disposta a pagarti le lezioni!
Jenna scoppiò a ridere.
- Ma sei matta? Non sono un’insegnante, non mi devi nulla.
- In qualche modo dovrò pure ripagarti, altrimenti ritiro la proposta…
- Ma non potrò mai insegnarti cose che potrebbe insegnarti una maestra professionista.
- Non sarai una maestra, ma sei professionista.
- Sì, ma…
- Sai come si dice? Chi non sa fare una cosa, la insegna. Preferisco imparare da chi la cosa la pratica ancora, piuttosto da chi ormai si è ritirato o non si è mai impegnata a praticarla. Allora, come potrei ripagarti? A te la scelta…
- Ok allora mettiamola così… ho saputo che fai parte della crew di Justin Timberlake, potresti procurarmi dei biglietti di un suo concerto quando sarà?
Francis sorrise a trentadue denti e le tese una mano per sigillare quel patto:
- Affare fatto! Avrai anche accesso al backstage!
- Oddio sono al settimo cielo!!
Jenna le andò incontro e l’abbracciò.
- Quando cominciamo?
- Quando finisci le riprese… io sono a tua disposizione, non voglio intralciare i tuoi impegni lavorativi.
- Ottimo! Allora se per te va bene lavorare di pomeriggio, io ci sono…
- Perfetto!
- Ok, dammi il tuo numero di cellulare che ti telefono per ogni evenienza… ci ritroviamo qui quando tutto il set e gli addetti ai lavori saranno a riposo, ok?
- Fantastico, grazie ancora Jenna!
- Grazie a te per i biglietti!
L’attrice le fece l’occhiolino ed estrasse la sua mini agenda dalla tasca dei pantaloni che indossava, pronta ad annotarsi il numero di cellulare di Fran, la quale ancora faticava a credere che avrebbe finalmente avuto lezioni di danza classica.
[…]
Passò una settimana e Francis dopo le lezioni con Jenna si ritirava nella sua camera (fornitale dalla regista, sempre sul set cinematografico) e ogni sera telefonava a Chenille:
- Mi manchi, bella, sono dieci giorni che non ci vediamo… manchi un po’ a tutti.
- Forse non a tutti…
- Io dico che manchi anche ad Ashley… è da giorni che non litiga con qualcuno.
- Beh almeno le cose lì sono più tranquille, senza di me.
Ridacchiò amaramente, Francis.
- Non dire sciocchezze… è lei che sembra troppo presa dal fare la troietta con tutti i ragazzi.
- Tutti, dici?
Domandò improvvisamente curiosa.
- Sì, ti dico! …Ma non parliamo di lei, dimmi come te la passi a fare il boss su un set cinematografico!
Esclamò la ragazza, assumendo un tono di voce più entusiasta e curioso, strappando una risata a Francis che le rispose:
- E’ dura, ma il vero boss qui è la regista che ha davvero le palle. Credo di amarla.
- Al punto di diventare lesbica per lei?
- Mhhh… beh potrei pensarci, sai?
- L’importante è che poi tu non ci prova con me eh…
- Mi spezzi il cuore, così…
Chenille scoppiò a ridere, poi le domandò:
- Per quanto ancora starai via?
- Credo un mese più o meno…
- Che cosa? Un mese? Davvero così tanto?
- Temo di sì… tra le riprese ed altro avrò bisogno di ancora un po’ di tempo. A proposito… parteciperò ad un intervista, presto… e il mio agente si è impuntato nel volermi far avere una  personal stylist. Dice che se voglio avere una carriera in questo mondo, dovrò procurarmene una, ma non so se è davvero indispensabile che io ne abbia una… sai comincio a pensare che sia stato un errore quello di ingaggiare un agente…
- Io non credo sia tanto sbagliato, sai bella? Se hai successo e ti invitassero ad un talk show, o ecco vedi, un’intervista, dovrai vestirti a dovere.
- Credi che io non sia capace di vestirmi a dovere?
- Ora non fare la permalosa, non è questo quello che intendevo. Ma comunque se il tuo agente ti ha suggerito di far così, fallo. Magari sa già che ne avrai bisogno in futuro perché diventerai un pezzo grosso.
- Allora ne cercherò una anche a te.
Chenille ridacchiò alle sue parole:
- Non ho intenzione di diventare un pezzo grosso quanto te, bella. Sai, mi manca la mia bambina… solo l’idea che dovrò stare lontano da lei per tutti questi mesi mi fa star male…
Francis si rattristò a quelle parole e cambiò tono di voce:
- Hai sentito Mama Su?
- La sento tutte le mattine. Stanno bene e la piccola adesso va anche all’asilo, sai?
- E Mama Su come fa a resistere senza lei, mentre è all’asilo?
- Penso stia prendendo dei sonniferi…
Le due risero insieme, poi Francis, prese parola:
- Posso capire che ti manchi… ma vedrai che la rivedrai presto…
- Mi ha chiesto di te, sai?
- Davvero?
Domandò felicemente sorpresa, la ragazza, quasi commovendosi:
- Sì!!! Mi fa: Hey mamy, dov’è Fran? Le treccine le ha ancora?
Quelle parole strapparono un sorriso a Francis.
- Ringrazio ancora il destino per avermi dato la possibilità di conoscervi. Vi voglio bene!
- Oh bella… anche noi te ne vogliamo!
Francis sorrise nel notare l’intenerimento di Chenille a quelle sue parole, e prima di riagganciare, disse:
- Saluta Eddy, Jay… e Mike! Ti richiamo appena posso, abbi cura di te e se ci sono problemi di qualsiasi genere, non esitare a chiamarmi, ok?
- Ok, bella, sta tranquilla e in bocca al lupo!
- Crepi! Buonanotte Chenille…
- Notte bella.
[…]
In quelle settimane, Fran si massacrava di fatica nel prendere lezioni di danza da Jenna Dewan. Non avrebbe mai immaginato di soffrire così tanto fisicamente per dei passi e movimenti che prima di allora non aveva mai preso in considerazione, ma ce la metteva tutta, non mollava, anche se la sera le sanguinavano le unghie dei piedi e aveva dolori per tutto il corpo.
La sua forza di volontà nel realizzare il suo sogno era più forte di quei dolori fisici, avrebbe subito anche le pene dell’inferno pur di arrivare sin dove sognava, e la danza classica era la sua prerogativa in quel momento.
Ogni mattina si svegliava come di consueto alle sei per andare a correre, dopodiché passava tre ore ininterrotte a provare le coreografie con gli attori barra ballerini del film, dalle 10 del mattino alle 13, per poi fare una pausa pranzo, incontrare il suo agente e mettersi d’accorso su dei vari impegni che aveva: come ad esempio la scelta della sua personal stylist e l’intervista ad un’importante rivista di musica americana.
Dopodiché alle 4 del pomeriggio tornava a provare fino alle 6. Per poi finire a provare barra imparare passi e tecniche di danza classica con Jenna sino alle 9 di sera, concedendosi poi assieme al cast e agli addetti ai lavori una meritata cena tutti insieme, e infine andare a riposare; ripetendo la stessa routine tutti i giorni per un intero mese.
Un mattino in cui il cast aveva un giorno libero di riposo, l’agente di Fran, Paul, la raggiunse sul set per portarla via con sé:
- Posso sapere dove mi stai portando?
I due erano a bordo della Mercedes nera classe A dell’uomo, il quale indossava il suo immancabile smoking e occhiali da sole scuri.
- In un centro di moda…
- E perché mai?
- Questa è una specie di scuola per stiliste, una mia cara amica che gestisce questa scuola mi ha fatto il piacere di concederci un appuntamento.
- Vuoi che finisca a fare la stilista di moda?
- Certo che no, Francis… dovrai sceglierti una personal stylist. Madlen mi ha già consigliato i nomi delle sue alunne migliori, alla fine dovrai solo confermare il tutto e ripagarle il favore…
Francis lo guardò di sottecchi, non era mai entrata in sintonia con quell’uomo, ma doveva ammettere che a volte le ritornava utile… tipo quando aveva bisogno di un pacchetto di sigarette e non poteva andare lei stessa in tabaccheria a comprarne uno…
Ma a parte questo, era un uomo apparentemente normale, anche se spesso notava che se ne approfittava un po’ dei soldi di Fran, come in quell’occasione::
- E quanto dovrei pagarla?
- Almeno mille dollari…
- E così oggigiorno questo è il prezzo degli schiavi?
- Di che parli? Non sono schiavi, ti fornisce solo delle sue alunne migliori…
- Molto gentile…
Disse in tono ironico la ragazza, distogliendo lo sguardo fuori dal finestrino pensierosa.
Non era convinta di star facendo una cosa giusta.
Non riteneva necessario assumere una personal stylist, non era nessuno di così importante, non era un’attrice o donna dello spettacolo, e sapeva vestirsi anche da sola.
Oltretutto odiava dover dar conto sempre a tutto ciò che diceva Paul, ma a volte pensava che forse quello era un percorso che le toccava fare se voleva davvero realizzare il suo sogno di diventare la ballerina migliore del mondo.
Così non fece obiezioni alcune e seguì il consiglio dell’uomo, il quale la condusse in una scuola di moda medio importante, se la immaginava più lussuosa, come ogni cosa lì a Los Angeles, ma fortunatamente la struttura si addiceva al suo stile di vita semplice e poco eccessivo.
Appena arrivati furono subito accolti da questa Madlen, che era la maestra di moda in questa scuola di pseudo sarte, aspiranti stiliste.
Una donna molto alta, un metro e ottanta e su di lì, magra, col seno al cento per cento rifatto, ma con una taglia accettabile e non troppo vistosa, capelli a caschetto biondo platino e piccoli occhi castani che nascondeva dietro a degli occhiali da vista con una montatura rettangolare e sottile, color arancio fuoco.
Indossava un vestito a corpo color panna, e dei tacchi che la facevano arrivare anche ad un metro e novanta.
Era una donna sulla quarantina, ma era così tirata da mostrare quasi tutti gli anni che aveva.
Si salutò calorosamente con Paul, e la cosa non piacque del tutto a Fran…
(NB: Paul è un uomo sulla quarantina, sposato da più di dieci anni con due figli, una di sette anni, e uno di cinque. La moglie viveva con lui a Santa Monica, zona molto ricca di LA. Francis li aveva incontrati si e no due volte, da quando lo aveva ingaggiato come agente, e le era sembrata una bella famigliola.)
- Sei sempre bellissima!
- E tu non perdi mai un colpo…
Disse con estrema malizia la donna, guardandolo in modo accattivante:
- Parole tue, mia cara…
La donna si lasciò andare ad una risata squillante e anche un po’ fastidiosa, e solo dopo qualche minuto passato a flirtare col suo agente, si accorse della presenza di Fran, la quale era rimasta ad osservarla per tutto il tempo, con una gran voglia di tirarle via quelle ciglia finte dagli occhi e darle qualche sberla con la speranza di farla diventare una persona normale.
- Oh.. tu devi essere Francis… molto piacere cara!
Esclamò andandole incontro a braccia aperte, neanche fosse stata una sua lontana zia che la rivedeva dopo tanti anni.
Francis controvoglia, fu costretta a ricambiare e le diede due pacchette dietro la schiena, garbatamente, sforzando di sorriderle e di risultare credibile.
- Sei mooolto più bella di quanto Paul mi avesse detto per telefono…
Esclamò la donna visibilmente colpita dalla disarmante bellezza di Fran e cominciò a guardarla in ogni angolo del corpo, costringendola anche a voltarsi su sé stessa, per vederla meglio, neanche un’autopsia era così invadente e dettagliata.
- E’ davvero perfetta… non so a chi somiglia, sai, Paul?
A quel punto la donna si voltò verso l’uomo portandosi una mano sul mento, riflessiva.
- Ohhh sì, sì… somiglia moltissimo a quella cantante, lì come si chiama… Alicia Keys!
Esclamò la donna convinta delle sue parole.
Francis non aveva mai fatto caso alla cosa, forse perché mai nessuno gliel’aveva detto e molto probabilmente per questo, la donna si sbagliava di grosso.
Si sforzò di accennare un sorriso, visibilmente impacciata e volenterosa di andar via da quel posto il più in fretta possibile.
- Speriamo solo che diventi un pezzo grosso come la Keys…
Disse con un tono speranzoso l’agente, neanche fosse stato suo padre ad una riunione con  gli insegnanti del liceo.
Al ché Madlen, schioccò le mani battendole una sola volta, e guardando con entusiasmo prima Paul, poi Francis.
- Ecco perché ha bisogno assolutamente di una personal stylist!
Francis ancora faticava a capire il perché avesse così urgente bisogno di una personal stylist, ma tentò di non pensarci troppo e di seguire la donna in una sala.
- Qui è dove le mie ragazze lavorano. Prego, accomodatevi!
Giunsero in questa enorme sale illuminata da grandi finestre e dipinta interamente di color bianco lucente quasi da sembrare perlato; aventi dei banchi a due persone, quattro per file laterali e cinque per file frontali, quasi come se fossero in una classe scolastica, con la sola differenza che qui vi erano macchine da cucire e manichini accanto ad ogni singola ragazza.
Francis si diede un’occhiata attorno, e più che notare la struttura e il resto, si soffermò a guardare in faccia ogni singola ragazza.
Apparivano tutte molto belle e ben curate, oltretutto se non sapevano curare loro il proprio aspetto estetico, faticava ad immaginare chi avrebbe potuto.
Madlen a voce bassa sussurro ai due che vi era la sua alunna migliore in prima fila, ed era colei che aveva suggerito a Paul di scegliere.
Questa ragazza poteva essere più grande di Francis di due o tre anni, era medio-alta con lunghi capelli biondi raccolti in una coda e grandi occhi azzurri, con lineamenti del volto molto fini e raffinati.
Sembrava la miglior amica di barbie per quanto fosse bella e perfetta.
Francis la guardò e primo impatto le sembrò una ragazza altezzosa e con la puzza sotto il naso, cosa che a Francis non piaceva.
- Lei si chiama Sharon e ha venticinque anni, è diplomata in arte e moda e studia qui da noi ormai da quattro anni.
Disse sempre in tono basso la donna, cercando di non far notare alle altre che avessero già scelto la ragazza, ma Francis non le mostrò la giusta importanza, e cominciò a farsi il giro dell’aula.
- Buongiorno, ragazze.
Esclamò cordialmente ed educatamente Francis, guardando le ragazze che l’osservavano con curiosità, eccetto una di loro che catturò subito la sua attenzione.
Era seduta nell’ultima fila, accanto ad un’ennesima ragazza bionda con gli occhi azzurri.
Ora che lo notava, erano quasi tutte bionde e chiare, questa ragazza che catturò la sua attenzione, però, era l’unica un po’ più scura e mora delle altre, assieme ad un altro paio di ragazze more.
Questa ragazza se ne stava lì per conto proprio, come se nessun’altro fosse presente e continuava a lavorare al suo progetto su carta, disegnando un vestito.
Sembrava essere assorta e concentrata sul suo lavoro, ma si accorse che Francis la stesse osservando silenziosamente, passando tra quei banconi, ma non la degnò di un minimo di attenzione.
Francis era attratta dal modo di fare della ragazza, che si distingueva dalle altre che sembravano essere tante pecore ammaestrate.
Paul e Madlen rimasero in disparte a parlare silenziosamente in un angolo, mentre Francis si faceva il giro dei banconi osservando sempre quella ragazza con interesse crescente, solo quando si avvicinò al suo bancone, la giovane alzò lo sguardò verso di lei: uno sguardo timido, quasi come se si stesse tacitamente chiedendo perché Francis la stesse osservando così insistentemente. La colpì il colore dei suoi occhi, erano di un colore azzurro tendente al viola, quasi come quelli di Liz Taylor.
Francis distolse lo sguardo da lei e proseguì il suo giro, neanche fosse tornata in esercito e stesse perlustrando qualche zona sospetta.
In quel momento, la voce fastidiosa e squillante di Madlen si fece spazio nel silenzio:
- Petrova! Può degnarci della tua attenzione o siamo di troppo per lei, qui?
Francis tenendo le mani incrociate dietro la schiena, alzò lo sguardo verso Madlen, e curiosa di sapere a chi si stesse riferendo, si guardò intorno per poi notare che fosse rivolta proprio alla ragazza che aveva destato la sua attenzione.
La quale dopo quel richiamo, apparve visibilmente imbarazzata e posò la matita che aveva tra le mani, e guardò Madlen con rispetto.
- Mi scusi, Miss Brenson.
Madlen dopo averle rivolto uno sguardo rimproverante, tornò a bisbigliare sottovoce con Paul, mentre tra Francis e la ragazza vi fu un lungo scambio di sguardi.
A quel punto, Francis, esclamò:
- Non c’è bisogno! Torna pure al tuo lavoro… Petrova(?)
Domandò incerta di aver capito bene come pronunciare correttamente quel cognome, poi aggiunse accennandole un sorriso:
- Mi piace molto quel vestito…
La giovane studente, sorrise inaspettatamente sorpresa da quell’intervento di Francis, a differenza di Madlen che quasi cacciava fumo dalle orecchie per il dissenso:
- Ma signorina!!!
- Come ti chiami?
Le chiese Francis, ignorando palesemente Madlen.
- Nina.
- Molto piacere, Nina. Io sono Francis.
La ragazza timidamente si limitò a sorriderle, abbassando lo sguardo non essendo abituata a ricevere tali attenzioni.
- Mi scusi, signorina De Laurentiis, c’è qui Miss Weston che l’attende.
Insistette Madlen per ottenere l’attenzione di Francis, che cominciava a non sopportare più neanche il respiro di quella donna.
- Se non le dispiace sarei nel pieno di una conversazione, Miss Brenson, non le hanno detto che è cattiva educazione interrompere le conversazioni altrui?
Il gelo calò in quell’enorme aula, e tutti gli sguardi erano rivolti con sommo stupore verso Francis, nessuno aveva il coraggio di guardare come avesse reagito la Benson, anche se potevano immaginarlo.
Paul con uno sguardo rimproverò Francis, la quale non gli tolse gli occhi di dosso e solo con uno sguardo gli impedì di intervenire, dopodiché guardò Madlen che era sul punto di cedere ad una crisi di nervi, ma che tentava con tutte le sue forze di trattenere la sua ira, o il suo trucco sarebbe sbriciolato via dal suo volto.
Sorrise accusando il colpo e fu totalmente ignorata da Francis, la quale rivolse poi la sua attenzione verso quella ragazza.
- Scusami, dicevamo?
Nina non riuscì a dire una parola, ancora sorpresa di quella scena appena vissuta.
Come tutte le altre lì presenti, temeva molto Madlen, e lo lasciò vedere.
- Hai paura di quella lì?
Le chiese chiaramente, senza utilizzare mezzi termini, e la ragazza alzò lo sguardo verso di lei.
- Io paura? Assolutamente no!
Si sforzò di risultare credibile e temeraria, ma con qualche difficoltà.
Francis accigliò lo sguardo e curiosa, le chiese:
- Quanti anni hai?
- Diciannove…
- E studi qui da molto?
- Solo due mesi, mi sono appena diplomata in arte e moda.
- Capisco… Beh ma sei molto brava.
- Anche le mie colleghe lo sono.
- Non lo metto in dubbio, ma stavo parlando di te.
- Beh… grazie mille.
- Ti andrebbe di diventare la mia personal stylist?
Quella frase inaspettata prese di sorpresa la ragazza che accidentalmente spezzò la punta della matita, presa dallo stupore.
- Ch-che cosa?
- COOOSA?
Madlen udì quelle parole come le udirono tutte quante le altre, e tutte ebbero la stessa reazione di Nina: erano rivolte tutte a fissare Fran a bocca aperta e occhi sbarrati.
- Ti fornirei di un regolare stipendio e vivrai con me… beh… sarai libera di non vivere con me eh, ma per cominciare sarebbe una buona idea. Non sei una schiava, puoi farti la tua vita tranquillamente, dove vorrai e con chi vorrai, purché riuscirai ad abbinarmi un jeans con una t-shirt quando sarà l’occasione.
Nina sorrise a quelle simpatiche parole della ragazza e sembrava essere sul punto di esplodere di gioia da un momento all’altro.
Al contrario di Paul e Madlen che avrebbero voluto schiaffeggiarla a sangue in quel momento.
[…]
Paul le chiese di raggiungerlo fuori l’aula, e la rimproverò per ciò che aveva appena combinato:
- Hai fumato marjuana per caso?
Francis si portò le mani sui fianchi e lo guardò distrattamente.
- No, non fumo marjuana, perché?
- Come hai potuto mandare tutto all’aria? Era tutto organizzato! Dovevi semplicemente presentarti a Madlen e accettare la sua alunna migliore come personal stylist.
- E’ quello che sto facendo, Paul…
- Ma se hai mandato tutto a puttane?
- Che linguaggio…
Commentò sarcasticamente e velocemente la ragazza, prima che l’uomo proseguì col suo parlare:
- Era la biondina in prima fila che dovevi scegliere, ora hai rovinato tutto!! I genitori della ragazza saranno…
- Quanto ti avevano promesso?
Tagliò a corto Francis, capendo subito, che sotto c’era un conflitto d’interessi da ambo le parti.
Paul la guardò accigliato, stupito da come la ragazza fosse perspicace in questo genere di cose. Si finse ignaro e confuso, ma lei non abboccò:
- Di cosa stai parlando?
- Dell’offerta della famiglia della biondina in prima fila. Quanto avevano promesso a te e alla tua amante in cambio della mia assunzione?
- La mia amante?
Sbottò l’uomo, ma Francis alzò il tono di voce socchiudendo per un attimo gli occhi e assumendo l’aria seria ed autoritaria che di solito assumeva quando era arruolata:
- Rispondimi, ho detto! Quanto dovete avere?
Dopo un attimo di silenzio e titubanza, l’uomo con tono mortificato, confessò:
- Tremila dollari a testa.
- Perfetto. Domani farò un bonifico in banca sul tuo conto e su quello di Madlen. Dì alla biondina in prima fila che preferisco le more.
Con aria nervosa e irritata, la ragazza si allontanò dall’uomo che si portò le mani sui fianchi esasperato, e si voltò a guardarla tornare in aula.
[…]
Francis riuscì a convincere la ragazza a seguirla e a lasciare quella scuola, portandola via con sé.
Venne a sapere dalla diretta interessata che non aveva parenti in città, quindi era più o meno libera di lasciare la scuola a seguirla.
Francis portò con sé la ragazza in banca, dove le fece aprire un conto a suo nome dove ogni mese le avrebbe versato il suo stipendio che ammontava alla cifra di mille e cinquecento dollari… almeno per iniziare.
Successe tutto precipitosamente e velocemente, così per restare un po’ sola con la ragazza, chiese al suo agente di lasciarle nei pressi del lungo mare di new port.
- Conosco la strada per tornare sul set, mangiamo qualcosa e torneremo nel pomeriggio, tranquillo.
- Non vuoi che ti venga a riprendere.
- No, tieniti pure la giornata libera.
- Come vuoi, ma se hai bisogno, chiamami.
- A più tardi…
[…]
Le due ragazze scesero dall’auto dell’uomo e cominciarono a passeggiare per il lungomare di new port, uno dei più belli della California.
Per essere quasi novembre, era una bella giornata soleggiata e abbastanza mite.
Vi erano molti surfisti che approfittavano del mare mosso per cavalcare le onde con le loro tavole da surf.
Dopo una mattinata stressante, ora finalmente potevano godersi un po’ di pace.
Francis indossava sandali con un medio alto tacco, dei jeans chiari, con sopra una magliettina bianca e un golfino color pesca per ripararsi dal leggero venticello che tirava in quei giorni.
Nina invece indossava un jeans scuro leggermente strappato sulle gambe, donando un effetto molto bello sulle sue gambe, decolté neri, una camicetta bianca con dei ricami neri sul colletto e attorno ai bottoni, con sopra una camicia di jeans stretta.
La ragazza era alta un metro e sessanta barra sessantacinque, aveva un colore della pelle scuro tendente all’olivastro, lunghi capelli ondulati castani con dei riflessi leggermente più chiari, occhi simili a quelli di Liz Taylolr, tanto da far venire il dubbio a Fran che fosse la sua figlia illegittima.
Aveva uno spiccato accento portoghese quando pronunciava un certo tipo di parole, o forse Fran se ne accorgeva più degli altri, perché praticava quella lingua sin da bambina e quindi riusciva a riconoscerla anche solo da una parola.
- Sei brasiliana?
- Come te ne sei accorta?
- Dal tuo modo di parlare…
- Mai nessuno se n’era accorto da quando sono negli stati uniti.
- Diciamo che ho un orecchio fine per questo genere di cose.
Le disse sorridente, Francis, poi aggiunse.
- Da quant’è che sei in America?
- Beh da quando avevo 3 anni. I miei genitori morirono in un incidente stradale a Rio De Janeiro e io e mia nonna paterna siamo venute a vivere qui da una lontana parente.
- Mi dispiace molto…
Pronunciò con voce triste, Francis visibilmente dispiaciuta, per quella perdita della ragazza, la quale però le sorrise quasi come se volesse rincuorarla.
- Ero troppo piccola per ricordare, tranquilla…
- Sarai stata anche molto piccola, ma so cosa si prova a crescere senza genitori… beh almeno hai tua nonna.
- Già. Se non avessi lei… Ma… tu hai detto che sei cresciuta senza genitori? Sono morti anche a te?
- Non proprio. Non li ho mai conosciuti in realtà. Sono stata lasciata dinnanzi ad un convento quando ero ancora in fasce, poi sono stata adottata all’età di otto anni da una famiglia Italiana.
- Ah, quindi non sei italiana?
- No. Sono nata in Argentina, a Rosario.
- Siamo vicine di stato, allora…
Francis sorrise a quelle parole, e portandosi le mani nelle tasche dei jeans acconsentì col capo.
- E dimmi, hai fratelli o sorelle?
- No, solo mia nonna.
- E il tuo cognome? Petrova, giusto? Non mi suona molto Brasiliano…
- Infatti mio padre era di origini Bulgare.
- Wow che accoppiata. Mezza bulgara e mezza brasiliana.
- Già…
Disse sorridendo timidamente la giovane ragazza.
- Ascolta… vorrei essere chiara con te sin dall’inizio. Come si dice, patti chiari e amicizia lunga…
Nina mutò espressione cominciò ad essere preoccupata per quel che avrebbe potuto dirle Francis.
- Io non penso di aver bisogno di una personal stylist. Sono una ballerina, mi occupo delle coreografie di Justin Timberlake e di un film che uscirà presto nelle sale, non sono così famosa da aver bisogno di te che mi dici cosa indossare per qualche evento importante, perché non vi partecipo. Il mio agente, quello che hai visto prima, si chiama Paul e mi ha procurato un’intervista per Rolling Stone, la rivista di musica e ha insistito che mi vestissi in modo originale. Io sinceramente non saprei neanche che cosa dire a quest’intervista, ma ha insistito nel farmi avere una personal stylist portandomi dove studiavi, ma non voglio rovinare i tuoi piani. Se hai intenzione di continuare gli studi, fallo. Io continuerò a pagarti la cifra prestabilita ogni mese, anche se non lavorerai molto per me. Puoi decidere se vivere con me oppure fittare un appartamento, sei liberissima di fare ciò che vuoi e con chi vuoi; l’importante è solo che tu mi aiuta in eventi come quelli dell’intervista. Spero solo che tu non sia delusa e che non ti aspettassi che io fossi chissà quale attrice o cantante promettente. Sono semplicemente una coreografa ballerina.
Nina restò ad ascoltarla attentamente e si sorprese di quanto quella sua coetanea, fosse già così in gamba.
- Non mi aspettavo nulla, mi hai già dato più di quanto potessi mai desiderare in questo momento: ovvero cambiare vita, avere uno stipendio fisso e un lavoro che mi è sempre piaciuto.
Francis rimase piacevolmente colpita da quelle parole, e ne fu sollevata.
Restò in silenzio per alcuni secondi, accennandole un sorriso timido.
- Ci aspetta molta strada da fare per realizzare i nostri sogni. Cresceremo insieme…
- Mi piace la cosa. Mi sei molto simpatica…
Francis le sorrise dolcemente.
- Anche tu mi sei molto simpatica…. Eri la più vera lì dentro.
Nina le sorrise, quasi onorata di quelle parole appena dette e poi aggiunse.
- Sei molto determinata, sono sicura che riuscirai a realizzare il tuo sogno…
- Non sarà facile, ma ci proveremo!
[…]
Trascorsero l’intero pomeriggio insieme a parlare e parlare dei loro progetti futuri, e della nuova vita che si apprestava a vivere Nina, grazie a Francis.
Nina si sarebbe messa alla ricerca di un appartamento lì a Los Angeles, per restare vicina a Francis, e nel frattempo che ne trovasse uno avrebbe vissuto con lei.
Quando si sarebbe poi stabilita nel suo nuovo appartamento, avrebbe continuato a studiare arte e moda in una scuola privilegiata a LA e allo stesso tempo avrebbe realizzato lei stessa dei vestiti che aveva progettato in passato grazie a dei macchinari che poi avrebbe acquistato con lo stipendio che le concedeva Fran.
Quel pomeriggio, erano sedute su una panchina a consumare un gelato mentre si rilassavano ad osservare il mare.
Improvvisamente una folla si riunì a pochi passi da loro delirante:
- Dev’essere il solito famoso di turno che passeggia per new port.
Esclamò Francis, per nulla eccitata o curiosa. Nina invece, si alzò in piedi sulla panchina per cercare di vedere tra la folla chi fosse.
- Mi sa che è Di Caprio…
Francis quasi balzò sulla panchina:
- CHE COSA?
- Sei una fan di Di Caprio?
Le chiese sorpresa Nina, abbassando lo sguardo su di lei accigliata.
- Non esattamente ma…
. Ma…?
La folla cominciava a svanire lentamente e Di Caprio si allontanava dalla gente continuando a proseguire per la sua strada che era proprio in direzione di Francis.
- Oh, no, dobbiamo andare!
- Dove vai??
Fu troppo tardi, Di Caprio incrociò lo sguardo di Francis e non ci impiegò molto nel riconoscerla.
- Francis?!
Esclamò incredulo l’attore mentre le andava incontro a passo svelto, sia per raggiungerla e sia per allontanarsi da quella folla quasi in delirio.
- Oh mio Dio…
Esclamò quasi ipnotizzata Nina, mentre vedeva l’attore venirle incontro.
Francis imbarazzata sorrise guardando Di Caprio raggiungerla.
L’attore indossava una tuta, era sicuramente impegnato a far jogging , abbracciò Francis, la quale ricambiò con imbarazzo quell’abbraccio senza badare al fatto che fosse anche un po’ sudato. Non era da tutti i giorni ricevere un abbraccio da un attore del suo calibro.
- Scusa, sono un po’ appiccicoso…
Disse il ragazzo mentre scioglieva quell’abbraccio e la guardava visibilmente felice di rivederla.
- No.. no figurati mi fa piacere che mi hai vista.
Nina la guardò ad occhi spalancati, faticando a credere che la ragazza avesse davvero detto una cosa simile. Leonardo rimase stupito quanto lei, ma dopo alcuni secondi di silenzio imbarazzante, scoppiò a ridere.
- Ahahahah intendevo per…per il sudore…
Disse tra le risate l’attore. Francis tornò in sé e scosse il capo, rendendosi finalmente conto di quello che aveva lasciato mal intendere.
- Oh… sì, sì certo… cioè l’avevo capito.
Mentì spudoratamente, mentre si lasciava andare ad una risatina nervosa anche lei.
- Insomma ti trovo bene!
Disse lei spezzando quell’atmosfera pesante.
- Anch’io ti trovo benissimo!... insomma un po’ cambiata, ma bene….
Se quello non fosse stato proprio Leonardo Di Caprio, avrebbe giurato che fosse in imbarazzo.
Francis sorrise e capì che si riferisse alle sue lunghe treccine. D’istinto se ne toccò una e ancora sorridente, spostò poi lo sguardo su di lui e si strinse nelle spalle.
- Beh sì, ho cambiato un po’ look…
- Ti stanno bene… beh, allora…
Tossì schiarendosi la voce l’attore.
- Hai terminato il tuo percorso nell’esercito?
- Sì, sì, ormai da tempo. Ora lavoro come coreografa per Justin Timberlake… sono nella sua crew per il suo nuovo album e tour mondiale.
Di Caprio ne rimase visibilmente stupito e sorrise di gioia, guardandola.
- Dici sul serio? Ma è fantastico! Tuo fratello mi disse che sognavi di diventare una ballerina…
- Davvero?
Domandò stupita di quelle parole. Credeva che all’epoca Luigi non volesse altro che lei diventasse un avvocato e lasciasse perdere l’idea di diventare una famosa ballerina.
In quel momento si dovette ricredere ancora una volta sul fratello, e un sorriso sereno le dipinse il volto, mentre l’attore le confermava la cosa.
Nina tossì leggermente per catturare la loro attenzione che sembravano essersi scordata della sua presenza.
Francis mortificata, si precipitò a presentarli.
- Oh…scusatemi! Nina ti presento Leonardo Di Caprio…
Disse con imbarazzo, mentre la ragazza emozionata e ancora un po’ incredula, strinse la mano all’attore.
- Sì beh, so chi è… molto piacere! Sono onorata!
Lui sorrise con dolcezza e galanteria, poi le strinse la mano:
- Puoi chiamarmi Leo…
Dopodiché si voltò verso Francis, e le disse:
- Anche tu. Chiamami Leo.
- Ci proverò…
Gli sorrise Francis.
- Mia madre si chiedeva sempre che fine avessi fatto, sono certo che se sapesse che ti ho incontrato, vorrebbe rivederti subito.
- Siete molto gentili, davvero.
- Dico solo la verità… perché non restiamo in contatto? Potrei darti il mio numero di telefono.
Francis non sapeva proprio come comportarsi, era troppo imbarazzata per poter dire subito qualcosa.
- Non saprei come registrarti in rubrica…
Esclamò quasi seria, Fran, facendo scoppiare a ridere l’attore che fu poi seguito anche da Nina.
- Potresti chiamarmi Leo anche lì… perché no?
- Giusto!
E si lasciò andare anche lei ad una risatina mista all’imbarazzo e al nervoso.
[…]
CONTINUA….
   
 
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