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Autore: Ray Wings    15/09/2014    1 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Antropologo

<< Non dire a nessuno della pistola! >> le aveva detto Carl durante il viaggio di ritorno, dopo il tempo necessario a far placare i cuori di entrambi.
<< Ah, no? E perchè non dovrei? >> chiese Ocean visibilmente più tranquilla. Irritata, come sempre, ma non più furiosa. Il vento sulla faccia, il rumore degli zoccoli sul suolo e la meravigliosa scoperta di essere ancora viva l'avevano in breve tempo tranquillizzata.
<< Perchè... >> cominciò Carl abbassando lo sguardo, non sapendo come proseguire. Gli adulti non avrebbero capito, era questo che voleva dire, ma anche Ocean era un adulto...quindi anche lei non poteva capire. E allora che dirle?
<< La mamma ti sculaccerebbe, non è così? >> disse Ocean, con un velo di ironia. Sapeva che Carl ormai era grande per le sculacciate, ma considerarlo un bimbo e farglielo quasi pesare la divertiva. Carl aveva esilaranti e eclatanti reazioni quando si metteva in dubbio la sua maturità. E come si era aspettata, infatti, Carl reagì con rabbia, brontolando.
<< Sai, quando ero ragazzina, come è capitato a tutti i ragazzini, anche se non tutti lo ammettono, ho voluto provare a fumare. >> disse Ocean, interrompendo lo sproloquio di giustificazioni di Carl, il quale la guardò con fare interrogativo << E allora? >> chiese scocciato.
<< Era un periodo molto stressante per me, immagino sai cosa voglia dire avere 14 anni. Tutto il mondo sembra remarti contro. Così una mattina decisi di "fare l'adulta" >> rise alle ultime due parole << La mamma dormiva ancora. Io andai a cacciar le mani nella sua borsa, presi il suo pacchetto di sigarette e gliene rubai una. Ov viamente la buttai dopo la prima boccata, era disgustosa. >> continuò a raccontare lei, sotto lo sguardo ancora poco fiducioso del ragazzino. Dove diavolo voleva arrivare?
<< Quel pomeriggio presi il ceffone più inaspettato e doloroso della mia vita. >> fece una pausa abbassando lo sguardo verso il ragazzino, cercando i suoi occhi, curiosa di vedere quale fosse la reazione al suo racconto. Ancora confusione. Che centrava questo con quello che le aveva detto Carl?
<< Non ti sei chiesto come ha fatto a scoprirmi? >> chiese Ocean.
<< Qualcuno glielo avrà detto. >> fece spallucce lui.
<< Nessuno lo sapeva. Nessuno poteva dirglielo. L'ha scoperto perchè già lo sapeva prima che lo sapessi io! Le madri hanno un potere speciale: conoscono i pensieri dei figli prima che questi li pensano! Assurdo vero? Eppure....lo sapeva. Ed è per questo che da qualche giorno avanti contava sempre il numero di sigarette che lasciava nel pacchetto. Si aspettava che io da un giorno a un altro gliene avrei presa una per provarla. >> Ocean tirò le redini di Peggy. Stavano arrivando alla staccionata, era bene rallentare un po'. Il pericolo ormai era passato, e sicuramente Peggy era un po' stanca.
<< Credo di aver capito. >> disse Carl riportando lo sguardo davanti a sè << Pensi che lei lo sappia già, vero? >>
<< Penso che se non lo sa ancora, lo saprà tra poco. E non ci sarà bisogno che glielo dica io. >> e ovviamente la cosa non andò giù al ragazzino.

In pochi minuti raggiunsero il campo, dove Ocean rallentò e fece fermare Peggy per permettere a Carl di scendere. Lori li raggiunse correndo, bianca in viso e gli occhi spalancati << Oh mio Dio! Carl, cos'è successo? Dov'eri? >> chiese con quel poco di voce che le era rimasto. La paura e l'agitazione rubavano fin troppe delle sue energie.
Carl rimase per un attimo in silenzio, con lo sguardo fisso davanti a sè, senza cedere, sperando di dimostrare così tutta la sua forza e maturità.
<< Ha avuto paura ce ne andassimo. >> intervenne Ocean << Ci ha voluti seguire per convincermi nel caso a tornare indietro. >> e la scusa sembrò convincere la madre apprensiva che già stringeva a sè il figlio, nonostante dimostrasse di non gradire troppo tutte quelle manifestazioni d'affetto.
<< Sei ferita? >> chiese Carol avvicinandosi preoccupata alla cavalla. Era stata l'unica a notare il sangue putrido sparso sui vestiti e sul viso della ragazza, e l'unica a notare i vestiti malconci, sporchi di terriccio, e strappati. Lori era stata troppo impegnata ad abbracciare suo figlio. E forse sarebbe stato meglio così: avrebbe risparmiato l'imbarazzo di Ocean a dover ammettere << Ci hanno attaccati degli zombie. >> perchè era in imbarazzo? Perchè già sapeva che l'avrebbero per questo riempita ulteriormente di attenzioni e carinerie, preoccupati per il suo stato di salute. E così fecero.
<< Ti hanno morsa? Stai bene? >> chiese ancora Carol guardando la ragazza con preoccupazione, la quale ancora non si decideva a scendere dalla sella.
<< No, sto bene. >> disse semplicemente.
<< Hai salvato la vita di mio figlio. >> constatò Lori, guardando la ragazza come si guarda un angelo sceso in terra. Ocean avrebbe volentieri risposto con un acido "a dir il vero sono quasi morta per colpa di quella carogna che tieni tra le braccia! Salvarlo non era proprio mia intenzione!" ma non voleva scendere ulteriormente nei particolari. Era già abbastanza così. Così si limitò ad alzare le spalle, cercando di scrollare l'evento di tutta quella importanza che stavano cercando di dargli.
<< Grazie. Grazie infinite. >> piagnucolò ancora la madre, senza mollare Carl per un istante.
<< Puoi andare a farti una doccia, se vuoi! >> intervenne Carol avvicinandosi a lei, toccandole una gamba << Porto io Peggy alla stalla! Immagino sentirai il bisogno di rilassarti un po'. >> e, andando contro a tutti i suoi proposito, Ocean scese da cavallo e accettò la proposta senza farselo ripetere due volte. Non si faceva una doccia da non sapeva neanche lei quanto, e al diavolo l'orgoglio! Sarebbe stata una scema a rifiutare una proposta così allettante. Non dovette manco farselo ripetere due volte che già le aveva mollato le redini a si stava avviando verso la villa super lusso Greene, senza neanche chiedersi se era proprio della loro doccia che stava parlando Carol o magari di qualche secchiata d'acqua gelata all'interno di una doccia improvvisata da canne di bambù.
<< Ti avevo detto di stare a riposo >> l'ammonì Harshel sul pianerottolo di casa, vedendola arrivare malconcia e intuendo cosa fosse successo. Non che la cosa gli importasse seriamente, la ragazza poteva fare quello che voleva, non la conosceva nemmeno, ma il suo orgoglio medico gli impediva di concedere troppo alle persone intorno a lui di ammazzarsi senza ritegno.
Ocean scrollò le spalle, senza neanche guardarlo in viso e lo superò << Vado a farmi una doccia. >> disse....non chiese. Disse e basta. E l'uomo, dandosi qualche secondo per riprendersi dalla sorpresa di trovarsi di fronte una ragazza tanto maleducata, stava già per rispondere offeso quando però la figlia, Maggie, lo precedette, ammonendolo con uno sguardo << Ti prendo degli asciugamani! Il bagno è di sopra. >> disse palesemente in disaccordo con l'inospitabilità del padre. In fondo quelle persone avevano visto più volte la morte in faccia, al contrario loro che se n'erano stati abbastanza tranquilli chiusi nella loro fattoria isolata da tutti. Perchè impedire loro di poter finalmente godere di un po' di pace? E la ragazza era appena tornata da un'escursione che si era rivelata piuttosto pericolosa, una doccia era più che meritata ai suoi occhi.
<< Prenditi pure il tempo che ti serve >> sorrise ancora Maggie, seguendo Ocean dentro casa << Quando avrai finito vedrò di farti trovare pronto qualcosa da mangiare. Hai bisogno di riprendere energie, immagino. >>
<< Non sarebbe una cattiva idea. >> disse Ocean in un tono che nel suo gergo voleva dire un accennato "grazie".

Era incredibile la quantità di acqua nera che colava giù dal suo corpo. Non aveva mai neppure immaginato fosse possibile accumulare tanto sporco addosso: terra, sangue e sudore. Tutto scivolava via lasciando solo quel roseo strato di pelle che quasi non riconosceva più come suo. Ed ebbe dopo tanto tempo occasione di riguardarsi: la malnutrizione aveva dato i suoi frutti, facendole raggiungere un grado di magrezza che non aveva mai pensato fosse per lei possibile. Si era sempre considerata di costituzione "rotonda", non era mai stata grassa, ma neppure magra. Era una di quelle che rientravano nella categoria Curvy, con i fianchi un po' troppo prorompenti, un leggero strato di pancetta e gambe decisamente al di fuori dello standard di bellezza di un tempo. Ma col tempo si era abituata, e aveva imparato ad accettarsi, anche perchè nonostante la sua forma "fuori forma", poteva permettersi di indossare qualsiasi cosa senza vergogna e questo le bastava, e col tempo si era convinta che sarebbe rimasta così per sempre, che il suo fisico mai le avrebbe permesso di assomigliare alle modelle che si vedevano nelle riviste in edicola. Ora la sua amata pancetta le mancava, quelle costole che erano spuntate così accentuate non le piacevano per niente! Non era più morbida come una volta. Anche i fianchi erano diventati abbastanza ossuti. Ora sì che si vergognava del suo fisico. Certo, non somigliava a quegli scheletri che solitamente teneva appesi negli armadi ad Halloween per spaventare suo fratello, le ossa che al suo sguardo erano enormi in realtà erano appena accennate, ma davvero le mancava quella rotondità e morbidezza di una volta. Alice l'aveva abbandonata del tutto, anche nel fisico, lasciando spazio solo a una fredda, ossuta e spigolosa Ocean.
Prese la saponetta che le aveva dato Maggie e cominciò a passarsela delicatamente su un braccio, osservando con cautela e meraviglia la pelle che man mano veniva scoperta, lasciandola libera dallo strato di marrone, rosso, grigio, nero e altre sfumature di colore provenienti da chissà quale schifezza che aveva addosso da chissà quanto tempo. Si era un po' impallidità. Anche quello lo notò facilmente...aveva perso un po' il colore mediterraneo della sua terra d'origine. Passò la saponetta sul resto del corpo, grattando con insistenza laddove lo sporco si era incrostato, arrivando perfino a farsi male, ma voleva rivedersi! Improvvisamente sentì di possedere qualcosa...improvvisamente l'aveva rivisto. Il suo corpo, la sua vita, la sua sè. Era lì e voleva rivedersi e ripulirsi! Per così tanto tempo era sembrato tutto così...lontano. E invece ora era lì...si teneva tra le mani, si accarezza e si abbracciava, come si può riabbracciare una vecchia amica che da tempo non si era più rivista.

Dov'eri?
Ma qui, sempre accanto a te!
Non riuscivo a vederti!
Apri gli occhi. Ocean...apri gli occhi. Io sono qui.
Qui dove? Tu...tu non sei Alice.
Lo ero.

Si sciolse i capelli e lasciò che l'acqua potesse scorrerci attraverso, godendo delle carezze che le provocava lungo la cute, facendole venire i brividi. Da quanto tempo non veniva accarezzata.
Si passò una mano sulla testa, facendola scorrere per tutta la lunghezza dei capelli, fino alle punte, accarezzandosi di nuovo, come una volta aveva accarezzato il proprio gatto. Si prese i capelli tra le mani e ci fece scorrere le dita attraverso...altro nero si accumulò sul fondo della doccia, intasando quasi il tubo di scarico e ciocche di capelli le rimanevano incastrate tra le dita, staccandosi con una tale facilità da far intuire a Ocean che da tempo ormai si erano staccati dalla cute, ma che erano rimasti impigliati lì, annodati e legati, mai caduti, accumulandosi e aggiungendo nodi ai nodi.
Cominciò a pettinarsi grossolanamente, facendo scorrere le dita più volte, forzando quando trovava un nodo, ma non sempre riuscendoci: alcuni erano talmente ben fatti e compatti che era impossibile scioglierli...come quelli che aveva sempre tenuto in gola e che all'inizio bruciavano così tanto, ma di cui poi era riuscita a dimenticarsene.
La doccia rinfrescante che doveva durare solo 10 minuti, tanto per darsi una sciacquata veloce e rilassarsi un istante, era alla fine durata più di un'ora, e non solo perchè lo sporco era ostinato. L'acqua che scorreva sulla pelle toglieva un altro tipo di sudiciume, riportando alla luce tante altre cose, tanti altri piaceri dimenticati. In primis quello di essere accarezzata. E pensare che una volta Alice non era mai stata amante del contatto fisico, la facevano sentire violata.
Uscì dalla doccia e si concedette una lenta analisi allo specchio: come si era trasformata. E neanche se n'era mai resa conto. I capelli si erano allungati, arrivandole fin sotto il seno (che aveva perso minimo una taglia), le guance si erano un po' scavate e due grosse occhiaie dipingevano di nero i suoi occhi.
<< Se non fosse per il dono della parola io stessa farei fatica a distinguermi da quei Vaganti. >> si disse sfiorandosi il mento con due dita, cercando ancora del contatto fisico in lei stessa. Prese una spazzola e delle forbici e concluse l'opera iniziata nella doccia, spazzolandosi furiosamente e tagliando per disperazione quei nodi che proprio non volevano accennare a sparire dalla circolazione. Per fortuna la maggior parte erano nella parte finale dei capelli, verso le punte, e nella zona dietro la nuca, così non si sarebbe vista troppo l'opera di smaltimento. Sorrise rendendosi conto che ancora un certo canone di bellezza e presentabilità l'aveva tenuto, nonostante la fine del mondo una parte di lei si preoccupava ancora in minima parte di sembrare vagamente carina e presentabile.
<< Per il resto...tanto cibo, tanta acqua e tanto riposo. E chissà che questo viso non recuperi un po' di umanità >> concluse guardandosi ancora allo specchio. L'unica parte di sè che non era peggiorata, ma che aveva anzi addirittura aumentato il suo vigore, oltre a qualche muscolo, erano gli occhi: forse era solo una sua impressione, ma sembravano più grandi, più profondi, più scuri e taglienti. Era come guardare dentro un pozzo: metteva le vertigini, ma i più temerari potevano scoprire sul fondo un sacco di tesori nascosti.
Si guardò attorno, in cerca dei suoi vestiti, e non si stupì di non trovarli. Sospirò << Immagino qualcuno li abbia ritenuti troppo sporchi e trasandati per essere riutilizzati, vero? >> urlò l'ultima parola spalancando la porta del bagno, ignorando il fatto di essere in asciugamano, completamente zuppa e si guardò attorno in cerca del criminale che le aveva fatto questo furto. Il pudore l'aveva perso mesi prima, nell'istante in cui uno zombie aveva cercato di morderle una chiappa. Vergognarsi della sua nudità in tempi come quelli le sembrava ridicolo.
<< Maggie? Cosa dovrei indossare io ora, me lo spieghi? >> chiamò ancora cominciando a inoltrarsi nel corridoio. Aveva detto che a fine doccia avrebbe trovato cibo pronto, probabilmente allora si trovava in cucina.
"Se hai avuto la brillante idea di concedermi il favore di pulire i miei vestiti, abbi la stessa genialità nel constatare che qualcosa da mettere al loro posto mi servirebbe!" pensò scocciata, fregandosene delle stampate umide che lasciava dietro di sè con i piedi scalzi, e andò verso le scale. Cavoli loro se avrebbero poi dovuto pulire, dovevano pensarci prima alle controindicazioni delle loro azioni.
<< Mag... >> cominciò a chiamare scocciata facendo i primi due scalini, poi si fermò. Un ostacolo le impedì di andare oltre: il balestriere si trovava di fronte a lei, intento a fare quelle stesse scale ma in senso inverso. Lei scendeva, lui saliva, e inevitabilmente si trovarono faccia a faccia, intralciandosi a vicenda. Ocean assunse uno sguardo duro, ancora più scocciato, uno sguardo che chiaramente urlava "togliti dai piedi!". Daryl la guardò semplicemente da capo a piedi, senza far trapelare i suoi pensieri, probabilmente però chiedendosi cosa diavolo stesse facendo quelle pazza in giro per casa completamente fradicia e con addosso solo un asciugamano lungo neanche abbastanza da coprirle le ginocchia. Poi si spostò a destra, imponendosi di ignorare l'inconveniente, e sperando di passarle oltre...ma la stessa idea ebbe Ocean, che si spostò nella stessa direzione, piantandosi ancora una volta di fronte a lui. Un leggero imbarazzo per la gaffe venne subito sostituita dal fastidio di aversi ancora di fronte quell'essere. Entrambi si spostarono nuovamente, sperando di deviare l'ostacolo, ma trovandoselo ancora di fronte. Altro imbarazzo per un'altra figuraccia: questa volta fu difficile nasconderlo.
<< Hai visto Maggie? >> disse subito Ocean, spezzando un po' la tensione, cercando ancora di sviare dalla situazione imbarazzante e fastidiosa.
<< No >> rispose lui semplicemente, senza scomporsi, continuando a fissarla in impaziente attesa di proseguire per la sua strada.
<< Bene. >> disse lei in un automatismo, e allungando un dito indicò la strada di fronte a sè << Io vado di qua >> disse mostrando lievemente il suo imbarazzo per la situazione abbastanza ridicola.
<< Bene >> rispose Daryl e subito si spostò prendendo la sua strada e riprendendo la salita.
<< Ocean!! >> la chiamò una voce femminile da sopra la rampa di scale, dietro di lei.
<< Eccoti!! Ma diamine, non mi avevi sentito che ti chiamavo? >> brontolò Ocean verso Maggie, voltandosi e risalendo quei tre scalini che poco prima aveva percorso in discesa. Passò nuovamente di fianco a Daryl e superandolo raggiunse velocemente la ragazza visibilmente imbarazzata. Probabilmente il pudore che mancava in Ocean si trovava in Maggie, che la guardava vergognandosi lei al posto dell'altra per il suo andare in giro praticamente nuda.
<< Ti ho lasciato un biglietto sul mobile lì vicino. Non l'hai visto? >> chiese cominciando ad avviarsi verso una delle stanze del piano, seguita da Ocean, lasciandosi alle spalle un Daryl scrutatore che di nuovo si era fermato ad osservarla, facendo chissà quali piani omicidi per liberarsi il prima possibile della presenza scomoda.
<< Credo di averlo ignorato. >> disse con leggerezza Ocean.
<< Ho portato a lavare i tuoi vestiti. Non sapevo la tua taglia e cosa ti piace indossare, per questo ti ho scritto che in questa stanza >> e la indicò prima di entrarci << C'è un armadio pieno di roba. Puoi scegliere quello che vuoi. Sono cose mie, spero ti stiano. >> disse guardando l'ospite, e facendo mentalmente i calcoli. L'unica differenza tra le due era l'altezza, probabilmente quello sarebbe stato l'unico ostacolo. Al contrario della alta Maggie, Ocean era una piccola nanerottola. Gli stivali che indossava di solito tendevano ad alzarla un pochino, facendola sembrare una semplice ragazza bassa, ma nella norma. Ora che girava scalza era visibile tutta la sua piccolezza. I suoi ben visibili 155 cm scarsi la tradivano spesso, facendola sembrare più delicata e vulnerabile di quello che era in realtà. Ma le cicatrici che portava addosso e i bicipiti ben formati contraddicevano le aspettative. Era piccola, ma tosta, su questo non c'era dubbio. E chissà cosa aveva dovuto passare quel corpicino per continuare a mostrarsi sicuro e ben piazzato a terra.
<< Una coperta con un paio di buchi per le braccia può andar bene. >> disse Ocean puntando l'armadio e dirigendosi sicura, come fosse casa sua. Maggie chiuse la porta alle sue spalle per concedere alla ragazza la privacy necessaria per cambiarsi, rimanendo solo lei in stanza nel caso Ocean avesse avuto bisogno di qualcosa...e anche nella speranza di fare due chiacchiere. Era dal giorno prima che avevano questa nuova ospite in casa e ancora non aveva avuto modo di capire chi fosse, conosceva solo il suo nome ma solo perchè glielo aveva detto Glenn. Tanto, pensava, se non l'aveva disturbata stare in asciugamano di fronte a Daryl, come poteva disturbarla la sua presenza?
<< Hai un accento molto particolare. Non sei di qui, vero? >> chiese Maggie cercando di trovare un punto da cui cominciare. Ocean si fermò nella sua ricerca d'abito, provando di nuovo quel forte fastidio: perchè tutti erano così dannatamente attaccati alle sue origini? Perchè non le chiedevano altro? Che scocciatura. Fece un sospiro profondo, cercando di attenuare il nervoso, alla fine la poveraccia non meritava un simile trattamento, si stava rendendo disponibile per lei.
<< La cosa non ha importanza. >> si limitò a rispondere prima di rivolgere nuovamente lo sguardo all'armadio. Maggie colse il fastidio nella sua voce e si limitò ad annuire, per non andare a infierire oltre. Probabilmente aveva toccato un tasto dolente. Ocean si tolse l'asciugamano di dosso, per permettersi più libertà nei movimenti, e se lo avvolse sulla testa, raccogliendo i capelli, per aiutarli nell'asciugatura e evitare che bagnassero i vestiti che avrebbe indossato. E Maggie, ora che avevaOcean davanti completamente nuda, potè notare oltre a qualche piccola cicatrice, sparsa un po' qua e la, una più marcata delle altre sul fianco sinistro, una di quelle cicatrici che erano più marchi di fabbrica che piccoli frammenti di passato, una di quelle cicatrici che urlano "Io sono".
<< Devi aver passato l'inferno lì fuori. >> disse Maggie osservandola curiosa, ma con dispiacere. Ocean si fermò di nuovo, voltandosi a guardarla, chiedendosi cosa avesse mosso quel pensiero, e notò i suoi occhi puntati sulla sua cicatrice. La guardò anche lei,e i suoi occhi presto si trasformarono, diventando sfuggevoli e ostili. E scappò di nuovo. Tornò al presente, tornò all'armadio, senza guardarlo realmente, ma cercando in lui la porta per fuggire. Di nuovo. Come sempre.
<< Questo è il paradiso. Cosa c'è la fuori veramente voi qui non potete neanche immaginarlo! >> disse caricando di astio la frase. Non ce l'aveva con lei, no, povera Maggie lei non c'entrava niente, era solo stata fortunata. Era con "la fuori" che ce l'aveva. Era lì il marcio e lo schifo, la fuori c'era la sua rabbia, la fuori Ocean era nata e probabilmente sarebbe morta.
<< No. >> disse Maggie, abbassando gli occhi, dispiaciuta ma soprattutto spaventata << No, non lo sappiamo. >> e Ocean questo lo colse. Colse tutta la paura e il dispiacere di quel tono, quasi un senso di colpa per essere stata così a lungo viva mentre altri morivano. Sospirò, quasi dispiacendosi, e capì che di nuovo avevano toccato un tasto dolente. Ma in un periodo come quello...quale non era un tasto dolente?
<< Siamo messi a dura prova, tutti quanti. Non ci sono i fortunati o meno. Ci sono i forti...e poi ci sono i morti. >> disse riprendendo a guardare veramente gli abiti che aveva davanti. Non aveva perso tanto tempo a scegliere qualcosa da vestire neanche nei negozi, al tempo in cui ce n'erano ancora! Molte cose non erano decisamente di suo gusto, e molte altre fuori dalla sua portata, come ad esempio i pantaloni dalle gambe troppo lunghe per essere indossati da lei. Poi una nota dissonante: in mezzo a jeans e magliette abbastanza casual, sbucò un vestito. Un vestitino corto, azzurro dalla fantasia floreale e la gonna a ruota che scendeva giù morbida. Lo prese e lo studiò attentamente, accarezzando il tessuto morbido con la mano.
<< Carino vero? >> chiese Maggie guardandola << Non l'ho mai indossato, non è il mio genere di cose. Me lo regalò Annette, sperando così di conquistare la mia simpatia. >>
<< Chi è Annette? >> chiese Ocean portandosi davanti allo specchio, e facendo ciondolare il vestito di fronte a lei, cercando di vedere come poteva stargli. Ma riflessa allo specchio vide Alice. Una sorridente e spensierata Alice, all'interno di un negozio, dentro un camerino, che cercava di provarsi un nuovo vestito, contenta di poterne aggiungere un altro al suo armadio, anche se forse poi non l'avrebbe mai indossato. Vestiti e sandali, con qualche accessorio come cappelli (adorava i cappelli!), collane e bracciali. Era questo l'unico abbigliamento che sfoggiava nei mesi estivi: lo trovava così carino. E tutti quelli che la conoscevano l'adoravano per questo: era una bambolina. Una bimba troppo cresciuta, semplice e sempre col sorriso stampato in faccia, che si divertiva a rincorrere il suo cane sulla spiaggia, lasciandosi bagnare delicatamente i piedi dalle onde.
<< La mia matrigna. >> disse Maggie, riportando Ocean a se stessa << Perchè non te lo provi? >> disse poi velocemente, impedendo a Ocean di fare altre domande. Tutti avevano dei segreti e dei pesi che portavano dentro in quel periodo, Ocean lo sapeva bene. Nessuno viveva più col sorriso da tempo. E sapeva bene anche quanto fosse scomodo e inaproppriato interrogare le persone su questi segreti e pesi...riportare a galla certe cose non era un bene.
<< Non credo faccia per me. >> disse Ocean prima di ritornare all'armadio, intenzionata a metterlo via.
<< Io credo ti starebbe bene! Dai, provalo. >> insistette la ragazza, probabilmente in un disperato tentativo di socializzare un po'.
Ma sì! Tanto era solo una cosa momentanea in attesa dei suoi vestiti, e di certo non sarebbe stato un abito a distruggere tutto quello che aveva costruito. Non doveva temere niente. Sorrise, e si convinse, non rendendosi conto di come fosse stata Alice a rispondere a quell'esigenza e non più Ocean.
Lo indossò e riprese a guardarsi allo specchio. In effetti non stava male, era carino. E poi che altra scelta aveva? Non poteva certo girare nuda per casa, e odiava i pantaloni che andavano a infilarsi sotto i piedi. Senza considerare che ormai si era abituata alla sensazione di libertà che le davano i pantaloni larghi in cotone, un paio di jeans stretti come quelli l'avrebbero fatta impazzire.
Indossò un paio di infradito di Beth, l'unica con un numero di piede che si avvicinava al suo misero 36, e uscì in veranda, a godersi ancora l'aria tiempida e il silenzio di quel luogo. Si sentiva bene. Era da tempo che non capitava. L'ambiente era così tranquillo e rilassante, lo stomaco era pieno e la paura aveva smesso di tormentarle i sogni. Lì si sentiva al sicuro. Era una piccola oasi. E per un attimo ebbe un cedimento: un leggero desiderio di restare lì fece capolino nel suo cuore, ma spaventata da una tale verità si apprestò a ricacciarlo via. Era solo una cosa momentanea! Se l'era ripromesso! Non poteva restare lì.
Vide non molto lontano, al campo, Carol che appendeva i suoi abiti a un filo improvvisato per permettere loro di asciugarsi. Glenn era sopra il tettuccio di un auto, che parlava con Shane, di sotto, con lo sguardo corrucciato e chissà quale pensiero incazzato per la testa. La maggior parte degli altri era per i fatti suoi, ognuno a fare qualcosa per tenere la mente occupata. Il resto era in giro chissà dove, occupati probabilmente nella missione di recupero della figlia di Carol. Tutti annoiati, ma tutti indaffarati, combattendo ogni singolo giorno per la sopravvivenza.
Ocean rimase un po' a guardarli, annoiata anche lei, e capì perchè tutti cercavano di trovarsi qualcosa da fare, qualsiasi cosa da fare. I pensieri non dovevano avere la meglio.
<< Allora cosa si fa qui per divertirsi? >> chiese a Carol una volta raggiunta << Oh, si lavano i panni, interessante. Un vero spasso. >> disse ironica e sbuffando si appoggiò alla corteccia dell'albero lì vicino.
<< Ocean! >> si meravigliò la donna di vederla e sorrise nel vedere il cambiamento di stile della ragazza. Fino a qualche minuto prima era così mascolina, così rozza, e ora girava con un vestito e i capelli ancora umidi, che cominciavano a prendere una piega mossa, lasciati solti, liberi di svolazzare e asciugarsi con l'aria tiepida del pomeriggio. Sembrava un'altra persona.
<< Certo, e si cucina anche! >> rispose di rimando, cercando di essere altrettanto ironica, ma con poca voglia di ridere. Era distrutta dentro, glielo si leggeva in faccia, e per quanto si sforzasse di sembrare normale non riusciva a pieno.
<< Wow! >> disse Ocean, per niente entusiasta, guardandosi ancora attorno sbuffando di tanto in tanto << Quindi è così che siete sopravvissuti. Cucinando e lavando i vestiti. A saperlo prima... >> e la cosa fece stranamente ridere Carol. Forse per la naturalezza con cui la ragazza l'aveva detto.
<< Beh, gli uomini si occupano della protezione. Noi donne pensiamo a rendere il posto in cui siamo il più accogliente possibile. >>
<< Ed ecco che in tempo di crisi il patriarca fa sentire la sua voce. Strano che allora non abbiano preso a picchiarvi quando la cena fa schifo e a urlarvi "donna, sesso, ora!". >> disse Ocean, continuando a parlarne con distacco. La cosa non la toccava minimante, lei non era schiava di nessuno, sapeva badare a se stessa e portava ben stampata in faccia un nuovo manifesto femminista, il cui slogan avrebbe potuto recitare "Le donne san mordere più degli zombie". Non ne voleva sapere, e mai si sarebbe ridotta a cucinare e lavar mutande per un rude che andava in giro a sparare alle foglie.
<< No, loro non lo fanno. >> rispose semplicemente Carol, guardando con fin troppo strana attenzione i panni che stava appendendo al filo, e con una tonalità di voce che troppo sfiorava la vergogna. E quello era un altro segnale che diceva che Ocean si stava inoltrando in terre pericolose, ed era meglio girare alla larga.
<< Eccoti. >> una voce maschile interruppe i loro ben poveri discorsi. Entrambe si voltarono e videro Daryl avvicinarsi, il quale prima di volgere il suo sguardo a Carol, la persona che stava cercando, lanciò uno sguardo fulminante a Ocean. Rapido e perforante, come una freccia. I due non si potevano vedere, la cosa ormai era appurata e palese tanto che anche Carol sentì nell'aria le scintille che i due si lanciarono.
<< Che vuoi? >> gli chiese acida Ocean. Cosa aveva da guardarla? Non aveva fatto niente quella volta, che aveva da fulminarla? Ma Daryl la guardò ancora sottecchi, prima di spostare gli occhi su Carol e ammorbidirsi all'istante << Ti cercavo. Vieni con me un attimo. >>
<< Devo finire di... >> cominciò a dire Carol, ma fu subito interrotta << Finisce lei! Almeno si rende utile in qualcosa. >> disse Daryl indicando Ocean con un cenno del capo.
<< Cosa?! >> urlò Ocean strabuzzando gli occhi. << Scordatelo! Io non ti stendo le mutande, damerino! Ma per chi mi hai preso? >>
<< Così è a Carol che fai il torto. >> disse lui rispondendo con tono pacato, e allungando una mano verso la donna per incitarla a seguirlo, che non esitò a farlo. La curiosità di sapere cosa voleva, e il desiderio di stare un po' con lui le impedirono di portare a termine il suo lavoro.
<< Fate come volete, ma scordati che mi metto a stender panni per voi. >> disse Ocean volgendogli le spalle e cominciando ad avviarsi verso meta ignota, ma lontano da quella situazione e lontano dai doveri di casalinga che volevano assegnarle. Odiava far pulizie quando era ancora Alice, figuriamoci ora. Non sarebbe stata la casalinga di nessuno, lei era autonoma, lei cacciava e lottava per la sopravvivenza. Mai più avrebbe lottato contro lo sporco incrostato dei panni da lavare, mai più sarebbe tornata ad essere la donnetta di un tempo. Si era indurita ed era diventata più mascolina, lo riconosceva, non voleva più essere la donna dei canoni di un tempo. Solo così avrebbe potuto sopravvivere.
Daryl si portò via Carol, diretto al fiumiciattolo dove aveva visto una di quelle rose Cherokee che da qualche giorno le dedicava, per indurle speranza, per incoraggiarla e convincerla che Sophia prima o poi l'avrebbero ritrovata. Non era mai stato bravo negli atti di dolcezza e nei regali, ma nonostante questo cercava davvero di mettercela tutta per aiutare la sua amica. E voleva in un certo senso chiederle scusa per la brutta reazione avuta quella mattina.

Angolino dell'autrice

Eeeeee rieccomi!!! Volevo inanzitutto chiedere scusa a chi stava seguendo la storia per il lungo periodo di pausa, ho avuto un bel po' di impegni e casini che mi hanno impedito di scrivere e di conseguenza pubblicare. Indi per cuiii... Sorry xP ora se Dio vuole dovrei riuscire a tornare sui miei passi e riprendere una pubblicazione regolare....forse....spero -.-
Comunque grazie a chi non mi ha abbandonato nonostante tutto xD Grazie a chi continua a leggere e seguire la storia, e soprattutto grazie a chi recensisce :) E' sempre bello leggere i vostri commenti e sapere cosa ne pensate. 
Quindiiiii niente. Io stacco qui ed evito di fare un angolino più grande del capitolo in sè e riempirlo di tanti "grazie" e "scusa" ahaha 

Un saluto a tutti! 
Mi raccomando recensiteeeeeee :P

Ray.

   
 
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