Cap
2
-
Tu cosa?!? –
Ecco,
Jason era esploso. Gli occhi azzurri sembravano
mandare lampi e l’intenzione di incenerire il più
grande dei fratelli Solace
era alquanto palese.
-
L’avevo detto che non l’avrebbe presa bene
– commentò Percy,
sottovoce, rivolgendosi ai fratelli Stoll.
Jason
spostò lo sguardo sul migliore amico, se possibile
ancora più indignato.
-
Tu lo sapevi,
razza di traditore, e non mi hai detto nulla? –
Il
moro imbastì un sorriso di scuse, ravviandosi una ciocca
ribelle. – Andiamo, Jace, non ti sembra di esagerare un
tantino? È solo una
cotta, niente di grave. –
-
È peggio che niente di grave. Uno dei miei amici ha una
cotta per mia sorella … è un disastro epocale.
Specialmente se si tratta di lui
– concluse, puntando un dito contro Apollo.
Il
diretto interessato alzò le mani, in segno di resa, prima
di realizzare il significato delle sue parole.
-
Ehy, che significherebbe “specialmente se si tratta di
lui”?
–
-
Semplice. Non sei esattamente quello che si definisce un
tipo monogamo. –
-
Io so essere monogamo – ribattè.
-
Dimostramelo. –
Apollo
aggrottò un sopracciglio, perplesso. – Come faccio
a
dimostrartelo? –
Era
una bella domanda … peccato che non avesse una bella
risposta.
L’aiuto
giunse da Percy, evidentemente desideroso di
recuperare punti agli occhi del suo migliore amico.
-
Se per una settimana non salterai da una ragazza all’altra
potrai provarci con Talia. –
Jason
annuì, sfregandosi le mani soddisfatto. Per una volta
l’idea del “sirenetto” si era rivelata
geniale. Apollo cambiava ragazza con la
stessa frequenza con cui una persona normale cambiava i calzini e dopo
diciotto
anni passati vivendo in quel modo anche solo una settimana doveva
sembrargli un
traguardo irraggiungibile.
-
E se ce la faccio avrò il tuo permesso? –
domandò,
assottigliando gli occhi blu e scrutandolo dubbioso.
-
Avrai il mio permesso. –
-
Okay, ci sto, sarà un gioco da ragazzi –
accettò.
Mentre
i due si scambiavano una solenne stretta di mano per
sancire l’accordo, il cellulare di Apollo squillò.
Sul display lampeggiava il
nome di Daphne, la sexy bionda con cui era uscito due giorni prima.
-
Che fai, non rispondi? – lo stuzzicò Travis,
facendo
ridere i presenti e ottenendo un’occhiataccia dal ragazzo.
Tuttavia
spinse il pulsante di risposta e portò
l’apparecchio
all’orecchio. La voce miagolante della ragazza
l’avvolse.
“Ehy,
avevi promesso che mi avresti chiamato, ma sei sparito
da due giorni.”
“Lo
so, scusami dolcezza, ma è un periodo un po’
complicato.
Mi faccio sentire io appena mi libero, okay?”
Will
e Austin si diedero di gomito, soffocando il principio
di una risata sonora. Avevano perso il conto delle volte in cui il loro
fratellone aveva rifilato quella scusa a una povera ragazza dal cuore
palpitante d’amore.
“Sì,
certo che dico sul serio, non preoccuparti.”
Mise
giù subito dopo, rivolgendo un sorriso smagliante ai
presenti.
-
Visto? Me la sono cavata alla grande. E Jason, prima che
tu me lo chieda, non ho intenzione di richiamarla. –
Il
più giovane dei Grace inarcò un sopracciglio. Ad
Apollo
fedele avrebbe creduto solo quando l’avesse visto con i suoi
occhi e avesse
avuto la certezza assoluta di non essere vittima di una qualche
allucinazione o
strano sogno a occhi aperti.
-
Lo spero … per te, ovviamente –
ribattè, riservandogli il
suo migliore sguardo da fratello pluriomicida e iperprotettivo.
*
La
scena che Eve si era trovata davanti quando aveva messo
piede in casa Grace era quanto di più simile a un rifugio
antiatomico pochi
secondi dopo lo scoppio di una bomba, ne era assolutamente certa.
Talia
era seduta sul suo letto matrimoniale, intenta a
fissare il soffitto su cui era stata appesa una gigantografia dei
Metallica,
mentre Annabeth e Piper le sedevano accanto una per lato e la
guardavano
desolate. Silena si era accomodata sul futon nero nell’angolo
e armeggiava
contrariata con lo stereo alla ricerca di qualcosa che fosse, parole
sue, “melanconicamente
adatto alla situazione”. Clarisse, infine, sedeva a braccia
incrociate
appoggiata all’angolo vicino alla finestra e sembrava pronta
a fare Luke in
mille minuscoli pezzettini.
-
Dov’è Katie? – domandò,
notando che mancava solo il loro
dolce e delicato “fiorellino” all’appello
e che non era proprio una cosa da
lei. Non quando era stata per un intero anno a ribadire quanto Luke
Castellan
fosse ambiguo e non la convincesse.
-
Aveva un appuntamento con Lee, non volevo che lo mandasse
all’aria per colpa mia e di quell’idiota
– replicò Talia, affibbiando un pugno
al cuscino.
Inarcò
un sopracciglio, sorpresa.
-
Un momento. Quando dici Lee intendi quel Lee?
–
Clarisse
annuì. – Sì, Lee Fletcher, il ragazzo
che partecipa
al mio corso di boxe. –
Cercò
di riportare bene alla mente la figura del ragazzo.
Non sembrava affatto il tipo che potesse interessare a una come Katie.
- Bè, almeno qui
c’è
qualcuna a cui gli affari di cuore sembrano andare bene –
commentò, attirando l’esclamazione
indignata di Silena.
-
Ehy, le cose tra me e Charles vanno alla grande. –
-
Sì, Lena, ma non sono neanche sicura che tu e Charles
possiate definirvi due esseri separati e distinti. State sempre tanto
appiccicati
che finirete per fondervi in un unico corpo. Anzi, mi domando
perché non sia
già accaduto. –
Abbozzò
una risata sarcastica, roteando gli occhi azzurri. –
Molto divertente, veramente spassosa. Ora capisco perché tu
e Clarisse siete
sorellastre, il vostro livello di romanticismo è pari a zero
– borbottò.
Annabeth
tossicchiò, diplomatica, sviando il discorso. –
Possiamo tornare a concentrarci sulla vera questione? –
Solitamente
non era una di quelle ragazze che si lasciava
coinvolgere facilmente nei piani di vendetta da post rottura, anzi la
maggior
parte delle volte li definiva immaturi e non riusciva a capirne il
senso, ma
stavolta sembrava particolarmente collaborativa. Forse
c’entrava il fatto che
Luke fosse stato anche amico suo e che fosse stata lei a farlo
conoscere a
Talia.
-
Io propongo di ammaccargli quella Mustang di cui si prende
cura in modo tanto ridicolo – suggerì Clarisse,
riscuotendo l’approvazione
unanime.
-
Se Katie fosse qui probabilmente direbbe che è il modo
sbagliato di affrontare la questione – osservò
Piper, sorridendo divertita.
-
Sì, ma il nostro fiorellino probabilmente si
starà
sbaciucchiando con Fletcher al momento, quindi propongo di agire
immediatamente
– replicò Eve, lasciando che gli occhi verdi
saettassero per tutta la stanza e
si soffermassero in special modo sulle iridi blu di Talia. –
Chi è con me? –
Un
coro di approvazione unanime fece da sottofondo alle mani
che venivano sollevate in aria.
Dieci
minuti più tardi erano tutte stipate nella macchina di
Clarisse, dirette due isolati più avanti. Arrivate a
destinazione, Clarisse
aprì il portabagagli e consegnò
all’amica una mazza da baseball in acciaio.
-
Vai e fanne buon uso – le disse, sorridendo.
Mentre
Talia si avvicinava alla Mustang, tirata a lucido e
parcheggiata in bella mostra sul vialetto, Annabeth rivolse
all’amica un’occhiata
perplessa.
-
Perché hai una mazza da baseball nel portabagagli?
–
-
Non si può mai sapere quando torni utile una
buon’arma
contundente. Coraggio, tigre, colpisci! – la
esortò, alzando la voce.
Talia
si soffermò una frazione di secondo a osservare la
vettura. Era bellissima, proprio come il suo proprietario. Il ricordo
di quegli
occhi azzurri che la fissavano colti in flagrante avvampò
nella sua mente,
dando voce alla rabbia che provava. Menò il primo fendente,
spaccando un
fanalino. Poi l’altro. Aveva appena preso d’assalto
il parabrezza, sfondandolo,
quando un Luke incredulo era uscito di casa attirato dal rumore dei
vetri
rotti.
-
Talia, che accidenti stai facendo? – gridò,
allungando una
mano per cercare di fermarla. Lei fu più veloce,
però, e colpì il cofano,
osservando compiaciuta l’ammaccatura profonda.
-
Pareggio i conti, stronzo. –
Poi,
come se niente fosse, tornò verso le amiche. Porse la
mazza a Clarisse, che la rimise al sicuro nel portabagagli, e prese
posto sul
sedile anteriore.
-
Voi siete completamente fuori di testa, tutte quante! –
Eve
si volse appena verso il diciannovenne, fulminandolo con
un’occhiata sprezzante. – Ma va
all’inferno, coglione. –
Mentre
tornavano verso casa di Talia, la ragazza si lasciò
andare a una risata senza freni. Quando fu sicura di riuscire a parlare senza scoppiare
nuovamente a ridere,
prese la parola: - Forse un po’ fuori di testa lo siamo per
davvero, ma quanto
mi ha fatto stare bene vedere la sua faccia davanti alla sua
preziosissima “bambina”.
–
Clarisse
tolse una mano dal volante, battendole un cinque,
mentre Annabeth e le altre la imitavano subito dopo.
Aveva
perso Luke, era vero, ma continuava comunque ad avere
il gruppo di amiche migliori che avrebbe mai potuto desiderare.
Spazio
autrice:
Finalmente
ce l’ho fatta ad aggiornare. Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e che
vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima, gente!
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt