Cap 1
Era
un venerdì sera come tanti a casa Solace e tutto
procedeva con tranquillità.
Okay,
non era vero.
Era
uno dei venerdì dedicati al poker a casa Solace e la
serata si prospettava fin dall’inizio come caotica e
destinata a degenerare.
Apollo teneva banco come al solito, seduto a capotavola e intento a
giocherellare
distrattamente con le fiches mentre aspettava che il resto del gruppo
prendesse
posto. Chiunque guardando quella tavolata di Texas Hold’em
avrebbe come minimo
aggrottato la fronte con aria perplessa. Nove ragazzi e
una ragazza. Non che Eve corresse il rischio di essere in
difficoltà, anzi casomai erano loro quelli che rischiavano
di essere spennati.
-
Allora, siete pronti o Jason deve ricordare a Drew quanto è
splendida ancora per molto? – domandò il maggiore
dei Solace, alzando la voce e
risultando ben udibile fin dall’altra parte del cellulare del
biondo in
questione.
Il
trillio indignato dell’esotica capo cheerleader
riecheggiò nella stanza, costringendo i presenti a soffocare
più o meno
maldestramente un attacco di risate particolarmente violento.
Quando
finalmente Jason ebbe rassicurato la sua ragazza su
quanto l’amasse e quanto fosse effettivamente
splendida, la conversazione venne chiusa e poterono
cominciare a giocare.
Andavano
avanti da circa un’ora, tutti con le tasche
visibilmente alleggerite e con un’Eve che sorrideva
soddisfatta, quando a
squillare fu proprio il cellulare della ragazza in questione.
-
Clarisse, dimmi … -
Rimase
in ascolto, mentre gli occhi verdi si tingevano di
una sfumatura di cupo disappunto.
-
E quando è successo? –
La
risposta della sorellastra le fece aggrottare ancora più
la fronte. – Okay, arrivo subito. –
Mise
giù e rivolse un sorriso di scuse ai ragazzi.
-
Emergenza a casa tua, Jason, devo andare –
annunciò,
alzandosi dalla sedia e rassettandosi gli shorts di jeans sotto gli
sguardi
congiunti di Will e Austin che non si perdevano nemmeno il
più piccolo
dettaglio.
-
A casa mia? Che è successo? – domandò
il ragazzo,
improvvisamente allarmato.
Lui
e sua sorella maggiore, Talia, abitavano da soli da
quando i loro genitori si erano separati e il loro padre era scappato
via con
una certa Era mentre la madre aveva avuto una specie di crisi isterica
e li
aveva abbandonati.
-
Sembra che la Taluke non sia più tale. –
Nove
paia di sguardi perplessi si posarono su di lei,
facendole alzare gli occhi al cielo e sospirare.
- Taluke … Talia e Luke.
É
il loro nome da coppia che aveva coniato Silena –
spiegò.
Un
coro di mormorii di comprensione riecheggiò nella stanza.
Adesso sì che era tutto più chiaro, soprattutto
considerata la strana
ossessione di Silena per la creazione di nomi di coppia alquanto
improbabili.
Travis
e Connor si scambiarono un’occhiata, impallidendo
leggermente sotto lo sguardo minaccioso della ragazza. Suo padre era un
generale dei marines ed Eve sembrava aver ereditato da lui la
predisposizione al
risultare tremendamente inquietante, forse addirittura più
di Mark e Sherman, i
suoi fratelli maggiori che al momento si trovavano in viaggio per
l’Europa
prima di iniziare il loro primo anno di college.
-
Voi due non ne sapevate nulla? – domandò,
assottigliando
lo sguardo e puntando minacciosamente un dito contro i due gemelli,
nonché fratellastri
di Luke Castellan.
-
Assolutamente nulla. –
-
Sì, te lo giuriamo – confermò Connor,
sgranando gli occhi
con aria innocente.
Bè,
l’inferno sarebbe gelato prima che i gemelli Stoll potessero
essere accostati all’aggettivo
“innocenti”.
-
Farò finta di credervi, ma se scopro che sapevate qualcosa
giuro che vi castro – promise, recuperando il giubbotto di
pelle nera, il casco
integrale e le chiavi della moto.
-
Fammi sapere se è il caso che torni anche io – le
gridò
dietro Jason, facendo sfoggio del suo fraterno lato protettivo.
-
Sicuro, J, non preoccuparti. –
Gli
scoccò un bacio sulla guancia, rivolse un ultimo cenno
di saluto a tutti i presenti, e infilò velocemente
l’uscita.
Rimasti
soli, Austin lanciò un’occhiata penetrante
all’amico.
-
Hai una vaga idea di quanto vorrei essere al tuo posto,
Grace? –
Scoppiarono
a ridere tutti, tranne Will che rivolse un’occhiataccia
al gemello e si rivolse al maggiore.
-
Non dovevi dare le carte, Apollo? –
Scuotendo
la testa, divertito, prese a mischiare le carte
per poi interrompersi, come colto da chissà quale grande
lampo di genio.
-
Ho un’idea. –
Percy
si lasciò sfuggire un gemito. Quando Apollo Solace se
ne usciva con frasi come “ho un’idea”
quasi sempre si trattava di qualcosa che
non gli sarebbe affatto piaciuto e, in aggiunta, avrebbe probabilmente
provocato qualche danno di proporzioni epocali.
-
Posso cominciare a tremare per la paura o aspetto che
parli? – rincarò la dose Chris, dando voce ai suoi
pensieri segreti.
-
Oh, andiamo, non comincerete mica a fare le femminucce –
replicò il ragazzo, sorridendo malandrino prima di
aggiungere: - Certo, se
avete troppa paura di rischiare lasciamo perdere. –
Quelle
erano le parole magiche per un gruppo come il loro in
cui nessuno era in grado di tirarsi indietro davanti a una bella sfida
servita
su un vassoio d’argento.
-
Parla – ordinò Charles per tutti.
-
Il primo che esce in questa mano deve accettare una sfida
scelta dal gruppo. È una cosa semplice, niente di
particolarmente pericoloso –
spiegò.
-
E se perde la sfida? – domandò Percy, dubbioso.
Tra
tutti lui era probabilmente uno dei giocatori più scarsi
e se voleva accettare una cosa del genere avrebbe fatto meglio a
chiedere prima
tutto ciò a cui poteva andare incontro.
-
Se la perde ci faremo venire in mente qualcosa quando se
ne presenterà l’occasione. –
Si
levò un mormorio di approvazione e Apollo
consegnò
finalmente le carte.
-
Il giro parte da Charles – decretò.
-
Poker di jack. –
I
successivi furono Connor e Travis, rispettivamente con un
Colore e una Scala a Colore. Poi venne il turno di Will, anche lui un
Poker ma
di assi, di Austin, con un Colore.
-
Jason, sta a te. –
-
Scala reale – annunciò, sorridendo soddisfatto.
L’unico
con la certezza della salvezza era lui.
Percy
voltò le sue carte con titubanza, scoprendo un Full e
tirando un seppur lieve sospiro di sollievo, seguito da Chris che
mostrò un
Tris.
Mancava
solo Apollo. Gli occhi di tutti puntarono su di lui,
in trepidante attesa, mentre Chris pregava mentalmente
affinchè uscisse una
carta inferiore alla sua.
Le
voltò lentamente, sbiancando quando vide il risultato sul
tappetino verde.
Doppia
Coppia.
Una stupida, ridicola, e inutile Doppia Coppia.
Sbuffò,
infastidito, mentre tutti ridevano e commentavano
maliziosamente la sua sfortuna al gioco.
Jason,
il primo a riprendersi dall’attacco di ridarella,
prese la parola. – Ho la sfida perfetta per te –
annunciò, aspettando che
calasse il silenzio prima di continuare. – Tempo fa ci hai
detto che avevi una
cotta per una ragazza che non ti degnava di un’occhiata. La
sfida consiste nel
riuscire a conquistarla – decretò, mentre il resto
del gruppo fischiava la sua
approvazione.
Il
volto di Apollo, solitamente perennemente abbronzato dal
momento che passava ogni momento libero sotto al Sole, parve sbiancare.
-
Sei sicuro che è questo ciò che vuoi, Jason?
Assolutamente
sicuro? –
Annuì,
risoluto.
Apollo
sospirò. – Okay, ma voglio che sia messo a verbale
che io ho provato a farti cambiare idea. –
Quelle
parole ebbero il potere di farlo tentennare. E se
avesse scelto davvero qualcosa che sarebbe andato a suo discapito?
-
Tanto per sapere, chi sarebbe questa ragazza? –
Il
più grande prese fiato, preparandosi mentalmente
all’esplosione
dell’amico.
-
Talia … tua sorella. –
Spazio
autrice:
Okay,
non so neanche io come è uscita fuori questa fic, ma mi
piaceva l’idea di
mettere in campo un po’ delle mie coppie preferite e
catapultarle al liceo.
Ergo, spero che la storia non faccia troppo schifo e vogliate farmi
sapere che
ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt