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Autore: Blue Eich    16/09/2014    1 recensioni
Hello, friends! Mi chiamo Siena Kiku, ho tredici anni e due sogni nel cassetto.
La mia vita cambiò radicalmente quando papà decise d'iscrivermi all'accademia migliore di Ferrugipoli: la Formation Ability Academy. Non perché pensava al mio futuro, ma come punizione. Mi aspettavo un collegio – senza suore – dallo stile di vita meccanico e gli studenti seriosi, invece sbagliavo…
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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- Questa storia fa parte della serie 'Distance: doesn't matter'
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Distance: doesn't matter.

33. Ti prego

 

Di quei quattordici brani, noi di prima ne suonavamo circa la metà, essendo nuovi e inesperti. Tra i flautisti c'era cameratismo ogni qualvolta le note finali di una canzone aleggiavano nell'aria: iniziava subito l'interrogatorio sul brano successivo, se aveva il si bemolle, il fa diesis e via dicendo. Potevo parlare solo con Jeanne, accanto al palchetto delle chitarre e di conseguenza alla mia postazione.

«Cosa c'è ora?» le chiesi in un borbottio, al primo attimo di silenzio precario.

«Quella delle quinte. Poi risuoniamo noi» m'informò distrattamente. I suoi occhietti grigio del ghiaccio scrutavano di continuo tra la folla, ansiosi.

Non ci potevo ancora credere di star vivendo il momento al quale avevamo dedicato ogni nostro giovedì pomeriggio dall'inizio dell'anno. Era un'euforia unica e irripetibile.

 

Continuavo a mordermi il labbro, mentre le note della tredicesima canzone spazzavano via il tenue ritmo lasciato dalla precedente. Tra poco sarebbe toccato a me e Leonard. Un senso di paura mi attanagliava lo stomaco.

Quando fissai il biondino mi accorsi che era appena balzato giù dal palco e, agilmente, si stava infilando nel backstage. Mi feci largo tra cavi ingarbugliati come rovi di rose, a passi più lesti possibile.

Da là dietro si sentivano gli strumenti, ma meno che in scena: un rifugio arioso, un po' lontano dal mondo. Leonard si era seduto su una sedia pieghevole da set cinematografico, con una mano sulla fronte. Per via di quel gesto, immaginai che avesse mal di testa.

«Che stai facendo?» chiesi, sorprendendomi all'udire la mia voce così chiara e non balbettante come al solito.

«Senti… Io non suono» dichiarò, con acidità. «Abbiamo avuto troppo poco tempo. Meglio non rischiare.»

Abbassai lo sguardo, demoralizzata. «Vuoi arrenderti proprio adesso?»

Chiuse gli occhi e sospirò, mentre la parte finale della penultima canzone mi dava un po' di coraggio. “Ora o mai più.

Avanzai di qualche timido passo. Le mie mani fredde sfiorarono le sue. «Ti prego, Leo, proviamoci…»

La barriera d'indifferenza attorno al suo cuore vibrò. Catturai i suoi angelici occhi verde uva nei miei, luccicanti di speranza e dolcezza.

Leonard strinse i pugni e lottò contro la propria volontà, alzandosi. «Va bene… Proviamoci.» Accennò un sorriso sghembo, mentre gli applausi là fuori crescevano d'intensità. Una lacrima di felicità mi luccicò sulla guancia.

 

♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪

 

Naomy mi accolse in un abbraccio, non appena emersi dalla massa di persone. «Complimenti, è stato un vero successo!»

«Grazie!» Sorrisi, ancora con l'adrenalina in circolo. «Ma dov'eri?»

«In fondo» mi spiegò, con le braccia sui fianchi. «Non si trovava posto manco a morire.»

Risi lievemente. «Lo so.»

«Io vado, crepo dal sonno e domani c'è lezione. Ancora complimenti, 'notte!» Agitò la mano, dopodiché sparì tra la folla, come un corpo senz'anima.

Mi sentivo libera, ora che il concerto era finito. Non avrei voluto riviverlo, con le ansie che mi avevano tormentata: preferivo conservarne solo il ricordo.

«Ehi, Sere!» mi chiamò Francesco, che incrociai vicino all'ingresso. «Alla fine è andato tutto a meraviglia, visto?»

«Sì!»

«Beh… Penso che tu debba scambiare due paroline con qualcuno!»

Ebbi solo il tempo di biascicare “eh?” che il castano mi spinse in avanti, con forza e decisione. Mi trovai davanti Leonard che mi fissava, chiedendosi cosa ci facessi lì. Me lo chiedevo anch'io.

«Oh… Uh… Ciao!» improvvisai, unendo le mani dietro la schiena. «Sei stato bravissimo…»

«Grazie. Anche tu!» concesse, con una scrollata di spalle. Avevo sbagliato io verso l'inizio ma, per fortuna, nessuno ci aveva fatto caso: ci eravamo goduti gli applausi con immenso sollievo.

Ora potevo tornarmene in camera. Presi in braccio Moni, che da terra non aveva mai smesso di seguirmi. Gli diedi una carezza intenerita quando strusciò il musetto caldo contro il mio petto.

Mi feci strada tra la gente rimasta, ormai non più così tanta.

«Permiso!» Un ragazzo più grande, all'improvviso, per sbaglio mi sbatté contro. Stetti per perdere l'equilibrio ma mi afferrò la mano, rimettendomi in piedi con una giravolta di classe. «Perdòn, sono di fretta.»

«Figurati. Scusa io…»

Non mi rispose, riprendendo subito il cammino. Sbattei le ciglia, frastornata. Impossibile frenare l'impulso di chiedermi chi fosse, quanti anni avesse, dove andasse e perché. Inoltre, aveva un'aria vagamente familiare…

 

♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪

 

L'anno era giunto al termine e ancora non mi sembrava vero che quello fosse l'ultimo intervallo dell'ultimo sabato dell'ultima settimana.

«Mi mancherai, Serenella!» Elena mi abbracciò, intristita. «Mi mancheranno quasi tutti, in questa classe.»

Sciolsi l'abbraccio, con la malinconia nel cuore. «Anche a me. In particolare tu, Nao, Francy e soprattutto… Fede. Speriamo non lo boccino.»

«Ti piace Derrick?!» esclamò a voce alta, sgranando gli occhi.

Saltai indietro, iniziando a gesticolare animatamente. «N-No!»

«Come, come, come?» L'interessato mi spuntò come un Foongus dietro le spalle, con le braccia stese lungo i fianchi. «Ehm, mi spiace spezzarti il cuore, bambolina: riprova tra qualche anno e sarai più fortunata!»

«Non mi piaci tu!» soffiai, in soggezione, come un Porrloin a cui hanno pestato la coda.

 

«Sapete, vero, che stasera c'è il ballo di fine anno?» chiese Miky a bocca piena, davanti a me. Chico, sdraiato sulla tavolata, usava gli artiglietti per portare più bocconcini alla gola in una sola volta.

«Ma non è solo per quarte e quinte?» chiese Naomy, accanto a me, visionando nel frattempo il suo Plusle con lo sguardo.

«Sì, mia sorella ci va con il suo ragazzo» raccontò Azuma, pulendosi educatamente la bocca con un tovagliolo di carta.

«Uhm-uhm» confermò Miky, deglutendo l'ennesima fetta filante di pizza margherita. «Se conosci quelli più grandi puoi imbucarti, sennò fanno la spia ai prof.»

«Ci vai?» azzardai, curiosa.

«Probabilmente sì.»

 

Tutte le luci erano accese nelle aule e nelle stanze, per donare un'aura di calore più animata alla scuola. Sui muri della palestra erano appesi festoni a catena, alternati a stoffa modellata a fiore. Le casse acustiche dell'aula musica erano state spostate lì, dalla parte opposta del buffet offerto su morbide tovaglie di lino. Il portone antipanico, aperto da entrambi i lati, dava sul cortile buio.

Micaela sedeva su una panca di granito nell'ala ovest, a gambe unite, lontana dal caos. Percorreva in veloci flashback gli avvenimenti di quell'anno: gli scleri della Lightness, il mio ingresso nell'istituto e la sua nuova classe… Le stelle splendevano come milioni di diamanti in una distesa blu cobalto e la luna sembrava un pendente d'avorio.

«Buonaseeeraaaa.» Un Federico in jeans e camicia, coi capelli intrisi di gel, avanzò fino a raggiungerla.

Lo guardò con leggera sorpresa. «Oh, buonasera. Non pensavo t'infiltrassi anche tu.»

«Ma si figuri, ovvio.»

A corto di argomenti, la giovane abbassò lo sguardo sul prato luccicante di rugiada. Le era sembrata carina l'idea d'agghindarsi con un abito da sera fucsia, orlato di pizzo nero in fondo. Dall'arrivo del castano, però, non desiderava altro che una veste più coprente.

Derrick tossì, rompendo l'imbarazzante silenzio. «Sei splendida, stasera» le disse con voce calda, sistemandole una sottile spallina e sentendola sussultare. «Perciò vorrei vederti ogni sera, a patto che tu sia sempre così sexy.» S'inginocchiò, come se quella fosse una proposta di matrimonio. «Vuoi essere sempre sexy per me?»

«Io sono sempre sexy» affermò Miky, con falsa superbia.

Il viso strafottente di lui si trovò a pochi millimetri dal suo. «Oh, non ho dubbi a riguardo. E una ragazza sexy come te non dovrebbe stare in isolamento in una camera doppia.»

Il calore le affluì sulle guance lattee. Lo fissò con occhi languidi, portando un sandalo più avanti dell'altro. Le iridi di lui, due irresistibili calamite d'oro, la attiravano verso sé… Sempre più vicino. Finché le loro labbra non s'unirono in un bacio avido e umido, di pochi secondi ma comunque speciale.

Quando si distanziarono, la sua lingua abile fece il solletico al labbro inferiore morbido di lei. «Quindi è un sì?»

Miky, percorsa da un brivido, annuì.

«Però…» Derrick gettò indietro il capo, sciogliendo la magia. «Impara a limonare meglio, baby.»

«Ma sentilo, il casanova. Il tuo primo bacio non penso fosse stato tanto meglio!»

«Tsk, io ho dato il mio primo bacio che tu neanche eri nata!»

«… Quindi a due anni?» chiese la ragazza, inarcando un sopracciglio.

Federico soffocò un riso. «Sì!» Infilò poi una mano in tasca, per fingersi disinvolto. «Se ti serve un po' di pratica, sai a chi rivolgerti.»

«Si vedrà» trillò la rosa, facendogli l'occhiolino.



 

 

Angolo Autrice
Hiya!
-1!
Ma quanto amo le mie due coppie principali? Ammetto di aver inviato un S.O.S. alle proprietarie di Miky e Derry, ma poi, metà dialogo mi è venuto da me. Spero vi sia piaciuto. FLUFF FOREVER AND EVER!
Ancora non ci credo che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, :').
Grazie alla mia fedele seguitrice (?) e chi ancora legge. Bye!
-H.H.-
 
   
 
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