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Autore: ShadowFeanor    01/10/2008    2 recensioni
Shinku: Dobbiamo trovare l’ultima creazione di nostro padre.
Jun: L’ultima? Intendi la settima Rozen, quella per cui si è spacciata Barasuishou?
Shinku scosse leggermente il capo. Non era di lei che c’era bisogno.
Shinku: No, non è stata lei l’ultima creazione di nostro padre.
Jun: Allora di che si tratta?
Shinku: Hai mai sentito parlare di una creatura chiamata Bahamut?
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Jun Sakurada, Shinku, Suigintou
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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IX)              Il Dragone Leggendario

 

Laplace: Una bestia dici? Dunque saresti capace di liberare qualcosa di disumano dal tuo essere?

 

Giuseppe: Disumano è poco. Siete ancora in tempo per arrendervi, sappiate che una volta che la creatura si sarà scatenata non potrò più fermarla.

 

Giuseppe rinfoderò il pugnale e fece sparire la spada, mentre l’Oscurità del suo mondo iniziava ad avvolgerlo.

 

Laplace: La faccenda si stà facendo sempre più interessante… non immaginavo che Rozen avesse la facoltà di creare qualcosa di così… stupefacente.

 

Kirakishou: Non è il momento di elogiare l’abilità del padre, dobbiamo fermarlo subito o rischiamo di non sopravvivere!

 

Laplace: Tuo fratello è tanto potente da poterci distruggere?

 

Kirakishou: Non solo. Se non stà attento potrebbe distruggere anche se stesso.

 

L’Oscurità, nel frattempo, aveva avvolto del tutto il ragazzo, e continuava ad ammassarsi su di lui in proporzioni gigantesche. La bambola lo avvolse con i suoi rovi, mentre il Giudice affondò entrambe le cesoie nelle tenebre.

 

Sia rovi che cesoie passarono senza problemi, dissipando l’alone oscuro che avvolgeva il loro avversario.

 

Laplace: Ma… qui non c’è nulla!

 

Kirakishou: Com’è possibile? Era lì un istante fa!

 

Laplace: Le mie lame hanno trapassato questo velo di tenebra come se tagliassero il vento, se ci fosse stato qualcosa l’avrei sentito. Deve essere diventato un tutt’uno con l’Oscurità.

 

Suiseiseki: Io non ci capisco più niente desu…

 

Shinku: Nemmeno io. Quello che stà accadendo qui è al di fuori del comune.

 

Suigintou: Che gli salta in mente?! Hey tu, fammi uscire subito di qui.

 

Jun: Calmati pennuta, tanto da qui non può uscire nessuno.

 

Suigintou: A chi hai dato della pennuta quattrocchi?!

 

Tomoe: Basta, calmatevi! Finché Giuseppe non lascia dissolvere la barriera non possiamo far nient’altro che aspettare, perciò cerchiamo di non scaldarci.

 

Shinku: Cosa ti ha detto prima di lanciarti qui?

 

Suigintou: Ha detto che avrebbe fatto una mossa molto azzardata. Da come la descrive è qualcosa di estremamente rischioso, soprattutto per chi gli si trova intorno.

 

Kanaria: Allora anche noi siamo nei guai kashira!

 

Jun: Non essere stupida. Se ha creato questa barriera è di sicuro per proteggerci.

 

Suigintou: Io so cavarmela benissimo da sola, non ammetto di essere lasciata in disparte!

 

La bambola colpì lo scudo con la spada, senza però riuscire a scalfirlo.

 

Shinku: Temo sia inutile. È lui a controllarla, e finché non lo desidera non potremo andarcene.

 

Nel frattempo Laplace e Kirakishou stavano cercando di colpire il loro avversario, senza però avere successo.

 

I loro colpi andavano a vuoto, ovunque tentassero di colpire.

 

Improvvisamente l’oscurità iniziò ad addensarsi in un solo punto, fino a che non furono travolti da una potente onda d’urto, che dipanò le tenebre e li scaraventò via.

 

Però di Giuseppe non c’era più traccia.

 

Al suo posto c’era un enorme dragone grigio.

 

Si era tramutato in Bahamut, il leggendario Signore dei Draghi.

 

La creatura mastodontica iniziò a lanciare fiammate e soffi gelidi a destra e a manca, senza controllo.

 

Laplace e Kirakishou non sapevano in che modo reagire, trovandosi obbligati a dover evitare ogni attacco per non essere spazzati via dal potere distruttivo del dragone.

 

Lo scudo faceva il suo dovere e proteggeva senza problemi le bambole ed i due umani, che rimanevano allibiti a guardare la scena.

 

Tomoe: Bahamut… è davvero fenomenale. Non pensavo esistesse qualcosa di così potente.

 

Jun: Riesce a scatenare questa potenza solo perché è in Berserk. Normalmente non potrebbe.

 

Kanaria: Cos’è Berserk kashira?

 

Jun: Una persona normalmente può usare il 20, massimo il 25% della propria forza fisica. Il cervello blocca il corpo attraverso il dolore, evitando che questa soglia venga superata. Gli umani non possono forzare oltre il proprio fisico o rischiano di autodistruggersi. Ci sono casi in cui però il cervello non risponde più delle azioni del corpo, e questo viene chiamato Berserk. Il corpo non recepisce più il dolore e può spingersi a fare cose inimmaginabili, anche se questo significa danneggiare se stessi in modo molto grave. Inoltre, visto che non può ragionare, rischia anche di ferire chi non c’entra niente con il suo combattimento…

 

Shinku: È questo il motivo per cui ci ha isolati dal resto del suo mondo, perché non potendosi controllare avrebbe potuto anche ucciderci… questo spiega perché non ci volesse tra i piedi.

 

Suigintou: E poi, contando che un drago è meno limitato di quanto sia un umano può anche sperare di non riportare lesioni al suo corpo…

 

Kanaria: Allora è potentissimo kashira!

 

Suiseiseki: Potente si, ma pericolosissimo, soprattutto per se stesso desu.

 

Kanaria: Per se stesso Kashira?

 

Suiseiseki: Ti ricordo che questo è il suo mondo interiore, e dovunque ci sia un mondo interiore c’è un albero che gli dà vita desu. qualora colpisca e distrugga quell’albero sarà la fine non solo per lui, ma anche per tutti coloro che si trovano all’interno di questo mondo desu.

 

Jun: Quindi rischiamo di morire?!

 

Shinku: Non può essere stato così sconsiderato. Deve avere qualcosa in mente.

 

La battaglia continuava senza sosta.

 

Il coniglio e la bambola non potevano far altro oltre quello che già stavano facendo. Il drago non permetteva loro di avvicinarsi per tentare almeno di ferirlo, e per ferire una creatura di quel calibro ci sarebbe voluta un’arma portentosa.

 

Probabilmente anche le cesoie da giardiniere non avrebbero fatto altro che infliggergli un graffio del tutto irrilevante.

 

Fiamme e ghiaccio continuavano a solcare l’Oscurità, quando Suiseiseki fu come presa dal panico.

 

Suiseiseki: C’è mancato poco desu! Qualche metro più in basso e sarebbe stata la fine desu!

 

Jun: Che ti prende?

 

Suiseiseki: L’albero desu! Ho visto il suo albero desu! È stato illuminato da una palla di fuoco vagante desu!

 

Tomoe: Ne sei sicura?

 

Suiseiseki: Assolutamente desu! Era molto simile a quello del tardo, ma sembra che sia accartocciato su se stesso desu!

 

Suigintou: Deve essere così per via di quello che sente…

 

Jun: Che hai detto?

 

Suigintou: Niente, lascia perdere. Quell’albero influisce su tutto il suo essere, giusto?

 

Suiseiseki: Esattamente desu.

 

Suigintou: Se lo annaffiassi con il tuo annaffiatoio quindi ci sarebbe la possibilità che Giuseppe riprenda il controllo di se?

 

Suiseiseki: In teoria si, ma non possiamo uscire desu.

 

Suigintou: Un modo deve esserci!

 

La prima Rozen iniziò a camminare in circolo, fino a che non le venne un’idea.

 

Suigintou: Mi dispiace ammetterlo, ma mi serve il vostro aiuto…

 

Shinku: Che vorresti fare?

 

Suigintou: Dobbiamo attaccare tutte e quattro la barriera in un solo punto, in modo da indebolirla e creare un varco per uscire.

 

Kanaria: Funzionerà kashira?

 

Suiseiseki: Deve funzionare, o potremmo non andarcene più da qui desu.

 

Le quattro bambole si volsero nella direzione dove la giardiniera aveva visto la pianta e congiunsero i loro attacchi in un punto in alto della barriera, in modo da non rischiare di danneggiare l’albero.

 

La barriera però era più resistente di quanto si aspettassero, e solo dopo dei minuti iniziarono ad aprire un piccolo varco.

 

Fecero appello a tutte le loro energie e Jun contribuì rafforzando i poteri di Shinku e Suiseiseki, fino a che non crearono un varco abbastanza grande.

 

Suigintou afferrò per mano Suiseiseki e spiccò il volo, uscendo pochi istanti prima che il danno alla barriera si riparasse da sola.

 

La bambola alata posò a terra la giardiniera, mentre lei si diresse verso il drago.

 

Suigintou: Muoviti, cerca l’albero! Io cercherò di non farlo avvicinare!

 

 La bambola cercò di fare come le era stato detto, ma trovare l’albero era incredibilmente difficile.

 

L’Oscurità avvolgeva ogni cosa e la luce dello spirito artificiale non riusciva ad illuminare oltre un paio di metri.

 

Suigintou nel frattempo cercava di distrarre Giuseppe e riportarlo alla ragione.

 

Ogni suo sforzo però fu vano.

 

Le sue parole non riuscivano a far breccia nella furia della creatura.

 

Il drago afferrò la bambola con una zampa ed iniziò a stritolarla.

 

La Rozen cercò di liberarsi, ma la stretta era troppo forte.

 

Shinku: Se continua così la distruggerà! Bisogna fare qualcosa!

 

Jun: Suiseiseki, muoviti a trovare quella pianta!

 

Suiseiseki: Non è facile desu! Qui è tutto buio desu!

 

Jun si concentrò, trasferendo una buona quantità d’energia a Suidream, che emanò una luce molto potente, la quale permise alla bambola di scorgere l’albero di Giuseppe.

 

Appena si avvicinò alla pianta Suiseiseki si accorse che il drago aveva spalancato le fauci, pronto a divorare la bambola alata, svenuta per la stretta così forte da toglierle il fiato.

 

Annaffiò subito l’albero, il quale iniziò ad aprirsi.

 

Dai rami che si disgiungevano iniziarono a farsi strada dei raggi di luce.

 

Quando i rami tornarono nella loro posizione originale liberarono una piccola luce, più piccola anche degli spiriti artificiali.

 

Improvvisamente la luce emanò un bagliore accecante, mostrando un mondo verdeggiante e rigoglioso.

 

C’era una cascata dalla quale nasceva un arcobaleno, che si estendeva per tutto il cielo.

 

Loro si trovavano in una prateria circondata da colline, colline che sembravano essere piene di vita.

 

Quello che era il suo vero mondo, nascosto dalle Tenebre di più vite vissute senza un bagliore di vera felicità e la consapevolezza di essere diverso, ma in modo differente.

 

La consapevolezza di un’immortalità che non avrebbe mai portato a nulla di lieto.

 

Il drago si fermò all’istante.

 

I suoi occhi, da spenti ed inespressivi, tornarono lucenti specchi di un’anima.

 

Il suo corpo ricominciò a trasformarsi in Oscurità, la quale si allontanò lentamente da dove si trovava.

 

Forse il piano aveva funzionato…

 

   
 
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