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Autore: Strekon    19/01/2005    14 recensioni
Pochi anni di tranquillità sono stati lasciati ai nostri eroi. Ma ora i pericoli sembrano ricominciare. Una nuova minaccia, una vecchia vendetta, un promessa mai compiuta...
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il freddo della pietra lavorata raggelò le dita di Ron

Il freddo della pietra lavorata raggelò le dita di Ron. La temperatura era rigida, fredda. Lievi sbuffi di vapore gli sfioravano le labbra ad ogni respiro. O sospiro.

Non se la sentiva di piangere. Ormai aveva finito le lacrime, non avrebbe potuto piangere ancora.

Si piegò sulle ginocchia e lasciò che la mano scorresse lungo la lapide di pietra. Non marmo, non gli sarebbe piaciuto di banale marmo. Ron lo sapeva bene.

Aveva deciso di venire da solo a visitare la sua tomba. Dopo i funerali ufficiali a cui avevano partecipato membri più o meno in vista del mondo della magia. Ecco le lacrime.

No, si era ripromesso di non piangere.

Piegò la testa verso il basso e si ritrovò ad osservare il suolo. La terra coperta da una fastidiosa brina. Non gli piaceva. Chiuse gli occhi e si concentrò per ritrovare la calma necessaria a rialzare gli occhi.

Rimase in ginocchio a testa bassa per un bel po’ di tempo. Poi fu una mano, lieve, a sfiorargli la spalla e a farlo destare da quel doloroso torpore.

“Ehi, tutto bene?” gli chiese in un sussurro Hermione. Ron si rimise in piedi sulle sue gambe. Sorrise, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.

“Non dovresti essere qui…” le cinse le mani attorno alla vita per controllare la fasciatura magica.

“Ron…dai, i medici hanno detto che sto bene…” sorrise la ragazza posando le mani guantate su quelle fredde di lui.

“D’accordo, ma non sai che incubo ho passato”

“Sono stata fortunata, non ha colpito nulla con quella spada” Ron le accarezzo un poco più intensamente il ventre, all’altezza della ferita. Hermione strinse gli occhi per il fastidio.

“Ok, quasi nulla” si arrese lei, sorridendo e allontanando definitivamente le mani di Ron dal suo ventre. Ron la lasciò fare e la bacio teneramente sulle labbra.

“Sono stato io il vero fortunato” appoggiò la fronte contro quella di lei e le sorrise con lo sguardo.

“Vuoi…vuoi un altro po’ di tempo?” domandò Hermione apprensiva accennando alla lapide alla spalle di Ron. Lui si stacco da lei. E annuì, rapido, con la testa.

“Sì, magari”

“Ti aspettiamo fuori. Chris è con gli altri” Hermione si congedò da lui con un bacio fugace sulla guancia. Ron aspettò che scomparisse oltre la prima siepe imbiancata dalla solita brina. Poi si voltò di nuovo. Di nuovo davanti alla tomba di Draco Malfoy.

E alla fine non ce l’aveva fatta. Anche Draco se ne era andato.

Troppe le persone che lo avevano lasciato. Prima suo padre. Ora Draco. E in futuro…con Percy rimosso da ministro della magia si prevedevano tempi duri. Secondo le più recenti notizie Rodolphus Lestrange sarebbe diventato il prossimo ministro della magia con il nuovo anno. E Silente aveva avvisato tutti loro che non era certo una casualità.

Severus Piton si era profondamente scusato con tutti loro per il suo acerbo comportamento. Il controllo di Lucius Malfoy sul suo filatterio era terribile, spiegò il professore di pozioni. Non aveva potuto agire altrimenti. Dopo essersi scusato rivelò quello che era chiaro a tutti: Lucius Malfoy voleva la liberta dai Lestrange per farne i propri servitori. Aveva spinto, aiutato, Rodolphus e Bellatrix ad insinuarsi al ministero in breve tempo e, con alcuni incantesimi, ottenere la fedeltà del consiglio. Il fatto più grave era che alla maggior parte dei consiglieri non era stato lanciato alcun incantesimo. Credevano fermamente che fosse la cosa migliore dare la sfiducia al ministro Weasley per passare le cose in mano a Rodolphus.

Ron scosse la testa e piegò le labbra in un sorriso amaro.

“Bella soddisfazione, eh?”

“Sì, sono soddisfatto, Weasley” Ron si rizzò in piedi di scatto a sentire quella voce.

“Non voltarti. Non puoi vedermi. Sono ricercato e mi dovresti arrestare se mi vedessi” gli ordinò Harry dalle sue spalle. Ron rimase fermo, fissando diritto davanti a se.

Nessuno disse nulla per un lungo attimo in cui Ron sentì soltanto i passi di Harry farsi più vicini. Perché continuava ostinatamente a fidarsi di lui? Poi sentì le spalle di Harry appoggiarsi sulle sue. Spalla a spalla. Come ai vecchi tempi.

“Malfoy si è sacrificato, lo sai?” gli disse Harry, appoggiato di peso su di lui. Ron fece da contrappeso e si ritrovarono a reggersi l’uno con l’altro.

“Lo so” annuì Ron “Ho parlato con Silente” altro momento di silenzio.

Lungo silenzio. La brina cominciava quasi a fare più rumore.

“Non so come hai fatto a sistemare Lucius Malfoy, però ti ringraz…” la risatina di Harry interruppe il discorso di Ron.

“Io non ho sistemato proprio nessuno. La ragazzina” Ron credette di aver capito male.

“Eve? Lei ha…”

“Già…niente male per una ragazzina eh?” Harry sogghignò divertito mentre il mantello prese a svolazzare per il forte vento che, improvvisamente, si era alzato.

“Lei è…come Ginny? E come te?” chiese titubante Ron, sconvolto da quella notizia.

“No” Harry tornò serio “Non so cosa sia, ma non è uno spirito. E’ pulita”

“Grazie al cielo…” sospirò Ron rinfrancato.

“Ma è terrorizzata” continuò Harry senza dare tempo a Ron di riprendere fiato “Ha paura di quel che è. Non sbatterglielo in faccia. Ha paura”

Ron ascoltò Harry e poi guardò in basso. Annuì piano.

“D’accordo, credo sia meglio non darle altre pene. Almeno per ora”

“Già…sicuramente meglio” concluse Harry per lui.

Cadde di nuovo il silenzio. Questa volta il vento appena alzatosi ululò nelle loro orecchie rendendo meno spettrale quel muto dialogo.

“Ho sentito che hai sistemato l’Indegno?”

“Chi?” Ron non capì la domanda di Harry.

“Il mezzo drago. Lo hai sistemato”

“Oh” Ron comprese al volo il discorso di Harry “Sì, bè, non proprio, diciamo che non ho fatto tutto da solo. E che ho avuto fortuna”

“Ma tu sei qui mentre lui…” Harry emise un fischio prolungato, come un fuoco d’artificio che viene sparato in cielo. Ron ridacchiò. Forse Harry non lo sapeva, ma il vecchio Harry Potter era solito fare quello stesso paragone, un tempo. Con lo steso fischio prolungato.

“Già, io sono qui” Rom smise di ridacchiare ed Harry con lui “Harry io…”

“Non cercarmi. Non cercare Cho. Addio Migliore

Ron ascoltò le parole di Harry, ma le capì soltanto un momento troppo tardi. Non sentì più il peso sulle sue spalle e quasi volò per terra. Si voltò di scatto ma oltre ad un vecchio platano rinsecchito non c’era nessuno dietro di lui.

Sorrise al freddo del cimitero. Mise la mano in tasca e ne estrasse una piccola spilla: una A con sullo sfondo un sole in procinto di sorgere. La appoggiò sulla lapide di Draco.

“Addio Draco” disse semplicemente. Alzò gli occhi al cielo e infilò le mani ghiacciate nel lungo cappotto di lana. I primi fiocchi di neve cominciarono a cadere imbiancando anche quel natale.

“Addio Harry” sorrise al cielo. Calpestò i primi fiocchi e il cimitero divenne vuoto.

 

FINE

 

 

Ed eccoci alla fine. Che dire? Ci siamo arrivati dopo lunga e tediosa malattia (un anno e mezzo, fra alti e bassi e periodi di super scrittura e altri di scrittura scarsa!).

E siamo ai ringraziamenti. Ragazzi, scrittori, lettori, semplici simpatizzanti che leggono ma che purtroppo non riesco a ringraziare, voglio cogliere l’occasione per farlo.

Per chi ha seguito e (spero) continuerà a seguire quello che scrivo grazie, davvero di cuore. Mi date la forza di andare avanti, le vostre parole, i vostri consigli, i commenti mi hanno dato voglia e forza per continuare questa Fanfiction. Quindi sentitevi protagonisti di questo lungo lavoro alla pari mia o del mio cervellino che l’ha pensata! ^ ^

E poi vorrei ringraziare anche chi segue questa fanfiction e mi scrive per mail perché troppo timido o perché preferisci non mostrarsi. Non vi ho mai ringraziato, ma anche voi siete importanti al lavoro (lavoro… passatempo, valà ^ ^) che faccio, quindi sentitevi pure liberi di farne parte anche voi! ^ ^

E infine quelle persone lì nell’angolo…sì proprio voi ^ ^ che leggete queste pagine, ma che preferite non commentare. Fa lo stesso, io so che ci siete e tanto mi basta! Grazie anche a voi.

E ora? Eh, e ora ho deciso di mettere le carte in tavola. Dunque, è chiaro a tutti che questo secondo capitolo della saga di Senza Tregua ha avuto qualche imprevisto durante la sua stesura. Purtroppo mi ero imbarcato a scrivere ITCC senza avere ancora le idee molto chiare. Mea culpa, ragazzi. Mea grandissima culpa. Il fatto di voler scrivere qualcosa di non progettato chiaramente mi ha portato a lunghi tempi di aggiornamento, confusioni, riscritture, ecc… Vi prometto una cosa (visto che dai propri errori in teoria bisognerebbe imparare), se mi imbarcherò a scrivere altro (soprattutto se scriverò altro su ST), non comincerò finché non avrò tutte le idee ben chiare. E’ la cosa migliore. Un progetto solido ha struttura solida e viene meglio. Sia per me che per voi.

Bene dopo ciò…che dire ancora? Tantissime recensioni, che, perdonatemi, non ringrazierò una per una, ma sappiate che se volete risposte personali o che so io la mia mail è sempre attiva (e lì rispondo sempre, chi mi scrive lo sa) Strekon@virgilio.it

 

Siete stati formidabili (e alcuni anche pazzi ^ ^) a concedermi tutto questo. Grazie di cuore. E con un inchino e uno svolazzo di cappello vi saluto. Cala il sipario. ^__-

 

Ore 23:56, 18 gennaio 2005

 

 

Se per caso gradite anche la seconda parte dell’epilogo…bè, scorrete un po’ più in basso ^___-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Epilogo II

Un anno dopo

 

“Aspetta!” Eve gridò dietro al cugino che già scivolava a razzo sul laghetto poco lontano da Hogsmeade. Tom lo raggiunse con un balzo e quasi volò per terra. Salutò sbracciandosi un gruppetto di ragazzi, probabilmente studenti di Hogwarts, che stavano lasciando la provvisoria, ma eccezionale, pista di pattinaggio.

“Eddai spicciati Eve!” la incitò Chris pronto a volteggiare nell’ennesima piroetta. La sciarpa gli svolazzò attorno al collo e ci mancò poco che la perdesse.

“Chris! Oh, Chris, guarda questo!” Tom partì in velocità fino ad un pelo dalla staccionata che chiudeva il confine a sud del laghetto e con una mossa azzardata deviò soltanto all’ultimo secondo. Fece un saltello a piedi pari e si ritrovò al centro della pista, roteante come un trottola.

“Forte!” commentò Chris visibilmente ammirato. Eve finalmente li raggiunse, era ancora intenta a districare i suoi di nuovo lunghi capelli biondi dalla sciarpa di lana azzurra.

“Prima o poi si ammazza…” commentò pacifica Eve “Ah, hai visto Zio Percy?” chiese cambiando argomento. Chris negò col capo.

“So che Becky e la bimba dovevano passare per casa della nonna stamattina, però non sono rimasto ad aspettarli. Zio Percy credo sia ancora da Silente” Eve sbuffò.

“Zio percy non si gode neanche le feste…ma lo sa che è nata sua figlia?” ironizzò Eve cominciando a pattinare a fianco del cugino. Tom li raggiunse in un lampo e gli frenò bruscamente davanti, per poi rimettersi a pattinare, seguendo il loro ritmo, molto più calmo del suo.

“Sei un teppista” commento placida la ragazza.

“Anche io ti voglio bene” ironizzò Tom cercando di baciarle la mano coperta dal guanto. Lei la sfilò appena in tempo e gli fece una linguaccia.

“Siete irrecuperabili…” disse semplicemente Chris scotendo la testa e sorridendo. Ma probabilmente non lo avevano nemmeno sentito.

“Si hanno notizie del fuori-da-Hogsmeade?” chiese Eve, ignorando il secondo tentativo di Tom di baciarle la mano. Chris si fermò e si appoggiò contro la staccionata di legno, coperta di neve per le abbondanti nevicate di quell’inverno.

“Poco. Lestrange ha adottato una politica molto restrittiva. Niente giornalisti, niente pubblicazioni ministeriali”

“Quindi non si sa cosa fa il ministero? Ma è legale?” chiese Tom appoggiandosi anche lui.

“Non proprio. Sta facendo quel che gli pare. E lo sta facendo con facilità. Quelli che non sono d’accordo con lui e provano ad alzare la cresta…spariscono”

“Bella storia, eh?” commentò aspro Tom. Eve si mise in piedi davanti ai due ragazzi e si sistemò ancora la sciarpa attorno al collo. I capelli lunghi le si intrecciavano continuamente con la lana che spuntava a ciuffi da quella vecchia sciarpa.

“Già, e poi sta dilapidando la costituzione magica” commentò Eve. Chris la interruppe subito.

“Ha soltanto eliminato una legge, per ora”

“Guarda caso proprio quella pro babbani e mezzo babbani” sbuffò seccata “Razzista di merda…”

“Se pensi che tutti i babbani che erano stati abilitati a far parte del mondo magico sono stati rieducati e rispediti nel mondo babbano…”

“Rieducati?” domandò Tom incerto sul significato di quella parola.

“La memoria, gli è stata cambiata la memoria. E’ come se non avessero mai saputo nulla” spiegò Chris a braccia incrociate. Anche Giulia era stata rispedita al mondo babbano.

“E anche i maghinò sono stati rieducati. Io dico, è inumano!” Eve batté il piede a terra e per poco si ritrovò col sedere sul ghiaccio.

Chris diede un’occhiata all’orologio. Per poco non scivolò sui suoi stessi piedi.

“Cacchio, è tardi! Scusate, devo proprio andare! Sistemate voi il capanno con la roba? Grazie, eh” e senza dire altro scivolò rapido dall’altra parte della pista e da lì, con un colpo di bacchetta, si liberò dei pattini e cominciò a correre lungo il sentiero liberato dalla neve.

“Aveva fretta, eh?” commentò ironico Tom. Si rimise in piedi e prese a pattinare verso il lato del laghetto con il capanno dei pattini.

“Pare” disse semplicemente Eve, pattinando accanto a Tom. La ragazza guardò il moro di profilo. Era da un po’ che voleva chiedergli come mai avesse tenuto i capelli così lungi quell’inverno. Ancora un po’ e avrebbe potuto farsi la coda.

“Senti cos…”

“Tieni” Tom allungò un pacchetto di velluto alla ragazza. Un pacchetto non più grande di una mano che probabilmente aveva tenuto in tasca fino a quel momento. Eve fu visibilmente sorpresa.

“E’ per me?” Tom si strinse nelle spalle.

“Qua siamo tu ed io. E farmi regali da solo non è il mio forte” sorrise spostandosi la frangia all’indietro con la mano destra.

Eve prese il regalo e lo rigirò nelle mani.

“Forse…forse è meglio di no” disse lei. Riallungò il pacchetto fra le mani di Tom e pattinò fino al limite del laghetto.

“Perché? Ehi, non si rifiuta un regalo” Tom la inseguì fino al bordo e cominciò a camminare sulla neve dietro di lei, verso il capanno.

“Tom, senti, preferisco di no”

“Perché?” Eve mise i pattini nel capanno e sentì quella domanda pungerle le orecchie.

“Perché, ora come ora…ti….ti voglio bene”

Tom fu abbastanza sorpreso di sentire quella frase. No, fu proprio shockato. Cioè, era vero, lo sapeva. Tanto che una volta lo aveva pure curato con il suo potere.

“E…e allora qual è il problema? Voglio dire, siamo amici, no? Possiamo farci regali, credo”

“Tom, tu mi vuoi bene?” ecco, quella domanda fu il colpo di grazia per Tom Bishop.

“Io…io credo di sì, cioè, voglio dire, certo! Che sciocchezza, certo!” non seppe neanche lui dove avesse trovato tutta questa sicurezza.

Eve gli si avvicinò. Tom aveva ancora i pattini montati e il regalo fra le mani.

“Non vorrei mai odiarti, e non parlo solo di odio, anche solo rabbia…” Eve sbuffò e si sedette sulla neve. Tom rimase indeciso sul da farsi forse soltanto un paio di secondi. Mise il regalo in una delle tasche del giubbotto e si sedette accanto a lei.

“Che c’è?” domandò dolcemente, come soltanto un amico avrebbe potuto. Eve sospirò e trattene di poco le lacrime. E gli raccontò tutto quel che successe, quasi un anno prima, nei sotterranei della Malfoy Manor. Di come lei avesse eliminato Lucius, e non Harry Potter. Gli parlò delle strane voci nella sua testa che gli ordinavano di odiarlo, di come non fosse riuscita a resistergli. Della cenere. Del dolore intenso che aveva provato. E Tom rimase zitto ad ascoltarla.

“Sono pericolosa, Tom. E ho avuto paura”

“Ehi, anche un mago con una bacchetta è pericoloso, se è per questo” disse Tom “Non sei pericolosa, fidati”

“Davvero?” Eve gli sorrise fra le ciocche bionde scappate dalla sciarpa. Tom gli sorrise di rimando.

“Davvero. A parte quando ti svegli la mattina e hai fame. Lì si che sei pericolosa”

Eve spalancò la bocca facendo finta di offendersi. Colpì Tom sulla spalla un paio di volte. Ma lui si limitò a ridacchiare e proteggersi la testa con le mani.

“Che scemo…” ridacchio lei. Poi il pacchetto coperto di velluto ricomparve davanti a lei.

“Ora lo puoi prendere il regalo?” chiese Tom. Eve lo afferrò e in un attimo lo scoperchiò.

Al centro della scatola, su un altro panno di velluto, stava un fiocco di seta blu, annodato a fermaglio per capelli.

“Oh…è bellissimo, grazie” disse sinceramente Eve.

“E’ incantato. Con una parola ti si lega ai capelli e poi puoi aggiustarli come vuoi. L’ho preso blu perché…bè, è il tuo colore preferito, no?”

“Bè, il colore è l’azzurro a dire il vero, ma mi piace anche questo che non è blu, ma carta da zucchero” la ragazza si alzò in piedi e diede un colpo di bacchetta al fiocco che subito si annodò attorno ai lunghi capelli biondi, portando un po’ d’ordine in quella testa.

“Carta da zucchero? Esiste un colore che si chiama carta da zucchero?”

“Ah-ha” confermò Eve chiudendo il capanno e incamminandosi verso il sentiero. Tom la fermò ed infilò i suoi pattini dentro la baracca di legno prima che si chiudesse.

“Naa, non è vero, mi prendi in giro!” ridacchiò Tom.

“Ti dico che è carta da zucchero!”

“E’ blu, io l’ho chiesto blu!”

“E invece te l’hanno dato carta da zucchero!” disse secca la ragazza.

“Blu!” insistette Tom.

“Carta da zucchero!”

“E’ blu!”

“E invece è carta da zucchero! Punto e basta!” disse secca Eve mettendo a tacere Tom. Proseguirono lungo il sentiero fino a superare la collinetta che li divideva da Hogsmeade.

Tom rimase dietro di lei un momento. Non vedendolo più Eve si fermò ad aspettarlo.

“Che fai, non vieni?”

“Per me è blu”

Eve urlò esasperata e lo cominciò ad inseguire lungo il sentiero. Tom corse verso Hogsmeade facendo svolazzare la sciarpa alle sue spalle.

*****

“Papà!” Chris entrò in casa di corsa. La loro nuova casa ad Hogsmeade era una di quelle tipiche casette di legno di montagna. Spaziosa, calda accogliente. E soprattutto sicura e protetta. Almeno qui ad Hogsmeade.

“Chris? Sono in cucina” la voce di Ron lo chiamò dalla stanza accanto. Chris appese in fretta il giaccone e corse in cucina.

“Scusa il ritardo. E’ pronta la cioccolata?” si sedette al volo sulla sedia di legno, legata con corda di canapa. Scostò il cuscino dal sedile. Non sopportava quei dannati cuscini.

“Pronta” rispose Ron portando fra le mani due enormi tazze di cioccolata calda. Ne mise una di fronte a Chris, poi si sedette accanto a lui.

“Allora, cosa hanno detto?” domandò Chris prima di cominciare a bere la bevanda calda. Ron buttò giù il primo sorso e sorrise sotto i baffi di cioccolato.

“Hanno approvato! Sono ufficialmente il capitano in carica della sorveglianza di Hogsmeade”

“Forte!” Chris schiacciò un cinque col padre e poi tornò a concentrarsi sulla cioccolata.

“Dicono che mi daranno il vecchio ufficio delle poste da mettere a posto. Lì si farà il quartier generale. Poi si recluterà qualcuno…”

“Ah, e…”

“…e no, prima che tu lo chieda, soltanto maggiorenni!” Ron interruppe la domanda di Chris sul nascere.

“Oh, ma andiamo! Potrei darti una mano!”

“Semmai fra qualche anno. Ora come ora è meglio se pensi a studiare, anche perché sennò tua madre mi ammazza…” Ron storpiò la bocca come se fosse un rischio più che plausibile.

“Sì, sì…sempre così…” fece un po’ il broncio Chris. Indifferente tornò a sorseggiare la sua cioccolata.

“Oh, ho sentito i vecchi contatti fra gli auror” disse Ron.

“Hai ancora contatti?” domandò incredulo Chris.

“Finché non li cacciano via, sì” sospirò amareggiato “Ormai Hogsmeade è l’unico posto in cui Lestrange non osa mettere il naso”

“Qui siamo al sicuro, vero? Voglio dire, Silente non ci abbandonerà, vero?”

“Non l’ha mai fatto, Chris. E mai lo farà” spiegò rapido Ron “Credo che si senta un po’ responsabile di quello che è successo”

“Comunque, ti stavo dicendo, hanno chiuso il rapporto sulla lotta fra me, e te, ma questo l’ho aggiunto io, e Rezyon” disse Ron.

“Pare che non abbiano trovato il gingillo di Rezyon”

Chris spalancò gli occhi.

“Davvero? Strano, eppure era lì”

“Già, e il pericolo più grande è che possa prenderlo qualcun altro per usarlo…” spiegò Ron mentre si alzava per lavare la sua tazza.

“Oh, è impossibile, ormai è scarico”

Ron si bloccò di colpo nell’atto di pulire la tazza.

“E tu come lo sai?” il suo tono era diventato all’improvviso da interrogatorio. Chris boccheggiò un momento.

“Ah, bè, me lo ha detto quando ha parlato…sai quando lo ha usato dopo che mi ha rapito”

“Ah…ah ok” a Ron parve bastare come riposta. Lasciò la tazza nel lavello e si avvicinò per raccogliere quella di Chris. Solo in quel momento notò come Chris passasse nervosamente il manico della tazza da una mano all’altra facendo roteare la tazza su se stessa, sul tavolo.

Ci pensò su un momento. Dove aveva già visto farlo? Probabilmente proprio da Chris. Ignorò la cosa e acchiappò la tazza del figlio.

“Ehi, non ho leccato la cioccolata in fondo!”

“Zitto maialino, se tua madre sa che ti ho fatto la cioccolata prima di pranzo mi ammazza”

“Eddai, è la più buona!”

“Maialino!” e gli fece il solletico ai fianchi. Chris si piegò in due e prese a ridere.

“No dai…il solletico non vale…” Ron non diede cenno di voler lasciar perdere. Proprio per niente.

Con un urlò acuto Chris prese a correre fuori dalla cucina. Poi in sala. Superò il divano e atterrò sulla pila di cuscini. Con un paio di passi raggiunse le scale e prese a correre al piano di sopra. Ron gli era sempre dietro e lasciava che gli sfuggisse sempre di un pelo.

Era bello essere di nuovo a casa.

*****

Un ruggito e un’altra artigliata. Rezyon colpì ancora l’immagine immobile di Ron e Chris abbracciati che usano il congegno per bloccare il tempo. Rezyon colpì con la coda e le mani quella statua immobile fino a farsele sanguinare. Ancora. E ancora.

“Dannato Weasley!”

Gridava, strepitava, ringhiava. Per terra, acanto a lui, la sua scimitarra era sbeccata in più punti. Come se avesse colpito rocce per giorni e giorni.

Rezyon avvicinò il suo volto a quello di Ron, che aveva gli occhi chiusi.

“Ti ucciderò, Weasley. Sbudellerò te e tutta la tua dannata famiglia!” e colpì ancora, senza risultato, l’immagine statica dei due.

Gridava, strepitava, ringhiava.

Fermo nel tempo. Ancora una volta, imprigionato.

 

FINE

(Questa volta davvero, eh? ^__-)

 

 

 

 

 

 

 

 

See you again!!!!

   
 
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