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Autore: JiuJiu91    02/10/2008    5 recensioni
Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. Quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarda dentro di te. [Friedrich Nietzsche]
Le gemelle Spencer vivono su binari paralleli: Maggie è esuberante, goffa e maldestra, perennemente intenta a collezionare figuracce, mentre la riservata Therese è una studentessa modello, saggia dispensatrice di consigli e ottima strega. Destinate a non incontrarsi mai, se non si fossero trovate intrappolate, assieme, in un piano molto più grande di loro, divise tra Bene e Male. Sempre che Bene e Male esistano ancora, quando i Buoni sono pronti a tutto pur di vincere la guerra e i Cattivi non sembrano poi così cattivi.
In un Mondo Magico in cui non è più tutto bianco o tutto nero si intrecciano storie d'amore e di guerra, d'amicizia e di fratellanza, di alleanze e di tradimenti. In tutte le sfumature che preferite.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo, personaggio, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Rieccomi.

Scusate il ritardo (dieci settimane..considerevole) ma, come vi avevo avvertiti, sono stata in Australia per questo periodo e nonostante ci fosse il computer non sapevo come scaricare il programma per inserire l’HTML e così ho dovuto astenermi dall’aggiornare. Ma ora sono tornata e non vi libererete facilmente di me, di nuovo.

Per aiutarvi a raccapezzarvi nella storia, data la mia lunga assenza, siamo a Giugno del quinto anno di Maggie (quindi manca pochissimo ai GUFO). Maggie ha appena scoperto che Cho Chang cercava in tutti i modi di rovinarle la vita e sta per sputtanarla pubblicamente su Gossipschool.

A voi.

LA GLENDA SEGRETA

Io e Therese non ci parlammo per i successivi due giorni. Temevo che lei fosse seriamente arrabbiata con me ma, anche se avessimo voluto parlarci, sarebbe stato veramente difficile perché la mole di cose da studiare raggiungeva l’inverosimile.

I professori sbandieravano orgogliosamente la loro magnanimità nell’aver deciso che non avrebbero dato compiti nelle due settimane che ci separavano dai GUFO, ma in compenso le cose da ripassare da un giorno all’altro erano tantissime.

La sera del 5 Giugno Therese mi fissò inarcando le sopracciglia mentre indossavo un vestito di rete per la festa di compleanno di JJ.

- Posso essere sincera? – era molto che non sentivo la sua voce

- Se anche ti dicessi di no credo che lo saresti comunque – osservai – Quindi sì –

- Sembri una balena infilata in un retino da pesca – decretò

Mi guardai allo specchio sconcertata. Il vestito nero (di Dolce & Gabbana) mi strizzava la pancia facendo formare dei piccoli ma inquietanti rombi di lardo sulla schiena nuda. In effetti Therese aveva ragione.

- Non importa, nessuno mi conosce – mentii

- Se vuoi mantenere una certa dignità potresti restare ad Hogwarts a studiare. Manca talmente poco ai GUFO – mi ricordò Therese

- Non mettermi angoscia – sbuffai – Credi che non lo sappia che manca talmente poco ai GUFO? La McGranitt lo ripete una decina di volte a lezione –

Therese sospirò scuotendo la testa. Se ne andò borbottando che sarei stata bocciata in tutte le materie e aggiunse che quel vestito mi stava davvero male.

Anche l’espressione perplessa di Dan confermò l’impressione di mia sorella.

- Lo so che sembro una balena incastrata in un retino – tagliai corto

- Uhm…no – fece lui

- Non dire bugie solo per tirarmi su di morale – lo rimbeccai

- Volevo dire: uhm…no…sembri più che altro un salame – riprese lui

- Molto divertente – sibilai sarcastica e cercai di raggiungere JJ a piccoli passi, per non rischiare di strappare il vestito sui fianchi

La mia amica indossava un abito di satin argenteo, che a me non sarebbe stato nemmeno su un braccio tanto era corto e stretto. La copriva solo da metà seno a sotto il sedere, cosa che su qualsiasi altra ragazza sarebbe sembrata volgare e inadatta, ma che su di lei era semplicemente divina.

- Ehi, Maggie! – mi sorrise JJ – Sei davvero affascinante – soggiunse senza la minima incrinatura nella voce

- Sei brava a mentire – sussurrai cercando di strisciare contro il muro per raggiungere Mark

- Forse quel vestito non è molto adatto – ammise lei

- Forse questo vestito sta per esplodere – replicai

- Ma se cammini strisciando sui muri la gente ti noterà sicuramente. Credo che dovresti mimetizzarti tra la folla e ostentare indifferenza – propose lei

- Come faccio ad ostentare indifferenza? Non riesco neanche a respirare! Il fatto di essere in apnea non mi aiuta a ostentare indifferenza – le feci notare

- Quel vestito è stato appositamente creato per impedire la respirazione – spiegò – Se respiri sembri più grassa – soggiunse

- Ma se non respiro muoio – ribattei

- Morirai sembrando magra – JJ sollevò le spalle sorridendomi rassicurante

Mark ed io passammo il resto della serata sulla terrazza di JJ, in un angolino lontano dalla musica e dalla piscina attorno alla quale tutti ballavano nei loro vestiti da migliaia di sterline.

- Mi mancherai – sussurrai a Mark nell’orecchio

- Anche tu – rispose lui, sempre sussurrando

- Figurati se ci credo! Tu te ne starai spaparanzato sulla nave della tua scuola a guardare il culo delle francesi sulla spiaggia e io qui a studiare per i GUFO – sbottai

- A me non interessano i culi delle francesi – ridacchiò Mark – Loro non hanno il culo a piccoli rombi –

- Non sei divertente – gli feci notare

- Volevo essere romantico, non divertente – ribattè Mark

- Mi fa male passare il tempo con te – decretai, guardando i palazzi vicini illuminati a giorno

- Perché? – chiese Mark scioccato

- Perché tu mi fai sentire come se fossi la più bella del Mondo e ho paura di cominciare a crederci – spiegai

- Dovresti – replicò lui – Perché tu lo sei –

Solo in momenti così si può capire cosa significa davvero essere vivi. Momenti in cui sai che se tu morissi da un momento all’altro qualcuno sentirebbe la tua mancanza. Momenti in cui sai che qualcuno ti ama.

- Quelle persone credono di no – borbottai

Mark sollevò gli occhi da me e guardò oltre le pianticelle. Eloise stava ballando su una sdraio con un ragazzo bellissimo.

- Ti invidiano – spiegò lui – Tu sei felice e vorrebbero esserlo anche loro, ma sono troppo impegnati a spendere i loro milioni e a curare la loro immagine per essere felici –

Io e Mark ci abbracciamo e rimanemmo fermi nella stessa posizione per qualche minuto. Poi, improvvisamente, ebbi come un’illuminazione.

- Forse nemmeno JJ è felice! – esclamai

Mark abbassò gli occhi sul cocktail che stringeva ancora in mano e corrugò la fronte.

- Cosa te lo fa credere? – mi chiese

- Forse anche lei è troppo impegnata – osservai – Forse quelle persone vogliono essere impegnate per non essere felici. Perché essere felici è pericoloso, innamorarsi è pericoloso, ci rende fragili e quelli come loro non possono essere fragili –

- Basta rhum – Mark mi sfilò un bicchiere dalle dita – L’alcool che circola nel tuo sangue ti fa nascere delle considerazioni filosofiche ben poco adatte alla situazione –

Scoppiai a ridere e anche quella volta JJ uscì dalla mia mente. Poi, il giorno dopo, partì con il jet privato della London Academy per Montecarlo, dove lo yacht (sessanta metri) della London Academy aspettava gli studenti per una settimana di gita tra i lidi della costa Azzurra e le stradine di Parigi.

JJ partì la mattina del 6 Giugno, il giorno del suo compleanno, perciò quel pomeriggio dovetti andare da sola alla London Academy, per le prove di Grease.

Non vedevo l’ora che arrivasse il giorno dello spettacolo. Non avrei sopportato Seth una volta di più, anche se aveva imparato ad allacciarsi le scarpe.

- Fa troppo caldo per provare – si lamentò una ragazzina bionda

- Togliti la giacca – replicai freddamente

In camera mi aspettava il piano di ripasso di Tom e quella sera sarei dovuta andare a Little Hangleton e parlargli della Trasfigurazione umana e dei motivi per cui era difficile da realizzare, perciò non avevo molta voglia di ascoltare le loro lagne.

- Non possiamo toglierci la divisa! – sussurrò un’altra ragazzina, guardandomi scioccata

- Allora patirete il caldo – decretai

All’inizio non fecero una piega. Continuarono a provare con le camicette candide, le giacche e i fiocchi, poi qualcuno si allentò il fiocco, qualcun altro sbottonò la giacca e infine Seth abbandonò la sua su una poltroncina.

- Tanto qui non ci vede nessuno – sbuffò

- Io sarei “nessuno”? – borbottai

- Nessuno di quelli che ci costringono a tenere la giacca – si corresse Seth – A te importa solo come recitiamo –

- Mi sembra giusto – osservai – A te no? –

Seth ci pensò un po’ su giocherellando con il suo fiocco.

- Sì – disse infine – Hai perfettamente ragione. Ma loro non capiscono –

- Loro chi? – l’argomento mi interessava e tutti i bambini avevano smesso di parlottare tra loro e sventolarsi con i copioni, ma ascoltavano in silenzio

- Loro loro – specificò Monia, una brunetta particolarmente stronza, indicando la parete del teatro che confinava con il resto della scuola

- A loro non importa chi siamo, ma solo come ci vestiamo e come camminiamo e come parliamo e anche… - Elizabeth, una bambina riccia con il naso all’insù, mi lanciò uno sguardo di accusa - …anche come recitiamo –

- Non è vero – replicai – A me non importa solo come recitate –

- Non ci hai mai chiesto se Grease ci piacesse – mi fece notare Monia

- E neanche se fossi d’accordo a fare l’amica grassa di Sandy – soggiunse una bambina

- E a me non hai chiesto se volessi indossare una camicia a scacchi marroni – rincarò la dose Seth

- Ma… - iniziai

JJ dove sei? Aiuto…i bambini si stanno ribellando…

- Non diamo la colpa a te – mi interruppe Stephie – noi siamo stati stronzi con te perché pensavamo che tu fossi come tutti gli altri e tu lo sei stata con noi –

- Oh…no no – li rassicurai – Io non lo sono. A me importa cosa pensiate voi –

In quel preciso istante,a dire il vero, mi importava di più del mio pomeriggio di studio sprecato, ma cercai di farli sentire importanti.

Hillary Bluetown sorrise compiaciuta e chiamò a raccolta i suoi amichetti attorno a sé. Li sentii bisbigliare per qualche secondo, poi si voltarono verso di me e mi fecero un applauso.

- Te lo meriti, anche se sei una stracciona – dichiarò Seth

- Oh…grazie – borbottai – è uno dei migliori complimenti che abbia mai ricevuto –

Quella sera mi rintanai in biblioteca fino a tardissimo. Madama Pince se n’era andata da molte ore e persino Hermione si era portata due libroni in camera. La sala era semi-deserta. Oltre a me c’erano due ragazze di Corvonero del settimo anno e Glenda Rosweth.

Se ne stava lì con la fronte corrugata e la testa china su un volume rilegato in pelle che avevo l’impressione di aver già visto da qualche parte. Quando si accorse della mia presenza infilò il libro nello scaffale più vicino e volteggiò verso di me con il sorriso sulle labbra.

- Maggie…non ti sembra un po’ tardi per studiare? – mi chiese – Forse dovresti dormire –

- Forse anche tu avresti bisogno di dormire – replicai, notando le profonde occhiaie della professoressa

- Dormirei, se non fossi così preoccupata – Glenda lanciò un’occhiata di sottecchi allo scaffale dove aveva riposto il libro e si sedette accanto a me – Da quando ho scoperto che Stefan mi tradisce non riesco più a vivere la nostra storia come dovrei –

Sperai che non tornasse a parlare del matrimonio, visto che da qualche tempo non nominava più i vestiti rosa da bomboniera.

- Per fortuna che c’è Tom – dissi sarcastica

- Te ne parlo così spesso? – lei mi fissò perplessa

Mi morsi la lingua. Glenda non doveva sapere che io e Tom ci vedevamo regolarmente, non doveva scoprirlo.

- Abbastanza – mentii – Più di quanto mi parli di Stefan –

- Forse dovrei mollare Stefan e mettermi con Tom – sussurrò Glenda tra sé e sé – Accidenti…perché è tutto così maledettamente difficile? –

- Già…me lo dico anche io quando studio Pozioni – convenni – E poi questa scuola è così rumorosa, non si riesce mai a trovare un attimo di pace per studiare –

Sperai che Glenda capisse l’allusione, ma lei era troppo presa a parlare di Tom.

Smisi di ascoltarla molto presto e mi limitai ad annuire ogni dieci o venti secondi e a dire “I maschi sono degli stronzi” a intervali ritmici di due minuti. Circa venti minuti dopo mi chiesi se Glenda non fosse andata in apnea, non avrei mai immaginato che una persona potesse parlare in quel modo senza fermarsi a respirare per più di un minuto e mezzo. Il libro rilegato in pelle tornò violentemente alla mia memoria. Cercai di collegarlo a un’immagine già vista.

Quel libro.

Glenda e quel libro.

Glenda e quel libro!

Improvvisamente rividi la stessa Glenda, con i capelli un po’ più lunghi e gli occhi un po’ meno truccati. Era uno dei miei primi giorni ad Hogwarts, ed era il giorno in cui l’avevo vista per la prima volta. Aveva un libro in mano, un libro di pelle nera.

Quando Glenda smise di parlare e se ne andò dalla biblioteca raccomandandomi di andare a dormire, corsi verso lo scaffale per vedere di cosa parlasse il libro, ma non c’era più.

Lo cercai per quasi tutta la notte ma il libro era sparito nel nulla.

- Secondo te i libri possono volatilizzarsi? – domandai a Therese, il pomeriggio seguente, mentre con un folto gruppo di Grifondoro studiavamo nel cortile

- Purtroppo per te no, sorellina cara – rispose lei, guardandomi compassionevole

- Voglio dire…è possibile che un libro che una persona infila in uno scaffale sparisca quando qualcun altro vuole prenderlo? – spiegai – Che ne so…una specie di incantesimo di privacy –

- Credo che tu stia studiando troppo – dichiarò Therese – Harry e Ron stanno andando giù al lago, perché non vai con loro? Un bagnetto, un po’ di cazzeggio…e tornerai la solita Maggie che non si fa questo tipo di domande –

- Lo so che mi credi pazza – sbottai

- Oh, ma io non ti credo pazza – replicò Therese – credo solo che tu sia un po’…sopra le righe, ecco –

- Glenda Rosweth ha messo un libro in uno scaffale, in biblioteca, e dopo mezz’ora il libro non c’era più! – ripetei

- Forse l’ha preso qualcun altro – propose Therese stancamente

- Eravamo in quattro nella sala, me ne sarei accorta se qualcuno si fosse avvicinato – le feci notare

- In questo caso Maggie non so davvero cosa dirti – sbuffò lei e tornò a dedicarsi al suo libro

Quello che più mi spaventava era che quella sera, mentre ripetevo a Tom come si prepara una Pozione Restringente, cominciavo a credere di essermi immaginata tutto a causa della stanchezza.

La mattina dopo decisi che dovevo dimenticarmi l’episodio del libro scomparso al più presto e concentrarmi sullo studio.

JJ mi telefonò da Parigi durante l’ora di Storia della Magia. Finsi di essermi strozzata con l’inchiostro e Ruf mi mandò in bagno.

- Come te la passi in Francia? – le domandai

- Qui è davvero uno sballo – rispose lei urlando – siamo a Nizza. Non ti immagini quant’è bello questo posto –

- Pieno di culi ricchi che sbattono a destra e a sinistra – soggiunse Dan

- Daniel! Non essere il solito cafone – gli urlò dietro una voce che non riuscii a ricollegare a nessuno che conoscessi

- Ci stiamo abbronzando tantissimo, quando tornerò mi scambieranno per Naomi Campbell – strillò Lingerie esaltatissima

- Oh…scambieranno anche muuà per Naomi – ridacchiò Mark con voce melensa

- Restituitemi il telefono – la voce di JJ sovrastò le altre e fece un sospirone riappropriandosi del cellulare – Allora, cara la mia secchioncella, come vanno le cose lassù? –

- Come al solito – mi sedetti sul davanzale della finestra e guardai fuori – Piove e tira vento –

- Voglio restare qui per altre due settimane, non sopporto l’idea di dover tornare alla London quando ci sono posti del genere al Mondo – sibilò JJ – Non consumarti la vista sui libri, o non potrai ammirare i regalini che ti porterò –

- Accidenti, JJ…Lunedì iniziano i GUFO! Mancano tre giorni e mi sembra di non sapere nulla – sospirai – Forse non è quello che vuoi sentirti dire mentre ti diverti, ma non ce la faccio davvero più –

- Resisti, ormai manca poco – mi rassicurò lei – E poi hai studiato come una pazza, vedrai che gli esami saranno una passeggiata –

- A proposito di passeggiata, siamo sul lungomare…in costume e infradito e stiamo pensando seriamente di disertare la gita alle cascate e farci un bel bagnetto – mi annunciò Mark

- Grazie, è proprio quello che volevo sapere – sussurrai

- Mark scherza…piove anche qui e siamo chiusi sottocoperta – mentì JJ, come se non sentissi le urla gioiose dei bambini sulla spiaggia. Quasi mi sembrava di sentire l’odore della crema solare

- Non preoccupatevi per me, mi stavo divertendo un casino a sparare palline di carta masticata nel coppino di Malfoy – li rassicurai

- Fatti valere, Pallina – urlò Mark

- Ora dobbiamo proprio andare, ma ci sentiamo presto – JJ non mi diede il tempo di salutarla e chiuse la conversazione

Mi girai verso Mirtilla Malcontenta che fluttuava attorno ai lavandini.

- Beata te che ai GUFO non ci sei arrivata – sibilai e poi tornai in classe a disegnare tacchette sul banco per cronometrare i minuti mancanti alla fine delle lezioni.

Quella sera parlai a Tom del libro scomparso nel nulla.

- Te lo assicuro! Glenda l’ha infilato nello scaffale e il libro è sparito – dichiarai

- Sicuramente c’è qualcosa che ti è sfuggito… - borbottò Tom

- Perché non volete credermi? Me ne sarei accorta se ci fosse stato qualcun altro! – sbottai

- Io ti credo – si intromise Cissie

Indossava un abitino verde acqua e il solito fiocco blu e in mano aveva un mazzo di fogli.

- Allora siamo a posto – ridacchiò Tom, facendo rotolare la sua bacchetta sul tavolo con un fare alquanto irritante

- Io ti credo – ribadì Cissie, mi prese per mano e mi portò nella stanza del pianoforte, senza ammetetre repliche

- Senti, Cissie, sono contenta che tu ci creda…ma ho studiato fino ad ora e mi bruciano gli occhi – sbottai – Vorrei andare ad Hogwarts, se non ti dispiace –

- Non vuoi sapere perché ti credo? – mi chiese lei perplessa

- Forse è perché ti fidi di me? – proposi

- Oh, no…a nessuno verrebbe in mente di fidarsi di una come te – disse velocemente, poi si accorse della gaffe e si coprì la boca con una mano paffuta – Voglio dire che a prima vista sembri il genere di persona di cui mai nessuno si fiderebbe –

- Grazie – sibilai

- Credo che Stefan sospetti qualcosa – mi sussurrò Cissie in un’orecchio, con l’aria di onnipotenza tipica delle sue rivelazioni

- E questo cosa c’entra con il libro di Glenda? – le domandai cercando di nascondere gli enormi dubbi sulla sua sanità mentale

- Già – Cissie spalancò gli occhi color smeraldo e li puntò su di me. Era inquietante – Già –

- Già – convenni

- Complimenti, Maggie – fece lei

Un tuono rimbombò sulla villa. Tra il temporale fuori e l’espressione quasi satanica di Cissie dentro mi sembrava di essere in un film horror.

- Proprio così – continuò Cissie – è a questa domanda che devo dare una risposta – scribacchiò qualcosa su uno dei fogli – Cosa c’entra il libro con Stefan? Cosa? Cosa?

- Magari nulla – suggerii

- Oh, povera piccola ingenua Margaret – Cissie scosse la testa – In questo Mondo nulla succede per caso –

- Infatti ora devo proprio andare – afferrai uno dei piccoli pasticcini rotondi che Cissie aveva disposto allineati sul pianoforte e me ne andai masticando lentamente

Una delle cose che odiavo di Pansy Parkinson era la sua capacità di beccarti sempre nel momento preciso in cui speravi di non essere beccata. Naturalmente era anche la cosa che più amavo di lei, visto che le consentiva di essere un’ottima stana-scoop per il nostro giornale.

Comunque, quel Venerdì pomeriggio, ero sdraiata a prendere il sole nel giardino di Hogwarts, con il libro di Storia della Magia sotto la testa a farmi da cuscino (un po’ duro, ad essere sinceri) e il telefono all’orecchio.

Era più di mezz’ora che ridevo sguaiatamente al telefono con JJ e gli studenti dei primi anni che si godevano gli ultimi giorni di scuola al lago mi guardavano rincuorati e tra loro bisbigliavano che se io potevo permettermi di cazzeggiare a quel modo significava che il quinto anno non era poi così tremendo.

- Avresti dovuto sentirli ieri sera – JJ mi stava raccontando dell’allegra serata tra localini di lusso e passeggiate sul lungomare che aveva passato con Dan e Mark

- Che diavolo hanno fatto? – ormai non riuscivo più a trattenere le risate, dovetti perfino sollevarmi altrimenti avrei rischiato di strozzarmi con la lingua

Sapete com’è, si comincia a ridere per una stupidata e poi sembra impossibile smettere e ogni cosa che si dice aumenta la risata fino a farti sentire sul punto di esplodere. Ecco, in quel momento ero sul punto di esplodere.

- Si sono vestiti da donna – JJ riprese fiato – E hanno scommesso con Eloise, Fraiser e altri coglioni della mia classe che avrebbero camminato per almeno due chilometri urlando di essere gay –

- E l’hanno fatto? – le chiesi

- Oh…sì… - JJ si interruppe per bofonchiare qualcosa rivolta probabilmente a qualcuno accanto a lei – Se ne sono andati in giro abbracciati urlando “We som jèy” –

Cercai di immaginarmi il mio ragazzo e il suo migliore amico vestiti da donna che camminavano mano nella mano urlando cose incomprensibili in francese e scoppiai a ridere ancora più forte.

- Spero che tu li abbia filmati – osservai

- Certo! Ho fatto un video con il mio nuovo cellulare – JJ rimase un attimo pensierosa – Te l’ho fatto vedere il mio nuovo cellulare, vero? –

- Veramente no…che fine ha fatto quel Nokia che avevi? – le chiesi

- Ce l’avevo da Febbraio! L’ho dato a Stephie, le serviva un nuovo telefono, e me ne sono comprata uno fucsia – spiegò

- Ah, beh…se è fucsia – ridacchiai

- Mi dispiace doverti interrompere in un momento così allegro per te, Maggie, ma ho bisogno di parlarti – mi sussurrò Pansy all’orecchio comparendo all’improvviso dal nulla

- Da quando hai imparato a Materializzarti? – la fissai sconvolta e ripresi a parlare al telefono con JJ

- Veramente ti sto aspettando da un quarto d’ora – replicò lei cercando di mantenere la sua solita proverbiale calma – Non volevo parlarti mentre sei al telefono ma credo che potrei aspettare tutta la vita in questo giardino e passerebbero le stagioni ma tu continueresti a parlare al telefono –

- JJ...ho come la vaga sensazione che sia successo qualcosa di spiacevole – ammisi – Devo andare –

- La tua vaga sensazione è purtroppo esatta – convenne Pansy

- Che c’è? Le copie di Gossipschool non si stanno moltiplicando come dovrebbero? Hai sbagliato l’incantesimo? Luna ha combinato qualche disastro? – volli sapere, arrancando dietro di lei che correva verso il castello

- La Chang – disse telegraficamente – Quella stupida è andata a protestare con la Umbridge per il nostro articolo – sbottò Pansy – Le ha detto del veritaserum e della tua vendetta personale –

- Ma la Umbridge non può aver fatto nulla! Lei è d’accordo con noi…lei fa gli interessi di Gossipschool! – le ricordai

- Infatti la Umbridge non ha dato peso alla Chang, e sai cos’ha fatto quella merdina? – sibilò Pansy

- Ha distrutto la redazione di Gossipschool? – proposi – Di nuovo – specificai

- No! – disse precipitosamente Pansy – Ah, tra l’altro, ho creato degli incantesimi e una parola d’ordine per entrare nella redazione – soggiunse – è andata a piangere da Piton –

- Oh cazzo – borbottai

- Il quale si stava già chiedendo chi mai avesse rubato il veritaserum e ora ha scoperto che sei stata tu – spiegò Pansy

- Mia sorella, veramente – puntualizzai – Piton mi aspetta per scontare la mia punizione? –

- Sorprendentemente no. Piton ha risposto alla Chang che ci avrebbe pensato in seguito – Pansy si interruppe e mi fissò strabiliata – Poi mi spiegherai come hai fatto ad ingraziarti anche Piton – ricominciò a camminare ancora più veloce verso la redazione del giornale – la Chang ha giocato la sua ultima carta e ha implorato la professoressa Rosweth di intervenire e ora…beh… -

Eravamo davanti alla porta del nostro sgabuzzino. Oltre a noi, davanti alla porta chiusa della redazione c’erano anche Magnolia e Glenda.

Glenda con un mini-abito bianco quasi trasparente che lasciava benissimo intuire quel poco che non si vedeva e Magnolia con una minigonna che sembrava piuttosto una cintura facevano pensare ad un marciapiede più che ad una redazione giornalistica.

- Ebbene, pensavo di avervi perse per sempre – brontolò Magnolia, evidentemente stufa di condividere il suo tempo con una delle protagoniste delle pagine scandalistiche del nostro giornalino

- Noi dobbiamo parlare – dichiarò Glenda

- Parliamo allora – sbuffai io lanciandole uno sguardo a metà tra il disgustato e l’impietosito

Glenda non spostò lo sguardo su Pansy come immaginavo che avrebbe fatto ma rimase a fissarmi in un modo talmente fastidioso da riuscire quasi a confondere i miei pensieri. Poi si voltò di scatto verso la porta ed entrò.

- E i tuoi incantesimi infrangibili? – domandai stupita a Pansy

- Dovrò rivederli – ammise lei

Le copie di Gossipschool volteggiavano nella stanza duplicandosi e formando pile su pile di giornalini: era una cosa abbastanza impressionante anche se la vedevo succedere ormai da più di due anni.

Glenda non commentò l’ottimo uso che Pansy aveva fatto di un incantesimo così difficile che lei stessa ci aveva insegnato al terzo anno, ma si sedette su una delle poltrone gonfiabili e acciuffò una copia dal gruppo.

- Quello che avete fatto è deplorevole – dichiarò sfogliandolo

Io e Magnolia ci fissammo esterrefatte chiedendoci se “deplorevole” fosse un complimento o un insulto.

- Che cos’è che sarebbe deplorevole? – chiese invece Pansy

- Pubblicare un articolo di tale crudeltà per umiliare una vostra compagna di scuola – Glenda indicò l’articolo su Cho Chang

- Beh…lei non si è fatta scrupoli a umiliarmi scopandosi il mio ragazzo – ribattei offesa

Pansy mi diede una gomitata e si avvicinò a Glenda sorridendo.

- Ne abbiamo già parlato con la preside: possiamo pubblicare articoli umilianti su chiunque in questa scuola – decretò Pansy – Anche su di lei, volendo – precisò

- Davvero divertente – ridacchiò Glenda – Io non sono la Umbridge. Non mi intimoriscono le vostre ridicole minacce. Sono qui per fare ciò che ogni insegnante dovrebbe fare – e così dicendo incendiò la copia di Gossipschool che aveva in mano

- Professoressa Rosweth! – strillò Magnolia colpita – Lei non può fare questo! –

- Lo dico da parecchio tempo a Dolores…non può lasciare che due ragazzine facciano il bello e il cattivo tempo in una scuola di fama millenaria – sibilò Glenda

- Ma noi…pubblichiamo solo un giornalino scolastico! – osservò Magnolia

- Ed è un’associazione che la Umbridge approva quindi non siamo nemmeno clandestini – soggiunsi con un pizzico di sarcasmo nei confronti di quel decreto scolastico di parecchio tempo prima

- Questo giornale è moralmente scorretto – dichiarò Glenda

Nell’esatto momento in cui tirava fuori la bacchetta dalla borsetta di vernice, Dolores Umbridge fece la sua rosea comparsa sulla soglia della redazione.

- G-Glenda! – urlò la Umbridge fermandole la mano – Che cosa succede qui dentro? -

- Professoressa! Menomale che è arrivata…la Rosweth è impazzita…vuole bruciare tutti i giornalini! – strillò Magnolia con voce isterica

Quattro paia di occhi si posarono su Glenda che sorrise beatamente. La bacchetta era al sicuro in borsa e per terra c’era un calabrone stecchito.

- Dolores – sorrise Glenda – Non crederai davvero che volessi bruciare i giornalini –

- Ma no…certo – la Umbridge ridacchiò nervosamente

- Ma professoressa… - cominciò Pansy

- Visto, ragazze? Definirei il vostro un allarmismo esagerato per una semplice ape – disse Glenda melensa

Quegli occhi che poco prima sembravano ghiaccio ora ci guardavano con la loro solita espressione un po’ ebete.

- Allora…per fortuna che c’era la nostra Glenda pronta a salvarvi – osservò la Umbridge

- Già – Glenda distolse finalmente lo sguardo dalla Umbridge, poi si girò e scomparve in fondo al corridoio

- Come procede il lavoro? – ci chiese la Umbridge – Riuscirete a duplicarle tutte entro domani? –

- Certo – Pansy annuì energicamente – Ma saranno dispari –

- Dispari? E come mai? – volle sapere lei

- La Rosweth ha bruciato una copia poco fa – spiegò Magnolia

- Questa sì che è bella! – la Umbridge scoppiò a ridere – Glenda? –

- Beh…professoressa…ha visto anche lei quello che stava facendo prima! Avrebbe bruciato anche le altre se non fosse arrivata lei! – esclamai

- Non dite sciocchezze…Glenda stava solo uccidendo quell’ape! – e la Umbridge se ne andò con un risolino divertito

Era un po’ come con Tom: bastava uno sguardo o una parola dolce e lui ci ricascava. Incredibile quanta capacità di convincimento avesse quella ragazza.

- La odio – decretò Pansy, sedendosi con forza sulla poltrona – Quella sua mania di fare sempre la paladina della giustizia –

- La Umbridge? – fece Magnolia perplessa

- No…Glenda Rosweth – pronunciò quel nome quasi con disgusto – Tutta occhioni dolci e vestiti frou-frou –

- Bisognerebbe darle una bella lezione – dichiarò Magnolia

- Già – convenni sentendomi prendere anch’io da una certa rabbia nei confronti di Glenda

Pansy sorrise tra sé e sé e poi si voltò verso di noi con aria trionfante.

- Mi è venuta un’idea – annunciò – Un’idea davvero magnifica per punire Glenda. Visto che lei sostiene che umiliare le persone sul nostro giornale sia “deplorevole” le dimostreremo che è anche molto divertente. E che più le notizie sono eclatanti, più è divertente. E più è divertente più il giornalino va a ruba –

- Ho capito – nella mia mente cominciava a formarsi un’idea – Io ho quello che farebbe al caso nostro –

- Un gossip? – a Pansy brillarono gli occhi

- Forse non molti sapranno che Glenda… - trattenni il respiro lasciando una breve pausa carica di suspence – tradisce Stefan –

Magnolia sgranò gli occhi, Pansy si lasciò sfuggire un sorriso.

- Forse è molto tardi, ma non abbastanza da cambiare la nostra copertina – ridacchiò – Visto che Glenda vuole difendere Cho, lasceremo che siano le foto del suo tradimento a fare bella scena in copertina –

- E so anche dove trovarle – soggiunsi – Anche se ci costerà qualche spicciolo –

Ci guardammo con aria di comprensione.

- Cissie! – dicemmo in coro e cominciammo a raccogliere i risparmi di Gossipschool

Cissie arrivò pochi minuti dopo la nostra telefonata, proprio come se non stesse aspettando altro. Probabilmente nei suoi occhi prilluccicava il simbolo della Sterlina, ma noi eravamo troppo occupate a progettare l’articolo che avrebbe portato le vendite del giornalino a quote mai raggiunte.

- Poi mi dovrai spiegare perché non me l’hai detto prima che Glenda aveva un altro – sibilò Pansy – Nel numero di Natale avrebbe fatto un figurone –

- Veramente lo so da poco – provai a mentire

Pansy mi lanciò uno sguardo perplesso e continuò a sistemare una pila di fogli.

- Ok, ammetto che lo so da parecchio…ma ho voluto conservare quest’informazione per l’occasione giusta – ritentai – Ed ecco che si è presentata –

Questa risposta parve piacerle molto di più. Mi sorrise estasiata.

- Spero tu abbia in serbo altri gossip come questo per l’anno prossimo – e tirò fuori da un cassetto la scatola di latta che conteneva gli sforzi di un anno

Cissie era seduta dietro la mia scrivania, sulla mia poltrona e giocava con la mia penna. Sapeva di avere in mano la situazione e averglielo fatto capire era l’errore più stupido che avessimo mai potuto fare.

- E così volete sputtanare Glenda – Cissie cominciò ad allineare una serie di scatti sulla scrivania

- Mi sembra una cosa più che giusta – confermò Magnolia – Non lo pensi anche tu, Cecilia? –

- Non mi chiamo Cecilia – sussurrò Cissie senza molta espressività – E comunque la mia è solo una questione di business, non mi importa cosa ci facciate con queste foto. Potete venderle al Times o bruciarle, l’importante è che paghiate –

- Non dovresti essere così venale alla tua età – le ricordò Pansy – Raccontaci qualcosa – soggiunse tirando fuori un block notes

Cissie si guardò intorno pensierosa. Io ero appoggiata allo scaffale dove le copie si impilavano una sopra l’altra, Magnolia era inginocchiata per terra con i gomiti sulla scrivania e Pansy sorseggiava un the scribacchiando qualcosa sul block-notes.

- Oh…certo – disse infine

Improvvisamente fui attraversata da un brivido e sperai che l’attrazione fatale per i soldi di Cissie non la istigasse a rivelare la vera identità di Tom. Per ricordarglielo cominciai a gesticolare freneticamente senza farmi notare da Pansy e Magnolia. Mimavo un uomo incappucciato con la bacchetta e le facevo cenno di stare zitta.

- Maggie, è tutto a posto? – mi chiese dopo un po’ ridacchiando

Le mie colleghe si girarono e io sorrisi tranquilla. Quando si rivoltarono ricominciai con il mio ballettino.

- Dicevamo, Cissie, che Glenda tradisce Stefan – Pansy si avvicinò alle foto e le guardò in adorazione, come se un solo respiro più forte potesse comprometterle per sempre

- Sì ma con chi? – sbuffò Magnolia – Ce l’aveva già detto Maggie che Glenda tradisce Stefan! Ti abbiamo chiamata per sapere qualcosa in più! –

- Bisogna avere pazienza – le ricordò Cissie fulminandola con lo sguardo – E parecchi soldi –

- Dicci almeno come si chiama – sussurrò Magnolia

- Oddio…no! – quasi mi soffocai cercando di lanciare dei segnali a Cissie

- Io devo rispettare la privacy, non posso rivelare il nome – borbottò incrociando il mio sguardo

Le feci un sorriso di riconoscimento e ricominciai a respirare.

- Cosa? – fecero in coro Pansy e Magnolia

- Già, cosa? – soggiunsi io per non destare sospetti

- Non posso – tagliò corto lei

- Ci sono i diritti d’autore – soggiunsi come colta da un’improvvisa illuminazione

- Sul serio? – Magnolia era piuttosto incredula

- Ma, in fondo, non credo che un nome in più o in meno possa cambiare la…come dire… esplosività della notizia – osservò Cissie

- Sì…in effetti – ammise Pansy – Allora parlaci un po’ di questo anonimo amante di Glenda –

- Beh, direi che queste foto parlano da sole – Cissie indicò una foto dove Tom di spalle con indosso una vestaglia di seta nera leccava la schiena di Glenda nuda distesa su un letto

- Ammazza…sembra che stiano girando un porno – commentò Magnolia, osservando le foto divertita

- E queste sono le più caste – sorrise Cissie, tirandone fuori altre dalla sua cartella – Prova a guardare queste –

Centodiciotto foto di vero e proprio sesso. La prima cosa che ingenuamente pensai fu che una bambina dell’età di Cissie non dovesse vedere quelle cose né tantomeno fotografarle, ma subito dopo pensai alla faccia che avrebbe fatto Tom nel vedere quelle foto sul mio giornalino.

- Forse non dovremmo essere troppo volgari – feci notare a Pansy, infilando la foto di Tom seduto sul letto con Glenda che lo circondava con le gambe urlando di piacere sotto un mucchio di altre foto simili

- Detesto dirtelo, ma hai ragione – sospirò Pansy guardando sospettosa una foto di giochini con il miele – Cissie, ti ricordo che Glenda ci dovrà dare dei voti positivi ai GUFO, quest’anno –

- Ah, giusto, me lo stavo dimenticando – così dicendo Cissie raccolse le foto da giornaletto porno e ce ne consegnò delle altre: Tom e Glenda a cena assieme, Tom e Glenda che si baciavano al chiaro di luna, Tom e Glenda mano nella mano in Oxford Street e svariate altre.

- Queste mi sembrano ottime – decretai scegliendone in particolare una dove i due si baciavano nel tunnel dell’amore al Luna Park – E poi noi dobbiamo dimostrare che Glenda tradisce Stefan, non che Tom è un ottimo scopatore –

- Tom? – borbottò Pansy

- Ho detto Tom? – mi morsi la lingua maledicendo la mia stupidità

- Sì, hai detto Tom – rispose Magnolia

- Già…è che…ha terribilmente una faccia da Tom! Se io dovessi dargli un nome, intendo, lo chiamerei Tom – sorrisi

- Io Philipp – decretò Magnolia – Oppure un nome esotico…che ne so…Javier –

- No, no… - la interruppe bruscamente Pansy e corse verso uno scaffale cominciando a rovistare tra le foto degli archivi

- Dovreste… - iniziò Cissie impaziente di ottenere il suo pagamento

- Eccola qui! – esclamò Pansy trionfante – La foto di quello spettacolo al terzo anno: qui ci sei tu con la Coppa delle Case in mano e qui, proprio dietro di te – la sua lunghissima e curatissima unghia porpora si posò a due millimetri dal volto di Tom – c’è l’amante di Glenda –

- Guarda un po’ che coincidenza – ridacchiai nervosamente

- Stavano assieme fino all’Estate di quell’anno, quindi la cara Rosweth tradisce Stefan con il suo ex – osservò Pansy esaltata

- Esattamente come tradiva il suo ex con Stefan – soggiunse Cissie

- E si chiama Tom – concluse determinata – Me lo ricordo benissimo. Oltre a chiamarsi Kevin, intendo –

Mi chiesi come diavolo facesse Pansy a ricordarsi i nomi dei personaggi del mio spettacolo, ma evitai di mostrarmi troppo interessata e continuai a sfogliare le foto.

- Quanto vorreste spendere? – domandò Cissie

- Quanto vorresti farci spendere? – replicai io

- Le foto hanno un costo che varia dalle 20£ alle 200£. Anche 300£ ma solo le scene di sesso molto spinte, che voi non volete, ma che potrebbe volere Stefan quando scoprirà gli altarini di Glenda. E di conseguenza io farò lievitare i prezzi fino a toccare punte di 500£ - sorrise Cissie

- Preferisco non fare commenti – borbottai e io, Pansy e Magnolia ci calammo sulle foto per sceglierne quattro

La mattina dopo, mentre molti studenti si accalcavano intorno al banco di vendita dei giornalini, dovetti ammettere che l’articolo era venuto davvero bene. E anche che Glenda era decisamente fotogenica.

La nostra professoressa non si infuriò come aveva fatto la Umbridge, ma comprò Gossipschool e scoppiò a ridere. lo stava leggendo nella Sala Comune di Grifondoro, quel Sabato pomeriggio, e quando sollevò gli occhi e mi vide mi fece cenno di raggiungerla.

- Bell’articolo – commentò chiudendo il giornalino

- Grazie – sorrisi non sapendo cosa dirle

- Questa foto mi piace particolarmente – indicò la foto di lei e Tom che si tenevano per mano – Posso averne una copia? –

Che è stupida, ormai è una nozione consolidata, ma anche masochista…

- Certo – le assicurai – Chiederò a Cissie –

- Le mie foto con Tom sono molto vecchie, ormai, ci vuole un pizzico di novità, non trovi? – mi chiese

- Sì sì – annuii energicamente – E quella è proprio bella – soggiunsi

Mancavano appena due giorni all’inizio dei GUFO e non me la sentivo di provocare la professoressa che avrebbe dovuto giudicare la mia incapacità nella sua materia.

- Anzi, penso che potremmo farla incorniciare – esagerai, sperando di non prendere una “T” – una bella cornice con tanti cuoricini – stavo lentamente salendo verso una meno umiliante “S” – e chiederò a Cissie di stamparne anche delle copie piccole, da tenere nel portafoglio, per averle sempre vicine – forse mi avrebbe promossa

- Buona idea – Glenda si alzò e mi sorrise riconoscente – Allora le aspetto –

Quello a cui non avevo pensato era che adesso mi toccava anche pagare. Ma per un voto in più, questo ed altro.

- Avanti, si tratta solo di prestarmi l’originale e potrò farmene fare una copia… - stavo praticamente implorando Cissie mentre lei, ignorandomi beatamente, andava avanti a ripetere un discorso che aveva preparato per quando avrebbe vinto la gara di giovani talenti che la London Academy avrebbe organizzato l’autunno successivo

- Io non presto in giro l’originale delle mie foto – tagliò corto Cissie, dopo qualche minuto – alla Young Talent Show ci saranno un sacco di ragazzi del Little Angels, sai cosa significa questo? –

- No – ammisi

- Significa che l’orfanotrofio ha già investito per loro migliaia di sterline – sibilò Cissie – e sicuramente studiano nelle più affermate scuole di musica del regno. E sai perché devo vincere la gara? –

- No – ripetei

- Per dimostrare loro che non è una buona scuola che fa un buon musicista – rispose

- Ti prego, mi presti l’originale di quella foto? Solo di quella, non chiedo tanto – sussurrai

- Le foto non si “prestano”, si comprano. Altrimenti avrei potuto “prestarvi” le foto che vi servivano per Gossipschool e aspettare che le fotocopiaste e poi farmele ridare come se niente fosse – sbottò Cissie

Accidenti, se ci avessi pensato prima.

- Non sto cercando di rovinare il tuo lavoro – la rassicurai – Voglio solo…ecco…insomma, siamo amiche, cos’è che esattamente ti impedisce di prestarmela? –

- Appunto, siamo amiche. E tu non vorresti mai truffare un’amica, immagino – osservò lei

Certe volte le mie discussioni con Cissie arrivavano in punti dove non potevano che arenarsi. Le nostre idee sull’amicizia, sui soldi e sulla moralità delle persone erano talmente agli antipodi che non riuscivano ad incontrarsi mai, e saremmo potute andare avanti a discutere per ore senza mai capire il punto di vista dell’altra.

Schumi95: beh prima o poi avrebbe dovuto confessare. Se vuole avere un rapporto serio e vero con Therese deve smettere di tenerle nascoste tutte queste cose. Ci sono troppi segreti tra le due perché la loro relazione possa trasformarsi in un’amicizia. Sono contenta che Therese continui a piacerti.

La_tata: è verissimo, sembra sempre che Mark sia pronto a fare tutto per Maggie e che Maggie non ricambi mai. in fondo, nonostante il fatto che la storia sia raccontata in prima persona da Maggie contribuisce a filtrare l’importanza degli eventi, ci accorgiamo che è sempre Mark a fare compagnia a Maggie e a rassicurarla e mai viceversa il che convince Maggie che lui non abbia mai bisogno di rassicurazioni. Sarà poi vero?

Tom94: spero che la mia lunga assenza non ti abbia demoralizzata. Recensisci per la prima volta al capitolo 71 e io sparisco per quasi tre mesi. Beh, sono tornata e grazissimo per tutti i meravigliosi complimenti che hai scritto nella tua recensione. Non credo di meritare tanto, ma sono contentissima che ti piacciano Maggie e gli altri. Quanto a Tom (dal tuo nickname posso indovinare che è uno dei tuoi personaggi preferiti) la sua cotta madornale per Glenda riserva ancora mooolte sorprese.

Seiryu: Therese è arrabbiata con Maggie perché per anni le ha nascosto il tradimento di Baston e nel contempo la compatisce perché prova per Mark quello che lei stessa provava per Baston ai tempi (Therese non lo ammetterebbe mai, ma era davvero innamorata di lui e il suo tradimento le ha condizionato l’intera visione dell’amore, piuttosto pessimistica, che Therese ha in seguito) e pensa che non possa durare in eterno e che prima o poi anche lei si ritroverà tradita.

Baciottolonzi a presto!

  
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