Rieccomi.
Scusate il
ritardo
(dieci settimane..considerevole) ma, come vi avevo avvertiti, sono
stata in
Australia per questo periodo e nonostante ci fosse il computer non
sapevo come
scaricare il programma per inserire l’HTML e così
ho dovuto astenermi dall’aggiornare.
Ma ora sono tornata e non vi libererete facilmente di me, di nuovo.
Per aiutarvi a
raccapezzarvi nella storia, data la mia lunga assenza, siamo a Giugno
del
quinto anno di Maggie (quindi manca pochissimo ai GUFO). Maggie ha
appena
scoperto che Cho Chang cercava in tutti i modi di rovinarle la vita e
sta per
sputtanarla pubblicamente su Gossipschool.
A voi.
Io e Therese
non ci parlammo per i successivi due giorni.
Temevo che lei fosse seriamente arrabbiata con me ma, anche se avessimo
voluto
parlarci, sarebbe stato veramente difficile perché la mole
di cose da studiare
raggiungeva l’inverosimile.
I professori
sbandieravano orgogliosamente la loro magnanimità
nell’aver deciso che non
avrebbero dato compiti nelle due settimane che ci separavano dai GUFO,
ma in
compenso le cose da ripassare da un giorno all’altro erano
tantissime.
La sera del 5
Giugno Therese mi fissò inarcando le sopracciglia mentre
indossavo un vestito
di rete per la festa di compleanno di JJ.
- Posso essere
sincera? – era molto che non sentivo la sua voce
- Se anche ti
dicessi di no credo che lo saresti comunque – osservai
– Quindi sì –
- Sembri una balena
infilata in un retino da pesca – decretò
Mi guardai allo
specchio sconcertata. Il vestito nero (di Dolce & Gabbana) mi
strizzava la
pancia facendo formare dei piccoli ma inquietanti rombi di lardo sulla
schiena
nuda. In effetti Therese aveva ragione.
- Non importa,
nessuno mi conosce – mentii
- Se vuoi mantenere
una certa dignità potresti restare ad Hogwarts a studiare.
Manca talmente poco
ai GUFO – mi ricordò Therese
- Non mettermi
angoscia – sbuffai – Credi che non lo sappia che manca talmente poco ai GUFO?
Therese sospirò
scuotendo la testa. Se ne andò borbottando che sarei stata
bocciata in tutte le
materie e aggiunse che quel vestito mi stava davvero male.
Anche
l’espressione
perplessa di Dan confermò l’impressione di mia
sorella.
- Lo so che sembro
una balena incastrata in un retino – tagliai corto
- Uhm…no
– fece lui
- Non dire bugie
solo per tirarmi su di morale – lo rimbeccai
- Volevo dire:
uhm…no…sembri più che altro un salame
– riprese lui
- Molto divertente
– sibilai sarcastica e cercai di raggiungere JJ a piccoli
passi, per non
rischiare di strappare il vestito sui fianchi
La mia amica
indossava un abito di satin argenteo, che a me non sarebbe stato
nemmeno su un
braccio tanto era corto e stretto. La copriva solo da metà
seno a sotto il
sedere, cosa che su qualsiasi altra ragazza sarebbe sembrata volgare e
inadatta, ma che su di lei era semplicemente divina.
- Ehi, Maggie! –
mi
sorrise JJ – Sei davvero affascinante – soggiunse
senza la minima incrinatura
nella voce
- Sei brava a
mentire – sussurrai cercando di strisciare contro il muro per
raggiungere Mark
- Forse quel
vestito non è molto adatto – ammise lei
- Forse questo
vestito sta per esplodere – replicai
- Ma se cammini
strisciando sui muri la gente ti noterà sicuramente. Credo
che dovresti
mimetizzarti tra la folla e ostentare indifferenza – propose
lei
- Come faccio ad
ostentare indifferenza? Non riesco neanche a respirare! Il fatto di
essere in
apnea non mi aiuta a ostentare indifferenza – le feci notare
- Quel vestito
è
stato appositamente creato per impedire la respirazione –
spiegò – Se respiri
sembri più grassa – soggiunse
- Ma se non respiro
muoio – ribattei
- Morirai sembrando
magra – JJ sollevò le spalle sorridendomi
rassicurante
Mark ed io passammo
il resto della serata sulla terrazza di JJ, in un angolino lontano
dalla musica
e dalla piscina attorno alla quale tutti ballavano nei loro vestiti da
migliaia
di sterline.
- Mi mancherai –
sussurrai a Mark nell’orecchio
- Anche tu –
rispose lui, sempre sussurrando
- Figurati se ci
credo! Tu te ne starai spaparanzato sulla nave della tua scuola a
guardare il
culo delle francesi sulla spiaggia e io qui a studiare per i GUFO
– sbottai
- A me non
interessano i culi delle francesi – ridacchiò Mark
– Loro non hanno il culo a
piccoli rombi –
- Non sei
divertente – gli feci notare
- Volevo essere
romantico, non divertente – ribattè Mark
- Mi fa male
passare il tempo con te – decretai, guardando i palazzi
vicini illuminati a
giorno
- Perché?
– chiese
Mark scioccato
- Perché tu mi
fai
sentire come se fossi la più bella del Mondo e ho paura di
cominciare a
crederci – spiegai
- Dovresti –
replicò lui – Perché tu lo sei
–
Solo in momenti
così si può capire cosa significa davvero essere
vivi. Momenti in cui sai che se
tu morissi da un momento all’altro qualcuno sentirebbe la tua
mancanza. Momenti
in cui sai che qualcuno ti ama.
- Quelle persone
credono di no – borbottai
Mark sollevò
gli
occhi da me e guardò oltre le pianticelle. Eloise stava
ballando su una sdraio
con un ragazzo bellissimo.
- Ti invidiano –
spiegò lui – Tu sei felice e vorrebbero esserlo
anche loro, ma sono troppo
impegnati a spendere i loro milioni e a curare la loro immagine per
essere
felici –
Io e Mark ci
abbracciamo e rimanemmo fermi nella stessa posizione per qualche
minuto. Poi,
improvvisamente, ebbi come un’illuminazione.
- Forse nemmeno JJ
è felice! – esclamai
Mark abbassò
gli
occhi sul cocktail che stringeva ancora in mano e corrugò la
fronte.
- Cosa te lo fa
credere? – mi chiese
- Forse anche lei
è
troppo impegnata – osservai – Forse quelle persone
vogliono essere impegnate
per non essere felici. Perché essere felici è
pericoloso, innamorarsi è
pericoloso, ci rende fragili e quelli come loro non possono essere
fragili –
- Basta rhum –
Mark
mi sfilò un bicchiere dalle dita –
L’alcool che circola nel tuo sangue ti fa
nascere delle considerazioni filosofiche ben poco adatte alla
situazione –
Scoppiai a ridere e
anche quella volta JJ uscì dalla mia mente. Poi, il giorno
dopo, partì con il
jet privato della London Academy per Montecarlo, dove lo yacht
(sessanta metri)
della London Academy aspettava gli studenti per una settimana di gita
tra i
lidi della costa Azzurra e le stradine di Parigi.
JJ partì la
mattina
del 6 Giugno, il giorno del suo compleanno, perciò quel
pomeriggio dovetti
andare da sola alla London Academy, per le prove di Grease.
Non vedevo l’ora
che arrivasse il giorno dello spettacolo. Non avrei sopportato Seth una
volta
di più, anche se aveva imparato ad allacciarsi le scarpe.
- Fa troppo caldo
per provare – si lamentò una ragazzina bionda
- Togliti la giacca
– replicai freddamente
In camera mi
aspettava il piano di ripasso di Tom e quella sera sarei dovuta andare
a Little
Hangleton e parlargli della Trasfigurazione umana e dei motivi per cui
era
difficile da realizzare, perciò non avevo molta voglia di
ascoltare le loro
lagne.
- Non possiamo
toglierci la divisa! – sussurrò un’altra
ragazzina, guardandomi scioccata
- Allora patirete
il caldo – decretai
All’inizio non
fecero una piega. Continuarono a provare con le camicette candide, le
giacche e
i fiocchi, poi qualcuno si allentò il fiocco, qualcun altro
sbottonò la giacca
e infine Seth abbandonò la sua su una poltroncina.
- Tanto qui non ci
vede nessuno – sbuffò
- Io sarei
“nessuno”? – borbottai
- Nessuno di quelli
che ci costringono a tenere la giacca – si corresse Seth
– A te importa solo
come recitiamo –
- Mi sembra giusto
– osservai – A te no? –
Seth ci pensò
un
po’ su giocherellando con il suo fiocco.
- Sì
– disse infine
– Hai perfettamente ragione. Ma loro non capiscono
–
- Loro chi? –
l’argomento mi interessava e tutti i bambini avevano smesso
di parlottare tra
loro e sventolarsi con i copioni, ma ascoltavano in silenzio
- Loro loro
– specificò Monia, una brunetta
particolarmente stronza, indicando la parete del teatro che confinava
con il
resto della scuola
- A loro non
importa chi siamo, ma solo come ci vestiamo e come camminiamo e come
parliamo e
anche… - Elizabeth, una bambina riccia con il naso
all’insù, mi lanciò uno
sguardo di accusa - …anche come recitiamo –
- Non è vero
–
replicai – A me non importa solo come recitate –
- Non ci hai mai
chiesto se Grease ci piacesse – mi fece notare Monia
- E neanche se
fossi d’accordo a fare l’amica grassa di Sandy
– soggiunse una bambina
- E a me non hai
chiesto se volessi indossare una camicia a scacchi marroni –
rincarò la dose
Seth
- Ma… - iniziai
JJ
dove sei? Aiuto…i bambini si stanno
ribellando…
- Non diamo la
colpa a te – mi interruppe Stephie – noi siamo
stati stronzi con te perché
pensavamo che tu fossi come tutti gli altri e tu lo sei stata con noi
–
- Oh…no no
– li
rassicurai – Io non lo sono. A me importa cosa pensiate voi
–
In quel preciso istante,a
dire il vero, mi importava di più del mio pomeriggio di
studio sprecato, ma
cercai di farli sentire importanti.
Hillary Bluetown
sorrise compiaciuta e chiamò a raccolta i suoi amichetti
attorno a sé. Li
sentii bisbigliare per qualche secondo, poi si voltarono verso di me e
mi
fecero un applauso.
- Te lo meriti,
anche se sei una stracciona – dichiarò Seth
- Oh…grazie
–
borbottai – è uno dei migliori complimenti che
abbia mai ricevuto –
Quella sera mi
rintanai in biblioteca fino a tardissimo. Madama Pince se
n’era andata da molte
ore e persino Hermione si era portata due libroni in camera. La sala
era
semi-deserta. Oltre a me c’erano due ragazze di Corvonero del
settimo anno e
Glenda Rosweth.
Se ne stava lì
con
la fronte corrugata e la testa china su un volume rilegato in pelle che
avevo
l’impressione di aver già visto da qualche parte.
Quando si accorse della mia
presenza infilò il libro nello scaffale più
vicino e volteggiò verso di me con
il sorriso sulle labbra.
- Maggie…non ti
sembra un po’ tardi per studiare? – mi chiese
– Forse dovresti dormire –
- Forse anche tu
avresti bisogno di dormire – replicai, notando le profonde
occhiaie della
professoressa
- Dormirei, se non
fossi così preoccupata – Glenda lanciò
un’occhiata di sottecchi allo scaffale
dove aveva riposto il libro e si sedette accanto a me – Da
quando ho scoperto
che Stefan mi tradisce non riesco più a vivere la nostra
storia come dovrei –
Sperai che non
tornasse a parlare del matrimonio, visto che da qualche tempo non
nominava più
i vestiti rosa da bomboniera.
- Per fortuna che
c’è Tom – dissi sarcastica
- Te ne parlo
così
spesso? – lei mi fissò perplessa
Mi morsi la lingua.
Glenda non doveva sapere che io e Tom ci vedevamo regolarmente, non
doveva
scoprirlo.
- Abbastanza
– mentii – Più di
quanto mi parli di Stefan –
- Forse dovrei
mollare Stefan e mettermi con Tom – sussurrò
Glenda tra sé e sé –
Accidenti…perché è tutto
così maledettamente difficile? –
-
Già…me lo dico
anche io quando studio Pozioni – convenni – E poi
questa scuola è così
rumorosa, non si riesce mai a trovare un attimo di pace per studiare
–
Sperai che Glenda
capisse l’allusione, ma lei era troppo presa a parlare di Tom.
Smisi di ascoltarla
molto presto e mi limitai ad annuire ogni dieci o venti secondi e a
dire “I
maschi sono degli stronzi” a intervali ritmici di due minuti.
Circa venti
minuti dopo mi chiesi se Glenda non fosse andata in apnea, non avrei
mai
immaginato che una persona potesse parlare in quel modo senza fermarsi
a respirare
per più di un minuto e mezzo. Il libro rilegato in pelle
tornò violentemente
alla mia memoria. Cercai di collegarlo a un’immagine
già vista.
Quel libro.
Glenda e quel
libro.
Glenda
e quel libro!
Improvvisamente
rividi la stessa Glenda, con i capelli un po’ più
lunghi e gli occhi un po’
meno truccati. Era uno dei miei primi giorni ad Hogwarts, ed era il
giorno in
cui l’avevo vista per la prima volta. Aveva un libro in mano,
un libro di pelle
nera.
Quando Glenda smise
di parlare e se ne andò dalla biblioteca raccomandandomi di
andare a dormire,
corsi verso lo scaffale per vedere di cosa parlasse il libro, ma non
c’era più.
Lo cercai per quasi
tutta la notte ma il libro era sparito nel nulla.
- Secondo te i
libri possono volatilizzarsi? – domandai a Therese, il
pomeriggio seguente,
mentre con un folto gruppo di Grifondoro studiavamo nel cortile
- Purtroppo per te
no, sorellina cara – rispose lei, guardandomi compassionevole
- Voglio
dire…è
possibile che un libro che una persona infila in uno scaffale sparisca
quando
qualcun altro vuole prenderlo? – spiegai – Che ne
so…una specie di incantesimo
di privacy –
- Credo che tu stia
studiando troppo – dichiarò Therese –
Harry e Ron stanno andando giù al lago,
perché non vai con loro? Un bagnetto, un po’ di
cazzeggio…e tornerai la solita
Maggie che non si fa questo tipo di domande –
- Lo so che mi
credi pazza – sbottai
- Oh, ma io non ti
credo pazza – replicò Therese – credo
solo che tu sia un po’…sopra le righe,
ecco –
- Glenda Rosweth ha
messo un libro in uno scaffale, in biblioteca, e dopo
mezz’ora il libro non
c’era più! – ripetei
- Forse l’ha
preso
qualcun altro – propose Therese stancamente
- Eravamo in
quattro nella sala, me ne sarei accorta se qualcuno si fosse avvicinato
– le
feci notare
- In questo caso
Maggie non so davvero cosa dirti – sbuffò lei e
tornò a dedicarsi al suo libro
Quello che più
mi
spaventava era che quella sera, mentre ripetevo a Tom come si prepara
una
Pozione Restringente, cominciavo a credere di essermi immaginata tutto
a causa
della stanchezza.
La mattina dopo
decisi che dovevo dimenticarmi l’episodio del libro scomparso
al più presto e
concentrarmi sullo studio.
JJ mi telefonò
da
Parigi durante l’ora di Storia della Magia. Finsi di essermi
strozzata con
l’inchiostro e Ruf mi mandò in bagno.
- Come te la passi
in Francia? – le domandai
- Qui è davvero
uno
sballo – rispose lei urlando – siamo a Nizza. Non
ti immagini quant’è bello
questo posto –
- Pieno di culi
ricchi che sbattono a destra e a sinistra – soggiunse Dan
- Daniel! Non
essere il solito cafone – gli urlò dietro una voce
che non riuscii a
ricollegare a nessuno che conoscessi
- Ci stiamo
abbronzando tantissimo, quando tornerò mi scambieranno per
Naomi Campbell –
strillò Lingerie esaltatissima
-
Oh…scambieranno
anche muuà per Naomi
– ridacchiò Mark
con voce melensa
- Restituitemi il
telefono – la voce di JJ sovrastò le altre e fece
un sospirone riappropriandosi
del cellulare – Allora, cara la mia secchioncella, come vanno
le cose lassù? –
- Come al solito
–
mi sedetti sul davanzale della finestra e guardai fuori –
Piove e tira vento –
- Voglio restare
qui per altre due settimane, non sopporto l’idea di dover
tornare alla London
quando ci sono posti del genere al Mondo – sibilò
JJ – Non consumarti la vista
sui libri, o non potrai ammirare i regalini che ti porterò
–
- Accidenti,
JJ…Lunedì iniziano i GUFO! Mancano tre giorni e
mi sembra di non sapere nulla –
sospirai – Forse non è quello che vuoi sentirti
dire mentre ti diverti, ma non
ce la faccio davvero più –
- Resisti, ormai
manca poco – mi rassicurò lei – E poi
hai studiato come una pazza, vedrai che
gli esami saranno una passeggiata –
- A proposito di
passeggiata, siamo sul lungomare…in costume e infradito e
stiamo pensando
seriamente di disertare la gita alle cascate e farci un bel bagnetto
– mi
annunciò Mark
- Grazie, è
proprio
quello che volevo sapere – sussurrai
- Mark
scherza…piove anche qui e siamo chiusi sottocoperta
– mentì JJ, come se non sentissi
le urla gioiose dei bambini sulla spiaggia. Quasi mi sembrava di
sentire
l’odore della crema solare
- Non preoccupatevi
per me, mi stavo divertendo un casino a sparare palline di carta
masticata nel
coppino di Malfoy – li rassicurai
- Fatti valere,
Pallina – urlò Mark
- Ora dobbiamo
proprio andare, ma ci sentiamo presto – JJ non mi diede il
tempo di salutarla e
chiuse la conversazione
Mi girai verso
Mirtilla Malcontenta che fluttuava attorno ai lavandini.
- Beata te che ai
GUFO non ci sei arrivata – sibilai e poi tornai in classe a
disegnare tacchette
sul banco per cronometrare i minuti mancanti alla fine delle lezioni.
Quella sera parlai
a Tom del libro scomparso nel nulla.
- Te lo assicuro!
Glenda l’ha infilato nello scaffale e il libro è
sparito – dichiarai
- Sicuramente
c’è
qualcosa che ti è sfuggito… - borbottò
Tom
- Perché non
volete
credermi? Me ne sarei accorta se ci fosse stato qualcun altro!
– sbottai
- Io ti credo –
si
intromise Cissie
Indossava un
abitino verde acqua e il solito fiocco blu e in mano aveva un mazzo di
fogli.
- Allora siamo a
posto – ridacchiò Tom, facendo rotolare la sua
bacchetta sul tavolo con un fare
alquanto irritante
- Io ti credo –
ribadì Cissie, mi prese per mano e mi portò nella
stanza del pianoforte, senza
ammetetre repliche
- Senti, Cissie,
sono contenta che tu ci creda…ma ho studiato fino ad ora e
mi bruciano gli
occhi – sbottai – Vorrei andare ad Hogwarts, se non
ti dispiace –
- Non vuoi sapere
perché ti credo? – mi chiese lei perplessa
- Forse è
perché ti
fidi di me? – proposi
- Oh, no…a
nessuno
verrebbe in mente di fidarsi di una come te – disse
velocemente, poi si accorse
della gaffe e si coprì la boca con una mano paffuta
– Voglio dire che a prima
vista sembri il genere di persona di cui mai nessuno si fiderebbe
–
- Grazie –
sibilai
- Credo che Stefan
sospetti qualcosa – mi sussurrò Cissie in
un’orecchio, con l’aria di
onnipotenza tipica delle sue rivelazioni
- E questo cosa
c’entra con il libro di Glenda? – le domandai
cercando di nascondere gli enormi
dubbi sulla sua sanità mentale
- Già
– Cissie
spalancò gli occhi color smeraldo e li puntò su
di me. Era inquietante – Già –
- Già
– convenni
- Complimenti,
Maggie – fece lei
Un tuono
rimbombò
sulla villa. Tra il temporale fuori e l’espressione quasi
satanica di Cissie
dentro mi sembrava di essere in un film horror.
- Proprio così
–
continuò Cissie – è a questa domanda
che devo dare una risposta – scribacchiò
qualcosa su uno dei fogli – Cosa c’entra il libro
con Stefan? Cosa? Cosa? –
- Magari nulla –
suggerii
- Oh, povera
piccola ingenua Margaret – Cissie scosse la testa –
In questo Mondo nulla
succede per caso –
- Infatti ora devo
proprio andare – afferrai uno dei piccoli pasticcini rotondi
che Cissie aveva
disposto allineati sul pianoforte e me ne andai masticando lentamente
Una delle cose che
odiavo di Pansy Parkinson era la sua capacità di beccarti
sempre nel momento
preciso in cui speravi di non essere beccata. Naturalmente era anche la
cosa che
più amavo di lei, visto che le consentiva di essere
un’ottima stana-scoop per
il nostro giornale.
Comunque, quel
Venerdì pomeriggio, ero sdraiata a prendere il sole nel
giardino di Hogwarts,
con il libro di Storia della Magia sotto la testa a farmi da cuscino
(un po’
duro, ad essere sinceri) e il telefono all’orecchio.
Era più di
mezz’ora
che ridevo sguaiatamente al telefono con JJ e gli studenti dei primi
anni che
si godevano gli ultimi giorni di scuola al lago mi guardavano
rincuorati e tra
loro bisbigliavano che se io potevo permettermi di cazzeggiare a quel
modo
significava che il quinto anno non era poi così tremendo.
- Avresti dovuto
sentirli ieri sera – JJ mi stava raccontando
dell’allegra serata tra localini
di lusso e passeggiate sul lungomare che aveva passato con Dan e Mark
- Che diavolo hanno
fatto? – ormai non riuscivo più a trattenere le
risate, dovetti perfino
sollevarmi altrimenti avrei rischiato di strozzarmi con la lingua
Sapete
com’è, si
comincia a ridere per una stupidata e poi sembra impossibile smettere e
ogni
cosa che si dice aumenta la risata fino a farti sentire sul punto di
esplodere.
Ecco, in quel momento ero sul punto di esplodere.
- Si sono vestiti
da donna – JJ riprese fiato – E hanno scommesso con
Eloise, Fraiser e altri
coglioni della mia classe che avrebbero camminato per almeno due
chilometri
urlando di essere gay –
- E l’hanno
fatto?
– le chiesi
-
Oh…sì… - JJ si
interruppe per bofonchiare qualcosa rivolta probabilmente a qualcuno
accanto a
lei – Se ne sono andati in giro abbracciati urlando
“We som jèy” –
Cercai di
immaginarmi il mio ragazzo e il suo migliore amico vestiti da donna che
camminavano mano nella mano urlando cose incomprensibili in francese e
scoppiai
a ridere ancora più forte.
- Spero che tu li
abbia filmati – osservai
- Certo! Ho fatto
un video con il mio nuovo cellulare – JJ rimase un attimo
pensierosa – Te l’ho
fatto vedere il mio nuovo cellulare, vero? –
- Veramente
no…che
fine ha fatto quel Nokia che avevi? – le chiesi
- Ce l’avevo da
Febbraio! L’ho dato a Stephie, le serviva un nuovo telefono,
e me ne sono
comprata uno fucsia – spiegò
- Ah, beh…se
è
fucsia – ridacchiai
- Mi dispiace
doverti interrompere in un momento così allegro per te,
Maggie, ma ho bisogno
di parlarti – mi sussurrò Pansy
all’orecchio comparendo all’improvviso dal
nulla
- Da quando hai
imparato a Materializzarti? – la fissai sconvolta e ripresi a
parlare al
telefono con JJ
- Veramente ti sto
aspettando da un quarto d’ora – replicò
lei cercando di mantenere la sua solita
proverbiale calma – Non volevo parlarti mentre sei al
telefono ma credo che
potrei aspettare tutta la vita in questo giardino e passerebbero le
stagioni ma
tu continueresti a parlare al telefono –
- JJ...ho come la
vaga sensazione che sia successo qualcosa di spiacevole –
ammisi – Devo andare
–
- La tua vaga
sensazione è purtroppo esatta – convenne Pansy
- Che
c’è? Le copie
di Gossipschool non si stanno moltiplicando come dovrebbero? Hai
sbagliato
l’incantesimo? Luna ha combinato qualche disastro?
– volli sapere, arrancando
dietro di lei che correva verso il castello
-
- Ma
- Infatti
- Ha distrutto la
redazione di Gossipschool? – proposi – Di nuovo
– specificai
- No! – disse
precipitosamente Pansy – Ah, tra l’altro, ho creato
degli incantesimi e una
parola d’ordine per entrare nella redazione –
soggiunse – è andata a piangere
da Piton –
- Oh cazzo –
borbottai
- Il quale si stava
già chiedendo chi mai avesse rubato il veritaserum e ora ha
scoperto che sei
stata tu – spiegò Pansy
- Mia sorella,
veramente – puntualizzai – Piton mi aspetta per
scontare la mia punizione? –
- Sorprendentemente
no. Piton ha risposto alla Chang che ci avrebbe pensato in seguito
– Pansy si
interruppe e mi fissò strabiliata – Poi mi
spiegherai come hai fatto ad
ingraziarti anche Piton – ricominciò a camminare
ancora più veloce verso la
redazione del giornale –
Eravamo davanti
alla porta del nostro sgabuzzino. Oltre a noi, davanti alla porta
chiusa della
redazione c’erano anche Magnolia e Glenda.
Glenda con un
mini-abito bianco quasi trasparente che lasciava benissimo intuire quel
poco
che non si vedeva e Magnolia con una minigonna che sembrava piuttosto
una
cintura facevano pensare ad un marciapiede più che ad una
redazione
giornalistica.
- Ebbene, pensavo
di avervi perse per sempre – brontolò Magnolia,
evidentemente stufa di
condividere il suo tempo con una delle protagoniste delle pagine
scandalistiche
del nostro giornalino
- Noi dobbiamo
parlare – dichiarò Glenda
- Parliamo allora
–
sbuffai io lanciandole uno sguardo a metà tra il disgustato
e l’impietosito
Glenda non
spostò
lo sguardo su Pansy come immaginavo che avrebbe fatto ma rimase a
fissarmi in
un modo talmente fastidioso da riuscire quasi a confondere i miei
pensieri. Poi
si voltò di scatto verso la porta ed entrò.
- E i tuoi
incantesimi infrangibili? – domandai stupita a Pansy
- Dovrò
rivederli –
ammise lei
Le copie di
Gossipschool volteggiavano nella stanza duplicandosi e formando pile su
pile di
giornalini: era una cosa abbastanza impressionante anche se la vedevo
succedere
ormai da più di due anni.
Glenda non
commentò
l’ottimo uso che Pansy aveva fatto di un incantesimo
così difficile che lei
stessa ci aveva insegnato al terzo anno, ma si sedette su una delle
poltrone
gonfiabili e acciuffò una copia dal gruppo.
- Quello che avete
fatto è deplorevole – dichiarò
sfogliandolo
Io e Magnolia ci
fissammo esterrefatte chiedendoci se “deplorevole”
fosse un complimento o un
insulto.
- Che
cos’è che
sarebbe deplorevole? – chiese invece Pansy
- Pubblicare un
articolo di tale crudeltà per umiliare una vostra compagna
di scuola – Glenda
indicò l’articolo su Cho Chang
- Beh…lei non
si è
fatta scrupoli a umiliarmi scopandosi il mio ragazzo –
ribattei offesa
Pansy mi diede una
gomitata e si avvicinò a Glenda sorridendo.
- Ne abbiamo
già
parlato con la preside: possiamo pubblicare articoli umilianti su
chiunque in
questa scuola – decretò Pansy – Anche su
di lei, volendo – precisò
- Davvero
divertente – ridacchiò Glenda – Io non
sono
- Professoressa
Rosweth! – strillò Magnolia colpita –
Lei non può fare questo! –
- Lo dico da
parecchio tempo a Dolores…non può lasciare che
due ragazzine facciano il bello
e il cattivo tempo in una scuola di fama millenaria –
sibilò Glenda
- Ma
noi…pubblichiamo solo un giornalino scolastico! –
osservò Magnolia
- Ed è
un’associazione che
- Questo giornale
è
moralmente scorretto – dichiarò Glenda
Nell’esatto
momento
in cui tirava fuori la bacchetta dalla borsetta di vernice, Dolores
Umbridge
fece la sua rosea comparsa sulla soglia della redazione.
- G-Glenda! –
urlò
- Professoressa!
Menomale che è arrivata…
Quattro paia di
occhi si posarono su Glenda che sorrise beatamente. La bacchetta era al
sicuro
in borsa e per terra c’era un calabrone stecchito.
- Dolores –
sorrise
Glenda – Non crederai davvero che volessi bruciare i
giornalini –
- Ma no…certo
–
- Ma
professoressa…
- cominciò Pansy
- Visto, ragazze?
Definirei il vostro un allarmismo esagerato per una semplice ape
– disse Glenda
melensa
Quegli occhi che
poco prima sembravano ghiaccio ora ci guardavano con la loro solita
espressione
un po’ ebete.
- Allora…per
fortuna che c’era la nostra Glenda pronta a salvarvi
– osservò
- Già
– Glenda
distolse finalmente lo sguardo dalla Umbridge, poi si girò e
scomparve in fondo
al corridoio
- Come procede il
lavoro? – ci chiese
- Certo – Pansy
annuì energicamente – Ma saranno dispari
–
- Dispari? E come
mai? – volle sapere lei
-
- Questa sì che
è
bella! –
-
Beh…professoressa…ha visto anche lei quello che
stava facendo prima! Avrebbe
bruciato anche le altre se non fosse arrivata lei! – esclamai
- Non dite
sciocchezze…Glenda stava solo uccidendo quell’ape!
– e
Era un po’ come
con
Tom: bastava uno sguardo o una parola dolce e lui ci ricascava.
Incredibile
quanta capacità di convincimento avesse quella ragazza.
- La odio –
decretò
Pansy, sedendosi con forza sulla poltrona – Quella sua mania
di fare sempre la
paladina della giustizia –
-
- No…Glenda
Rosweth
– pronunciò quel nome quasi con disgusto
– Tutta occhioni dolci e vestiti
frou-frou –
- Bisognerebbe
darle una bella lezione – dichiarò Magnolia
- Già
– convenni
sentendomi prendere anch’io da una certa rabbia nei confronti
di Glenda
Pansy sorrise tra
sé e sé e poi si voltò verso di noi
con aria trionfante.
- Mi è venuta
un’idea – annunciò –
Un’idea davvero magnifica per punire Glenda. Visto che lei
sostiene che umiliare le persone sul nostro giornale sia
“deplorevole” le
dimostreremo che è anche molto divertente. E che
più le notizie sono eclatanti,
più è divertente. E più è
divertente più il giornalino va a ruba –
- Ho capito –
nella
mia mente cominciava a formarsi un’idea – Io ho
quello che farebbe al caso
nostro –
- Un gossip? – a
Pansy brillarono gli occhi
- Forse non molti
sapranno che Glenda… - trattenni il respiro lasciando una
breve pausa carica di
suspence – tradisce Stefan –
Magnolia sgranò
gli
occhi, Pansy si lasciò sfuggire un sorriso.
- Forse è molto
tardi, ma non abbastanza da cambiare la nostra copertina –
ridacchiò – Visto
che Glenda vuole difendere Cho, lasceremo che siano le foto del suo
tradimento
a fare bella scena in copertina –
- E so anche dove
trovarle – soggiunsi – Anche se ci
costerà qualche spicciolo –
Ci guardammo con
aria di comprensione.
- Cissie! –
dicemmo
in coro e cominciammo a raccogliere i risparmi di Gossipschool
Cissie arrivò
pochi
minuti dopo la nostra telefonata, proprio come se non stesse aspettando
altro.
Probabilmente nei suoi occhi prilluccicava il simbolo della Sterlina,
ma noi
eravamo troppo occupate a progettare l’articolo che avrebbe
portato le vendite
del giornalino a quote mai raggiunte.
- Poi mi dovrai
spiegare perché non me l’hai detto prima che
Glenda aveva un altro – sibilò
Pansy – Nel numero di Natale avrebbe fatto un figurone
–
- Veramente lo so
da poco – provai a mentire
Pansy mi lanciò
uno
sguardo perplesso e continuò a sistemare una pila di fogli.
- Ok, ammetto che
lo so da parecchio…ma ho voluto conservare
quest’informazione per l’occasione
giusta – ritentai – Ed ecco che si è
presentata –
Questa risposta
parve piacerle molto di più. Mi sorrise estasiata.
- Spero tu abbia in
serbo altri gossip come questo per l’anno prossimo
– e tirò fuori da un
cassetto la scatola di latta che conteneva gli sforzi di un anno
Cissie era seduta
dietro la mia scrivania, sulla mia poltrona e giocava con la mia penna.
Sapeva
di avere in mano la situazione e averglielo fatto capire era
l’errore più
stupido che avessimo mai potuto fare.
- E così volete
sputtanare Glenda – Cissie cominciò ad allineare
una serie di scatti sulla
scrivania
- Mi sembra una
cosa più che giusta – confermò Magnolia
– Non lo pensi anche tu, Cecilia? –
- Non mi chiamo
Cecilia – sussurrò Cissie senza molta
espressività – E comunque la mia è solo
una questione di business, non mi importa cosa ci facciate con queste
foto.
Potete venderle al Times o bruciarle, l’importante
è che paghiate –
- Non dovresti essere
così venale alla tua età – le
ricordò Pansy – Raccontaci qualcosa –
soggiunse
tirando fuori un block notes
Cissie si
guardò
intorno pensierosa. Io ero appoggiata allo scaffale dove le copie si
impilavano
una sopra l’altra, Magnolia era inginocchiata per terra con i
gomiti sulla
scrivania e Pansy sorseggiava un the scribacchiando qualcosa sul
block-notes.
- Oh…certo
– disse
infine
Improvvisamente fui
attraversata da un brivido e sperai che l’attrazione fatale
per i soldi di
Cissie non la istigasse a rivelare la vera identità di Tom.
Per ricordarglielo
cominciai a gesticolare freneticamente senza farmi notare da Pansy e
Magnolia.
Mimavo un uomo incappucciato con la bacchetta e le facevo cenno di
stare zitta.
- Maggie, è
tutto a
posto? – mi chiese dopo un po’ ridacchiando
Le mie colleghe si
girarono e io sorrisi tranquilla. Quando si rivoltarono ricominciai con
il mio
ballettino.
- Dicevamo, Cissie,
che Glenda tradisce Stefan – Pansy si avvicinò
alle foto e le guardò in
adorazione, come se un solo respiro più forte potesse
comprometterle per sempre
- Sì ma con
chi? –
sbuffò Magnolia – Ce l’aveva
già detto Maggie che Glenda tradisce Stefan! Ti
abbiamo chiamata per sapere qualcosa in più! –
- Bisogna avere
pazienza – le ricordò Cissie fulminandola con lo
sguardo – E parecchi soldi –
- Dicci almeno come
si chiama – sussurrò Magnolia
- Oddio…no!
– quasi
mi soffocai cercando di lanciare dei segnali a Cissie
- Io devo
rispettare la privacy, non posso rivelare il nome –
borbottò incrociando il mio
sguardo
Le feci un sorriso
di riconoscimento e ricominciai a respirare.
- Cosa? – fecero
in
coro Pansy e Magnolia
- Già, cosa?
–
soggiunsi io per non destare sospetti
- Non posso –
tagliò corto lei
- Ci sono i diritti
d’autore – soggiunsi come colta da
un’improvvisa illuminazione
- Sul serio? –
Magnolia era piuttosto incredula
- Ma, in fondo, non
credo che un nome in più o in meno possa cambiare
la…come dire… esplosività
della notizia – osservò Cissie
-
Sì…in effetti –
ammise Pansy – Allora parlaci un po’ di questo
anonimo amante di Glenda –
- Beh, direi che
queste foto parlano da sole – Cissie indicò una
foto dove Tom di spalle con
indosso una vestaglia di seta nera leccava la schiena di Glenda nuda
distesa su
un letto
-
Ammazza…sembra
che stiano girando un porno – commentò Magnolia,
osservando le foto divertita
- E queste sono le
più caste – sorrise Cissie, tirandone fuori altre
dalla sua cartella – Prova a
guardare queste –
Centodiciotto foto
di vero e proprio sesso. La prima cosa che ingenuamente pensai fu che
una
bambina dell’età di Cissie non dovesse vedere
quelle cose né tantomeno
fotografarle, ma subito dopo pensai alla faccia che avrebbe fatto Tom
nel
vedere quelle foto sul mio giornalino.
- Forse non
dovremmo essere troppo volgari – feci notare a Pansy,
infilando la foto di Tom
seduto sul letto con Glenda che lo circondava con le gambe urlando di
piacere
sotto un mucchio di altre foto simili
- Detesto dirtelo,
ma hai ragione – sospirò Pansy guardando
sospettosa una foto di giochini con il
miele – Cissie, ti ricordo che Glenda ci dovrà
dare dei voti positivi ai GUFO,
quest’anno –
- Ah, giusto, me lo
stavo dimenticando – così dicendo Cissie raccolse
le foto da giornaletto porno
e ce ne consegnò delle altre: Tom e Glenda a cena assieme,
Tom e Glenda che si
baciavano al chiaro di luna, Tom e Glenda mano nella mano in Oxford
Street e
svariate altre.
- Queste mi
sembrano ottime – decretai scegliendone in particolare una
dove i due si
baciavano nel tunnel dell’amore al Luna Park – E
poi noi dobbiamo dimostrare
che Glenda tradisce Stefan, non che Tom è un ottimo
scopatore –
- Tom? –
borbottò
Pansy
- Ho detto Tom?
–
mi morsi la lingua maledicendo la mia stupidità
- Sì, hai detto
Tom
– rispose Magnolia
-
Già…è che…ha
terribilmente una faccia da Tom! Se io dovessi dargli un nome, intendo,
lo
chiamerei Tom – sorrisi
- Io Philipp –
decretò Magnolia – Oppure un nome
esotico…che ne so…Javier –
- No, no… - la
interruppe bruscamente Pansy e corse verso uno scaffale cominciando a
rovistare
tra le foto degli archivi
- Dovreste… -
iniziò Cissie impaziente di ottenere il suo pagamento
- Eccola qui! –
esclamò Pansy trionfante – La foto di quello
spettacolo al terzo anno: qui ci
sei tu con
- Guarda un po’
che
coincidenza – ridacchiai nervosamente
- Stavano assieme
fino all’Estate di quell’anno, quindi la cara
Rosweth tradisce Stefan con il
suo ex – osservò Pansy esaltata
- Esattamente come
tradiva il suo ex con Stefan – soggiunse Cissie
- E si chiama Tom
–
concluse determinata – Me lo ricordo benissimo. Oltre a
chiamarsi Kevin,
intendo –
Mi chiesi come
diavolo facesse Pansy a ricordarsi i nomi dei personaggi del mio
spettacolo, ma
evitai di mostrarmi troppo interessata e continuai a sfogliare le foto.
- Quanto vorreste
spendere? – domandò Cissie
- Quanto vorresti
farci spendere? – replicai io
- Le foto hanno un
costo che varia dalle 20£ alle 200£. Anche
300£ ma solo le scene di sesso molto
spinte, che voi non volete, ma che potrebbe volere Stefan quando
scoprirà gli
altarini di Glenda. E di conseguenza io farò lievitare i
prezzi fino a toccare
punte di 500£ - sorrise Cissie
- Preferisco non
fare commenti – borbottai e io, Pansy e Magnolia ci calammo
sulle foto per
sceglierne quattro
La mattina dopo,
mentre molti studenti si accalcavano intorno al banco di vendita dei
giornalini,
dovetti ammettere che l’articolo era venuto davvero bene. E
anche che Glenda
era decisamente fotogenica.
La nostra
professoressa non si infuriò come aveva fatto
- Bell’articolo
–
commentò chiudendo il giornalino
- Grazie –
sorrisi
non sapendo cosa dirle
- Questa foto mi
piace particolarmente – indicò la foto di lei e
Tom che si tenevano per mano –
Posso averne una copia? –
Che
è stupida, ormai è una nozione
consolidata, ma anche masochista…
- Certo – le
assicurai – Chiederò a Cissie –
- Le mie foto con
Tom sono molto vecchie, ormai, ci vuole un pizzico di
novità, non trovi? – mi
chiese
- Sì
sì – annuii
energicamente – E quella è proprio bella
– soggiunsi
Mancavano appena
due giorni all’inizio dei GUFO e non me la sentivo di
provocare la
professoressa che avrebbe dovuto giudicare la mia incapacità
nella sua materia.
- Anzi, penso che
potremmo farla incorniciare – esagerai, sperando di non
prendere una “T” – una
bella cornice con tanti cuoricini – stavo lentamente salendo
verso una meno
umiliante “S” – e chiederò a
Cissie di stamparne anche delle copie piccole, da
tenere nel portafoglio, per averle sempre vicine – forse mi
avrebbe promossa
- Buona idea –
Glenda si alzò e mi sorrise riconoscente – Allora
le aspetto –
Quello a cui non
avevo pensato era che adesso mi toccava anche pagare. Ma per un voto in
più,
questo ed altro.
- Avanti, si tratta
solo di prestarmi l’originale e potrò farmene fare
una copia… - stavo
praticamente implorando Cissie mentre lei, ignorandomi beatamente,
andava
avanti a ripetere un discorso che aveva preparato per quando avrebbe
vinto la
gara di giovani talenti che
- Io non presto in
giro l’originale delle mie foto – tagliò
corto Cissie, dopo qualche minuto –
alla Young Talent Show ci saranno un sacco di ragazzi del Little
Angels, sai
cosa significa questo? –
- No – ammisi
- Significa che
l’orfanotrofio ha già investito per loro migliaia
di sterline – sibilò Cissie –
e sicuramente studiano nelle più affermate scuole di musica
del regno. E sai
perché devo vincere la gara? –
- No – ripetei
- Per dimostrare
loro che non è una buona scuola che fa un buon musicista
– rispose
- Ti prego, mi
presti l’originale di quella foto? Solo di quella, non chiedo
tanto – sussurrai
- Le foto non si
“prestano”, si comprano. Altrimenti avrei potuto
“prestarvi” le foto che vi
servivano per Gossipschool e aspettare che le fotocopiaste e poi
farmele ridare
come se niente fosse – sbottò Cissie
Accidenti,
se ci avessi pensato prima.
- Non sto cercando
di rovinare il tuo lavoro – la rassicurai – Voglio
solo…ecco…insomma, siamo
amiche, cos’è che esattamente ti impedisce di
prestarmela? –
- Appunto, siamo
amiche. E tu non vorresti mai truffare un’amica, immagino
– osservò lei
Certe volte le mie
discussioni con Cissie arrivavano in punti dove non potevano che
arenarsi. Le
nostre idee sull’amicizia, sui soldi e sulla
moralità delle persone erano
talmente agli antipodi che non riuscivano ad incontrarsi mai, e saremmo
potute
andare avanti a discutere per ore senza mai capire il punto di vista
dell’altra.
Schumi95: beh
prima o poi avrebbe
dovuto confessare. Se vuole avere un rapporto serio e vero con Therese
deve
smettere di tenerle nascoste tutte queste cose. Ci sono troppi segreti
tra le
due perché la loro relazione possa trasformarsi in
un’amicizia. Sono contenta
che Therese continui a piacerti.
La_tata:
è verissimo, sembra sempre
che Mark sia pronto a fare tutto per Maggie e che Maggie non ricambi
mai. in
fondo, nonostante il fatto che la storia sia raccontata in prima
persona da
Maggie contribuisce a filtrare l’importanza degli eventi, ci
accorgiamo che è
sempre Mark a fare compagnia a Maggie e a rassicurarla e mai viceversa
il che
convince Maggie che lui non abbia mai bisogno di rassicurazioni.
Sarà poi vero?
Tom94: spero
che la mia lunga
assenza non ti abbia demoralizzata. Recensisci per la prima volta al
capitolo
71 e io sparisco per quasi tre mesi. Beh, sono tornata e grazissimo per
tutti i
meravigliosi complimenti che hai scritto nella tua recensione. Non
credo di
meritare tanto, ma sono contentissima che ti piacciano Maggie e gli
altri.
Quanto a Tom (dal tuo nickname posso indovinare che è uno
dei tuoi personaggi
preferiti) la sua cotta madornale per Glenda riserva ancora mooolte
sorprese.
Seiryu:
Therese è arrabbiata con
Maggie perché per anni le ha nascosto il tradimento di
Baston e nel contempo la
compatisce perché prova per Mark quello che lei stessa
provava per Baston ai
tempi (Therese non lo ammetterebbe mai, ma era davvero innamorata di
lui e il
suo tradimento le ha condizionato l’intera visione
dell’amore, piuttosto
pessimistica, che Therese ha in seguito) e pensa che non possa durare
in eterno
e che prima o poi anche lei si ritroverà tradita.
Baciottolonzi
a presto!