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Autore: olobersyko    17/09/2014    1 recensioni
«Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo.» Hailie si girò, ormai in grado di riconoscere quella voce, ed incontrò gli occhi scuri di Calum. «Sapevo che ti avrei ritrovata qui, Foster.» Le sorrise, o almeno curvò le labbra in qualcosa che va molto vicino ad un sorriso.
«Ero certa di rivederti in questo luogo, Hood, quindi direi che abbiamo entrambi ragione» rispose lei, avvicinandosi a lui, non troppo, dopotutto non erano così intimi da avere un contatto fisico, semplicemente parlavano. «Era carina quella frase sulle ali di una farfalla e sugli uragani» commentò infine, appoggiando il peso su una gamba.
«Sarebbe bello se accadesse, non trovi?» domandò retoricamente.
«Magari in questo momento saremmo travolti da un uragano» rispose lei, abbozzando un sorriso.
«Magari è così, ma non ce ne accorgiamo» disse infine, portando lo sguardo sul gatto e avvicinandosi, accarezzandolo tra le orecchie e quest'ultimo, appena lo riconobbe, tornò seduto e gli si accoccolò al ginocchio, quasi abbracciandolo. Calum sorrise - un sorriso vero, s'intende - e si sedette, portandoselo tra le gambe e continuando a coccolarlo. «O magari lo stai provocando tu, un uragano.»
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Daisies.
 
 
 
La leggera brezza mattutina accarezzava il viso di Hailie, che era uscita per fare una passeggiata approfittando del weekend. La prima settimana a Sydney era volata via liscia, senza troppi problemi, preoccupazioni o altre cose spiacevoli.
«Hailie!» La ragazza si voltò, trovando Jason che si sbracciava per salutarla. Il buon proposito di andare in quel piccolo spiazzo ombroso si eliminò totalmente dalla sua mente, perché di certo non poteva condividerlo con Jason. Non ne sapeva il motivo, ma sapeva che Jason non era la persona con cui avrebbe passato volentieri pomeriggi interi in quel luogo, non era lui chi aspettava da una vita per condividere il silenzio di un luogo meraviglioso come quello. «Dove stavi andando?»
Ora dovrò mentirgli, pensò la ragazza, mentire alla prima persona che mi accolto. Dopotutto era l'unica cosa che poteva fare se non voleva portarlo lì. «In biblioteca, volevo passare lì un paio d'ore a leggere» cercò di improvvisare, nonostante non fosse totalmente sicura, voleva solo allontanarlo per un po', stare da sola per un po', nonostante fosse quasi certa che sarebbe comunque arrivato Calum. In ogni caso, lui lì è praticamente di casa, non sarebbe un problema condividere quello spazio con lui.
«Dopo ti va di venire a vedere un film con me e Katia? Passo a prenderti alle sei in biblioteca!» Senza darle tempo di rispondere si era già voltato ed era sparito dalla vista di Hailie, che era rimasta sbigottita e aveva deciso di camminare velocemente per arrivare il prima possibile in quel luogo e poterci stare a lungo. Appena arrivò, ad accoglierla c'era il solito gatto rosso, che la riconobbe dato che alzò le orecchie, attento, ma rimase comunque stravaccato mentre cercava di attaccare le farfalle che, però, erano troppo alte per lui. Sdraiato a pancia in su, sembrava solo aspettare che qualcuno gli facesse le coccole, così Hailie gli si avvicinò e iniziò a fargli i grattini sulla pancia, mentre le farfalle le volavano intorno, spesso posandosi sui suoi capelli o sulle spalle scoperte dalla canottiera bianca. Era bianca, pura, in tutto e per tutto, la sua carnagione lattea dava l'idea di qualcosa che si sarebbe potuto spezzare se solo fosse stato stretto troppo, qualcosa di delicato, da proteggere. Si alzò, allungando una mano verso le farfalle, che subito vi si posarono sopra.
«Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo.» Hailie si girò, ormai in grado di riconoscere quella voce, ed incontrò gli occhi scuri di Calum. «Sapevo che ti avrei ritrovata qui, Foster.» Le sorrise, o almeno curvò le labbra in qualcosa che va molto vicino ad un sorriso.
«Ero certa di rivederti in questo luogo, Hood, quindi direi che abbiamo entrambi ragione» rispose lei, avvicinandosi a lui, non troppo, dopotutto non erano così intimi da avere un contatto fisico, semplicemente parlavano. «Era carina quella frase sulle ali di una farfalla e sugli uragani» commentò infine, appoggiando il peso su una gamba sola.
«Sarebbe bello se accadesse, non trovi?» domandò retoricamente.
«Magari in questo momento saremmo travolti da un uragano» rispose lei, abbozzando un sorriso.
«Magari è così, ma non ce ne accorgiamo» disse infine, portando lo sguardo sul gatto e avvicinandosi ad esso, accarezzandolo tra le orecchie e quest'ultimo, appena lo riconobbe, tornò seduto e gli si accoccolò al ginocchio, quasi abbracciandolo. Calum sorrise - un sorriso vero, s'intende - e si sedette, portandoselo tra le gambe e continuando a coccolarlo. «O magari lo stai provocando tu, un uragano.» La ragazza tese le orecchie, donandogli tutta la sua attenzione. «Magari siamo noi che creiamo uragani senza accorgercene, anche solo parlando» concluse, alzando per un attimo lo sguardo verso di lei.
«Dici che potremmo distruggere città intere, semplicemente stando insieme?» domandò la bionda, avanzando verso di lui e fermandosi a pochi passi dalla sua schiena.
«Credo di sì» si interruppe un attimo, riflettendo. «Dico solo che potrebbero succedere grandi cose anche solo stando insieme» concluse la frase, dedicando poi tutte le sue attenzioni al gatto, come se la conversazione fosse finita lì.
«Solo perché siamo io e te?» insistette la ragazza, sempre più confusa.
«Solo perché siamo noi.»
Inutile dirlo, Hailie era parecchio confusa, non capiva cosa ciò potesse significare. Rimase immersa nel silenzio di quel momento, anche se dopotutto non era una situazione pesante o spiacevole, non sentiva nulla, non sentiva di essere troppo né sentiva il bisogno di avvicinarsi a Calum e chiedergli cosa significava ciò che aveva appena detto. Sentiva solo il bisogno di rimanere lì, e preferiva vivere quella situazione in quella posizione, mentre lo guardava e non se ne accorgeva. Decise di sdraiarsi sulla panchina, rivolgendo il viso al sole, beandosi del calore che esso emanava. Allungando un braccio verso terra riuscì a sfiorare, con le punte delle dita, i petali delle margherite sottostanti.
Quando qualcosa le oscurò il volto non ci fece caso, sarebbe potuta essere una nuvola passeggera, ma quando sentì delle labbra muoversi sulle sue allora capì che non era una nuvola, perché le nuvole non baciano, le nuvole non sono Calum. Portò una mano tra i suoi capelli, scoprendoli morbidi, e glieli accarezzò dolcemente, mentre lui portava una mano sul suo viso, accarezzandole dolcemente una guancia. Non era niente di spettacolare, il bacio non fu approfondito, era un semplice bacio, le labbra si univano ed entrambi erano intrappolati in un limbo così piacevole da non volerne uscire.
Tuttavia, quando Calum alzò il viso, nessuno dei due sentì la voglia di continuare, semplicemente se ne andò, lasciandola sdraiata sulla panchina con il suo odore che le inebriava ancora le narici ed era ancora posato sulle sue labbra.
Decise, dopo pochi minuti, di alzarsi ed andare verso la biblioteca, in tutta tranquillità. Non le importava se fosse arrivata in ritardo, non le importava se avessero saputo che non era davvero andata in biblioteca, semplicemente pensò che ciò che era appena successo era stato bellissimo.
Riuscì ad arrivare davanti alle scale dell'edificio pochi secondi prima che arrivasse l'auto di Jason, il quale le intimò di salire. Seduta sul sedile posteriore e guardando fuori dal finestrino riuscì a scorgere zone dove non era mai stata, ma non pensava ci sarebbe mai andata, lei, il suo posto, ce l'aveva già.
 
Usciti dal cinema a pancia piena, Hailie voleva solo andare a casa e rintanarsi del letto, senza uscirne fino a lunedì mattina, quando sarebbe poi andata a scuola. Nonostante ciò, domenica mattina si sveglio di buon'ora e, indossando una tuta comoda, decise di fare una breve corsa. Raggiunse tutti i luoghi che aveva visto dal giorno del trasloco, eccetto quel piccolo scorcio, lì non ci sarebbe passata, non in quel momento. Forse perché per un po' voleva tenersi lontana da quel luogo, forse perché voleva riflettere, forse perché voleva sfogarsi. Al che le venne in mente una sola persona: Ashley! Dopo essere stata una buona mezz'ora sotto la doccia chiamò Ashley, che arrivò subito a casa della bionda. Appena aperta la porta vide che si era ritinta, era tornata viola, e la abbracciò, felice di rivederla.
«Dimmi tutto» le disse Ashley, appena si sedette sul letto di casa Foster.
«Ieri, ho visto, Calum» iniziò Hailie, sedendosi di fronte a lei, e già capì tutto: era lui il motivo di quell'agitazione che si prolungava da un paio di giorni. Le raccontò di quello scorcio, di quel piccolo pezzo di prato, del fatto che non si sentiva pronta a condividerlo con nessuno se non con lui, e Ash capì, perché si conoscevano da poco e oltretutto aveva già capito - sarà stato il sesto senso femminile - che Hailie, per Calum, non si fermava a considerarlo un conoscente. Perché una persona non si innamora di qualcuno che conosce a malapena, si innamora di quella persona con cui si sente libera e con cui decide di avere un rapporto, che in quel caso si stavano ancora costruendo. Riuscì a dirle tutto ciò che si erano detti, ciò che avevano fatto, qualsiasi cosa fosse successa. «E mi ha baciata» confessò d'un fiato. Ash se l'aspettava che fosse successo qualcos'altro oltre al parlare, ma non immaginava un bacio, magari un contatto fisico, un abbraccio, ma un bacio, nemmeno lei sapeva cosa significava.
«Devi andare da lui e parlare» le impose. «Non puoi continuare a vivere con questo dubbio, secondo me. Certo, è solo un bacio, ma è ovvio che per te Calum significa qualcosa e non sai bene cosa, questa faccenda la dovete chiarire in ogni caso.»
Hailie si sdraiò a pancia in su, portandosi il cuscino sul viso, come se volesse soffocarsi da sola. Avrebbe voluto parlargli, chiedergli cosa significasse quello che stava succedendo tra di loro, ma non quel giorno. Quel giorno l'avrebbe passato con Ashley a guardare un film, dicendo stupidate sugli attori e tirandosi popcorn tra i capelli.
 
Lunedì: il giorno più odiato dagli alunni ed il più amato dai professori delle prime ore, che si divertivano a fissare verifiche a caso. Una verifica di matematica la seconda settimana di scuola la prima ora del lunedì è un incubo che, prima o poi, tutti dovremmo affrontare. Quella volta toccò proprio a Hailie che, nello stesso corso con Calum, non faceva che cercare di intravedere i suoi pensieri: non avrebbe mai pensato di comportarsi così nei confronti di una persona che ti parla solo in un determinato luogo. Per di più, era scoppiato un bel temporale con i fiocchi e, fortunata come al solito, la bionda non aveva né un ombrello né un passaggio, sperava solo di avere un'oretta di tregua per poter andare in quel solito spiazzo, per stare tranquilla e magari coccolare un po' il gatto. Nonostante ciò provò a concentrarsi, eseguendo gli esercizi come meglio poteva, cercando di avere almeno la sufficienza; oltre al fatto che non aveva studiato, non era mai stata una cima in matematica, non riusciva a capirla, e nonostante le sue speranze sapeva che non sarebbe mai stata sufficiente.
Fu la giornata scolastica più dura di tutti gli anni che Hailie passò a studiare, era continuamente distratta e non riusciva a pensare a qualcosa per più di sette minuti che non fosse Calum. Forse aveva ragione Ash, era innamorata di lui e non lo voleva ammettere.
Dopo qualche minuti di tregua, l'acqua tornò a battere violentemente sul cappuccio della felpa di Hailie che, nel frattempo, stava andando da Cal... dal gatto, a vedere come stava e se era in giro lo stesso con tutta quell'acqua. Il terreno era più fangoso del solito, gli alberi continuavano a muoversi a causa del vento e la panchina erano solo dei pezzi di legno bagnati. Tuttavia un ombrello non l'aveva, e non vedeva il gatto, in compenso una voce riuscì a sovrastare il rumore dell'acqua.
«Ci ritroviamo sempre, alla fine» disse Calum, perché, anche se non era girata, chi altro andava lì? Inoltre riusciva a percepire il timbro caldo sempre presente nella sua voce, nonostante la temperatura fosse fredda. «Alla fine ci attraiamo sempre, non trovi? Ci cerchiamo in ogni caso.»
Hailie lo guardò, i capelli bagnati gli coprivano parzialmente gli occhi e i vestiti erano ormai aderenti al suo corpo, ma era comunque dannatamente bello. «Come una calamita» provò la bionda.
«Quando una corrente d'aria calda e una d'aria fredda si scontrano si crea un temporale, quando ruotano insieme un uragano» continuò lui, avvicinandosi notevolmente alla bionda, che, con la coda dell'occhio, vede una matassa di peli arancioni avvicinarsi correndo, concentrata abbastanza da non vedere nemmeno l'auto che la travolgeva, trascinandola dietro di sé. Un urlo lasciò la bocca di Hailie, che cercò di raggiungere stremata la strada, ma che venne fermata da Calum, che l'attirò con violenza verso il suo corpo, per impedirle di ferirsi.
«No, no, no» continuava a mugugnare, stringendosi al petto del ragazzo, che le lasciò un bacio sulla tempia. Dopo alcuni attimi passati in oblio, si allontanò leggermente da lui, incastrando i due sguardi. «Cosa significano?» Calum la guardò, ma non rispose. Semplicemente la strinse a sé, sentendo i suoi singhiozzi, che in parte aveva causato.
«Dimmi dove abiti, ti riporto a casa.»
Il tragitto non fu mai più silenzioso. Hailie e Calum camminavano praticamente abbracciati, mentre quest'ultimo cercava di coprire entrambi con il giubbotto; nonostante gli sforzi non riuscì ad evitare che entrambi si bagnassero, e non declinò l'invito quando gli chiede di restare per un po', almeno per asciugarsi, magari farsi una doccia. Appena Hailie si chiuse in bagno recuperò il telefono, leggermente bagnato, e scrisse  a Luke, informandolo che era a casa della bionda. Lui capiva, gliene aveva parlato, aveva capito prima del diretto interessato cosa provava per lei, capiva che non era semplice attrazione, perché non si sarebbe mai comportato così.
"Dille ciò che provi, cazzo!" fu la sua risposta al messaggio, e Calum non era una persona cattiva, non l'avrebbe mai fatta soffrire, non poteva permetterselo. Rimase per un po' a smanettare con il cellulare, fino a quando Hailie riemerse dal bagno, con un asciugamano sulle spalle e una maglia dei Pink Floyd che le copriva le natiche. Il ragazzo, richiamato dai suoi "istinti maschili", si ritirò in bagno, chiudendo la porta dietro di sé e andando sotto il getto caldo della doccia, non pensando neanche che non aveva il cambio. Appena se ne rese conto aprì la porta giusto per farci uscire la testa, e notò che ai suoi piedi erano posti dei vestiti che, a occhio e croce, potevano andargli bene, mentre Hailie si asciugava i capelli. Sorrise, si vestì ed uscì, impossessandosi del phon e lasciandole un bacino sulla guancia, facendola arrossire. Era diversa, in modo positivo, vestita con le prime cose che capitano - anzi, la prima cosa che le è capitata - e struccata, continuava ad essere bellissima agli occhi di Calum, che nel frattempo stava asciugando i capelli in modo un po' troppo violento.
«Dammi qua, faccio io» suggerì teneramente la ragazza, prendendogli il phon dalle mani e alzandosi sulle punte per riuscire a fare un buon lavoro. Le sue mani, piccole e delicate, gli accarezzavano dolcemente i capelli, ed il ragazzo si abbandonò a quella piacevole cura, nonostante i vestiti che indossava erano leggermente più grandi della sua abituale misura e per questo gli davano un leggero senso di fastidio.
«Grazie» mormorò lui, constatando che i suoi capelli non erano mai stati così morbidi e poco spezzati.
«E' il minimo» rispose la bionda, continuando ad asciugarsi i capelli dal momento che era stata interrotta.
«Lascia, faccio io.» Calum le sorrise, prendendo in mano il phon e ridendo quando la ragazza gli intimò di essere delicato, dato che non era un giardiniere e lei si faceva male spesso e volentieri. Le accarezzò i capelli, memorizzando il loro odore, districando i nodi con le dita e fissando il suo volto soddisfatto allo specchio posto davanti a loro. Le accarezzò il collo, liberandolo dai capelli e lasciandoci un bacio sopra, per poi sorriderle e vederla cogliere il gesto nel riflesso. «Sei sempre bellissima.» Spense il phon, appoggiandolo a terra, per poi prenderle una mano e farle fare un giro su sé stessa, sentendo la sua risata viva riempire l'aria che li circondava. La attirò poi a sé, alzando le mani incrociate insieme e portandola contro il suo petto, abbassandosi per baciarla. Stringendola a sé sentì il suo cuore battere unisono al proprio, così forte da dare l'idea che stessero per scoppiare da un momento all'altro. Dal canto suo, Hailie non si era mai sentita così vicina ad una persona, non solo fisicamente. Strinse le braccia intorno al suo collo, cercando di ricordare quel momento perché, era sicura, non sarebbe successo di nuovo. Quando entrambi, per mancanza di aria, si staccarono dalle labbra dell'altro, indietreggiarono lentamente, soprattutto Hailie, che pareva confusa, più che altro, disorientata.
«Okay, va bene - iniziò a respirare profondamente - possiamo discutere a lungo riguardo a cosa sia stato questo bacio, come il precedente, oppure fare finta di niente» suggerì, portandosi una mano tra i capelli con fare disperato e nervoso.
Calum, però, aveva un'altra idea: «Oppure potremmo baciarci ancora.» Hailie, senza nemmeno pensarci, gli circondò i fianchi con le gambe e il collo con le braccia, posando di nuovo le sue labbra su quelle del ragazzo, che rimase sorpreso da quel gesto così improvviso e, sì, anche spontaneo. «Non c'è rischio che torni tuo padre?» domandò Calum, riuscendo a formulare una frase disconnessa tra un bacio e l'altro.
«E' in Sardegna, torna tra una decina di giorni.» Ricordò le parole di suo padre mentre rassicurava Calum, dandogli il permesso di stare a casa per due giorni da scuola e poter invitare qualche sua amica a dormire, ma senza organizzare feste. Calum le accarezzò le gambe nude, facendola rabbrividire e stringendosi ancora di più al corpo del ragazzo, che parve soddisfatto. Le posò una mano sul sedere per evitarle una rovinosa caduta, senza troppa malizia, mentre con l'altra le accarezzava il viso. Hailie cercava di ragionare di nuovo, chiedendosi cosa diamine stesse facendo, perché era contraria a ciò fino a pochi minuti prima, quando le tornarono in mente le parole di Ashley quando le spiegava che l'avrebbe fatta letteralmente impazzire se non fosse successo qualcosa al più presto.
Calum la fece sedere sul letto, sedendosi poi di fronte a lei ed incastrando lo sguardo con il suo. Prendendole la mano iniziò a giocarci, sfregando il pollice sul dorso di essa, per poi incrociarne le dita insieme. «Sai cosa mi piace in un bacio?» domandò con voce flebile ed insicura, come se fosse stato il suo primo bacio, come se fosse stato un tredicenne insicuro*. Hailie scosse la testa, lasciandolo parlare: «L'attimo appena prima, quando senti le mani tremare, quando non senti più le gambe - fu interrotto da un tuono - quando il mondo gira e tu sei fermo a guardare i suoi occhi, è questo ciò che mi piace in un bacio.» Hailie, colpita da quella sua affermazione spontanea e naturale, si avvicinò alle sue labbra, rimanendo lontana due millimetri da esse, per fargli assaporare quel momento, nonostante il primo a cercare quel contatto fu proprio Calum.
«Tu non hai idea» gli intimò la ragazza, accarezzandogli le guance, «Dell'effetto che puoi fare.**» Calum le sorrise, baciandola di nuovo. «Vado a bere un bicchiere d'acqua» gli disse, alzandosi e lasciandogli un ultimo bacio, facendolo sorridere. Tornando in camera, Calum era sdraiato supino sul letto, nella fase pre-R.E.M.*** Le lasciò un ultimo bacio prima di addormentarsi, come se non avesse fatto altro fino a quel momento, come se non avesse bisogno di altro per andare avanti.
 
 
 
* E' un rimando al fatto che il primo bacio di Calum è stato a tredici anni.
** Palesemente copiata da Hunger Games, sapete che lo adoro dai.
*** Il R.E.M., ovvero Rapid Eye Movement, (rapido movimento dell'occhio) è quel millisecondo che trascorre giusto l'attimo prima di addormentarsi, e ripercorri tutta la tua giornata, ma in modo così veloce ed impercettibile che non ce ne accorgiamo. Anyway, se volete sapere qualcosa di più, googlate as the same.
 
 
Buon giorno, buon pomeriggio o buona sera, a seconda dell'orario.
Inizio a scusarmi perché ho scritto questo capitolo di getto, ci saranno parecchi errori ma non ho né il tempo né la voglia di ricontrollare tutto. Più che altro, manca la voglia.
Questo capitolo è stato un parto, ci ho messo tre giorni per finirlo e farlo diventare ciò che ho pubblicato.
Sembra tutto carino visto così, personalmente lo trovo molto precipitoso, in parte è successa anche a me una cosa così, oddio, sto descrivendo la mia vita e a voi non importa okay, ma vi assicuro che le cose si complicheranno, non so ancora come, ma lo faranno, perché sono entrambi due cretini e si lasceranno andare. Ho spoilerato parecchio, ma è troppo precipitoso, davvero, e in questo modo non mi piace. Ho anche pensato di riscriverlo ma poi mi son detta "Ma perché? Va bene così, cazzo!", e sono troppo pigra per riscrivere ben quattro pagine di Word.
Per ora ho delineato ben pochi caratteri, capirete di più quando parlerò anche di Katia e Jason, che sono quelli di cui ho scritto meno, forse perché ho in mente qualcosa, come al solito, ma non so stenderlo e farlo diventare qualcosa di decente.
Mi dispiace per il gatto, fino a quel momento stavo ascoltando Everybody's fool degli Evanescence e si nota perché è decisamente più depresso, per questo ho dato questo titolo al capitolo, mentre nella seconda parte ascoltavo musica random e si nota.
In pratica, scrivo in base alla musica che ascolto.
Concludo dicendo che il gatto non è morto, è uno spoiler enorme lo so, mi dispiace, ma non voglio lasciarvi così(?), perché il mio amico Puzzetto (Eray, se stai leggendo, capirai everything) non è morto e non morirà travolto da una macchina, non come un altro, lo so, è una brutta cosa.
Non avrei altro da dire, condoglianze a chiunque di voi abbia avuto una verifica di matematica la prima ora del lunedì mattina.
Saluto Katia, che non capisce un cazzo di questo sito e di come farlo funzionare, e volevo ringraziarla perché mi sopporta quando inizio a sfasare, le spoilero tutta la storia e parlo di quanto è fottutamente bello il cantante degli Onerepublic - perché insomma, è uno delle mie boy crush ed è altamente scopabile.
So che state leggendo, lasciare pure un recensione, giuro che non mordo, non sono Suarez.
Un bacio,
-Eom
  
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