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Autore: Donnasole    19/01/2005    1 recensioni
come si sono incontrati Endymion e Serenity? Cosa ha fatto sbocciare il loro amore? quali sono le parole che si son detti? Leggete e commentate
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole era ormai alla fine della sua discesa, di lì a poco sarebbe scomparso, inghiottito dalla terra. I suoi raggi tingevano le nubi, color crema, di creste violette ed indaco e, più in alto, già spuntavano ammiccanti rare stelle nel cielo ancora chiaro.
Testimone di tanta magnificenza era un ragazzo. Una scintillante armatura blu oltremare ne proteggeva il corpo, un mantello in tinta foderato di seta cremisi gli copriva le ampie spalle. Stava seduto sul davanzale di un'ampia finestra, un piede sul balcone, l'altro sul pavimento di pietra. In una mano, mollemente appoggiata al ginocchio sollevato, teneva un libricino dalle pagine molto consumate con una lisa copertina in pelle; l'altra, forte ed elegante, veniva passata noncurante sul ciuffo di capelli neri, dai riflessi bluastri, che gli cadevano disordinatamente sull'ampia fronte liscia. I lineamenti decisi, virili ed affilati del suo volto glabro, creavano un superbo contrasto con la perfezione della pelle, denunciandone la giovane età.
Occhi grandi e profondi come l'oceano osservavano rapiti la scena mentre un velo di malinconia ne offuscava la limpidezza.

Solitario vaga nella sera.
Rapido fra purpuree nubi
Svanisce il diurno raggio.

Eccomi.
Il lume di un cerino mi è luna
In questa notte d'estate,
Trionfo di lucciole sulla seta
Della volta che mi sovrasta.
Il trasparente velo di una lanterna
Mi avvolge, gonfiandosi al tiepido
Alito d'una incantatrice divinità.

Eccomi.
Amante dolce ed inattesa
Respiro i baci e mi nutro delle carezze.
Avvinto nelle tue nere braccia
Mi abbandono,
Consenziente vittima della tua oscura malia.

E' ora giunto il tempo dell'abbandono,
Il dolce addio dell'amata immortale.
Evanescente cedi il talamo all'adultero sposo,
Sfuggi alla mia stretta o crudele
Che il piacere è si intenso nell'attesa.
Bramo la tua presenza
Mille e mille segreti da svelare.

Lo vedo.
Ammantato d'oro sorge ora,
L'implacabile sovrano dalle vestigia splendenti.
Tu, giudice spietato delle umane debolezze,
Cadere dovrai per mano dell'ombrosa regina
Ed il tuo trono ormai vuoto
Nido sarà al mio amore.

L'ultimo verso gli moriva fra le labbra che lo sbattere sordo di una porta attirò la sua attenzione.
:- Mai che tu faccia qualcosa di utile - una voce sferzante ruppe il silenzio.
Un uomo in armatura aveva fatto il suo ingresso. Non più giovane,l'aspetto massiccio, la barba incolta ed il cipiglio feroce, tutto in lui lasciava intendere che la nomea di uomo spietato aveva fondamento.
Con due passi energici fu al centro della stanza lanciando uno sguardo al semplice e solido letto ed al restante mobilio spartano, fermandosi alla libreria ingombra di testi. La sua bocca si piegò in una smorfia di disgusto.
:- Buona sera padre - replicò laconico il giovane.
:- Possibile che tu non riesca ad impegnare meglio il tempo che non leggendo quegli stupidi cosi?- rincarò indicando il libro nella mano del ragazzo.
:- Ma, bando alle ciance,- cominciò a girare per la stanza fregandosi le mani - è stato raggiunto un accordo, finalmente, fra meno di una settimana tutti i documenti saranno firmati ed il tuo fidanzamento con Lady Beryl sarà ufficiale.- terminò davanti al grande caminetto acceso.
:- Così avete scelto lei.- non vi era sorpresa nella voce del giovane.
:- Si Endymion.- un lampo di ambizione passò in quegli occhi freddi come i ghiacciai nordici - Ti stupisci? Stupido non sei. Sai perfettamente quanto sia potente la sua famiglia. Il tuo matrimonio porterà molti vantaggi a questo casato ed io potrò finalmente schiacciare quanti ora mi si oppongono.- fissò le alte fiamme.- Finalmente diventerò il re di questo Pianeta.-
Il giovane principe si alzò dalla finestra ed andò a riporre il libro con gli altri.
:- Mi stupisce che non abbiate preso accordi con i regnanti della Luna.- disse ironico - il loro potere è indiscusso così come il loro ascendente su tutti i governi.-
:- Credi che non ci abbia pensato?- ringhiò l'uomo voltandosi - Ho inviato una proposta con vari doni, ho mandato i miei migliori ambasciatori per ingraziarmi quella megera della regina Serenity, e sai cos'ho ricevuto?- sbraitò sbattendo un pugno sulla scrivania di legno massiccio che scricchiolò - Una lettera di suo pugno in cui mi diceva di essere onorata dal proponimento, ma che spettava alla figlia la scelta del consorte e che comunque la riteneva troppo giovane per essere pronta a tale passo.-
Endymion rimase attonito. Una principessa libera di decidere della sua vita?
:- Sarebbe stato un bel colpo.- continuò il re sedendosi pesantemente sulla poltrona accanto al fuoco - ma io non ho tempo che la mocciosa cresca, una mocciosa che per di più può scegliersi lo sposo. Puah!- sembrava che la stessa idea gli fosse repellente.- Per ringraziarci dei doni, ci hanno inviato un ritratto della famiglia reale, come se fossimo dei vassalli.- scattò nuovamente in piedi - Un ritratto con la cornice d'oro massiccio tanto per farci capire qual è il nostro posto...per umiliarci con il loro prestigio...Avessi io quella maledetta pietra...- si bloccò riprendendo il controllo di se stesso - Devo ammettere, però, che sono entrambe molto belle, perfino più di tua madre. Se t'interessa dargli un'occhiata, dovrai aspettare fino a quando non avremo sostituito la cornice.- sorrise beffardo e s'incamminò verso la porta.- E tu fa qualcosa di utile.- aggiunse prima di uscire. La voce come un tuono nella stanza - Vai ad allenarti con i tuoi generali. Che non si dica che mio figlio è una mammoletta codarda.-
A larghe falcate raggiunse il corridoio lasciandolo solo.
Il principe prese il posto nella poltrona occupata prima dal padre, e cominciò a fissare pensieroso le fiamme. Il fuoco illuminava d'oro i suoi capelli neri e ne faceva scintillare gli occhi. Teneva lo sguardo fisso e si accarezzava lentamente le labbra con un dito mentre la sua mente vagava.
Aveva tante cose su cui riflettere: il suo prossimo matrimonio, le future responsabilità che inevitabilmente sarebbero conseguite.... Lui e Beryl si conoscevano fin dall'infanzia, le rispettive famiglie erano alleate da generazioni ed un loro eventuale legame veniva auspicato da tempo. Naturalmente suo padre aveva lasciato tutto in sospeso nel tentativo di assicurarsi un matrimonio più vantaggioso ai suoi scopi, ma, a quanto pareva, ogni indugio era stato rotto e le carte messe in tavola.
In fondo Beryl sarebbe stata una buona moglie, nessuno ignorava la cotta che aveva per il principe e lui teneva a lei come ad una sorella. La loro unione sarebbe anche potuta funzionare, ovviamente non era stato certo questo a far pendere la bilancia; sicuramente i desideri degli interessati erano gli ultimi ad essere presi in considerazione.
Non si stupiva.
Il re, da sempre ambizioso, non s'era mai fatto problemi ad usare le persone, anche quelle più vicine, come pedine nella sua personale scacchiera; in lotta contro tutto e tutti.
Endymion non odiava suo padre, provava una sorta di pena mischiata a rabbia.
Vedeva in lui un uomo solo, arido, asservito al proprio orgoglio ed alla ragion di stato...
Suo padre...Così simile a lui eppure tanto diverso.
Suo Padre... Il suo futuro se stesso?
Si alzò di scatto, inorridito alla prospettiva, con l'agilità adolescenziale che gli era propria ed accostò il viso alla finestra appoggiando la fronte sul vetro freddo.
La notte aveva ormai preso il sopravvento ed il cielo era limpido, fatta eccezione per qualche solitaria nuvola di passaggio.
La luna, splendida, mostrava la sua piena magnificenza e pareva sorridergli dal suo oscuro cuscino e lo incantava, avviluppandolo in una dolce e malinconica malia.
Una principessa libera di decidere del suo destino.
Questo pensiero era tornato a toccare i suoi pensieri, con piccoli e silenziosi passi si era fatto largo nella sua mente.
Una sovrana che era prima madre, attenta alle esigenze della figlia... ai suoi desideri.
Endymion pensò alla propria di madre.
La regina viveva da anni nell'ala opposta del palazzo, rispetto al figlio ed al consorte.
Di salute malferma, era costretta per molto tempo a lunghe inattività che parevano spegnerla a poco a poco. Nessuno conosceva l'origine del male che l'aveva presa e nessun medico era in grado di guarirla.
Il principe uscì dalla propria stanza diretto agli appartamenti della madre, era sua abitudine andarla a trovare tutte le volte che poteva e queste visite frequenti parevano essere di gran beneficio all'inferma.
Attraversò il cortile interno passando sotto i colonnati.

Nel piazzale d'armi, illuminato da decine di torcie, avvenivano in quel momento le esercitazioni dei soldati, che, fra cozzare di spade, risate ed acrobazie, creavano una gran bolgia.
Un ragazzo alto e dall'aria marziale faceva da arbitro negli scontri, i capelli lunghi ed argentei incorniciavano il viso serio ed abbronzato, le braccia incrociate sul petto e le gambe allargate con i piedi ben piantati al suolo gli davano un'incontestabile aura di comando.
Altri tre giovani si stavano confrontando simultaneamente.
Un ragazzo dai corti capelli biondi brandiva un'elegante ma micidiale spada a due mani il cui acciaio affilato splendeva nel riverbero della luce. Stava immobile, al centro dell'arena, il corpo teso, fermo in attesa della prima mossa.
A un decina di metri gli altri due contendenti, di fronte a lui, lo osservavano attenti.
Il primo avversario, dai lunghi capelli ricci, rossi e dai lineamenti fieri, impugnava due robuste lame a falce di luna dall'aspetto antico che gli coprivano gli avambracci le cui else di legno massiccio, finemente intagliate, partivano dal palmo della mano e, con un angolo di novanta gradi, raggiungevano i gomiti.
Il terzo guerriero aveva i capelli di un bel castano dorato, ondulati, di media lunghezza e legati in una coda bassa sulla nuca. I lineamenti delicati quasi femminei erano tesi nella concentrazione, in mano, ben poggiata a terra, una partigiana, un'antica arma in asta, solido frassino, di media lunghezza, il cui ferro brunito ed inciso a forma di daga era fornito di due uncini.
Gli ultimi due presero a camminare decisi verso l'avversario allargandosi uno a destra e uno a sinistra, nel tentativo di accerchiare il biondo che continuava a non muovere un muscolo, la spada stretta davanti a lui, e cominciarono a correre. Il primo ad arrivare fu il ragazzo con l'asta, più veloce, che si cimentò in una serie di colpi al volto ed alle spalle in consecuzione, schivati abilmente dal guerriero con mosse essenziali...si sorrisero. Girando su se stesso lo spadaccino rispose colpo su colpo roteando l'arma intorno alla punta della partigiana e, incuneandosi fra la daga e gli uncini, fece leva facendo perdere l'equilibrio all'avversario giusto in tempo per girarsi ad affrontare il ragazzo dai capelli rossi giunto in quel momento.
Le lame, cozzando, fecero scintille e l'urto fece indietreggiare entrambi, le temibili falci danzavano agilmente davanti allo spadone che parava colpo su colpo, prima a destra, poi a sinistra, in una successione rapida e precisa.
Chiunque, assistendo all'incontro, avrebbe potuto dedurre che si trattava di uno scontro fra maestri di rara abilità e ne sarebbe rimasto incantato, i movimenti leggeri e fluidi con cui maneggiavano le loro pesanti armi era frutto di una disciplina ed un impegno protatto lungo il corso di tutta la loro giovane vita e i loro occhi sprizzavano di passione e spirito guerriero.
L'asta tornò alla carica puntando all'addome ma il giovane, evidentemente preparato all'attacco, intercettò la lama facendola conficcare nel terreno e spezzandone il legno con un calcio, poi la spada, roteando sulla testa del suo possessore, come animata da vita propria, bloccò l'avanzata delle falci. Il ragazzo con la coda di cavallo ghigno rompendo a metà il troncone rimasto ricavandone due bastoni che fece girare sui polsi con aria esperta e si fece di nuovo avanti.
L'arbitro dai capelli argentei abbandonò la sua posizione per indicare ai compagni il principe che, in quel momento, stava passando sotto il colonnato e gli indirizzarono dei gesti d'invito alla loro competizione, quest'ultimo rispose al saluto ma scosse la testa e proseguì. I quattro giovani, ridendo, tornarono alla loro attività.

Endymion avrebbe voluto unirsi ai suoi generali, normalmente la cosa lo dilettava ma quella sera si sentiva infastidito ed indolente senza sapersi dare una spiegazione a tale stato d'animo.
Giunse in prossimità delle camere ben ammobiliate della regina, tre ancelle ricamavano silenziosamente sedute nel raffinato salottino, pronte ad accorrere ad una chiamata della loro signora.
Il principe entrò in punta di piedi nella stanza e si accostò al letto spostando i preziosi drappi di velluto che pendevano dal baldacchino.
La madre dormiva e lui non voleva disturbarla, si sedette vicino a lei osservandola attentamente. Com'era serena nel sonno. I folti capelli neri coprivano i soffici cuscini di piuma, il viso pallido, dalla pelle liscia come seta, splendeva al lume delle candele poste di fianco al sontuoso giaciglio, il respiro lento e regolare sollevava lentamente il petto al di sotto delle coperte in broccato. Stava facendo un bel sogno poiché le sue rosee labbra erano piegate in un soave sorriso e le sue gote accese del color pesca. Com'era bella e fragile sua madre. L'aveva, fin da piccolo, circondato di cure ed amore e, benché il padre fosse un uomo duro, incapace di gesti affettuosi, Endymion conosceva il calore degli abbracci e le dolci parole d'incoraggiamento e conforto della donna che l'aveva generato. Terminata l'infanzia era stato separato da lei che non aveva trovato la forza di opporsi al consorte e, all'età di sette anni, affidato agli istitutori ed ai maestri d'armi. Se non fosse stato per Kunzite, Jadeite, Nefrite e Zoisite, sarebbe sicuramente impazzito.
Ora era abbastanza grande per decidere da solo quando vedere sua madre senza chiedere il permesso al padre.
Restò seduto silenziosamente sulla poltrona accanto al letto, un gomito sul bracciolo, il pugno a sostenere la tempia.
:- Un giorno sarò padre anch'io. - mormorò sovrappensiero - E non commetterò gli stessi errori. I miei figli potranno sempre contare sul mio amore e li proteggerò da tutto e tutti.-
La donna distesa si agitò lievemente ed apri dei grandi e meravigliosi occhi scuri.
:- Endymion.- una nota sorpresa nella voce sottile - da quanto sei qui. perché non mi hai svegliata?-
:- Non volevo disturbarti madre. Dormivi così bene.- disse baciando la mano che ella gli porgeva.
:- Tu non disturbi. - replicò sorridendogli assonnata - E' una visita di cortesia o sei venuto a parlarmi?
:- Piuttosto sono venuto ad informarti che il mio legame con lady Beryl è ufficiale, immagino che fra poco più di un mese convoleremo a nozze.- fissò limpidamente gli occhi della madre che ricambiò lo sguardo.
:- L'avevo saputo. Tu come lo vivi.- chiese direttamente.
:- Dal punto di vista politico è un'ottima unione e, da non trascurare, il fatto che Beryl ed io siamo amici, sono sicuro che sarà un'ottima sposa.- rispose elusivo ma la donna non si fece fuorviare.
:- Intendo qui. - continuò indicando il cuore - tu cosa provi per lei. La ami?-
:- Le voglio bene, siamo cresciuti insieme, ci conosciamo ma... non credo di poter definire questo ...Amore.-
:- Allora non dovresti sposarla.- decisa gli mise un dito sulle labbra.
Endymion sorrise all'ingenua franchezza di sua madre. Anche se fosse stato possibile opporsi ai piani del padre, perchè avrebbe dovuto, per cercare un amore che forse non avrebbe mai incontrato? Meglio accontentarsi di quel che aveva, era la cosa più saggia da fare.
Qualcosa nella sua mente si mosse e il cuore gli si strinse, una piccola parte di lui, che ancora non riusciva a soffocare, gli gridava che non era vero, che qualcuno lo aspettava, che mai doveva o poteva arrendersi finché non l'avesse trovato perché l'amore vero esisteva ed era là fuori.
Scosse la testa con veemenza e tacitò la voce.
:- E' la soluzione migliore, cerca di capire.- continuava la madre la voce rotta dall'emozione.- tu non puoi rinunciare ad essere felice.-
:- Scegliere il mio destino è una cosa che, in quanto principe, non mi posso permettere di fare.- replicò convinto - Il benessere di troppa gente dipende da me e dalle prove che dovrò superare.-
La donna lo guardava preoccupata.
:- Non stare in pena, io sono d'accordo...andrà tutto bene.- terminò baciandola sulla fronte.
Dopo averla salutata e rimboccato le coperte uscì dalla stanza facendo entrare le ancelle che si erano allontanate per concedere ai due un po' d'intimità.
Il principe decise che non se la sentiva d'incontrare gente, la conversazione con la madre l'aveva scosso più di quanto avesse pensato. Parlare con lei aveva portato a galla tutti i dubbi che da tempo lo tormentavano.
Certo avrebbe potuto rifiutare categoricamente la proposta, questo gli avrebbe portato un mare di guai e avrebbe dovuto pagarne le conseguenze... ma perché avrebbe dovuto cacciarsi in un vespaio, perché continuava a chiedersi se ci fosse una via d'uscita onorevole. Si sentiva così stanco...si sentiva così solo...
Senza rendersene conto era giunto fino al cortile dietro le cucine dove veniva coltivato l'orto e dove c'era una porticina nascosta di cui lui possedeva la chiave fin da adolescente quando, con i suoi amici, scappava dal castello per compiere le loro scorribande notturne.
Inforcata l'uscita respirò a pieni polmoni l'aria del bosco che si estendeva al di là delle mura fortificate.
La notte aveva preso il sopravvento e nel silenzio il principe s'incamminò percorrendo il sentiero battuto che conduceva al lago dove avrebbe potuto riflettere in tranquillità.
  
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