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Autore: elizabethprandi    17/09/2014    1 recensioni
“Siamo già alla seconda vittima di stupro avvicinata nel medesimo modo della prima. Sono quattro i ragazzi in questione e si precipitano sempre verso ragazze ubriache e indifese, appostandosi in luoghi vicino a discoteche. Continuano le indagini.”
Genere: Azione, Comico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi stava già aspettando appoggiato alla sua auto con un sorriso stampato in volto che mi fece arrossire, dopo tutto era un bel ragazzo, alto, fisicato, moro con occhi azzurri e zigomo accentuato, ma che tramutò subito in sguardo serio ordinandomi di non fare cazzate e di salire in macchina.


“dove stiamo andando?” presi coraggio e ruppi il silenzio
“in un pub tranquilla” rispose concentrato alla guida.
Si tranquilla, perchè è una cosa normale, pensai.
Scesi dalla macchina mi prese per mano come per assicurarsi che non scappassi di nuovo, entrammo in questo pub dall'aspetto country e andammo a sederci in un tavolo libero.
“vado a ordinare” disse lasciandomi li sa sola; era così sicuro che sarei rimasta li? Forse si, non potevo rischiare di nuovo, la cosa migliore era mandare un messaggio a Serena e dirle che ero viva, almeno, e cosi feci.
“avvisato la tua amica?” ma quanti occhi ha questo? Mi chiesi mentalmente mentre tornava con due cocktail, alcolici immaginai.
“si” risposi guardandomi le mani ancora con il telefono tra loro.


Non mi andava di bere alcool, primo perchè non lo reggevo, secondo perchè da ubriaca avrebbe potuto fare tutto quello che aspettava da una settimana e terzo ci aveva sicuramente messo dentro qualche pasticca, ho questa fobia da anni ormai ecco perchè non bevo mai fuori.
“non bevi?” chiese sorseggiando il suo cocktail
“non mi va grazie” mi guardò serio come se lo avessi mandato a quel paese
“bevi!” mi obbligò facendomi sobbalzare
“non voglio finire come le vostre vittime” risposi a tono quasi urlando.
Scoppiò quasi a ridere, era divertito dal mio comportamento, ma non c'era nulla da ridere, questo ragazzo era un pazzo, malato e basta.
Si accorse che mezzo pub era rivolto verso di noi, sicuramente avevano sentito le mie parole; mi prese da un braccio e mi portò fuori facendomi salire ancora in macchina

Avrei voluto tentare di scappare altre cento volte ma non volevo rischiare, con uno ragazzo così mi sarei aspettata qualsiasi cosa, mi avrebbe fatto del male? Probabile.

“quante volte devo dirtelo di non rispondermi con quel tono?” urlò rivolto verso di me, mentre io guardavo di fronte.
“hai capito?” mi strinse i polsi, mi stava facendo male ma non volevo darlo a vedere.
“si..ho capito” risposi con voce tremante.
“ti riporto a casa” dentro di me stavo saltando, almeno mi avrebbe riportato a casa e sarei potuta stare tranquilla.




Mi aprì la portiera e mi fece scendere, una volta fatto si appoggiò ad essa tenendomi per la vita; il lampione alle mie spalle ci illuminava perfettamente.
“perchè non mi guardi negli occhi?” chiesi io con voce dolce; mi ero resa conto che mi guardava dritta negli occhi solo quando era incazzato nero e non quando la situazione sembrava stesse migliorando, con migliorando intendo che poteva sembrare un normale ragazzo e non un pazzo.
“perchè sono troppo belli” rispose tirando su lo sguardo e chiudendo gli occhi a due fessure guardandomi, sorrisi leggermente a viso basso sperando di averlo nascosto.
Mi lasciò le braccia e pensai di poter andare senza problemi, mi girai dirigendomi verso la porta..
“non mi saluti?” replicò tornando al suo tono da duro
“non dare confidenza agli sconosciuti, hai presente?” dissi sincera, chiudendomi in casa prima che potesse raggiungermi.

Controllai dalla finestra che se ne stesse andando, cosa che fece dopo aver rivolto un'altra volta lo sguardo verso di me.
“E' stata colpa mia e dei ragazzi scusa, non dovevamo lasciarti sola cazzo!” disse serena la mattina dopo con tono molto preoccupato
“hey hey, tranquilla non mi ha fatto nulla” le sorrisi dolcemente
“sicura?”
“si” sorseggiai il caffè.

Passammo tutta la domenica in casa, tra studio, musica, tv e cibo; mi mancavano queste giornate con la mia migliore amica e con tutto quello che stava succedendo ne passavamo insieme sempre meno.
“perchè non chiami la polizia?” chiese Serena mentre stavamo cenando
“ma sei pazza? È la volta buona che mi ammazza” risposi incredula delle sue parole
“no, è la volta buona che tutto questo finisca, ti crederanno, i lividi ai polsi li hai ancora e sanno che questi quattro ragazzi sono ancora in giro” commentò seria
“ho paura, e se non lo prenderanno?” non penso si faccia trovare così dalla polizia, abiterà sicuramente in una casa ben nascosta e poi chissà quanta gente lo avrà già denunciato alla polizia senza nessun risultato, pensai.

Il mercoledì mattina, tre giorni dopo la “bellissima” serata con Bart, mentre andavamo a scuola, decisi che appena finita sarei andata dalla polizia a denunciarlo, non ce la facevo più a sopportare una situazione del genere.

Carlo e Lorenzo ci raggiunsero all'intervallo in cortile portandoci due caffè.
“dio vi amo” dissi sorridendogli “ho giusto bisogno di svegliarmi un po'” continuai
“ti amiamo anche noi” risposero dandomi contemporaneamente un bacio sulla guancia.
Dopo un po' che parlavamo di cosa fare nei prossimi giorni, girandomi, notai che dietro un albero in cortile qualcuno ci stava osservando; il cortile era aperto, non era difficile entrarci senza farsi notare, pensai subito a Bartolomeo che probabilmente mi stava controllando.
“Serena dietro quell'albero c'è Bart me lo sento” dissi alzandomi da un muretto sporgendomi un po'.
“entriamo a scuola che è meglio.” cercò di convincermi
“no la deve finire, vado da lui. Stai tranquilla, voi state qui se succede qualcosa urlo.”
Camminai lentamente raggiungendo l'albero;
“Bart, lo sapevo che eri..” non riuscii a terminare la frase che mi prese dalle spalle facendomi sbattere la schiena contro la corteccia.
“oh stai calmo” cercai di scostarlo ma mi bloccò tra le sue braccia
“stai calmo un cazzo, chi minchia sono quei due?” Sbottò, guardai i suoi occhi, erano pieni d'odio, il colore naturale si tramutò in rosso fuoco
“quei due chi?” cercai di sviare.
“non fare la simpatica con me, chi cazzo sono quelli” mi faceva paura quando usava quel tono
“Bart sono solo due compagni di corso, due amici!” alzai un po' la voce, continuava a tenermi saldamente le spalle
“che ti baciano? Cosa ti ho detto la prima volta che ci siamo visti?”
“non ricordo” cercai di pensare
“ti ho detto che eri mia” fece aderire il suo corpo al mio
“oh si” balbettai guardando a destra, a sinistra, in tutti i punti tranne che il suo viso.
“pensi che tutto questo sia uno scherzo?” scossi la testa, sicuramente non per me.
“e allora perchè cazzo ti fai baciare da qualsiasi ragazzo?” alzò di nuovo la voce
“sono solo amici te l'ho detto” se per questo erano anche gay, ma perchè dovermi giustificare con lui?
“non hai bisogno di amici se ci sono io” si tranquillizzò, la sua voce aveva alti e bassi, potevo constatare che questo ragazzo aveva seri problemi di umore, probabilmente era bipolare.
“lasciami andare Bart, ti prego” chiesi lasciandomi cadere a terra contro l'albero ma mi tirò subito su essendo ancora attaccato a me.
“ricorda Sara” ansimò “tu sei mia, gira ancora con qualche ragazzo e finisce male” concluse prima di andarsene.
Tornai di la con le lacrime che mi solcavano le guance, se prima ero sicura di andare a denunciarlo, ora lo ero ancora di più, non mi interessava se non l'avessero preso subito, doveva capire che Michela non è e non sarà mai di nessuno.

Le due ore successive non passarono più, ma probabilmente ero io che continuavo a pensare a quello che era appena successo e a quello che sarebbe potuto succedere una volta scattata la denuncia, ma non potevo tirarmi indietro, non ora.

“salve, scusi per le denunce ?” chiesi una volta entrata nel commissariato.
“in quella stanza” mi disse un giovane indicandomi una porta
“Dovrei fare una denuncia” dissi subito dopo aver bussato ed essere entrata
“certo, si sieda pure” mi sorrise la poliziotta
Spiegai tutto, denunciai Bart per stalking dicendo all'agente che si trattava di uno di quei quattro ragazzi che cercano da molto tempo; certo non avrebbero potuto fare molto, senza cognome e prove più valide non l'avrebbero mai trovato ma quello che conta è che magari ora mi avrebbe lasciata in pace.

  
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