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Autore: Ossimoro Vivente    18/09/2014    3 recensioni
E' molto raro che non due,ma tre anime siano in perfetta sintonia tra di loro. Un esempio lampante sono,per l'appunto, Death the Kid e le sorelle Thompson.
Questa fan fiction scaverà più affondo sulla storia di come è nata la fiducia reciproca in questo trio di personalità così diverse tra di loro. Anche perchè Liz e Patty da piccole non hanno mai avuto un passato così normale da trasformarle nelle sgangherate teppiste che sono state.
Ho sempre adorato il modo in cui si rapportano tutti e tre i personaggi. Sembra un legame d'amore fraterno. In cui gli uni mantengono una certa pazienza con i difetti degli altri e viceversa,ma senza litigare mai veramente e promettendo sempre comprensione e fiducia reciproca.Credo sia uno dei rapporti migliori che esistano.
Prima fan fiction in assoluto.
Prima volta che scrivo su efp.
E mi sto cagando sotto dall'emozione.
Quindi, spero vi abbia interessato, e buona lettura!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Death the Kid, Liz Thompson, Patty Thompson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ANDIAMO A CASA
 
-Mio padre mi ha fregato! E pure bene!-
Le sorelle Thompson guardavano il ragazzo interrogative: Patty con un dito sulle labbra, che si era appena trasformata. In parte perché non voleva che sua sorella facesse la strage a uno Shinigami, in parte per dire una cosa a sua opinione, ma si interessò di più a quello che stava succedendo in quel momento; Liz che aveva ancora le lacrime agli occhi per la situazione sconvolgente che le era successa prima, e adesso non sapeva più se ridere o piangere, per quanto essa fosse diventata bizzarra e comica allo stesso tempo.
Kid non ci badò e si mise le mani tra i capelli.
-Siete totalmente diverse, che razza di gemelle siete voi?!-
-Siamo dizigote! Questa è scienza, caro mio! Qual è il problema?!-
Chiese Liz sopraffatta.
L’asimmetrico abbassò il capo con i capelli arruffati (ringraziando il cielo che non c’era uno specchio nei paraggi), si fece scuro in volto. Era indeciso sul dirglielo o no, e i Diavoli di Brooklyn stavano aspettando una reazione.
Non posso…non posso dirlo. Ma devo dirlo, non resisto…Devono esserne al corrente...
-Voi due… siete totalmente ASIMMETRICHE!!-
Ed ecco. Quella fu la prima volta. La prima volta che Patty rise.
Ma non una risata maligna o superficiale, come ne faceva tante nelle scorribande con la sorella: nel silenzio che seguì dopo quella affermazione, Patty scoppiò in una risata cristallina, genuina e goduta. Gli altri due si girarono a guardarla inebetiti dalla scena. Ma Liz era più sbalordita.
-Patty…-
Era da anni che non la sentiva ridere in quel modo, anzi da una vita.
Lei intanto si mise le mani sulla pancia e rise più forte e con gusto.
-Ha ha ha! Non credi che sia grandioso, sorellona?- chiese mentre si asciugava una lacrima dall’occhio con un dito.
-G-grandioso?! Ma se dall’ultima affermazione sembra un perfettino del cavolo!-
-Ehi!- obiettò Kid visibilmente offeso –Se c’è un motivo per cui vi ho cercate con tanta fatica e impegno è perché quel cretino di mio padre mi ha detto che siete due! E perfettamente uguali!-
-E’ vero, lo siamo…come pistole.-
-Ah…- Kid sembrò più sollevato. Patty ancora rideva per conto suo.
-Perché fai quel sospiro? Vuoi dire che ci stai mentendo e che in realtà ci userai davvero?!- sbraitò Liz mentre si avvicinava a lui con gli occhi infuocati.
L’asimmetrico si stancò di quegli attacchi.
-Ma se ho un bisogno immenso di voi cosa posso farci?-
-Ma sei un riccone! Ne puoi trovare di armi migliori di noi…!-
-Non è vero! Siete le uniche che possono rendermi davvero simmetrico (almeno come armi...). Siete perfette per me (o quasi), ma ve l’ho detto: per adesso non vi costringo...- abbassò la testa, nascondendo gli occhi nelle sue tre strisce bianche –Mi rendo conto che non avete avuto poi un passato tanto facile. Si capisce.-
Con quelle frasi Liz venne toccata nel profondo. Si sentì compresa in un certo senso, anche se da uno dalle condizioni  apparentemente migliori delle sue.
Nella realtà lei si limitò a guardarlo con un sopracciglio alzato e con le mani ai fianchi, cercando di fare la superficiale. Il sottofondo delle risate di Patty era ancora udibile.
-Senti un po’ tu… sei un morto di simmetria forse? Sei strano-
Kid allora si mise nella sua posizione.
Dritto dritto con la schiena, alzò le braccia e formò per ognuna delle mani il numero due, poi mosse le dita a mo’ di virgolette e affermò con voce solenne:
-Non sono un “morto” di simmetria. Per me la simmetria è l’apice della perfezione, la massima espressione della bellezza-
Liz non sapeva perché, ma ebbe come l’impressione che avrebbe sentito quella frase altre migliaia di volte, comunque non si trattenne dal dire quello che pensava, come faceva sempre d'altronde :
-Sì, sei un morto di simmetria-
Patty finalmente smise di ridere, ma stava ancora sorridendo, vedendo quei due che se la contendevano.
-Sì, saremo le tue armi- dichiarò lei.
-Che cosa?!-Liz si girò di scatto verso di lei incredula –Ma sei impazzita?! Non lo conosci nemmeno!-
Patty continuava a sorridere serena alla sorella, guardandola negli occhi. Era convinta.
-Certo che lo conosco. Ha detto di essere il figlio del Sommo Shinigami, e io ci credo-
Liz ricambiò il suo sguardo capendo perfettamente.
Non disse nulla. Non perché non sapeva come controbattere, ma perché lo sentiva anche lei.
Entrambe le gemelle si erano fidate dal primo istante del ragazzo.
Ma Liz era così: aveva paura, nonostante fosse sempre sembrata la più grande e la più intelligente rispetto a sua sorella. E nonostante a Brooklyn siano sempre state considerate coloro che non avevano paura di niente e che se ne fregavano di tutto e di tutti, lasciando i vicoli nello schifo più totale. Ripensare a sua madre era come uno stop che la fermava e la rendeva più chiusa, soprattutto sul fidarsi di chiunque non sia Patty. Non voleva fare la fine di Taylor. Per niente. E ritrovarsi quel damerino che le chiedeva di essere le loro armi non faceva che accecarla dal risentimento. Ma Patty aveva ragione.
Lei era più sicura di Liz, e nonostante sembrasse “stupida” in realtà sorprendeva su quanto lei riuscisse sempre a fare la cosa giusta. Era determinata. Liz lo sapeva. E si limitò a sospirare. Il suo sorriso riusciva sempre a farle vedere le cose con più semplicità.
Kid si accorse dello scambio dei loro sguardi. Per quanto fosse viziato capiva sempre le anime umane, e provava  un affetto profondo per quelle due. Gli sembrava fossero scritte nel suo destino. Il problema è che lui mantiene sempre quella faccia da pesce lesso: era nel suo DNA, ma in realtà intuiva molte più cose di quanto faccia una persona normale. E, sì, aveva dei sentimenti.
C’era un silenzio incerto nell’aria e Kid decise con delicatezza di romperlo, sapendo che le ragazze avevano ormai deciso. Si avvicinò lentamente.
-Come vi chiamate?-
-Patty al suo servizio!- e gli fece il saluto alla militare.
L’altra Thompson si girò a rilento rivolgendosi a lui ancora un po’ diffidente.
-Liz-
-E tu? Com’è che hai detto di chiamarti? Death the…-
-Kid. Chiamatemi Kid-
Patty fece le feste come un cagnolino.
-Bene, Kid! E dì, hai una casa grande grande?- e allargò le braccia più che potè con la goffaggine di una bambina. Kid annuì inerte e la imitò avvicinandosi a lei.
-Sì sì: grande grande. Starete benissimo.-
Ovviamente gli fece tenerezza quella ragazza, e se non fosse per il suo vizio nell’essere serio avrebbe sbuffato un sorriso.
Liz li guardò con le braccia conserte mentre si imitavano a vicenda come pargoletti; Kid suscitava ilarità con quell’espressione. Lei sorrise. Era da tanto che non vedeva una Patty sinceramente felice, ingenua e pura, come lo era da bambina. E lei stessa non sorrideva da un sacco di tempo.
A un tratto si accorse che Kid la stava guardando pensieroso. Lei lo ricambiò interrogativa. L’asimmetrico cercò di intravederle qualcosa nello sguardo, e lei si sentì come nuda, si stava imbarazzando.
Lui si avvicinò e le tese una mano come aveva fatto prima.
-Adesso me la stringi?-
Liz smise di incrociare le braccia. Ormai era più calma. Sorrise a occhi chiusi e gliela strinse. Forse era stata una sua impressione, ma riuscì a intravedergli un mezzo, timido sorriso.
-Bene- dichiarò lui.
Girò i tacchi e richiamò il suo skateboard, spiccò un piccolo salto e ci salì sopra. Poi si rivolse alle ragazze.
-Liz, Patty-
Le ragazze si sentirono fremere dalla sua chiamata.
Lui mise davanti le mani dai palmi ben aperti e si sforzò di fare un sorriso decente.
-Andiamo a casa.-
Le Thompson si guardarono sorridendo. Sapevano cosa fare.
Si avvicinarono a Kid e, lentamente gli strinsero una mano ognuna. Si incontrarono i palmi, poi le dita le avvolsero una dopo l’altra. La stretta fu vigorosa e intensa. I tre chiusero gli occhi e le anime si misero in contatto. Fu come una dolce ventata di aria calda che fece loro scompigliare lentamente i capelli, come se tutti i loro problemi se ne fossero andati. Era tutto sereno, tutto calmo. Nulla avrebbe interrotto quel momento. Sentirono la loro sintonia, c’era. Ed era calda e avvolgente; era perfetta. Ognuno sentiva l’anima dell’altro e la riconosceva. Non erano un trio, né una squadra. Erano un tutt’uno. Forse più di una famiglia, ma non si poteva esprimere a parole.
Pian piano le sorelle si tramutarono in pistole, e quando Kid aprì adagio gli occhi non se ne era nemmeno accorto, perché il metallo delle pistole che teneva in mano aveva la stessa temperatura del suo corpo. L’indice premeva il grilletto, ma la cosa gli dava un certo fastidio, non si sentì a suo agio. Con un abile gesto le girò al contrario e il mignolo fu al posto dell’indice.
Va molto meglio.
Sì, erano loro.
Lo avrebbero senza dubbio salvato.
E lui avrebbe fatto la stessa cosa con loro.
   
 
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