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Autore: Velvetoscar    18/09/2014    1 recensioni
Louis, con suo sommo orrore, frequenta un'università d'élite in cui Zayn Malik è un nome che conta, Niall Horan non sta zitto un momento, ci sono pianoforti dappertutto, e Harry Styles, l'unico figlio maschio di un ex cantante rock strafatto e pazzo clinico, ha un sorriso perfetto e due occhi spenti. [Larry/minor-Ziam]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4.

Niall gli sta rovinando la vita. 

Ogni singola sera di questa settimana, si sono ripromessi di andare in biblioteca e, da bravi, di studiare. 

E ogni singola sera di questa settimana, sono usciti a spassarsela e a ubriacarsi. 

Louis ha un serio bisogno di darsi una calmata. 

"Non posso uscire di nuovo. Non posso. Sono quasi morto oggi a lezione. Vuoi che muoia, brutto stronzo egoista? È questo che vuoi? Perché non esagero – sono a tanto così dal trapasso."

"Sei così teatrale."

"No che non sono teatrale! Sto descrivendo la realtà dei fatti!"

Niall ride aprendo le scatole di take-away appena consegnate mentre siede al pianoforte (non sia mai che mangi a un tavolo da bravo cristiano), su cui giacciono l'onnipresente bicchiere di whiskey e il portatile aperto su qualche programma di audio che assomiglia pericolosamente a un cardio monitor. 

"Fatti o non fatti, è venerdì. Lo sai che non studierai – non l'hai fatto una volta da quando siamo qui," dice con semplicità, lanciandosi patatine in bocca e tamponando il grasso in eccesso sulle labbra con un tovagliolo setoso. Fissa Louis – che in risposta lo guarda male –come ad aspettarsi qualcosa, mentre mastica e i soffici capelli biondi gli danno un che di innocente molto artificioso, seduto sopra lo sgabello in una t-shirt con un fungo gigante stampato sopra e i pantaloni della tuta. Il Rolex – in netto contrasto con la sua tenuta informale – riflette la luce di tanto in tanto, un amichevole promemoria che questo ragazzo ha il mondo ai suoi piedi. 

Louis pugnala una patatina con la forchetta (non è dell'umore per sporcarsi le dita), la manca, dunque la manda dritta dritta dall'altra parte della stanza sulla fronte di Niall.

"NON RIUSCIRAI A PERSUADERMI, MALEDETTA CAROGNA MANIPOLATRICE. VENERDÌ O NO, PASSERÒ UNA SERATA DA STUDENTE MODELLO. LE TUE PAROLE NON HANNO ALCUN  PESO SU DI ME," tuona, con la voce che rimbomba nella stanza, e l'altro salta, acchiappando la patatina quando gli rimbalza sulla faccia. 

Niall guarda la patatina, poi di nuovo Louis, con il sorriso fisso. "Un mio amico mi ha appena detto di questo locale che ha uno staff di soli uomini. Dice che sono fighi della madonna e servono da bere gratis se ti fai notare. Sarei disposto a darci un'occhiata. Dopo possiamo chiedere a Nelson" – il suo autista (già) – "di portarci in giro mentre cantiamo Justin Bieber fino a tornare sobri. Chiedere a Rory" – il suo assistente (già) – "di andarci a prendere un paio di torte come l'altra volta. Ma stavolta non quel vino schifoso – sapeva di pipì dolciastra."

Questo ragazzo gli sta rovinando la vita. 

Lo guarda fisso mentre quello comincia a pizzicare i tasti del pianoforte.

Vorrebbe tanto dire di sì, davvero un sacco. Degli uomini sexy intenti a servirgli da bere gratis tutta la notte? Cantare Justin Bieber in una macchina con lo chauffeur sporti sulla capote? Mangiare torte stupende e deliziose tutta la notte?

Cazzo.

Odia i ricchi. Ma veramente. Tutto così superficiale. Odia tutto ciò. Lo odia. Odio, odio, odio. 

"Ovvio che voglio venire, sei un coglione totale!" scoppia, sbattendo i pugni sul tavolo. "Ma non posso! Devo studiare, Niall. Smettila di provocarmi," geme, e con un lamento oltraggiato, fa sprofondare la testa sul tavolo.

Lo splendore di Chopin rischiara la stanza.

"La prossima volta allora, sì?" dice, assolutamente imperturbato.

"Sì," emette un altro gemito, con la faccia spiaccicata contro il legno di ciliegio verniciato. Odia tanto la sua vita. 

Rimangono così per un po', Louis a faccia sotto sul tavolo da pranzo, patatine dappertutto, e Niall che fa svolazzare gioiosamente le dita su e giù per i tasti mentre guarda ogni tanto la tv dall'altra parte della stanza. 

E poi la musica si interrompe all'improvviso. 

"Ti va di giocare a golf?" chiede d'un tratto Niall saltando giù dallo sgabello. 

Louis alza la testa – ha una patatina appiccicata alla guancia – e vede il ragazzo in piedi davanti a lui, con le mani in tasca, in attesa. 

Come ha fatto così in fretta?

"Preferirei squamarmi con una mazza," risponde immediatamente, neutro. 

"Come vuoi!" Niall scuote le spalle, poi si spara il whiskey rimasto e saltella nella sua stanza. "Il golf mi piace un casino!" urla.

Louis si limita a portare gli occhi al cielo prima di rincollare la faccia sulla superficie davanti a lui. 

Quando sente il trascinarsi di scarpe e l'aprirsi della porta la sua testa fa un altro balzo. 

"Dove vai?" domanda con insistenza, guardando Niall, che adesso indossa una polo grigia e pantaloni bianchi, un cappello in testa. E sono mocassini, quelli?

"A giocare a golf."

"Cosa? Ma sono le sette e mezza! Il sole tra poco non c'è più – dove diavolo andrai?!"

"Me la caverò," dice semplicemente, ed è lì lì per uscire quando Louis assurge in posizione eretta. 

"E io?!"

"Ti ho già invitato."

"Ma io odio il golf!"

"Esatto."

Si guardano.

"Non vedo il problema…" dice Niall, sinceramente confuso, una mano alla porta, impermeabile a una qualunque preoccupazione.

Da dove è spuntata fuori questa creatura? Cosa c'è che non va nelle persone privilegiate?

"Bene. D'accordo, allora," tira su col naso, "Vai a ficcare una palla in un buco." si ferma, analizzando la propria frase. "Dio solo sa quanto vorrei poterlo fare io," borbotta sotto voce.

"Ci vediamo fra un po', amico. E poi usciamo, sì?"

Ma prima che Louis possa protestare, la porta sbatte. 

"MI FAI VERAMENTE SCHIFO COME PERSONA," gli urla dietro, per sicurezza, ma gli risponde il silenzio.

E perciò adesso è tutto solo.

Perché doveva avere lui il peggior coinquilino nella storia di tutto?

**

Due ore dopo, Niall è di ritorno, e Louis è riuscito ad aprire i libri e a trovare le pagine giuste ma nulla di più, distratto com'era dal canale di giardinaggio e cura della casa.

"Che guardi?" chiede Niall con limpido sfregio, arricciando il naso mentre guarda i due gentiluomini sullo schermo descrivere i vari utilizzi delle tende. 

"È il mio Louis Time. Taci. Lo sapevi che appendere le tende a un muro spoglio conferisce immediatamente alla stanza consistenza, stile, e spaziosità? È utile anche per insonorizzare gli appartamenti. Che ne dici, Nialler?"

"Dico che no. Finirei per farle cadere ogni cinque minuti."

"Su questo hai ragione," brontola, e spegne la tv.

"Allora usciamo, sì?" lo incita, mani ai fianchi e grosso sorriso stampato in faccia. 

"Nooo. No. No, davvero, non posso. Sono troppo indietro, ho un milione di cose da iniziare, e questo fine settimana è completamente dedicato a Louis. C'è il Louis Ti-"

"Il Louis Time, ho capito," dice Niall alzando gli occhi al cielo, ma il suo sorrisone non vacilla. "Cambierai idea quando avrai sentito cos'ho da dire, però." Gli fa l'occhiolino.

E di conseguenza lui si incuriosisce. "Oh?"

Niall annuisce. "Indovina dove mi hanno appena invitato?"

Louis sorride e si arrampica sul divano, poggiando il mento sullo schienale e mettendosi di fronte a lui, tutto eccitato. "Dove??"

"A una festa di Zayn Malik." Il sorriso di Niall è assolutamente malvagio. 

"Chi ti ha invitato?"

"Un tizio che ho appena conosciuto giocando a golf."

"Ovviamente."

"Ovviamente," concorda, iniziando a spogliarsi, avviandosi in camera sua. "Quindi adesso devi venire."

Louis ci pensa. Ci pensa per davvero.

Da una parte, è venerdì sera, non ha obblighi immediati, e gli è appena stata data l'opportunità di partecipare a una delle più grandiose feste note al genere umano, riconosciuta da studenti universitari su scala nazionale.

Dall'altra, se continua con il cazzeggio, verrà bocciato a tutti i suoi corsi e finirà a vivere in una scatola di cartone sul retro di qualche Tesco.

"No," dice improvvisamente e con fermezza, alzandosi in piedi. "Assolutamente no. Ho fatto una promessa a me stesso e ho intenzione di mantenerla."

Niall esce dalla sua stanza, a bocca spalancata, un maglione grigio messo per metà che rivela le lisce superfici color panna del suo petto. "Stai scherzando."

"No. Mi rifiuto di andarci." Detto questo, Louis incrocia le braccia al petto e si siede sulla sedia più vicina, lo sguardo volto altrove con ferrea determinazione.

"Lou," dice Niall, e con una tale serietà che Louis arriva a sussultare, "Non capisci, amico. Sarà incredibile. Credi che io ti faccia divertire? Credi che io ti faccio bere cose buone, che la mia erba sia di buona qualità? Che i miei amici siano fuori di testa? Quello è nulla. Questo è il tizio più ricco che io abbia mai conosciuto. Riesci anche solo a immaginare come sarà una festa organizzata da lui?"

Vorrebbe tanto infilzargli la testa nel cesso. 

"Ti sfascio la chitarra se continui a tentarmi con le tue parole diaboliche. Non sto scherzando, davvero. Lo faccio."

"Non è vero."

"Mi sto alzando."

"D'accordo!" esclama Niall, mani in alto in segno di sconfitta. "Ma non prendertela con me quando tornerò a casa stanotte a dirti che ho passato la notte più bella di tutta la mia vita. E sarà tutta colpa tua perché stai facendo la testa di cazzo!"

"Non cederò."

Con un'ultima scossa del capo, Niall torna in camera sua, infilando le braccia nelle maniche del maglione. "Sei pazzo, Tommo."

E, solo perché sa che non può sentirlo, Louis borbotta di essere d'accordo, guardando in cagnesco i suoi libri.

**

Niall se n'era andato di gran fretta.

Era vestito di tutto punto con un nuovo maglione grigio, pantaloni neri, il suo Rolex distintivo, e un sigaro mezzo fumato. I capelli erano arruffati ad arte (ci aveva pensato Louis) e si era spruzzato il suo profumo migliore. Pareva vispo e simpatico, e il suo alito sapeva di liquore, ma in un modo inspiegabilmente piacevole che a Louis ricordava risate e luci soffuse.

Gli aveva spolverato le spalle e gli aveva fatto fare una giravolta prima di ritenerlo presentabile.

"Molto bene allora, sei pronto, figliolo. Divertiti stasera. Fammi uno squillo quando sei ubriaco, okay? Tienimi aggiornato," aveva detto, fingendosi quanto più entusiasta possibile.

Niall gliel'aveva promesso, e poi il suo cellulare aveva iniziato a vibrare. 

"Sono qui," aveva spiegato, e neanche due minuti dopo, il loro appartamento si era riempito di colpo e in fretta e in furia di mucchi di uomini rumorosi e lucenti con in mano bottiglie di birra e vodka; gente che esultava ovunque e risate che rimbombavano dappertutto.

Louis aveva fissato lo zoo davanti a sé, sentendosi vestito in modo inadeguato con i suoi pantaloni della tuta e la t-shirt dei Doors. Oggi non si era neppure lavato i capelli.

"Vieni pure tu, amico?" gli aveva chiesto un ragazzo tutto sorrisi con i capelli ramati, ma lui aveva scosso la testa.

"Nah. Studio," aveva spiegato, e il sorriso del ragazzo ramato aveva vacillato.

"Studio?"

"Già."

"… Okay."

E poi se n'era andato. 

Louis l'aveva gelato con lo sguardo mentre si allontanava. Aveva sempre trovato orrendi i capelli ramati. 

"D'accordo, d'accordo!" aveva improvvisamente urlato quando il trambusto aveva iniziato a essere eccessivo, "D'accordo, amici. Forza, dai. Avete una festa che vi aspetta!" Aveva iniziato ad accompagnare la folla ubriaca fuori dalla porta, agitando all'impazzata le braccia e provando un rispetto tutto nuovo per i cani da pastore. 

Proprio mentre la pace stava iniziando a ripristinare lentamente il suo regno, Niall l'aveva preso per un gomito. 

"Sicuro di non voler venire?" aveva controllato, un'ultima volta. Pareva radioso e rosa e costoso.

Louis aveva annuito. "Sicuro. Fagli vedere i sorci verdi, Nialler!"

Quello in risposta aveva sorriso, battendogli una mano sulla schiena, e rilanciandosi poi nella mischia, cantilenando qualche incomprensibile farneticazione. 

Questo, quattro ore fa.

Da allora, Louis ha preparato il tè, tentato di farsi il letto (aveva smesso dopo aver realizzato quanto poco senso abbia), letto due capitoli da studiare, curiosato nella stanza di Niall (e trovato niente – quel ragazzo non ha segreti), e ballato in cerchio per l'appartamento a ogni canzone della sua playlist "Cheppalleee". Che aveva appena creato.

Al momento, sta provando nuovamente a studiare. 

Ma, come da fottuto copione, il disordine di fuori sta diventando un boato assordante con tutti gli studenti che festeggiano il primo finesettimana di scuola.

E vorrebbe chiudere le finestre – quelle dannate finestre che sono praticamente rasoterra, mettendolo in bella mostra davanti a tutti gli imbecilli ubriachi che ci inciampano davanti – ma fa caldo e gli piace la brezza, e se alza il volume della musica ancora un po'…

Finora ha ricevuto quattro messaggi da Niall.

Il primo consisteva in una foto di se stesso, circondato da un castello vero e proprio fatto di neon, shottini fosforescenti, la sua pelle adombrata che assorbiva la loro luce satura, con sotto la didascalia, "Manchi solo tu, amico!".

Il secondo era la foto di una ragazza con un costume da giraffa e un diadema con in mano una bottiglia di assenzio. La didascalia stavolta leggeva: "Fuori come un balcone !!!! Assenzio !!!"

Il terzo era un semplice sms. Diceva, "Ho visto la quarta dimensione."

E l'ultimo era un laconico: "Burrobirra."

Quindi pare si stia divertendo.

Che è una cosa buona e giusta per Niall eccetera eccetera, ma Louis sta fissando la stessa pagina da quattordici minuti, ignorando risolutamente la fila di finestre dall'altra parte della stanza, e tamburellando la penna su una pagina vuota di un quaderno. Si può dire con un certo margine di sicurezza che Louis non se la sta passando bene. 

Ma ha bisogno di studiare. Bisogno. Frequenta questa scuola incredibile e gli è stata data una possibilità, e ha bisogno di farla valere. È altamente consapevole del fatto che questa scuola sarebbe un ottimo trampolino di lancio verso cose più importanti e migliori. Magari non sa esattamente cos'ha intenzione di fare, ma sarà libero di scegliere. Forse si ritroverà a vivere come un rispettabile professore di teatro, bellissimo e affascinante in qualche università americana? O forse illuminerà il palcoscenico tutte le sere, declamando battute grandiose e buttando qualche gesto esagerato al pubblico che agogna la sua presenza e urla il suo nome?

Non importa cosa diventerà, una cosa sola è certa – deve approfittarsi dell'opportunità che ha di fronte. Anche se non è ben sicuro di come farlo. O da dove cominciare. O dove lo porterà veramente questa strada. O dove vuole che lo porti.

Cazzo.

Proprio quando è ormai stanco marcio dei suoi stessi pensieri e dell'andirivieni di fuori – ha visto troppi passanti ubriachi e né la musica né la concentrazione né la tv possono sovrastare il casino – che Louis decide, al diavolo la brezza, di chiudere, serrare e coprire le finestre del salotto, e fare finta di essere in mezzo al deserto.

Va alla finestra con una faccia scontrosa, rimpiangendo il tempo sprecato dopo aver letto la stessa frase per almeno sette minuti, e sta giusto per chiuderla, le mani poggiate sul legno, quando spunta un giovanotto che gli incespica direttamente sulla finestra, col completo impeccabile che brilla sotto il cielo illuminato dalla luna, la puzza di fumo e alcool che permea l'aria.

Louis sbatte le palpebre una, due, tre volte, fissando il ragazzo che gli è davanti. 

È Zayn Malik. 

Ha gli occhi vitrei e la mascella rilassata e lo guarda con qualcosa che somiglia a curioso stupore, il volto imperlato da un sottile strato di sudore, che allenta ciocche dei suoi capelli immacolati. Ha tutta l'aria di essere innocente – così diverso dal serpente che aveva visto la prima volta che aveva posato gli occhi su di lui.

Louis è completamente spiazzato, come congelato.

Si fissano, la mano di Louis vicino al chiavistello della finestra, Zayn con le gambe molli, le braccia che gli ciondolano ai fianchi, sbattendo le palpebre pigramente con quelle incredibili, sterminate ciglia. Proprio quando il ragazzo abbozza un sorriso dolce, che intenerisce Louis all'istante, d'improvviso artiglia i lati del davanzale, e per un attimo pensa sul serio che stia per salire dentro a tenergli compagnia per il resto della serata, per sedersi tranquillamente a sorridergli come se fosse la perfezione fatta persona.

E invece, butta la testa oltre il davanzale e gli vomita sulle pantofole. 

Segue un silenzio raccapricciato e sbalordito. 

Louis è pietrificato, non ha ancora abbassato gli occhi, e solo un pensiero gli guizza per la testa: Zayn Malik mi ha appena vomitato addosso.

Zayn alza la testa, adesso con gli occhi arrossati e annacquati, tutti contriti e carichi di una sofferenza infantile. È combattuto se sbattergli la finestra in testa, invitarlo a entrare, o semplicemente scappare via a pulire i suoi maledetti piedi.

È un momento veramente catastrofico. Ma come cazzo…??

Ma poi, d'un tratto, il ragazzo bonario che si ricorda di aver visto al negozio del tè è al fianco di Zayn quasi subito, gli occhi che esprimono pura umiltà, i capelli castano chiaro tagliuzzati con precisione, i tratti addolciti in una scusa. Poggia un braccio di sostegno attorno alle spalle dell'altro, agguantandogli il bicipite con l'altra mano con gentile fermezza, e mentre regge un ora barcollante Zayn, che è, abbastanza palesemente, troppo ubriaco per fare alcunché, il ragazzo gli dice in un tono molto educato e netto:

"Le mie più sincere scuse, signore. Sa come vanno queste cose. Di solito non è così, glielo assicuro."

Louis lo guarda, sconvolto – gli ha appena dato del signore?? – estremamente conscio del vomito che ha iniziato a filtrare nel tessuto delle pantofole, e si limita ad annuire come un idiota, a bocca completamente spalancata e i sensi intorpiditi e attoniti.

"Va – va bene," dice, in gran parte sotto shock, e il ragazzo immediatamente sorride, sollevato.

Si scusa un'ultima volta con un cenno del capo prima di accompagnare via un semi-catatonico Zayn Malik in stato confusionale, sparendo in fretta com'erano apparsi.

E Louis rimane lì impalato. 

Ma che cazzo…??

Fissa il vuoto per altri dieci minuti prima di cedere finalmente a uno strillo, strappandosi le pantofole dai piedi, e corre in bagno a lavarsi (ripetutamente), levandosi i vestiti lungo il tragitto e cercando con tutto se stesso di non pensare ai suoi piedi o all'odore che ha pervaso l'aria, e che, potenzialmente, potrebbe non andarsene mai.

Fanculo.

Questa.

Scuola.

**

Dopo che Louis è bello strofinato e i suoi piedi sono stati in ammollo in acqua e candeggina, emerge dal bagno con le guance rosa e avvolto nei vestiti più comodi che possiede nella speranza di attutire il trauma emotivo. Questo perché a Louis Tomlinson hanno vomitato addosso, e come si fa a voltare pagina dopo un'esperienza simile? C'è una parte di lui che muore dentro se gli finisce un po' di pipì addosso – il vomito fa categoria a parte.

Con i pensieri che alternano tra "Odio quel cazzone di Zayn Malik" e "ricerca pace interiore: in corso", Louis striscia nel letto, si porta i libri, mette i rilassanti suoni della natura sull'iPod, accende le candele, e chiude ogni tenda e ogni porta dell'appartamento. Le finestre non le riaprirà mai più.

Alla fine, attinge alla pace interiore, sentendosi coccolato e a suo agio mentre fa i compiti, fasciato dalle coperte. Ha appena iniziato a chiedersi dove sia finito Niall quando comincia a cedere al sonno, col libro spalancato, scarabocchi arrabbiati e vendicativi di Zayn Malik ai margini. Come ha potuto pensare che avesse una faccia innocente? Quel cazzone è una macchina sputavomito. 

Gli pare di aver appena chiuso gli occhi quando viene improvvisamente risvegliato dal suono di una porta che sbatte, accompagnato da una sfilza di risate e addii urlati e qualche battuta comprensibile solo dai diretti interessati.

Gemendo dallo squallore che è la sua vita, alza la testa dal libro, il foglio attaccato alla faccia, terribilmente intontito e confuso. 

"Louis! Bello!" la voce di Niall lo chiama, attraversando il vuoto. 

E no, Louis non ha voglia di socializzare. Ora come ora l'unica cosa che è in grado di metabolizzare è che ha la luce ancora accesa che va spenta se decide di tornare a dormire – come senz'altro deciderà.

Dunque si mette a sedere, le membra intorpidite, strofinandosi gli occhi, lì lì per spegnere la luce, quando di colpo sente:

"Che minchia è 'sta merda??"

E allora Louis ricorda. 

Si schiarisce la gola, la voce assonnata pronta per l'uso. "Non starai mica guardando una pozza di vomito, per caso?"

Senza un'altra parola Niall entra nella stanza, gli occhi dilatati, i capelli molto più scarmigliati di come glieli avesse acconciati, i vestiti che gli penzolano addosso madidi di sudore.

"Ma che – stai bene bene, amico? Sei malato?"

Louis geme, la testa che sprofonda nelle mani con cui si strofina la faccia. Al momento non capisce nemmeno che sta succedendo, non si vuole neanche azzardare a toccare l'argomento Zayn Malik e rigurgito.

"No. Com'era la festa, allora?"

E per fortuna, l'attenzione di Niall è fugace come quella di un pesciolino rosso. 

"È stata una figata pazzesca! Era in un hotel, c'era una sala enorme, una roba fuori dal mondo, mai viste di così! Cioè, sapevo che dicevano che era forte, ma mica mi aspettavo questo," ride, appoggiandosi contro il telaio della porta con un'espressione ammaliata. Si perde per un attimo nei suoi pensieri. "Però è strano. Zayn Malik non era da nessuna parte. Ha organizzato la festa e manco c'era!" Detto questo, si siede sul letto di Louis e si stiracchia, le guance arrossate e la pelle lucida, si porta le mani dietro la testa e fissa il soffitto con un sorriso appagato, riprendendosi dalla scarica di adrenalina.

Louis lo esamina con un sopracciglio inarcato. "Oh, ne sono al corrente. Senz'ombra di dubbio Zayn Malik alla tua festa non c'era."

"Perché dici così?" gli chiede Niall, allungando il collo.

"Beh, è stato qui, non lo sai. Si aggirava per la scuola, alla ricerca delle finestre di poveri, innocenti studenti studiosi che si stavano facendo i fatti loro, per vomitarci dentro." E lì gli lancia uno sguardo significativo. 

Niall sbatte le palpebre prima di capire. 

E poi fa un balzo dal letto, scoppiando in una risata maniacale, l'incredulità scritta a caratteri cubitali sul suo volto come una caricatura. 

"Quel – di là – le tue pantofole – è stato Zayn Malik? Ti ha vomitato sulle pantofole? Mi prendi per il culo? Che fai, sfotti?" Per qualche ragione, Niall pensa che sia la cosa più divertente che sia mai successa mai, e quindi continua a crepare dalle risate sul letto di Louis, tenendosi la pancia come un bambino, ridacchiando e ansimando mentre l'altro lo fissa, per nulla colpito, gli occhi ridotti a due fessure e i capelli appiccicati alle guance. 

Bastardino maleducato.

"Ridi, ridi. Molto divertente," dice, con tono nient'affatto divertito. "Però pulisci tu. Io non lo tocco. Ho toccato abbastanza vomito da bastarmi per una vita intera."

Niall, tra gli ansiti e le grasse risate, gli assicura, "Lo faccio pulire al mio assistente domani mattina."

Rory?

Louis si sente tacitamente grato ma anche molto in colpa. È una sensazione strana. "Beh, gli dovrò mandare tipo un cesto di frutta," borbotta, spegnendo la luce prima di tornare a letto. Clicca l'interruttore della lampada sul comodino. "Meglio lasciargli un biglietto? Soldi…?"

Ma Niall è impegnato a ridere. 

Trascorrono il resto della serata l'uno di fianco all'altro, Niall che cede di tanto in tanto a scoppi di risa al pensiero di Zayn Malik che rimette addosso a Louis e Louis che cambia efficientemente argomento ogni volta avanzando domande sulla sua serata. ("Ma quanti shottini ti sei fatto?" "Pomiciato con qualcuno?" "Ma l'assenzio com'era?" "Non è possibile che fossi davvero l'unico irlandese presente.")

Alla fine, quando la luna è bassa in cielo e sull'appartamento cala una placida calma, Niall inizia ad appisolarsi a metà storia, la bocca penzolante, e mormora un ultimo, "Ancora non riesco a credere che Zayn Malik ti abbia vomitato sui cazzo di piedi," prima di ridacchiare fino ad addormentarsi.

E, per quanto sia rimasto profondamente turbato dalla sua serata (perché sinceramente, a chi altro potrebbe capitare) si concede un piccolo sorriso divertito chiudendo anche lui gli occhi.

**

Al risveglio Louis scopre che Niall se n'è andato. Al suo posto c'è un biglietto sul letto con un paio di pantofole pulite (probabilmente quelle di Niall stesso, quelle che non ha mai messo neanche una volta) che dice, "Tienile lontane da Zayn Malik" con un grande, approssimativo smiley disegnato sotto, un mucchietto di vomito scarabocchiato nell'angolo.

Se lo immagina nitidamente a pensare a cosa scrivere nel biglietto, con quel largo sorriso da stronzetto che gli prende metà faccia, e allora accartoccia il foglio portando gli occhi al cielo e lo lancia nel cestino dall'altra parte della stanza. Scivola poi giù dal letto dicendosi molto, molto grato per tre cose:

  1. Ieri sera ha studiato sul serio. 
  2. È sabato e quindi ha il giorno libero.
  3. Non è stato svegliato dal suono del pianoforte.

Oggi sarà una bella giornata. 

Sbadiglia, stiracchiandosi i muscoli come un gatto, e inizia a vagare per casa, sentendosi lindo e pinto e completamente riposato. E molto sazio. Va subito in cucina con la speranza che siano apparse miracolosamente montagne di cibo fresco ad aspettarlo, ma invece vede quello che gli ha lasciato Niall: una tavoletta fredda di bacon e una busta di erba. 

La sbeffeggia, afferra del succo di frutta e mordicchia un croissant seduto accanto alla finestra (che ora è chiusa) (saldamente). Guarda il posto dove aveva buttato le pantofole l'ultima volta e si ritrova davanti l'adesso impeccabile patina lustra del pavimento, strofinato e lucidato, tornato al suo antico splendore immacolato. Deve proprio scriverglielo quel biglietto a Rory. O citarlo nel suo testamento. Louis si sente molto, molto grato. 

D'un tratto il suo cellulare vibra. 

Niall.

'6 sveglio?'

'Sì.'

'Sto facendo colazione da Fleet. Vieni pure tu. Bacon all'infinito.'

Non ha bisogno di farselo ripetere due volte. Si infila i primi vestiti presentabili che riesce a trovare, si avvolge una sciarpa al collo, e lascia l'edificio con la mente al bacon, al tè e ai toast, e tutti i pensieri su Zayn Malik e il suo vomito tanto, tanto lontani. 

**

Al loro ritorno, trovano Rory nell'appartamento, con in mano le pantofole di Louis. Ma ora come ora quella è davvero l'ultima cosa della sua stanza di cui potrebbe fottergliene qualcosa.

Perché non appena varcano la soglia, ad attenderli c'era la – forse – più inaspettata visione che entrambi avrebbero potuto immaginare. 

Il loro appartamento strabocca – pieno da far schifo, dall'alto in basso, nessuna superficie è stata risparmiata – di fiori. 

Fiori.

Ogni tipo di fiore di ogni genere di colore, mazzi e fagotti ovunque. È essenzialmente una serra, o forse sono i giardini di Versailles, ed è veramente sconcertante – perfino Niall è senza parole, e Louis è quasi tentato di filmare questo fenomeno – e tanto bello da togliere il fiato, rose gialle che risplendono alla luce, gigli che giacciono docili e forti, le viole che ricoprono il pianoforte, e le ortensie sistemate in vasi ordinati lungo le linee del pavimento. 

Gli sguardi fissi di Louis e Niall, ancora stagliati sulla porta con le mascelle cascate fino al pavimento, individuano simultaneamente un biglietto panna esageratamente grande sulla coltre del camino.

Con una calligrafia larga e affusolata, annuncia:

"Ti chiedo scusa per ieri sera. 

Ti prego di unirti a me per pranzo. 

Nelle mie stanze. 

Zayn Malik"

Ora davanti al biglietto, Niall e Louis lo leggono ad alta voce insieme prima di posare gli occhi su Rory che è ancora in piedi con le scarpe, con un'aria leggermente disorientata. 

"Eri qui…?" inizia Louis, incapace di formulare qualcosa di più coerente di questo, ma gli occhi di Rory scattano subito su di lui, sull'attenti.

"Sì. Stamattina è venuto un giovane, in compagnia di alcuni altri. Ha fatto consegnare espressamente tutti questi fiori – nella speranza che cacciassero qualunque cattivo odore di cui lui fosse stato la causa, ha detto. Una cosa così. Ha detto di chiedere di lui a qualunque ora, e che le sue stanze sono in cima alla torre – in cima – e che aspetta impaziente di incontrarla," narra Rory impeccabilmente, un'aria professionale mentre si trascina da un mocassino all'altro. 

Louis lo guarda, sbalordito. Poi si volta immediatamente verso Niall.

"Tu vieni con me."

Le mani di Niall si alzando sulla difensiva. "No, amico. Questo casino è tutto tuo. Te la devi vedere tu. Senza contare che ho dei postumi da paura. Ho bisogno di dormire. E di fumare."

Louis continua a fissarlo disperatamente, servendosi del suo repertorio più tenero di occhi da cucciolo. "Ma che farò??"

"Ci vai. Saprai cosa fare."

A quanto pare Niall è immune agli occhi da cucciolo. 

E allora Louis si prepara per il pranzo mentre Niall si chiude a chiave in camera sua e spande per l'appartamento la musica di Tchaikovsky e Bach (musica da postumi da sbornia? Gente strana, gli irlandesi).

Dopo venti minuti buoni di panico e confusione su cosa indossare – di solito Louis non ha problemi, ma è a disagio e arrabbiato e incuriosito e nervoso e cazzo, com'è che ci si veste per un pranzo di scuse offerto dal tizio che ti ha vomitato addosso ma a cui non hai mai effettivamente parlato? – inizia a cedere al panico più profondo. 

Perché dove cazzo sta andando? Che cazzo sta facendo? Perché cazzo ci sta andando? Chi cazzo sta per incontrare? E quando cazzo aveva iniziato a importarsene di quello che questa gente pensava di lui?

Dovrebbe solo mettersi la tuta e infilarsi lo stesso paio di pantofole che Zayn Malik aveva precedentemente insudiciato. Ecco cosa dovrebbe fare. 

E invece – a questo siamo arrivati? – inizia a picchiare alla porta di Niall. 

"Ehi!" urla, "ho bisogno del tuo aiuto."

Nessuna risposta, la musica si propaga ancora dalla stanza. 

"NIALLER. HO. BISOGNO. D'AIUTO," strilla, picchiando più forte. 

Al che, sente un brontolio e qualcosa che struscia prima che la porta si apra con un cigolio. 

"Ma non ha alcun senso," sospira quello, gli occhi arrossati. 

"Invece sì. Ho bisogno del tuo aiuto."

"E porca puttana. Perché io? Di solito mi supplichi di non darti una mano. O rifiuti nettamente il mio aiuto."

"Oggi è diverso. Ho bisogno di un tuo consiglio. Che mi metto?"

"Scherzi?"

"… No?"

"Non ti sai vestire da solo? Sei un uomo fatto e finito, cazzo!"

"Ma i tuoi vestiti sono meglio dei miei!" si lagna, e il cipiglio di Niall si addolcisce. 

"Oh. Vuoi che ti presti qualcosa?"

"No!" abbaia immediatamente. Indugia. "Forse." Incrocia le braccia e Niall inarca un sopracciglio. "Sì, va bene, d'accordo, mi serve che mi presti qualcosa. Ma non perché lo voglio!" aggiunge, additandogli la faccia. 

Niall acchiappa il suddetto dito e lo spinge via con gentilezza. "Sì, sì, capito l'antifona. Adesso entra. Potevi dirlo e basta. Prendi quello che vuoi."

Ed è così che il mondo finisce quando Louis chiede a Niall consigli di moda. 

Ma, finalmente, è vestito alla perfezione (un maglione nero con del bianco brillante e inamidato che spunta fuori e dei pantaloni grigi aderenti, completati dalle scarpe nere lucide che irretiscono la luce appena appena) e si erge davanti a Niall, pronto per il giudizio. 

"Beh?"

E forse gli importa un pochino del suo aspetto perché i fiori più il biglietto e le scuse l'hanno incantato, e forse un po' non sta nella pelle all'idea di questa presentazione vera e propria, e allora aspetta la valutazione di Niall speranzoso, lanciandosi uno sguardo un'altra volta. 

"Grande, amico," gli assicura lui, e gli aggiusta il colletto e gli spolvera finta polvere dalle spalle. "Pronto a partire, Cenerentola. Dacci dentro!" E con un'ultima pacca sul sedere – "Ehi!" strilla Louis con un'occhiataccia – lo saluta con la mano e torna a dissolversi nella propria stanza. 

E così, inspirando un'ultima volta, apre la porta e lascia l'appartamento.

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NdT. Mi scuso perché "What the fucking cunt is this pile of shite??" è stato reso con "Che minchia è 'sta merda??"; non gli ho reso giustizia lo so, perdono! Mi ero quasi scordata di aggiornare la storia, tra l'altro, ma alla fine ce l'ho fatta! Yay!

   
 
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